Fulvio Trivellin
Bibliotecario e responsabile di biblioteche varie dal 1° settembre 1975 al 30 giugno 2015, annovero, tra le altre, le seguenti pubblicazioni:
Nel 1993, sul numero di dicembre del «Bollettino della Società di Studi Valdesi», è apparso un ampio abrégé della Tesi di Laurea;
Nel 1994 ha collaborato con la prefazione alla traduzione della raccolta di leggende valdesi di Marie Bonnet, dal titolo Tradizioni orali delle Valli Valdesi del Piemonte (Torino, Claudiana), a cura del prof. Arturo Genre, e ha atteso alla compilazione della bibliografia con la verifica delle fonti utilizzate dalla Bonnet stessa nel corso dei suoi articoli;
Nello stesso anno collaborazione con il periodico «Bollettino della Società di Studi Valdesi» ha portato alla pubblicazione di altri articoli: Jean Jalla, folclorista “anomalo” (giugno 1997), La leggenda valdese su “La Mal’heure” : proposta di modello (giugno 1998), Dalle catastrofi leggendarie ai cicli fiabeschi in area valdese. Ipotesi di ricerca e di connessioni tra leggende e fiabe (dicembre 1998);
Nel corso del 1998, inoltre, si è avviata una collaborazione con un altro periodico culturale valdese, «la Beidana», sulla quale è stato edito, in tre parti, il lavoro compiuto dallo scrivente sui componimenti scolastici degli allievi del sopra citato storico valdese Jean Jalla, dal titolo Le fonti di Jean Jalla, folclorista “anomalo”, una delle fonti utilizzate da Jalla per la stesura della sua raccolta di leggende valdesi del 1911;
Lo scrivente è anche autore d’un saggio (terminato, di fatto, nel 1999) dal titolo “Che Dio voglia o che non voglia”. Retorica, epica e pensiero mitico nelle leggende delle Valli Valdesi, dedicato a un gruppo di leggende valligiane correlate al costituirsi della tradizione intorno all’allontanamento delle genti valdesi dalle proprie terre e al loro ritorno a seguito della Glorieuse Rentrée (1689);
Nel giugno 2001 è stato edito sul «Bollettino della Società di Studi Valdesi» l’articolo “Les gens sont pauvres, mais les montagnes sont riches”. Monete d’oro e tesori custoditi nelle leggende delle Valli Valdesi;
Nel giugno 2002 è uscito, sempre sul «Bollettino della Società di Studi Valdesi», un altro breve articolo dal titolo La ragazza stregata;
Infine tra il dicembre 2002 e il giugno 2004 è stato edito in quattro parti sulla rivista di cultura occitana «La Valaddo» il saggio La Bell’Alda fra leggenda e tradizione.
E inoltre le seguenti attività di docenza:
1994 partecipazione, in qualità di relatore, al convegno organizzato dalla Città di Rivoli e dalla Società di Ricerche e Studi Valsusini «Segusium», con una relazione titolata Marie Bonnet, folclorista valdese “eterodossa” (gli atti sono poi stati pubblicati nel 1997, come n. 35 della rivista «Segusium»);
Nel 2001 collaborazione con l’Associazione Culturale “La Valaddo”, in compartecipazione con la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, per curare incontri dedicati alle tradizioni popolari orali all’interno di corsi di aggiornamento per insegnanti valli Chisone, Germanasca e Saluzzese;
Luglio 2002 due serate in collaborazione con l’associazione culturale “La Valaddo”; in passato aveva già tenuto delle serate in collaborazione con l’Ente Parco Valle Troncea, la Pro Loco Angrogna, la Società di Studi Valdesi di Torre Pellice e per tre anni consecutivi (2001-2003) la sua consulenza è stata richiesta dall’Unitre Valle Chisone e Germanasca con sede in Perosa Argentina per tenere dei corsi sulle tradizioni popolari valligiane; in passato aveva già collaborato con l’Unitre di Rivalta di Torino, tenendo per svariati anni il corso di Storia delle Religioni.
Phone: +39 375 566 7318
Address: Via Mondoni 43 - San Germano Chisone (TO)
Nel 1993, sul numero di dicembre del «Bollettino della Società di Studi Valdesi», è apparso un ampio abrégé della Tesi di Laurea;
Nel 1994 ha collaborato con la prefazione alla traduzione della raccolta di leggende valdesi di Marie Bonnet, dal titolo Tradizioni orali delle Valli Valdesi del Piemonte (Torino, Claudiana), a cura del prof. Arturo Genre, e ha atteso alla compilazione della bibliografia con la verifica delle fonti utilizzate dalla Bonnet stessa nel corso dei suoi articoli;
Nello stesso anno collaborazione con il periodico «Bollettino della Società di Studi Valdesi» ha portato alla pubblicazione di altri articoli: Jean Jalla, folclorista “anomalo” (giugno 1997), La leggenda valdese su “La Mal’heure” : proposta di modello (giugno 1998), Dalle catastrofi leggendarie ai cicli fiabeschi in area valdese. Ipotesi di ricerca e di connessioni tra leggende e fiabe (dicembre 1998);
Nel corso del 1998, inoltre, si è avviata una collaborazione con un altro periodico culturale valdese, «la Beidana», sulla quale è stato edito, in tre parti, il lavoro compiuto dallo scrivente sui componimenti scolastici degli allievi del sopra citato storico valdese Jean Jalla, dal titolo Le fonti di Jean Jalla, folclorista “anomalo”, una delle fonti utilizzate da Jalla per la stesura della sua raccolta di leggende valdesi del 1911;
Lo scrivente è anche autore d’un saggio (terminato, di fatto, nel 1999) dal titolo “Che Dio voglia o che non voglia”. Retorica, epica e pensiero mitico nelle leggende delle Valli Valdesi, dedicato a un gruppo di leggende valligiane correlate al costituirsi della tradizione intorno all’allontanamento delle genti valdesi dalle proprie terre e al loro ritorno a seguito della Glorieuse Rentrée (1689);
Nel giugno 2001 è stato edito sul «Bollettino della Società di Studi Valdesi» l’articolo “Les gens sont pauvres, mais les montagnes sont riches”. Monete d’oro e tesori custoditi nelle leggende delle Valli Valdesi;
Nel giugno 2002 è uscito, sempre sul «Bollettino della Società di Studi Valdesi», un altro breve articolo dal titolo La ragazza stregata;
Infine tra il dicembre 2002 e il giugno 2004 è stato edito in quattro parti sulla rivista di cultura occitana «La Valaddo» il saggio La Bell’Alda fra leggenda e tradizione.
E inoltre le seguenti attività di docenza:
1994 partecipazione, in qualità di relatore, al convegno organizzato dalla Città di Rivoli e dalla Società di Ricerche e Studi Valsusini «Segusium», con una relazione titolata Marie Bonnet, folclorista valdese “eterodossa” (gli atti sono poi stati pubblicati nel 1997, come n. 35 della rivista «Segusium»);
Nel 2001 collaborazione con l’Associazione Culturale “La Valaddo”, in compartecipazione con la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, per curare incontri dedicati alle tradizioni popolari orali all’interno di corsi di aggiornamento per insegnanti valli Chisone, Germanasca e Saluzzese;
Luglio 2002 due serate in collaborazione con l’associazione culturale “La Valaddo”; in passato aveva già tenuto delle serate in collaborazione con l’Ente Parco Valle Troncea, la Pro Loco Angrogna, la Società di Studi Valdesi di Torre Pellice e per tre anni consecutivi (2001-2003) la sua consulenza è stata richiesta dall’Unitre Valle Chisone e Germanasca con sede in Perosa Argentina per tenere dei corsi sulle tradizioni popolari valligiane; in passato aveva già collaborato con l’Unitre di Rivalta di Torino, tenendo per svariati anni il corso di Storia delle Religioni.
Phone: +39 375 566 7318
Address: Via Mondoni 43 - San Germano Chisone (TO)
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Nondimeno, in terzo luogo, ci si è resi conto come l’iniziale obiettivo di analizzare il solo aspetto folclorico del leggendario valdese si sia lentamente trasformato in un viaggio storico, culturale e pure teologico e mentale nel mondo valligiano, mano a mano che – per usare un’ormai abusata terminologia – le «directory» contenevano «sub-directory» e da queste, a loro volta, si potevano aprire «files» quasi ad libitum. Ad un certo punto si dovette decidere di chiudere e «cliccare» sull’apposito tasto, consci del rischio di non venire a capo dei dati che man mano fluivano, suggestione dopo suggestione, ipotesi dopo ipotesi o visita dopo visita alla Biblioteca della Tavola Valdese di Torre Pellice. Tale fatto conferma quel che più avanti si dirà a proposito della correlazione tra piano fantasmatico e piano reale, in altre parole della necessità che esista corrispondenza fra questi due livelli, pena di condurre, nell’un caso, un’analisi di tipo esclusivamente formale o, nell’altro, un approccio che non contempli l’incidenza dei piani strutturale e mentale.
"Le religioni della politica" / Emilio Gentile. – Roma ; Bari : Laterza, 2001, 2. ed. 2007; "Il fascismo di pietra" / Emilio Gentile. – Roma ; Bari : Laterza, 2007.
Questo intervento trae spunto da uno studio di critica d’arte, tale quello di Emily Braun dedicato a Mario Sironi trova immediata giustificazione nel tema affrontato dall’autrice, vale a dire la relazione tra mito/componente mitica, pittore sassarese e – va da sé – fascismo. In questo senso, quindi, leggere questo interessante saggio storico-artistico si è tramutato in un viaggio nel potere del mito e delle sue proteiformi espressioni e manifestazioni, anche laddove, in apparenza, il pensiero mitico non avrebbe dovuto trovare sedimento e radicamento: viceversa, lo studio della Braun, sulla scorta delle indagini di Emilio Gentile e di altri studiosi, s’incarica di mostrare quanto il mito sia stato in grado di permeare pensieri, azioni e volontà di Mario Sironi e di altri artisti della sua generazione.
Ma il tema va ben oltre Sironi: difatti, come sarà chiaro quando verranno presi in esame gli studi di Gentile sull’autonomia del pensiero mitico, l’arco temporale considerato si allunga a dismisura all’indietro, per tornare all’antichità e, forse, alla preistoria, divenendo il pensiero mitico una sorta di permanenza ad onta del fluire dei secoli, dell’affermarsi del pensiero razionale, del susseguirsi dei modi di produzione, dei sistemi politici e dell’evoluzione delle idee intorno alla politica e alle sue variegate concretizzazioni.
Frutto altresì di un’indagine interdisciplinare, dove antropologia culturale, storia delle religioni, sociologia, politica, storia medievale e della rivoluzione francese, folclore, agiografia e storia e critica letteraria soprattutto medievale, psicologia e psicanalisi, ecc., hanno trovato – si reputa – sintesi brillante; nondimeno senza le pregnanti e ineludibili suggestioni letterarie para-freudiane di Francesco Orlando non si sarebbe giunti alle conclusioni di cui s’è detto poc’anzi. Ai suoi studi si deve riportare l’intuizione qui presentata secondo la quale, dietro ad opere sadiane cosiddette “proibite” e segnatamente dietro al mai pubblicato "Les 120 journées de Sodome", si poteva prospettare una duplice formazione di compromesso letteraria che, in ultima istanza, non appare condividere nulla o quasi con la percezione comune che si ha di Sade, con l’erotologia sadiana, con il suo preteso materialismo illuministico, addirittura con il suo libertinismo esasperato e manifestato in modo veemente quasi in ogni pagina di questo capolavoro in forma di appunti in tre su quattro parti, essendo di fatto conclusa solo la prima.
Nondimeno, in terzo luogo, ci si è resi conto come l’iniziale obiettivo di analizzare il solo aspetto folclorico del leggendario valdese si sia lentamente trasformato in un viaggio storico, culturale e pure teologico e mentale nel mondo valligiano, mano a mano che – per usare un’ormai abusata terminologia – le «directory» contenevano «sub-directory» e da queste, a loro volta, si potevano aprire «files» quasi ad libitum. Ad un certo punto si dovette decidere di chiudere e «cliccare» sull’apposito tasto, consci del rischio di non venire a capo dei dati che man mano fluivano, suggestione dopo suggestione, ipotesi dopo ipotesi o visita dopo visita alla Biblioteca della Tavola Valdese di Torre Pellice. Tale fatto conferma quel che più avanti si dirà a proposito della correlazione tra piano fantasmatico e piano reale, in altre parole della necessità che esista corrispondenza fra questi due livelli, pena di condurre, nell’un caso, un’analisi di tipo esclusivamente formale o, nell’altro, un approccio che non contempli l’incidenza dei piani strutturale e mentale.
"Le religioni della politica" / Emilio Gentile. – Roma ; Bari : Laterza, 2001, 2. ed. 2007; "Il fascismo di pietra" / Emilio Gentile. – Roma ; Bari : Laterza, 2007.
Questo intervento trae spunto da uno studio di critica d’arte, tale quello di Emily Braun dedicato a Mario Sironi trova immediata giustificazione nel tema affrontato dall’autrice, vale a dire la relazione tra mito/componente mitica, pittore sassarese e – va da sé – fascismo. In questo senso, quindi, leggere questo interessante saggio storico-artistico si è tramutato in un viaggio nel potere del mito e delle sue proteiformi espressioni e manifestazioni, anche laddove, in apparenza, il pensiero mitico non avrebbe dovuto trovare sedimento e radicamento: viceversa, lo studio della Braun, sulla scorta delle indagini di Emilio Gentile e di altri studiosi, s’incarica di mostrare quanto il mito sia stato in grado di permeare pensieri, azioni e volontà di Mario Sironi e di altri artisti della sua generazione.
Ma il tema va ben oltre Sironi: difatti, come sarà chiaro quando verranno presi in esame gli studi di Gentile sull’autonomia del pensiero mitico, l’arco temporale considerato si allunga a dismisura all’indietro, per tornare all’antichità e, forse, alla preistoria, divenendo il pensiero mitico una sorta di permanenza ad onta del fluire dei secoli, dell’affermarsi del pensiero razionale, del susseguirsi dei modi di produzione, dei sistemi politici e dell’evoluzione delle idee intorno alla politica e alle sue variegate concretizzazioni.
Frutto altresì di un’indagine interdisciplinare, dove antropologia culturale, storia delle religioni, sociologia, politica, storia medievale e della rivoluzione francese, folclore, agiografia e storia e critica letteraria soprattutto medievale, psicologia e psicanalisi, ecc., hanno trovato – si reputa – sintesi brillante; nondimeno senza le pregnanti e ineludibili suggestioni letterarie para-freudiane di Francesco Orlando non si sarebbe giunti alle conclusioni di cui s’è detto poc’anzi. Ai suoi studi si deve riportare l’intuizione qui presentata secondo la quale, dietro ad opere sadiane cosiddette “proibite” e segnatamente dietro al mai pubblicato "Les 120 journées de Sodome", si poteva prospettare una duplice formazione di compromesso letteraria che, in ultima istanza, non appare condividere nulla o quasi con la percezione comune che si ha di Sade, con l’erotologia sadiana, con il suo preteso materialismo illuministico, addirittura con il suo libertinismo esasperato e manifestato in modo veemente quasi in ogni pagina di questo capolavoro in forma di appunti in tre su quattro parti, essendo di fatto conclusa solo la prima.