Papers by Giulia Casalegno
Giulia Casalegno, 2019
The project presented is the modelling and publishing of a prototype of online digital edition an... more The project presented is the modelling and publishing of a prototype of online digital edition and
fruition of a selected corpus of Ettore Schmitz/Italo Svevo’s epistolary, conducted according to TEI P5
Guidelines on diplomatic-interpretative transcriptions. The repository of the correspondence is the
Archivio Sveviano of the Biblioteca Civica Attilio Hortis in Trieste, which was the headquarters of the
encoding team. This project is also the case study in the final dissertation of student Giulia Casalegno of
the Digital Humanities Master of Università Ca’ Foscari of Venice.
The final product represents the first step of a massive digitisation and encoding initiative which
will hopefully lead to the complete transcription and annotation of the epistolary, in order to make it
available for further research and use on the part of the said institutions.
The internship associated with this project took place within the library in the months of
July/August 2019 under Dr. Cristina Fenu’s supervision, during which the modelling and analysis phases
as well as the bulk of the encoding process were carried out. During those 2 months various testings took
place and the initial sample and plans were completely changed, hopefully for the better. At the
completion of the project a prototype of 23 encoded letters of Ettore and his wife Livia’s letter is encoded
and ready for online publishing on the Museo Sveviano’s website.
Studio filologico su De Ira III.3 presentato al seminario di Letteratura Latina presso l'Universi... more Studio filologico su De Ira III.3 presentato al seminario di Letteratura Latina presso l'Università degli Studi di Torino
Thesis Chapters by Giulia Casalegno
Lo studio qui presentato è un saggio dell’analisi del manoscritto Pistoriensis A55 redatto da Soz... more Lo studio qui presentato è un saggio dell’analisi del manoscritto Pistoriensis A55 redatto da Sozomeno di Pistoia nel primo quarto del XV secolo e attualmente conservato alla Biblioteca Forteguerriana di Pistoia.È stato scelto questo codice dell’Iliade innanzitutto perché non era mai stato collazionato, e soprattutto per il particolare contesto culturale in cui viene prodotto e per la figura straordinaria del suo copista. Infatti questo manoscritto costituisce uno dei primi esemplari di un testo greco redatto in Occidente e il suo copista è uno dei pochi occidentali a padroneggiare la lingua dell’Oriente abbastanza da tentare questa impresa.In questo elaborato si analizzerà prima di tutto la figura di Sozomeno e il suo inserimento nel contesto culturale dell’Umanesimo fiorentino e nella
renovatio
grafica che caratterizza quel periodo. Segue poi una breve ricapitolazione della tradizione filologica dei testi omerici. Nella seconda, e più importante parte di questo lavoro si illustrano i risultati della collazione, per la quale è stato scelto come testo di confronto l’edizione dell’Iliade di Arthur Ludwich per la precisione del suo apparato critico, integrandola, dove necessario, con l’Editio Maior di Allen. Quindi le lezioni sono state classificate e analizzate al fine di individuare le principali tendenze all’errore del copista, per poi soffermarsi sulle lezioni più interessanti. Nell’ultima parte ci si sofferma molto brevemente su alcune ipotesi riguardanti l’antigrafo, per ora sconosciuto, di questo manoscritto.
La genesi di questo studio si deve principalmente alla curiosità nei confronti di un argomento co... more La genesi di questo studio si deve principalmente alla curiosità nei confronti di un argomento così vasto e così trascurato dal “canone” scolastico e universitario. L’esistenza di un Ciclo Epico, e in particolare di un Ciclo Troiano che coronavano, letteralmente, i capolavori omerici è un fatto appurato almeno quanto la prematura scomparsa dei canti veri e proprio e dei compendi mitologici che ne riassumevano la trama ad uso di poeti, artisti o semplici lettori. In questo panorama si colloca la misteriosa figura di Proclo, autore di un’opera didascalica, una Crestomazia letteraria, che si premurò di approntare dei riassunti dei canti del Ciclo Epico, prevedendone la scomparsa a causa dell’interesse rivolto per lo più “al susseguirsi degli eventi narrati” che al pregio intrinseco alle opere. Per ironia della sorte, dellaCrestomazia non rimane altro che i riassunti del Ciclo, inseriti nella tradizione manoscritta dell’Iliade omerica come Prolegomena, insieme agli Inni e agli altri scritti pseudo-omerici e alle opere esegetiche. La stessa beffarda sorte ha fatto sì che il migliore testimone del testo di Proclo, codex unicus dei riassunti dei poemi che seguivano cronologicamente la trama dell’Iliade, il celeberrimo Venetus 454, sia mutilo dell’argomentum dei Cypria
, l’unico conservato dagli esemplari successivi.Il lavoro è stato quindi suddiviso in tre parti: la parte iniziale si occupa della cosiddetta “questione ciclica” e analizza il rapporto dei canti del Ciclo, in particolare quelli che si occupavano della Guerra di Troia, con i suoi esponenti più conosciuti, i poemi omerici, e si sofferma su alcune ipotesi di datazione e attribuzione; Questo capitolo preparatorio apre la strada all’analisi delle epitomi della Crestomazia, che costituisce la seconda parte, in cui sono discusse e analizzate tutte le notizie che possediamo sull’opera perduta. Partendo dalla recensione dell’opera a cura di Fozio, si cerca di determinarne l’autore, la cui identità rimane in dubbio tra il più celebre filosofo neoplatonico del V sec. a.C. e un grammatico del II sec. a.C. circa. Lo studio prosegue con una discussione sulle fonti delle sue epitomi e quindi sulla effettiva sopravvivenza dei canti ciclici, almeno tra circoli ristretti di intellettuali, dopo l’ellenismo e fin nel tardo antico inoltrato. Infine si parlerà della tradizione manoscritta molto particolare delle epitomi procliane e della difficile storia dell’edizione critica del testo. L’ultima parte contiene un’analisi filologica condotta autopticamente su alcuni dei codici, al fine di determinare almeno in parte la facies della carta perduta del Venetus.
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Papers by Giulia Casalegno
fruition of a selected corpus of Ettore Schmitz/Italo Svevo’s epistolary, conducted according to TEI P5
Guidelines on diplomatic-interpretative transcriptions. The repository of the correspondence is the
Archivio Sveviano of the Biblioteca Civica Attilio Hortis in Trieste, which was the headquarters of the
encoding team. This project is also the case study in the final dissertation of student Giulia Casalegno of
the Digital Humanities Master of Università Ca’ Foscari of Venice.
The final product represents the first step of a massive digitisation and encoding initiative which
will hopefully lead to the complete transcription and annotation of the epistolary, in order to make it
available for further research and use on the part of the said institutions.
The internship associated with this project took place within the library in the months of
July/August 2019 under Dr. Cristina Fenu’s supervision, during which the modelling and analysis phases
as well as the bulk of the encoding process were carried out. During those 2 months various testings took
place and the initial sample and plans were completely changed, hopefully for the better. At the
completion of the project a prototype of 23 encoded letters of Ettore and his wife Livia’s letter is encoded
and ready for online publishing on the Museo Sveviano’s website.
Thesis Chapters by Giulia Casalegno
renovatio
grafica che caratterizza quel periodo. Segue poi una breve ricapitolazione della tradizione filologica dei testi omerici. Nella seconda, e più importante parte di questo lavoro si illustrano i risultati della collazione, per la quale è stato scelto come testo di confronto l’edizione dell’Iliade di Arthur Ludwich per la precisione del suo apparato critico, integrandola, dove necessario, con l’Editio Maior di Allen. Quindi le lezioni sono state classificate e analizzate al fine di individuare le principali tendenze all’errore del copista, per poi soffermarsi sulle lezioni più interessanti. Nell’ultima parte ci si sofferma molto brevemente su alcune ipotesi riguardanti l’antigrafo, per ora sconosciuto, di questo manoscritto.
, l’unico conservato dagli esemplari successivi.Il lavoro è stato quindi suddiviso in tre parti: la parte iniziale si occupa della cosiddetta “questione ciclica” e analizza il rapporto dei canti del Ciclo, in particolare quelli che si occupavano della Guerra di Troia, con i suoi esponenti più conosciuti, i poemi omerici, e si sofferma su alcune ipotesi di datazione e attribuzione; Questo capitolo preparatorio apre la strada all’analisi delle epitomi della Crestomazia, che costituisce la seconda parte, in cui sono discusse e analizzate tutte le notizie che possediamo sull’opera perduta. Partendo dalla recensione dell’opera a cura di Fozio, si cerca di determinarne l’autore, la cui identità rimane in dubbio tra il più celebre filosofo neoplatonico del V sec. a.C. e un grammatico del II sec. a.C. circa. Lo studio prosegue con una discussione sulle fonti delle sue epitomi e quindi sulla effettiva sopravvivenza dei canti ciclici, almeno tra circoli ristretti di intellettuali, dopo l’ellenismo e fin nel tardo antico inoltrato. Infine si parlerà della tradizione manoscritta molto particolare delle epitomi procliane e della difficile storia dell’edizione critica del testo. L’ultima parte contiene un’analisi filologica condotta autopticamente su alcuni dei codici, al fine di determinare almeno in parte la facies della carta perduta del Venetus.
fruition of a selected corpus of Ettore Schmitz/Italo Svevo’s epistolary, conducted according to TEI P5
Guidelines on diplomatic-interpretative transcriptions. The repository of the correspondence is the
Archivio Sveviano of the Biblioteca Civica Attilio Hortis in Trieste, which was the headquarters of the
encoding team. This project is also the case study in the final dissertation of student Giulia Casalegno of
the Digital Humanities Master of Università Ca’ Foscari of Venice.
The final product represents the first step of a massive digitisation and encoding initiative which
will hopefully lead to the complete transcription and annotation of the epistolary, in order to make it
available for further research and use on the part of the said institutions.
The internship associated with this project took place within the library in the months of
July/August 2019 under Dr. Cristina Fenu’s supervision, during which the modelling and analysis phases
as well as the bulk of the encoding process were carried out. During those 2 months various testings took
place and the initial sample and plans were completely changed, hopefully for the better. At the
completion of the project a prototype of 23 encoded letters of Ettore and his wife Livia’s letter is encoded
and ready for online publishing on the Museo Sveviano’s website.
renovatio
grafica che caratterizza quel periodo. Segue poi una breve ricapitolazione della tradizione filologica dei testi omerici. Nella seconda, e più importante parte di questo lavoro si illustrano i risultati della collazione, per la quale è stato scelto come testo di confronto l’edizione dell’Iliade di Arthur Ludwich per la precisione del suo apparato critico, integrandola, dove necessario, con l’Editio Maior di Allen. Quindi le lezioni sono state classificate e analizzate al fine di individuare le principali tendenze all’errore del copista, per poi soffermarsi sulle lezioni più interessanti. Nell’ultima parte ci si sofferma molto brevemente su alcune ipotesi riguardanti l’antigrafo, per ora sconosciuto, di questo manoscritto.
, l’unico conservato dagli esemplari successivi.Il lavoro è stato quindi suddiviso in tre parti: la parte iniziale si occupa della cosiddetta “questione ciclica” e analizza il rapporto dei canti del Ciclo, in particolare quelli che si occupavano della Guerra di Troia, con i suoi esponenti più conosciuti, i poemi omerici, e si sofferma su alcune ipotesi di datazione e attribuzione; Questo capitolo preparatorio apre la strada all’analisi delle epitomi della Crestomazia, che costituisce la seconda parte, in cui sono discusse e analizzate tutte le notizie che possediamo sull’opera perduta. Partendo dalla recensione dell’opera a cura di Fozio, si cerca di determinarne l’autore, la cui identità rimane in dubbio tra il più celebre filosofo neoplatonico del V sec. a.C. e un grammatico del II sec. a.C. circa. Lo studio prosegue con una discussione sulle fonti delle sue epitomi e quindi sulla effettiva sopravvivenza dei canti ciclici, almeno tra circoli ristretti di intellettuali, dopo l’ellenismo e fin nel tardo antico inoltrato. Infine si parlerà della tradizione manoscritta molto particolare delle epitomi procliane e della difficile storia dell’edizione critica del testo. L’ultima parte contiene un’analisi filologica condotta autopticamente su alcuni dei codici, al fine di determinare almeno in parte la facies della carta perduta del Venetus.