e sei bella
col tuo libro di einaudi o di adelphi
tra le dita curate
di creme e di smalti
e d... more e sei bella col tuo libro di einaudi o di adelphi tra le dita curate di creme e di smalti e di anelli e monili sopra il polso sottile
il tuo libro di celine o di sarte di celine o di sarte o di brecht o camus o baudelaire
e vesti all'esistenzialista come ai tempi del maggio che fiorivano spiagge e champagne
e seduci senza volerlo se ti aggiusti il cappello con elegante noncuranza e ti guardi dintorno con curiosa attenzione
e profumi di muschio e di donna
era bello aspettarti che tardavi a venire e sentirti parlare e guardarti ascoltare e guardarti
quelle sere che il corpo poteva aspettare l'ultimo indispensabile futile discorso tra noi infinito e bello come la primavera che fioriscono i ciliegi e praga brucia le lacrime delle donne davanti al sol dell'avvenire in acciao cromato
e seguire le curve sinuose con la punta a grafite come un'astrazione di platone e kandinski
e un abbraccio di seta e corallo e uno sguardo di miele e veleno
era bello le sere nelle piazze di tutti i colori irrompere spaventati guerrieri e fragili pinocchi e gente che ha un altro avviso e di neri gendarmi
e giocare a cercarsi
e fu bello per sempre come un corallo incastonato nell'ambra dai riflessi soffusi da flaneur e poeti
e aspettami dove sei aspettami senza pensarci aspettami senza saperlo aspettami senza aspettarmi aspettami il nostro discorso di occhi e di mani e platoni e kandinsky e bandiere a garrire cupamente vibranti nelle sere brunite di spezie e liquori
il nostro dicevo discorso amore il nostro amore il nostro discorso
Stamattina ho fatto il solito giro, ho scattato una foto, devo ancora vedere se è venuta bene.
Un... more Stamattina ho fatto il solito giro, ho scattato una foto, devo ancora vedere se è venuta bene. Una foto è poco, ma è più che sufficiente, perché ho passato una mattinata a spasso per la città, con l'occhio vigile, la mente all'erta, i nervi tesi, e una strana tranquillità. E il tempo è volato. Poi passato in libreria, e ho parlato a lungo col libraio, di tutto, e mi ha consigliato un libro di Helmut Newton, e al solo nome ho detto lo prendo E lui ma dagli un'occhiata prima Ma Newton si prende sulla fiducia basta il nome
Riassumendo ho fatto una bella passeggiata, ho preso un bel libro e ho fatto quattro chiacchiere, e una foto sola.
La foto poteva anche non esistere, lo dice Dada, l'arte come processo infinito che non genera mai l'opera, la Praxis contro la Poiesis
Malevic è uno dei primi artisti a sperimentare il monocromo in pittura, forse il primo certo il p... more Malevic è uno dei primi artisti a sperimentare il monocromo in pittura, forse il primo certo il più noto.
E il primo monocromo è un quadrato nero. E basta.
Il monocromo nasce da una idea di Kandinsky, l'idea che i colori in quanto tali hanno un senso, comunicano qualche cosa, delle emozioni, delle vibrazione, una musica.
Da qui l'idea dell'astrazione, non serve più una mela per significare qualcosa, se la mela è rossa basta il colore rosso.
Dunque il quadro non è tenuto a rappresentare un oggetto, e non per questo è privo di senso.
E, secondo passaggio, Kandinsky nota che i colori interferiscono tra di loro, l'uno rafforza attenua o modifica l'effetto dell'altro.
Dunque nessun colore riesce a significare quello che significa perché è sottoposto ad interferenze.
E allora se voglio ottenere l'effetto preciso di una certa sfumatura di rosso prendo una tela la dipingo tutta di rosso ed ecco fatto.
E alloa eccoci a Malevic, che fa esattamente questo col colore nero uniforme.
La cosa più semplice.
Non ci soffermeremo sul nero perché ci interessa il bianco.
Il monocromo bianco è il grado zero della pittura
Non c'è niente davvero.
E' del tutto privo di senso.
E dunque è un significante vuoto.
Ma un significante vuoto non è il nulla, è l'esatto contrario, proprio perché non vincola l'interpretazione la libera in maniera assoluta.
Ed ecco che il bianco - nulla diventa tutti i significati possibili, diventa l'essere al suo grado più alto di astrazione, come nel nichilismo Zen, come nella Teologia Negativa, come nel Misticismo.
Un monocromo bianco è Metafisica.
E a questo punto l'arte ha detto tutto, ha rappresentato l'Essere sotto la forma del Nulla.
L'arte è finita.
ma a questo punto non si finisce, si ricomincia daccapo.
E infatti le avanguardie del 900 recuperano l'arte primitiva, l'arte africana e via discorrendo.
Ma non si ricomincia come prima, ma in un modo del tutto diverso.
Così Picasso e gli altri.
Col cubismo il grado zero riappare ma in una forma diversa dal monocromo.
Si scompone la figura nel tentativo di rappresentarla contemporaneamente da tutti i punti di vista.
Si cerca cioè di dare alle due dimensioni una capacità rappresentativa superiore a quella delle tre dimensioni.
E ancora anche la figurazione torna, ma in forme diverse, che recuperano la lezione dell'informale. Come negli Acerbi di Schifano.
Oppure nell'iperrealismo, si cerca di riprendere la figurazione ma andando addirittura oltre. Più vero del vero.
Percorrendo la metropoli e seguendo i segni ci si imbatte in molte cose.
Basta osservare con att... more Percorrendo la metropoli e seguendo i segni ci si imbatte in molte cose. Basta osservare con attenzione. I muri ad esempio. Sono lavagne di tutti i colori con dei segni sopra. Si chiamano graffiti Li può fare chiunque, basta saperli fare.
E lì trovi le semplici Tag i Ti Amo sgrammaticati Delle cose che sembrano quadri Tanto sono belli Si chiama Street Art Era sovversiva Ora è Arte Si vende
Ma noi cerchiamo l'arte vera quella che non è in vendita che esprime il soggetto che ha l'espressione come fine quella è sovversiva ancora.
E per lo più è tutto così ma non basta e allora cerchi e cerchi e cerchi e all'improvviso su un triste muro di una triste periferia splende la bellissima anarchia
Veniamo tutti da un biennio difficile, di paura e silenzi e rumore. E due anni sono tanti,
due an... more Veniamo tutti da un biennio difficile, di paura e silenzi e rumore. E due anni sono tanti, due anni sino troppi. Alla fine arrivi al punto di rottura. E allora o mandi tutto in frantumi o muori, in un modo o nell''altro muori. E dunque proprio nell'Aleph della disperazione, quando l'abisso diventa il posto da cui guardi il mondo esco e compro una fotocamera. Così. Perché si. E cosa fai quando hai una fotocamera? Scatti delle foto, ovviamente, e cosa devi fare per scattare delle foto? Devi uscire di casa. Eccola qui la svolta, devi uscire di casa. Ed è qui che tutto va in frantumi. Niente paura, non te lo puoi più permettere. E cosa fai quando sei uscito? Cammini. E perché cammini? Perché cerchi delle immagini, e non tutte stanno sotto casa tua. E allora va, dove ti portano le immagini. E qui scopri una cosa interessante, vedere non ti basta più, devi guardare, che è diverso. La fotografia acuisce la l'occhio e la mente, perché sei costretto a distinguere, e come dice Aristotele per capire bisogna distinguere. E poi capisci che le immagini non sono mute, ti dicono qualcosa, e che tutte le cose parlano un silenzioso linguaggio di segni. E tu segui i segni, ovunque ti portino, perché devi leggere questi messaggi nella bottiglia che tutte le cose custodiscono. Allora ti alzi presto la mattina ed esci, non sai per dove, a leggere il mondo. Tutti i santi giorni. E cammini. E allora sei un Flaneur che percorre la metropoli e vede dove nessuno guarda. Perché Dio si nasconde nei dettagli.
e sei bella
col tuo libro di einaudi o di adelphi
tra le dita curate
di creme e di smalti
e d... more e sei bella col tuo libro di einaudi o di adelphi tra le dita curate di creme e di smalti e di anelli e monili sopra il polso sottile
il tuo libro di celine o di sarte di celine o di sarte o di brecht o camus o baudelaire
e vesti all'esistenzialista come ai tempi del maggio che fiorivano spiagge e champagne
e seduci senza volerlo se ti aggiusti il cappello con elegante noncuranza e ti guardi dintorno con curiosa attenzione
e profumi di muschio e di donna
era bello aspettarti che tardavi a venire e sentirti parlare e guardarti ascoltare e guardarti
quelle sere che il corpo poteva aspettare l'ultimo indispensabile futile discorso tra noi infinito e bello come la primavera che fioriscono i ciliegi e praga brucia le lacrime delle donne davanti al sol dell'avvenire in acciao cromato
e seguire le curve sinuose con la punta a grafite come un'astrazione di platone e kandinski
e un abbraccio di seta e corallo e uno sguardo di miele e veleno
era bello le sere nelle piazze di tutti i colori irrompere spaventati guerrieri e fragili pinocchi e gente che ha un altro avviso e di neri gendarmi
e giocare a cercarsi
e fu bello per sempre come un corallo incastonato nell'ambra dai riflessi soffusi da flaneur e poeti
e aspettami dove sei aspettami senza pensarci aspettami senza saperlo aspettami senza aspettarmi aspettami il nostro discorso di occhi e di mani e platoni e kandinsky e bandiere a garrire cupamente vibranti nelle sere brunite di spezie e liquori
il nostro dicevo discorso amore il nostro amore il nostro discorso
Stamattina ho fatto il solito giro, ho scattato una foto, devo ancora vedere se è venuta bene.
Un... more Stamattina ho fatto il solito giro, ho scattato una foto, devo ancora vedere se è venuta bene. Una foto è poco, ma è più che sufficiente, perché ho passato una mattinata a spasso per la città, con l'occhio vigile, la mente all'erta, i nervi tesi, e una strana tranquillità. E il tempo è volato. Poi passato in libreria, e ho parlato a lungo col libraio, di tutto, e mi ha consigliato un libro di Helmut Newton, e al solo nome ho detto lo prendo E lui ma dagli un'occhiata prima Ma Newton si prende sulla fiducia basta il nome
Riassumendo ho fatto una bella passeggiata, ho preso un bel libro e ho fatto quattro chiacchiere, e una foto sola.
La foto poteva anche non esistere, lo dice Dada, l'arte come processo infinito che non genera mai l'opera, la Praxis contro la Poiesis
Malevic è uno dei primi artisti a sperimentare il monocromo in pittura, forse il primo certo il p... more Malevic è uno dei primi artisti a sperimentare il monocromo in pittura, forse il primo certo il più noto.
E il primo monocromo è un quadrato nero. E basta.
Il monocromo nasce da una idea di Kandinsky, l'idea che i colori in quanto tali hanno un senso, comunicano qualche cosa, delle emozioni, delle vibrazione, una musica.
Da qui l'idea dell'astrazione, non serve più una mela per significare qualcosa, se la mela è rossa basta il colore rosso.
Dunque il quadro non è tenuto a rappresentare un oggetto, e non per questo è privo di senso.
E, secondo passaggio, Kandinsky nota che i colori interferiscono tra di loro, l'uno rafforza attenua o modifica l'effetto dell'altro.
Dunque nessun colore riesce a significare quello che significa perché è sottoposto ad interferenze.
E allora se voglio ottenere l'effetto preciso di una certa sfumatura di rosso prendo una tela la dipingo tutta di rosso ed ecco fatto.
E alloa eccoci a Malevic, che fa esattamente questo col colore nero uniforme.
La cosa più semplice.
Non ci soffermeremo sul nero perché ci interessa il bianco.
Il monocromo bianco è il grado zero della pittura
Non c'è niente davvero.
E' del tutto privo di senso.
E dunque è un significante vuoto.
Ma un significante vuoto non è il nulla, è l'esatto contrario, proprio perché non vincola l'interpretazione la libera in maniera assoluta.
Ed ecco che il bianco - nulla diventa tutti i significati possibili, diventa l'essere al suo grado più alto di astrazione, come nel nichilismo Zen, come nella Teologia Negativa, come nel Misticismo.
Un monocromo bianco è Metafisica.
E a questo punto l'arte ha detto tutto, ha rappresentato l'Essere sotto la forma del Nulla.
L'arte è finita.
ma a questo punto non si finisce, si ricomincia daccapo.
E infatti le avanguardie del 900 recuperano l'arte primitiva, l'arte africana e via discorrendo.
Ma non si ricomincia come prima, ma in un modo del tutto diverso.
Così Picasso e gli altri.
Col cubismo il grado zero riappare ma in una forma diversa dal monocromo.
Si scompone la figura nel tentativo di rappresentarla contemporaneamente da tutti i punti di vista.
Si cerca cioè di dare alle due dimensioni una capacità rappresentativa superiore a quella delle tre dimensioni.
E ancora anche la figurazione torna, ma in forme diverse, che recuperano la lezione dell'informale. Come negli Acerbi di Schifano.
Oppure nell'iperrealismo, si cerca di riprendere la figurazione ma andando addirittura oltre. Più vero del vero.
Percorrendo la metropoli e seguendo i segni ci si imbatte in molte cose.
Basta osservare con att... more Percorrendo la metropoli e seguendo i segni ci si imbatte in molte cose. Basta osservare con attenzione. I muri ad esempio. Sono lavagne di tutti i colori con dei segni sopra. Si chiamano graffiti Li può fare chiunque, basta saperli fare.
E lì trovi le semplici Tag i Ti Amo sgrammaticati Delle cose che sembrano quadri Tanto sono belli Si chiama Street Art Era sovversiva Ora è Arte Si vende
Ma noi cerchiamo l'arte vera quella che non è in vendita che esprime il soggetto che ha l'espressione come fine quella è sovversiva ancora.
E per lo più è tutto così ma non basta e allora cerchi e cerchi e cerchi e all'improvviso su un triste muro di una triste periferia splende la bellissima anarchia
Veniamo tutti da un biennio difficile, di paura e silenzi e rumore. E due anni sono tanti,
due an... more Veniamo tutti da un biennio difficile, di paura e silenzi e rumore. E due anni sono tanti, due anni sino troppi. Alla fine arrivi al punto di rottura. E allora o mandi tutto in frantumi o muori, in un modo o nell''altro muori. E dunque proprio nell'Aleph della disperazione, quando l'abisso diventa il posto da cui guardi il mondo esco e compro una fotocamera. Così. Perché si. E cosa fai quando hai una fotocamera? Scatti delle foto, ovviamente, e cosa devi fare per scattare delle foto? Devi uscire di casa. Eccola qui la svolta, devi uscire di casa. Ed è qui che tutto va in frantumi. Niente paura, non te lo puoi più permettere. E cosa fai quando sei uscito? Cammini. E perché cammini? Perché cerchi delle immagini, e non tutte stanno sotto casa tua. E allora va, dove ti portano le immagini. E qui scopri una cosa interessante, vedere non ti basta più, devi guardare, che è diverso. La fotografia acuisce la l'occhio e la mente, perché sei costretto a distinguere, e come dice Aristotele per capire bisogna distinguere. E poi capisci che le immagini non sono mute, ti dicono qualcosa, e che tutte le cose parlano un silenzioso linguaggio di segni. E tu segui i segni, ovunque ti portino, perché devi leggere questi messaggi nella bottiglia che tutte le cose custodiscono. Allora ti alzi presto la mattina ed esci, non sai per dove, a leggere il mondo. Tutti i santi giorni. E cammini. E allora sei un Flaneur che percorre la metropoli e vede dove nessuno guarda. Perché Dio si nasconde nei dettagli.
Uploads
Papers by Marcello Moscatelli
col tuo libro di einaudi o di adelphi
tra le dita curate
di creme e di smalti
e di anelli e monili
sopra il polso sottile
il tuo libro
di celine o di sarte
di celine o di sarte
o di brecht o camus
o baudelaire
e vesti all'esistenzialista
come ai tempi del maggio
che fiorivano spiagge e champagne
e seduci senza volerlo
se ti aggiusti il cappello
con elegante noncuranza
e ti guardi dintorno
con curiosa attenzione
e profumi di muschio e di donna
era bello aspettarti
che tardavi a venire
e sentirti parlare
e guardarti ascoltare
e guardarti
quelle sere che il corpo
poteva aspettare
l'ultimo indispensabile futile discorso
tra noi infinito
e bello come la primavera
che fioriscono i ciliegi
e praga brucia le lacrime delle donne
davanti al sol dell'avvenire
in acciao cromato
e seguire le curve sinuose
con la punta a grafite
come un'astrazione
di platone e kandinski
e un abbraccio di seta e corallo
e uno sguardo di miele e veleno
era bello le sere
nelle piazze di tutti i colori
irrompere spaventati guerrieri
e fragili pinocchi
e gente che ha un altro avviso
e di neri gendarmi
e giocare a cercarsi
e fu bello per sempre
come un corallo incastonato nell'ambra
dai riflessi soffusi
da flaneur e poeti
e aspettami
dove sei
aspettami
senza pensarci
aspettami
senza saperlo
aspettami
senza aspettarmi
aspettami
il nostro discorso
di occhi e di mani
e platoni e kandinsky
e bandiere a garrire
cupamente vibranti
nelle sere brunite di spezie e liquori
il nostro dicevo discorso
amore
il nostro
amore
il nostro discorso
non è ancora finito
Una foto è poco, ma è più che sufficiente, perché ho passato una mattinata a spasso per la città, con l'occhio vigile, la mente all'erta, i nervi tesi, e una strana tranquillità.
E il tempo è volato.
Poi passato in libreria, e ho parlato a lungo col libraio, di tutto, e mi ha consigliato un libro di Helmut Newton, e al solo nome ho detto lo prendo
E lui ma dagli un'occhiata prima
Ma Newton si prende sulla fiducia
basta il nome
Riassumendo ho fatto una bella passeggiata, ho preso un bel libro e ho fatto quattro chiacchiere, e una foto sola.
La foto poteva anche non esistere, lo dice Dada, l'arte come processo infinito che non genera mai l'opera, la Praxis contro la Poiesis
E questa è filosofia
E ti salva la vita
E il primo monocromo è un quadrato nero. E basta.
Il monocromo nasce da una idea di Kandinsky, l'idea che i colori in quanto tali hanno un senso, comunicano qualche cosa, delle emozioni, delle vibrazione, una musica.
Da qui l'idea dell'astrazione, non serve più una mela per significare qualcosa, se la mela è rossa basta il colore rosso.
Dunque il quadro non è tenuto a rappresentare un oggetto, e non per questo è privo di senso.
E, secondo passaggio, Kandinsky nota che i colori interferiscono tra di loro, l'uno rafforza attenua o modifica l'effetto dell'altro.
Dunque nessun colore riesce a significare quello che significa perché è sottoposto ad interferenze.
E allora se voglio ottenere l'effetto preciso di una certa sfumatura di rosso prendo una tela la dipingo tutta di rosso ed ecco fatto.
E alloa eccoci a Malevic, che fa esattamente questo col colore nero uniforme.
La cosa più semplice.
Non ci soffermeremo sul nero perché ci interessa il bianco.
Il monocromo bianco è il grado zero della pittura
Non c'è niente davvero.
E' del tutto privo di senso.
E dunque è un significante vuoto.
Ma un significante vuoto non è il nulla, è l'esatto contrario, proprio perché non vincola l'interpretazione la libera in maniera assoluta.
Ed ecco che il bianco - nulla diventa tutti i significati possibili, diventa l'essere al suo grado più alto di astrazione, come nel nichilismo Zen, come nella Teologia Negativa, come nel Misticismo.
Un monocromo bianco è Metafisica.
E a questo punto l'arte ha detto tutto, ha rappresentato l'Essere sotto la forma del Nulla.
L'arte è finita.
ma a questo punto non si finisce, si ricomincia daccapo.
E infatti le avanguardie del 900 recuperano l'arte primitiva, l'arte africana e via discorrendo.
Ma non si ricomincia come prima, ma in un modo del tutto diverso.
Così Picasso e gli altri.
Col cubismo il grado zero riappare ma in una forma diversa dal monocromo.
Si scompone la figura nel tentativo di rappresentarla contemporaneamente da tutti i punti di vista.
Si cerca cioè di dare alle due dimensioni una capacità rappresentativa superiore a quella delle tre dimensioni.
E ancora anche la figurazione torna, ma in forme diverse, che recuperano la lezione dell'informale. Come negli Acerbi di Schifano.
Oppure nell'iperrealismo, si cerca di riprendere la figurazione ma andando addirittura oltre. Più vero del vero.
Basta osservare con attenzione.
I muri ad esempio.
Sono lavagne di tutti i colori con dei segni sopra.
Si chiamano graffiti
Li può fare chiunque, basta saperli fare.
E lì trovi le semplici Tag
i Ti Amo sgrammaticati
Delle cose che sembrano quadri
Tanto sono belli
Si chiama Street Art
Era sovversiva
Ora è Arte
Si vende
Ma noi cerchiamo l'arte vera
quella che non è in vendita
che esprime il soggetto
che ha l'espressione come fine
quella è sovversiva
ancora.
E per lo più è tutto così
ma non basta
e allora cerchi e cerchi e cerchi
e all'improvviso
su un triste muro di una triste periferia
splende la bellissima anarchia
Anarchia in Red
Foto di Marcello Moscatelli
due anni sino troppi. Alla fine arrivi al punto di rottura. E allora o mandi tutto in frantumi o muori, in un modo o nell''altro muori.
E dunque proprio nell'Aleph della disperazione, quando l'abisso diventa il posto da cui guardi il mondo esco e compro una fotocamera. Così. Perché si.
E cosa fai quando hai una fotocamera? Scatti delle foto, ovviamente, e cosa devi fare per scattare delle foto? Devi uscire di casa.
Eccola qui la svolta, devi uscire di casa. Ed è qui che tutto va in frantumi. Niente paura, non te lo puoi più permettere.
E cosa fai quando sei uscito? Cammini.
E perché cammini? Perché cerchi delle immagini, e non tutte stanno sotto casa tua.
E allora va, dove ti portano le immagini.
E qui scopri una cosa interessante, vedere non ti basta più, devi guardare, che è diverso.
La fotografia acuisce la l'occhio e la mente, perché sei costretto a distinguere, e come dice Aristotele per capire bisogna distinguere.
E poi capisci che le immagini non sono mute, ti dicono qualcosa, e che tutte le cose parlano un silenzioso linguaggio di segni.
E tu segui i segni, ovunque ti portino, perché devi leggere questi messaggi nella bottiglia che tutte le cose custodiscono.
Allora ti alzi presto la mattina ed esci, non sai per dove, a leggere il mondo.
Tutti i santi giorni.
E cammini. E allora sei un Flaneur che percorre la metropoli e vede dove nessuno guarda.
Perché Dio si nasconde nei dettagli.
col tuo libro di einaudi o di adelphi
tra le dita curate
di creme e di smalti
e di anelli e monili
sopra il polso sottile
il tuo libro
di celine o di sarte
di celine o di sarte
o di brecht o camus
o baudelaire
e vesti all'esistenzialista
come ai tempi del maggio
che fiorivano spiagge e champagne
e seduci senza volerlo
se ti aggiusti il cappello
con elegante noncuranza
e ti guardi dintorno
con curiosa attenzione
e profumi di muschio e di donna
era bello aspettarti
che tardavi a venire
e sentirti parlare
e guardarti ascoltare
e guardarti
quelle sere che il corpo
poteva aspettare
l'ultimo indispensabile futile discorso
tra noi infinito
e bello come la primavera
che fioriscono i ciliegi
e praga brucia le lacrime delle donne
davanti al sol dell'avvenire
in acciao cromato
e seguire le curve sinuose
con la punta a grafite
come un'astrazione
di platone e kandinski
e un abbraccio di seta e corallo
e uno sguardo di miele e veleno
era bello le sere
nelle piazze di tutti i colori
irrompere spaventati guerrieri
e fragili pinocchi
e gente che ha un altro avviso
e di neri gendarmi
e giocare a cercarsi
e fu bello per sempre
come un corallo incastonato nell'ambra
dai riflessi soffusi
da flaneur e poeti
e aspettami
dove sei
aspettami
senza pensarci
aspettami
senza saperlo
aspettami
senza aspettarmi
aspettami
il nostro discorso
di occhi e di mani
e platoni e kandinsky
e bandiere a garrire
cupamente vibranti
nelle sere brunite di spezie e liquori
il nostro dicevo discorso
amore
il nostro
amore
il nostro discorso
non è ancora finito
Una foto è poco, ma è più che sufficiente, perché ho passato una mattinata a spasso per la città, con l'occhio vigile, la mente all'erta, i nervi tesi, e una strana tranquillità.
E il tempo è volato.
Poi passato in libreria, e ho parlato a lungo col libraio, di tutto, e mi ha consigliato un libro di Helmut Newton, e al solo nome ho detto lo prendo
E lui ma dagli un'occhiata prima
Ma Newton si prende sulla fiducia
basta il nome
Riassumendo ho fatto una bella passeggiata, ho preso un bel libro e ho fatto quattro chiacchiere, e una foto sola.
La foto poteva anche non esistere, lo dice Dada, l'arte come processo infinito che non genera mai l'opera, la Praxis contro la Poiesis
E questa è filosofia
E ti salva la vita
E il primo monocromo è un quadrato nero. E basta.
Il monocromo nasce da una idea di Kandinsky, l'idea che i colori in quanto tali hanno un senso, comunicano qualche cosa, delle emozioni, delle vibrazione, una musica.
Da qui l'idea dell'astrazione, non serve più una mela per significare qualcosa, se la mela è rossa basta il colore rosso.
Dunque il quadro non è tenuto a rappresentare un oggetto, e non per questo è privo di senso.
E, secondo passaggio, Kandinsky nota che i colori interferiscono tra di loro, l'uno rafforza attenua o modifica l'effetto dell'altro.
Dunque nessun colore riesce a significare quello che significa perché è sottoposto ad interferenze.
E allora se voglio ottenere l'effetto preciso di una certa sfumatura di rosso prendo una tela la dipingo tutta di rosso ed ecco fatto.
E alloa eccoci a Malevic, che fa esattamente questo col colore nero uniforme.
La cosa più semplice.
Non ci soffermeremo sul nero perché ci interessa il bianco.
Il monocromo bianco è il grado zero della pittura
Non c'è niente davvero.
E' del tutto privo di senso.
E dunque è un significante vuoto.
Ma un significante vuoto non è il nulla, è l'esatto contrario, proprio perché non vincola l'interpretazione la libera in maniera assoluta.
Ed ecco che il bianco - nulla diventa tutti i significati possibili, diventa l'essere al suo grado più alto di astrazione, come nel nichilismo Zen, come nella Teologia Negativa, come nel Misticismo.
Un monocromo bianco è Metafisica.
E a questo punto l'arte ha detto tutto, ha rappresentato l'Essere sotto la forma del Nulla.
L'arte è finita.
ma a questo punto non si finisce, si ricomincia daccapo.
E infatti le avanguardie del 900 recuperano l'arte primitiva, l'arte africana e via discorrendo.
Ma non si ricomincia come prima, ma in un modo del tutto diverso.
Così Picasso e gli altri.
Col cubismo il grado zero riappare ma in una forma diversa dal monocromo.
Si scompone la figura nel tentativo di rappresentarla contemporaneamente da tutti i punti di vista.
Si cerca cioè di dare alle due dimensioni una capacità rappresentativa superiore a quella delle tre dimensioni.
E ancora anche la figurazione torna, ma in forme diverse, che recuperano la lezione dell'informale. Come negli Acerbi di Schifano.
Oppure nell'iperrealismo, si cerca di riprendere la figurazione ma andando addirittura oltre. Più vero del vero.
Basta osservare con attenzione.
I muri ad esempio.
Sono lavagne di tutti i colori con dei segni sopra.
Si chiamano graffiti
Li può fare chiunque, basta saperli fare.
E lì trovi le semplici Tag
i Ti Amo sgrammaticati
Delle cose che sembrano quadri
Tanto sono belli
Si chiama Street Art
Era sovversiva
Ora è Arte
Si vende
Ma noi cerchiamo l'arte vera
quella che non è in vendita
che esprime il soggetto
che ha l'espressione come fine
quella è sovversiva
ancora.
E per lo più è tutto così
ma non basta
e allora cerchi e cerchi e cerchi
e all'improvviso
su un triste muro di una triste periferia
splende la bellissima anarchia
Anarchia in Red
Foto di Marcello Moscatelli
due anni sino troppi. Alla fine arrivi al punto di rottura. E allora o mandi tutto in frantumi o muori, in un modo o nell''altro muori.
E dunque proprio nell'Aleph della disperazione, quando l'abisso diventa il posto da cui guardi il mondo esco e compro una fotocamera. Così. Perché si.
E cosa fai quando hai una fotocamera? Scatti delle foto, ovviamente, e cosa devi fare per scattare delle foto? Devi uscire di casa.
Eccola qui la svolta, devi uscire di casa. Ed è qui che tutto va in frantumi. Niente paura, non te lo puoi più permettere.
E cosa fai quando sei uscito? Cammini.
E perché cammini? Perché cerchi delle immagini, e non tutte stanno sotto casa tua.
E allora va, dove ti portano le immagini.
E qui scopri una cosa interessante, vedere non ti basta più, devi guardare, che è diverso.
La fotografia acuisce la l'occhio e la mente, perché sei costretto a distinguere, e come dice Aristotele per capire bisogna distinguere.
E poi capisci che le immagini non sono mute, ti dicono qualcosa, e che tutte le cose parlano un silenzioso linguaggio di segni.
E tu segui i segni, ovunque ti portino, perché devi leggere questi messaggi nella bottiglia che tutte le cose custodiscono.
Allora ti alzi presto la mattina ed esci, non sai per dove, a leggere il mondo.
Tutti i santi giorni.
E cammini. E allora sei un Flaneur che percorre la metropoli e vede dove nessuno guarda.
Perché Dio si nasconde nei dettagli.