Michele Di Salvo
Laureato in giurisprudenza, mi occupo di internazionalizzazione e ristrutturazione di impresa.
Sono amministratore delegato di EquyCrowd , prima piattaforma di equity crowdfunding autorizzata al sud Italia secondo il nuovo regolamento europeo.
Conduco attività di ricerca da oltre vent'anni nell'ambito della psicologia della comunicazione e delle neuroscienze, con particolare interesse per i temi della comunicazione e del linguaggio, dell'intelligenza, dell'educazione e della psicologia dello sviluppo, con particolare riferimento alle tematiche dell’IA, della psicologia dell’adolescenza, del DPS e della sindrome dello spettro autistico.
La mia ricerca fa da ponte tra psicologia e neuroscienze.
Sono membro della Society for Neuroscience e della Federation of European Neuroscience Societies.
Già associato e nel Team dei Ricercatori e Data Scientists, ha anche l'incarico conferito da ENTE NAZIONALE per l'INTELLIGENZA ARTIFICIALE - E.N.I.A.® come Direttore della Rivista Scientifica NEURAL NEXUS Review
Phone: +393333734253
Sono amministratore delegato di EquyCrowd , prima piattaforma di equity crowdfunding autorizzata al sud Italia secondo il nuovo regolamento europeo.
Conduco attività di ricerca da oltre vent'anni nell'ambito della psicologia della comunicazione e delle neuroscienze, con particolare interesse per i temi della comunicazione e del linguaggio, dell'intelligenza, dell'educazione e della psicologia dello sviluppo, con particolare riferimento alle tematiche dell’IA, della psicologia dell’adolescenza, del DPS e della sindrome dello spettro autistico.
La mia ricerca fa da ponte tra psicologia e neuroscienze.
Sono membro della Society for Neuroscience e della Federation of European Neuroscience Societies.
Già associato e nel Team dei Ricercatori e Data Scientists, ha anche l'incarico conferito da ENTE NAZIONALE per l'INTELLIGENZA ARTIFICIALE - E.N.I.A.® come Direttore della Rivista Scientifica NEURAL NEXUS Review
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Papers by Michele Di Salvo
In direct correlation with the framework of early autism introduced and described in the second chapter, this chapter introduces the earliest aetiologies that, chronologically, go all the way back to the vaccine correlation theory. The topic of the exponential increase in interest and scientific research on autism over the last 30 years will also be introduced here. The second part of this chapter introduces a topic that is very relevant across the following chapters, namely the topic of bias, error and ‘noise’ in scientific research. This is an opportunity to provide the tools for understanding some of the critical analyses that will be proposed regarding statistical data, incidence analyses and epidemiological research. But it is also an opportunity to contextualise, specify and introduce topics that are typically framed in behavioural and economic choice psychology, and that instead have much to say about any human activity, including scientific research and analysis.
Ha inoltre ritenuto violati l'articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l'articolo 3 nonché l'articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo) letto in combinato disposto con gli articoli 3 e 14 CEDU.
Lo strumento prescelto non è una legge ad hoc, semmai a seguito di un ampio e articolato dibattito e confronto, ma una legge di conversione del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nel contesto a sua volta delle linee guida sull'uso della IA.
Lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale è affidato a una strategia predisposta da un’apposita struttura della Presidenza del Consiglio, d’intesa con le Autorità nazionali competenti in materia di innovazione tecnologica, il ministero del Made in Italy e quello dell’Università. La scelta denota l’intenzione del governo di giocare un ruolo cruciale nel processo di sviluppo dei sistemi di I.A. Del resto, ciò si evince anche dalla scelta di affidare a AgId e all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale il compito
di garantire l’applicazione della normativa nazionale ed europea, essendo entrambe agenzie tecniche della Presidenza del Consiglio.
Chiediamo a ChatGPT di elaborare un testo, e scopriamo essere pieno di imprecisioni ed errori.
Tutti questi sono fenomeni comuni e quotidiani, che spesso toccano pesantemente i diritti delle persone, attraverso la produzione di informazioni false, sbagliate e fuorvianti.
In questo articolo proviamo a capire come ciò avvenga, perché e quali sono gli strumenti a nostra tutela.
L'ultima frontiera dell'integrazione dell'IA con i processi di policy e regolamentazione emerge dal suo utilizzo nelle attività giuridiche parlamentari, in particolare come supporto all'analisi di dati e informazioni, elaborazione linguistica, assistenza decisionale, comunicazione e interazione tra legislatori e cittadini.
L’utilizzo e l’integrazione dell'Intelligenza Artificiale in campo parlamentare è stata proposta come opportunità per ottimizzare i processi decisionali.
Se i più conservatori nutrono ancora qualche remora, i più “progressisti” (nel senso di fan del progresso) hanno proposto l’idea di applicare l’Intelligenza Artificiale nell’ambito della giustizia penale, al fine di soddisfare le esigenze di rapidità, efficienza ed efficacia della medesima, alla luce dell’utilizzo ormai massiccio dei sistemi di intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni.
garantire al contempo una giustizia equa, i diritti della persona e dell'imputato, una
attenta valutazione probatoria, il rispetto delle garanzie. In questo contesto, si è inserita
già da tempo anche la digitalizzazione del processo, fortemente impiegata nell’ambito civile e che sta avanzando anche in sede penale.
Se i più conservatori nutrono ancora qualche remora, i più “progressisti” (nel senso di fan del progresso) hanno proposto l’idea di applicare l’Intelligenza Artificiale nell’ambito della giustizia penale, al fine di soddisfare le esigenze di rapidità, efficienza ed efficacia della medesima, alla luce dell’utilizzo ormai massiccio dei sistemi di intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni.
Nel provvedimento in esame, il British Columbia Civil Resolution Tribunal (BCCRT) canadese analizza la questione alla luce dei principi giuridici dell’obbligo di diligenza e del legittimo affidamento
In questo articolo proviamo a fare chiarezza su aspetti e tematiche legati a questo interessante filone di analisi e prospettiva redazionale dell'atto giuridico.
parte dei privati impegnati nella ricerca).
122, convertito, con modificazioni, nella L. 25 giugno 1993, n. 205 ovvero in quella prevista dall'art. 5 della L. 20 giugno 1952, n. 645; se, inoltre, le due disposizioni configurino un reato di pericolo concreto o di pericolo astratto e se i due reati possano concorrere oppure le relative norme incriminatrici siano tra loro in rapporto di concorso apparente».
È questo il principio che emerge dalla recente sentenza della Cassazione penale, Sez. I, pubblicata il 4 giugno 2024, n. 22503.
La sentenza acquisisce maggiore valore trasversale nel contesto della recente legge delega 21 febbraio 2024, n. 15 (soprannominata “legge bavaglio”) con cui si è inteso vietare la pubblicazione dei contenuti dell’ordinanza cautelare.
In direct correlation with the framework of early autism introduced and described in the second chapter, this chapter introduces the earliest aetiologies that, chronologically, go all the way back to the vaccine correlation theory. The topic of the exponential increase in interest and scientific research on autism over the last 30 years will also be introduced here. The second part of this chapter introduces a topic that is very relevant across the following chapters, namely the topic of bias, error and ‘noise’ in scientific research. This is an opportunity to provide the tools for understanding some of the critical analyses that will be proposed regarding statistical data, incidence analyses and epidemiological research. But it is also an opportunity to contextualise, specify and introduce topics that are typically framed in behavioural and economic choice psychology, and that instead have much to say about any human activity, including scientific research and analysis.
Ha inoltre ritenuto violati l'articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l'articolo 3 nonché l'articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo) letto in combinato disposto con gli articoli 3 e 14 CEDU.
Lo strumento prescelto non è una legge ad hoc, semmai a seguito di un ampio e articolato dibattito e confronto, ma una legge di conversione del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nel contesto a sua volta delle linee guida sull'uso della IA.
Lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale è affidato a una strategia predisposta da un’apposita struttura della Presidenza del Consiglio, d’intesa con le Autorità nazionali competenti in materia di innovazione tecnologica, il ministero del Made in Italy e quello dell’Università. La scelta denota l’intenzione del governo di giocare un ruolo cruciale nel processo di sviluppo dei sistemi di I.A. Del resto, ciò si evince anche dalla scelta di affidare a AgId e all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale il compito
di garantire l’applicazione della normativa nazionale ed europea, essendo entrambe agenzie tecniche della Presidenza del Consiglio.
Chiediamo a ChatGPT di elaborare un testo, e scopriamo essere pieno di imprecisioni ed errori.
Tutti questi sono fenomeni comuni e quotidiani, che spesso toccano pesantemente i diritti delle persone, attraverso la produzione di informazioni false, sbagliate e fuorvianti.
In questo articolo proviamo a capire come ciò avvenga, perché e quali sono gli strumenti a nostra tutela.
L'ultima frontiera dell'integrazione dell'IA con i processi di policy e regolamentazione emerge dal suo utilizzo nelle attività giuridiche parlamentari, in particolare come supporto all'analisi di dati e informazioni, elaborazione linguistica, assistenza decisionale, comunicazione e interazione tra legislatori e cittadini.
L’utilizzo e l’integrazione dell'Intelligenza Artificiale in campo parlamentare è stata proposta come opportunità per ottimizzare i processi decisionali.
Se i più conservatori nutrono ancora qualche remora, i più “progressisti” (nel senso di fan del progresso) hanno proposto l’idea di applicare l’Intelligenza Artificiale nell’ambito della giustizia penale, al fine di soddisfare le esigenze di rapidità, efficienza ed efficacia della medesima, alla luce dell’utilizzo ormai massiccio dei sistemi di intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni.
garantire al contempo una giustizia equa, i diritti della persona e dell'imputato, una
attenta valutazione probatoria, il rispetto delle garanzie. In questo contesto, si è inserita
già da tempo anche la digitalizzazione del processo, fortemente impiegata nell’ambito civile e che sta avanzando anche in sede penale.
Se i più conservatori nutrono ancora qualche remora, i più “progressisti” (nel senso di fan del progresso) hanno proposto l’idea di applicare l’Intelligenza Artificiale nell’ambito della giustizia penale, al fine di soddisfare le esigenze di rapidità, efficienza ed efficacia della medesima, alla luce dell’utilizzo ormai massiccio dei sistemi di intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni.
Nel provvedimento in esame, il British Columbia Civil Resolution Tribunal (BCCRT) canadese analizza la questione alla luce dei principi giuridici dell’obbligo di diligenza e del legittimo affidamento
In questo articolo proviamo a fare chiarezza su aspetti e tematiche legati a questo interessante filone di analisi e prospettiva redazionale dell'atto giuridico.
parte dei privati impegnati nella ricerca).
122, convertito, con modificazioni, nella L. 25 giugno 1993, n. 205 ovvero in quella prevista dall'art. 5 della L. 20 giugno 1952, n. 645; se, inoltre, le due disposizioni configurino un reato di pericolo concreto o di pericolo astratto e se i due reati possano concorrere oppure le relative norme incriminatrici siano tra loro in rapporto di concorso apparente».
È questo il principio che emerge dalla recente sentenza della Cassazione penale, Sez. I, pubblicata il 4 giugno 2024, n. 22503.
La sentenza acquisisce maggiore valore trasversale nel contesto della recente legge delega 21 febbraio 2024, n. 15 (soprannominata “legge bavaglio”) con cui si è inteso vietare la pubblicazione dei contenuti dell’ordinanza cautelare.
ha affrontato l’impatto della pandemia da Covid-19.
Nell’analisi ex-post sono state messe in evidenza lacune, mancanze,
inefficienze, non solo amministrative, che possiamo considerare
endemiche ed anche sintomatiche del nostro Paese.
In questo senso è significato il fatto che il Racovery Fund che ha finanziato
il PNRR, per ristorare i danni economici causati dalla pandemia e dalle
misure di restrizione, sia stato quantitativamente il maggiore tra quelli
stanziati dall’Unione.
Altrettanto significative però sono le riforme richieste e la timeline indicata
per accedere alle varie tranche: sostanzialmente tutte – nei vari capitolati –
nella direzione di migliorare, accelerare, snellire e modernizzare il “sistema
paese” cercando di metter mano alle inefficienze.
Non siamo così ingenui dal ritenere che le inefficienze amministrative e
burocratiche siano solo un problema di “anzianità” o di miopia o di
disinteresse e incapacità: ogni volta che c’è un’inefficienza c’è un mercato.
Tangentopoli ci ha mostrato che le lungaggini nelle assegnazioni degli
appalti erano il sistema che facilitava la corruzione: come poter quindi
chiedere che chi della corruzione beneficiava mettesse mano a norme di
trasparenza ed efficienza?
Dal macroscopico alle piccole lungaggini e inefficienze ed “emergenze” di
oggi, ogni qual volta qualcosa non funziona c’è un mercato parallelo che
offre il “servizio funzionante”. Ce ne siamo accorti troppo tardi nella sanità
pubblica: la TAC che non funziona in ospedale generare i fatturati delle
società private che offrono TAC a pagamento, a tutti quei cittadini che si
sentono rispondere che i tempi di attesa sono di 9-12 mesi.
Ma non riveliamo nessun segreto nel dire che in ogni inefficienza c’è
sempre chi ci guadagna. Come non riveliamo alcun segreto – se non a chi
non vuol vedere – nel ribadire che le procedure lente negli appalti pubblici
servono per elevare a potenza il numero (spesso incredibilmente non
necessario) delle procedure d’urgenza con assegnazione diretta.
Ecco che – nella facile leva della comunicazione politica populista – le
richieste di efficienza dell’Unione – nell’interesse di una efficienza
comunitaria generale che porti una ottimizzazione degli effetti della spesa
pubblica – vengono spacciate e rivendute come ingerenze negli affari
nazionali. Ed anche in buona fede (vogliamo credere) quelli che si
oppongono a tali riforme come dittatura tecnocratica esterna ed ingerenza,
si prestano come difensori delle inefficienze, della corruzione e del
disservizio.
In proposito vorrei ricordare quel deputato della regione Sicilia che – in
aula e pubblicamente – ha dichiarato che “non accettava l’indicazione di
Roma” di ridurre le indennità perché “lui on accettava ingerenze da Roma”.
Lo ringrazio perché ha reso esplicito quello che intendevo!
Nessuna delle riforme richieste – è bene chiarirlo – interviene o detta il
come e cosa fare, ma indica obiettivi da raggiungere: tale non può essere
considerata ingerenza, ma condizione per una spesa corretta ed efficiente.
Difendere i ritardi e la farraginosità di un sistema significa essere complici
di quel sistema inefficiente e difendere chi ha interesse a quella
inefficienza.
Una stima complessiva indica che – nonostante gli stipendi dei dirigenti
regionali e del personale amministrativo – su oltre 200 miliardi di Fondo
Europeo per lo Sviluppo Regionale nel Programma 2014-2020 oltre 3
miliardi sono stati spesi in “attività di supporto specialistico alle autorità di
gestione”, ovvero consulenze esterne. Se accorpiamo tutte le spese di
gestione dei fondi, includendo il personale pubblico e le gare collegate, le
assistenze esterne e le consulenze di progettazione la spesa arriva alla
esorbitante cifra di poco meno di 50 miliardi, pari al 25% di tutti i fondi
disponibili.
Non è questa la sede (né lo scopo di questa raccolta) fare un processo alla
pubblica amministrazione o all’organizzazione amministrativa. Ma è un
punto essenziale da chiarire che queste inefficienze drenano risorse
essenziali, e nei momenti di crisi l’effetto di queste inefficienze finisce con
l’essere drammatico.
Ma è significativo, in questo ragionamento introduttivo, che l’articolo di
chiusura non sia un resoconto dei e dai mercati, ma un fondo sui “furbetti
del Covid”.
Quel pezzo di commento (che trovate alla fine) comincia così:
L'esercito dei riluttanti ai controlli, che straparlano di perdita della
sovranità nazionale, ha un nome, o meglio un numero che li identifica con
adeguata certezza.
Sono 188mila. Sono le imprese – e quindi gli imprenditori – che in pieno
Covid hanno gridato alla crisi ed alla imminente chiusura, hanno chiesto,
e ottenuto, la Cassa Integrazione totale per i loro dipendenti, salvo poi farli
lavorare "al nero", in violazione delle leggi in materia di lavoro, ma anche
quelle in tema di sicurezza sociale e sanitaria, nonché di tutte le varie
normative di restrizione della circolazione delle singole regioni.
E credo abbia un senso ripubblicarlo oggi, e ritengo sia (o possa essere) la
chiusura adeguata, ricordando le decine di migliaia di morti. E le migliaia
di imprese che sono fallite.
Questa caratteristica di "strumento di oportunità" tuttavia non è priva di rischi, proprio perchè la disintermediazione preclude quello strumento di verifica della notizia – nel bene e nel male, e talvolta costuituendo un limite alla conoscenza – che stava alla base dell'informazione, che non va dimenticato costuituisce anche il fondamento delle democrazie, contruibuendo a formare una coscienza consapevole, sulla cui base – almeno in teroria – si forma la coscienza civica e quindi un voto consapevole.
Alle vecchie forme di comunicazione, generalmente unidirezionali, il web affianca oggi un canale nterattivo, in cui almeno in teoria ciascuno può essere creatore di contenuti e può contemporaneamente interagire, condividendo, citando, commentando, contenuti altrui.
Questa forma di partecipazione è certamente positiva, come ogni forma di disintermediazione, perchè avvicina il cittadino all'eletto, il candidato agli elettori, il media tradizionale ai lettori.
Un'osmosi che può generare plusvalore, può migliorare la qualità dei messaggi e dei contenuti, e può far scoprire mondi e micromondi sino a ieri sconosciuti, degni di spazio e rappresentanza.
Ma il web non è privo di rischi.
Essendo uno strumento editoriale, che genera intrioti e vive di accessi, visite, click, genera anche tutte le patologie legate all'uso di "qualsiasi strumento utile" a generare questi accessi, e quindi incassi.
La comunicazione politica tossica, intesa come quell'insieme di casi in cui il messaggio, la sua organizzazione, la sua viralizzazione e le dinamiche di gruppo nei social network, determina da un lato una falsa percezione del consenso, e dall'altro tendono ad una vera e propria manipolazione, della realtà e delle persone.
La politica si intreccia con il mondo dell'informazione proprio perchè è sempre più diventata anche uno spettacolo di massa, finendo con il condividere regole e metriche tipiche degli show, seguendo l'audience e la telegenia, subendo il condizionamento di ciò che fa alzare o meno lo share.
Ed anche la webreputation non sfugge a questa deformazione, attraverso la lettura di dati di accessi, letture e condivisioni come metrica del consenso politico. Con tutte le implicazioni patologiche del caso, soprattutto quando i dati – come sin troppo spesso e massicciamente avviene – sono dopati.
L'ho definita comunicazione tossica perché, proprio come un virus, si diffonde nel web contaminando comunità, persone e ambienti, spesso inconsapevolmente.
La caccia al numero di fan e follower, al valore kloud, il numero di visite al proprio sito finiscono con l'essere l'unico obiettivo da perseguire, a costo e scapito dei contenuti, della riflessione, del progetto, del programma e dei valori.
In definitiva, il rischio, è che il web da strumento utile per la comunicazione, disintermediazione ed organizzazione della società e della politica, finisca con il deformare e trasformare – inconsapevolmente – non solo la comunicazione, ma anche il rapporto con la politica e l'organizzazione della società.
Introduzione alla comunicazione tossica
Politica e mass-media
La spettacolarizzazione dell'informazione
Il web sorpassa la tv
Il web e le "leggi speciali"
Il popolo della rete, il popolo che non esiste
Gli "stumenti" della comunicazione politica in rete
La percezione e i falsi numeri del web
La social-auto-percezione
Informazione e SocialNetwork in Italia
La comunicazione politica tossica
I gruppi e i social network.
Influencers della rete
La formula dell'engagement
La comunicazione manichea
Il web e il complottismo
La paura e la politica. La politica della paura.
TV e potere La politica trasformata in fiction
La politica testicolare
Twitter e l'opinione della maggioranza
L'hashtag-politik
Se il cyber-utopismo conquista la politica
La campagna elettorale e il web 2.0
La comunicazione social dei leader europei
Questa caratteristica di "strumento di oportunità" tuttavia non è priva di rischi, proprio perchè la disintermediazione preclude quello strumento di verifica della notizia – nel bene e nel male, e talvolta costuituendo un limite alla conoscenza – che stava alla base dell'informazione, che non va dimenticato costuituisce anche il fondamento delle democrazie, contruibuendo a formare una coscienza consapevole, sulla cui base – almeno in teroria – si forma la coscienza civica e quindi un voto consapevole.
Alle vecchie forme di comunicazione, generalmente unidirezionali, il web affianca oggi un canale nterattivo, in cui almeno in teoria ciascuno può essere creatore di contenuti e può contemporaneamente interagire, condividendo, citando, commentando, contenuti altrui.
Questa forma di partecipazione è certamente positiva, come ogni forma di disintermediazione, perchè avvicina il cittadino all'eletto, il candidato agli elettori, il media tradizionale ai lettori.
Un'osmosi che può generare plusvalore, può migliorare la qualità dei messaggi e dei contenuti, e può far scoprire mondi e micromondi sino a ieri sconosciuti, degni di spazio e rappresentanza.
Ma il web non è privo di rischi.
Essendo uno strumento editoriale, che genera intrioti e vive di accessi, visite, click, genera anche tutte le patologie legate all'uso di "qualsiasi strumento utile" a generare questi accessi, e quindi incassi.
La comunicazione politica tossica, intesa come quell'insieme di casi in cui il messaggio, la sua organizzazione, la sua viralizzazione e le dinamiche di gruppo nei social network, determina da un lato una falsa percezione del consenso, e dall'altro tendono ad una vera e propria manipolazione, della realtà e delle persone.
La politica si intreccia con il mondo dell'informazione proprio perchè è sempre più diventata anche uno spettacolo di massa, finendo con il condividere regole e metriche tipiche degli show, seguendo l'audience e la telegenia, subendo il condizionamento di ciò che fa alzare o meno lo share.
Ed anche la webreputation non sfugge a questa deformazione, attraverso la lettura di dati di accessi, letture e condivisioni come metrica del consenso politico. Con tutte le implicazioni patologiche del caso, soprattutto quando i dati – come sin troppo spesso e massicciamente avviene – sono dopati.
L'ho definita comunicazione tossica perché, proprio come un virus, si diffonde nel web contaminando comunità, persone e ambienti, spesso inconsapevolmente.
La caccia al numero di fan e follower, al valore kloud, il numero di visite al proprio sito finiscono con l'essere l'unico obiettivo da perseguire, a costo e scapito dei contenuti, della riflessione, del progetto, del programma e dei valori.
In definitiva, il rischio, è che il web da strumento utile per la comunicazione, disintermediazione ed organizzazione della società e della politica, finisca con il deformare e trasformare – inconsapevolmente – non solo la comunicazione, ma anche il rapporto con la politica e l'organizzazione della società.
Introduzione alla comunicazione tossica
Politica e mass-media
La spettacolarizzazione dell'informazione
Il web sorpassa la tv
Il web e le "leggi speciali"
Il popolo della rete, il popolo che non esiste
Gli "stumenti" della comunicazione politica in rete
La percezione e i falsi numeri del web
La social-auto-percezione
Informazione e SocialNetwork in Italia
La comunicazione politica tossica
I gruppi e i social network.
Influencers della rete
La formula dell'engagement
La comunicazione manichea
Il web e il complottismo
La paura e la politica. La politica della paura.
TV e potere La politica trasformata in fiction
La politica testicolare
Twitter e l'opinione della maggioranza
L'hashtag-politik
Se il cyber-utopismo conquista la politica
La campagna elettorale e il web 2.0
La comunicazione social dei leader europei
Nell'idea dei cyber-utopisti questa ragnatela è perfetta, perfettamente connessa in un'architettura di punti e linee senza sbavature. Un web salvifico in cui prospera libertà, democrazia e pace, e un internet come arma per abbattere ogni dittatura, dispotismo e portare libertà.
Questa ragnatela in realtà è tutt'altro che perfetta.
Le sue linee hanno tutte lunghezze differenti, molti collegamenti saltano e sono imprecisi.
L'idea per cui "il web diffonde conoscenza" – che in sé è anche vero – si scontra con la nostra inadeguatezza nel definire i nuovi modi della struttura del sapere, della conoscenza, e della ricerca delle informazioni.
Che si consideri internet una speranza o una minaccia, chiunque non può non concordare sul principio che verità e conoscenza sono imprescindibili da incontri civili aperti e ragionevoli con chi dissente dalla nostra opinione.
La ragnatela della rete è ricca di nodi.
Una goccia d'acqua che vi si poggia può essere vista come una lente deformante che rischia di farci apparire quel nodo enorme e determinante nell'intera rete, anche quando è assolutamente periferico e marginale. Essere in quel nodo, con quella goccia addosso, trasforma il nostro punto di vista sull'intera rete, e peggio ancora ci fa credere che "noi" siamo "il" nodo rilevante ed essenziale.
David Weinberger ne «La stanza intelligente» ci mette in guardia dalle "stanze dell'eco" dove intervengono solo (o prevalentemente) utenti che la pensano allo stesso modo: "dobbiamo guardarci dalle trappole psicologiche delle camere dell'eco, che ci inducono a credere che le nostre convinzioni siano "ovviamente" vere, facendoci scivolare verso la loro estremizzazione"
Partendo da questo concetto parleremo di "stanza stupida", e cercherò di delineare come il restare chiusi in una stanza dell'eco produca effetti ulteriormente involventi.
Ciò che resta nella "stanza stupida" è solo un duplice istinto individuale all'interno del gruppo dell'eco: massimalizzare la propria posizione ed emergere come soggetto concorde con l'opinione dominante, all'interno di una comunità comportamentalmente condizionante, in un contesto sostanzialmente chiuso tra persone che dovranno comunque interagire tra loro su altre vicende successivamente.
La stanza stupida ci fa sentire al sicuro, in un ambiente protetto tra persone che la pensano come noi, a patto di cedere qualcosa in termini di "intelligenza", di dubbio, e omologando la nostra posizione e opinione a quella dominante, nella certezza che "il gruppo" si muoverà allo stesso modo. È un processo istintivo, non razionale e preordinato o consapevole.
Ci priva però dell'analisi del tema trattato, di punti di vista sul problema e sulla soluzione, e sostanzialmente smette di essere "un gruppo che discute" per diventare "un non luogo di condivisione e divulgazione passiva e acritica del messaggio".
Analizzando un caso concreto, le dinamiche comportamentali e comunicazionali di un gruppo ristretto, e le dinamiche di una vicenda, affronteremo la scelta di quali mezzi e percorsi debba seguire la comunicazione e gli effetti dell'uso indiscriminato “di qualsiasi mezzo”, e cosa avviene se una stanza stupida diventa “consigliera della politica” e se “la politica” segue i consigli della stanza stupida.
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IT https://www.amazon.it/Stanza-Stupida-deformare-percezione-realt%C3%A0-ebook/dp/B00TQVWUPC/
EN https://www.amazon.it/Stupid-Room-internet-reality-perception-ebook/dp/B00UA0X3FE/
Index
The stupid room
The case
How was the story -first part
As could be addressed if
The social-self-perception
How was the story - part two
Elements of analysis of the message
Elements of analysis of the medium used
The groups and social networks
The analysis of the message
The feedback on the strategy applied by the "sender - striker"
The feedback on the strategy applied by "receiver - attacked"
If the atomic falls into the hands of the rooms stupid
If the policy relies on the room stupid
(the time that Rosi Bindi chose to be John Foster Dulles)
Conclusions and inefficiency
Mentions, greetings and citations
David Weinberger
Nicholas Carr
Ferdinando Dalla Chiesa
Roberto Saviano
Attilio Bolzoni
Daniele Mastrogiacomo
Rosi Bindi
Rudy Bandiera
Sarah Davids
Cass Sunstein
Alberto Baldazzi
Albert Camus
Mark D. Van Ells
Herman Kahn
John Foster Dulles
Dwight Eisenhower
Giulio Maria Chiodi
Non è semplicemente una questione di velocità, né di nuovi strumenti che si sovrappongono o sostituiscono. E non è nemmeno una questione di capacità recettizia generazionale, perché anche molti cd. giovani, pure utilizzatori di strumenti di rete e social, non ne comprendono le sintassi e si limitano ad un uso dettato da un’esperienza intuitiva.
Il tema centrale della rete in generale, e dei social network e dei sistemi virale nello specifico, è quello della “strategia”, che diviene essenziale per coordinare la creazione e la diffusione di un messaggio che necessita non solo di un lessico nuovo, ma principalmente di nuove sintassi.
Il comprendere questa profonda trasformazione alla base della comunicazione 2.0 è il punto centrale da cui deve necessariamente partire chiunque intenda fare politica oggi nei paesi – non solo – occidentali.
Cercherò di rispondere, in maniera sintetica e per capitoli brevi, a poche domande che considero importanti, e cercherò di sfatare qualche mito (e conseguente mitologia) legata alle campagne elettorali in rete, soprattutto oltreoceano.
Cosa offre in più e di diverso il web rispetto agli strumenti precedenti?
Quali sono le possibilità offerte, e cosa il web non può e non potrà mai sostituire?
Com’è strutturata la “società digitale” e il suo attivismo?
È davvero possibile fare solo politica online?
Quali sono le interazioni tra la circolazione in rete e gli altri strumenti massmediali?
Cercherò di accennare ai più (e meno) diffusi strumenti di comunicazione politica online, e cercare di approfondire i rischi e i punti di forza e di debolezza di alcuni strumenti e strategie.
Chi oggi vuol fare politica non può prescindere da questi strumenti e nondimeno non può che avere un approccio professionale con le dinamiche di rete, che spesso vanno ben oltre la percezione che ciascuno di noi si è fatto, in base alla propria esperienza empirica soggettiva.
Ogni giorno di ritardo rispetto ad un approccio serio e professionale a questa nuova struttura della comunicazione (non solo) politica, se da una parte è un vantaggio per il proprio “avversario”, dall’altra segna un elemento di distanza e scollamento tra “chi fa politica” (partiti e individui) e i cittadini, che ormai sempre più, in maniera più o meno agevole, più o meno consapevole, più o meno attiva, vivono in un sistema fatto di comunicazione sociale, digitale, virale.
Indice
La comunicazione 2.0
Una campagna, cento campagne. la rete sociale come patrimonio politico.
Il web come contenitore utopico. Le scelte organizzative.
Il web come strumento di fundraising
Le strategie social per la politica
Tenere conto delle caratteristiche di ciascuno
Aggregare e interconnettere
Raccogliere risorse
Diffondere i contenuti La relazione con i media tradizionali
Influencers: chi sono e cosa fanno
Influencer e blogger d’area La differenza tra blog e giornali (e tra blogger e giornalisti)
La war-room e le war-rooms
Le risposte e le interazioni
News letter news room e social hub
Gli strumenti e le forme della comunicazione virale
Piccoli bacini e grandi masse. Tifosi e Ultras.
La social-auto-percezione
Fake e percezione
Quanto pesa il web in termini numerici reali? La psicosi dei numeri sul web
Schede di approfondimento
Il Tea Party
Il Partito Pirata
Il MeetUp
Albadorata
La nuova costituzione islandese nata dal web
Hugo Chavez e Twitter La rete in sud america
Dalla Russia alla Siria alla Turchia alla Cina: breve viaggio nel web degli autoritarismi.
Il Movimento 5 Stelle in Italia
Obama for America
Appendice – le comunità virtuali e le reti sociali nel mondo
Non è un'esagerazione, soprattutto se consideriamo che mentre quei fatti e fenomeni storici avevano delle “bandiere chiare”, ovvero si sapeva più o meno esattamente chi attaccava chi e quali aree occupava, oggi quest'aggressione è “senza stati e senza bandiere”.
I conquistatori di oggi sono grandi multinazionali e fondi comuni di investimento che hanno azionisti, proprietari, investitori transnazionali, che hanno poco a che fare con ragioni e interessi geopolitici. Soggetti cui non è possibile chiedere o imporre risarcimenti di guerra, che non hanno sottoscritto alcuna convenzione di Ginevra né hanno obblighi di rispetto di diritti umani o sono interessati a ricostruzioni di qualsiasi tipo. Rispondono solo ed esclusivamente a logiche di profitto.
Maggiore è la differenza tra costo di acquisizione e ricavo dalla vendita del bene prodotto, maggiormente è soddisfatto l'interesse delle aziende. Può sembrare una visione cinica o radicale, ma è un concetto economico “neutro”, è la regola del “comportamento sociale” delle multinazionali, e va intesa come chiave di lettura unica per comprendere davvero quello che sta accadendo.
Gli analisti hanno definito questo fenomeno come “land grabbing”, più o meno “accaparramento di terra”, ovvero l'acquisto o la locazione a lungo termine di estensioni terriere da parte di investitori stranieri.
Il fenomeno emerge con forza alla fine del 2006, a seguito di un improvviso shock dei prezzi che fa impennare vertiginosamente il Food-Index mondiale, ovvero l'indice di borsa sui prezzi degli alimenti agricoli primari (grano, riso, cereali...).
Si scopre così grazie al lavoro di alcune ONG che mettono insieme i dati rilevati individualmente, che nel solo 2006 sono stati sottoscritti (quelli conosciuti) 416 maxi contratti di “accaparramento di suolo” in 66 paesi del mondo (quelli monitorati) per complessivi 87milioni di ettari di terre coltivabili, il 47% dei quali in Africa!
Questo ebook è un vero e proprio viaggio alla scoperta di quello che sta avvenendo.
Mettendo insieme i pezzi di un racconto frammentato attraverso rapporti, articoli di giornale, storie piccole di regioni remote, tabelle ufficiali della Fao cui nessuno presta troppa attenzione.
E tuttavia leggendo “tutto assieme” quello che emerge è un quadro molto più semplice e un progetto ben più articolato e unitario di quanto no si sospetti.
Un progetto globale e complessivo in cui entra in gioco tutto: interessi distorti legati ai biocombustibili, il mercato mondiale del grano, gli shock dei prezzi degli alimenti, le guerre e guerriglie in centrafica, le opere “di sviluppo” del Nilo e del Niger...
Il protagonista, per noi, è innocuo e innocente: il piatto che ci troviamo a tavola ad ogni pasto.
Citations and mentions
John Vidal
Mohammed al-Amoudi
Tom Rice
Peter Chooli
Philip Heliberg
Devlin Kuyek
Haile Hirpa
Ban Ki-Moon
Michael Taylor
Vandana Shiva
Rodney Cook
Lorenzo Cotula
Rosario Mastrosimone
David Hallam
Perry Vieth
George Soros
Jim Rogers
Stephen Diggle
Graham Birch
Tanya Alvis
Francesca Alfano
Arianna Giuliodori
Alessia Trobesi
Lester Brown
Sarah McFarlane
Biff Ourso
Berry Polmann
Neil Crowder
Peter Brabeck-Letmathe
Judson Hill
Willem Buiter
Nick Turse
Pat Barnes
George W. Bush
Joseph Kony
Alex Newton
Diacounda Traoré
Francois Hollande
Catherine Ashton
Denis Allex
Sanda Ould Boumama
Ripercorrerò la storia dell'ISIS attraverso le fonti dei media e le teorie complottiste legate alla sua storia. Confronterò il modello comunicativo di ISIS rispetto ad AlQaida. Parleremo degli strumenti che ne favoriscono la divulgazione del messaggio, delle agenzia di stampa, dei media center, dei blog, dell'uso dei video e dei socialnetwork, dei docufilm e degli e-magazine.
Parleremo dei simboli della comunicazione, della loro efficacia nei confronti del popolo dei socialfan e dei supporter e dei foreign fighters, analizzando chi sono e perché cedono alle nuove forme di propaganda jihadista.
La globalizzazione della rete rende globali i messaggi: sia che parliamo di una nuova auto, di una canzone o un film, sia che parliamo di comunicazione globale di un'idea..
Non contemplare il rischio che quegli strumenti che le aziende della new economy spacciano come armi a disposizione degli oppositori dei regimi oppressivi, oggi diventano strumento di camuffamento, di offuscamento e irrintracciabilità di gruppi jihadisti, è in sé non aver compreso quale sia il doppio taglio della rete globale.
Il rischio delle "stanze stupide", in cui spesso guru dell'ultima ora si rinchiudono e chiudono i politici che devono decidere anche per noi, è di vedere solo "il web che vogliamo vedere", che ci piace e che ci fa comodo. Per poi scoprire twittando della coppa del mondo di calcio, che c'è qualcuno che gioca in strada usando come palla una testa mozzata.
La globalizzazione del terrore che oggi ha il marchio dell'ISIS è un pezzo della nuova forma della comunicazione globale dell'estremismo, che recluta in tutto il mondo, che diffonde il suo messaggio senza alcun limite e confine territoriale.
Come ogni prodotto virale la regola è che chi viene dopo dovrà essere più bravo, più virale, più strutturato per emergere, ma anche più violento, più sanguinario per evitare che per il pubblico sia qualcosa di vecchio e già visto.
I video diffusi dall'ISIS sono strutturati per trasformare i videogiochi 2D di una normale consolle in una possibile realtà "vera" 3D in cui essere protagonista vincitore. A dispetto di quella realtà "fuori la porta di casa" in cui tutto è "normale" ed in cui ci si perde nell'anonimato delle periferie.
Il bombardamento mediatico di "essere parte" di un gruppo, di fare la storia, di essere il bene che piega il male, di poter essere eroe, di essere ricordato, diventare "tu" il poster nella camera di un adolescente. Essere tua la foto, la video intervista, il lungo articolo su un e-magazine, portato ad esempio "glorioso" in tutto il mondo. È il nuovo "marketing partecipativo del terrore" e la morte, in questo eccesso continuo e costante è come se non fosse reale, come i nemici nel videogame o in un film hollywoodiano.
Mentions, greetings and citations
Bashar al-Assad
Abu Musab al-Zarqawi
Osama bin Laden
Ray Odierno
Abu Bakr al-Baghdadi
Saddam Hussein
Ed Husain
Maajid Nawaz
Rashad Ali Zaman
Ayman al-Zawahiri
Aaron Zelin
al-Tamimi Aymenn
William McCants
Wayne Madsen
Sarah Birke
Abu Omar al-Shishani
Rami Abdul Rahman
Sheikh Abu Muhammad al-Adnani al-Shami
Anthony Faiola
Souad Mekhennet
Raghad Hussein
Abubakar Shekau
Emma Lazarus
Oliver Roy
Evgeny Morozov
Dietrich Doner
Eben Moglen
Rajib Karim
Constable Stephen Ball
Gregory J. Smith
Abu Yusef Almasry
J. M. Berger
Roberto Colella
Nico Prucha
Shaykh Abu Musab al-Suri
Abu Mohammad al-Adnani
François Georges Picot
Mark Sykes
Samir Khan
Dzhokhar Tsarnaev
Naser Jason Abdo
Sheera Frenkel
Umberto De Giovannangeli
Rainer Hermann
Lorenzo Vidino
Barbara Schiavulli
Scott Sanford
Antonello Guerrera
Rita Katz
Josh Devon
Matteo Flora
Clint Watts
Leah Farrall
Peter Neumannal
Thomas Hegghammer
Joas Wagemakers
Vahid Brown
Cole Bunzel
Brynjar Lia
Hanna Rogan
Anne Stenersen
Truls Tønnessen
Carola Frediani
James Foley
Edward Snowden
Hillary Clinton
Simon Elliot
Mehdi Hasan
Glenn Greenwald
Elham Manea
La domanda successiva che ci siamo posti è abbastanza semplice e partiva da alcuni presupposti: la straordinaria ramificazione di rete degli attivisti e dei supporter, la presenza di un vero e proprio network globale, la conoscenza di sofisticati sistemi di crittografia, il know-how del cd. "esercito elettronico siriano" (una delle migliori reti hacker a livello globale) e di molte reti collegate che abbiamo cercato di mappare.
Ci siamo chiesti come tutta questa rete, oltre che per la propaganda, potesse essere usata per alcune attività specifiche: il finanziamento delle cellule all'estero e lo spostamento di denaro, e l'organizzazione logistica.
L'inchiesta che segue racconta quello che ho trovato e collegamenti iportanti con reti di riciclaggio e contraffazione a livello globale.
Come ho specificato "in questa versione pubblica di questa parte di ricerca volutamente ometterò alcuni passaggi. Questa vuole essere un'inchiesta con l'obiettivo di descrivere e contribuire a spiegare un fenomeno ed un sistema (uno dei sistemi) di finanziamento e soprattutto di spostamento di denaro in modo molto difficilmente rintracciabile attraverso un'esperienza – in questo caso diretta e personale - e non vuole essere un vademecum per nessuno, né un invito "a fare altrettanto".
Altra ragione delle omissioni è evitare che la divulgazione di certe informazioni, di contatti attivi, potesse in qualsiasi modo e forma minare il lavoro di indagine ed investigativo di chi è preposto a tale compito e per questo motivo il materiale integrale è stato messo a disposizione di soggetti istituzionalmente preposti ad indagini di sicurezza nazionale ed internazionale.
Proprio per questo ho evitato di riportare i contatti diretti, lo scambio di mail, gli account e i numeri di telefono – esattamente come gli stessi sono "oscurati" nelle immagini allegate.
1. Isis, da Stato "liquido" ad organizzazione territoriale
2. Una battaglia per l'egemonia identitaria fondamentalista
3. La "guerra lampo" 2.0
4. La propaganda globale
5. Le reti di cyber-soldati dell'ISIS
6. Il collegamento con la rete nigeriana
7. La rete e le fonti di finanziamento dell'ISIS
8. Un giro di trasferimento di denaro irrintracciabile
9. La rete delle false identità
Quello che non possiamo negare è che avendo arruolato nelle proprie fila combattenti e simpatizzanti occidentali l'ISIS conosce i nostri sistemi, i nostri social network, le nostre reti sociali, i nostri sistemi di pagamento, i limiti che abbiamo nella ricerca e nell'analisi.
Sfrutta le debolezze e le vulnerabilità di un mondo occidentale con la mente e la logica occidentale.
Noi abbiamo creato i sistemi di trasferimento di denaro, e guadagnamo commissioni sulle rimesse che gli immigrati versano alle proprie famiglie in paesi poveri. Loro sfruttano questo sistema – conoscendone paese per paese limiti e soglie e modi di funzionamento – per usarlo come arma.
Noi abbiamo creato carte prepagate anonime e conti offshore per facilitare il commercio elettronico, ma anche talvota l'esportazione di valuta e l'evasione fiscale. E loro utilizzano questi sistemi come arma, individuandone le vulnerabilità ed usi che non erano stati da noi immaginati.
Noi abbiamo creato i social network, abbiamo immaginato le sfere sociali e i gruppi di appartenenza. Loro conoscono i nostri social network, sono "nati" nell'era social ed hanno immaginato sistemi a camere stagne per evitare la mappatura sociale, immaginata dal marketing, e neutralizzata dalla guerriglia digitale. [a questo ho dedicato un intero capitolo che riprende il documento jihadista "invadere facebook"].
Mentions, greetings and citations
Bashar al-Assad
Abu Musab al-Zarqawi
Osama bin Laden
Ray Odierno
Abu Bakr al-Baghdadi
Saddam Hussein
Ed Husain
Maajid Nawaz
Rashad Ali Zaman
Ayman al-Zawahiri
Aaron Zelin
al-Tamimi Aymenn
William McCants
Wayne Madsen
Sarah Birke
Abu Omar al-Shishani
Rami Abdul Rahman
Sheikh Abu Muhammad al-Adnani al-Shami
Anthony Faiola
Souad Mekhennet
Raghad Hussein
Abubakar Shekau
Emma Lazarus
Oliver Roy
Evgeny Morozov
Dietrich Doner
Eben Moglen
Rajib Karim
Constable Stephen Ball
Gregory J. Smith
Abu Yusef Almasry
J. M. Berger
Roberto Colella
Nico Prucha
Shaykh Abu Musab al-Suri
Abu Mohammad al-Adnani
François Georges Picot
Mark Sykes
Samir Khan
Dzhokhar Tsarnaev
Naser Jason Abdo
Sheera Frenkel
Umberto De Giovannangeli
Rainer Hermann
Lorenzo Vidino
Barbara Schiavulli
Scott Sanford
Antonello Guerrera
Rita Katz
Josh Devon
Matteo Flora
Clint Watts
Leah Farrall
Peter Neumannal
Thomas Hegghammer
Joas Wagemakers
Vahid Brown
Cole Bunzel
Brynjar Lia
Hanna Rogan
Anne Stenersen
Truls Tønnessen
Carola Frediani
James Foley
Edward Snowden
Hillary Clinton
Simon Elliot
Mehdi Hasan
Glenn Greenwald
Elham Manea
Since that time a plant that has contributed decisively to realize the history of man, has become an enemy to prohibit, through subterfuge regulatory relaioni farce, and a lot of junk communications.
a history of hemp in the United States has a fascinating history and forgotten.
Plant essential for the construction of the federation, essential until 1930 worldwide (so that will be reintroduced in World War II), the hemp will be banned for myopic personal interests of a few wealthy industry - Herst, Dupont, Mellow - and interest and retrograde bigots still remains prohibited.
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I social come specchio e rappresentazione sociale
Cos'è e come nasce Facebook
La generazione Steve Jobs
La Zuckerberg generation
- la reingegnerizzazione
- lo sviluppo delle applicazioni
- Ricerca, sviluppo, acquisizioni
Le evoluzioni di Facebook - La timeline
Le evoluzioni di Facebook - I nuovi gruppi
Le dinamiche di gruppo
Social-auto-percezione
Le evoluzioni di Facebook – gli hashtag
Le evoluzioni di Facebook – News Reader
Il nuovo OpenGraph
Come leggere gli Insight di Facebook
L'Edge Rank – ovvero la visiblità su Facebook
Fuga da Facebook
(guida alla sopravvivenza per chi pensava che bastassero i “social” per fare marketing digitale)
Facebook e gli adolescenti
La Zgeneration – ovvero al Generazione Facebook
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Mentions and citations
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Steve Jobs
David Packard
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Gokul Rajaram
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Emanuela Taverna
Costanza Rizzacasa d’Orsogna
Tavi Gevinson
Katie Ledecky
Joshua Wong
Malala
David Mills
Pierangelo Polito
What they are, where they come from, what they are worth, how you evaluate.
The market and the markets of the world's most famous stones,.
Conflicts and the true "gentlemen" who are behind.
All the social and environmental implications related to diamonds.
When you give something, we send to the person who "We care" also "a value".
And to decline this concept - value - talk about a "Value par excellence."
I hope despite everything you read, until the end, until the end.
And in the end ... you choose what to consider "value".
And consciously choose what value is to be really a gift.
A diamond is the best friend of a woman, recited Merilin.
A diamond is forever, is the slogan of De Beers.
In fact I do not advertise a specific brand, from as the galaxy DeBeers manages (June 2011) the
transactions on 78% of the world's diamonds.
If you buy a jewel with some diamonds, you can be sure that many of those will be passed from the hands of DeBeers.
It guarantees the purity, the average value, and origin.
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Mentions, greetings and citations
Edward Snowden
Daniel Ellsberg
Robert McNamara
Richard Nixon
Marc Hodler
Jan Kozielewski (better known as Jan Karski)
Francis Vincent Serpico (better known as Frank Serpico)
Mordechai Vanunu
Gary Webb
Julian Assange
Bradley Manning
George W. Bush
George Bush (father)
Barack Obama
Bill Clinton
Evgeny Morozov
Hillary Clinton
Margaret Newsham
Michael Crow
James Barksdale
Peter Barris
Howard Cox
Christopher Darby
Anita K. Jones
AB "Buzzy" Krongard
Jami Miscik
Michael Mullen
Elisabeth Paté-Cornel
Ted Schlein
Charles M. Vest
Chris Inglis
Harvey Davis
Glenn A. Gaffney
Orrin Hatch
Rob Moore
William Binney
Adrienne J. Kinne
This research tells the story of how one of the most useful plants and spread and economic and profitable of the story has been demonized for reasons econmiche of some industrial to the early twentieth century.
Since that time a plant that has contributed decisively to realize the history of man, has become an enemy to prohibit, through subterfuge regulatory relaioni farce, and a lot of junk communications.
a history of hemp in the United States has a fascinating history and forgotten.
Plant essential for the construction of the federation, essential until 1930 worldwide (so that will be reintroduced in World War II), the hemp will be banned for myopic personal interests of a few wealthy industry - Herst, Dupont, Mellow - and interest and retrograde bigots still remains prohibited.
The names and uses of "cannabis"
In botany and pharmacology
A little 'history
The "Western history" hemp
The nineteenth century
prohibition
Between science and politics
Scenarios of the century and the millennium
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IT https://www.amazon.it/Canapa-storia-americana-Michele-Salvo-ebook/dp/B0090WXL0A/
EN https://www.amazon.it/Hemp-American-English-Michele-Salvo-ebook/dp/B00SH2GNIG/
Mentions and citations
George A. Lower
Thomas Paine
DuPont
Herman Oliphant
John D. Rockefeller
Luther Burbank
Henry Ford
William Randolph Hearst
Andrew Mellon
Harry J. Anslinger
Richard Bonnie
Charles Whitebread II
Wallace Carothers
Walter Treadway
Robert L. Doughton
William C. Woodward
Ralph Loziers
George Bush (father)
Jack Herer
Maria Farrow
Steve Rawlings
Gary Evans
This chapter builds on the assumptions described in Chapters 4, 5, 6, 10, 11.
The unitary thesis proposed here and presented on the basis of recent findings is, in short, that there is, as a prerequisite, a genetic predisposition in terms of susceptibility.
The entire panel of genes involved is not essential, but there must certainly be a critical number of them, which may also vary from person to person (Chapter 10)
At a critical stage of NGF and BDNF expression in neurogenesis, and in particular, at the moment of specialisation, an environmental factor, in the intrauterine developmental phase, intervenes as a trigger in a chain that leads to atypical brain development: a total of 974 abnormalities in neural connections associated with autistic behaviour have been identified (Chapter 6); fewer may occur as well as more or different ones.
The abnormalities we are talking about are mainly connectional: something in the circuit and in the process of connecting neurons has gone wrong.
This is confirmed to us by the cranio-cerebellar anomalies we have discussed and described in Chapter 6 This is confirmed by the quantitative differences in the brain's white and grey masses and their size. This is confirmed by the consequences of damage to the neurobiological circuit of attention. This is confirmed by the effects of damage to the neurophysiological circuit related to the theory of mind. This is confirmed by the dysfunctions implicit in the malfunctioning of the mirror neuron complex (Chapters 8, 9, 11). The entire characteristic and symptomatic picture and comorbidity (Chapter 4) is consistent with this general explanation. And the intensity and characteristics depend on where, how, when and how much environmental interference has intervened in the neurogenesis process.
Consequently, a new definition of autism is proposed as 'autistic state' for the time of diagnosis and 'autistic complex condition' for the individual description that can provide an indication of possible intervention.
For a long time, the role of music in relation to autism and other neurodiversities has been confined to the therapeutic field, mainly on the basis of observation that has suggested affinities and positive effects.
In fact, extensive cross-sectional studies (here, for example, a parallel with Williams syndrome will be described) have shown that music, and sound in general, have precise neuroscientific correlations with cerebellar structures and their conformation and development.
This chapter will particularly describe the neuroscientific basis of the correlation between music and the brain and studies in the neuroscientific correlates between music and the activity of the mirror neuron system.
This chapter follows the characteristic and symptomatological picture and precedes a chapter devoted to the cranio-cerebellar features typical of autism. The spirit of this book is to offer an overall picture that can reach, and thus actively involved, the ‘differently specialised’. I think it is necessary, for what I will say next, that certain concepts are clear, and to do so this chapter offers a common basis for further study and reasoning. In this context, this chapter provides the essential basis for a conscious and rigorous understanding of what I will expound in Chapters 6, 11 and 15. But it is also—I believe—a valuable support in understanding the dynamics of neurogenesis and brain development as a whole.
This chapter introduces autism in its classical definition, the one that goes from the definition proposed by Leo Kanner to the DSM-IV. The first chapter has its natural extension and continuation in Chapters 7, 8 and 12. In this sense, this is the suggested reading path for those who are more interested in an exclusively socio-historical reconstruction. The definition and distinction between first and second autism is borrowed from Bonnie Evans who introduced it in 2013.
This chapter clarifies the terms of the overall discourse on autism, attempting to offer an unusual point of view and clarifying why it is necessary. It is a place and an opportunity to take stock of the specialisation of scientific knowledge in the context of an increasingly complex world in which greater multidisciplinarity should be reintroduced. By introducing some unusual references for a text on autism, it is proposed to broaden the view, for example, to branches of science, such as quantum physics, that have already addressed the problem of complexity that is only now emerging in the medical sciences through the new approaches offered by the neo-sciences. An example to follow. This also includes an initial note on the issue of language. These two perspectives also form the introduction to Chapter 15 and find their own synthesis in the method set out in the conclusions.
“This book brings a useful historical retrospective on ASD while combining it with the latest advances in the field today. The author looks at the future directions of research and treatment evolution, making this a book of future planning, not just an analysis of the past.” (Loredana Al Ghazi, Senior Lecturer, Department of Educational Sciences, West University of Timisoara)
“This extraordinary book succeeds in its admirable goal of making complex material as simple as possible, but not simpler. It will impress readers with its breadth and depth, and excite them with its critical analysis and new perspectives.” (Linda Gilmore, Adjunct Professor, School of Psychology & Counselling, Queensland University of Technology)
“An ingenious bridge between the neuropsychiatric and psychotherapeutic certainties of the past and the incessant research of the present, this book projects towards a refined and competent interdisciplinary approach.” (Michele Rossena, President of the Italian Institute for Human Sciences)
ha affrontato l’impatto della pandemia da Covid-19.
Nell’analisi ex-post sono state messe in evidenza lacune, mancanze,
inefficienze, non solo amministrative, che possiamo considerare
endemiche ed anche sintomatiche del nostro Paese.
In questo senso è significato il fatto che il Racovery Fund che ha finanziato
il PNRR, per ristorare i danni economici causati dalla pandemia e dalle
misure di restrizione, sia stato quantitativamente il maggiore tra quelli
stanziati dall’Unione.
Altrettanto significative però sono le riforme richieste e la timeline indicata
per accedere alle varie tranche: sostanzialmente tutte – nei vari capitolati –
nella direzione di migliorare, accelerare, snellire e modernizzare il “sistema
paese” cercando di metter mano alle inefficienze.
Non siamo così ingenui dal ritenere che le inefficienze amministrative e
burocratiche siano solo un problema di “anzianità” o di miopia o di
disinteresse e incapacità: ogni volta che c’è un’inefficienza c’è un mercato.
Tangentopoli ci ha mostrato che le lungaggini nelle assegnazioni degli
appalti erano il sistema che facilitava la corruzione: come poter quindi
chiedere che chi della corruzione beneficiava mettesse mano a norme di
trasparenza ed efficienza?
Dal macroscopico alle piccole lungaggini e inefficienze ed “emergenze” di
oggi, ogni qual volta qualcosa non funziona c’è un mercato parallelo che
offre il “servizio funzionante”. Ce ne siamo accorti troppo tardi nella sanità
pubblica: la TAC che non funziona in ospedale generare i fatturati delle
società private che offrono TAC a pagamento, a tutti quei cittadini che si
sentono rispondere che i tempi di attesa sono di 9-12 mesi.
Ma non riveliamo nessun segreto nel dire che in ogni inefficienza c’è
sempre chi ci guadagna. Come non riveliamo alcun segreto – se non a chi
non vuol vedere – nel ribadire che le procedure lente negli appalti pubblici
servono per elevare a potenza il numero (spesso incredibilmente non
necessario) delle procedure d’urgenza con assegnazione diretta.
Ecco che – nella facile leva della comunicazione politica populista – le
richieste di efficienza dell’Unione – nell’interesse di una efficienza
comunitaria generale che porti una ottimizzazione degli effetti della spesa
pubblica – vengono spacciate e rivendute come ingerenze negli affari
nazionali. Ed anche in buona fede (vogliamo credere) quelli che si
oppongono a tali riforme come dittatura tecnocratica esterna ed ingerenza,
si prestano come difensori delle inefficienze, della corruzione e del
disservizio.
In proposito vorrei ricordare quel deputato della regione Sicilia che – in
aula e pubblicamente – ha dichiarato che “non accettava l’indicazione di
Roma” di ridurre le indennità perché “lui on accettava ingerenze da Roma”.
Lo ringrazio perché ha reso esplicito quello che intendevo!
Nessuna delle riforme richieste – è bene chiarirlo – interviene o detta il
come e cosa fare, ma indica obiettivi da raggiungere: tale non può essere
considerata ingerenza, ma condizione per una spesa corretta ed efficiente.
Difendere i ritardi e la farraginosità di un sistema significa essere complici
di quel sistema inefficiente e difendere chi ha interesse a quella
inefficienza.
Una stima complessiva indica che – nonostante gli stipendi dei dirigenti
regionali e del personale amministrativo – su oltre 200 miliardi di Fondo
Europeo per lo Sviluppo Regionale nel Programma 2014-2020 oltre 3
miliardi sono stati spesi in “attività di supporto specialistico alle autorità di
gestione”, ovvero consulenze esterne. Se accorpiamo tutte le spese di
gestione dei fondi, includendo il personale pubblico e le gare collegate, le
assistenze esterne e le consulenze di progettazione la spesa arriva alla
esorbitante cifra di poco meno di 50 miliardi, pari al 25% di tutti i fondi
disponibili.
Non è questa la sede (né lo scopo di questa raccolta) fare un processo alla
pubblica amministrazione o all’organizzazione amministrativa. Ma è un
punto essenziale da chiarire che queste inefficienze drenano risorse
essenziali, e nei momenti di crisi l’effetto di queste inefficienze finisce con
l’essere drammatico.
Ma è significativo, in questo ragionamento introduttivo, che l’articolo di
chiusura non sia un resoconto dei e dai mercati, ma un fondo sui “furbetti
del Covid”.
Quel pezzo di commento (che trovate alla fine) comincia così:
L'esercito dei riluttanti ai controlli, che straparlano di perdita della
sovranità nazionale, ha un nome, o meglio un numero che li identifica con
adeguata certezza.
Sono 188mila. Sono le imprese – e quindi gli imprenditori – che in pieno
Covid hanno gridato alla crisi ed alla imminente chiusura, hanno chiesto,
e ottenuto, la Cassa Integrazione totale per i loro dipendenti, salvo poi farli
lavorare "al nero", in violazione delle leggi in materia di lavoro, ma anche
quelle in tema di sicurezza sociale e sanitaria, nonché di tutte le varie
normative di restrizione della circolazione delle singole regioni.
E credo abbia un senso ripubblicarlo oggi, e ritengo sia (o possa essere) la
chiusura adeguata, ricordando le decine di migliaia di morti. E le migliaia
di imprese che sono fallite.
Attraverso il cambio di lessico e di sintassi, ma anche attraverso personaggi diversi e certamente discussi della storia contemporanea lo sforzo vero dovrà essere quello di immedesimazione.
Essere pubblico contemporaneo, ricettore di quel messaggio, ma al contempo persona vera e reale che vive quell'epoca e quei luoghi in cui vengono dette quelle parole.
E poi essere politico, essere cittadino di altro paese, di altra lingua e altra cultura, e cercare di vivere e comprendere la dirompenza di quel discorso pronunciato altrove da un rappresentante di un popolo e di una storia e di una politica e di una cultura diversa dalla nostra.
Infine, essere cittadini contemporanei, capaci con le lenti del futuro di vedere esattamente come quel discorso, la potenza di quelle parole, hanno cambiato una storia che era diversa sino al giorno prima.
È solo compiendo le prime due immedesimazioni che la terza – quella per noi più semplice – acquisisce un quarto significato, ovvero la comprensione del lavoro dietro le parole di un discorso che spesso può durare anche pochi minuti.
Il senso del peso di un messaggio, di una sintesi, della consapevolezza di quello che si porta, ma anche di quello che viene consegnato al proprio destinatario immediato, al destinatario "a distanza" ed al destinatario "storico".
Questa caratteristica di "strumento di oportunità" tuttavia non è priva di rischi, proprio perchè la disintermediazione preclude quello strumento di verifica della notizia – nel bene e nel male, e talvolta costuituendo un limite alla conoscenza – che stava alla base dell'informazione, che non va dimenticato costuituisce anche il fondamento delle democrazie, contruibuendo a formare una coscienza consapevole, sulla cui base – almeno in teroria – si forma la coscienza civica e quindi un voto consapevole.
Alle vecchie forme di comunicazione, generalmente unidirezionali, il web affianca oggi un canale nterattivo, in cui almeno in teoria ciascuno può essere creatore di contenuti e può contemporaneamente interagire, condividendo, citando, commentando, contenuti altrui.
Questa forma di partecipazione è certamente positiva, come ogni forma di disintermediazione, perchè avvicina il cittadino all'eletto, il candidato agli elettori, il media tradizionale ai lettori.
Un'osmosi che può generare plusvalore, può migliorare la qualità dei messaggi e dei contenuti, e può far scoprire mondi e micromondi sino a ieri sconosciuti, degni di spazio e rappresentanza.
Ma il web non è privo di rischi.
Essendo uno strumento editoriale, che genera intrioti e vive di accessi, visite, click, genera anche tutte le patologie legate all'uso di "qualsiasi strumento utile" a generare questi accessi, e quindi incassi.
La comunicazione politica tossica, intesa come quell'insieme di casi in cui il messaggio, la sua organizzazione, la sua viralizzazione e le dinamiche di gruppo nei social network, determina da un lato una falsa percezione del consenso, e dall'altro tendono ad una vera e propria manipolazione, della realtà e delle persone.
La politica si intreccia con il mondo dell'informazione proprio perchè è sempre più diventata anche uno spettacolo di massa, finendo con il condividere regole e metriche tipiche degli show, seguendo l'audience e la telegenia, subendo il condizionamento di ciò che fa alzare o meno lo share.
Ed anche la webreputation non sfugge a questa deformazione, attraverso la lettura di dati di accessi, letture e condivisioni come metrica del consenso politico. Con tutte le implicazioni patologiche del caso, soprattutto quando i dati – come sin troppo spesso e massicciamente avviene – sono dopati.
L'ho definita comunicazione tossica perché, proprio come un virus, si diffonde nel web contaminando comunità, persone e ambienti, spesso inconsapevolmente.
La caccia al numero di fan e follower, al valore kloud, il numero di visite al proprio sito finiscono con l'essere l'unico obiettivo da perseguire, a costo e scapito dei contenuti, della riflessione, del progetto, del programma e dei valori.
In definitiva, il rischio, è che il web da strumento utile per la comunicazione, disintermediazione ed organizzazione della società e della politica, finisca con il deformare e trasformare – inconsapevolmente – non solo la comunicazione, ma anche il rapporto con la politica e l'organizzazione della società.
Introduzione alla comunicazione tossica
Politica e mass-media
La spettacolarizzazione dell'informazione
Il web sorpassa la tv
Il web e le "leggi speciali"
Il popolo della rete, il popolo che non esiste
Gli "stumenti" della comunicazione politica in rete
La percezione e i falsi numeri del web
La social-auto-percezione
Informazione e SocialNetwork in Italia
La comunicazione politica tossica
I gruppi e i social network.
Influencers della rete
La formula dell'engagement
La comunicazione manichea
Il web e il complottismo
La paura e la politica. La politica della paura.
TV e potere La politica trasformata in fiction
La politica testicolare
Twitter e l'opinione della maggioranza
L'hashtag-politik
Se il cyber-utopismo conquista la politica
La campagna elettorale e il web 2.0
La comunicazione social dei leader europei
È essenziale ritornare a considerare complessivamente le categorie dell'informazione, attraverso cui appunto avviene la comunicazione politica, e ripensare il web semplicemente come un nuovo medium attraverso cui questa informazione si compie.
Partirò valori dell'informazione, in particolar modo dell'informazione e comunicazione politica, affrontando termini come obiettività, imparzialità, neutralità, verità e del contributo dei media di massa a quell'insieme di valori politici di apertura e di responsabilità democratica che vanno sotto il nome di 'trasparenza', e di come i mezzi di comunicazione ed informazione non solo non contribuiscano alla trasparenza politica, ma anzi diventino strumento di una vera e propria opacità, se non simulazione.
Un ruolo specifico in questa azione mistificatoria è esercitato dal mezzo televisivo, sia attraverso la spettacolarizzazione sia attraverso la creazione di eventi mediatici come strumento di comunicazione politica, sia attraverso una vera e propria cultura dello scandalo ed il conseguente assottigliamento del confine pubblico/privato come strumento di apparente trasparenza.
Affronterò la trasformazione dei media dell'informazione.
Attraverso queste nuove declinazioni e questi nuovi territori fatti di spazi e tempi nuovi parleremo delle caratteristiche della comunicazione (in particolar modo politica) nell'era del web, la chiameremo "comunicazione 2.0" e ne affronteremo il nuovo vocabolario; il web come "contenitore utopico", le dinamiche di gruppo al'interno di questo contenitore e gli atteggiamenti di approccio, in particolare analizzando gli aspetti peculiari delle nuove socializzazioni, tipiche della dimensione online, e della percezione e auto-percezione che ne derivano.
Infine vedremo alcune forme tipiche della comunicazione online (non solo politica): blogger, webjournalism, influencers, ed attraverso la quali-quantificazione di questi soggetti cercheremo di comprendere come ed in che modo misurare la rilevanza di queste nuove grandezze della comunicazione sociale.
Il nuovo villaggio globale è sempre più simile ad un mondo “iperinformato” in cui la domanda di informazione viene spesso confusa con l'offerta di opinione, ed in cui mancano gli strumenti di discernimento e di individuazione del corretto confine tra ciò che è fatto, ciò che è notizia, ciò che è informazione e ciò che è opinione. Eppure è solo attraverso un corretto processo informativo che può trovare le sue basi quella coscienza e consapevolezza attraverso cui il cittadino esercita i suoi diritti, risponde e chiede conto dei doveri, e determina la vita dei processi democratici.
Qualsiasi sia quindi il medium di cui parliamo, occorre una riflessione critica sul sistema dell'informazione e dei mass media, su come spesso attraverso un legame non sempre chiaro e limpido la politica trasforma se stessa in fenomeno mediatico e il sistema dell'informazione diventa un pezzo della comunicazione politica ed in cui il web finisce con l'essere territorio di amplificazione di questo o quel messaggio.
Introduzione
1 Obiettività, imparzialità, neutralità e verità
2 I massmedia e la simulazione della trasparenza nella comunicazione politica
3 L'informazione politica televisiva in Europa
4 L'informazione politica televisiva in Italia
5 Dal villaggio globale al tempo di Internet
6 La comunicazione 2.0
7 Il nuovo vocabolario della comunicazione politica
8 I luoghi del web
9 La social-auto-percezione
10 Influencer e blogger di area
11 Chi sono e cosa fanno gli influencers
12 Cosa fa e come si diventa influencer nel web
13 La misurazione della web influence
Lo stesso titolo in questa sede parte dalle stesse considerazioni che fece allora la direzione del Manifesto, e cioè che le vicende terribili che insanguinano la regione dei Balcani sono patrimonio drammatico delle carenze diplomatiche della costituenda Europa.
Questa non è solo la storia di quella guerra, ma anche un reportage attraverso tutta la Serbia e il Kosovo - in 60 fotografie.
...per ricordare una guerra che ormai abbiamo dimenticato, in un tempo in cui qualcuno trasformò la nostra penisola in una grande portaerei al centro del Mediterraneo.