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La Moringa oleifera, conosciuta anche come l’albero della vita, è stata utilizzata per le sue vir... more La Moringa oleifera, conosciuta anche come l’albero della vita, è stata utilizzata per le sue virtù nutrizionali per decenni dalle ONG nei piani di lotta alla malnutrizione.
Poco conosciuta fino a qualche anno fa, la Moringa è sempre stata considerata un alimento e, come tale, è stata utilizzata. Successivamente, sono stati condotti studi clinici e accademici che hanno confermato gli incredibili valori nutrizionali di Moringa ma anche le sue numerose virtù, benefiche per il nostro organismo.
La fitoterapia è, molto probabilmente, la più antica medicina di cui l’uomo si è avvalso nei seco... more La fitoterapia è, molto probabilmente, la più antica medicina di cui l’uomo si è avvalso nei secoli.
Fitoterapia: ha senso che un medico moderno, con alle spalle un corso di studi che gli consente di utilizzare la più sofisticata tecnologia diagnostica e terapeutica e con a disposizione farmaci potenti e raffinati, in grado di agire in maniera selettiva su specifici gruppi di recettori, si impegni in uno studio serio e rigoroso sull’utilizzo delle piante per la cura ed il benessere della persona?
Le risposta, che può sembrare paradossale, è sì. E per almeno quattro ordini di fattori.
Perché è importante conoscere la fitoterapia
Ancora oggi molti farmaci utilizzati comunemente nella pratica clinica sono costituiti da estratti di piante o da derivati di esse. Questo sarebbe già un buon motivo per interessarsi di fitoterapia. Ma, oltre a ciò, sappiamo che essa, lungi dal costituire un capitolo interessante ma superato della storia della medicina, rappresenta il metodo terapeutico verosimilmente più diffuso al mondo presso qualsiasi latitudine.
I motivi di questo fenomeno sono diversi.
Da un lato, vi è sicuramente una ragione di tipo economico. È noto che il modello medico occidentale è molto costoso e questo costituisce forse il principale motivo per cui molti paesi in via di sviluppo hanno come principale risorsa terapeutica, se non unica, l’utilizzo di rimedi fitoterapici.
Ci sono poi motivi legati al fatto che per talune malattie, molto diffuse nei paesi scarsamente sviluppati, semplicemente non esistono cure derivanti dalla moderna ricerca farmacologica; basti ricordare che la malaria, orfana di ricerca nella farmacologia occidentale, è attualmente contrastata con una serie di prodotti chimici la cui efficacia è molto ridotta per via della presenza di numerosi ceppi resistenti. Così, oggi, dobbiamo constatare che il futuro della cura di questa malattia è più affidato a principi naturali derivanti da piante medicinali, come l’Artemisia annua (da cui si ricava l’artemisina), che a prodotti di registrazione farmacologica.
L’occhio è un indicatore del passare del tempo: e non possiamo certo sfuggire al processo di inve... more L’occhio è un indicatore del passare del tempo: e non possiamo certo sfuggire al processo di invecchiamento, che inizia il primo giorno della nostra vita. Tuttavia, questa inesorabile usura, è notevolmente accelerata dal nostro stile di vita “moderno” e assistiamo allo sviluppo, in età sempre più precoce, di malattie legate all’invecchiamento oculare che, in passato, colpivano solo le persone molto anziane.
Per ritardare l’inevitabile, oggi è indispensabile agire con una prevenzione efficace a partire dai quarant’anni di età.
L’occhio, infatti, è uno degli organi più esposti all’invecchiamento. Si potrebbe quasi dire che porta in sé la proprio fine, visto che ha assolutamente bisogno della luce per adempiere alla sua funzione, anche se è proprio l’azione della luce che lo consuma, la rovina e lo distrugge. L’occhio è esposto alla luce da dieci a cento volte più della pelle, viene sottoposto più di ogni altro organo allo stress dei radicali liberi, cioè all’eccessiva produzione di elementi di ossidazione e degradazione dovuti alle aggressioni della luce sulla retina, un tessuto ricco di acidi grassi Omega-3 essenziali (EPA e DHA), ben noti per la loro labilità.
L’invecchiamento meccanico dell’occhio avviene anche quando il cristallino (che permette di focalizzare le immagini sulla retina) perde la sua elasticità e non è più in grado di mettere a fuoco da vicino. Questa è la cosiddetta presbiopia, quasi inevitabile dopo i 50 anni.
I guaritori dell’impero Inca usavano frequentemente, nelle loro prescrizioni, la corteccia di un ... more I guaritori dell’impero Inca usavano frequentemente, nelle loro prescrizioni, la corteccia di un albero dalle molteplici virtù terapeutiche che chiamavano Tajibo (traduzione: “colui che uccide i mali”). Diversi studi confermano ormai l’interesse terapeutico di questo albero, oggi comunemente chiamato Lapacho (e della sua corteccia), nel trattamento delle infezioni da funghi o parassiti, ma anche nel trattamento del cancro.
La corteccia di Lapacho (Tabebuia avellanedae lorenz ex Griseb) fu scoperta dagli indiani Kallawaya, guaritori Inca itineranti, che la fecero conoscere in tutto il Sud America. Lapacho è l’unico albero ad essere del tutto immune alle aggressioni di funghi, ed era spesso utilizzato proprio per combattere le infezioni fungine ma, i guaritori tradizionali, lo usavano anche per trattare problemi della pelle come acne, eczema, herpes o psoriasi, ed era prescritto come analgesico per ridurre il dolore. Infine, le ricette tradizionali lo raccomandano anche per le cisti sebacee.
Antifatica naturale e leggendaria, coltivata da oltre 4000 anni sugli altipiani del Perù e della ... more Antifatica naturale e leggendaria, coltivata da oltre 4000 anni sugli altipiani del Perù e della Bolivia, Maca è un vero concentrato di energia.
Tradizionalmente usata dagli Incas come tonico e afrodisiaco naturale, è anche un ingrediente di elezione nella dieta (in particolare degli atleti), riconosciuta per il suo effetto energizzante, antiossidante e fortificante.
Prima dimenticata poi tornata in auge negli anni ’80 grazie all’iniziativa del governo peruviano, Maca ha conosciuto nei secoli una storia tra le più movimentate. Ancora oggi è invidiata, imitata, addirittura rubata, dalla Cina e da altri paesi asiatici, come testimoniano le sue pallide copie che compaiono sui nostri scaffali.
Cosa devi sapere prima di iniziare una cura di Maca? Si adatta perfettamente a tutti gli organismi? Come distinguere la vera Maca dalle sue contraffazioni con proprietà nutrizionali quasi nulle?
Scopriamo insieme un supercibo dai mille benefici per la salute.
CHE COS’È LA MACA?
Denominazione botanica: Lepidium meyenii Walp, L. peruvianum Chacon Famiglia: Crucifere (Brassicacee) Parti usate: radice tuberosa Tempo balsamico: a maturità, cioè dopo 7-10 mesi dalla semina.
Il nome “Maca”, secondo Pulgar Vidal (1985), deriva dalla contrazione di due parole Quechua, la lingua degli Incas ancor oggi parlata dai loro discendenti: « ma », che significa “coltivata in montagna” e « ca », che significa “cibo fortificante”. Coltivata da migliaia di anni dalle prime civiltà precolombiane, è anche conosciuta come pianta sacra degli Incas, oro degli Incas, o ginseng peruviano, per le sue eccellenti proprietà nutritive (equivalenti a quelle del grano o del riso), tonificanti e afrodisiache, e per i suoi numerosi benefici per la salute.
La pianta « rasayana » per eccellenza (che rigenera, ringiovanisce), l’Ashwagandha (Withania somn... more La pianta « rasayana » per eccellenza (che rigenera, ringiovanisce), l’Ashwagandha (Withania somnifera della famiglia delle Solanaceae) è apparsa nella medicina ayurvedica più di 3000 anni fa ed oggi ne è (con il basilico sacro) la pianta più apprezzata.
La Withania è una pianta erbacea a fusto legnoso alla base, che raggiunge i 2 metri di altezza. Le foglie sono opposte, ovate-lanceolate e a margine intero. I fiori sono di colore giallognolo e i frutti sono delle bacche di coloro giallo-arancio. Diffusa in India, cresce spontaneamente anche in Sudafrica e Asia orientale: se ne conoscono oltre 20 specie.
Le parti usate sono le radici, le foglie, la corteccia, i semi e i frutti: praticamente tutto ma in particolare le radici, di cui parleremo qui, chiamandola con il suo nome latino con cui ci è più nota.
Angelica (Angelica Archangelica L.) è una pianta della famiglia delle Ombrellifere/Apiaceae che r... more Angelica (Angelica Archangelica L.) è una pianta della famiglia delle Ombrellifere/Apiaceae che raggiunge anche i 2 metri di altezza. Pianta biennale, è frequente nella fascia submontana dell’Europa centrale e settentrionale.
Ha fusto eretto, robusto, attraversato da striature rossastre, che si ramifica in alto a portare grandi ombrelle con fiori di colore giallo chiaro. Le foglie sono lunghe, tripennatosette, simili a grandi mani. Il frutto è un achenio piatto. La radice, grossa e fittonante, è lunga fino a 30 cm, bruna all’esterno e biancastra all’interno, di sapore dolciastro che tende all’amaro.
Le parti usate sono le Radici (tempo balsamico inizio autunno) e i Frutti (tempo balsamico agosto-settembre).
L’ANGELICA: TRADIZIONE E STORIA
Il nome Angelica deriva dal latino angelus, a sua volta mutuato dal greco άγγελος (dal persiano angaros, cioè « messaggero, nunzio, portaordini »). È poi divenuto « essere divino » secondo un’etimologia sanscrita giunta nel Mediterraneo dalla Persia. Se ne ribadisce il significato di essere un tramite fra gli uomini e il divino, di portare la parola e la luce celesti sulla Terra.
Secondo la leggenda, la pianta venne donata agli uomini da un arcangelo e per questo è talora anche denominata Erba degli angeli o Erba dello spirito. Secondo altri miti, invece, Angelica sarebbe stata rivelata in sogno da un angelo per la cura delle piaghe. Il suo nome potrebbe derivare dall’osservazione che fiorisce nel giorno dell’arcangelo Michele e che per questo avrebbe la caratteristica di proteggere dalle influenze del maligno. Nella mitologia dei popoli nordici è collegata a fenomeni di estasi e spiritualità. È impiegata nei rituali magici dedicati al sole e alla luna.
Sin dai tempi antichi veniva utilizzata la radice sia come disinfettante che come cicatrizzante nelle punture o nei morsi velenosi. Durante il Medioevo, i monaci ne fecero un ingrediente fondamentale dei loro liquori tonici e cordiali. Ebbe fama di essere efficace contro la peste e si diceva che annusare una radice di Angelica imbevuta di aceto potesse preservare dal contagio.
Considerata pianta solare e calda, era indicata come rimedio stimolante, antispasmodico e digestivo. La sua azione più importante era considerata comunque quella depurativa, capace di eliminare gli umori cattivi, le tossine e restituire agli uomini la loro « purezza angelica ».
Nella tradizione popolare si usavano anche i germogli raccolti in primavera, con i quali si otteneva un’acqua indicata per i dolori mestruali e le dismenorree. Era anche considerata un ottimo rimedio per bronchiti, pleuriti, reumatismi e disturbi del tratto digerente. La si riteneva controindicata ai diabetici perché in grado di incrementare i livelli di zucchero nelle urine. Il suo infuso era ritenuto utile per eliminare le flatulenze e risolvere le indigestioni. La sua radice, che entra a far parte dei più importanti elisir del passato, era, soprattutto in epoca medievale, considerata un ottimo tonico nervino, antinfettivo e in grado di ripristinare le forze perdute. Nella tradizione europea i tonici erano quasi tutte piante amare (Genziana, China, Centaurea, Fieno greco) che, con la loro azione digestiva, operavano una “messa in movimento” dell’energia bloccata con conseguente effetto tonico generale.
Il frutto, particolarmente ricco in olio essenziale, si ritrova citato negli erbari come emmenagogo, espettorante e diuretico e, polverizzato, come antiparassitario.
La fitoterapia è basata sull’impiego di piante medicinali a scopo terapeutico e, quando si tratta... more La fitoterapia è basata sull’impiego di piante medicinali a scopo terapeutico e, quando si tratta delle proprietà dei principi attivi delle droghe e delle loro indicazioni, spesso si parla di uso “tradizionale”, di indicazioni “popolari”… Vediamo in realtà che cosa significa.
LA FITOTERAPIA SECONDO L’OMS
La fitoterapia è un complesso sistema di metodiche, tecniche terapeutiche e prodotti che, secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) appartiene al più vasto sistema della medicina tradizionale. La medicina tradizionale è, a sua volta, un concetto di difficile definizione, che comprende sia i grandi sistemi – come la medicina tradizionale cinese, la medicina ayurvedica indiana e la medicina araba umani – sia altre forme di terapie etniche.
Le terapie mediche tradizionali, a loro volta, si dividono in terapie farmacologiche (nel caso usino medicinali derivati da piante, da animali o da minerali) e terapie non farmacologiche (se il trattamento non prevede la somministrazione di farmaci, come nel caso dell’agopuntura, delle terapie manuali e di quelle spirituali).
Conosciuta da migliaia di anni in Cina come wu wei zi, è una delle cinquanta piante superiori del... more Conosciuta da migliaia di anni in Cina come wu wei zi, è una delle cinquanta piante superiori della farmacopea cinese: epatoprotettiva e adattogena, Schisandra (Schisandra chinensis) rafforza l’organismo aiutandolo a sostenere l’attività fisica ed intellettuale eliminando lo stress. È anche la pianta della sessualità: la medicina tradizionale cinese la chiama il “frutto dell’amore”.
Pianta rampicante dal frutto legnoso della famiglia delle Schisandraceae, cresce nei boschi e si sviluppa per circa 8 metri. È originaria del Nord della Cina, ma è presente anche nelle regioni confinanti di Russia e Corea. Le foglie sono alterne, picciolate, ovali, con apice appuntito. I fiori, raccolti in infiorescenze a grappolo e dotati di numerosi pistilli, sono declini e poco numerosi. Il frutto è una bacca rossa con semi reniformi.
Il suo tempo balsamico è l’estate e le parti usate sono i frutti con semi.
Silice, silicio, acido ortosilicico, silanoli, silicio organico, silice o silicio colloidale… tut... more Silice, silicio, acido ortosilicico, silanoli, silicio organico, silice o silicio colloidale… tutti questi termini sono spesso confusi. E, anche se trovano le loro radici latine nella parola silicis (che significa roccia), sono forme diverse: non tutte assimilabili dall’organismo e, alcune, anche tossiche. Perché, come per altri elementi della tavola periodica, è la forma chimica dei composti che ne determina l’efficacia, ovvero l’assorbimento.
Da qualche anno si parla molto del silicio: è considerato una panacea, dichiarato uno degli elementi essenziali per la nostra salute e il nostro benessere. Sì, è vero. Cerchiamo però di fare chiarezza.
L’artrosi lombare (o lombo sacrale), come tutte le artrosi, è una patologia degenerativa che debu... more L’artrosi lombare (o lombo sacrale), come tutte le artrosi, è una patologia degenerativa che debutta con l’erosione delle cartilagini a protezione delle vertebre e procede con l’erosione e la deformazione del tessuto osseo compromettendo l’articolazione, con riflessi anche sulla struttura tendinea e muscolare.
Il dolore alla schiena, soprattutto in età avanzata, può dipendere dall’insorgenza dell’artrosi lombare, che colpisce la colonna vertebrale tra la prima e la quinta vertebra lombare (la parte bassa della schiena).
È una patologia che si sviluppa negli anni, e cogliendone i segnali premonitori, si può avere tempo necessario per correre ai ripari. Attenzione quindi a piccole e sporadiche lombalgie, cui magari non si dà particolare importanza ma che aumentano con il passare dei mesi e degli anni.
La forma acuta di artrosi lombare può manifestarsi anche violentemente con episodi di “blocco” (spesso dopo movimenti di flessione anteriore del tronco). Il dolore si presenta trasversalmente, con possibile diffusione agli arti (sciatalgia).
La ricerca sulle piante sta progredendo, ma le malattie non regrediscono. Anzi, il contrario. Sec... more La ricerca sulle piante sta progredendo, ma le malattie non regrediscono. Anzi, il contrario. Secondo l’INSERM, circa 900.000 persone soffrono oggi di Alzheimer e questa cifra salirà a 1,3 milioni entro il 2020.
Dobbiamo quindi essere preparati alla possibilità che questa malattia possa colpire uno dei nostri cari e, naturalmente, dobbiamo anche prepararci all’eventualità che possa un giorno colpisca noi.
Molte piante sono allo studio per trovare la nuova molecola miracolosa: ti parleremo solo delle più promettenti.
Ma, per quanto riguarda la prima della lista, vedrai che si tratta di un argomento piuttosto delicato. È meglio dimenticarla.
La luce viva artificiale, utilizzata fin dagli anni ’80 per il trattamento delle depressioni stag... more La luce viva artificiale, utilizzata fin dagli anni ’80 per il trattamento delle depressioni stagionali, continua a sorprendere per il suo potenziale terapeutico: si tratta in effetti di una vera medicina naturale.
Del resto, ne è stata ormai attestata l’efficacia risolutiva per problematiche di jet lag, stress, disturbi del sonno, problemi cognitivi e perfino per la bulimia.
Paradossalmente, fu la scoperta dell’effetto antidepressivo della luce viva su di un paziente affetto da depressione ricorrente che permise, al dottor Norman Rosenthal, nel 1984, di rivelare l’esistenza di un “disordine affettivo stagionale” (SAD).
Da allora la ricerca ha continuato ad esplorare il campo terapeutico della luxtherapy, nota anche come fototerapia, light therapy o, in Italia, luxterapia.
La coxartrosi è l’artrosi dell’articolazione dell’anca, patologia cronico-degenerativa dovuta a u... more La coxartrosi è l’artrosi dell’articolazione dell’anca, patologia cronico-degenerativa dovuta a una progressiva alterazione della cartilagine articolare.
Si definisce “primitiva” quando compare su un’anca normale, in soggetti solitamente di più di 55 anni di età, e rappresenta il 40% dei casi. Si definisce “secondaria” quando è conseguente a varie patologie, come le deformità articolari congenite (displasia) o post-traumatiche, infettive, reumatiche o vascolari (come la necrosi asettica della testa del femore) in soggetti più giovani. La coxartrosi secondaria rappresenta il 60% dei casi.
I sintomi per i due tipi di artrosi sono gli stessi: il principale è il dolore, meccanico, che si accompagna di zoppia e solitamente si manifesta nell’anca, a livello dell’inguine, del gluteo e anche del ginocchio.
La rigidità articolare associata al dolore è responsabile di una disabilità che si manifesta nella vita quotidiana, rendendo difficili anche movimenti come il camminare o il salire le scale.
Per contrastare l’artrosi dell’anca è essenziale sorvegliare il peso e avere una regolare attività fisica che mantenga una buona mobilità.
Ecco una serie di esercizi da praticare a casa per rinforzare i muscoli che stabilizzano l’articolazione e stimolare la mobilità. Grazie a questi, potrai limitare i dolori e mantenere una postura il più possibile corretta.
Se rispondi “sì” alle seguenti 4 domande, puoi dividere per 2 il rischio di mortalità rispetto al... more Se rispondi “sì” alle seguenti 4 domande, puoi dividere per 2 il rischio di mortalità rispetto alle persone della tua età.
Inoltre, potresti avere 2,4 probabilità in più di vivere senza Alzheimer, e il 30% di rischio in meno di “rimbambimento”, che oggi si chiama “demenza senile”.
E… se rispondi “no” ad una o più di queste domande, seguono semplici modi per trasformare questi “no” in “sì”.
LE 4 DOMANDE
Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Alcune persone vagano, e attraversano la vita senza scopo, ma io non sono una di queste» ? Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Mi sento bene quando ripenso al mio passato, e quando penso a ciò che sarà il futuro » ? Stessa cosa per « Sento di aver già fatto molto e vissuto avventure, ma ho ancora tanto da scoprire. » Stessa cosa per « Ho molti progetti e temo di non vivere abbastanza a lungo per portarli a compimento. » Se hai risposto “sì” a una o più di queste domande è molto positivo, perché significa che hai un obiettivo chiaro che guida la tua vita.
Ora, secondo Patricia Boyle, neuropsicologa presso il Centro Rush per la malattia di Alzheimer a Chicago (USA), l’avere uno scopo nella vita (purpose in inglese) « è un indicatore molto affidabile di buona salute e benessere negli anziani ». [1]
Con i suoi colleghi ricercatori, ha seguito un gruppo di 1.238 individui (età media 78 anni) per 5 anni. E ha scoperto che le persone che avevano obiettivi per animare la loro esistenza, avevano due volte meno di probabilità di morire rispetto ad altri! [2] E sviluppando un minor numero di disabilità.
Il dottor Boyle ha seguito anche quasi 1.000 persone, età media di 80 anni, per un periodo di massimo 7 anni. Il suo team ha scoperto che le persone con uno scopo nella vita, hanno 2,4 volte più di probabilità di sfuggire alla malattia di Alzheimer rispetto a quelli che non lo hanno.[3] E che questo rallenta il tasso di declino cognitivo di circa il 30%.
Il dato in ogni caso più impressionante è che, anche se la malattia si deposita nel cervello (l’Alzheimer è caratterizzata dallo sviluppo di placche chiamate “amiloidi“), il fatto di avere degli obiettivi protegge contro l’insorgenza dei sintomi dell’Alzheimer. In altre parole: il tuo cervello ne è influenzato, ma la tua vita va avanti come prima, senza i segni di malattia.
Esistono, in caso di artrosi, esercizi specifici adatti per combattere i dolori articolari e faci... more Esistono, in caso di artrosi, esercizi specifici adatti per combattere i dolori articolari e facilitare la flessibilità e la stabilità delle articolazioni.
Infatti, oltre alle buone abitudini da seguire e le posture da adottare, per alleviare i tuoi dolori la pratica regolare di esercizio fisico (anche moderato) è essenziale.
E, per regolare, si intende almeno una mezz’ora per 3 o 4 giorni a settimana.
In ogni caso, dovrai praticare esercizi mirati per rinforzare i muscoli (guaina), per intrattenere la flessibilità delle articolazioni e esercizi aerobici. Questa combinazione risulta essere davvero la più efficace, ma è opportuno evitare gli sport che comportano choc ripetuti e microtraumi, come ad esempio la corsa o il calcio.
Devi anche sapere che gli esercizi devono essere adattati alla severità dell’artrosi e, naturalmente, ne esistono di specifici a seconda della zona colpita.
In generale, sono raccomandate le attività dolci come il camminare, il nuoto (e l’acquagym) o la bicicletta.
Tuttavia, quali che siano gli esercizi, tieni sempre presenti queste semplici raccomandazioni:
pianifica un po’ di tempo per praticare i tuoi esercizi senza essere disturbato; inizia gradualmente e senza forzature, soprattutto se non pratichi regolare esercizio fisico; ricorda di respirare, per ossigenarti correttamente; non forzare sulle articolazioni; rispetta un tempo di pausa tra ogni esercizio; aumenta il numero di serie, la difficoltà o la durata degli esercizi progressivamente, restando all’ascolto del tuo corpo e delle tue sensazioni; cerca di essere regolare nella pratica senza scoraggiarti, perché spesso, per ottenere benefici, serviranno diverse settimane. Infine, dividi le tue sessioni in tre parti: esercizi per le articolazioni, esercizi per il rafforzamento muscolare e stretching.
Ti proponiamo, per iniziare, una sequenza completa indicata qualsiasi sia la zona interessata. Andremo poi più nello specifico con articoli dedicati alle patologie più frequenti.
E, un brutto giorno, arriva la diagnosi: « Lei soffre di osteoporosi ».
Che cosa significa? Che l... more E, un brutto giorno, arriva la diagnosi: « Lei soffre di osteoporosi ». Che cosa significa? Che le tue ossa andranno in pezzi al minimo urto? No. Se segui i suggerimenti naturali che ti proponiamo, che non hanno niente da invidiare ai farmaci allopatici. Continua a leggere…
L’OSTEOPOROSI È LA MALATTIA DEL SECOLO?
L’osteoporosi è una malattia subdola: silente, non dolorosa e che non presenta alcun problema visibile prima… di una frattura “atipica”, dato che le aree colpite (come il collo del femore, le vertebre o i polsi) cedono più facilmente agli urti.
Dopo la menopausa una donna europea su tre soffre di osteoporosi e la patologia non risparmia neppure gli uomini dopo i 65 anni.
Oltre una certa età, subire una frattura può avere conseguenze molto gravi: può causare una depressione, portare all’invalidità, accelerare l’invecchiamento. Alcuni studi condotti in Europa su donne anziane evidenziano che il tasso di mortalità dopo una frattura del collo del femore è paragonabile a quello post ictus!
Per produrre un hamburger serve un litro di petrolio.
Corrisponde al carburante necessario per t... more Per produrre un hamburger serve un litro di petrolio.
Corrisponde al carburante necessario per trattori, macchine e camion per coltivare i campi, occuparsi degli animali, trasportare i prodotti e trasformarli. Pulizia, preparazione, cottura, confezionamento …
Ma ne serve anche per produrre i fertilizzanti: l’ingrediente principale di quelli chimici è il nitrato di ammonio, prodotto partendo da combustibili fossili.
L’ammonitrato è quel noto fertilizzante che talvolta esplode durante la fabbricazione, come nella catastrofe dello stabilimento AZF di Tolosa nel 2001, e molti altri (Ocean Liberty a Brest, West Fertilizer in Texas nel 2013, porto di Tianjin in Cina nel 2015).
La produzione alimentare è responsabile del 30% delle emissioni di gas serra.
Un modo decisivo per proteggere l’ambiente sarebbe quello di mangiare biologico o, ancor meglio, coltivarsi da soli i propri ortaggi. Fattibile? Non per tutti.
PRODURRE CIBO SENZA COMBUSTIBILI FOSSILI
Siamo tutti consapevoli che il mondo è sempre più pazzo, ed ecco che adesso è possibile coltivare senza energia fossile. Ma non si tratta di un “ritorno alla terra”: al contrario, di un “grande balzo in avanti” (verso il precipizio?).
Non v’è più terra, più animali e persino più il sole.
Viene presentato come un metodo di coltivazione più “pulito” e tutto accade in un bunker, che potrebbe anche essere sotterraneo, illuminato da LED.
Sono gli olandesi, gli esperti dell’agricoltura senza terra, che hanno lanciato gli esperimenti.
Artiglio del diavolo, Harpagophytum procumbens
Famiglia: Pedaliaceae
Parti usate: radici second... more Artiglio del diavolo, Harpagophytum procumbens
Famiglia: Pedaliaceae
Parti usate: radici secondarie.
L’Artiglio del diavolo è una pianta erbacea originaria della Namibia: il suo habitat naturale è il deserto e la savana. Predilige i terreni sabbiosi, di colore rosso bruno, come quelli del deserto del Kalahari.
La pianta si sviluppa a partire dall’apparato radicale, che presenta un lungo fittone che si affossa verticalmente nel terreno da cui partono le radici secondarie, che costituiscono la sua parte attiva.
Il fiore tubulare è rosso violaceo, e il frutto presenta delle appendici appuntite, da cui il nome della pianta.
Il tempo balsamico per la raccolta delle radici è a fine inverno, quando sono ricche d’acqua. vengono tagliate a rondelle e fatte prontamente essiccare, impedendo così lo sviluppo di batteri, funghi e microrganismi.
TRADIZIONE E STORIA
Il nome Harpagophytum è composto da due vocaboli greci: harpago, “arpione, uncino” e phytum, “pianta”. Procumbens invece si riferisce alla sua morfologia, dato che la pianta si sviluppa parallelamente al terreno: dal latino procumbere, cioè “inchinarsi a terra”.
Il nome volgare di Artiglio del diavolo origina dall’effetto prodotto sugli animali che, (si narra) dopo averne inghiottiti i frutti spinosi, periscono tra atroci convulsioni. Più plausibile (immaginando gli animali della savana non tutti idioti) è la versione che li vede agitarsi come fossero “posseduti”, “indemoniati”, quando il frutto rimane attaccato nelle parti molli degli zoccoli.
Nella medicina tradizionale africana dei popoli Bantus, San e Khoi l’Artiglio del diavolo è utilizzato per ridurre i dolori del parto (facendone impacchi di radice fresca sull’addome), per trattare la febbre, i disturbi digestivi, le allergie, le emicranie, i dolori muscolari e, infine, sotto forma di unguento, per ulcere, foruncoli e ferite.
Le prime descrizioni occidentali della pianta datano del 1820, ma è nel nel 1907 che un tedesco (a contatto con i popoli indigeni) ne scoprì le sue virtù medicinali e lo introdusse in Europa agli inizi del Novecento, dove venne utilizzato prevalentemente per le patologie dell’apparato locomotore (artrosi, reumatismi).
Quando si parla di ritenzione idrica si ritiene spesso che questo problema riguardi soprattutto l... more Quando si parla di ritenzione idrica si ritiene spesso che questo problema riguardi soprattutto le donne. Non è affatto vero.
Signori, avete difficoltà a sfilare la fede dal dito? I calzini vi lasciano segni alle caviglie quando li togliete? Forse soffrite di edema, più comunemente noto come ritenzione idrica.
I sintomi della ritenzione idrica sono il gonfiore di alcune parti del corpo come le mani, i piedi e le caviglie, con un’impressione di rigidità e talvolta anche dolore della parte interessata. Chi soffre di edema nota spesso un aumento di peso, anche di diversi chilogrammi.
QUANDO L’ORGANISMO IMMAGAZZINA ACQUA MA NON VUOLE ELIMINARNE
Il nostro corpo è fatto per il 65% di acqua: in presenza di ritenzione idrica l’organismo (o una parte di esso) ne è in sovraccarico. Immagazzina l’acqua ma non la evacua. Talvolta dei reni pigri o un fegato stanco possono contribuire alla difficoltà di rimuovere i fluidi in eccesso ma, non è così semplice: sono molti i fattori coinvolti nella comparsa dell’edema.
Ricordiamo l’ingestione dei diversi veleni presenti nell’acqua di rubinetto e nel cibo spazzatura, o anche i residui di farmaci e l’inquinamento atmosferico: per salvaguardare i parametri vitali di funzionamento, l’organismo si idrata sempre di più man mano che il tasso di avvelenamento aumenta, in modo da diluire la concentrazione delle tossine e dei veleni entro limiti tollerabili.
IL COINVOLGIMENTO DEL SISTEMA LINFATICO
La circolazione linfatica interessa l’organismo dalle estremità verso il cuore, in vasi e linfonodi. La linfa è quel liquido giallastro e trasparente che fuoriesce dalle ferite e che si immagazzina nei linfonodi in caso di malattia. Interviene infatti nella difesa contro i batteri, i virus e gli altri corpi estranei tossici.
Ma la linfa è anche coinvolta nel trasporto di ormoni, e questo è ciò che ci interessa per il drenaggio dell’acqua nei tessuti: è lei che assicura l’evacuazione dei rifiuti cellulari (grassi, tossine, proteine).
A differenza del sangue che circola grazie al pompaggio del cuore, la circolazione linfatica non ha alcuna pompa per agevolare il flusso. Sono solo i movimento del corpo, le contrazioni muscolari e delle pareti dei vasi che consentono alla linfa di circolare.
La sedentarietà e la compressione dei vasi favoriscono il ristagno della linfa nei tessuti e quindi la sua impossibilità di drenare l’acqua “sporca” fuori dall’organismo.
La Moringa oleifera, conosciuta anche come l’albero della vita, è stata utilizzata per le sue vir... more La Moringa oleifera, conosciuta anche come l’albero della vita, è stata utilizzata per le sue virtù nutrizionali per decenni dalle ONG nei piani di lotta alla malnutrizione.
Poco conosciuta fino a qualche anno fa, la Moringa è sempre stata considerata un alimento e, come tale, è stata utilizzata. Successivamente, sono stati condotti studi clinici e accademici che hanno confermato gli incredibili valori nutrizionali di Moringa ma anche le sue numerose virtù, benefiche per il nostro organismo.
La fitoterapia è, molto probabilmente, la più antica medicina di cui l’uomo si è avvalso nei seco... more La fitoterapia è, molto probabilmente, la più antica medicina di cui l’uomo si è avvalso nei secoli.
Fitoterapia: ha senso che un medico moderno, con alle spalle un corso di studi che gli consente di utilizzare la più sofisticata tecnologia diagnostica e terapeutica e con a disposizione farmaci potenti e raffinati, in grado di agire in maniera selettiva su specifici gruppi di recettori, si impegni in uno studio serio e rigoroso sull’utilizzo delle piante per la cura ed il benessere della persona?
Le risposta, che può sembrare paradossale, è sì. E per almeno quattro ordini di fattori.
Perché è importante conoscere la fitoterapia
Ancora oggi molti farmaci utilizzati comunemente nella pratica clinica sono costituiti da estratti di piante o da derivati di esse. Questo sarebbe già un buon motivo per interessarsi di fitoterapia. Ma, oltre a ciò, sappiamo che essa, lungi dal costituire un capitolo interessante ma superato della storia della medicina, rappresenta il metodo terapeutico verosimilmente più diffuso al mondo presso qualsiasi latitudine.
I motivi di questo fenomeno sono diversi.
Da un lato, vi è sicuramente una ragione di tipo economico. È noto che il modello medico occidentale è molto costoso e questo costituisce forse il principale motivo per cui molti paesi in via di sviluppo hanno come principale risorsa terapeutica, se non unica, l’utilizzo di rimedi fitoterapici.
Ci sono poi motivi legati al fatto che per talune malattie, molto diffuse nei paesi scarsamente sviluppati, semplicemente non esistono cure derivanti dalla moderna ricerca farmacologica; basti ricordare che la malaria, orfana di ricerca nella farmacologia occidentale, è attualmente contrastata con una serie di prodotti chimici la cui efficacia è molto ridotta per via della presenza di numerosi ceppi resistenti. Così, oggi, dobbiamo constatare che il futuro della cura di questa malattia è più affidato a principi naturali derivanti da piante medicinali, come l’Artemisia annua (da cui si ricava l’artemisina), che a prodotti di registrazione farmacologica.
L’occhio è un indicatore del passare del tempo: e non possiamo certo sfuggire al processo di inve... more L’occhio è un indicatore del passare del tempo: e non possiamo certo sfuggire al processo di invecchiamento, che inizia il primo giorno della nostra vita. Tuttavia, questa inesorabile usura, è notevolmente accelerata dal nostro stile di vita “moderno” e assistiamo allo sviluppo, in età sempre più precoce, di malattie legate all’invecchiamento oculare che, in passato, colpivano solo le persone molto anziane.
Per ritardare l’inevitabile, oggi è indispensabile agire con una prevenzione efficace a partire dai quarant’anni di età.
L’occhio, infatti, è uno degli organi più esposti all’invecchiamento. Si potrebbe quasi dire che porta in sé la proprio fine, visto che ha assolutamente bisogno della luce per adempiere alla sua funzione, anche se è proprio l’azione della luce che lo consuma, la rovina e lo distrugge. L’occhio è esposto alla luce da dieci a cento volte più della pelle, viene sottoposto più di ogni altro organo allo stress dei radicali liberi, cioè all’eccessiva produzione di elementi di ossidazione e degradazione dovuti alle aggressioni della luce sulla retina, un tessuto ricco di acidi grassi Omega-3 essenziali (EPA e DHA), ben noti per la loro labilità.
L’invecchiamento meccanico dell’occhio avviene anche quando il cristallino (che permette di focalizzare le immagini sulla retina) perde la sua elasticità e non è più in grado di mettere a fuoco da vicino. Questa è la cosiddetta presbiopia, quasi inevitabile dopo i 50 anni.
I guaritori dell’impero Inca usavano frequentemente, nelle loro prescrizioni, la corteccia di un ... more I guaritori dell’impero Inca usavano frequentemente, nelle loro prescrizioni, la corteccia di un albero dalle molteplici virtù terapeutiche che chiamavano Tajibo (traduzione: “colui che uccide i mali”). Diversi studi confermano ormai l’interesse terapeutico di questo albero, oggi comunemente chiamato Lapacho (e della sua corteccia), nel trattamento delle infezioni da funghi o parassiti, ma anche nel trattamento del cancro.
La corteccia di Lapacho (Tabebuia avellanedae lorenz ex Griseb) fu scoperta dagli indiani Kallawaya, guaritori Inca itineranti, che la fecero conoscere in tutto il Sud America. Lapacho è l’unico albero ad essere del tutto immune alle aggressioni di funghi, ed era spesso utilizzato proprio per combattere le infezioni fungine ma, i guaritori tradizionali, lo usavano anche per trattare problemi della pelle come acne, eczema, herpes o psoriasi, ed era prescritto come analgesico per ridurre il dolore. Infine, le ricette tradizionali lo raccomandano anche per le cisti sebacee.
Antifatica naturale e leggendaria, coltivata da oltre 4000 anni sugli altipiani del Perù e della ... more Antifatica naturale e leggendaria, coltivata da oltre 4000 anni sugli altipiani del Perù e della Bolivia, Maca è un vero concentrato di energia.
Tradizionalmente usata dagli Incas come tonico e afrodisiaco naturale, è anche un ingrediente di elezione nella dieta (in particolare degli atleti), riconosciuta per il suo effetto energizzante, antiossidante e fortificante.
Prima dimenticata poi tornata in auge negli anni ’80 grazie all’iniziativa del governo peruviano, Maca ha conosciuto nei secoli una storia tra le più movimentate. Ancora oggi è invidiata, imitata, addirittura rubata, dalla Cina e da altri paesi asiatici, come testimoniano le sue pallide copie che compaiono sui nostri scaffali.
Cosa devi sapere prima di iniziare una cura di Maca? Si adatta perfettamente a tutti gli organismi? Come distinguere la vera Maca dalle sue contraffazioni con proprietà nutrizionali quasi nulle?
Scopriamo insieme un supercibo dai mille benefici per la salute.
CHE COS’È LA MACA?
Denominazione botanica: Lepidium meyenii Walp, L. peruvianum Chacon Famiglia: Crucifere (Brassicacee) Parti usate: radice tuberosa Tempo balsamico: a maturità, cioè dopo 7-10 mesi dalla semina.
Il nome “Maca”, secondo Pulgar Vidal (1985), deriva dalla contrazione di due parole Quechua, la lingua degli Incas ancor oggi parlata dai loro discendenti: « ma », che significa “coltivata in montagna” e « ca », che significa “cibo fortificante”. Coltivata da migliaia di anni dalle prime civiltà precolombiane, è anche conosciuta come pianta sacra degli Incas, oro degli Incas, o ginseng peruviano, per le sue eccellenti proprietà nutritive (equivalenti a quelle del grano o del riso), tonificanti e afrodisiache, e per i suoi numerosi benefici per la salute.
La pianta « rasayana » per eccellenza (che rigenera, ringiovanisce), l’Ashwagandha (Withania somn... more La pianta « rasayana » per eccellenza (che rigenera, ringiovanisce), l’Ashwagandha (Withania somnifera della famiglia delle Solanaceae) è apparsa nella medicina ayurvedica più di 3000 anni fa ed oggi ne è (con il basilico sacro) la pianta più apprezzata.
La Withania è una pianta erbacea a fusto legnoso alla base, che raggiunge i 2 metri di altezza. Le foglie sono opposte, ovate-lanceolate e a margine intero. I fiori sono di colore giallognolo e i frutti sono delle bacche di coloro giallo-arancio. Diffusa in India, cresce spontaneamente anche in Sudafrica e Asia orientale: se ne conoscono oltre 20 specie.
Le parti usate sono le radici, le foglie, la corteccia, i semi e i frutti: praticamente tutto ma in particolare le radici, di cui parleremo qui, chiamandola con il suo nome latino con cui ci è più nota.
Angelica (Angelica Archangelica L.) è una pianta della famiglia delle Ombrellifere/Apiaceae che r... more Angelica (Angelica Archangelica L.) è una pianta della famiglia delle Ombrellifere/Apiaceae che raggiunge anche i 2 metri di altezza. Pianta biennale, è frequente nella fascia submontana dell’Europa centrale e settentrionale.
Ha fusto eretto, robusto, attraversato da striature rossastre, che si ramifica in alto a portare grandi ombrelle con fiori di colore giallo chiaro. Le foglie sono lunghe, tripennatosette, simili a grandi mani. Il frutto è un achenio piatto. La radice, grossa e fittonante, è lunga fino a 30 cm, bruna all’esterno e biancastra all’interno, di sapore dolciastro che tende all’amaro.
Le parti usate sono le Radici (tempo balsamico inizio autunno) e i Frutti (tempo balsamico agosto-settembre).
L’ANGELICA: TRADIZIONE E STORIA
Il nome Angelica deriva dal latino angelus, a sua volta mutuato dal greco άγγελος (dal persiano angaros, cioè « messaggero, nunzio, portaordini »). È poi divenuto « essere divino » secondo un’etimologia sanscrita giunta nel Mediterraneo dalla Persia. Se ne ribadisce il significato di essere un tramite fra gli uomini e il divino, di portare la parola e la luce celesti sulla Terra.
Secondo la leggenda, la pianta venne donata agli uomini da un arcangelo e per questo è talora anche denominata Erba degli angeli o Erba dello spirito. Secondo altri miti, invece, Angelica sarebbe stata rivelata in sogno da un angelo per la cura delle piaghe. Il suo nome potrebbe derivare dall’osservazione che fiorisce nel giorno dell’arcangelo Michele e che per questo avrebbe la caratteristica di proteggere dalle influenze del maligno. Nella mitologia dei popoli nordici è collegata a fenomeni di estasi e spiritualità. È impiegata nei rituali magici dedicati al sole e alla luna.
Sin dai tempi antichi veniva utilizzata la radice sia come disinfettante che come cicatrizzante nelle punture o nei morsi velenosi. Durante il Medioevo, i monaci ne fecero un ingrediente fondamentale dei loro liquori tonici e cordiali. Ebbe fama di essere efficace contro la peste e si diceva che annusare una radice di Angelica imbevuta di aceto potesse preservare dal contagio.
Considerata pianta solare e calda, era indicata come rimedio stimolante, antispasmodico e digestivo. La sua azione più importante era considerata comunque quella depurativa, capace di eliminare gli umori cattivi, le tossine e restituire agli uomini la loro « purezza angelica ».
Nella tradizione popolare si usavano anche i germogli raccolti in primavera, con i quali si otteneva un’acqua indicata per i dolori mestruali e le dismenorree. Era anche considerata un ottimo rimedio per bronchiti, pleuriti, reumatismi e disturbi del tratto digerente. La si riteneva controindicata ai diabetici perché in grado di incrementare i livelli di zucchero nelle urine. Il suo infuso era ritenuto utile per eliminare le flatulenze e risolvere le indigestioni. La sua radice, che entra a far parte dei più importanti elisir del passato, era, soprattutto in epoca medievale, considerata un ottimo tonico nervino, antinfettivo e in grado di ripristinare le forze perdute. Nella tradizione europea i tonici erano quasi tutte piante amare (Genziana, China, Centaurea, Fieno greco) che, con la loro azione digestiva, operavano una “messa in movimento” dell’energia bloccata con conseguente effetto tonico generale.
Il frutto, particolarmente ricco in olio essenziale, si ritrova citato negli erbari come emmenagogo, espettorante e diuretico e, polverizzato, come antiparassitario.
La fitoterapia è basata sull’impiego di piante medicinali a scopo terapeutico e, quando si tratta... more La fitoterapia è basata sull’impiego di piante medicinali a scopo terapeutico e, quando si tratta delle proprietà dei principi attivi delle droghe e delle loro indicazioni, spesso si parla di uso “tradizionale”, di indicazioni “popolari”… Vediamo in realtà che cosa significa.
LA FITOTERAPIA SECONDO L’OMS
La fitoterapia è un complesso sistema di metodiche, tecniche terapeutiche e prodotti che, secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) appartiene al più vasto sistema della medicina tradizionale. La medicina tradizionale è, a sua volta, un concetto di difficile definizione, che comprende sia i grandi sistemi – come la medicina tradizionale cinese, la medicina ayurvedica indiana e la medicina araba umani – sia altre forme di terapie etniche.
Le terapie mediche tradizionali, a loro volta, si dividono in terapie farmacologiche (nel caso usino medicinali derivati da piante, da animali o da minerali) e terapie non farmacologiche (se il trattamento non prevede la somministrazione di farmaci, come nel caso dell’agopuntura, delle terapie manuali e di quelle spirituali).
Conosciuta da migliaia di anni in Cina come wu wei zi, è una delle cinquanta piante superiori del... more Conosciuta da migliaia di anni in Cina come wu wei zi, è una delle cinquanta piante superiori della farmacopea cinese: epatoprotettiva e adattogena, Schisandra (Schisandra chinensis) rafforza l’organismo aiutandolo a sostenere l’attività fisica ed intellettuale eliminando lo stress. È anche la pianta della sessualità: la medicina tradizionale cinese la chiama il “frutto dell’amore”.
Pianta rampicante dal frutto legnoso della famiglia delle Schisandraceae, cresce nei boschi e si sviluppa per circa 8 metri. È originaria del Nord della Cina, ma è presente anche nelle regioni confinanti di Russia e Corea. Le foglie sono alterne, picciolate, ovali, con apice appuntito. I fiori, raccolti in infiorescenze a grappolo e dotati di numerosi pistilli, sono declini e poco numerosi. Il frutto è una bacca rossa con semi reniformi.
Il suo tempo balsamico è l’estate e le parti usate sono i frutti con semi.
Silice, silicio, acido ortosilicico, silanoli, silicio organico, silice o silicio colloidale… tut... more Silice, silicio, acido ortosilicico, silanoli, silicio organico, silice o silicio colloidale… tutti questi termini sono spesso confusi. E, anche se trovano le loro radici latine nella parola silicis (che significa roccia), sono forme diverse: non tutte assimilabili dall’organismo e, alcune, anche tossiche. Perché, come per altri elementi della tavola periodica, è la forma chimica dei composti che ne determina l’efficacia, ovvero l’assorbimento.
Da qualche anno si parla molto del silicio: è considerato una panacea, dichiarato uno degli elementi essenziali per la nostra salute e il nostro benessere. Sì, è vero. Cerchiamo però di fare chiarezza.
L’artrosi lombare (o lombo sacrale), come tutte le artrosi, è una patologia degenerativa che debu... more L’artrosi lombare (o lombo sacrale), come tutte le artrosi, è una patologia degenerativa che debutta con l’erosione delle cartilagini a protezione delle vertebre e procede con l’erosione e la deformazione del tessuto osseo compromettendo l’articolazione, con riflessi anche sulla struttura tendinea e muscolare.
Il dolore alla schiena, soprattutto in età avanzata, può dipendere dall’insorgenza dell’artrosi lombare, che colpisce la colonna vertebrale tra la prima e la quinta vertebra lombare (la parte bassa della schiena).
È una patologia che si sviluppa negli anni, e cogliendone i segnali premonitori, si può avere tempo necessario per correre ai ripari. Attenzione quindi a piccole e sporadiche lombalgie, cui magari non si dà particolare importanza ma che aumentano con il passare dei mesi e degli anni.
La forma acuta di artrosi lombare può manifestarsi anche violentemente con episodi di “blocco” (spesso dopo movimenti di flessione anteriore del tronco). Il dolore si presenta trasversalmente, con possibile diffusione agli arti (sciatalgia).
La ricerca sulle piante sta progredendo, ma le malattie non regrediscono. Anzi, il contrario. Sec... more La ricerca sulle piante sta progredendo, ma le malattie non regrediscono. Anzi, il contrario. Secondo l’INSERM, circa 900.000 persone soffrono oggi di Alzheimer e questa cifra salirà a 1,3 milioni entro il 2020.
Dobbiamo quindi essere preparati alla possibilità che questa malattia possa colpire uno dei nostri cari e, naturalmente, dobbiamo anche prepararci all’eventualità che possa un giorno colpisca noi.
Molte piante sono allo studio per trovare la nuova molecola miracolosa: ti parleremo solo delle più promettenti.
Ma, per quanto riguarda la prima della lista, vedrai che si tratta di un argomento piuttosto delicato. È meglio dimenticarla.
La luce viva artificiale, utilizzata fin dagli anni ’80 per il trattamento delle depressioni stag... more La luce viva artificiale, utilizzata fin dagli anni ’80 per il trattamento delle depressioni stagionali, continua a sorprendere per il suo potenziale terapeutico: si tratta in effetti di una vera medicina naturale.
Del resto, ne è stata ormai attestata l’efficacia risolutiva per problematiche di jet lag, stress, disturbi del sonno, problemi cognitivi e perfino per la bulimia.
Paradossalmente, fu la scoperta dell’effetto antidepressivo della luce viva su di un paziente affetto da depressione ricorrente che permise, al dottor Norman Rosenthal, nel 1984, di rivelare l’esistenza di un “disordine affettivo stagionale” (SAD).
Da allora la ricerca ha continuato ad esplorare il campo terapeutico della luxtherapy, nota anche come fototerapia, light therapy o, in Italia, luxterapia.
La coxartrosi è l’artrosi dell’articolazione dell’anca, patologia cronico-degenerativa dovuta a u... more La coxartrosi è l’artrosi dell’articolazione dell’anca, patologia cronico-degenerativa dovuta a una progressiva alterazione della cartilagine articolare.
Si definisce “primitiva” quando compare su un’anca normale, in soggetti solitamente di più di 55 anni di età, e rappresenta il 40% dei casi. Si definisce “secondaria” quando è conseguente a varie patologie, come le deformità articolari congenite (displasia) o post-traumatiche, infettive, reumatiche o vascolari (come la necrosi asettica della testa del femore) in soggetti più giovani. La coxartrosi secondaria rappresenta il 60% dei casi.
I sintomi per i due tipi di artrosi sono gli stessi: il principale è il dolore, meccanico, che si accompagna di zoppia e solitamente si manifesta nell’anca, a livello dell’inguine, del gluteo e anche del ginocchio.
La rigidità articolare associata al dolore è responsabile di una disabilità che si manifesta nella vita quotidiana, rendendo difficili anche movimenti come il camminare o il salire le scale.
Per contrastare l’artrosi dell’anca è essenziale sorvegliare il peso e avere una regolare attività fisica che mantenga una buona mobilità.
Ecco una serie di esercizi da praticare a casa per rinforzare i muscoli che stabilizzano l’articolazione e stimolare la mobilità. Grazie a questi, potrai limitare i dolori e mantenere una postura il più possibile corretta.
Se rispondi “sì” alle seguenti 4 domande, puoi dividere per 2 il rischio di mortalità rispetto al... more Se rispondi “sì” alle seguenti 4 domande, puoi dividere per 2 il rischio di mortalità rispetto alle persone della tua età.
Inoltre, potresti avere 2,4 probabilità in più di vivere senza Alzheimer, e il 30% di rischio in meno di “rimbambimento”, che oggi si chiama “demenza senile”.
E… se rispondi “no” ad una o più di queste domande, seguono semplici modi per trasformare questi “no” in “sì”.
LE 4 DOMANDE
Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Alcune persone vagano, e attraversano la vita senza scopo, ma io non sono una di queste» ? Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Mi sento bene quando ripenso al mio passato, e quando penso a ciò che sarà il futuro » ? Stessa cosa per « Sento di aver già fatto molto e vissuto avventure, ma ho ancora tanto da scoprire. » Stessa cosa per « Ho molti progetti e temo di non vivere abbastanza a lungo per portarli a compimento. » Se hai risposto “sì” a una o più di queste domande è molto positivo, perché significa che hai un obiettivo chiaro che guida la tua vita.
Ora, secondo Patricia Boyle, neuropsicologa presso il Centro Rush per la malattia di Alzheimer a Chicago (USA), l’avere uno scopo nella vita (purpose in inglese) « è un indicatore molto affidabile di buona salute e benessere negli anziani ». [1]
Con i suoi colleghi ricercatori, ha seguito un gruppo di 1.238 individui (età media 78 anni) per 5 anni. E ha scoperto che le persone che avevano obiettivi per animare la loro esistenza, avevano due volte meno di probabilità di morire rispetto ad altri! [2] E sviluppando un minor numero di disabilità.
Il dottor Boyle ha seguito anche quasi 1.000 persone, età media di 80 anni, per un periodo di massimo 7 anni. Il suo team ha scoperto che le persone con uno scopo nella vita, hanno 2,4 volte più di probabilità di sfuggire alla malattia di Alzheimer rispetto a quelli che non lo hanno.[3] E che questo rallenta il tasso di declino cognitivo di circa il 30%.
Il dato in ogni caso più impressionante è che, anche se la malattia si deposita nel cervello (l’Alzheimer è caratterizzata dallo sviluppo di placche chiamate “amiloidi“), il fatto di avere degli obiettivi protegge contro l’insorgenza dei sintomi dell’Alzheimer. In altre parole: il tuo cervello ne è influenzato, ma la tua vita va avanti come prima, senza i segni di malattia.
Esistono, in caso di artrosi, esercizi specifici adatti per combattere i dolori articolari e faci... more Esistono, in caso di artrosi, esercizi specifici adatti per combattere i dolori articolari e facilitare la flessibilità e la stabilità delle articolazioni.
Infatti, oltre alle buone abitudini da seguire e le posture da adottare, per alleviare i tuoi dolori la pratica regolare di esercizio fisico (anche moderato) è essenziale.
E, per regolare, si intende almeno una mezz’ora per 3 o 4 giorni a settimana.
In ogni caso, dovrai praticare esercizi mirati per rinforzare i muscoli (guaina), per intrattenere la flessibilità delle articolazioni e esercizi aerobici. Questa combinazione risulta essere davvero la più efficace, ma è opportuno evitare gli sport che comportano choc ripetuti e microtraumi, come ad esempio la corsa o il calcio.
Devi anche sapere che gli esercizi devono essere adattati alla severità dell’artrosi e, naturalmente, ne esistono di specifici a seconda della zona colpita.
In generale, sono raccomandate le attività dolci come il camminare, il nuoto (e l’acquagym) o la bicicletta.
Tuttavia, quali che siano gli esercizi, tieni sempre presenti queste semplici raccomandazioni:
pianifica un po’ di tempo per praticare i tuoi esercizi senza essere disturbato; inizia gradualmente e senza forzature, soprattutto se non pratichi regolare esercizio fisico; ricorda di respirare, per ossigenarti correttamente; non forzare sulle articolazioni; rispetta un tempo di pausa tra ogni esercizio; aumenta il numero di serie, la difficoltà o la durata degli esercizi progressivamente, restando all’ascolto del tuo corpo e delle tue sensazioni; cerca di essere regolare nella pratica senza scoraggiarti, perché spesso, per ottenere benefici, serviranno diverse settimane. Infine, dividi le tue sessioni in tre parti: esercizi per le articolazioni, esercizi per il rafforzamento muscolare e stretching.
Ti proponiamo, per iniziare, una sequenza completa indicata qualsiasi sia la zona interessata. Andremo poi più nello specifico con articoli dedicati alle patologie più frequenti.
E, un brutto giorno, arriva la diagnosi: « Lei soffre di osteoporosi ».
Che cosa significa? Che l... more E, un brutto giorno, arriva la diagnosi: « Lei soffre di osteoporosi ». Che cosa significa? Che le tue ossa andranno in pezzi al minimo urto? No. Se segui i suggerimenti naturali che ti proponiamo, che non hanno niente da invidiare ai farmaci allopatici. Continua a leggere…
L’OSTEOPOROSI È LA MALATTIA DEL SECOLO?
L’osteoporosi è una malattia subdola: silente, non dolorosa e che non presenta alcun problema visibile prima… di una frattura “atipica”, dato che le aree colpite (come il collo del femore, le vertebre o i polsi) cedono più facilmente agli urti.
Dopo la menopausa una donna europea su tre soffre di osteoporosi e la patologia non risparmia neppure gli uomini dopo i 65 anni.
Oltre una certa età, subire una frattura può avere conseguenze molto gravi: può causare una depressione, portare all’invalidità, accelerare l’invecchiamento. Alcuni studi condotti in Europa su donne anziane evidenziano che il tasso di mortalità dopo una frattura del collo del femore è paragonabile a quello post ictus!
Per produrre un hamburger serve un litro di petrolio.
Corrisponde al carburante necessario per t... more Per produrre un hamburger serve un litro di petrolio.
Corrisponde al carburante necessario per trattori, macchine e camion per coltivare i campi, occuparsi degli animali, trasportare i prodotti e trasformarli. Pulizia, preparazione, cottura, confezionamento …
Ma ne serve anche per produrre i fertilizzanti: l’ingrediente principale di quelli chimici è il nitrato di ammonio, prodotto partendo da combustibili fossili.
L’ammonitrato è quel noto fertilizzante che talvolta esplode durante la fabbricazione, come nella catastrofe dello stabilimento AZF di Tolosa nel 2001, e molti altri (Ocean Liberty a Brest, West Fertilizer in Texas nel 2013, porto di Tianjin in Cina nel 2015).
La produzione alimentare è responsabile del 30% delle emissioni di gas serra.
Un modo decisivo per proteggere l’ambiente sarebbe quello di mangiare biologico o, ancor meglio, coltivarsi da soli i propri ortaggi. Fattibile? Non per tutti.
PRODURRE CIBO SENZA COMBUSTIBILI FOSSILI
Siamo tutti consapevoli che il mondo è sempre più pazzo, ed ecco che adesso è possibile coltivare senza energia fossile. Ma non si tratta di un “ritorno alla terra”: al contrario, di un “grande balzo in avanti” (verso il precipizio?).
Non v’è più terra, più animali e persino più il sole.
Viene presentato come un metodo di coltivazione più “pulito” e tutto accade in un bunker, che potrebbe anche essere sotterraneo, illuminato da LED.
Sono gli olandesi, gli esperti dell’agricoltura senza terra, che hanno lanciato gli esperimenti.
Artiglio del diavolo, Harpagophytum procumbens
Famiglia: Pedaliaceae
Parti usate: radici second... more Artiglio del diavolo, Harpagophytum procumbens
Famiglia: Pedaliaceae
Parti usate: radici secondarie.
L’Artiglio del diavolo è una pianta erbacea originaria della Namibia: il suo habitat naturale è il deserto e la savana. Predilige i terreni sabbiosi, di colore rosso bruno, come quelli del deserto del Kalahari.
La pianta si sviluppa a partire dall’apparato radicale, che presenta un lungo fittone che si affossa verticalmente nel terreno da cui partono le radici secondarie, che costituiscono la sua parte attiva.
Il fiore tubulare è rosso violaceo, e il frutto presenta delle appendici appuntite, da cui il nome della pianta.
Il tempo balsamico per la raccolta delle radici è a fine inverno, quando sono ricche d’acqua. vengono tagliate a rondelle e fatte prontamente essiccare, impedendo così lo sviluppo di batteri, funghi e microrganismi.
TRADIZIONE E STORIA
Il nome Harpagophytum è composto da due vocaboli greci: harpago, “arpione, uncino” e phytum, “pianta”. Procumbens invece si riferisce alla sua morfologia, dato che la pianta si sviluppa parallelamente al terreno: dal latino procumbere, cioè “inchinarsi a terra”.
Il nome volgare di Artiglio del diavolo origina dall’effetto prodotto sugli animali che, (si narra) dopo averne inghiottiti i frutti spinosi, periscono tra atroci convulsioni. Più plausibile (immaginando gli animali della savana non tutti idioti) è la versione che li vede agitarsi come fossero “posseduti”, “indemoniati”, quando il frutto rimane attaccato nelle parti molli degli zoccoli.
Nella medicina tradizionale africana dei popoli Bantus, San e Khoi l’Artiglio del diavolo è utilizzato per ridurre i dolori del parto (facendone impacchi di radice fresca sull’addome), per trattare la febbre, i disturbi digestivi, le allergie, le emicranie, i dolori muscolari e, infine, sotto forma di unguento, per ulcere, foruncoli e ferite.
Le prime descrizioni occidentali della pianta datano del 1820, ma è nel nel 1907 che un tedesco (a contatto con i popoli indigeni) ne scoprì le sue virtù medicinali e lo introdusse in Europa agli inizi del Novecento, dove venne utilizzato prevalentemente per le patologie dell’apparato locomotore (artrosi, reumatismi).
Quando si parla di ritenzione idrica si ritiene spesso che questo problema riguardi soprattutto l... more Quando si parla di ritenzione idrica si ritiene spesso che questo problema riguardi soprattutto le donne. Non è affatto vero.
Signori, avete difficoltà a sfilare la fede dal dito? I calzini vi lasciano segni alle caviglie quando li togliete? Forse soffrite di edema, più comunemente noto come ritenzione idrica.
I sintomi della ritenzione idrica sono il gonfiore di alcune parti del corpo come le mani, i piedi e le caviglie, con un’impressione di rigidità e talvolta anche dolore della parte interessata. Chi soffre di edema nota spesso un aumento di peso, anche di diversi chilogrammi.
QUANDO L’ORGANISMO IMMAGAZZINA ACQUA MA NON VUOLE ELIMINARNE
Il nostro corpo è fatto per il 65% di acqua: in presenza di ritenzione idrica l’organismo (o una parte di esso) ne è in sovraccarico. Immagazzina l’acqua ma non la evacua. Talvolta dei reni pigri o un fegato stanco possono contribuire alla difficoltà di rimuovere i fluidi in eccesso ma, non è così semplice: sono molti i fattori coinvolti nella comparsa dell’edema.
Ricordiamo l’ingestione dei diversi veleni presenti nell’acqua di rubinetto e nel cibo spazzatura, o anche i residui di farmaci e l’inquinamento atmosferico: per salvaguardare i parametri vitali di funzionamento, l’organismo si idrata sempre di più man mano che il tasso di avvelenamento aumenta, in modo da diluire la concentrazione delle tossine e dei veleni entro limiti tollerabili.
IL COINVOLGIMENTO DEL SISTEMA LINFATICO
La circolazione linfatica interessa l’organismo dalle estremità verso il cuore, in vasi e linfonodi. La linfa è quel liquido giallastro e trasparente che fuoriesce dalle ferite e che si immagazzina nei linfonodi in caso di malattia. Interviene infatti nella difesa contro i batteri, i virus e gli altri corpi estranei tossici.
Ma la linfa è anche coinvolta nel trasporto di ormoni, e questo è ciò che ci interessa per il drenaggio dell’acqua nei tessuti: è lei che assicura l’evacuazione dei rifiuti cellulari (grassi, tossine, proteine).
A differenza del sangue che circola grazie al pompaggio del cuore, la circolazione linfatica non ha alcuna pompa per agevolare il flusso. Sono solo i movimento del corpo, le contrazioni muscolari e delle pareti dei vasi che consentono alla linfa di circolare.
La sedentarietà e la compressione dei vasi favoriscono il ristagno della linfa nei tessuti e quindi la sua impossibilità di drenare l’acqua “sporca” fuori dall’organismo.
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Papers by Lucia Taras
Poco conosciuta fino a qualche anno fa, la Moringa è sempre stata considerata un alimento e, come tale, è stata utilizzata.
Successivamente, sono stati condotti studi clinici e accademici che hanno confermato gli incredibili valori nutrizionali di Moringa ma anche le sue numerose virtù, benefiche per il nostro organismo.
Fitoterapia: ha senso che un medico moderno, con alle spalle un corso di studi che gli consente di utilizzare la più sofisticata tecnologia diagnostica e terapeutica e con a disposizione farmaci potenti e raffinati, in grado di agire in maniera selettiva su specifici gruppi di recettori, si impegni in uno studio serio e rigoroso sull’utilizzo delle piante per la cura ed il benessere della persona?
Le risposta, che può sembrare paradossale, è sì. E per almeno quattro ordini di fattori.
Perché è importante conoscere la fitoterapia
Ancora oggi molti farmaci utilizzati comunemente nella pratica clinica sono costituiti da estratti di piante o da derivati di esse.
Questo sarebbe già un buon motivo per interessarsi di fitoterapia. Ma, oltre a ciò, sappiamo che essa, lungi dal costituire un capitolo interessante ma superato della storia della medicina, rappresenta il metodo terapeutico verosimilmente più diffuso al mondo presso qualsiasi latitudine.
I motivi di questo fenomeno sono diversi.
Da un lato, vi è sicuramente una ragione di tipo economico.
È noto che il modello medico occidentale è molto costoso e questo costituisce forse il principale motivo per cui molti paesi in via di sviluppo hanno come principale risorsa terapeutica, se non unica, l’utilizzo di rimedi fitoterapici.
Ci sono poi motivi legati al fatto che per talune malattie, molto diffuse nei paesi scarsamente sviluppati, semplicemente non esistono cure derivanti dalla moderna ricerca farmacologica; basti ricordare che la malaria, orfana di ricerca nella farmacologia occidentale, è attualmente contrastata con una serie di prodotti chimici la cui efficacia è molto ridotta per via della presenza di numerosi ceppi resistenti. Così, oggi, dobbiamo constatare che il futuro della cura di questa malattia è più affidato a principi naturali derivanti da piante medicinali, come l’Artemisia annua (da cui si ricava l’artemisina), che a prodotti di registrazione farmacologica.
Tuttavia, questa inesorabile usura, è notevolmente accelerata dal nostro stile di vita “moderno” e assistiamo allo sviluppo, in età sempre più precoce, di malattie legate all’invecchiamento oculare che, in passato, colpivano solo le persone molto anziane.
Per ritardare l’inevitabile, oggi è indispensabile agire con una prevenzione efficace a partire dai quarant’anni di età.
L’occhio, infatti, è uno degli organi più esposti all’invecchiamento.
Si potrebbe quasi dire che porta in sé la proprio fine, visto che ha assolutamente bisogno della luce per adempiere alla sua funzione, anche se è proprio l’azione della luce che lo consuma, la rovina e lo distrugge.
L’occhio è esposto alla luce da dieci a cento volte più della pelle, viene sottoposto più di ogni altro organo allo stress dei radicali liberi, cioè all’eccessiva produzione di elementi di ossidazione e degradazione dovuti alle aggressioni della luce sulla retina, un tessuto ricco di acidi grassi Omega-3 essenziali (EPA e DHA), ben noti per la loro labilità.
L’invecchiamento meccanico dell’occhio avviene anche quando il cristallino (che permette di focalizzare le immagini sulla retina) perde la sua elasticità e non è più in grado di mettere a fuoco da vicino. Questa è la cosiddetta presbiopia, quasi inevitabile dopo i 50 anni.
La corteccia di Lapacho (Tabebuia avellanedae lorenz ex Griseb) fu scoperta dagli indiani Kallawaya, guaritori Inca itineranti, che la fecero conoscere in tutto il Sud America.
Lapacho è l’unico albero ad essere del tutto immune alle aggressioni di funghi, ed era spesso utilizzato proprio per combattere le infezioni fungine ma, i guaritori tradizionali, lo usavano anche per trattare problemi della pelle come acne, eczema, herpes o psoriasi, ed era prescritto come analgesico per ridurre il dolore. Infine, le ricette tradizionali lo raccomandano anche per le cisti sebacee.
Tradizionalmente usata dagli Incas come tonico e afrodisiaco naturale, è anche un ingrediente di elezione nella dieta (in particolare degli atleti), riconosciuta per il suo effetto energizzante, antiossidante e fortificante.
Prima dimenticata poi tornata in auge negli anni ’80 grazie all’iniziativa del governo peruviano, Maca ha conosciuto nei secoli una storia tra le più movimentate.
Ancora oggi è invidiata, imitata, addirittura rubata, dalla Cina e da altri paesi asiatici, come testimoniano le sue pallide copie che compaiono sui nostri scaffali.
Cosa devi sapere prima di iniziare una cura di Maca?
Si adatta perfettamente a tutti gli organismi?
Come distinguere la vera Maca dalle sue contraffazioni con proprietà nutrizionali quasi nulle?
Scopriamo insieme un supercibo dai mille benefici per la salute.
CHE COS’È LA MACA?
Denominazione botanica: Lepidium meyenii Walp, L. peruvianum Chacon
Famiglia: Crucifere (Brassicacee)
Parti usate: radice tuberosa
Tempo balsamico: a maturità, cioè dopo 7-10 mesi dalla semina.
Il nome “Maca”, secondo Pulgar Vidal (1985), deriva dalla contrazione di due parole Quechua, la lingua degli Incas ancor oggi parlata dai loro discendenti: « ma », che significa “coltivata in montagna” e « ca », che significa “cibo fortificante”. Coltivata da migliaia di anni dalle prime civiltà precolombiane, è anche conosciuta come pianta sacra degli Incas, oro degli Incas, o ginseng peruviano, per le sue eccellenti proprietà nutritive (equivalenti a quelle del grano o del riso), tonificanti e afrodisiache, e per i suoi numerosi benefici per la salute.
La Withania è una pianta erbacea a fusto legnoso alla base, che raggiunge i 2 metri di altezza.
Le foglie sono opposte, ovate-lanceolate e a margine intero.
I fiori sono di colore giallognolo e i frutti sono delle bacche di coloro giallo-arancio.
Diffusa in India, cresce spontaneamente anche in Sudafrica e Asia orientale: se ne conoscono oltre 20 specie.
Le parti usate sono le radici, le foglie, la corteccia, i semi e i frutti: praticamente tutto ma in particolare le radici, di cui parleremo qui, chiamandola con il suo nome latino con cui ci è più nota.
Il suo tempo balsamico è l’autunno.
Pianta biennale, è frequente nella fascia submontana dell’Europa centrale e settentrionale.
Ha fusto eretto, robusto, attraversato da striature rossastre, che si ramifica in alto a portare grandi ombrelle con fiori di colore giallo chiaro. Le foglie sono lunghe, tripennatosette, simili a grandi mani.
Il frutto è un achenio piatto.
La radice, grossa e fittonante, è lunga fino a 30 cm, bruna all’esterno e biancastra all’interno, di sapore dolciastro che tende all’amaro.
Le parti usate sono le Radici (tempo balsamico inizio autunno) e i Frutti (tempo balsamico agosto-settembre).
L’ANGELICA: TRADIZIONE E STORIA
Il nome Angelica deriva dal latino angelus, a sua volta mutuato dal greco άγγελος (dal persiano angaros, cioè « messaggero, nunzio, portaordini »). È poi divenuto « essere divino » secondo un’etimologia sanscrita giunta nel Mediterraneo dalla Persia. Se ne ribadisce il significato di essere un tramite fra gli uomini e il divino, di portare la parola e la luce celesti sulla Terra.
Secondo la leggenda, la pianta venne donata agli uomini da un arcangelo e per questo è talora anche denominata Erba degli angeli o Erba dello spirito.
Secondo altri miti, invece, Angelica sarebbe stata rivelata in sogno da un angelo per la cura delle piaghe.
Il suo nome potrebbe derivare dall’osservazione che fiorisce nel giorno dell’arcangelo Michele e che per questo avrebbe la caratteristica di proteggere dalle influenze del maligno.
Nella mitologia dei popoli nordici è collegata a fenomeni di estasi e spiritualità. È impiegata nei rituali magici dedicati al sole e alla luna.
Sin dai tempi antichi veniva utilizzata la radice sia come disinfettante che come cicatrizzante nelle punture o nei morsi velenosi.
Durante il Medioevo, i monaci ne fecero un ingrediente fondamentale dei loro liquori tonici e cordiali.
Ebbe fama di essere efficace contro la peste e si diceva che annusare una radice di Angelica imbevuta di aceto potesse preservare dal contagio.
Considerata pianta solare e calda, era indicata come rimedio stimolante, antispasmodico e digestivo.
La sua azione più importante era considerata comunque quella depurativa, capace di eliminare gli umori cattivi, le tossine e restituire agli uomini la loro « purezza angelica ».
Nella tradizione popolare si usavano anche i germogli raccolti in primavera, con i quali si otteneva un’acqua indicata per i dolori mestruali e le dismenorree. Era anche considerata un ottimo rimedio per bronchiti, pleuriti, reumatismi e disturbi del tratto digerente. La si riteneva controindicata ai diabetici perché in grado di incrementare i livelli di zucchero nelle urine.
Il suo infuso era ritenuto utile per eliminare le flatulenze e risolvere le indigestioni.
La sua radice, che entra a far parte dei più importanti elisir del passato, era, soprattutto in epoca medievale, considerata un ottimo tonico nervino, antinfettivo e in grado di ripristinare le forze perdute.
Nella tradizione europea i tonici erano quasi tutte piante amare (Genziana, China, Centaurea, Fieno greco) che, con la loro azione digestiva, operavano una “messa in movimento” dell’energia bloccata con conseguente effetto tonico generale.
Il frutto, particolarmente ricco in olio essenziale, si ritrova citato negli erbari come emmenagogo, espettorante e diuretico e, polverizzato, come antiparassitario.
Vediamo in realtà che cosa significa.
LA FITOTERAPIA SECONDO L’OMS
La fitoterapia è un complesso sistema di metodiche, tecniche terapeutiche e prodotti che, secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) appartiene al più vasto sistema della medicina tradizionale.
La medicina tradizionale è, a sua volta, un concetto di difficile definizione, che comprende sia i grandi sistemi – come la medicina tradizionale cinese, la medicina ayurvedica indiana e la medicina araba umani – sia altre forme di terapie etniche.
Le terapie mediche tradizionali, a loro volta, si dividono in terapie farmacologiche (nel caso usino medicinali derivati da piante, da animali o da minerali) e terapie non farmacologiche (se il trattamento non prevede la somministrazione di farmaci, come nel caso dell’agopuntura, delle terapie manuali e di quelle spirituali).
Pianta rampicante dal frutto legnoso della famiglia delle Schisandraceae, cresce nei boschi e si sviluppa per circa 8 metri. È originaria del Nord della Cina, ma è presente anche nelle regioni confinanti di Russia e Corea.
Le foglie sono alterne, picciolate, ovali, con apice appuntito.
I fiori, raccolti in infiorescenze a grappolo e dotati di numerosi pistilli, sono declini e poco numerosi.
Il frutto è una bacca rossa con semi reniformi.
Il suo tempo balsamico è l’estate e le parti usate sono i frutti con semi.
E, anche se trovano le loro radici latine nella parola silicis (che significa roccia), sono forme diverse: non tutte assimilabili dall’organismo e, alcune, anche tossiche. Perché, come per altri elementi della tavola periodica, è la forma chimica dei composti che ne determina l’efficacia, ovvero l’assorbimento.
Da qualche anno si parla molto del silicio: è considerato una panacea, dichiarato uno degli elementi essenziali per la nostra salute e il nostro benessere. Sì, è vero.
Cerchiamo però di fare chiarezza.
Il dolore alla schiena, soprattutto in età avanzata, può dipendere dall’insorgenza dell’artrosi lombare, che colpisce la colonna vertebrale tra la prima e la quinta vertebra lombare (la parte bassa della schiena).
È una patologia che si sviluppa negli anni, e cogliendone i segnali premonitori, si può avere tempo necessario per correre ai ripari.
Attenzione quindi a piccole e sporadiche lombalgie, cui magari non si dà particolare importanza ma che aumentano con il passare dei mesi e degli anni.
La forma acuta di artrosi lombare può manifestarsi anche violentemente con episodi di “blocco” (spesso dopo movimenti di flessione anteriore del tronco). Il dolore si presenta trasversalmente, con possibile diffusione agli arti (sciatalgia).
Dobbiamo quindi essere preparati alla possibilità che questa malattia possa colpire uno dei nostri cari e, naturalmente, dobbiamo anche prepararci all’eventualità che possa un giorno colpisca noi.
Molte piante sono allo studio per trovare la nuova molecola miracolosa: ti parleremo solo delle più promettenti.
Ma, per quanto riguarda la prima della lista, vedrai che si tratta di un argomento piuttosto delicato.
È meglio dimenticarla.
Del resto, ne è stata ormai attestata l’efficacia risolutiva per problematiche di jet lag, stress, disturbi del sonno, problemi cognitivi e perfino per la bulimia.
Paradossalmente, fu la scoperta dell’effetto antidepressivo della luce viva su di un paziente affetto da depressione ricorrente che permise, al dottor Norman Rosenthal, nel 1984, di rivelare l’esistenza di un “disordine affettivo stagionale” (SAD).
Da allora la ricerca ha continuato ad esplorare il campo terapeutico della luxtherapy, nota anche come fototerapia, light therapy o, in Italia, luxterapia.
Si definisce “primitiva” quando compare su un’anca normale, in soggetti solitamente di più di 55 anni di età, e rappresenta il 40% dei casi.
Si definisce “secondaria” quando è conseguente a varie patologie, come le deformità articolari congenite (displasia) o post-traumatiche, infettive, reumatiche o vascolari (come la necrosi asettica della testa del femore) in soggetti più giovani. La coxartrosi secondaria rappresenta il 60% dei casi.
I sintomi per i due tipi di artrosi sono gli stessi: il principale è il dolore, meccanico, che si accompagna di zoppia e solitamente si manifesta nell’anca, a livello dell’inguine, del gluteo e anche del ginocchio.
La rigidità articolare associata al dolore è responsabile di una disabilità che si manifesta nella vita quotidiana, rendendo difficili anche movimenti come il camminare o il salire le scale.
Per contrastare l’artrosi dell’anca è essenziale sorvegliare il peso e avere una regolare attività fisica che mantenga una buona mobilità.
Ecco una serie di esercizi da praticare a casa per rinforzare i muscoli che stabilizzano l’articolazione e stimolare la mobilità. Grazie a questi, potrai limitare i dolori e mantenere una postura il più possibile corretta.
Inoltre, potresti avere 2,4 probabilità in più di vivere senza Alzheimer, e il 30% di rischio in meno di “rimbambimento”, che oggi si chiama “demenza senile”.
E… se rispondi “no” ad una o più di queste domande, seguono semplici modi per trasformare questi “no” in “sì”.
LE 4 DOMANDE
Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Alcune persone vagano, e attraversano la vita senza scopo, ma io non sono una di queste» ?
Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Mi sento bene quando ripenso al mio passato, e quando penso a ciò che sarà il futuro » ?
Stessa cosa per « Sento di aver già fatto molto e vissuto avventure, ma ho ancora tanto da scoprire. »
Stessa cosa per « Ho molti progetti e temo di non vivere abbastanza a lungo per portarli a compimento. »
Se hai risposto “sì” a una o più di queste domande è molto positivo, perché significa che hai un obiettivo chiaro che guida la tua vita.
Ora, secondo Patricia Boyle, neuropsicologa presso il Centro Rush per la malattia di Alzheimer a Chicago (USA), l’avere uno scopo nella vita (purpose in inglese) « è un indicatore molto affidabile di buona salute e benessere negli anziani ». [1]
Con i suoi colleghi ricercatori, ha seguito un gruppo di 1.238 individui (età media 78 anni) per 5 anni. E ha scoperto che le persone che avevano obiettivi per animare la loro esistenza, avevano due volte meno di probabilità di morire rispetto ad altri! [2] E sviluppando un minor numero di disabilità.
Il dottor Boyle ha seguito anche quasi 1.000 persone, età media di 80 anni, per un periodo di massimo 7 anni. Il suo team ha scoperto che le persone con uno scopo nella vita, hanno 2,4 volte più di probabilità di sfuggire alla malattia di Alzheimer rispetto a quelli che non lo hanno.[3] E che questo rallenta il tasso di declino cognitivo di circa il 30%.
Il dato in ogni caso più impressionante è che, anche se la malattia si deposita nel cervello (l’Alzheimer è caratterizzata dallo sviluppo di placche chiamate “amiloidi“), il fatto di avere degli obiettivi protegge contro l’insorgenza dei sintomi dell’Alzheimer.
In altre parole: il tuo cervello ne è influenzato, ma la tua vita va avanti come prima, senza i segni di malattia.
Infatti, oltre alle buone abitudini da seguire e le posture da adottare, per alleviare i tuoi dolori la pratica regolare di esercizio fisico (anche moderato) è essenziale.
E, per regolare, si intende almeno una mezz’ora per 3 o 4 giorni a settimana.
In ogni caso, dovrai praticare esercizi mirati per rinforzare i muscoli (guaina), per intrattenere la flessibilità delle articolazioni e esercizi aerobici. Questa combinazione risulta essere davvero la più efficace, ma è opportuno evitare gli sport che comportano choc ripetuti e microtraumi, come ad esempio la corsa o il calcio.
Devi anche sapere che gli esercizi devono essere adattati alla severità dell’artrosi e, naturalmente, ne esistono di specifici a seconda della zona colpita.
In generale, sono raccomandate le attività dolci come il camminare, il nuoto (e l’acquagym) o la bicicletta.
Tuttavia, quali che siano gli esercizi, tieni sempre presenti queste semplici raccomandazioni:
pianifica un po’ di tempo per praticare i tuoi esercizi senza essere disturbato;
inizia gradualmente e senza forzature, soprattutto se non pratichi regolare esercizio fisico;
ricorda di respirare, per ossigenarti correttamente;
non forzare sulle articolazioni;
rispetta un tempo di pausa tra ogni esercizio;
aumenta il numero di serie, la difficoltà o la durata degli esercizi progressivamente, restando all’ascolto del tuo corpo e delle tue sensazioni;
cerca di essere regolare nella pratica senza scoraggiarti, perché spesso, per ottenere benefici, serviranno diverse settimane.
Infine, dividi le tue sessioni in tre parti: esercizi per le articolazioni, esercizi per il rafforzamento muscolare e stretching.
Ti proponiamo, per iniziare, una sequenza completa indicata qualsiasi sia la zona interessata. Andremo poi più nello specifico con articoli dedicati alle patologie più frequenti.
Che cosa significa? Che le tue ossa andranno in pezzi al minimo urto?
No. Se segui i suggerimenti naturali che ti proponiamo, che non hanno niente da invidiare ai farmaci allopatici. Continua a leggere…
L’OSTEOPOROSI È LA MALATTIA DEL SECOLO?
L’osteoporosi è una malattia subdola: silente, non dolorosa e che non presenta alcun problema visibile prima… di una frattura “atipica”, dato che le aree colpite (come il collo del femore, le vertebre o i polsi) cedono più facilmente agli urti.
Dopo la menopausa una donna europea su tre soffre di osteoporosi e la patologia non risparmia neppure gli uomini dopo i 65 anni.
Oltre una certa età, subire una frattura può avere conseguenze molto gravi: può causare una depressione, portare all’invalidità, accelerare l’invecchiamento. Alcuni studi condotti in Europa su donne anziane evidenziano che il tasso di mortalità dopo una frattura del collo del femore è paragonabile a quello post ictus!
Corrisponde al carburante necessario per trattori, macchine e camion per coltivare i campi, occuparsi degli animali, trasportare i prodotti e trasformarli. Pulizia, preparazione, cottura, confezionamento …
Ma ne serve anche per produrre i fertilizzanti: l’ingrediente principale di quelli chimici è il nitrato di ammonio, prodotto partendo da combustibili fossili.
L’ammonitrato è quel noto fertilizzante che talvolta esplode durante la fabbricazione, come nella catastrofe dello stabilimento AZF di Tolosa nel 2001, e molti altri (Ocean Liberty a Brest, West Fertilizer in Texas nel 2013, porto di Tianjin in Cina nel 2015).
La produzione alimentare è responsabile del 30% delle emissioni di gas serra.
Un modo decisivo per proteggere l’ambiente sarebbe quello di mangiare biologico o, ancor meglio, coltivarsi da soli i propri ortaggi.
Fattibile? Non per tutti.
PRODURRE CIBO SENZA COMBUSTIBILI FOSSILI
Siamo tutti consapevoli che il mondo è sempre più pazzo, ed ecco che adesso è possibile coltivare senza energia fossile. Ma non si tratta di un “ritorno alla terra”: al contrario, di un “grande balzo in avanti” (verso il precipizio?).
Non v’è più terra, più animali e persino più il sole.
Viene presentato come un metodo di coltivazione più “pulito” e tutto accade in un bunker, che potrebbe anche essere sotterraneo, illuminato da LED.
Sono gli olandesi, gli esperti dell’agricoltura senza terra, che hanno lanciato gli esperimenti.
Famiglia: Pedaliaceae
Parti usate: radici secondarie.
L’Artiglio del diavolo è una pianta erbacea originaria della Namibia: il suo habitat naturale è il deserto e la savana. Predilige i terreni sabbiosi, di colore rosso bruno, come quelli del deserto del Kalahari.
La pianta si sviluppa a partire dall’apparato radicale, che presenta un lungo fittone che si affossa verticalmente nel terreno da cui partono le radici secondarie, che costituiscono la sua parte attiva.
Il fiore tubulare è rosso violaceo, e il frutto presenta delle appendici appuntite, da cui il nome della pianta.
Il tempo balsamico per la raccolta delle radici è a fine inverno, quando sono ricche d’acqua. vengono tagliate a rondelle e fatte prontamente essiccare, impedendo così lo sviluppo di batteri, funghi e microrganismi.
TRADIZIONE E STORIA
Il nome Harpagophytum è composto da due vocaboli greci: harpago, “arpione, uncino” e phytum, “pianta”. Procumbens invece si riferisce alla sua morfologia, dato che la pianta si sviluppa parallelamente al terreno: dal latino procumbere, cioè “inchinarsi a terra”.
Il nome volgare di Artiglio del diavolo origina dall’effetto prodotto sugli animali che, (si narra) dopo averne inghiottiti i frutti spinosi, periscono tra atroci convulsioni. Più plausibile (immaginando gli animali della savana non tutti idioti) è la versione che li vede agitarsi come fossero “posseduti”, “indemoniati”, quando il frutto rimane attaccato nelle parti molli degli zoccoli.
Nella medicina tradizionale africana dei popoli Bantus, San e Khoi l’Artiglio del diavolo è utilizzato per ridurre i dolori del parto (facendone impacchi di radice fresca sull’addome), per trattare la febbre, i disturbi digestivi, le allergie, le emicranie, i dolori muscolari e, infine, sotto forma di unguento, per ulcere, foruncoli e ferite.
Le prime descrizioni occidentali della pianta datano del 1820, ma è nel nel 1907 che un tedesco (a contatto con i popoli indigeni) ne scoprì le sue virtù medicinali e lo introdusse in Europa agli inizi del Novecento, dove venne utilizzato prevalentemente per le patologie dell’apparato locomotore (artrosi, reumatismi).
Non è affatto vero.
Signori, avete difficoltà a sfilare la fede dal dito? I calzini vi lasciano segni alle caviglie quando li togliete?
Forse soffrite di edema, più comunemente noto come ritenzione idrica.
I sintomi della ritenzione idrica sono il gonfiore di alcune parti del corpo come le mani, i piedi e le caviglie, con un’impressione di rigidità e talvolta anche dolore della parte interessata.
Chi soffre di edema nota spesso un aumento di peso, anche di diversi chilogrammi.
QUANDO L’ORGANISMO IMMAGAZZINA ACQUA MA NON VUOLE ELIMINARNE
Il nostro corpo è fatto per il 65% di acqua: in presenza di ritenzione idrica l’organismo (o una parte di esso) ne è in sovraccarico. Immagazzina l’acqua ma non la evacua. Talvolta dei reni pigri o un fegato stanco possono contribuire alla difficoltà di rimuovere i fluidi in eccesso ma, non è così semplice: sono molti i fattori coinvolti nella comparsa dell’edema.
Ricordiamo l’ingestione dei diversi veleni presenti nell’acqua di rubinetto e nel cibo spazzatura, o anche i residui di farmaci e l’inquinamento atmosferico: per salvaguardare i parametri vitali di funzionamento, l’organismo si idrata sempre di più man mano che il tasso di avvelenamento aumenta, in modo da diluire la concentrazione delle tossine e dei veleni entro limiti tollerabili.
IL COINVOLGIMENTO DEL SISTEMA LINFATICO
La circolazione linfatica interessa l’organismo dalle estremità verso il cuore, in vasi e linfonodi. La linfa è quel liquido giallastro e trasparente che fuoriesce dalle ferite e che si immagazzina nei linfonodi in caso di malattia. Interviene infatti nella difesa contro i batteri, i virus e gli altri corpi estranei tossici.
Ma la linfa è anche coinvolta nel trasporto di ormoni, e questo è ciò che ci interessa per il drenaggio dell’acqua nei tessuti: è lei che assicura l’evacuazione dei rifiuti cellulari (grassi, tossine, proteine).
A differenza del sangue che circola grazie al pompaggio del cuore, la circolazione linfatica non ha alcuna pompa per agevolare il flusso. Sono solo i movimento del corpo, le contrazioni muscolari e delle pareti dei vasi che consentono alla linfa di circolare.
La sedentarietà e la compressione dei vasi favoriscono il ristagno della linfa nei tessuti e quindi la sua impossibilità di drenare l’acqua “sporca” fuori dall’organismo.
Poco conosciuta fino a qualche anno fa, la Moringa è sempre stata considerata un alimento e, come tale, è stata utilizzata.
Successivamente, sono stati condotti studi clinici e accademici che hanno confermato gli incredibili valori nutrizionali di Moringa ma anche le sue numerose virtù, benefiche per il nostro organismo.
Fitoterapia: ha senso che un medico moderno, con alle spalle un corso di studi che gli consente di utilizzare la più sofisticata tecnologia diagnostica e terapeutica e con a disposizione farmaci potenti e raffinati, in grado di agire in maniera selettiva su specifici gruppi di recettori, si impegni in uno studio serio e rigoroso sull’utilizzo delle piante per la cura ed il benessere della persona?
Le risposta, che può sembrare paradossale, è sì. E per almeno quattro ordini di fattori.
Perché è importante conoscere la fitoterapia
Ancora oggi molti farmaci utilizzati comunemente nella pratica clinica sono costituiti da estratti di piante o da derivati di esse.
Questo sarebbe già un buon motivo per interessarsi di fitoterapia. Ma, oltre a ciò, sappiamo che essa, lungi dal costituire un capitolo interessante ma superato della storia della medicina, rappresenta il metodo terapeutico verosimilmente più diffuso al mondo presso qualsiasi latitudine.
I motivi di questo fenomeno sono diversi.
Da un lato, vi è sicuramente una ragione di tipo economico.
È noto che il modello medico occidentale è molto costoso e questo costituisce forse il principale motivo per cui molti paesi in via di sviluppo hanno come principale risorsa terapeutica, se non unica, l’utilizzo di rimedi fitoterapici.
Ci sono poi motivi legati al fatto che per talune malattie, molto diffuse nei paesi scarsamente sviluppati, semplicemente non esistono cure derivanti dalla moderna ricerca farmacologica; basti ricordare che la malaria, orfana di ricerca nella farmacologia occidentale, è attualmente contrastata con una serie di prodotti chimici la cui efficacia è molto ridotta per via della presenza di numerosi ceppi resistenti. Così, oggi, dobbiamo constatare che il futuro della cura di questa malattia è più affidato a principi naturali derivanti da piante medicinali, come l’Artemisia annua (da cui si ricava l’artemisina), che a prodotti di registrazione farmacologica.
Tuttavia, questa inesorabile usura, è notevolmente accelerata dal nostro stile di vita “moderno” e assistiamo allo sviluppo, in età sempre più precoce, di malattie legate all’invecchiamento oculare che, in passato, colpivano solo le persone molto anziane.
Per ritardare l’inevitabile, oggi è indispensabile agire con una prevenzione efficace a partire dai quarant’anni di età.
L’occhio, infatti, è uno degli organi più esposti all’invecchiamento.
Si potrebbe quasi dire che porta in sé la proprio fine, visto che ha assolutamente bisogno della luce per adempiere alla sua funzione, anche se è proprio l’azione della luce che lo consuma, la rovina e lo distrugge.
L’occhio è esposto alla luce da dieci a cento volte più della pelle, viene sottoposto più di ogni altro organo allo stress dei radicali liberi, cioè all’eccessiva produzione di elementi di ossidazione e degradazione dovuti alle aggressioni della luce sulla retina, un tessuto ricco di acidi grassi Omega-3 essenziali (EPA e DHA), ben noti per la loro labilità.
L’invecchiamento meccanico dell’occhio avviene anche quando il cristallino (che permette di focalizzare le immagini sulla retina) perde la sua elasticità e non è più in grado di mettere a fuoco da vicino. Questa è la cosiddetta presbiopia, quasi inevitabile dopo i 50 anni.
La corteccia di Lapacho (Tabebuia avellanedae lorenz ex Griseb) fu scoperta dagli indiani Kallawaya, guaritori Inca itineranti, che la fecero conoscere in tutto il Sud America.
Lapacho è l’unico albero ad essere del tutto immune alle aggressioni di funghi, ed era spesso utilizzato proprio per combattere le infezioni fungine ma, i guaritori tradizionali, lo usavano anche per trattare problemi della pelle come acne, eczema, herpes o psoriasi, ed era prescritto come analgesico per ridurre il dolore. Infine, le ricette tradizionali lo raccomandano anche per le cisti sebacee.
Tradizionalmente usata dagli Incas come tonico e afrodisiaco naturale, è anche un ingrediente di elezione nella dieta (in particolare degli atleti), riconosciuta per il suo effetto energizzante, antiossidante e fortificante.
Prima dimenticata poi tornata in auge negli anni ’80 grazie all’iniziativa del governo peruviano, Maca ha conosciuto nei secoli una storia tra le più movimentate.
Ancora oggi è invidiata, imitata, addirittura rubata, dalla Cina e da altri paesi asiatici, come testimoniano le sue pallide copie che compaiono sui nostri scaffali.
Cosa devi sapere prima di iniziare una cura di Maca?
Si adatta perfettamente a tutti gli organismi?
Come distinguere la vera Maca dalle sue contraffazioni con proprietà nutrizionali quasi nulle?
Scopriamo insieme un supercibo dai mille benefici per la salute.
CHE COS’È LA MACA?
Denominazione botanica: Lepidium meyenii Walp, L. peruvianum Chacon
Famiglia: Crucifere (Brassicacee)
Parti usate: radice tuberosa
Tempo balsamico: a maturità, cioè dopo 7-10 mesi dalla semina.
Il nome “Maca”, secondo Pulgar Vidal (1985), deriva dalla contrazione di due parole Quechua, la lingua degli Incas ancor oggi parlata dai loro discendenti: « ma », che significa “coltivata in montagna” e « ca », che significa “cibo fortificante”. Coltivata da migliaia di anni dalle prime civiltà precolombiane, è anche conosciuta come pianta sacra degli Incas, oro degli Incas, o ginseng peruviano, per le sue eccellenti proprietà nutritive (equivalenti a quelle del grano o del riso), tonificanti e afrodisiache, e per i suoi numerosi benefici per la salute.
La Withania è una pianta erbacea a fusto legnoso alla base, che raggiunge i 2 metri di altezza.
Le foglie sono opposte, ovate-lanceolate e a margine intero.
I fiori sono di colore giallognolo e i frutti sono delle bacche di coloro giallo-arancio.
Diffusa in India, cresce spontaneamente anche in Sudafrica e Asia orientale: se ne conoscono oltre 20 specie.
Le parti usate sono le radici, le foglie, la corteccia, i semi e i frutti: praticamente tutto ma in particolare le radici, di cui parleremo qui, chiamandola con il suo nome latino con cui ci è più nota.
Il suo tempo balsamico è l’autunno.
Pianta biennale, è frequente nella fascia submontana dell’Europa centrale e settentrionale.
Ha fusto eretto, robusto, attraversato da striature rossastre, che si ramifica in alto a portare grandi ombrelle con fiori di colore giallo chiaro. Le foglie sono lunghe, tripennatosette, simili a grandi mani.
Il frutto è un achenio piatto.
La radice, grossa e fittonante, è lunga fino a 30 cm, bruna all’esterno e biancastra all’interno, di sapore dolciastro che tende all’amaro.
Le parti usate sono le Radici (tempo balsamico inizio autunno) e i Frutti (tempo balsamico agosto-settembre).
L’ANGELICA: TRADIZIONE E STORIA
Il nome Angelica deriva dal latino angelus, a sua volta mutuato dal greco άγγελος (dal persiano angaros, cioè « messaggero, nunzio, portaordini »). È poi divenuto « essere divino » secondo un’etimologia sanscrita giunta nel Mediterraneo dalla Persia. Se ne ribadisce il significato di essere un tramite fra gli uomini e il divino, di portare la parola e la luce celesti sulla Terra.
Secondo la leggenda, la pianta venne donata agli uomini da un arcangelo e per questo è talora anche denominata Erba degli angeli o Erba dello spirito.
Secondo altri miti, invece, Angelica sarebbe stata rivelata in sogno da un angelo per la cura delle piaghe.
Il suo nome potrebbe derivare dall’osservazione che fiorisce nel giorno dell’arcangelo Michele e che per questo avrebbe la caratteristica di proteggere dalle influenze del maligno.
Nella mitologia dei popoli nordici è collegata a fenomeni di estasi e spiritualità. È impiegata nei rituali magici dedicati al sole e alla luna.
Sin dai tempi antichi veniva utilizzata la radice sia come disinfettante che come cicatrizzante nelle punture o nei morsi velenosi.
Durante il Medioevo, i monaci ne fecero un ingrediente fondamentale dei loro liquori tonici e cordiali.
Ebbe fama di essere efficace contro la peste e si diceva che annusare una radice di Angelica imbevuta di aceto potesse preservare dal contagio.
Considerata pianta solare e calda, era indicata come rimedio stimolante, antispasmodico e digestivo.
La sua azione più importante era considerata comunque quella depurativa, capace di eliminare gli umori cattivi, le tossine e restituire agli uomini la loro « purezza angelica ».
Nella tradizione popolare si usavano anche i germogli raccolti in primavera, con i quali si otteneva un’acqua indicata per i dolori mestruali e le dismenorree. Era anche considerata un ottimo rimedio per bronchiti, pleuriti, reumatismi e disturbi del tratto digerente. La si riteneva controindicata ai diabetici perché in grado di incrementare i livelli di zucchero nelle urine.
Il suo infuso era ritenuto utile per eliminare le flatulenze e risolvere le indigestioni.
La sua radice, che entra a far parte dei più importanti elisir del passato, era, soprattutto in epoca medievale, considerata un ottimo tonico nervino, antinfettivo e in grado di ripristinare le forze perdute.
Nella tradizione europea i tonici erano quasi tutte piante amare (Genziana, China, Centaurea, Fieno greco) che, con la loro azione digestiva, operavano una “messa in movimento” dell’energia bloccata con conseguente effetto tonico generale.
Il frutto, particolarmente ricco in olio essenziale, si ritrova citato negli erbari come emmenagogo, espettorante e diuretico e, polverizzato, come antiparassitario.
Vediamo in realtà che cosa significa.
LA FITOTERAPIA SECONDO L’OMS
La fitoterapia è un complesso sistema di metodiche, tecniche terapeutiche e prodotti che, secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) appartiene al più vasto sistema della medicina tradizionale.
La medicina tradizionale è, a sua volta, un concetto di difficile definizione, che comprende sia i grandi sistemi – come la medicina tradizionale cinese, la medicina ayurvedica indiana e la medicina araba umani – sia altre forme di terapie etniche.
Le terapie mediche tradizionali, a loro volta, si dividono in terapie farmacologiche (nel caso usino medicinali derivati da piante, da animali o da minerali) e terapie non farmacologiche (se il trattamento non prevede la somministrazione di farmaci, come nel caso dell’agopuntura, delle terapie manuali e di quelle spirituali).
Pianta rampicante dal frutto legnoso della famiglia delle Schisandraceae, cresce nei boschi e si sviluppa per circa 8 metri. È originaria del Nord della Cina, ma è presente anche nelle regioni confinanti di Russia e Corea.
Le foglie sono alterne, picciolate, ovali, con apice appuntito.
I fiori, raccolti in infiorescenze a grappolo e dotati di numerosi pistilli, sono declini e poco numerosi.
Il frutto è una bacca rossa con semi reniformi.
Il suo tempo balsamico è l’estate e le parti usate sono i frutti con semi.
E, anche se trovano le loro radici latine nella parola silicis (che significa roccia), sono forme diverse: non tutte assimilabili dall’organismo e, alcune, anche tossiche. Perché, come per altri elementi della tavola periodica, è la forma chimica dei composti che ne determina l’efficacia, ovvero l’assorbimento.
Da qualche anno si parla molto del silicio: è considerato una panacea, dichiarato uno degli elementi essenziali per la nostra salute e il nostro benessere. Sì, è vero.
Cerchiamo però di fare chiarezza.
Il dolore alla schiena, soprattutto in età avanzata, può dipendere dall’insorgenza dell’artrosi lombare, che colpisce la colonna vertebrale tra la prima e la quinta vertebra lombare (la parte bassa della schiena).
È una patologia che si sviluppa negli anni, e cogliendone i segnali premonitori, si può avere tempo necessario per correre ai ripari.
Attenzione quindi a piccole e sporadiche lombalgie, cui magari non si dà particolare importanza ma che aumentano con il passare dei mesi e degli anni.
La forma acuta di artrosi lombare può manifestarsi anche violentemente con episodi di “blocco” (spesso dopo movimenti di flessione anteriore del tronco). Il dolore si presenta trasversalmente, con possibile diffusione agli arti (sciatalgia).
Dobbiamo quindi essere preparati alla possibilità che questa malattia possa colpire uno dei nostri cari e, naturalmente, dobbiamo anche prepararci all’eventualità che possa un giorno colpisca noi.
Molte piante sono allo studio per trovare la nuova molecola miracolosa: ti parleremo solo delle più promettenti.
Ma, per quanto riguarda la prima della lista, vedrai che si tratta di un argomento piuttosto delicato.
È meglio dimenticarla.
Del resto, ne è stata ormai attestata l’efficacia risolutiva per problematiche di jet lag, stress, disturbi del sonno, problemi cognitivi e perfino per la bulimia.
Paradossalmente, fu la scoperta dell’effetto antidepressivo della luce viva su di un paziente affetto da depressione ricorrente che permise, al dottor Norman Rosenthal, nel 1984, di rivelare l’esistenza di un “disordine affettivo stagionale” (SAD).
Da allora la ricerca ha continuato ad esplorare il campo terapeutico della luxtherapy, nota anche come fototerapia, light therapy o, in Italia, luxterapia.
Si definisce “primitiva” quando compare su un’anca normale, in soggetti solitamente di più di 55 anni di età, e rappresenta il 40% dei casi.
Si definisce “secondaria” quando è conseguente a varie patologie, come le deformità articolari congenite (displasia) o post-traumatiche, infettive, reumatiche o vascolari (come la necrosi asettica della testa del femore) in soggetti più giovani. La coxartrosi secondaria rappresenta il 60% dei casi.
I sintomi per i due tipi di artrosi sono gli stessi: il principale è il dolore, meccanico, che si accompagna di zoppia e solitamente si manifesta nell’anca, a livello dell’inguine, del gluteo e anche del ginocchio.
La rigidità articolare associata al dolore è responsabile di una disabilità che si manifesta nella vita quotidiana, rendendo difficili anche movimenti come il camminare o il salire le scale.
Per contrastare l’artrosi dell’anca è essenziale sorvegliare il peso e avere una regolare attività fisica che mantenga una buona mobilità.
Ecco una serie di esercizi da praticare a casa per rinforzare i muscoli che stabilizzano l’articolazione e stimolare la mobilità. Grazie a questi, potrai limitare i dolori e mantenere una postura il più possibile corretta.
Inoltre, potresti avere 2,4 probabilità in più di vivere senza Alzheimer, e il 30% di rischio in meno di “rimbambimento”, che oggi si chiama “demenza senile”.
E… se rispondi “no” ad una o più di queste domande, seguono semplici modi per trasformare questi “no” in “sì”.
LE 4 DOMANDE
Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Alcune persone vagano, e attraversano la vita senza scopo, ma io non sono una di queste» ?
Rispondi sì o no alla seguente dichiarazione: « Mi sento bene quando ripenso al mio passato, e quando penso a ciò che sarà il futuro » ?
Stessa cosa per « Sento di aver già fatto molto e vissuto avventure, ma ho ancora tanto da scoprire. »
Stessa cosa per « Ho molti progetti e temo di non vivere abbastanza a lungo per portarli a compimento. »
Se hai risposto “sì” a una o più di queste domande è molto positivo, perché significa che hai un obiettivo chiaro che guida la tua vita.
Ora, secondo Patricia Boyle, neuropsicologa presso il Centro Rush per la malattia di Alzheimer a Chicago (USA), l’avere uno scopo nella vita (purpose in inglese) « è un indicatore molto affidabile di buona salute e benessere negli anziani ». [1]
Con i suoi colleghi ricercatori, ha seguito un gruppo di 1.238 individui (età media 78 anni) per 5 anni. E ha scoperto che le persone che avevano obiettivi per animare la loro esistenza, avevano due volte meno di probabilità di morire rispetto ad altri! [2] E sviluppando un minor numero di disabilità.
Il dottor Boyle ha seguito anche quasi 1.000 persone, età media di 80 anni, per un periodo di massimo 7 anni. Il suo team ha scoperto che le persone con uno scopo nella vita, hanno 2,4 volte più di probabilità di sfuggire alla malattia di Alzheimer rispetto a quelli che non lo hanno.[3] E che questo rallenta il tasso di declino cognitivo di circa il 30%.
Il dato in ogni caso più impressionante è che, anche se la malattia si deposita nel cervello (l’Alzheimer è caratterizzata dallo sviluppo di placche chiamate “amiloidi“), il fatto di avere degli obiettivi protegge contro l’insorgenza dei sintomi dell’Alzheimer.
In altre parole: il tuo cervello ne è influenzato, ma la tua vita va avanti come prima, senza i segni di malattia.
Infatti, oltre alle buone abitudini da seguire e le posture da adottare, per alleviare i tuoi dolori la pratica regolare di esercizio fisico (anche moderato) è essenziale.
E, per regolare, si intende almeno una mezz’ora per 3 o 4 giorni a settimana.
In ogni caso, dovrai praticare esercizi mirati per rinforzare i muscoli (guaina), per intrattenere la flessibilità delle articolazioni e esercizi aerobici. Questa combinazione risulta essere davvero la più efficace, ma è opportuno evitare gli sport che comportano choc ripetuti e microtraumi, come ad esempio la corsa o il calcio.
Devi anche sapere che gli esercizi devono essere adattati alla severità dell’artrosi e, naturalmente, ne esistono di specifici a seconda della zona colpita.
In generale, sono raccomandate le attività dolci come il camminare, il nuoto (e l’acquagym) o la bicicletta.
Tuttavia, quali che siano gli esercizi, tieni sempre presenti queste semplici raccomandazioni:
pianifica un po’ di tempo per praticare i tuoi esercizi senza essere disturbato;
inizia gradualmente e senza forzature, soprattutto se non pratichi regolare esercizio fisico;
ricorda di respirare, per ossigenarti correttamente;
non forzare sulle articolazioni;
rispetta un tempo di pausa tra ogni esercizio;
aumenta il numero di serie, la difficoltà o la durata degli esercizi progressivamente, restando all’ascolto del tuo corpo e delle tue sensazioni;
cerca di essere regolare nella pratica senza scoraggiarti, perché spesso, per ottenere benefici, serviranno diverse settimane.
Infine, dividi le tue sessioni in tre parti: esercizi per le articolazioni, esercizi per il rafforzamento muscolare e stretching.
Ti proponiamo, per iniziare, una sequenza completa indicata qualsiasi sia la zona interessata. Andremo poi più nello specifico con articoli dedicati alle patologie più frequenti.
Che cosa significa? Che le tue ossa andranno in pezzi al minimo urto?
No. Se segui i suggerimenti naturali che ti proponiamo, che non hanno niente da invidiare ai farmaci allopatici. Continua a leggere…
L’OSTEOPOROSI È LA MALATTIA DEL SECOLO?
L’osteoporosi è una malattia subdola: silente, non dolorosa e che non presenta alcun problema visibile prima… di una frattura “atipica”, dato che le aree colpite (come il collo del femore, le vertebre o i polsi) cedono più facilmente agli urti.
Dopo la menopausa una donna europea su tre soffre di osteoporosi e la patologia non risparmia neppure gli uomini dopo i 65 anni.
Oltre una certa età, subire una frattura può avere conseguenze molto gravi: può causare una depressione, portare all’invalidità, accelerare l’invecchiamento. Alcuni studi condotti in Europa su donne anziane evidenziano che il tasso di mortalità dopo una frattura del collo del femore è paragonabile a quello post ictus!
Corrisponde al carburante necessario per trattori, macchine e camion per coltivare i campi, occuparsi degli animali, trasportare i prodotti e trasformarli. Pulizia, preparazione, cottura, confezionamento …
Ma ne serve anche per produrre i fertilizzanti: l’ingrediente principale di quelli chimici è il nitrato di ammonio, prodotto partendo da combustibili fossili.
L’ammonitrato è quel noto fertilizzante che talvolta esplode durante la fabbricazione, come nella catastrofe dello stabilimento AZF di Tolosa nel 2001, e molti altri (Ocean Liberty a Brest, West Fertilizer in Texas nel 2013, porto di Tianjin in Cina nel 2015).
La produzione alimentare è responsabile del 30% delle emissioni di gas serra.
Un modo decisivo per proteggere l’ambiente sarebbe quello di mangiare biologico o, ancor meglio, coltivarsi da soli i propri ortaggi.
Fattibile? Non per tutti.
PRODURRE CIBO SENZA COMBUSTIBILI FOSSILI
Siamo tutti consapevoli che il mondo è sempre più pazzo, ed ecco che adesso è possibile coltivare senza energia fossile. Ma non si tratta di un “ritorno alla terra”: al contrario, di un “grande balzo in avanti” (verso il precipizio?).
Non v’è più terra, più animali e persino più il sole.
Viene presentato come un metodo di coltivazione più “pulito” e tutto accade in un bunker, che potrebbe anche essere sotterraneo, illuminato da LED.
Sono gli olandesi, gli esperti dell’agricoltura senza terra, che hanno lanciato gli esperimenti.
Famiglia: Pedaliaceae
Parti usate: radici secondarie.
L’Artiglio del diavolo è una pianta erbacea originaria della Namibia: il suo habitat naturale è il deserto e la savana. Predilige i terreni sabbiosi, di colore rosso bruno, come quelli del deserto del Kalahari.
La pianta si sviluppa a partire dall’apparato radicale, che presenta un lungo fittone che si affossa verticalmente nel terreno da cui partono le radici secondarie, che costituiscono la sua parte attiva.
Il fiore tubulare è rosso violaceo, e il frutto presenta delle appendici appuntite, da cui il nome della pianta.
Il tempo balsamico per la raccolta delle radici è a fine inverno, quando sono ricche d’acqua. vengono tagliate a rondelle e fatte prontamente essiccare, impedendo così lo sviluppo di batteri, funghi e microrganismi.
TRADIZIONE E STORIA
Il nome Harpagophytum è composto da due vocaboli greci: harpago, “arpione, uncino” e phytum, “pianta”. Procumbens invece si riferisce alla sua morfologia, dato che la pianta si sviluppa parallelamente al terreno: dal latino procumbere, cioè “inchinarsi a terra”.
Il nome volgare di Artiglio del diavolo origina dall’effetto prodotto sugli animali che, (si narra) dopo averne inghiottiti i frutti spinosi, periscono tra atroci convulsioni. Più plausibile (immaginando gli animali della savana non tutti idioti) è la versione che li vede agitarsi come fossero “posseduti”, “indemoniati”, quando il frutto rimane attaccato nelle parti molli degli zoccoli.
Nella medicina tradizionale africana dei popoli Bantus, San e Khoi l’Artiglio del diavolo è utilizzato per ridurre i dolori del parto (facendone impacchi di radice fresca sull’addome), per trattare la febbre, i disturbi digestivi, le allergie, le emicranie, i dolori muscolari e, infine, sotto forma di unguento, per ulcere, foruncoli e ferite.
Le prime descrizioni occidentali della pianta datano del 1820, ma è nel nel 1907 che un tedesco (a contatto con i popoli indigeni) ne scoprì le sue virtù medicinali e lo introdusse in Europa agli inizi del Novecento, dove venne utilizzato prevalentemente per le patologie dell’apparato locomotore (artrosi, reumatismi).
Non è affatto vero.
Signori, avete difficoltà a sfilare la fede dal dito? I calzini vi lasciano segni alle caviglie quando li togliete?
Forse soffrite di edema, più comunemente noto come ritenzione idrica.
I sintomi della ritenzione idrica sono il gonfiore di alcune parti del corpo come le mani, i piedi e le caviglie, con un’impressione di rigidità e talvolta anche dolore della parte interessata.
Chi soffre di edema nota spesso un aumento di peso, anche di diversi chilogrammi.
QUANDO L’ORGANISMO IMMAGAZZINA ACQUA MA NON VUOLE ELIMINARNE
Il nostro corpo è fatto per il 65% di acqua: in presenza di ritenzione idrica l’organismo (o una parte di esso) ne è in sovraccarico. Immagazzina l’acqua ma non la evacua. Talvolta dei reni pigri o un fegato stanco possono contribuire alla difficoltà di rimuovere i fluidi in eccesso ma, non è così semplice: sono molti i fattori coinvolti nella comparsa dell’edema.
Ricordiamo l’ingestione dei diversi veleni presenti nell’acqua di rubinetto e nel cibo spazzatura, o anche i residui di farmaci e l’inquinamento atmosferico: per salvaguardare i parametri vitali di funzionamento, l’organismo si idrata sempre di più man mano che il tasso di avvelenamento aumenta, in modo da diluire la concentrazione delle tossine e dei veleni entro limiti tollerabili.
IL COINVOLGIMENTO DEL SISTEMA LINFATICO
La circolazione linfatica interessa l’organismo dalle estremità verso il cuore, in vasi e linfonodi. La linfa è quel liquido giallastro e trasparente che fuoriesce dalle ferite e che si immagazzina nei linfonodi in caso di malattia. Interviene infatti nella difesa contro i batteri, i virus e gli altri corpi estranei tossici.
Ma la linfa è anche coinvolta nel trasporto di ormoni, e questo è ciò che ci interessa per il drenaggio dell’acqua nei tessuti: è lei che assicura l’evacuazione dei rifiuti cellulari (grassi, tossine, proteine).
A differenza del sangue che circola grazie al pompaggio del cuore, la circolazione linfatica non ha alcuna pompa per agevolare il flusso. Sono solo i movimento del corpo, le contrazioni muscolari e delle pareti dei vasi che consentono alla linfa di circolare.
La sedentarietà e la compressione dei vasi favoriscono il ristagno della linfa nei tessuti e quindi la sua impossibilità di drenare l’acqua “sporca” fuori dall’organismo.