Che spettacolo!
Ci sono posti i cui nomi risuonano prima nei bar e su qualche media, tra amici e sconosciuti. Poi, di appassionato in appassionato, iniziano a propagarsi a balzi quantici sempre più di Urbino ma chi se lo ricorda? Forse troppo sacro il setting rinascimentale per immaginarlo urbinate, per tutti il campione #46 è “il pesarese”. Del resto l’isoglossa romagnola lo tiene inchiodato a quel “marchignolo” di confine, impossibile immaginarlo altro o altrove. Dalla strada che entra a Tavullia è ben visibile il tracciato del suo ranch, con quella fettuccia che si stende sul fianco della collina: un miraggio per qualsiasi motard di ogni età. Non si può dire lo stesso per il cartello che segnala poco prima l’arrivo, tappezzato com’è di sticker-tributo. Con la Benelli, storica casa motociclistica, succede invece più o meno il contrario. Quanti sanno che le radici dell’azienda del leoncino e delle tre stelle – logo rosso e passato glorioso – affondano nel centro di Pesaro? Nel 2011 la Benelli ha celebrato cento anni dalla fondazione, l’anniversario del secolo di attività è forse meglio indicarlo proprio in questo 2019 ché è agli anni a partire dal 1919 che risalgono i primi veri gioielli a due (o tre) ruote. Il Museo – Officine Benelli è il tempio in cui recarsi per officiare il rito dell’incontro col mito: mille metri quadrati, decine tra moto sportive e ciclomotori, serie speciali e pezzi rarissimi, forniture per l’esercito e altro ancora. Per sognare anche da fermi, in silenzio.
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