Le fiabe nella fiaba: un percorso per l'apprendimento della letto-scrittura
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Info su questo ebook
Il libro tratta esaurientemente tutti gli aspetti dell'insegnamento della letto-scrittura con le relative problematiche, sostenendo gli argomenti con solide basi teoriche e fornendo molti spunti metodologici-didattici e materiali concreti di lavoro. Le insegnanti giovani e meno giovani che si apprestano ad insegnare a leggere e a scrivere e gli studenti universitari che si troveranno a farlo in breve, dovrebbero ricevere da quest’opera l’ aiuto necessario per iniziare con sicurezza il viaggio con i bambini a loro affidati nel mondo della lingua italiana e per liberarsi dai timori di non essere all’altezza, timori che ho avuto modo di riscontrare in molte colleghe.
Il panorama editoriale offre molte guide didattiche con schede operative, ma questa intende essere, pur nella sintesi, un’opera completa che può sicuramente dare “di più”.
Si rivolge agli insegnanti di italiano della scuola primaria e a docenti e studenti universitari in particolare della facoltà di “Scienze dell’educazione e della formazione”
Il libro contiene anche tutte le fiabe utilizzate per insegnare a leggere e a scrivere
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Anteprima del libro
Le fiabe nella fiaba - Silvia Cagliani
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, per aiutare il bambino a conoscere il mondo
G. Rodari
Non ci vorrà molto perché un bambino cominci a capire che la conoscenza è potere, che è una forma di ricchezza, che è una rete di sicurezza.
J. Bruner
Silvia Cagliani
Le fiabe nella fiaba
Un percorso per l’apprendimento della letto-scrittura
Le fiabe nella fiaba
Un percorso per l’apprendimento della letto-scrittura
Silvia Cagliani
La copertina è la fotografia di una pagina del libro di Ula e Ben realizzato dai bambini nel laboratorio di espressività usando materiali di vario tipo.
Edizione Aprile 2014
Autopubblicato con Narcissus.me
www.narcissus.me
___________________________________________________
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
___________________________________________________
ISBN: 9788869091285
Questo libro è stato realizzato con BackTypo
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei contenuti
Premessa
La motivazione: presupposto per l’apprendimento
L’importanza della relazione
La creatività
La programmazione per competenze
Il testo
La biblioteca di classe
I cartelloni
La posta
La fiaba
La comprensione
Mappatura della situazione di partenza
Metodologia e didattica
La storia inizia: Ula e Ben
Lo sfondo integratore
La scelta delle fiabe e l'ordine di presentazione delle lettere
Il metodo fonematico graduale
Gli strumenti didattici
I quaderni e l’uso del carattere grafico
Altri sussidi
Gli esercizi-gioco
La calligrafia
I mandala
Le cornicette
Il disegno libero
La valutazione
I disturbi specifici di apprendimento (D.S.A.)
Le verifiche di lettura
I bambini stranieri
Lavorare con il corpo
Ula e Ben scrivono ai bambini e regalano fiabe
Una notte di temporale
Riccioli d'Oro e i tre orsi
di R. Southey
I vestiti nuovi dell'Imperatore
di C. Andersen
Filastrocche
Rosaspina
dei fratelli Grimm
I tre porcellini
di J. Joseph
Hänsel e Gretel
dei fratelli Grimm
Il brutto anatroccolo
di H.C. Andersen
La bella e la bestia
di L.D. Beaumont
I sette corvi
dei fratelli Grimm
Pinocchio
di Collodi
Il pesciolino d’oro
di Pushkin
Il fagiolo magico
di R. Walker
Mignolino
dei fratelli Grimm
I laboratori espressivi
Conclusioni
Bibliografia
L’autore
Ringraziamenti
Premessa
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, per aiutare il bambino a conoscere il mondo.
G. Rodari
Non ci vorrà molto perché un bambino cominci a capire che la conoscenza è potere, che è una forma di ricchezza, che è una rete di sicurezza.
J. Bruner
Il desiderio di scrivere un libro sull’insegnamento della lingua italiana in prima elementare è nato negli ultimi mesi della mia carriera di maestra, prima di andare in pensione. Insegnavo questa disciplina per l’ottava volta ai piccoli di sei anni e sentivo il dispiacere di doverli lasciare, ma la decisione era stata presa, decisione necessaria anche se sofferta, perché sentivo di non aver più le energie sufficienti per continuare a insegnare con l’entusiasmo che mi aveva sostenuto fino ad allora.
L’idea di scrivere sull’insegnamento e in particolare sull’insegnamento della lettura e della scrittura mi ha permesso, nell’anno in cui ho lavorato a questo progetto, di non perdere completamente i contatti con la scuola, con le colleghe, ma soprattutto con i bambini.
Questa non è una guida didattica, non è un racconto, nemmeno uno schedario come ce ne sono a decine nelle librerie, ma è un pro-memoria
teorico-pratico per tutte le colleghe giovani e meno giovani che si apprestano per la prima volta a intraprendere con i bambini l’affascinante viaggio nel mondo della scrittura e della lettura, chiavi di accesso verso la conoscenza: intende essere una guida-racconto.
La motivazione: presupposto per l’apprendimento
In questi 40 anni d’insegnamento della lingua italiana nella scuola primaria ho potuto sperimentare molti metodi per l’apprendimento della letto-scrittura nella prima classe: dall’alfabetico, al globale, al sillabico, fino al più recente fonematico. Ma il punto di partenza che ha accomunato la scelta di questi metodi, è sempre stato chiaro e preciso: trovare le strategie adatte per attivare nei miei piccoli alunni la motivazione ad apprendere. Nessuno riesce ad imparare se non è spinto da una motivazione, culturale o professionale, ludica o semplicemente venale. S’impara per il piacere di conoscere, perché la nostra professione lo richiede, perché ci vogliamo divertire o semplicemente perché, dovendo guadagnare per vivere, dobbiamo apprendere quelle nozioni che ci sono necessarie nella professione che abbiamo scelto.
Il bambino apprende fin dai primi giorni di vita: poiché ha bisogno di nutrirsi e di soddisfare i suoi bisogni basilari, per ottenere ciò che desidera, usa una serie di strategie inizialmente istintive, che diventano nel tempo sempre più coscienti. Se non avesse desideri e bisogni primari, non avrebbe la necessità di soddisfarli, quindi non proverebbe una reale motivazione: nessun bisogno, nessun desiderio e quindi nessuna spinta motivazionale. Ma non è così e lo sappiamo bene. Noi, bambini e adulti, viviamo e per vivere dobbiamo trovare le strategie per attuare il nostro piano di vita.
Il bambino desidera conoscere e fin dai primi anni mostra curiosità per tutto ciò che lo circonda: pone domande, sfoglia giornali e libri, adora seguire con lo sguardo le illustrazioni, raccontandosi o ancor meglio ascoltando la storia che gli viene letta; in questi anni di rivoluzione tecnologica, impara ad usare precocemente i giochi elettronici e gli strumenti informatici che trova in casa o che gli vengono regalati fin dai primi mesi di vita.
La curiosità e la motivazione procedono di pari passo e quando il bambino arriva in classe prima, è quasi sempre molto curioso e motivato ad imparare a leggere e a scrivere. Fanno eccezione quei bambini che hanno già imparato alla scuola materna o a casa, più o meno indotti dai familiari, anche se non ho mai sentito ammettere da un genitore di aver spinto il proprio figlio ad imparare prima di iniziare la scuola primaria. Al massimo dichiara che il bambino ha imparato da solo e a volte può essere anche vero. Arrivano sulla porta della prima classe anche bambini spaventati dai lugubri racconti dei genitori che hanno loro descritto la scuola come il luogo dove finalmente la maestra-cerbero li avrebbe raddrizzati e finalmente educati... Questi sono i bimbi che facilmente faticheranno a provare una reale motivazione a imparare. E poi si presentano piccoli spaventati da esperienze che hanno da tempo fatto loro capire di essere in difficoltà: difficoltà fonologiche, motorie e di memorizzazione. Tra questi è probabile che ci siano bambini che presto, se l’insegnante possiede le conoscenze sufficienti per osservare e intuire
, potrebbero venir riconosciuti come alunni con disturbi specifici di apprendimento.
Ma nella maggioranza dei casi il primo giorno di scuola varcano la porta dell’aula bambini fortemente motivati ad imparare e in particolare ad imparare a leggere e a scrivere. E questo perché hanno già compreso che il viaggio nel mondo della conoscenza si può iniziare solo apprendendo a leggere, decodificando i messaggi che li circondano e scrivendo per comunicare con gli altri. Già intuiscono che la scrittura è un potente strumento di relazione, ma è compito dell’insegnante fare in modo che l’intuizione diventi consapevolezza. Il bambino deve imparare a riconoscere glielementi della comunicazione, a capire che il rapporto tra un emittente e un ricevente si stabilisce usando un codice ben preciso, scelto consapevolmente a secondo delloscopo che ognuno si pone. Quindi anche se i bambini ci sembrano piccoli, è bene chiedere loro perché sia importante imparare a scrivere e a leggere, quale sia l’utilità della letto-scrittura e discuterne insieme le risposte. È bene ricordare che è fondamentale che il bambino abbia un’insegnante che padroneggi la materia che insegna, che la ami e che si diverta ad insegnarla. Questo è un punto di partenza che garantisce in parte il raggiungimento degli obiettivi.
L’importanza della relazione
Un altro cardine di avvio e di incremento del processo di apprendimento è la capacità, da parte dell’insegnante, di entrare in relazione empatica con gli alunni. La parola empatia deriva dal grecoempateian, composta da en-, dentro
, e patho ssofferenza o sentimento
, che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l'autore-cantore al suo pubblico; quindi l’empatia è quel coinvolgimento che necessariamente dobbiamo trovare con i nostri alunni.
Ma non basta: un buon insegnante deve anche saper favorire relazioni altrettanto empatiche tra gli alunni, sviluppando la loro intelligenza emotiva, intesa come capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni.
Daniel Goleman, famoso psicologo autore del libro L’intelligenza emotiva
, delinea le cinque caratteristiche fondamentali dell’intelligenza emotiva, che ognuno codifica interiormente:
consapevolezza di sé: la capacità di ottenere dei risultati riconoscendo le emozioni messe in atto;
dominio di sé: la capacità di controllare le proprie emozioni per raggiungere un fine;
motivazione: la capacità di scoprire il vero e profondo motivo che spinge all’azione;
empatia: la capacità di sentire gli altri entrando in una relazione;
abilità sociale: la capacità di stare insieme agli altri cercando di capire ciò che accade tra le persone.
L’apprendimento troverà quindi terreno di crescita laddove l’insegnante sarà in grado di intervenire non solo per sviluppare la parte razionale dei suoi alunni, ma anche la loro parte emozionale e relazionale. Molto spesso si troverà a doversi relazionare con alunni difficili e problematici e si renderà presto conto che spesso i processi di apprendimento vengono rallentati da problemi di comportamento del bambino in difficoltà o anche da quello degli altri compagni. Quindi è fondamentale che l’insegnante sia in grado di entrare in relazione empatica con gli alunni e sappia gestire eventuali problematiche anche legate all’aggressività. Deve possedere capacità relazionali che dipendono anche dal suo livello di equilibrio e dalla sua maturità. Deve, secondo quanto sostiene lo psicanalista inglese Winnicott, saper contenere l’aggressività come una madre sufficientemente buona
che sia in contatto con i sentimenti del figlio, che sappia accogliere anche quelli più negativi e glieli sappia restituire bonificati e nominati in modo che non facciano più paura, che permetta di sperimentare anche i sentimenti più forti, che aiuti ad esprimerli ed a definirli, rendendoli così meno dolorosi e quindi pensabili, condizione questa per poterli affrontare. Se l’eventuale aggressività di un bambino non spaventa l’insegnante, questa violenta emozione tornerà a lui alleggerita e quindi più vivibile. Se un bambino rifiuta un compagno o l’insegnante stessa, è perché si sente rifiutato o si fa rifiutare e se l’insegnante entra confusamente in questa dinamica, può arrivare a confondere le proprie problematiche personali con quelle del bambino. Occorre quindi una costante analisi personale dell’educatore che deve sapersi guardare e mettersi in discussione. L’insegnante, in quanto esperto della conoscenza di sé e quindi con le potenzialità sufficienti a guidare e sostenere l’altro, deve saper ascoltare, essere capace di entrare in relazione d’aiuto e saper valorizzare le risorse di chi ha di fronte. Se è sempre necessario stabilire delle regole intese come contenitori, questo vale soprattutto con i bambini con limitato controllo degli impulsi. Facendo ciò, li si mette di fronte al concetto di frustrazione, che è di grande importanza per imparare ad affrontare le prove della vita. Attraverso esperienze di frustrazione, il bambino capisce che le cose possono essere assenti o presenti e che a volte non ci sono
, per quanto lui possa desiderare il contrario. Riconoscere che cosa è se stessi
e diverso da se stessi
, è fondamentale per il raggiungimento dei confini, anche se questo può generare rabbia. La negazione, il NO, genera immediatamente una reazione, che si attenua se si è pronti a motivarla e a contenerla con forza e affetto.
La mia esperienza personale mi ha consentito in questi anni di vivere anche sensazioni di ansia nei confronti degli alunni che manifestavano comportamenti aggressivi, dovuti alla loro mancanza di collegamento, come se non sentissero un legame con me. Ma quando candidamente, dopo varie attività di ricerca della consapevolezza, mi dichiaravano di essere coscienti della propria agitazione e del proprio nervosismo, ma di non sapere come controllarsi, qualsiasi tensione nei loro confronti svaniva. Certo non è facile lavorare con bambini che presentino questi comportamenti, perché si corre il rischio che il gruppo diventi il palcoscenico di uno spettacolo recitato da loro, che ne sono i protagonisti. È importante valorizzare le capacità di ciascuno e poiché spesso questi bambini, sono agili, abili e forti, è facile poterli gratificare nei giochi e nelle attività che richiedono queste capacità. L’aspetto ansioso dell’insegnante che pensa di non essere capace di gestirli, risulta ingombrante per l’alunno e si riflette su di lui: la fiducia del bambino, non è un dato di fatto; l’insegnante se la deve guadagnare. È fondamentale che l’insegnante desideri di esserci
nel contesto educativo, ami l’esperienza che sta vivendo con loro e sia in costante crescita; questo atteggiamento gli consentirà di scegliere le proposte, scartarle, ricrearle a misura propria e delle persone che ha davanti, in un percorso elastico, molto umano e senza tecnicismi; gli permetterà inoltre di non essere invasivo, di porre molta attenzione all’altro, ma anche essere