Oltre l'orizzonte
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Anteprima del libro
Oltre l'orizzonte - Giovanni Margarone
633/1941.
Prefazione
Sarei un folle se avessi la pretesa che il lettore condividesse le idee e le riflessioni da me espresse, perché a ogni individuo è riconosciuta la libertà di pensiero e del senso critico, e questo lo voglio ribadire citando Voltaire che affermò Non condivido le tue idee ma sono disposto a morire perché tu possa professarle
.
In questo libro, scritto negli anni 2011 e 2012, faccio spesso riferimento anche a fatti successi in quel periodo, a proposito dei quali ho espresso mie opinioni e mie considerazioni.
È uno spaccato della realtà umana, connotata dai suoi pregi, i suoi difetti, le sue contraddizioni, le sue ansie, le sue peculiarità immutabili, le sue fragilità, realizzato cercando il giusto equilibrio tra culture, idee politiche e religiose, al fine di non discriminare, per quanto possibile, la poliedrica varietà del pensiero dei lettori.
È anche una panoramica della situazione della società civile di questi anni, con i suoi problemi, le sue angosce e i suoi lati oscuri.
Le idee, opinioni, commenti contenuti in questo scritto mi auspico suscitino riflessioni, anche critiche; solo dialogando e riflettendo si risolvono i problemi, il confronto costruttivo e il raziocinio sono ingredienti per consegnare ai nostri posteri un mondo migliore.
L’intento fondamentale e lo spirito che aleggia in ogni passo del libro è stato quello di affrontare ogni tema osservandolo da prospettive diverse, alle volte anche con pensieri forti, cercando di guardare sempre oltre l’orizzonte nel senso della più ampia apertura mentale, che consenta di considerare i fatti con un giusto senso critico sgombro da ogni pregiudizio e condizionamento di sorta.
Oltre l’orizzonte
significa cercare di vedere oltre ciò che riteniamo ci limiti la visuale, al di là del relativismo, valorizzando l’apertura mentale verso le culture altre
e l’evasione dal microcosmo egocentrico personale.
L’Autore
A mio padre che non c’è più, a ricordo di tutti gli insegnamenti che mi ha dato affinché diventassi un uomo.
IDEE
Ognuno di noi ha dentro di sé idee, opinioni, capacità critica, un grado culturale che, si badi bene, non deve essere necessariamente certificato da lauree e diplomi.
Si confonde spesso il concetto di cultura
con quello di conoscenza
quest'ultimo indissolubilmente legato al concetto di nozione
; sapere tante cose non vuol dire avere poi sempre la capacità di gestirle, solo con il ragionamento e la capacità critica, la comprensione, si riesce a trasformare quello che noi sappiamo in idee, in messaggi da trasmettere ad altri attraverso le varie forme di comunicazione.
I destinatari del messaggio bisogna porli nelle condizioni di comprenderlo, in modo che abbiano la possibilità di elaborare l'informazione, valutarla con il proprio senso critico, dare quindi al contenuto del messaggio un valore vuoi negativo perché contrario ai princìpi etici, morali, culturali che ognuno di noi ha insiti, oppure positivo, in questo caso l'idea, il ragionamento, l'opinione, la notizia, la nozione, entrano a far parte del patrimonio delle conoscenze e delle esperienze personali, arricchendolo e, talvolta, modificando il senso critico e la capacità di giudizio di una persona.
Un risultato notevole, forse il più importante, è ottenuto quando l’essenza del messaggio ha rimosso un pregiudizio, una convinzione errata, anche se non necessariamente contraria a determinati princìpi etici, morali, culturali. Il concetto di cultura, nella sua più ampia accezione, è invece slegato a quello di conoscenza e nozione appresi, per esempio, in un percorso scolastico o formativo. Il termine cultura
deriva dal latino colere che significa coltivare, è un concetto legato alla tradizione, ossia al trasferire a chi succede quel patrimonio di conoscenze, usi, consuetudini, riti, modi di vivere; si parla quindi di più culture, di diverse culture: la cultura occidentale, la cultura araba, le culture religiose, le culture tribali, la cultura contadina.
Il livello culturale è quindi indissolubilmente legato all'ambiente in cui si è formato ed è cresciuto un individuo, un contesto sociale con un suo credo religioso, una sua etica, una sua morale, i suoi usi; per questo credo che nessuna persona umana sia senza cultura. Ogni persona ha sempre una capacità critica, seppur rudimentale, esiste, basta solo sollecitarla, innescando così un processo che ponga l’individuo nelle condizioni di capire sè stesso e ciò che lo circonda, fino a confrontarsi e aprendosi ad altre culture sempre in presenza di una comune trasversalità. In questo mondo globalizzato e tecnologico, purtroppo, non si è ancora affermato il comune sentimento teso a non far prevalere determinate culture su altre, manca ancora il riconoscimento reciproco che porti a una piena multiculturalità. Il processo di apertura verso le altre culture non potrà mai compiersi completamente fino a quando non saranno debellati fenomeni sociali come il razzismo e la xenofobia che sono in contrapposizione ai processi di dialogo tra culture diverse.
Nella nostra epoca, oltre alle crisi economiche, politiche e sociali, esiste una vera e propria crisi umana provocata dal decadimento dei valori e dalla diffusione dell’illegalità, accentuata da una comune e talvolta inconsapevole accettazione delle situazioni con un conseguente affermarsi dell’anticultura, intesa come un sostanziale degrado del livello culturale e sociale generale dovuto essenzialmente alla carenza di pensiero e di propositi e all’affermazione di princìpi antietici. Per questo è importante contribuire a un riarricchimento della nostra società, solo con le idee preziose di tutti si potrà uscire dalla crisi umana in atto e attuare a pieno quel dialogo interculturale che renda veramente globale e solidale il mondo di domani.
L’EUROPA UNITA
Un concetto di Europa Unita lo ritroviamo già all’epoca degli antichi Romani, ovviamente riportato al contesto storico di allora; quella volta, parliamo di circa duemila anni fa, era addirittura un'idea più grandiosa: quella di mondo unito
, perché nell'antichità l'uomo, con i mezzi assolutamente limitati di allora, aveva delle conoscenze geografiche ben più ridotte di quelle attuali. Addirittura possiamo parlare di un'idea di mondo globale, la globalizzazione dell'antichità, una cosa sorprendente che l'uomo moderno e civilizzato crede che sia, forse, una sua prerogativa esclusiva.
In quell'epoca, i Romani ovviamente non volevano unire per spirito di fratellanza e solidarietà tra i popoli, le motivazioni erano ben altre: ragioni economiche legate al prestigio di Roma, la prevalenza di un popolo su altri per dimostrarne la potenza e la grandezza. L'unione dell’Europa di quel tempo non era stata attuata mediante accordi e convenzioni, bensì invadendo, sottomettendo, imponendo. Nel Diritto romano, padre nel nostro diritto in tanti princìpi, c'è quello della soggezione
, un elemento del rapporto giuridico: un soggetto è sottoposto a potere di un altro subendone gli effetti giuridici, questo concetto è oggi ovviamente inserito in un contesto diverso, dove il diritto è basato su princìpi liberali e di riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo, per lo meno per ciò che riguarda la società occidentale. Nel mondo romano, l'Impero aveva sottomesso altri popoli ad una soggezione assoluta; imponendo lingua, moneta e ordinamento giuridico. Aveva imposto le proprie pretese tributarie che non erano certo determinate ispirandosi basate sul nostro concetto costituzionale di contribuzione a fini dell'esclusivo pubblico interesse; tale soggezione era quindi un qualcosa di assoluto, ma, per quell'epoca, sicuramente una cosa straordinaria nel senso più ampio del termine. Contesti simili li ritroviamo successivamente nel Sacro Romano Impero, l'Impero Ottomano, l'Impero Austro-Ungarico, l'Impero Napoleonico, il Colonialismo, eccetera., tutte compagini basate sul predominio, anche se esistite in epoche storiche diverse.
Tornando all'Europa, oggi il concetto di Unione Europea è ben diverso: basato sui princìpi di eguaglianza, cooperazione e solidarietà fra i popoli, disciplinato da accordi e convenzioni tra gli stati membri, sulla condivisione delle scelte comunitarie e su obblighi che non dovrebbero essere basati su princìpi di prevalenza di un popolo sull'altro, ma che derivano dalla necessità di attuare politiche comunitarie vantaggiose per tutti gli stati aderenti. È formidabile l'idea di Europa concepita dopo la seconda guerra mondiale e già formalizzata con il trattato di Roma del 1957, un'avanguardia veramente eccezionale per l'epoca, considerato il contesto politico-storico mondiale allora ricorrente, dove c’era un’Europa che faticosamente risorgeva dalle rovine di una lunga e disastrosa guerra mondiale. Il Trattato di Roma sanciva la cooperazione economica tra gli stati membri di allora, il princìpio di unione avrebbe rafforzato le economie nazionali per crearne una europea capace di far fronte alle sfide dei mercati mondiali. Dopo le evoluzioni avvenute nei 50 anni successivi, si è poi arrivati a un concetto di Unione Europea che va oltre a quello di natura economica: il concetto