Viaggio a Youcando, il covo del Possibile
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Anteprima del libro
Viaggio a Youcando, il covo del Possibile - Gabriele Trabucchi
RINGRAZIAMENTI
INTRODUZIONE
Nel mio percorso professionale e di vita, ho avuto il privilegio di rapportarmi, per svariati motivi, con migliaia di persone, imprenditori e non, in ambienti diversi, con diversi ruoli e posizioni sociali.
Ho avuto in questo modo la conferma del fatto che, malgrado l’atteggiamento e l’apparenza possano spesso far pensare il contrario, tutti gli esseri umani sono persone fatte di emozioni e in base a queste emozioni, pensano e agiscono, o non agiscono.
Il problema è che per molti gestire queste emozioni è una fatica, e per questo hanno un sacco di problemi nell’ottenere quello che desiderano.
Se solo sapessero davvero quello che desiderano.
La maggior parte delle persone infatti non riesce a ottenere il successo che vorrebbe, e di conseguenza non è felice, perché non sa cosa desidera veramente.
"Posso insegnare ad ottenere quello che si vuole dalla vita,
il problema è che non riesco a trovare chi sappia dirmi cosa realmente voglia"
(Mark Twain)
Rimane concentrata su quello che non vuole, con la conseguenza di restare costantemente ancorata al problema e facendo fatica a uscirne. Quando poi riesce ad avere un’intuizione e a individuare il sentiero giusto, spesso finisce vittima di un disastroso dialogo interno e delle sue convinzioni limitanti. Si convince, per vari motivi, di non essere all’altezza del suo desiderio, di non meritare la ricompensa finale, o non ha sufficiente energia per poterla raggiungere.
Le persone spesso non si conoscono bene, non hanno consapevolezza del proprio scopo di vita, dei propri valori, dei propri talenti, delle proprie passioni e, di conseguenza, di quello che conta davvero.
Così perdono le tracce di sè e iniziano a vagare a caso, in modo frenetico, sperando di trovare il proprio tesoro nei posti più improbabili e battuti. Non conoscendo le proprie potenzialità, non sanno nemmeno come sia realmente questo tesoro e come potrebbero riconoscerlo: proprio come la felicità che vanno cercando.
Sprecano energie e gran parte della propria vita, guardando e correndo dove vedono correre tutti gli altri, per inseguire qualcosa che, il più delle volte, non comprendono nemmeno troppo bene. Si ritrovano a seguire stereotipi e finiscono con l’autoconvincersi che siano scelte volute.
A volte, sentendosi in difficoltà, magari si fermano a riflettere, si guardano intorno ma non sanno come uscirne. Sentono che servirebbe una svolta, ci vorrebbe un’idea
e non sanno come trovarla. Si trovano così a sbattere contro le solite risposte che non portano ad alcuna nuova soluzione, in balìa di situazioni che spesso non sono la conseguenza di scelte consapevoli.
Questo finisce con il provocare ansia, stress e un senso di impotenza.
Scriveva Paulo Coelho:
"Per arrivare al tuo tesoro dovrai seguire i segnali.
Dio ha scritto nel mondo il cammino che ciascun uomo deve percorrere.
Devi soltanto leggere quello che ha scritto per te"
Il guaio è che alla maggior parte delle persone piace poco leggere e approfondire: spesso si ferma a malapena al titolo.
C’è chi è talmente distratto e sommerso da tutto ciò che il mondo esterno cerca di scaraventargli addosso ogni giorno, che finisce per cercare questi segnali ovunque, tranne nel luogo dove li potrebbe veramente trovare: dentro di sè.
Inizia a fare fatica a orientarsi, a decifrare la mappa e a capire dove sta andando.
Non riesce a cambiare prospettiva e ad attingere al proprio intuito, alla propria positività, alla propria creatività e alla propria energia, con la conseguenza di perdere il focus con la propria storia e capirci poco.
Magari è casualmente sul sentiero giusto, ma poi al primo incrocio va in crisi e sbaglia direzione. Si fa vincere dai dubbi, si agita, perde fiducia, quindi si ferma, torna indietro, abbandona quel sentiero e il suo sogno.
Torna a rifugiarsi nella sua area protetta, accontentandosi e finendo con il dirsi, magari con un sospiro di sollievo, che in fondo ci ha provato e che è meglio così: un po’ come nella storia della volpe e l’uva, dove per la sua incapacità di ottenere quel che vuole, la volpe accusa le circostanze.
Si ferma un po’ a prendere fiato e poi corre a mettersi in coda dove vede dirigersi tanti altri. Iniziando di nuovo a sgomitare per inseguire qualcosa che non sa bene cos’è, e non riesce nemmeno a intravedere bene, talmente è lunga la fila.
Si convince che, se tutte quelle persone sono in coda lì, un motivo ci sarà pure, e inizia, o riprende, a sbirciare e scopiazzare nelle loro mappe, entrando in una sorta di circolo vizioso.
È da questi presupposti che nasce Youcando: Il Covo del Possibile, un percorso a cui tengo tantissimo e che racchiude molto di quello che ho scoperto nel mio viaggio fatto fin qui, anche attraverso i miei sbagli.
Dedicato a chi sente di aver passato un lungo periodo della sua vita, poco importa fino a che età, a farsi ubriacare da falsi miti che lo hanno portato, o lo stanno portando, fuori strada, in coda su un sentiero che sente non essere il suo sentiero, che lo sta allontanando dalla persona che vorrebbe essere e dal suo tesoro. A chi sente il desiderio di ribellarsi a uno scomodo e stressante viaggio e dare alla propria vita un significato diverso e più profondo.
Abbiamo dentro tutti gli ingredienti necessari per riuscirci, dobbiamo solo riconoscerli, tirarli fuori e imparare a dosarli e amalgamarli al meglio.
Troverai diversi momenti di riflessione all’interno del libro.
Sono passaggi utili e fondamentali per costruire la tua trama e rendere il tuo viaggio divertente e appassionante.
Prenditi quindi tutto il tempo necessario per dedicare loro l’attenzione e l’impegno che meritano, anche quando potresti essere tentato di passare al capitolo successivo.
Se questo libro saprà farti riflettere e potrà esserti d’aiuto a valutare e migliorare qualcosa della tua vita, sarò felice, perchè saprò di aver raggiunto il mio obiettivo.
A tal proposito ti sarei grato qualora tu volessi condividere con me le tue riflessioni e le esperienze vissute durante questo percorso.
Buon viaggio.
"Il regalo più grande che puoi fare a un’altra persona,
non è condividere le tue ricchezze ma farle scoprire le sue"
(Benjamin Disraeli)
AL COVO DEL POSSIBILE
La prima volta che arrivai al Covo del Possibile, rimasi piuttosto sorpreso.
Anche se non sapevo come avrei fatto a riconoscerlo e, visto da fuori, sembrava un posto normalissimo, sentivo che quello che vedevo là, davanti a me, era proprio il portoncino d’ingresso del Covo.
Possibile che fossi già arrivato?
Chi ero?
Avevo passato la mia vita a vivere un’esperienza dietro l’altra, incamminandomi ogni volta su un sentiero diverso, seguendo, di tanto in tanto, compagni di viaggio, trovati sul mio percorso, ai quali avevo affidato, troppo spesso, a volte con conseguenze disastrose, il timone di comando. Brevi o lunghi viaggi che, anche se avevano soddisfatto il mio desiderio di conoscere e mi avevano appagato dal punto di vista emozionale, non ero ancora riuscito a legare in un unico filo conduttore da tendere al centro della mia vita.
Tutti questi viaggi mi avevano probabilmente distratto e impedito di conoscermi più a fondo, dall’essere più me stesso, impedendomi di riconoscere il mio sentiero personale.
In certi casi, anzi, mi avevano allontanato da esso.
Ecco la differenza: ero una persona estremamente curiosa, con un forte desiderio di conoscere, ma non di conoscermi.
Correvo, correvo eppure sentivo che qualcosa di importante continuava a sfuggirmi. Ero convinto di avere tanti amici eppure, ogni volta che mi fermavo, intorno a me non c’era nessuno. La mia frenesia, la mia distrazione, il desiderio di vivere esperienze sempre nuove, probabilmente mi impedivano di costruire e coltivare relazioni profonde e solide. Iniziavo a rendermi conto di aver concretizzato e raccolto molto poco rispetto a quanto sentivo di aver seminato e, probabilmente, rispetto alle mie potenzialità.
Come mai vedevo persone che facevano apparentemente molto meno fatica di me, pur ottenendo risultati migliori?
Non parlo solo dal punto di vista economico anche se, in questo campo, i risultati erano poco confortanti rispetto all’energia spesa e allo stress accumulato.
La sensazione che avvertivo sempre più forte e mi creava insoddisfazione, era quella di non essere ancora riuscito a creare un mio percorso chiaro per dare un significato vero alla mia vita.
Sentivo che era arrivato il momento di trovarlo, questo percorso, anche se non sapevo bene come.
Il resto sarebbe venuto di conseguenza.
Fui portato all’inizio del sentiero da un’amica
Questa sensazione e questo mio bisogno probabilmente trasparivano, ed erano avvertiti da persone con una certa sensibilità che mi conoscevano bene.
Fu una sera al termine di una cena che un’amica, che aveva saputo osservarmi più di quanto immaginassi, mi accompagnò all’inizio del sentiero che porta al Covo.
Mi regalò un libro, mi disse che leggendolo sicuramente avrei trovato indizi utili per orientarmi e trovare la strada per arrivare al Covo del Possibile, un posto magico dove ognuno può trovare molte risposte e la chiave per realizzare i suoi sogni.
Mi disse che era il massimo che poteva fare per me, e che al Covo ci sarei dovuto arrivare da solo.
Incuriosito e un po’ eccitato le chiesi più indicazioni e dettagli, volevo saperne di più, capire come mi sarei reso conto di essere arrivato al Covo, come lo avrei riconosciuto, cosa avrei trovato là, che tipo fosse il Possibile. Te ne accorgerai
, mi disse, non preoccuparti: te ne accorgerai da solo
.
Poi, vedendomi un po’ perplesso, mi sorrise e mi salutò dicendomi remember: youcando
.
Sbagliai subito strada
Appena fui solo, sfogliai velocemente il libro curiosando qua e là, poi lo misi nello zaino e mi incamminai. Volevo partire subito, avevo fretta di arrivare e, chissà per quale motivo, mi sembrava abbastanza chiaro da quale parte dovessi dirigermi e quale sentiero prendere.
Mica sono una persona come tutte le altre io
, pensai erroneamente.
Appena il sentiero iniziò a inerpicarsi, a farsi difficoltoso e la vegetazione più fitta, un po’ di dubbi iniziarono a farsi spazio nella mia mente.
Arrivai alla prima biforcazione, dove c’era una sorgente d’acqua e, non trovando alcuna indicazione ad aiutarmi, iniziarono le prime difficoltà.
Dovevo fare leva sul mio intuito, ma la mia mente era troppo piena di pensieri e di cose che dovevo fare, di persone che dovevo vedere e di luoghi comuni, per aiutarmi.
Ci volevo davvero arrivare al Covo del Possibile?
Di fronte a me un sentiero iniziava a farsi impervio e pareva infilarsi in mezzo al bosco senza che si riuscisse a capire dove portasse, talmente la vegetazione era fitta. C’erano rami che arrivavano bassi fino ad altezza uomo, altri rami secchi e foglie per terra intralciavano parzialmente il cammino. La sensazione era che quella potesse essere la direzione giusta ma, ad occhio, non sembrava passassero tante persone di lì. Forse non era un vero sentiero.
L’altro, sulla mia sinistra, era apparentemente meno difficoltoso, viaggiava in costa, e, dal momento che lì il bosco si apriva, lo si vedeva snodarsi tranquillo nel verde dei prati e perdersi a vista d’occhio, girando intorno alla montagna sulla sua destra e passando in mezzo ad alcune boschine. In quella direzione si sentivano, come in un grande luna park, voci e suoni di ogni tipo che si mescolavano in lontananza.
Sembrava più interessante, vivo e accattivante, oltre a offrire un gran colpo d’occhio.
Ero attratto da tutte quelle voci, quei suoni, e dalle situazioni che avrei trovato nelle varie boschine sul mio percorso. Ero curioso e desideroso di arrivare, e quel sentiero mi intrigava.
Il sole di inizio estate, nemmeno troppo caldo, invitava a imboccarlo.
Se anche mi fossi sbagliato, sarei potuto tornare indietro, o avrei sicuramente trovato qualcuno a cui chiedere, o un bivio con un’indicazione per cambiare strada.
Scelsi quel sentiero.
Le tentazioni delle boschine
Una volta imboccatolo, in pochissimo tempo arrivai alla prima boschina di faggi. Vi trovai alcune persone che dovevano aver passato lì la notte, visto che c’erano ancora le ceneri fumanti del fuoco acceso.
Sembravano simpatiche, stavano mangiando, cantando, e non sembravano aver troppa fretta. Mi fermai un po’ con loro, era divertente stare in loro compagnia. I loro discorsi erano interessanti, ma dopo un po’ iniziai a pensare alla mia meta e a sentirmi fuori luogo.
Sentii che non poteva essere lì Il Covo del Possibile.
Chiesi loro se erano stati qualche volta al Covo, e se sapevano indicarmi la strada, ma mi accorsi subito che non capivano bene di cosa stessi parlando.
Rimasi ancora un po’ di tempo, dopodichè, nonostante gli inviti a restare, li ringraziai per l’ospitalità e ripresi il cammino.
Trovai diverse altre boschine su quel sentiero, situazioni nelle quali conobbi altre persone, più o meno interessanti. In alcune di queste boschine mi fermai per molto più tempo rispetto alla prima, in altre tirai dritto gettando appena un’occhiata.
Sentivo che in nessuna di quelle avrei trovato Il Covo del Possibile.
Ma dov’era il Covo? Era già passato molto tempo da quando ero partito, eppure non lo avevo ancora trovato: quanto mancava ancora?
E soprattutto: mi stavo davvero avvicinando?
Quella donna alla fonte
Per fortuna trovai diverse persone lungo il sentiero e nelle boschine, e ognuna di loro, a modo suo, arricchì il mio viaggio offrendomi qualcosa: un po’ del suo tempo, un sorso di umanità, un motivo per riflettere.
Fu vicino a una fonte sorgiva, dopo molto tempo che ero in cammino, che incontrai una donna dai capelli ricci di un colore rosso ramato. Aveva appena riempito la sua borraccia e me l’allungò con un sorriso, per offrirmene un sorso, senza che le chiedessi nulla.
A dire il vero non la incontrai realmente.
Era passato da poco mezzogiorno quando arrivai alla fonte, il caldo di fine maggio iniziava a farsi sentire e così mi fermai per bere un sorso e riposarmi. Ero stanco e decisi di togliermi lo zaino e buttarmi sull’erba, sotto un faggio a lato del sentiero.
Fu una bellissima sensazione di sollievo. Iniziava a fare davvero caldo ma lì, su quel tappeto d’erba e foglie, all’ombra di quegli alberi, si stava davvero bene. Non credo di avere resistito più di tanto prima di addormentarmi, ed è li che incontrai quell’amica misteriosa: nel sonno.
Aveva appena riempito la sua borraccia a quella fonte, la salutai e le chiesi se sapeva indicarmi dove fosse Il Covo del Possibile, visto che avevo camminato tanto e non lo avevo ancora trovato.
Lei mi guardò con un sorriso amico e mentre mi allungava la borraccia mi disse: Sei sicuro di avere cercato bene?
Altrochè
, risposi, è un sacco di tempo che giro
.
Ma dove hai cercato?
mi chiese. Dappertutto
, le risposi.
Gabri, forse in un posto non hai cercato: hai guardato bene dentro?
, ribattè, Dentro dove? E poi come fai a conoscere il mio nome?
le chiesi incuriosito.
Non fece in tempo a rispondermi, e non so nemmeno se lo avrebbe fatto, perché una sorta di scossa mi svegliò.
Rimasi lì stralunato, e ci misi un po’ a rendermi conto di avere sognato.
Chi era quella donna? Non la conoscevo eppure aveva un viso famigliare. Cosa voleva dirmi? Quale messaggio mi stava lanciando?
Dovevo guardare dentro: ma dentro dove?
Ebbi la sensazione di vivere una situazione sospesa.
Prima la mia amica mi regala un libro dicendomi di non potere fare di più, poi questa nuova amica quasi virtuale mi dice di guardare bene dentro e non mi dice dentro dove
.
Sembrava tutto facile ma non riuscivo proprio a capire.
All’improvviso un flash illuminò la mia mente: il libro! Quello che avevo messo nello zaino all’inizio del viaggio, dopo averlo sfogliato velocemente, e poi non avevo più guardato. Certo, dentro lo zaino, dentro il libro: ecco cosa significa dentro. Come avevo fatto a non pensarci prima? Aprii lo zaino tutto eccitato e andai