Camminerai, amore, camminerai
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Anteprima del libro
Camminerai, amore, camminerai - Francesco Tarantino
Francesco Tarantino
CAMMINERAI,
AMORE,
CAMMINERAI
Titolo | Camminerai, amore, camminerai
Autore | Francesco Tarantino
ISBN | 979-12-22747-27-9
© 2024 - Tutti i diritti riservati all’Autore
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Tutto il resto l’ho vissuto.
Dedicato a te, amore.
Erano quei giorni, i tuoi ultimi giorni. Silenziosamente ti stavi preparando. Io ero accanto a te, come sempre al tuo fianco, ti parlavo, raccontavo, rievocavo i ricordi delle nostre mille avventure e disavventure; momenti di vita trascorsi insieme: tu ed io. Parlavo senza smettere, ti tenevo compagnia e tu, distesa sul nostro letto, dolcemente dormivi.
Ho ben impresso nella mente quel momento.
Sono seduto sul letto, il nostro talamo come scherzosamente lo chiamavamo e ti sono accanto. Voltandoti le spalle guardo nel vuoto e con serenità mi pongo questa domanda:
Che farò dopo, senza di te amore?
Il nulla, il niente, l’assenza completa di qualcosa, il vuoto mi accoglie: mia moglie, la mia compagna di vita, amante, amica, la mia metà si stava preparando ad attraversare il Bardo. Si preparava al salto quantico, ad andare oltre, a trasformarsi in energia e a vibrare libera nell’universo.
A un certo punto, è accaduto qualcosa.
Un messaggio da parte tua. Telepatia? Ipnosi? Suggestione? Dolore? Non so, forse tutto e niente; avevamo già sperimentato eventi simili, ci era già capitato di comunicare a distanza oppure solo fissandoci negli occhi, senza emettere alcun suono.
Sta di fatto che dentro di me, nell’assoluto silenzio che regnava in casa, ti ho sentito.
«Camminerai, amore, camminerai.»
Così è iniziato il mio cammino, il viaggio spirituale, interiore, interstellare; il peregrinare e vagabondare che ho compiuto. Il cammino non è iniziato uscendo dalla porta di casa con zaino in spalla, il cammino è maturato giorno dopo giorno in me ed è cresciuto lentamente dentro, costruendosi pezzo dopo pezzo, prendendo forma piano piano da quel momento, da quell’istante in cui ho sentito la tua dolce voce nella mia testa.
Non era una novità l’argomento cammino
, andare a piedi da qualche parte, viaggiare per scoprire nuovi territori; nonostante Beatrice non adorasse i lunghi tragitti, amava camminare nella natura, specialmente nei boschi, oppure lungo le scogliere ammirando il mare.
Ne avevamo parlato altre volte, avevo manifestato questo desiderio di un cammino, di fare più del giro dell’isolato, come dicevo ridendo e uscendo di casa per qualche ora. Camminare, mettere chilometri e chilometri sotto le suole degli scarponi, sentirsi leggeri, sereni, liberi, lasciarsi alle spalle tutto nel passo precedente; permettere alla mente di rilassarsi, svuotarsi, permettere che l’anima si acquietasse.
È stato sempre piacevole per me, sentirmi slegato, sciolto o meglio ancora felice nel vero senso della parola: quella sensazione che provo quando sono in luoghi silenziosi e privi di qualsivoglia interferenza; solo, anche se in realtà non lo sono: mi congiungo con una parte di me che trascuro, a volte maltratto se non proprio ignoro.
Ecco che allora ho iniziato a documentarmi, a leggere, a pensare, chiedere per comprendere qualcosa sul mondo dei cammini. Pianificazione? Ancora sono indeciso, non so.
Il primo pensiero è andato a Santiago de Compostela.
Ho cercato informazioni su questo itinerario blasonato, ho navigato sul web e sono stato travolto da pagine e pagine. Ho scoperto un mondo del cammino, del pellegrinaggio, che non conoscevo. Forum, blog, siti Internet, articoli di testate giornalistiche e chi più ne ha più ne metta. Tutti pieni, colmi di suggerimenti, consigli ed esperienze personali; una miriade di cosa fare e cosa non fare, di cosa portare e cosa no, attrezzatura, programmazione, rimedi sanitari e assicurazioni da sottoscrivere.
Filippiche su zaini e scarpe, racconti allucinanti di camminatori e pellegrini (che sono due soggetti diversi), su vesciche ai piedi, su chilogrammi di zaini portati a fatica sulle spalle per settimane, su insolazioni e scottature, stiramenti, e ancora racconti di incontri con personaggi bizzarri, alternativi, a volte pericolosi.
Mi ha colpito questo fare
il cammino di Santiago perché è fico, perché è di moda, perché è la meta, perché è la riscoperta di se stessi; va bene, sono d’accordo, ma quanta gente! Quanti camminatori e quanti pellegrini del fine settimana (come li ho poi definiti incontrandoli in Toscana)!
Ho letto di pellegrini che si mettono sui sentieri quando è ancora notte, e non per assaporare il risveglio della natura e avvistare animali selvatici, ma per l’ansia; la corsa per arrivare al prossimo ostello di fine tappa per primi, accaparrandosi un posto letto prima della calca. Massificazione allo stato puro. No, non credo proprio che questo faccia per me, mi dico, quantomeno non adesso in questo momento tormentato, difficile, triste.
Il mio spirito cerca altro, necessita di qualcosa d’altro; la mia anima ha bisogno di un certo non so che, di armonia, pace, solitudine in particolare, silenzio e contatto stretto con la natura.
Solo io e lei.
Chiedo al mio peregrinare solitudine e tempi lenti, giornate sotto il sole per monti e colline, per boschi e campi, senza nessuno con cui parlare; il mio andare che, rispondendo a volte alla domanda perché, l’ho definito a encontrar lo que busco.
Ma esattamente cosa, Francesco?
Per il momento a questa domanda non so rispondere; sono devastato, la mia anima è ferita, ho il cuore spezzato, la vita stravolta da un evento inimmaginabile; sono pervaso da un dolore sordo, profondo, assurdo.
Mi ritrovo spesso a domandarmi: ora come riscriverai la tua vita? Come proseguirai, cosa sarà del tuo essere, d’ora in poi? Dove andrai e cosa farai? Chi sei adesso che non sei più il mio Franci, come dicevi tu?
A queste e tantissime altre domande cercherò di dare una risposta, un senso, a volte una spiegazione o un perché.
Il mio cammino deve essere qualcosa di diverso, come sempre d’altronde; sono sempre stato differente, alternativo, fuori dagli schemi, con un pensiero tutto mio sul significato della parola vivere; vita, essere.
Questo atteggiamento, questo approccio alla vita, all’esistenza stessa, mi ha sempre influenzato positivamente e negativamente per oltre il mezzo secolo che mi porto addosso; sono sempre alternativo nel mio peregrinare in lungo e in largo, spostamenti, eventi e accadimenti, che poi nulla è per caso, vero? Tutto ciò che è successo ha sempre avuto una motivazione che, al primo istante, non ho colto ma che poi ho inteso.
Quanto accade è perché deve accadere, in un modo o nell’altro succederà e tu, io, non dovremo far altro che proseguire, andare avanti come sempre, un piede davanti all’altro.
Come appunto è camminare.
Quando mi fermo a pensare, a riflettere, ad analizzare e a rileggere la mia vita noto in ogni decennio una certa ciclicità, un addivenire periodico e sorprendente di date. Argomento che spesso ho esternato a Beatrice e con cui ho condiviso le mie impressioni, raccontandole il mio passato, spesso sollecitando un suo commento o una sua interpretazione o anche, come è stato nell’anno 2013, una sua importante decisione: quella di liberarci di tutto quello che avevamo costruito a Verona e partire senza meta, lasciandoci tutto alle spalle e goderci la vita.
In sostanza, con un succedersi di azioni, o meglio, eventi, ogni dieci anni circa la mia vita subisce un sussulto, un terremoto, lo definirei, un cambiamento importante e a volte radicale, significativo per me e per chi mi sta accanto.
Il 2022 è segnato dalla tua morte. La malattia ti ha violentata, presa e portata via. In appena un anno e mezzo ciò che era felicità ha lasciato posto al dolore, le giornate colme di spensieratezza sono diventate ore di tristezza e difficoltà.
È il momento di decidere, di cercare il tuo cammino, Francesco, mi sono detto quando ho avuto la consapevolezza di scartare, per il momento, il cammino di Santiago di Compostela.
Di nuovo accedo alla rete, a questa interminabile biblioteca che ci permette di conoscere e sapere quasi
tutto.
È lì che, navigando e cercando fuori dagli stereotipi, dai luoghi comuni, lontano dai siti popolari e di moda, ho incontrato la Via Francigena.
Questa sconosciuta subito, mi acchiappa; la sua storia scritta risale al 900, da appunti di Sigerico durante il suo viaggio di ritorno a Canterbury dopo essere stato a Roma dal Papa.
Mi incuriosisce la quasi assenza di turismo di massa, a eccezione del tratto toscano molto frequentato, dicono, ma che poi per fortuna durante il mio cammino si rivelerà solitario e incantevole. Sul web se ne parla poco, non in modo eccessivo come per Santiago; la Francigena prende pubblicità per il riconoscimento