Quando capita l'amore
()
Info su questo ebook
Frequentandosi assiduamente, però, piano piano si rendono conto di essere particolarmente affini e di riuscire a parlarsi con l'anima oltre che con gli occhi; è chiaro sin da subito quanto per entrambi quel rapporto sia importante, eppure si rifiutano di abbracciare del tutto quello che sentono.
Il motivo che li spinge a ignorare i segnali è che non vogliono rovinare la loro amicizia tanto speciale, nonostante nei loro cuori cominci a smuoversi qualcosa.
Esiste forse l'anima gemella nell'amicizia? Perché se così fosse, loro l'hanno trovata.
Tuttavia, l'attrazione reciproca sempre più impellente minaccia di rovinare tutto e la paura incombe, facendo cedere Nina ad altre lusinghe.
Ma tra l'ufficio, la passione, il futuro e l'amicizia, a cosa risponderà il cuore quando si tratterà di compiere una scelta?
Correlato a Quando capita l'amore
Ebook correlati
Quando capita l'amore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe piccole speranze Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl corpo che vuoi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCome la prima volta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBeatrice Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNon volevo amare te Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUnity: Vol.2 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMa mi manca Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAbuso d’amore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAnche io ho i miei piccoli segreti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'occasione di combattere Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutta colpa tua Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniA Chance to Love Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCome un'onda a riva Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa mia stupida e inutile vita a Villaggio Mulino Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPioggia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIn mezzo a troppi perché Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'amore si impara Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPhoneplay Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUno come te Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSeguendo la mia stella Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa caduta della pecora nera Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGod Save the Queen Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCalavrice Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSapore di felicità Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni#Crush: Voleva Ricominciare... Ha Trovato Il Vero Amore. Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGiuro di aver vissuto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa vita che resta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl ladro di fiori Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDagli occhi di Alice Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Commedia romantica per voi
Change Of Heart: Edizione italiana Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl principe scapestrato: Mascalzoni di stirpe reale, #1 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMilionario al comando: L'Assistente del Capo, #12 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSolo a un passo dal tuo cuore Valutazione: 5 su 5 stelle5/5La governante Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniContesa tra due “paparini”: Cattivi ragazzi eroi, #2 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLezioni private (eLit) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGraffi sulla pelle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Categorie correlate
Recensioni su Quando capita l'amore
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Quando capita l'amore - Chiara Orlandi
SINOSSI
Nina e Michele, pur lavorando nello stesso ufficio, non si sono mai frequentati al di là del lavoro, né considerati poi molto, fino a quando qualcosa non li spinge, complici le rotture delle loro relazioni amorose, ad avvicinarsi e uscire insieme fino a diventare amici.
Frequentandosi assiduamente, però, piano piano si rendono conto di essere particolarmente affini e di riuscire a parlarsi con l'anima oltre che con gli occhi; è chiaro sin da subito quanto per entrambi quel rapporto sia importante, eppure si rifiutano di abbracciare del tutto quello che sentono.
Il motivo che li spinge a ignorare i segnali è che non vogliono rovinare la loro amicizia tanto speciale, nonostante nei loro cuori cominci a smuoversi qualcosa.
Esiste forse l'anima gemella nell'amicizia? Perché se così fosse, loro l'hanno trovata.
Tuttavia, l'attrazione reciproca sempre più impellente minaccia di rovinare tutto e la paura incombe, facendo cedere Nina ad altre lusinghe.
Ma tra l'ufficio, la passione, il futuro e l'amicizia, a cosa risponderà il cuore quando si tratterà di compiere una scelta?
PROLOGO
Fuori dalla finestra il sole trova uno spiraglio e si mostra attraverso le nuvole grigie, cariche di pioggia, che riempiono il cielo sopra di me. Sono quasi le dieci e mi devo dare una mossa se voglio finire di impacchettare tutto entro l’ora di pranzo, ma la luce mi incanta e diminuisce nettamente la mia capacità di concentrazione già poco stabile. Dall’altra stanza sento la voce di Arianna che canta Bad Romance, mentre svuota l’armadio in camera da letto sbattendo le ante rumorosamente. Mi alzo dal pavimento e mi trascino stancamente fino in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Quando passo davanti al mobile dell’ingresso, mi soffermo per un attimo a guardare la foto incorniciata. Ci siamo io e Nicola abbracciati, belli ed eleganti, il giorno del venticinquesimo anniversario dei suoi genitori. Sorridevamo alla fotocamera e credevamo che sarebbe stato per sempre. E invece due giorni fa il mio fidanzato ha pensato bene di chiudere la nostra storia, dicendomi che non era più innamorato di me. Senza grosse tragedie, senza rabbia o rancore. Solo una cosa che prima c’era e ora non c’è più. Devo ancora valutare come mi sento in proposito, ho messo in pausa il cuore lasciando attiva solo la parte razionale che mi permette di fare quello che è necessario. In questo specifico caso, svuotare dalle mie cose l’appartamento in cui vivevo con lui e portarle a casa della mia migliore amica, che mi ospiterà finché non troverò altre soluzioni.
«Alessandro è arrivato ora», mi raggiunge Arianna con in mano due trolley e un sacchetto di plastica, «parcheggia e poi sale a darci una mano a portare giù tutte le scatole».
Annuisco e la ringrazio mentalmente per aver preso il comando in questa situazione. Sebbene abbia innescato il pilota automatico, non sono ancora sicura di non crollare; mi riesce difficile abbandonare un luogo in cui ho vissuto per tre anni e sono stata relativamente felice.
La porta si apre e il sorriso di Ale illumina la stanza. Dio, quanto è bello. Mi si avvicina per darmi un buffetto sulla guancia, poi quando vede la mia espressione cambia idea e mi stringe in un abbraccio.
«Stai bene ranocchia?», mi guarda preoccupato tenendomi per le spalle.
«Sì, sto bene», lo tranquillizzo, e mentre lo dico mi rendo conto che è vero; nonostante la situazione non sia delle migliori, sto comunque bene.
CAPITOLO 1
Quasi tutte le persone che conosco odiano la nebbia. Io invece trovo che dia un senso di pace. Un silenzio ovattato che sa di inverno. Di corpi avvolti nei cappotti e berretti calati sui volti. Per questo, mentre cammino verso l’ufficio, sono stranamente serena. E sia chiaro, non dovrei affatto esserlo. Dovrei avere l’anima a pezzi e l’umore nero; dovrei aver pianto tutte le mie lacrime e avere l’aspetto trasandato e arruffato di chi è stato lasciato dopo una lunga relazione e ora si trova ad affrontare la vita senza punti di riferimento. Il mio compagno di vita mi ha mollato da più di due settimane e sto ancora aspettando il crollo. Perché ci si aspetta che io crolli, dopo un rapporto di quasi tre anni che si è chiuso in due giorni. Due giorni che mi sono serviti a fare le valigie, mettere negli scatoloni tutta la mia roba e trasferirmi altrove. Ho lasciato l’appartamento dove abbiamo convissuto, il divano dove abbiamo passato infinite serate davanti alla tv; lo specchio dove mi sono truccata tutti i giorni. E, nonostante tutto questo mi abbia fatto sentire il peso del fallimento e del tempo sprecato, non sto soffrendo come un cane. Non piango, non mi sento sola e disperata, non mi sento delusa e abbandonata. Temo che questo debba farmi ragionare sui sentimenti che ho provato finora. Direi che risulta abbastanza chiaro che non ero innamorata come pensavo di essere, anzi.
Faccio fatica ad accettarlo perché non sono una brutta persona e non voglio esserlo. Ma quello che mi sale dal cuore, in queste ore, è un senso di crudo e inappropriato sollievo.
Mentre ragiono sul senso delle mie emozioni, raggiungo il palazzo dove lavoro. È un edificio storico con un portone di legno estremamente pesante, sede dell’agenzia Progetto.net che si occupa di trovare e ristrutturare luoghi dove sorgeranno aziende, uffici e grosse catene di negozi. Lavoro qui da quasi tre anni e oggi inizieremo lo sviluppo di un nuovo progetto, che porterà all’apertura di un grosso centro di mobili e oggettistica per la casa, a Roma. Per questo stamattina, nonostante tutto, mi sono alzata dal letto con il piede giusto. Aspettavamo tutti con ansia che la Star Home, colosso di arredamento e home design, firmasse finalmente l’incarico e ora si può partire con la fase operativa.
Entro nella sala caffè dove c’è lo spogliatoio e mi svesto. Passando davanti allo specchio cerco di dare un senso ai miei capelli, schiacciati dal berretto di lana che ho appena tolto. Non riuscendo a sistemare in alcun modo la chioma nera, prendo un elastico e li lego come sempre in una coda disordinata. Ho un viso carino e tratti gentili, per cui mi ritengo fortunata a non dover fare troppi sforzi per apparire decente: il mio sorriso e i miei occhi grandi e castani fanno il loro lavoro. Non sono una donna appariscente o straordinaria, ma se chiedessi in giro, credo che la maggior parte della gente mi definirebbe molto carina, se non addirittura bella. In realtà, le doti che mi rendono benvoluta sono altre, e credo che la giusta dose di gentilezza e sarcasmo mi inquadrino come una ragazza semplice ma interessante.
Raggiungo la mia squadra che è già seduta attorno al tavolo per la riunione di inizio lavori e saluto i miei colleghi. Li osservo uno per uno scorrendo lo sguardo sui loro volti e non posso che ritenermi fortunata. Alla mia sinistra ci sono Marco, il responsabile informatico, Pietro, il capo progetto e Sara, graphic designer. Alla mia destra Federico, geometra e tecnico dei lavori di ristrutturazione e Michele, responsabile amministrativo. Io sono la segretaria del team e svolgo qualsiasi lavoro mi capiti, dalla prenotazione degli hotel per le trasferte alla correzione dei documenti. Questo è il secondo progetto che affrontiamo insieme, il primo è stato breve e abbastanza facile essendo qui a Bologna, ma è servito per conoscerci e trovare un buon metodo di lavoro. Ora posso dire che, anche se non siamo amici storici, abbiamo raggiunto un buon equilibrio. La cartellina con scritto il mio nome, Nina Belfiore, è in cima alla pila, così la prendo e mi siedo al mio posto.
Pietro, il nostro direttore e capo, si rivolge a noi per illustrarci il programma.
«Buongiorno a tutti, ragazzi», prende la parola sbottonandosi la giacca e sedendosi sulla poltrona accanto alla finestra.
«Intanto, volevo ringraziarvi per essere qui; come sapete mi fido molto di questa squadra, per cui sono orgoglioso di affrontare questa nuova sfida insieme. A partire da domani inizieremo il grosso dei lavori e procederemo contemporaneamente sia sul fronte amministrativo che su quello tecnico».
Fa una pausa per controllare che tutto lo staff sia presente e attento, poi prosegue.
«Nina e Michele si occuperanno dei permessi edilizi insieme a Federico, mentre io, Marco e Sara inizieremo a buttare giù le bozze della ristrutturazione. Il capannone, come potete vedere dalle cartelline con i progetti, è a Roma, in corso Piave. La struttura esiste già ma non è in condizioni ottimali, sarà compito nostro renderla il luogo perfetto per i nostri clienti».
Mentre lui parla della sfida che ci aspetta per le prossime settimane, io osservo Federico e Michele. Da quando ho iniziato a lavorare qui, non ho mai potuto fare a meno di studiarli da lontano. So che sono colleghi da molti anni e che si frequentano anche fuori dal lavoro; ho avuto spesso occasione di interagire con loro, ma stavolta saremo a stretto contatto per mesi e devo ammettere che sarà un piacere per gli occhi, oltre che professionale. Non sono due fotomodelli da copertina, ma Dio gli ha concesso ben più di un aspetto piacevole.
Finita la riunione ci spostiamo ognuno nel proprio ufficio e seguo con lo sguardo le mani di Michele che raccolgono i fogli sparsi sul tavolo. Ha delle belle mani oltre a tutto il resto, strano che non ci abbia mai fatto caso.
Sara, vedendomi passare, mi blocca in corridoio e mi obbliga a seguirla davanti al distributore del caffè. Non le piace prenderlo da sola e quindi, ogni volta che ne vuole uno, mi costringe a farle compagnia, approfittandone per fare due chiacchiere. Lei è quella che io e Arianna, la mia migliore amica, definiamo «la portinaia». Sa tutto di tutti e nonostante questo non risulta pettegola o maldicente. Semplicemente la gente le racconta la propria vita come se lei fosse una confidente. È capitato anche a me, quindi parlo con cognizione di causa. Probabilmente il suo modo di ascoltare e non giudicare porta le persone a fidarsi di lei.
Seleziona la bevanda dalla tastiera numerica e poi, mentre aspetta che la macchinetta faccia il suo dovere, si avvicina a me per parlarmi a un orecchio.
«Michele si è lasciato con la moglie», esordisce prendendo il caffè e soffiando sul bordo del bicchiere, «o meglio, lei lo ha lasciato per un altro uomo».
Beve un altro sorso e poi prosegue.
«All’inizio pensavo che lui stesse soffrendo molto, ma ora inizio a vederlo più sereno. Mi ha detto che si sta riprendendo dalla delusione e che ha trovato pace. Ora vive in un piccolo appartamento vicino a casa di Federico.»
«Wow, deve essere il mese delle rotture amorose», rispondo con sarcasmo, «fine di rapporti storici e tristi conseguenze in offerta speciale!».
Seleziono il mio caffè e Sara scruta il mio viso e poi sbuffa.
«Se non sapessi che nel profondo del tuo cuore stai attraversando emozioni contrastanti, giurerei di vederti sollevata...», mi guarda con sospetto e io alzo le spalle in un segno di rassegnazione.
«Ti sbagli», affermo mentre ci incamminiamo verso le scrivanie, «sono molto infelice e tremendamente afflitta».
So per certo che la mia espressione non la convince più di tanto e, per non dover approfondire l’argomento, le indirizzo un cenno di saluto e mi siedo nella mia postazione. Il tempo di accendere il pc e aprire l’agenda, poi alzo lo sguardo e vedo Michele che mi sorride.
Oggi è decisamente una bella giornata, giuro che vorrei essere delusa, abbattuta e amareggiata, ma proprio non ci riesco.
CAPITOLO 2
Il lavoro sta procedendo più in fretta del previsto, a distanza di due settimane abbiamo già la maggior parte dei documenti pronti e i disegni tecnici verranno consegnati oggi dalla copisteria che li ha stampati. In ufficio si respira un’aria elettrica perché stasera ci sarà la prima riunione, via Meet, con i responsabili della Star Home. Riunione che si farà dopo le diciotto, visto che il loro amministratore delegato rientrerà molto tardi da un viaggio di lavoro in Giappone. Per non farci stare tutto il giorno in ufficio, quindi, il grande capo ha deciso di darci il pomeriggio libero, ed io ne approfitto per andare in palestra.
Il mio rapporto con lo sport è sempre stato conflittuale, sono di natura pigra e devo ringraziare solo il metabolismo che mi ha donato Madre natura se, nel corso degli anni, non sono diventata una palla con le braccia e le gambe. Il destino, però, ha deciso che la mia migliore amica, conosciuta sui banchi delle scuole medie, e mia fedele compagna di banco all’istituto di ragioneria, abbia lasciato perdere bilanci e diritto societario, per aprire una scuola di ballo con palestra e sauna, insieme a suo fratello Alessandro.
Quando il mio ex fidanzato ha deciso che non aveva più senso stare insieme e mi ha invitato a trovarmi un altro posto dove andare a vivere, Arianna mi ha offerto un posto nella casa in cui abita con suo fratello, cedendomi la sua stanza e trasferendosi in quella dei suoi genitori. Gianni e Nadia, che hanno sempre odiato Bologna e il suo caos, si sono trasferiti in un paese marchigiano in riva al mare dopo la pensione e hanno lasciato a lei e Alessandro l’appartamento in viale Belvedere. I vantaggi sono innumerevoli, soprattutto quando la mattina per colazione posso gustarmi il sedere di Ale che sfila in un paio di boxer attillati, in direzione del bagno; ma allo stesso tempo, sono stata costretta a scendere a compromessi e in un momento di debolezza, purtroppo, ho promesso alla mia migliore amica che sarei andata regolarmente in palestra.
Con lo spirito giusto raggiungo piazza Martiri e apro la porta a vetri che dà sulla reception. Arianna, non appena mi vede, mi viene incontro abbracciandomi e mi chiede di aspettare cinque minuti in modo che possa farsi un giro di attrezzi insieme a me. Dopo esserci cambiate, accendiamo il tapis roulant e iniziamo a camminare a ritmo sostenuto. Mentre cerco di respirare e contemporaneamente non cadere, le racconto del nuovo progetto al lavoro.
«Allora, stasera ci sarà la prima riunione? I ragazzi sono pronti?» mi chiede mentre controlla il suo battito cardiaco nell’orologio che porta al polso.
«Già», le rispondo ansimando, «abbiamo lavorato sodo ma ne è valsa la pena. Il progetto ha già pronta la fase operativa e se la riunione va bene, potremo aprire il cantiere», le spiego mentre provo ad aumentare la velocità. Quando sono sicura di avere abbastanza fiato per parlare, proseguo.
«Trovo che lavorare con Michele e Federico sia stata una fortuna, il mio karma deve aver pensato che, dopo essere stata brutalmente mollata, meritassi una ricompensa, uno stimolo per il mio appetito lavorativo», affermo sarcastica alzando gli occhi verso di lei.
«Lavorativo, eh?!» ripete Ari. «Io trovo che uno come Michele stimoli appetiti tutt’altro che lavorativi» ridacchia mentre inizia a correre. «Ma conoscendoti so che prima di considerare un altro uomo nella tua vita dovrai elaborare il lutto recente, anche se può essere che ci voglia meno tempo del previsto!»
Mi fa l’occhiolino per poi scendere dal tappetto e asciugarsi il viso con l’asciugamano che ha sul collo.
La seguo verso il primo attrezzo e sistemo i pesi.
«Credo di essere tutt’altro che disperata», affermo pensierosa, «questo secondo te fa di me una brutta persona? Dovrei struggermi di malinconia e invece penso solo che la mancanza di sesso a lungo andare renderà la mia pelle più spenta...»
«Credo che a questo si possa rimediare facilmente», asserisce poco convinta sedendosi sulla panca. Sa che non sono la ragazza da una botta e via e che quasi tutte le mie esperienze sono state all’interno di una coppia, lunga o breve che sia stata la relazione.
«Magari potresti prestarmi tuo fratello», suggerisco mentre eseguo il programma per i bicipiti, «con uno come lui potrei cedere al sesso occasionale, a patto che ci siano molte, molte occasioni!» rido guardandola sbuffare e alzare gli occhi al cielo.
Sa che non farei mai una cosa del genere, ma Cristo Santo, Alessandro è davvero un pezzo di sesso che cammina e parla. E ha una voce che potrebbe alzare la temperatura globale di altri due gradi.
La vedo adombrarsi per un momento, come se un pensiero triste l’avesse sfiorata, ma dura solo un attimo e poi il suo solito fare sarcastico torna a illuminarle il viso.
«Scordatelo», mi sgrida dandomi una pacca sul sedere, «Ale è un cretino; è anaffettivo e immaturo, ne farebbe polpette di una come te.»
Con queste parole in testa imbocco lo spogliatoio, poi mi infilo in doccia e ne esco profumata di vaniglia e cocco. Ho una grossa avversione per qualsiasi altro tipo di fragranza e sono stata spesso presa in giro perché profumo come una bancarella di dolci alla fiera. Ma mi piace proprio per questo, se dovessi scegliere cosa essere nella vita, vorrei essere una caramella, di quelle belle fuori e buone dentro, che piacciono a tutti e fanno felici le persone.
Esco dalla palestra e mi incammino. Arrivata in ufficio trovo Michele e Federico alla loro scrivania. Li guardo e loro mi sorridono gentili, salutando. Federico sembra un orsacchiotto, con il viso tondo e la barba folta; è un ragazzo particolarmente gentile e a suo modo molto disponibile. Michele invece è sempre stato più riservato e ho come l’impressione che nasconda un carattere forte: nelle occasioni in cui abbiamo interagito, mi è sembrato ironico, furbo e anche molto risoluto.
Rientriamo nella sala comune sedendoci in cerchio. Il capo ci dà gli ultimi consigli e poi parte la riunione che dura più o meno due ore. Appena il volto squadrato dell’amministratore della Star Home scompare dal monitor, tiriamo tutti un sospiro di sollievo e ci guardiamo l’un l’altro con modo incerto perché, anche se la riunione è andata bene, non abbiamo ottenuto il risultato che ci aspettavamo. Ci sono stati cambiamenti non previsti e parte della pianificazione va rifatta. Pietro ci incoraggia a non abbatterci e poi ci libera tutti con l’intenzione di ritrovarci l’indomani e rimetterci all’opera.
Appena esce dalla porta vedo Michi e Fede scambiarsi un cenno d’intesa, come se ci fosse un discorso silente tra di loro. Poi Michele ci guarda e annuisce.
«Noi rimaniamo a fare un po’ di straordinari per sistemare le cose, qualcuno se la sente di farci compagnia?»
Dopo un momento di esitazione, decidiamo di continuare a lavorare e ognuno di noi si organizza a suo modo. Sara chiama a casa e così fanno anche Federico e Marco. Io mi limito a mandare un messaggio ad Arianna, avvisandola che ritarderò. Decidiamo di mangiare prima qualcosa vista l’ora, così chiamo la pizzeria all’angolo e ordino le pizze per tutti. Mentre sono al telefono sento la voce di Michele avvicinarsi da dietro e sussurrare piano: «Ordina anche sei birre, per favore».
La voce mi esce un po’ balbettante quando eseguo l’ordine, perché devo ammettere che è stato un momento stranamente erotico.
Sara mi segue in bagno mentre vado a rinfrescarmi.
«Cosa ho appena visto?», mi chiede mentre si lava le mani.
«Non saprei», provo a sviare per schivare il discorso. «Due colleghi che ordinano la cena?»
«A me sembrava che stessi sbavando», ribadisce. «Non che te ne farei una colpa, da quando non ha più una moglie Michele è diventato bello», sostiene mentre mi sciacquo a mia volta le mani.
«Guarda che era bello anche prima», le rispondo aprendo la porta del bagno. «Gli occhi ce li ho sempre avuti, anche se forse non li usavo nel modo giusto» mi ricompongo e usciamo dal corridoio dirette agli uffici.
«E poi mi stava solo chiedendo le birre...» le dico guardandomi intorno, ci manca solo che qualcuno si accorga che sto parlando di loro.
«Sì, ma te lo ha sussurrato in un orecchio», ammicca Sara con modo provocante. La guardo e senza aprire bocca le do ragione. Se al posto di quello mi avesse detto una frase sensuale, probabilmente mi si sarebbero sciolte le mutande.
«Mi sa che hai bisogno di scopare, sorella», ride mentre prendiamo posto. Mi volto giusto in tempo per vedere Fede e Michi sogghignare di nascosto, spalancando gli occhi nella nostra direzione. Vorrei sprofondare.
Dopo due ore, i progetti sono di nuovo in ordine, le nuove idee impostate e io ho il cervello che mi frigge. La birra ha sciolto i miei freni inibitori e sarà che sono a mio agio, sarà che questo lavoro mi piace, ma sono rilassata e appagata. Federico è andato via per primo, ha i bimbi piccoli e voleva salutarli prima che andassero a letto, mentre gli altri se ne sono andati man mano che la loro parte di lavoro finiva. L’ultima è stata Sara, che ha inventato un mal di testa atroce prima di mettersi il cappotto e salutarmi con un sorriso complice. Io e Michi stiamo aggiornando gli ultimi documenti e archiviando quelli vecchi. Quando anche l’ultimo file è salvato, solleviamo lo sguardo dal pc e ci sorridiamo stanchi ma compiaciuti. Sono rimaste le ultime due birre e come per un tacito accordo, Michele prende la prima, la apre e me la porge.
«Allora, Nina, raccontami un po’ di te», mi invita mettendosi comodo sulla poltroncina. «Ti conosco da un sacco di tempo, ma non so nulla che ti riguardi», ammette gentile.
«Non c’è molto da dire», gli rispondo rilassando la schiena e bevendo un sorso dalla bottiglia, «sono appena stata mollata dal fidanzato, vivo con la mia migliore amica e suo fratello, ho un gatto che si chiama Ettore e nove tatuaggi», butto fuori le prime cose che mi capitano perché sono stranamente intimidita.
«Wow, non mi sembra poco da dire», mi incalza, «parti dai tatuaggi, perché proprio nove?» mi chiede facendo una panoramica del mio corpo; presumo ne stia cercando traccia, ma indosso un maglione di lana a collo alto e sono tutti nascosti. Il suo sguardo ritorna sui miei occhi e io mi rendo conto che dopo tanto tempo ho voglia di raccontare questa storia.
«Non racconto spesso le motivazioni dietro