Divorzio romano: differenze tra le versioni
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Il motivo per cui la presente voce, tratta dal testo di
==Il divorzio dal matrimonio ''cum manu'' e ''sine manu''==
Nella forma del [[matrimonio romano (diritto)|matrimonio cum manu]] era impossibile per una donna
Fino al [[III secolo a.C.]] l'unica condizione era che sussistesse un qualche errore commesso dalla donna e che questa venisse giudicata da un consiglio di famiglia composto dai parenti del marito. Nelle [[XII Tavole]] ([[451 a.C.|451]]-[[450 a.C.]]) vi è una traccia di questa procedura là dove si dice che il marito poteva richiedere alla donna le chiavi di casa: ''claves ademit, exegit'' privandola della sua qualità di signora della casa.<ref> Sulle XII Tavole cfr.[[Marco
Nel [[307 a.C.]] i [[censore|censori]] destituiscono un [[senatore]] dalla sua carica perché aveva scacciato la moglie senza il preventivo giudizio dei parenti.<ref>
Col passare del tempo questi rimproveri per una condotta così superficiale nell'avanzare il ripudio della propria moglie non compaiono più ed anzi i [[divorzio|divorzi]] vengono messi in pratica per i più futili motivi come l'essere andata in strada senza un velo che ne coprisse il volto, essersi fermata a conversare con una donna di malaffare oppure avere assistito senza autorizzazione ai giochi pubblici.<ref>
Bastava quindi un qualsiasi pretesto per poter sciogliere un matrimonio da parte del marito; con l'introduzione del [[matrimonio romano (diritto)|matrimonio sine manu]] la donna, se ancora sotto la tutela dei parenti, poteva ancora essere ricondotta a loro dall'ex marito ma se questa invece fosse stata orfana e quindi ''sui iuris'', poteva anche lei con una sola parola liberarsi dal coniuge.
Ancora in epoca
==Casi illustri di divorzi==
Ai tempi di [[Cicerone]] ormai sia l'uomo che la donna potevano molto liberamente divorziare. Il vecchio [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] si sposava per la quinta volta con Valeria, sorellastra del retore [[Quinto Ortensio Ortalo|Ortensio]]. Complesse le vicende matrimoniali di [[Pompeo]]: aveva divorziato perché ostacolato nella sua carriera politica, dalla prima moglie Antistia, erede di una grande proprietà paterna, poi rimasto vedovo della seconda moglie Emilia, aveva sposato Giulia, e alla morte di questa per la quarta volta si sposava con Mucia, da cui però divorziò accusandola di condotta riprovevole durante la sua partecipazione alla guerra d'oltremare. Famoso il caso di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] che, vedovo di Cornelia, aveva poi ripudiato Pompea semplicemente perché su lei circolavano pettegolezzi. [[Catone Uticense]], il fustigatore dei costumi, si era in un primo tempo divorziato da Marcia ma quando questa al già suo ricco [[patrimonio]] aveva aggiunto l'eredità del defunto marito Ortensio, tranquillamente la riprese come moglie. Così [[Cicerone]], ormai cinquantasettenne, trovatosi in difficoltà finanziarie non esitò a liberarsi della moglie Terenzia, dopo trent'anni di matrimonio, per sposare la giovane e ricca Publilia.<ref>La moglie ripudiata del resto non se la prese più di tanto: si risposò ancora prima con [[Sallustio]], poi con Messala Corvino e morì più che centenaria (
==La ''lex de ordinibus maritandis''==
Una grande diffusione di divorzi si ebbe in Roma con l'emanazione da parte di Augusto della ''lex de ordinibus maritandis'' diretta soprattutto a frenare la diminuzione delle nascite nella classe [[Patrizio (storia romana)|aristocratica]], senza preoccuparsi dei divorzi che anzi potevano essere visti come occasione di unioni più assortite e prolifiche, e a proibire la rottura del fidanzamento, strumento usato dai più per sfuggire alle nozze.<ref>Sulle leggi di Augusto cfr.
Successivamente lo stesso Augusto volle che la donna ripudiata potesse, nel caso che nel contratto di matrimonio questo fosse stato trascurato, richiedere indietro la sua [[Dote (società)|dote]] intentando un'azione civile (''actio rei uxoriae''), salva la facoltà del giudice di trattenere a favore dell'ex marito quella parte della dote che servisse al mantenimento dei figli rimasti con lui (''propter liberos'') e quella per i danni che la donna avesse causato per sperperi (''propter impensas''), per ruberie (''propter amotas'') o per condotta immorale (''propter mores'').
La tutela della dote della donna era stata considerata da Augusto sempre alla luce della sua politica di aumento della natalità: una donna divorziata ancora in possesso della sua dote poteva più agevolmente risposarsi. Però si ebbe anche un effetto che non era stato considerato: nel senso che spesso i mariti avidi per non perdere la dote non divorziavano ma l'istituto della famiglia che si manteneva solo per interesse andava irrimediabilmente in crisi.
Un'altra conseguenza, anche questa deleteria dello spirito coniugale, come notava [[Orazio]], era che la soggezione, non solo economica del marito, alla donna con una ricca dote ("...dotata regit virum coniunx") <ref>[[Orazio]], ''Odi'', III, 24, 19</ref> lo costringeva sì a rimanere formalmente unito ma solo sino a quando non divorziasse avendo trovato una donna ancora più ricca.
==Denaro e divorzi==
I matrimoni quindi resi ingannevolmente duraturi solo per il [[denaro]] o falliti malgrado il denaro divennero sempre più instabili nei secoli dell'impero.
La matrona romana, come sposata ''sine manu'', ormai anche in caso di divorzio aveva a disposizione la sua dote integra, o quasi, che il marito non poteva più amministrare né ipotecare.<ref>
Diventava quindi sempre più frequente nell'età imperiale che il liberto incaricato di notificare la rottura del matrimonio pronunciasse le parole che ci ha tramandato Gaio: ''tua res tibi agito'' («portati via quello che ti appartiene») e ''tuas res tibi habeto'' («tienti la roba tua»)<ref>
Non erano solo gli uomini a prendere l'iniziativa di divorziare: non di rado erano donne piuttosto intraprendenti, come quella che (ricorda [[Giovenale]]) si era sposata otto volte in cinque autunni <ref>
Gli imperatori come [[Traiano]], [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]], lo stesso [[Antonino]] cercavamo di dare l'esempio di una condotta monogamica ma il popolo non li seguiva preferendo imitare i Cesari precedenti che tutti, persino il pio [[Augusto]], avevano divorziato più volte.
Ormai nella Roma
Osserva alla fine il disgustato Marziale:
{{Quote|Chi si sposa tante volte è come se non si fosse mai sposato, è una specie di adulterio legale||Quae nubit totiens, non nubit: adultera lege est <ref>
==Note==
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==Bibliografia==
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== Voci correlate ==
*[[Familia]]
* [[Matrimonium]]
* [[Matrona (antica Roma)]]
== Collegamenti esterni ==
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{{Portale|Antica Roma|Diritto}}
[[Categoria:Diritto di famiglia romano]]
[[Categoria:Usi e costumi dell'antica Roma]]
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