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Alletto

imperatore romano

Alletto (latino: Allectus; ... – 296) è stato un ammiraglio e politico romano, Imperatore della Britannia e della Gallia settentrionale, un usurpatore che tolse il potere a Carausio, che a sua volta se n'era impossessato nel 286/287. Regnò dal 293 al 296.

Alletto
Imperatore della Britannia
opposto a Costanzo Cloro
Moneta di Alletto
Regno293 –
296
Morte296
PredecessoreCarausio
SuccessoreMassimiano (Augusto d'Occidente)
PrefettoPrefetto della flotta di Britannia
 
Medaglione di Costanzo Cloro celebrante la liberazione di Londra da Alletto.

Alletto era il tesoriere di Carausio, un ufficiale romano di umili natali (proveniva dalla tribù belgica dei Menapi), che si era distinto sotto il comando dell'imperatore Massimiano e che, dopo aver ricevuto il comando della classis britannica col compito di difendere la Manica dai pirati franchi e sassoni che devastavano la costa dell'Armorica e quella della Gallia Belgica, si era autoproclamato imperatore dopo aver saputo che Massimiano, sospettandolo di essere sceso a patti coi nemici, aveva dato l'ordine di eliminarlo[1].

Dopo varie vicissitudini, nel 293, isolato dal Cesare d'Occidente, Costanzo Cloro, Carausio fu assassinato da Alletto[2]. Dopo tre anni di regno[3] Costanzo Cloro invase la Britannia, e Alletto fu sconfitto e ucciso in battaglia (forse a Silchester) da Giulio Asclepiodoto, prefetto del pretorio di Costanzo Cloro[4].

Nella Historia Regum Britanniae

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Nella sua semi-leggendaria Historia Regum Britanniae, Goffredo di Monmouth (ca. 1136) fa di Alletto un ufficiale inviato dal Senato romano con tre legioni a deporre l'autoproclamato re Carausio. Dopo averlo eliminato, Alletto prese per sé il trono, ma fu deposto a sua volta da Giulio Asclepiodoto, duca di Cornovaglia, che poi fece massacrare con l'inganno dai suoi alleati, vendendo tutte le truppe del deposto sovrano e gettando le loro teste nel fiume Galobroc[5].

  1. ^ C. E. V. Nixon & Barbara Saylor Rodgers (ed. e trad.), In Praise of Later Roman Emperors: The Panegirici Latini, University of California Press, 1994, VIII, 6 e VIII, 12; Sheppard Frere, Britannia: a History of Roman Britain, terza edizione, Pimlico, 1987, pagg. 326-327; Aurelio Vittore, Libro dei Cesari, XXXIX, 20-21 (The Latin Library); Eutropio, Breviarium ab Urbe condita 21; Orosio, Historia adversus paganos libri septem VII, 25,2-4
  2. ^ Panegirici Latini X, 12,1; VIII, 12; VI, 5; VIII, 6-8; Eutropio Breviario 22; Aurelio Vittore, Libro dei Cesari XXXIX, 40; 42; Orosio, Historia adversus paganos libri septem VII, 25,6
  3. ^ Sheppard Frere, Britannia: A History of Roman Britain, third edition, 1987, p. 330
  4. ^ Eutropio, Breviario 22; Aurelio Vittore, Libro dei Cesari XXXIX, 42; Frere, Britannia pag. 331; Panegirici Latini VIII, 12-19; Orosio, historia adversus paganos libri septem VII, 25
  5. ^ Goffredo di Monmouth, Historia Regum Britanniae V, 4

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