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Arcidiocesi di Burgos

arcidiocesi cattolica romana in Spagna

L'arcidiocesi di Burgos (in latino Archidioecesis Burgensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Spagna. Nel 2022 contava 287.144 battezzati su 350.139 abitanti. È retta dall'arcivescovo Mario Iceta Gavicagogeascoa.

Arcidiocesi di Burgos
Archidioecesis Burgensis
Chiesa latina
 
Stemma della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Diocesi suffraganee
Bilbao, Osma-Soria, Palencia, Vitoria
 
Arcivescovo metropolitaMario Iceta Gavicagogeascoa
Vicario generaleCarlos Izquierdo Yusta
Arcivescovi emeritiFrancisco Gil Hellín,
Fidel Herráez Vegas
Presbiteri424, di cui 316 secolari e 108 regolari
677 battezzati per presbitero
Religiosi223 uomini, 918 donne
Diaconi2 permanenti
 
Abitanti350.139
Battezzati287.144 (82,0% del totale)
StatoSpagna
Superficie14.022 km²
Parrocchie1.003 (11 vicariati)
 
Erezione1075
Ritoromano
CattedraleSanta Maria
IndirizzoCalle Eduardo Martínez del Campo 7, Apartado 3, 09003 Burgos, España
Sito webwww.archiburgos.es
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Spagna
Palazzo arcivescovile di Burgos.
Chiostro del monastero di santo Domingo de Silos.
Il monastero di San Pietro di Cardeña.
La certosa di Miraflores.

Territorio

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L'arcidiocesi comprende la provincia di Burgos.

Sede arcivescovile è la città di Burgos, dove si trova la cattedrale di Santa Maria. A Santo Domingo de Silos si trova la basilica del monastero di San Domenico, uno dei principali centri per il canto gregoriano.

Il territorio, che si estende su 14.022 km² ed è suddiviso in 1.003 parrocchie, raggruppate in 11 arcipresbiterati: Merindades, Miranda de Ebro, Amaya, Oca-Tirón, Burgos-Vena, Burgos-Gamonal, Burgos-Vega, San Juan de Ortega, Arlanza, La Sierra e Santo Domingo de Guzmán.[1]

Provincia ecclesiastica

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La provincia ecclesiastica di Burgos, istituita nel 1574, comprende 4 suffraganee:

Sede di Auca/Oca

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L'arcidiocesi di Burgos trae le sue origini dall'antica diocesi di Auca, nota come Oca in epoca alto-medievale e corrispondente a Villafranca Montes de Oca. Non si conoscono con esattezza le origini di quest'antica sede vescovile. Una tradizione leggendaria attribuisce la sua fondazione o la nascita della sua comunità cristiana a sant'Indalencio, uno dei 7 varones apostólicos che si dice siano stati mandati da san Pietro e san Paolo ad evangelizzare la penisola iberica.[2] Più verosimilmente, una presenza organizzata di una comunità cristiana si può far risalire alla fine del II secolo o alla prima metà del III secolo;[3] e prelati di Auca, benché sconosciuti, potrebbero essere documentati nel 380 e nel 463/464.[4]

Non si conoscono tuttavia nomi di vescovi di Auca fino al termine del VI secolo. Il primo di questi è Asterio, che prese parte al terzo concilio di Toledo nel 589. Sono noti i nomi di altri quattro vescovi, Amanzio, Litorio, Stercorio e Costantino, grazie alla loro partecipazione ai concili nazionali della Chiesa visigota iberica.[5] La diocesi faceva parte della provincia ecclesiastica di Tarragona.[4]

A partire dai primi decenni dell'VIII secolo, in seguito all'invasione araba che colpì anche il territorio di Auca/Oca, non si hanno più notizie della diocesi e dei suoi vescovi. Nel corso del IX secolo iniziò la riconquista, lenta ma progressiva, di Oca e del suo antico territorio.[6] In questo periodo (IX e X secolo) le fonti coeve documentano l'esistenza di diversi vescovi, che alcuni autori attribuiscono alla sede di Oca. Tuttavia queste fonti pongono alcuni problemi: raramente è indicata la sede di appartenenza dei vescovi menzionati;[7] anche quando è indicata la sede, sono datati in un periodo in cui la città di Oca era ancora in mano araba, dunque difficilmente sede residenziale; inoltre, su buona parte di questi documenti e diplomi, gli autori pongono dubbi di autenticità.[2] Secondo Dorronzoro Ramírez, il primo vescovo certo di Oca dopo la riconquista della città sarebbe Sebastián, documentato dal 929 al 937.[8]

Solo all'inizio dell'XI secolo sono documentati vescovi che certamente appartenevano alla sede aucense. Si tratta di Pedro, documentato dal 1003 al 1024, e di Julián, documentato dal 1028 al 1041.[9]

Alla morte di Sancho di Navarra nel 1035, i suoi possedimenti furono divisi tra i suoi figli. Questa decisione comportò la divisione della diocesi di Oca in due parti, comprese in due reami distinti: al re García toccò il regno di Pamplona, dove era compresa la sede di Oca, mentre a Ferdinando fu assegnata la Castiglia e parte del León, dove si trovava il resto del territorio diocesano con la città di Burgos.[10][11] Nel 1034 circa, il vescovo Julián stabilì la propria sede nel monastero di San Pietro di Cardeña, a una decina di chilometri da Burgos, città in crescente espansione.[12] Il re García non accettò questo stato di cose e decise di nominare un nuovo vescovo per Oca, nella persona di sant'Atón, vescovo di Valpuesta: è l'ultimo vescovo noto con sede a Oca.[10]

Sede di Burgos

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Il trasferimento della sede vescovile nel monastero di Cardeña segna l'inizio della storia della diocesi di Burgos. Questo fatto deve essere avvenuto fra il 1033 e il 1034; infatti un diploma regio del 2 novembre 1034, confermò Atón sulla sede Aucensis, segno che a quell'epoca Julián si era già trasferito a Cardeña.[13]

Julián continuò a portare il titolo di vescovo di Oca, determinando così la coesistenza per un certo periodo di due vescovi con lo stesso titolo Aucensis.[11] Anche il successore di Julián, Gómez I, si fregiò dello stesso titolo, documentato per l'ultima volta nei diplomi coevi nel 1055; da allora prevarrà il titolo Burgensis.[14] Durante l'episcopato di Jimeno I (1059-1068) furono pian piano soppresse le varie diocesi esistenti nel territorio (Amaya, Muñó e Valpuesta), unite probabilmente in un'unica sede, in seguito confluita nella diocesi di Burgos.[15]

All'epoca del vescovo Jimeno II (1072-1082) la sede dei vescovi fu traslata nella chiesa di Santa Maria di Gamonal, nei pressi della città di Burgos. Il trasferimento fu solennemente sancito dal re Alfonso VI di León con un diploma datato 1º maggio 1075.[16] In seguito, verso la fine del 1081, fu nuovamente spostata all'interno della città nella chiesa di Santa Maria, dove oggi si trova la cattedrale; il re aveva donato a Jimeno II un palazzo attiguo alla chiesa come residenza vescovile.[17] Il 14 marzo 1095 con la bolla Plurimas quondam, papa Urbano II confermò la traslazione della sede di Auca a Burgos, e poco più di un anno dopo, il 15 luglio 1096, con la bolla Postquam apud Nemausum il medesimo papa sottrasse la sede alla metropolia di Tarragona, cui fino ad allora era appartenuta, per renderla immediatamente soggetta alla Santa Sede.[18]

Il concilio di Husillos del 1088 aveva stabilito i confini della diocesi Aucensis seu Burgensis.[19] Vi si opposero i vescovi di Osma; ne scaturì una contesa che si concluse definitivamente solo durante il pontificato di papa Pasquale II negli anni 1109/1110.[20]

Nel 1081, durante l'episcopato di Jimeno II, si celebrò a Burgos un sinodo nazionale nel quale, sotto l'impulso dei benedettini cluniacensi, fu abolito nella diocesi e in tutta la penisola iberica il rito mozarabico, in favore del rito romano.[21] Altri due concili della Chiesa spagnola furono celebrati a Burgos nel 1117 e nel 1136.[22]

Nel 1221 la cattedrale gotica sostituì la precedente cattedrale romanica, che era stata costruita a partire dal 1075. In questo periodo i vescovi di Burgos accrebbero il loro potere ed ebbero il privilegio di giudici di seconda istanza nelle cause civili e penali.

Per tutto il Medioevo Burgos è una tappa importante del cammino di Santiago, un crocevia di fede e di cultura.[23]

Durante lo scisma d'Occidente, la Chiesa spagnola parteggiò per i papi d'Avignone. La figura più rilevante di questo periodo nella storia di Burgos fu il vescovo Paolo di Santa María (1415-1435), ebreo convertito, uno dei più ardenti difensori del papato avignonese.[24]

Nel 1564 il cardinale Francisco Mendoza Bobadilla istituì il seminario diocesano, intitolato a San Girolamo, il primo di tutta la Spagna, ristrutturato e ingrandito durante gli episcopati di Cristóbal Vela Tavera (1580-1599) e di Fernando de la Puente y Primo de Rivera (1857-1867). Il seminario è stato eretto in università pontificia nel 1897.[25]

Il 22 ottobre 1574 la diocesi di Burgos è stata elevata al rango di arcidiocesi metropolitana con la bolla Universis orbis di papa Gregorio XIII. La provincia ecclesiastica era inizialmente costituita dalle diocesi di Pamplona e di Calahorra e La Calzada,[26] a cui in seguito si aggiunsero Palencia,[27] Santander (1754) e Tudela (1783).[28] Il primo concilio provinciale fu tuttavia celebrato solo nel 1898.[29]

Nella seconda metà del XVIII secolo si distinse in modo particolare l'arcivescovo José Javier Rodríguez Arellano (1764-1791): fu simpatizzante del giansenismo e acerrimo oppositore dei gesuiti, di cui favorì la loro espulsione.[30]

Il concordato tra Spagna e Santa Sede del 1851 attribuì alla provincia ecclesiastica di Burgos, oltre alle precedenti diocesi di Palencia, Santander e Calahorra e La Calzada,[31] anche quelle di León, Osma e Vitoria. Quest'ultima diocesi tuttavia, pur prevista dal concordato, fu eretta solo 10 anni dopo.[32]

Il 17 ottobre 1954[33] e il 22 novembre 1955[34], con due distinti decreti della Congregazione concistoriale, sono stati rivisti i confini dell'arcidiocesi per farli coincidere con quelli della provincia civile, in applicazione del concordato tra la Santa Sede e il governo spagnolo del 1953. L'arcidiocesi di Burgos ha ceduto gli arcipresbiterati di Reinosa, Santa Cruz, Valdeprado e La Rasa alla diocesi di Santander, quelli di Canales, Ezcaray e Treviana alla diocesi di Calahorra e La Calzada, 68 parrocchie alla diocesi di Palencia e la parrocchia di Montenegro de Cameros alla diocesi di Osma. Contestualmente si è ampliata con 94 parrocchie dalla diocesi di Osma, 10 dalla diocesi di Calahorra e La Calzada, altre 4 dalla diocesi di Segovia e il territorio di Hinojal de Pisuerga dalla diocesi di Palencia.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Sede di Oca

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  • Asterio † (prima del 589 - dopo il 601)[5][35]
  • Amanzio (o Amanungo) † (prima del 636 - dopo il 638)[5]
  • Litorio † (menzionato nel 653)[5][36]
  • Stercorio † (prima del 683 - dopo il 688)[5]
  • Costantino † (menzionato nel 693)[5]
  • Valentín ? † (menzionato nel 759)[37]
  • Oveco ? † (prima dell'853 - dopo l'878)[37]
  • Sancho ? † (prima dell'863 - dopo l'869)[37]
  • Fredulfo ? † (prima dell'894 - dopo il 906)[37]
  • Natales ? † (prima del 916 ? - dopo novembre 927)[37]
  • Sebastián ? † (prima di febbraio 929 - dopo il 937)[37]
  • Gutier ? † (menzionato nel 942)[37]
  • Vicente ? † (prima del 945 - dopo il 951)[37]
  • Velasco ? † (prima del 959 - dopo il 975)[37]
  • Lucidio ? † (menzionato nel 978)[37]
  • Godesteo ? † (menzionato nel 992)[38]
  • Pedro † (prima del 1003 - dopo il 1024)[39]
  • Julián † (prima di dicembre 1028 - dopo dicembre 1041)[40]
  • Sant'Atón † (prima di novembre 1034 - circa 1044 deceduto)[13]

Sede di Burgos

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Statistiche

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L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 350.139 persone contava 287.144 battezzati, corrispondenti all'82,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 581.090 581.097 100,0 886 708 178 655 708 1.130 1.091
1959 400.125 400.130 100,0 953 668 285 419 928 1.315 990
1969 357.356 357.368 100,0 939 698 241 380 774 1.835 441
1978 338.219 339.053 99,8 770 568 202 439 570 1.549 998
1990 336.206 355.287 94,6 695 495 200 483 575 1.469 996
1999 334.200 345.430 96,7 606 455 151 551 382 1.255 999
2000 334.178 345.872 96,6 601 454 147 556 367 1.087 999
2001 336.000 343.722 97,8 601 445 156 559 1 396 1.249 999
2002 335.743 349.722 96,0 603 441 162 556 1 416 1.261 999
2003 335.743 349.722 96,0 582 431 151 576 365 1.227 1.001
2004 337.445 355.205 95,0 577 431 146 584 332 1.264 1.001
2006 339.360 361.021 94,0 576 419 157 589 401 1.301 1.001
2012 339.185 375.563 90,3 538 385 153 630 320 1.176 1.003
2015 321.537 365.382 88,0 510 367 143 630 279 1.166 1.003
2018 315.191 358.171 88,0 502 354 148 627 2 264 1.085 1.003
2020 318.500 356.720 89,3 486 355 131 655 2 265 1.012 1.003
2022 287.144 350.139 82,0 424 316 108 677 2 223 918 1.003
  1. ^ Dal sito web dell'arcidiocesi.
  2. ^ a b El obispado de Oca en la Alta Edad Media, www.condadodecastilla.es
  3. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, coll. 1309.
  4. ^ a b Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1310.
  5. ^ a b c d e f Luis A. García Moreno, Prosopografía del reino visigodo de Toledo, Universidad de Salamanca, 1974, pp. 200-201.
  6. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, coll. 1314.
  7. ^ La mancanza dell'indicazione della sede di appartenenza di molti di questi vescovi, hanno portato gli eruditi del passato e gli autori moderni ad assegnare i vescovi a questa o quella sede vescovile conosciuta in questo periodo nel nord della Spagna.
  8. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, p. 49. Lo stesso autore tuttavia ritiene dubbi i diplomi che lo menzionano, i quali inoltre non nominano mai la sua sede di appartenenza.
  9. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 50-55.
  10. ^ a b Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, p. 52.
  11. ^ a b Iñaki Martín Viso, Organización episcopal y poder entre la antigüedad tardía y el medioevo... , p. 183.
  12. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, p. 51.
  13. ^ a b San Atto o Atón, obispo de Oca y Valpuesta, www.condadodecastilla.es
  14. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 57-58.
  15. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 63 e 68.
  16. ^ Testo del diploma e di altri annessi alla traslazione della sede, in: Serrano, El Obispado de Burgos y Castilla primitiva…, vol. III, pp. 38 e seguenti.
  17. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, p. 67. Il diploma regio del 25 dicembre 1081 in: Serrano, El Obispado de Burgos y Castilla primitiva…, vol. III, pp. 61-62.
  18. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, coll. 1327-1328.
  19. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, p. 70. Testo del concilio in: Serrano, El Obispado de Burgos y Castilla primitiva…, vol. III, pp. 76-78.
  20. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, p. 73. Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1327.
  21. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1326.
  22. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1329.
  23. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1330. Serrano, El Obispado de Burgos y Castilla primitiva: desde el siglo V al XIII, vol. II, pp. 208-221.
  24. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1331.
  25. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, coll. 1335-1336.
  26. ^ Eubel, Hierarchia catholica, vol. III, p. 349.
  27. ^ Eubel, Hierarchia catholica, vol. V, p. 428.
  28. ^ Eubel, Hierarchia catholica, vol. VI, p. 457.
  29. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1334.
  30. ^ Ruiz, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. X, col. 1333.
  31. ^ La diocesi di Tudela fu soppressa, mentre quella di Pamplona divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Saragozza.
  32. ^ Angelo Mercati (a cura di), Raccolta di concordati su materie ecclesiastiche tra la Santa Sede e le Autorità Civili, Roma, 1919, pp. 773-774.
  33. ^ (LA) Decreto Quum sollemnibus, AAS 47 (1955), pp. 456-460.
  34. ^ (LA) Decreto Initis inter, AAS 48 (1956), pp. 146-148.
  35. ^ Il nome di Asterio, oltre che nei concili dell'epoca, è menzionato anche nella lapide di consacrazione della chiesa di Santa Maria di Mijangos (Burgos), datata al 601. El obispado de Oca en la Alta Edad Media, www.condadodecastilla.es
  36. ^ Secondo un codice, oggi perduto, che era conservato nell'Escorial, Litorio avrebbe preso parte anche al concilio del 656. García Moreno, Prosopografía del reino visigodo de Toledo, p. 201, nº 572, nota 1.
  37. ^ a b c d e f g h i j Manuel Carriedo Tejedo, Cronología de los obispos de Castilla en los siglos VIII-X (Osma-Muñó, Veleya-Valpuesta y Oca-Burgos), pp. 73-77. El obispado de Oca en la Alta Edad Media, www.condadodecastilla.es
  38. ^ Questo vescovo è documentato come Gudesteus episcopus in Burgos (Carriedo Tejedo, Cronología de los obispos de Castilla en los siglos VIII-X…, pp. 114-115, nº 113). Carriedo Tejedo lo indica tra i vescovi di Oca, mentre Dorronzoro Ramírez tra i vescovi di Muñó.
  39. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 50-51.
  40. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 51-55.
  41. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 56-61. Zio del successore Jimeno I, continuò a fregiarsi del titolo di vescovo di Burgos anche dopo novembre 1059 (data nella quale è attestato con certezza il nipote Jimeno) e almeno fino a dicembre 1064.
  42. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 60-65. Come lo zio, anche Jimeno I continuò a fregiarsi del titolo di vescovo di Burgos almeno fino a novembre 1073; già da dicembre 1072 è documentato il suo successore Jimeno II.
  43. ^ Dorronzoro Ramírez, La creación de la sede de Burgos en el siglo XI. Una nueva perspectiva, pp. 64 e seguenti.
  44. ^ (ES) Diego de Tejada y Laguardia, su galilea.es. URL consultato il 2 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2008).

Bibliografia

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