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Barbus barbus

specie di pesce

Barbus barbus, conosciuto comunemente come barbo europeo[2], è un pesce osseo d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cyprinidae.

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Barbo europeo


In alto un adulto; in basso un esemplare giovane
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseActinopterygii
OrdineCypriniformes
FamigliaCyprinidae
GenereBarbus
SpecieB. barbus
Nomenclatura binomiale
Barbus barbus
Linnaeus, 1758
Areale nativo
Particolare della testa

Distribuzione e habitat

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Questa specie è diffusa naturalmente in Europa centrale e orientale. Il suo areale va dalla Francia alla Lituania e alla Russia europea compreso il sud-est del Regno Unito (Yorkshire). Più nel dettaglio il barbo europeo è originario dei fiumi europei tributari dell'oceano Atlantico, del mare del Nord, della parte sud del mar Baltico e del mar Nero (dal bacino del Danubio a quello del Dnepr)[3]. È naturalmente assente dalle tre penisole mediterranee compresa l'Italia (ma è presente nella Francia mediterranea), dalla Scandinavia, dal nord della Gran Bretagna e dall'Irlanda[4]. Risulta introdotto in gran parte dell'Inghilterra occidentale e nei fiumi inglesi Wear, Tees e Medway[3], in Marocco e in Italia centro-settentrionale[5]. In Italia risulta essere stato introdotto dapprima nelle acque della pianura Padana e successivamente in Italia centrale, ovunque con buoni risultati di acclimatazione[6].

Si incontra soprattutto nella zona dei ciprinidi a deposizione litofila dei fiumi, in tratti con acque limpide a corrente vivace[7] e fondali di ghiaia o ciottoli[4]. Si incontra prevalentemente in fiumi di dimensioni da medie a grandi[4]. Può vivere nei laghi ma riesce a riprodursi solo se questi sono dotati di un immissario che possa essere risalito per un certo tratto[6].

Descrizione

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L'aspetto generale del barbo europeo non si discosta significativamente da quello degli altri Barbus presenti in Europa, ha corpo affusolato con ventre quasi piatto e dorso relativamente convesso; il corpo è coperto da scaglie piccole. La testa è conica[6] e allungata e l'occhio relativamente piccolo[7]; la bocca si apre in posizione inferiore ed è bordata da labbra carnose sulle quali sono impiantate due paia di barbigli. Il labbro inferiore, come in tutti i Barbus, ha una prominenza posteriore detta lobo mediano[6]. È in particolare molto simile al barbo etrusco e al barbo padano, specie autoctone dell'Italia seppur con areali non coincidenti[6]. Si ricorda che queste tre specie, laddove messe artificialmente in simpatria, si sono estesamente ibridate dando luogo a fenomeni di introgressione genetica tali da rendere impossibile il riconoscimento della specie in base ai soli caratteri morfologici[8]: i caratteri indicati sono validi dunque solo per gli esemplari puri e non ibridati. Al contrario che nelle specie autoctone in B. barbus il primo raggio ossificato della pinna dorsale è nettamente dentellato dalla base all'apice; questo carattere è presente sia nei giovani che negli adulti[6][4][7]. Altri caratteri distintivi di questa specie sono la pinna dorsale con bordo visibilmente concavo (sia in B. plebejus che in B. tyberinus il bordo è dritto o leggermente convesso)[6][4], questa pinna è inoltre appuntita[4], il peduncolo caudale più sottile e slanciato[6], il secondo paio di barbigli più lungo[6], le scaglie più grandi (ma più piccole che nel barbo dell'Ebro, introdotto in Italia centrale[6][4]) e, infine, le scaglie con bordo posteriore appuntito[4] dovuto a una cresta epiteliale presente soprattutto sulle scaglie dorsali[3], che conferisce a questo pesce una sensazione di "ruvidità" quando preso in mano, caratteristica del tutto assente nelle specie autoctone[6].

Anche la colorazione consente spesso il facile riconoscimento di questa specie, negli adulti è infatti tendenzialmente uniforme, a fondo argentato, bronzato o giallastro[6], talvolta con sfumature rossicce[7] che sfuma al biancastro sul ventre[7], senza macchie o con solo una sottile punteggiatura[4]. Le pinne caudale e anale hanno spesso una tonalità rossastra o arancio più intensa verso l'estremità della pinna[6]. Una tonalità rossastra può essere presente anche nella regione ventrale[7].

La taglia massima nota è di 120 cm per 12 kg di peso; la taglia media si attesta di solito sui 30 cm[3].

Biologia

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La longevità massima conosciuta è di 15 anni[3].

Comportamento

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Si tratta di una specie gregaria che forma banchi, talvolta assieme ad altri ciprinidi[6]. Ha abitudini crepuscolari ed è particolarmente attivo all'alba e al tramonto mentre durante il giorno staziona in ambienti riparati come l'ombra di alberi che crescono sulle rive[4] o sotto i ponti[3]. Si ciba soprattutto di notte, quando lascia i banchi per dedicarsi in solitudine alla ricerca del cibo[7]. In inverno limita molto la sua attività e si raduna in gruppi nelle buche più profonde del letto dei fiumi[7].

Alimentazione

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Si nutre principalmente di larve di insetti, crostacei, molluschi e altri invertebrati bentonici. Si nutre anche di vegetali acquatici come alghe bentoniche[9]. Gli esemplari di maggiori dimensioni catturano talvolta piccoli pesci e in determinate stagioni e condizioni divora grandi quantità di uova di altri pesci[6].

Riproduzione

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La riproduzione avviene quando la temperatura supera i 14-16°C, di solito da maggio a luglio, occasionalmente può protrarsi fino a settembre[4]. Vengono effettuate migrazioni riproduttive talvolta molto lunghe e le popolazioni lacustri migrano nei tributari[4] poiché la riproduzione può avvenire solo in acque correnti con fondali ghiaiosi e basso fondale[6]. I maschi formano aggregazioni fino a 130 individui e inseguono le femmine mature. Il corteggiamento, che avviene con vistosi spruzzi d'acqua, consiste nel nuoto sincrono della femmina con il maschio con le teste appaiate[4]. Ogni femmina depone fino a 30000 uova[6] in due-tre eventi distanziati di 10-15 giorni, con più maschi diversi. La deposizione avviene in piccole buche sul fondo e le uova non sono adesive[4]. La schiusa avviene dopo circa due settimane, gli avannotti rimangono nascosti nel sedimento fino a che il sacco vitellino non è riassorbito[6] dopo di che vengono trascinati a valle dalla corrente e si stabiliscono nelle acque molto basse vicino alle rive, spostandosi nelle acque correnti quando riescono a nuotare attivamente[4]. La maturità sessuale viene raggiunta a 3-4 anni nelle femmine e a 2-3 nei maschi[6].

Il valore commerciale in Italia e in Europa occidentale è nullo, mentre nell'Europa dell'est viene frequentemente consumato e commerciato. La pesca sportiva viene praticata soprattutto con esche naturali e con la tecnica del ledgering, a fondo o a passata, utilizzando come esca vermi, larve o impasti a base di farina o formaggio; occasionalmente abbocca alle esche artificiali dello spinning. Le carni sono buone seppur ricche di lische, le uova sono tossiche per l'uomo[6].

Conservazione

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La specie è distribuita su un vasto areale. In alcune situazioni locali è danneggiata dalla distruzione dell'habitat in seguito a lavori in alveo, dalla costruzione di dighe e dall'inquinamento delle acque. In Europa centrale ha subito una drastica diminuzione durante il XX secolo a causa degli impatti sopra menzionati ma le popolazioni sembrano essersi riprese ampiamente. La Lista rossa IUCN classifica questa specie come "a rischio minimo"[1].

Specie aliena

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In Italia la sua introduzione si è rivelata, assieme a quella di Luciobarbus graellsii, una seria minaccia per le specie autoctone Barbus caninus, Barbus plebejus e Barbus tyberinus[10][11].

Tassonomia

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B. plebejus è stato considerato a lungo sua sottospecie o sinonimo[6]. Viene frequentemente chiamato dai pescatori "barbo spagnolo" o "barbo portoghese", definizioni improprie perché questa specie non è presente nella penisola Iberica[6].

  1. ^ a b (EN) Barbus barbus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a livello commerciale prende il nome di barbo ai sensi del Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it. URL consultato il 22 febbraio 2018.
  3. ^ a b c d e f (EN) Barbus barbus, su FishBase. URL consultato il 9 maggio 2024.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Kottelat M., Freyhof J., Handbook of European Freshwater Fishes, Cornol (CH), Publications Kottelat, 2007, ISBN 88-7021-299-8.
  5. ^ Introductions for Barbus barbus, su fishbase.de. URL consultato il 9 maggio 2024.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Fortini N., Nuovo atlante dei pesci delle acque interne italiane, Aracne, 2016, ISBN 978-88-548-9494-5.
  7. ^ a b c d e f g h Stefano Porcellotti, Pesci d'Italia, Ittiofauna delle acque dolci, Edizioni PLAN, 2005.
  8. ^ (EN) Geiger M.F., Schreiner C., Delmastro G.B. e Herder F., Combining geometric morphometrics with molecular genetics to investigate a putative hybrid complex: A case study with barbels Barbus spp. (Teleostei: Cyprinidae), in Journal of Fish Biology, vol. 88, n. 3, 2016, DOI:10.1111/jfb.12871. URL consultato il 03/05/2024.
  9. ^ Food items reported for Barbus barbus, su fishbase.de. URL consultato il 09/05/2024.
  10. ^ (EN) Bianco P.G. e Ketmaier V., Anthropogenic changes in the freshwater fish fauna of Italy, with reference to the central region and Barbus graellsii, a newly established alien species of Iberian origin, in Journal of Fish Biology, 59 (supplemento A), 2001, pp. 190-208, DOI:10.1111/j.1095-8649.2001.tb01386.x. URL consultato il 9 maggio 2024.
  11. ^ (EN) Bianco P.G., An update on the status of native and exotic freshwater fishes of Italy, in Journal of Applied Ichthyology, vol. 30, 2014, pp. 62-77, DOI:10.1111/jai.12291. URL consultato il 9 maggio 2024.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàLCCN (ENsh85011806 · GND (DE4281113-2 · BNE (ESXX535062 (data) · J9U (ENHE987007283290305171
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