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Brotea

personaggio della mitologia greca, figlio di Tantalo

Brotea (in greco antico: Βροτέας?, Brotéas) o Broteo[1] è un personaggio della Mitologia greca. Fu un cacciatore[2].

Brotea
Nome orig.Βροτέας
Caratteristiche immaginarie
SessoMaschio
Luogo di nascitaLidia
ProfessioneCacciatore

Genealogia

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Figlio di Tantalo di Lidia[3][4] e di Eurinassa[4] (figlia di Pattolo), fu secondo Pausania uno dei possibili padri di un secondo Tantalo, che lo stesso autore ipotizza anche essere figlio di Tieste[3].

Mitologia

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Brotea era un famoso cacciatore che si era rifiutato di onorare Artemide, così la dea lo fece impazzire facendo sì che si autoimmolasse su un rogo, come sacrificio propiziatorio[2].

Un frammento di Esiodo contenuto in un papiro di Ossirinco collega Dardano, Brotea e Pandione. Riguardo a questa tradizione però, non sono sopraggiunte altre fonti[5].

La scultura di Brotea

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Si diceva che Brotea avesse scolpito l'immagine più antica della Grande Madre degli Dei (Cibele), un'immagine che ai tempi di Pausania il Periegeta (II secolo d.C.) che era ancora considerata sacra dagli abitanti di Magnesia ad Sipylum. L'immagine venne scavata nella parete rocciosa della rupe Coddino, a nord del massiccio del Sipilo, il cui demone era indicato da alcuni mitografi come nonno di Brotea.[6]

La scultura scavata nella parete rocciosa menzionata da Pausania fu identificata con il rilievo di Manisa nel 1881 da W. M. Ramsay[7] e si può ancora vedere sopra la strada, a 6 o 7 km ad est di Manisa (la città moderna sorta sul sito dell'antica Magnesia ad Sipylum), sebbene la testa si sia parzialmente staccata, per cause naturali.[8] La figura alta 8–10 m scolpita in una rientranza nella roccia a un centinaio di metri d'altezza sopra la pianura paludosa vicina al villaggio di Akpınar è stata confusa con una vicina formazione rocciosa naturale associata a Niobe, la "Niobe del Sipilo" (la "Roccia Piangente", in turco Ağlayan Kaya), menzionata anche da Pausania.[9]

A parte la testa gravemente danneggiata, la figura seduta molto probabilmente non fu fatta da un professionista. La dea, che indossa un copricapo detto polos, si tiene il seno con le mani; una vaga traccia di quattro geroglifici ittiti può essere vista in una sezione quadrata alla destra della sua testa. Il sito è ittita, risalente al II millennio a.C.

Vicino, anche altri siti archeologici tradizionalmente associati sin dall'antichità con la stirpe di Tantalo sono di fatto ittiti. A circa 2 km ad est di Akpınar ci sono altri due monumenti sul monte Sipilo, anch'essi menzionati da Pausania: la tomba di Tantalo (cristianizzata come "tomba di San Caralambo") e il "trono di Pelope", in realtà un altare roccioso.

Broteo e l'invettiva rinascimentale

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Nella letteratura del Rinascimento e successiva Brotea è chiamato spesso "Broteo" (Brotheus) e viene descritto come un figlio di Vulcano che si gettò tra le fiamme (a volte si specifica che si gettò nel cratere del monte Etna) a causa della sua deformità. La fonte immediata per il tropo rinascimentale di Broteo e della sua autoimmolazione è il poema di Ovidio Ibis, un erudito sfogo di macabre minacce che catalogava il destino di numerose figure mitiche e storiche. Il riferimento di Ovidio è brevissimo:

(LA)

«Quodque ferunt Brotean fecisse cupidine mortis,
Des tua succensae membra cremanda pyrae»

(IT)

«Possa tu consegnare le parti del tuo corpo alla pira accesa, affinché vengano cremate,
come si dice che Brotea abbia fatto per desiderio di morte»

L'umanista Domizio Calderini (conosciuto anche col nome latino di Domitius Calderinus) aggiunse l'Ibis alla sua edizione annotata di Marziale (1474); la nota di Calderini dice che Broteo era il figlio di Vulcano e Minerva e che, disprezzato a causa della sua bruttezza, si gettò in una pira ardente (Calderini poi procede identificando Broteo con Erittonio.[10]) Nello stesso anno, attingendo alle sue fonti classiche, Calderini pubblicò la Defensio adversus Brotheum ("Difesa contro Broteo"), un attacco ai suoi rivali letterari Angelo Sabino e Niccolò Perotti, chiamati rispettivamente Fidentino (Fidentinus), dal nome del plagiatore preso in giro nel I libro degli Epigrammi di Marziale, e Broteo (Brotheus). Questa faida letteraria è menzionata in diverse fonti, incluso il Giraldi, e la sua notorietà contribuì a stabilire la versione predominante del mito nei secoli XV-XVIII.[11]

Le idiosincratiche ma enormemente influenti Mythologiae di Natale Conti (1567) menzionano questa versione del mito in un capitolo sugli aspetti di Vulcano e della sua progenie: "Broteo, che fu deriso da tutti a causa della sua apparenza malformata, si gettò nel fuoco, come per scappare alla diffamazione per mezzo della morte."[12] Questa descrizione è ripetuta molto simile in The Anatomy of Melancholy (1621) di Robert Burton,[13] e ancora le versioni del dizionario della lingua inglese di Samuel Johnson risalenti all'inizio dell'Ottocento specificano che Broteo "si gettò nel monte Etna".[14]

  1. ^ F. S. Villarosa, Dizionario mitologico-storico-poetico, I, Napoli, Tipografia Nicola Vanspandoch e C., 1841, p. 64.
  2. ^ a b (EN) Apollodoro, Biblioteca, Epitome II, 2, su theoi.com. URL consultato il 13 agosto 2019.
  3. ^ a b (EN) Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia, II, 22.3, su theoi.com. URL consultato il 13 agosto 2019.
  4. ^ a b Scholia ad Euripide, Oreste, 5
  5. ^ The Oxyrhyncus Papyri, ed. E. Lobel, part XXVIII (1963), no. 2503.
  6. ^ Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia, III, 22, 4.
    «I Magnesii, che vivono a nord del monte Sipilo, hanno sulla rocca Coddino la più antica di tutte le immagini della Madre degli Dei. I Magnesii dicono che fu fatta da Brotea, figlio di Tantalo.»
  7. ^ W. M. Ramsay in The Journal of Hellenic Studies (1882:64) e W. M. Ramsay, "A Study of Phrygian Art" in The Journal of Hellenic Studies 9 (1888:350-382).
  8. ^ G.E. Bean, Aegean Turkey: an archaeological guide, vol. II, pp. 31-33 e pl. 3; C. P. Jones, "A Geographical Setting for the Baucis and Philemon Legend (Ovid Metamorphoses 8.611-724)" Harvard Studies in Classical Philology 96 (1994:203-23 and pls. I-IV) pp. 210 ss., con bibliografia.
  9. ^ Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia, I, 21, 3.
    «"Questa Niobe la vidi io stesso quando salii sul monte Sipilo. Quando sei vicino è una falesia che non assomiglia per niente ad una donna, che pianga oppure in un altro atteggiamento; ma se ti allontani penserai di vedere una donna in lacrime, colla testa china"»
  10. ^ Gli scolii e i commenti rinascimentali vengono discussi dall'edizione dell'Ibis di Peter Burman (1727), p. 130 online.
  11. ^ Lilius Gregorius Gyraldus, De poetis nostrorum temporum 25 (Berlin, 1894), Wotke p. 20 online; Paul Cortese (Paulus Cortesus), De hominibus doctis dialogus nell'edizione di Gabriel Richards (Florence, 1734), p. 49 online; Friedrich Gotthilf Freytag, Adparatus litterarius (Leipzig, 1753), vol. II, p. 1378 online; W. Parr Greswell, Memoirs of Angelus Politianus (Manchester, 1805), p. 83 online; David Clément, Bibliothèque curieuse historique et critique (Leipzig, 1756), vol. VI, p. 56 online; Maurizio Campanelli, Polemiche e filologia ai primordi della stampa: le Observationes di Domizio Calderini (Rome 2001), pp. 21–26.
  12. ^ Natalis Comes, Mythologiae, II, 6, p. 101, r. 43 nell'edizione di Venezia del 1581: Brotheû, qui irrisus ab omnibus propter deformitatem oris in ignem se coniecit vel morte infamiam deuitaturus.
  13. ^ "Brotheus, the son of Vulcan, because he was ridiculous for his imperfections, flung himself into the fire", vedi l'edizione del 1875, p. 587 online; vedi anche J.B. Bamborough e Martin Dodsworth, Robert Burton: The Anatomy of Melancholy, (Oxford: Clarendon Press, 2000), vol. V, p. 30 online, che cita I.369:25–6,y.
  14. ^ Johnson's Dictionary of the English Language in Miniature 16ª edizione (London, 1805), pp. 248–249 online and 19th edition (London, 1812), p. 253 online.

Bibliografia

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Fonti primarie
Fonti secondarie

Voci correlate

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