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Disturbi del neurosviluppo

disturbi ad esordio nel periodo dello sviluppo e con possibile permanenza in età adulta
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Il termine "neurosviluppo" deriva dal greco antico νεῦρον (nervo), e "sviluppo", dal latino dis-, prefisso, e volvĕre (arrotolare, avvolgere).[1] Pertanto, il neurosviluppo è il processo di sviluppo del sistema nervoso, comprese le sue strutture anatomiche e neurali e le funzioni cognitive, motorie, emotive e comportamentali correlate.

Disturbo del neurosviluppo
Specialitàpsichiatria e neuropsichiatria infantile
Classificazione e risorse esterne (EN)
MeSHD065886
Eponimi
neuro-
disturbo dello sviluppo

Le varianti del neurosviluppo sono infatti condizioni neuroevolutive che coinvolgono traiettorie divergenti rispetto allo sviluppo tipico del cervello della maggior parte delle persone, cosiddette neurotipiche.[2] Una delle peculiarità significative di tali condizioni è la loro evidenziazione tipicamente durante l'infanzia, prima dell'età adolescenziale, quando emergono maggiormente abilità sociali, cognitive ed emozionali. Inoltre, sono stati, e ancora oggi vengono definiti disturbi del neurosviluppo, ma si distinguono anche da altri disturbi neuropsichiatrici per il loro decorso clinico costante e stabile nel tempo, contrariamente a situazioni caratterizzate da remissioni e ricadute[3][4]

le varianti del neurosviluppo, sia a causa del funzionamento neurocognitivo che del sistema sociale, possono portare a significative difficoltà nel funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo dei soggetti. Questi possono manifestarsi in varie forme, quali difficoltà nell'apprendimento, nel controllo delle funzioni esecutive, nonché importanti variazioni delle capacità sociali o cognitive nel loro complesso. Spesso si osserva la compresenza di due o più varianti del neurosviluppo in un individuo. Ad esempio, è frequente che le persone appartenenti allo spettro autistico presentino anche una disabilità intellettiva.[5]

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità[6], in Italia, le varianti del neurosviluppo interessano quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, corrispondenti al 10-20% della popolazione tra 0 e 17 anni. Tale dato evidenzia l'ampia portata di tali condizioni nel contesto della popolazione giovanile del Paese.

Caratteristiche

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Nella traiettoria di sviluppo, emergono caratteristiche che segnalano una varietà di tratti che divergono dallo sviluppo cognitivo, sociale e comportamentale dei bambini e dei giovani neurotipici. Questi segni distintivi possono manifestarsi in diversi modi:[7]

  • 'Sviluppo atipico: un elemento chiave nei disturbi del neurosviluppo è uno sviluppo non conforme agli standard tipici, evidenziato in settori come il linguaggio, le modalità sociali e sensoriali e le capacità motorie ed esecutive. I bambini con questo funzionamento potrebbero mostrare un linguaggio limitato o inusuale, diversità nell'interazione sociale o movimenti inconsueti. Queste caratteristiche possono emergere precocemente, spesso già nei primi anni di vita, e possono perdurare nel tempo, creando sfide significative nel loro percorso di crescita e apprendimento.
  • Diversa selettività dell’attenzione e concentrazione: un'altra caratteristica centrale è rappresentata da una variazione nelle capacità di mantenere l'attenzione e la concentrazione. I bambini ADHD, ad esempio, possono riscontrare difficoltà nel mantenere il focus su un compito non motivante, essendo più facilmente distratti da stimoli esterni e dai loro processi cognitivi. Al contrario, se le attività sono percepite come particolarmente stimolanti e motivanti tenderanno a concentrarsi in maniera totalizzante su di esse (iperfocus), trascurando a volte anche la percezione temporale. Queste difficoltà possono influenzare la loro capacità di apprendimento e partecipazione sociale, generando frustrazione e compromettendo il loro benessere emotivo e psicologico.
  • Sensibilità sensoriale: le varianti del neurosviluppo spesso coinvolgono anche una variazione nella sensibilità sensoriale e un filtro degli input sensoriali che si diffonde su una gamma più ampia di dettagli. Alcuni bambini possono essere ipersensibili a determinati stimoli come rumori intensi o luci brillanti mentre altri possono rispondere in modo meno marcato a sensazioni tattili o sensoriali, con diverse percezioni delle temperature e del dolore. Questi modelli di sensibilità possono influenzare il modo in cui i bambini interagiscono con il loro ambiente circostante, modulando le loro reazioni e comportamenti.
  • Tratti emotivi e comportamentali: è comune riscontrare anche funzionamenti emotivi e comportamentali tipici nei bambini con varianti del neurosviluppo. Questi bambini potrebbero sperimentare ansia, burnout, irritabilità o comportamenti aggressivi in risposta a situazioni stressanti o frustranti. La regolazione delle emozioni, in una società tipicamente su misura della maggioranza neurotipica, può essere un'area di particolare disagio, influenzando le loro interazioni sociali e la loro capacità di adattarsi a nuove situazioni.
  • Memoria contestuale: in alcuni individui neurodivergenti i ricordi di un contesto possono essere arricchiti maggiormente da dettagli sensoriali (suoni, colori, odori etc.) ed emozionali, rispetto alle persone neurotipiche in cui l’associazione ai dettagli contestuali è più focalizzata sugli aspetti verbali e sequenziali degli eventi e quindi con un’attenzione all’intonazione, ai toni e sintassi del linguaggio.

Queste caratteristiche, insieme ad altri segnali comuni come variazioni di ritmo nello sviluppo motorio e del linguaggio rispetto alle persone neurotipiche, diversità nella comunicazione e comportamenti ripetitivi, costituiscono una gamma diversificata di segnali che possono indicare la presenza di un funzionamento mentale non neurotipico. La presenza di questi segnali però non indica necessariamente la presenza di una variazione del neurosviluppo, ma può suggerire la necessità di una valutazione più approfondita da parte di professionisti qualificati, come medici, psicoterapeuti o neuropsichiatri infantili. Solo attraverso una valutazione accurata è possibile formulare una diagnosi appropriata. Le persone adulte possono rivolgersi a un Centro di Salute Mentale (CSM).

Nella pratica clinica, essendo le varianti del neurosviluppo influenzate da fattori genetici e biologici fin dalla nascita, tendono a non essere riconosciute, rendendo così la diagnosi e la valutazione più complessa una volta raggiunta l'età adulta. La loro individuazione richiede uno screening accurato: i bambini con variazioni specifiche dell'apprendimento, a causa delle loro differenze nella percezione e nel processamento sensoriale, possono presentare una notevole intelligenza e acutezza mentale, pur affrontando in molti casi significative difficoltà in attività che coinvolgono la lettura, la scrittura o il problem solving.

Riconoscere tempestivamente i tratti e le caratteristiche principali di queste neurodivergenze potrebbe garantire un aiuto rapido e il sostegno necessario e su misura delle persone coinvolte.

Fattori determinanti

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I fattori che determinano il neurosviluppo atipico costituiscono un campo di studio complesso, in cui numerosi fattori genetici e biomolecolari di base evolutiva interagiscono per influenzare lo sviluppo, la maturazione e la funzione del cervello, portando all'espressione di un determinato funzionamento neurologico.

Tra i fattori principali nella genesi delle varianti del neurosviluppo, spicca la componente genetica ed evolutiva. Studi condotti in questo ambito hanno dimostrato che variazioni e combinazioni genetiche specifiche possono predisporre gli individui ad un certo funzionamento neurologico, come l’espressione dei geni FOXP, che codificano per proteine che hanno un ruolo nello sviluppo embrionale e nel regolare la differenziazione cellulare.

i fattori ambientali durante la gestazione e nei primi anni di vita sembrano svolgere un ruolo significativo simili ai tratti delle neurodivergenze. Alcuni studi dimostrano che l'esposizione a sostanze chimiche, infezioni, alcol, droghe o situazioni di stress durante la gravidanza può influenzare lo sviluppo del cervello fetale, aumentando il rischio di problemi del neurosviluppo anche dal punto di vista cognitivo. Eventi perinatali, come complicazioni durante il parto o l'asfissia alla nascita, possono incidere sullo sviluppo neurologico del neonato. Questo sembrerebbe essere associato a malformazioni fisiche e dell'apparato cardiovascolare e respiratorio, , ma difficoltà cognitiva legate ad esempio alla memoria o all’attenzione sono sintomi non per forza permanenti e ancora oggi confusi con i tratti tipici delle variazioni neurologiche dello sviluppo.

I fattori neurologici e genetici influenzano come il cervello elabora e risponde agli stimoli esterni, modificando l’attività e la sensibilità di certe aree cerebrali e sistemi neurotrasmettitoriali. Benché la ricerca abbia fatto progressi significativi nel comprendere tali meccanismi, molte domande restano ancora senza risposta, sottolineando l'importanza di approcci multidisciplinari per svelare le radici dei differenti funzionamenti del cervello.

Supporto

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Il supporto e l'accomodamento per le persone neurodivergenti è altamente personalizzato e richiede un approccio su misura per le esigenze individuali di ciascun individuo, con il rispetto del funzionamento mentale individuale. Queste variazioni dello sviluppo possono manifestarsi in modi diversi e coinvolgere una vasta gamma di sintomi, quindi è essenziale una valutazione completa per determinare un supporto terapeutico adatto alle esigenze.

La terapia comportamentale può risultare essere efficiente tra le terapie evidence-based per le diversità del neurosviluppo. La terapia dovrebbe mirare a comprendere e migliorare le abilità sociali, comunicative e comportamentali, aiutando gli individui a sviluppare strategie pratiche per affrontare le sfide quotidiane e della società. Spesso, questi programmi coinvolgono anche la famiglia del paziente per garantire un sostegno completo e una maggiore efficacia. La Neurodiversity Affirming Therapy, ad esempio, è un approccio terapeutico che si concentra sul supportare le difficoltà come il sovraccarico sensoriale, il burnout e lo stress o nel trovare modi per massimizzare le funzioni esecutive e l'autodeterminazione.[8][9]

Il supporto educativo dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell'inclusività e nella creazione di ambienti accessibili, promuovendo l'autodeterminazione e valorizzando i punti di forza individuali. Programmi educativi specializzati sono progettati per adattarsi alle esigenze specifiche degli individui neurodivergenti, fornendo loro le competenze necessarie per gestire la vita quotidiana e l'istruzione in modo efficace. [10]

Negli ultimi anni, i modelli clinico-sanitari sono diretti verso una visione patologizzante delle neurodivergenze, per cui sono state sviluppate nuove terapie non-farmacologiche innovative per il trattamento di esse, tuttora definite dal DSM-5 come disturbi del neurosviluppo. Queste terapie includono tecniche di neuromodulazione come la stimolazione magnetica transcranica (TMS), la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), la photo-bio-modulation (PBM) e il neurofeedback.[11] Esse si basano sull'idea di influenzare l'attività cerebrale attraverso impulsi luminosi, magnetici o elettrici, dimostrandosi efficaci nel migliorare i sintomi e le capacità cognitive.[12] Queste terapie hanno un potenziale di utilità nel trattare la depressione, ma il rischio è di mirare a correggere un funzionamento neurologico che potrebbe avere basi genetiche solide, e correlate a probabili meccanismi evolutivi.

Ad esempio anche nella pratica psichiatrica le neurodivergenze vengono trattate, essendo considerate come disturbi del neurosviluppo. Nei casi in cui i "sintomi" sono più gravi o persistenti, si ricorre alla terapia farmacologica. I farmaci utilizzati vengono selezionati attentamente in base alle specifiche manifestazioni cliniche del paziente. Ad esempio, per l'ADHD, possono essere prescritti farmaci mirati a gestire l'iperattività e la disattenzione, mentre in altri casi possono essere utilizzati farmaci per trattare disturbi comorbidi come depressione, ansia sociale o stanchezza cronica.

Disturbi del linguaggio

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Il disturbo del linguaggio è identificato dal DSM-5 come "difficoltà nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio, causate da deficit nella comprensione o nella produzione del lessico, nella struttura della frase e del discorso". Questi disturbi coinvolgono molteplici discipline, dalla neurobiologia alle scienze cognitive, poiché possono derivare da diverse modalità del processo di elaborazione linguistica. Le cause dei disturbi del linguaggio possono essere molteplici, incluse componenti genetiche, problemi neurologici, l'ambiente familiare[13], esposizione a traumi o malattie, fattori socio-economici e la sindrome di Down.

Per identificare la causa di un disturbo del linguaggio, è necessario adottare un approccio psicolinguistico complesso che consideri i molteplici livelli di elaborazione delle informazioni linguistiche. Questo include l'input linguistico, i percorsi di accesso, la memoria semantica, la selezione lessicale, la codifica delle proprietà e la produzione motoria. Esistono diverse teorie sull'origine del linguaggio, tra cui quelle di Skinner e Chomsky. La teoria di Chomsky[14] suggerisce che l'acquisizione del linguaggio è innata, con ogni individuo che nasce con un programma di acquisizione del linguaggio. I disturbi del linguaggio si dividono in disturbi primari, che sono indipendenti da altri problemi cognitivi, neuromotori o sensoriali, e disturbi secondari, che derivano da altre condizioni come lesioni cerebrali. Le afasie sono un esempio comune di disturbi centrali che possono influenzare la produzione o la comprensione del linguaggio.

Per gestire i disturbi del linguaggio, sono raccomandate diverse strategie, tra cui terapia del linguaggio, intervento precoce, supporto educativo, coinvolgimento dei genitori e terapia multidisciplinare. Il sostegno psicologico può essere fondamentale per affrontare le sfide emotive associate ai disturbi del linguaggio. Riconoscere i segni precoci dei disturbi del linguaggio e intervenire tempestivamente può migliorare significativamente i risultati nel lungo termine. Lo screening precoce e una diagnosi accurata consentono di adottare il trattamento più adatto e personalizzato per massimizzare il potenziale di sviluppo linguistico e comunicativo del bambino.[15]

Spettro autistico

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L'autismo comprende un ampio spettro, rappresentato da una serie di aspetti del neurosviluppo caratterizzati da una vasta gamma di esperienze e modalità di espressione. Questa neurodivergenza può presentare modalità differenti di interazione, principalmente riguardo le capacità sociali, comunicative e comportamentali delle persone dello spettro autistico, tuttavia tali modalità presentano una variabilità individuale.

Si potrebbero notare modalità specifiche nella condivisione di interessi e nel coinvolgimento reciproco, nelle emozioni e nei sentimenti, nella interpretazione di segnali sociali non verbali (come nel contatto visivo, nell'uso dei gesti, espressioni facciali, intonazioni, ritmi vocali etc.)[16]

Inoltre, ambienti sensorialmente sovraccarichi e differenti modalità di interpretazione delle informazioni non verbali, potrebbero rendere difficoltose le interazioni sociali coi coetanei.[17]

Comportamenti ripetitivi si manifestano attraverso movimenti, utilizzo stereotipato di oggetti o linguaggio, prevedibilità nelle routine e nei rituali comportamentali, interessi specifici e fissi, come forma di auto-organizzazione che permette un equilibrio interno della cognizione e una riduzione del sovraccarico sensoriale.[18]

L'autismo e il suo complesso funzionamento non è completamente compreso, ma vi è un'evidenza crescente dell'interazione di fattori genetici, neurologici ed epigenetici.

Attualmente, si svolgono diagnosi e valutazioni dello spettro autistico che richiedono un'attenta osservazione del bambino in vari contesti e un dialogo approfondito con genitori e insegnanti. Sono disponibili test standardizzati specifici, come il M-CHAT-R per i bambini piccoli, per lo screening precoce. Gli specialisti utilizzano strumenti come l'Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS) per valutare il comportamento sociale e comunicativo.

In passato, i DSA venivano classificati in diverse categorie, tra cui autismo classico, sindrome di Asperger e altri disturbi pervasivi dello sviluppo. Il DSM-5 elimina queste distinzioni, e queste variabili del neurosviluppo sono incluse tuttora sotto il termine "Disturbi dello Spettro Autistico".[19]

Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)

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L'ADHD, acronimo di "disturbo da deficit di attenzione/iperattività", è una condizione inclusa nella categoria dei disturbi del neurosviluppo secondo il DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

L'ADHD non è una malattia, ma piuttosto una variabilità del funzionamento del cervello rispetto alla norma. Questo funzionamento può influenzare diversi aspetti della vita quotidiana, inclusi quelli sociali, scolastici, lavorativi e personali, essendo presente anche nell'età adulta. Le persone con ADHD mostrano un'ipersensibilità agli stimoli esterni con maggiore ricettività e capacità di catturare più stimoli contemporaneamente, pertanto anche una lieve distrazione potrebbe catturare la loro attenzione in modo selettivo.


Le caratteristiche principali dell'ADHD si manifestano principalmente in tre ambiti:

  • Iperattività: caratterizzata da un alto livello di attività motoria a causa di una modulazione dei neurotrasmettitori più rapida.
  • Impulsività: l'energia è immediata poiché il sistema di elaborazione neurale reagisce processando rapidamente o più intensamente le informazioni.
  • Diversa attenzione: difficoltà nel focalizzare l'attenzione su compiti specifici e mantenere la concentrazione e l'attenzione selettiva, se l'attività è percepita come stimolante, può suscitare un coinvolgimento intenso e una maggiore focalizzazione.
  • Creatività: la tendenza a catturare simultaneamente segnali anche non correlati tra loro può creare connessione di concetti meno convenzionali.

Questi caratteristiche possono essere evidenti già durante l'infanzia, ma in alcuni casi la diagnosi viene effettuata solo in età adulta, quando le sfide legate all'attenzione, organizzazione e controllo degli impulsi diventano più evidenti e influenzano la vita quotidiana. Tuttavia, secondo la prospettiva evoluzionista, la neurodiversità è una forma di altruismo biologico che può promuovere vantaggi specifici nell'evoluzione della società.[1] Gli individui ADHD possono avere una maggiore propensione al rischio e alla ricerca di novità, il che favorisce benefici nel gruppo come la prevenzione dai rischi, favorire il superamento dei limiti e aumentare la resilienza e la cooperatività del gruppo. Inoltre alcuni individui ADHD possono offrire prospettive multiple e non convenzionali del pensiero che arricchiscono l'adattabilità e l'evolvibilità all'interno della comunità.[2]

Le cause specifiche dell'ADHD non sono completamente comprese, ma gli studi suggeriscono un'interazione complessa tra fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Alcuni individui sembrano essere geneticamente predisposti all'ADHD, mentre altri fattori, come l'ambiente prenatale e le condizioni neurobiologiche, possono contribuire al suo sviluppo.

Non esiste una cura definitiva per l'ADHD, ma piuttosto strategie di gestione che possono aiutare a gestire le difficoltà legate al funzionamento e migliorare la qualità della vita. Queste possono includere un percorso di apprendimento individuale (o di gruppo) con uno psicoterapeuta per comprendere le proprie caratteristiche ADHD e sviluppare strategie personalizzate. In alcuni casi, i farmaci possono essere prescritti per gestire i sintomi dell'ADHD. Tuttavia, la terapia farmacologica non è sempre necessaria e dipende dalle esigenze individuali di ciascun paziente.[20]

Secondo il DSM-5, esistono tre sottotipi di ADHD:

  • ADHD con attenzione ridotta: caratterizzato principalmente da sintomi di disattenzione.
  • ADHD con impulsività e iperattività: evidenzia sintomi di impulsività e iperattività.
  • ADHD combinato: caratterizzato dalla presenza di sintomi di tutti e tre i sottotipi.

La diagnosi dell'ADHD coinvolge valutazioni psicologiche e, se necessario, visite con specialisti come psichiatri o neuropsichiatri.

Plusdotazione

La plusdotazione cognitiva, nota anche come giftedness, superdotazione intellettuale o sovradotazione, si riferisce a un livello di abilità cognitive superiori rispetto alla media. [21]

Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)

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I disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) costituiscono una categoria di condizioni neurosviluppali che si manifestano con significative difficoltà nell'acquisizione e nell'applicazione delle abilità fondamentali di lettura, scrittura e calcolo, nonostante opportunità di apprendimento adeguate e un'intelligenza generale nella norma. Questi disturbi rappresentano una sfida significativa per coloro che ne sono affetti, influenzando non solo il rendimento accademico, ma anche la socializzazione e l'autostima.

Le cause dei DSA sono complesse e multifattoriali, coinvolgendo una combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Gli studi genetici hanno evidenziato una componente ereditaria nei DSA, con una maggiore probabilità di sviluppare tali disturbi nei familiari di primo grado dei soggetti affetti. Tuttavia, fattori ambientali, come l'esposizione a sostanze nocive durante la gravidanza o traumi cerebrali precoci, possono contribuire alla comparsa dei DSA.

Dal punto di vista neurobiologico, i DSA sono associati a disfunzioni specifiche in aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione del linguaggio e dei numeri. Ad esempio, la dislessia è stata correlata a anomalie nella connettività delle regioni cerebrali coinvolte nella decodifica fonologica, mentre la discalculia può essere associata a deficit nella rete neurale coinvolta nel calcolo numerico.[22]

I DSA si presentano in diverse forme, tra cui:

  • dislessia: caratterizzata da difficoltà nella decodifica delle parole scritte e nella comprensione del testo;
  • disgrafia: caratterizzata da difficoltà nella produzione di scrittura leggibile e coerente;
  • disortografia: caratterizzata da difficoltà nell'organizzazione e nella rappresentazione grafica delle parole scritte;
  • discalculia: caratterizzata da difficoltà nella comprensione dei concetti matematici e nell'esecuzione di operazioni aritmetiche.

La diagnosi accurata dei DSA richiede valutazioni dettagliate, comprese test standardizzati specifici, valutazioni neuropsicologiche e osservazioni cliniche. Il trattamento dei DSA spesso coinvolge interventi personalizzati, come programmi di intervento comportamentale strutturato, supporto educativo individualizzato e consulenza psicologica.[23]

Disturbi del movimento

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I disturbi del movimento comprendono una serie di condizioni neurologiche che influenzano la capacità del corpo di muoversi in modo coordinato e controllato. Questi disturbi possono manifestarsi in diversi modi, tra cui il disturbo della coordinazione motoria, il disturbo da movimento stereotipato e i disturbi da tic.

Le cause esatte dei disturbi del movimento possono variare a seconda della condizione specifica, ma spesso coinvolgono anomalie neurologiche o lesioni cerebrali che influenzano la capacità del cervello di controllare i movimenti del corpo. Fattori genetici, ambientali e neurochimici possono anche contribuire allo sviluppo di questi disturbi.

I disturbi del movimento possono essere classificati in base agli effetti che hanno sul movimento del corpo:

  • diminuzione o rallentamento del movimento: includono la malattia di Parkinson, caratterizzata da movimenti lenti e rigidità muscolare;
  • aumento del movimento: questi disturbi comprendono il tremore, la distonia e l'acatisia, caratterizzati da movimenti involontari eccessivi o irregolari;
  • disturbi che aumentano e diminuiscono il movimento: alcune condizioni, come il morbo di Parkinson[24] avanzato, possono causare sia ipomobilità che iperattività nei movimenti.

Il trattamento dei disturbi del movimento dipende dalla gravità e dalla causa sottostante della condizione. Le opzioni terapeutiche possono includere terapia fisica, terapia occupazionale, farmaci per controllare i sintomi e interventi chirurgici in casi selezionati.

Disturbo della coordinazione motoria

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Il disturbo della coordinazione motoria è caratterizzato da una difficoltà nell'esecuzione di movimenti volontari e riflessi in modo fluido e coordinato. Le persone con questo disturbo sono impacciate nei movimenti, con difficoltà nell'eseguire attività quotidiane che richiedono precisione e coordinazione, come scrivere o vestirsi.

Disturbo da movimento stereotipato

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Questo disturbo si manifesta attraverso comportamenti motori ripetitivi, senza uno scopo apparente e spesso involontari. I soggetti possono impegnarsi in movimenti come dondolarsi, sbattere la testa o muovere le mani in modo ripetitivo e ritmico. Questi comportamenti possono interferire con le attività quotidiane e ridurre la qualità della vita.

Disturbi da tic

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I disturbi da tic sono caratterizzati da movimenti o voci involontarie e ripetitive, come scoprire gli occhi, tossire o emettere suoni vocali. Questi tic possono variare in intensità e frequenza e possono essere temporaneamente soppressi o accentuati da fattori come lo stress o l'eccitazione.

Neurodivergenza

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La neurodivergenza (o neurodiversità) nell'ambito dei disturbi del neurosviluppo, rappresenta una prospettiva più inclusiva e accurata per comprendere le variazioni nel funzionamento cerebrale umano. In contrasto con l'approccio tradizionale che considera l'autismo e altri disturbi del sistema nervoso come malattie, la neurodivergenza enfatizza invece la diversità naturale nel modo in cui il cervello opera.[25]

Terminologia

Il termine fu coniato dalla sociologa e attivista australiana Judy Singer, come sinonimo di biodiversità neurologica,[26] ma la prima volta che il termine è apparso in forma stampata è nell'articolo del giornalista Harvey Blume del 1998 sull'Atlantic intitolato "Neurodiversity"[27]

All'interno di questa cornice inclusiva, le persone con autismo, PAS, ADHD, dislessia e tantissime altre varianti del neurosviluppo non sono viste come affette da patologie e dunque disturbi, ma piuttosto come individui con modalità di elaborazione delle informazioni e con un funzionamento cerebrale di natura cognitiva, comportamentale, sensoriale ed emotiva uniche. Questo approccio mira a promuovere una maggiore comprensione e accettazione delle differenze cognitive, comportamentali e di elaborazione percettiva e sensoriali presenti nelle persone neurodivergenti. Per neurodivergenza si intende quindi una vasta gamma di condizioni del neurosviluppo, come l'autismo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), i disturbi dell'apprendimento, la disprassia, la sindrome di Tourette e altri. Queste condizioni condividono il comune denominatore di deviazioni nel funzionamento cerebrale rispetto alla maggioranza della popolazione che è definita neurotipica. Studi condotti da vari ricercatori nel campo della neuroscienza hanno evidenziato che le persone neurodivergenti mostrano modalità alternative di elaborazione delle informazioni a livello sensoriale, emotivo, sociale e cognitivo. Ad esempio, ricerche condotte da Jones et al. (2019) hanno dimostrato che alcune persone con autismo manifestano ipersensibilità sensoriale a determinati stimoli ambientali, influenzando il loro benessere emotivo e sociale.

Valutazione e supporto

La diagnosi delle condizioni neurodivergenti è un processo multidisciplinare che coinvolge una valutazione dettagliata delle caratteristiche individuali dell'individuo. La neurodivergenza è innata, genetica e non può essere acquisita successivamente nella vita. Uno studio condotto da Smith et al. (2021) ha evidenziato che le caratteristiche neurodivergenti emergono da una complessa interazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali durante il periodo prenatale e postnatale. Le strategie di accomodamento per le persone neurodivergenti dipendono dal funzionamento specifico e possono includere una varietà di approcci, come la gestione dell'ambiente, l'uso di farmaci e terapie per difficoltà presenti in una società neurotipica, il supporto educativo personalizzato, le tecniche di organizzazione e la terapia comportamentale. Studi condotti da Johnson et al. (2020) hanno dimostrato che un accomodamento mirato e individualizzato può migliorare significativamente la qualità della vita delle persone neurodivergenti, consentendo loro di affrontare in modo efficace le sfide quotidiane e di sviluppare al meglio le proprie abilità.[28]

Approccio inclusivo

insegnare le competenze sociali alle persone neurodivergenti con modelli conformi agli standard neurotipici, non promuove l’inclusione e l’empatia nelle comunità, poiché invece di adattarsi al contesto sociale in modo autentico, possono percepire vari disagi di natura psicofisica. Sessioni di formazione sull’interpretazione dei segnali non verbali e sulla comprensione delle convenzioni sociali, potrebbero facilitare la comunicazione e ridurre pregiudizi cognitivi e culturali.

Potrebbe essere utile anche una progettazione di ambienti sensorialmente neutri che minimizzino sovraccarichi o sotto-stimolazioni sensoriali, con particolare attenzione alla riduzione dei rumori di fondo grazie all’uso di materiali fonoassorbenti, sistemi di insonorizzazione, luci artificiali dimmerabili (LED) regolabili etc. consentendo alle persone di regolare sempre di più l’esperienza sensoriale in base alle proprie esigenze.[29]

Organizzazioni come il FORRT promuovono una maggiore rappresentazione della neurodiversità in accademia, fornendo database di ricerche condotte da studiosi neurodivergenti, che potrebbero migliorare l’accessibilità e l’apertura nel contesto di ricerca.[30]

Lavoro e neurodiversità [31]

Gli individui neurodivergenti sono spesso soggetti a pregiudizi durante il processo di candidatura e colloquio per posizioni lavorative.[32]

Il report NeuroUnity evidenzia barriere come pratiche di reclutamento non inclusive, difficoltà durante l'onboarding e l'ambiente di lavoro poco adatto. Inoltre, la mancanza di progressione nelle carriere e la gestione inadeguata del distacco contribuiscono al disagio dei lavoratori neurodivergenti.[33]

Tra le soluzioni proposte nel report si evidenzia: l'adozione di certificazioni per la neurodiversità, l'uso di framework di competenze flessibili, la creazione di ruoli di supporto dedicati. Il report suggerisce anche l'integrazione di tecnologie assistive e programmi di formazione obbligatorie.[34]

Voci correlate

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Altri progetti

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Controllo di autoritàThesaurus BNCF 70707
  1. ^ Neuro - Significato ed etimologia - Ricerca, su Treccani. URL consultato il 28 novembre 2024.
  2. ^ Neurotipico Archivi, su State of Mind. URL consultato il 28 novembre 2024.
  3. ^ Disturbi del Neuroviluppo, su Istituto di Neuroscienze Firenze. URL consultato il 21 marzo 2024.
  4. ^ Il mestiere del clinico e la neurodiversità – Neuropeculiar, su neuropeculiar.com, 1º ottobre 2023. URL consultato il 21 novembre 2024.
  5. ^ Disturbi del neurosviluppo: tutto quello che c'è da sapere, su www.serenis.it. URL consultato il 21 marzo 2024.
  6. ^ Disturbi del neurosviluppo, su ISS. URL consultato il 21 marzo 2024.
  7. ^ (EN) Anne Marie Gallagher, Understanding Neurodiversity: What is it and why is it important?, su Connect To Autism, 24 febbraio 2023. URL consultato il 23 novembre 2024.
  8. ^ (EN) Gemma Healey, What is neurodiversity affirming therapy?, su Lawson Clinical Psychology, 10 maggio 2023. URL consultato il 21 novembre 2024.
  9. ^ (EN) Robert Chapman e Monique Botha, Neurodivergence‐informed therapy, in Developmental Medicine & Child Neurology, vol. 65, n. 3, 2023-03, pp. 310–317, DOI:10.1111/dmcn.15384. URL consultato il 21 novembre 2024.
  10. ^ Sara Barone, La diversità nella didattica: come promuovere un ambiente inclusivo, su Scuola Consulting, 15 gennaio 2024. URL consultato il 21 novembre 2024.
  11. ^ Anffas Nazionale, Disturbi del Neurosviluppo - Anffas, su Anffas.net. URL consultato il 21 marzo 2024.
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  13. ^ María Camila Cortés-Albornoz, Danna Paola García-Guáqueta e Alberto Velez-van-Meerbeke, Maternal Nutrition and Neurodevelopment: A Scoping Review, in Nutrients, vol. 13, n. 10, 8 ottobre 2021, pp. 3530, DOI:10.3390/nu13103530. URL consultato il 21 marzo 2024.
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  16. ^ Hanna Drimalla, Irina Baskow e Behnoush Behnia, Imitation and recognition of facial emotions in autism: a computer vision approach, in Molecular Autism, vol. 12, n. 1, 6 aprile 2021, pp. 27, DOI:10.1186/s13229-021-00430-0. URL consultato il 23 novembre 2024.
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