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Enrico Gotti

generale italiano decorato con medaglia d'oro al valore militare

Enrico Gotti (Torino, 18 luglio 1867Drashovicë, 6 giugno 1920) è stato un generale italiano insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato durante la guerra di Valona.

Enrico Gotti
NascitaTorino, 18 luglio 1867
MorteDrashovicë, 6 giugno 1920
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Anni di servizio1885-1920
GradoGenerale
GuerreGuerra d'Eritrea
Prima guerra mondiale
CampagneGuerra di Valona
Decorazionivedi qui
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Biografia

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Nacque a Torino nel 1867 e vent'anni venne inviato in Eritrea con il 7º Reggimento fanteria "Cuneo". Si distinse nel corso del combattimento di Saati del 25 gennaio 1887, a tal punto da guadagnarsi la medaglia di bronzo al valor militare[1]. Promosso al grado di tenente, divenne in seguito ufficiale d'ordinanza del generale Antonio Baldissera e partecipò alle manovre militari che portarono alla conquista di Asmara e Cheren. Uscì dalla Scuola di guerra con il grado di capitano e venne assegnato al 5º Reggimento bersaglieri. Promosso colonnello nel novembre 1915 venne posto a comando del 4º Reggimento bersaglieri che guidò nell'azione contro il ponte di Bodres nel gennaio 1917 che gli valse la seconda medaglia di bronzo.

Dopo la fine della guerra venne inviato a comando del 72º Reggimento fanteria "Puglie", stanziato nel porto albanese di Valona. Nonostante la nomina a generale rimase accanto ai suoi uomini a causa delle crescenti tensioni tra l'Italia, che rifiutava di abbandonare Valona, e le milizie albanesi, che volevano invece liberare il loro paese dalla presenza straniera.

Il 6 giugno 1920 il generale Gotti e un manipolo di soldati si trovavano a guardia del presidio di Quota 115, presso Drashovicë, nella vallata della Voiussa, quando vennero assaliti da milizie albanesi enormemente superiori. Dopo dieci ore di furiosi combattimenti, nonostante le gravi perdite arrecate al nemico, i soldati si ritrovarono senza munizioni e acqua; in aggiunta gli unici due pezzi d'artiglieria disponibili erano stati messi fuori uso. Recatosi a trattare la resa con gli ufficiali albanesi, venne ucciso a tradimento.

Venne decorato con la medaglia d'oro al valor militare con r.d. del 2 giugno 1921.

Il 26 novembre 1891, a Roma, aveva sposato Maria Bonaparte, figlia del principe Napoleone-Carlo e di Cristina Ruspoli, da cui non ebbe discendenza.

Onorificenze

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— Regio Decreto 24 febbraio 1887
«Incaricato di provvedere al regolare affluire dei rifornimenti vari occorrenti alle truppe passate sulla riva sinistra dell'Isonzo, per costituirvi una testa di ponte, con attività e sereno sprezzo del pericolo, di tutto si occupò, a tutto provvide, concorrendo anche ad assicurare, in momenti particolarmente difficili, il collegamento colle truppe rimaste oltre il fiume dopo la rottura dei ponti. Loga-Bordez, 14-19 gennaio 1917»
«Comandante di un reggimento incaricato della difesa avanzata di un campo trincerato, benché promosso generale, chiedeva di non essere trasferito finché non si fosse chiarita e risolta una situazione che si prospettava assai critica, causa l’insurrezione del paese. Organizzava con grande maestria la difesa dei centri di raccolta avanzati, prodigando la sua alacre opera in continue pericolose ispezioni dei centri stessi ed infondendo nei più deboli presidi, travagliati dalla malaria, un potente spirito combattivo. Attaccato repentinamente da forze quindici volte superiori, dirigeva e manteneva per circa dieci ore con indomito coraggio ed ammirevole fervore una resistenza ad oltranza così efficace che il nemico ne usciva letteralmente decimato ed era costretto a ritardare di parecchi giorni l’investimento del campo trincerato. Rimasti i valorosi difensori senza munizioni e senza acqua, inutilizzati gli unici due pezzi disponibili, allo scopo di evitare la completa distruzione del presidio dipendente che già aveva subito gravissime perdite. Dopo aver provveduto a metter in salvo la bandiera ed i fondi del reggimento, usciva solo e disarmato per trattare cogli insorti, deciso a sacrificare se stesso per salvare i suoi dipendenti. In questo atto di sublime generosità, ucciso a tradimento da uno dei capi ribelli esasperati dalla fiera resistenza dei nostri, di cui giustamente essi rendevano responsabile l’eroismo del valorosissimo generale, immolava la sua nobile esistenza alla Patria, alla quale aveva dedicato tutta una vita splendente delle più belle virtù di cittadino e di soldato. Valona (Albania) quota 115 - 6 giugno 1920[2]»
— Regio Decreto 2 giugno 1921

Bibliografia

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Voci correlate

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