Ferrovia Piacenza-Bettola
La ferrovia Piacenza-Bettola era una ferrovia in concessione che collegava Piacenza con Bettola, percorrendo la media val Nure. Gestita dalla Società Italiana Ferrovie e Tramvie (SIFT), la ferrovia fu inaugurata nel 1933 in sostituzione della preesistente tranvia a vapore con i più moderni criteri dell'epoca.
Piacenza-Bettola | |
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Stati attraversati | Italia |
Attivazione | 1932 |
Soppressione | 1967 |
Precedenti gestori | SIFT |
Lunghezza | 33 km |
Scartamento | 1435 mm |
Elettrificazione | 3000 V cc |
Ferrovie | |
Nonostante un ruolo significativo nel trasporto persone e merci, a causa dell'orientamento dell'epoca non favorevole agli investimenti nel trasporto su ferro la linea fu soppressa nel 1967.
Storia
modificaLa linea nacque nell'ambito di un progetto proposto e finanziato dalla provincia di Piacenza nel 1928[1] per la riorganizzazione delle tranvie extraurbane a vapore gestite dalla Società Italiana Ferrovie e Tramvie (SIFT), che prevedeva la trasformazione delle linee più trafficate in ferrovie elettriche a scartamento normale. Tale progetto si tradusse in una convenzione tra lo Stato e la SIFT, stipulata nel gennaio 1930 e approvata con regio decreto nº 253 del successivo 28 febbraio[2], con la quale erano concesse le linee:
- Piacenza-Bettola;
- Piacenza-Carpaneto-Lugagnano con diramazione Lusurasco-Fiorenzuola;
- Castel San Giovanni-Pianello.
Di queste tre linee fu realizzata a partire dal 1930[3] solo quella per Bettola, inaugurata il 21 aprile 1932. A causa di difficoltà economiche della SIFT, risolte solo con l'intervento della Edison[4], la linea fu aperta al traffico a partire dall'anno successivo, sostituendo così definitivamente la tranvia a vapore aperta nel 1881-82. La nuova ferrovia permetteva di percorrere i 33 km della linea in 45 minuti, contro le oltre due ore della vecchia tranvia[3].
Simbolo e maggiore opera d'arte della ferrovie era il ponte in curva sul torrente Nure realizzato presso Ponte dell'Olio, costruito in cemento armato (tra i primi in Italia)[1] e lungo 200 metri con cinque arcate[5].
La seconda guerra mondiale colpì la linea, che fu ripristinata nel 1947[6]. Dalla fine degli anni cinquanta la diffusione del trasporto di passeggeri e merci su gomma (favorita anche dalla SIFT, proprietaria di tre società di autotrasporti) e l'incremento dei costi del personale portò nel 1964 a far registrare un deficit d'esercizio di quasi 40 milioni di lire[7]. Nel 1965 la commissione del Ministero dei trasporti per l'ammodernamento dei trasporti pubblici espresse parere favorevole alla soppressione della linea: iniziarono quindi due anni di battaglie da parte della popolazione dei paesi attraversati dalla linea, della Provincia di Piacenza e dei sindacati per la salvaguardia della ferrovia[8]. Dall'ottobre 1966 iniziarono le sostituzioni delle corse ferroviarie con autobus, nonostante le proteste dei passeggeri[9].
La ferrovia fu chiusa il 30 aprile 1967 e sostituita da un servizio di autobus[10]. Fra Ponte dell'Olio e Bettola la sede è stata riutilizzata per creare il nuovo tracciato della strada statale 654.
Caratteristiche
modifica[11] Stazioni e fermate | ||||||||
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linea FS per Milano | |||||||
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linea FS per Alessandria | |||||||
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0 | Piacenza (SIFT) / Piacenza (FS) | ||||||
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raccordo SIFT-FS | |||||||
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linea FS per Cremona | |||||||
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Piacenza Lupa | |||||||
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linea FS per Bologna | |||||||
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raccordo militare | |||||||
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5 | San Bonico | ||||||
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8 | Gariga | ||||||
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11 | Podenzano | ||||||
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Tranvia per Bettola | |||||||
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13 | Grazzano Visconti | ||||||
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Tranvia per Bettola | |||||||
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Tranvia per Rivergaro | |||||||
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16 | Vigolzone | ||||||
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18 | Villò | ||||||
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19 | Albarola | ||||||
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Cave Albarola | |||||||
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torrente Nure | |||||||
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22 | Ponte dell'Olio | ||||||
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23 | Riva | ||||||
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25 | Molino Croce | ||||||
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28 | Biana | ||||||
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29 | Recesio | ||||||
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31 | Roncovero | ||||||
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33 | Bettola | ||||||
Manuale · Legenda · Convenzioni di stile |
La linea ferroviaria era a binario singolo (tranne un breve tratto nei pressi di Piacenza) a scartamento ordinario di 1435 mm. Si sviluppava per 31,7 km in sede propria e per 1,3 km su strada ma separata dal traffico[12]. Era armata con rotaie da 36 kg/m; il raggio di curvatura era di almeno 300 metri, la pendenza massima del 20 per mille[12]. La velocità massima di servizio era di 60 km/h[12] con punte di 90 km/h[4].
La linea era elettrificata in corrente continua alla tensione di 3000 V mediante linea aerea di contatto, alimentata da una sottostazione elettrica situata a Ponte dell'Olio[13].
La linea era equipaggiata con un sistema di blocco elettrico automatico a circuiti di binario di tipo Ericsson; l'esercizio era regolato dal Dirigente Movimento di Piacenza in collaborazione con il personale viaggiante[14].
Percorso
modificaLa linea partiva dalla stazione ex tranviaria di Piacenza, situata in piazza Guglielmo Marconi (nei pressi della stazione FS) e completamente ricostruita raddoppiandone la superficie[15]. A Barriera Roma, nei pressi della stazione, la linea percorreva un tratto di circa un chilometro in trincea[16] sottopassando la via Emilia, la strada Farnesiana e la provinciale della val Nure, per poi risalire in superficie e risalire la val Nure toccando tutti i centri già serviti dalla tranvia a vapore per Bettola su un nuovo percorso in sede propria[5], situato in prossimità di quello tranviario ma modificato per permettere maggiori velocità.
Lungo la linea si trovavano 11 stazioni e 4 fermate. Erano presenti diversi raccordi[12]:
- in val Nure con quattro cave di marna;
- a Podenzano con un impianto AGIP;
- a Piacenza con sei impianti industriali, di cui i più importanti erano quelli della Cementi Rossi e dell'Unione Cementi Marchino.
A Piacenza si trovavano il deposito rotabili e l'officina[5].
Materiale rotabile
modificaSulla ferrovia la SIFT mise inizialmente in servizio tre elettromotrici, classificate Macd 51 ÷ 53, due locomotori elettrici classificati Ld 1 ÷ 2 e due rimorchiate pilota[4]. Ad essi si aggiunsero negli anni Trenta due rimorchiate derivate dalla demotorizzazione di automotrici già utilizzate dalla SIFT sulle tranvie per Cremona, Pianello e Rivergaro[17] e una quarta elettromotrice, inizialmente noleggiata dalle FS e acquisita dalla SIFT nel 1943 insieme ad una rimorchiata[6]. Sulla linea prestarono servizio anche alcune locomotive a vapore della ex tranvia, impiegate per le manovre alla stazione di Piacenza e per i treni merci[18].
Nel 1955 la SIFT rilevò dalla ferrovia Mantova-Peschiera due carrozze a carrelli, trasformate in rimorchiate pilota; furono inoltre acquistati due locomotori diesel Deutz da manovra[19]. Negli anni cinquanta le officine SIFT costruirono una sessantina di carri merci a due assi per il trasporto di marna dalle cave della val Nure[19].
Alla chiusura della linea le automotrici, i locomotori elettrici e due rimorchiate pilota furono ceduti alla Società Anonima Strade Ferrate Sovvenzionate (SFS), che li impiegò sulla ferrovia Benevento-Cancello, mentre il resto del materiale rotabile fu demolito[10].
Materiale rotabile - tabella di sintesi
modificaTipo | Unità | Anno di acquisizione | Costruttore | Note |
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Elettromotrici | Macd 51 ÷ 53 | 1931 | Reggiane | Cedute nel 1967 alla ferrovia Benevento-Cancello |
Elettromotrici | Macd 54 | 1943 | Reggiane | Ex automotrice FS EBCiz 624.008, ceduta nel 1967 alla ferrovia Benevento-Cancello |
Locomotive elettriche | Ld 1 ÷ 2 | 1931 | Breda e CEMSA | Cedute nel 1967 alla ferrovia Benevento-Cancello |
Locomotive diesel | D 11 ÷ 12 | 1953 | Deutz | |
Rimorchiate pilota | Rc 101 ÷ 102 | 1931 | Reggiane | |
Rimorchiata pilota | Rc 103 | 1943 | Reggiane | Ex rimorchiata FS pCiz 620.006 |
Rimorchiate | Rc 111 ÷ 112 | 1924 | Romeo & C.[20] | Ex automotrice tranviaria smotorizzata (Rc 111) e rimorchiata (Rc 112); la Rc 111 fu ceduta alla ditta CA.CEM e risultava ancora esistente nel 1979[21] |
Rimorchiate pilota | Rc 121 ÷ 122 | 1955 | Breda | Ex carrozze della ferrovia Mantova-Peschiera, trasformate dalla SIFT e cedute nel 1967 alla ferrovia Benevento-Cancello |
Note
modifica- ^ a b Cacozza, op. cit., p. 55.
- ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 81 del 5 aprile 1930
- ^ a b Cardinali, op. cit., p. 7.
- ^ a b c Cardinali, op. cit., p. 8.
- ^ a b c Ogliari, Abate, op. cit., p. 346.
- ^ a b Cacozza, op. cit., p. 60.
- ^ Cacozza, op. cit., pp. 61-62.
- ^ Cacozza, op. cit., pp. 62-63.
- ^ Cacozza, op. cit., pp. 63-64.
- ^ a b Cacozza, op. cit., p. 65.
- ^ Ogliari, Abate, op. cit., p. 345.
- ^ a b c d Cacozza, op. cit., p. 57.
- ^ Cacozza, op. cit., p. 57; Ogliari, Abate, op. cit., p. 348, riportano la presenza di un'altra sottostazione elettrica a Piacenza Smistamento.
- ^ Ogliari, Abate, op. cit., pp. 346-348.
- ^ Ogliari, Abate, op. cit., pp. 345-346.
- ^ A Nibbiano, Bettola, Rivergaro e Lugagnano ci si andava in treno, su Gruppo Ricercatori Aerei Caduti Piacenza. URL consultato il 26 dicembre 2020.
- ^ Cacozza, op. cit., pp. 59-60.
- ^ Cacozza, op. cit., p. 58.
- ^ a b Cacozza, op. cit., p. 61.
- ^ Costruite su licenza Deutsche Werke Kiel.
- ^ La carrozza è ritratta in una foto di Luigi Iorio scattata nel 1979 a Campo Ligure, visibile su photorail.com.
Bibliografia
modifica- Adriano Betti Carboncini e Giovanni Cornolò, Elettromotrici Piacentine, in I Treni Oggi, n. 19, aprile 1982, p. 20.
- Marco Cacozza, La Ferrovia Piacenza-Bettola, in Tutto Treno & Storia, n. 19, Duegi Editrice, aprile 2008, pp. 50-65.
- Lorenzo Cantoni, The Piacenza, Bettola and Cremona Tramway Company (Limited). La sua preistoria nel dibattito sui media piacentini tra 1878 e 1879, in Bollettino Storico Piacentino. Rassegna semestrale di storia, lettere e arte fondata da Stefano Fermi, Anno CVIII - Fascicolo 2°, luglio-Dicembre 2013, pp. 296-315.
- Massimo Cardinali, La ferrovia Piacenza-Bettola, in Mondo Ferroviario, n. 79, Desenzano del Garda, Editoriale del Garda, gennaio 1993, p. 20.
- Francesco Ogliari e Francesco Abate, Il tram a vapore tra l'Appennino e il Po. Piacenza, Voghera e Tortona, Milano, Arcipelago, 2011, pp. 337-350, ISBN 978-88-7695-398-9.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla ferrovia Piacenza-Bettola
Collegamenti esterni
modifica- Ferrovia Piacenza Barriera Roma - Bettola, su ferrovieabbandonate.it.
- Immagini della ferrovia da photorail.com, su photorail.com. URL consultato il 25 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).