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Francesca da Fogliano

Francesca da Fogliano (1380 circa – dopo il 1445) figlia di Carlo da Fogliano e della prima moglie di questi, Isotta, un’illegittima di Bernabò Visconti, poi ripudiata nel 1383.[1] Andò sposa, nel 1405, a Ottobuono de' Terzi, signore di Parma e di Reggio.

Casata Da Fogliano, stemma

Biografia

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Consorte di Ottobuono de' Terzi, signore di Parma e Reggio Emilia

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Francesca da Fogliano sposò il 1º dicembre 1405, nel duomo di Parma, Ottobuono de' Terzi, il signore della città, rimasto vedovo nell’agosto della sua prima moglie, Orsina. I grandi festeggiamenti che accompagnarono quell’evento si ripeterono il Natale dell’anno seguente allorché nel monumentale Battistero si celebrò il solenne rito lustrale per il primogenito Niccolò Carlo assistito da padrini del più alto rango: Niccolò III d'Este, marchese di Ferrara; Giovanni Maria Visconti, duca di Milano; il delegato della Serenissima Repubblica di Venezia; Baldassarre Cossa, cardinale di Bologna (il futuro antipapa Giovanni XXIII); Carlo I Malatesta, signore di Rimini; quello di Mantova, Francesco I Gonzaga; il fratello di Pietro dei Rossi di Parma, Giacomo o Jacopo, già vescovo di Verona e in quel tempo di Luni; il principe vescovo di Trento, Giorgio di Liechtenstein; i capitani viscontei Jacopo dal Verme e Ugolotto Biancardo.[2]

Dopo Niccolò Carlo, Francesca diede ad Ottobuono due figlie: Margherita, nel 1407, e Caterina, probabilmente nel 1408.[3]

Il piccolo Niccolò Carlo, dopo l’assassinio del padre Ottobuono, il 28 maggio 1409, fu proclamato signore di Parma e di Reggio, sotto la tutela del nonno materno Carlo da Fogliano e dello zio paterno Giacomo Terzi. Quella signoria effimera durò soltanto venti giorni: fino all’occupazione militare di Parma da parte del marchese di Ferrara, Niccolò III d'Este; il medesimo che, padrino al battesimo di Niccolò Carlo, l’aveva reso orfano, complice dell’assassinio a tradimento di Ottobuono nell’agguato di Rubiera, nel Modenese.

Quando arrivò l’Estense, Francesca da Fogliano, vedova d’Ottobuono, aveva già lasciato Parma. Il 5 giugno 1409, portando con sé i tre figli, "con molte carra", e protetta da una forte scorta d'armati messa a disposizione dal cognato, Giacomo Terzi, che reggeva di fatto il governo cittadino, aveva trovato riparo dentro le mura del castello di Guardasone, ben munito feudo dei Terzi di Parma.

Esule sotto la protezione della Repubblica di Venezia

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Tre mesi dopo, nel settembre 1409, anche Guardasone, messo sotto assedio e percosso dalle bombarde di Uguccione dei Contrari, si arrese alle truppe estensi. Francesca da Fogliano, privata anche di quell’ultima difesa dei Terzi, preferì lasciare le ostili terre parmensi. Nei primi giorni del 1410, sempre accompagnata dai figlioletti, accolta sotto l’alta protezione della Repubblica di Venezia, raggiunse la rocca di Villa Bartolomea, eretta tra Legnago e Carpi, proprietà dei Terzi di Parma sin dal 1393, che Ottobono aveva ereditato dal padre Niccolò il Vecchio.[4]

A Villa Bartolomea, sette anni più tardi, la vedova e madre Francesca conobbe e sposò un altro vedovo con prole, Ludovico, conte di San Bonifacio, o Sambonifacio, cittadino di Legnago, già valoroso capitano d’armi al soldo degli Estensi, che aveva disertato i campi di battaglia per dedicarsi agli studi umanistici.

Il secondo matrimonio di Francesca si celebrò il 30 dicembre 1417 nel palazzo dei Sambonifacio a Legnago. Lo sposo, conte Ludovico dichiarò in quella circostanza al notaio Niccolò da Treviso d’aver ricevuto 3000 ducati d’oro quale dote della moglie Francesca da Fogliano, e di bene amministrarli. Nel medesimo documento, Francesca, chiamata contessa della Valle, nominò contestualmente suo procuratore il marito Lodovico di Sambonifacio.[5]

Fu un’unione certamente feconda. Le nuove nozze dei genitori coinvolsero quelle di due figli nati nei precedenti matrimoni dei due vedovi: Marugolato, primogenito di Ludovico, avrebbe sposato pochi anni più tardi Margherita, ultimogenita di Ottobono e Francesca.[6]

Nati dai loro precedenti matrimoni, Francesca e Ludovico di Sambonifacio avevano già battezzato, separatamente, sei figli. Dal secondo ne ebbero altrettanti: Bernardo, Silvio, Rizzardo, e le figlie Isotta, Alisia e Violante.[7].

Crescendo, i maschi inflissero ai genitori amare esperienze delle quali rimane il ricordo nelle confidenze epistolari scambiate dal conte Ludovico con il duca Borso d'Este.[8] Borso ospitava alla sua corte di Ferrara, nella sua intima cerchia di compagni e complici di spassi, Bernardo, il debosciato figlio maggiore del Sambonifacio. Degenerando sempre più negli eccessi, arrivò al punto d’uccidere il fratello Rizzardo, finendo quindi condannato e giustiziato. Il 5 giugno 1473 a Modena, presso l’abside del duomo, sulla preda ringadora, a ore 14, che fu la vigilia de pasqua rosata, fu tagliata la testa al conte Bernardo San Bonifacio da Lendenara e zentilhomo di Ferrara e za compagno del duca Borso; e fu in piaza drito a la rengera del palazo del comune e fu interà piana senza el tribunale. Per ché fece amazzare suo fratello uterino.[9] La sentenza fu eseguita sotto il successore di Borso, il duca Ercole I d’Este. Settantaquattro anni prima, consumata un'altra Pasqua, alla preda ringadora, sulla medesima piazza di Modena dominata dall'architettura di Lanfranco, era stata portata dalla plebaglia tumultuante un'altra testa decapitata: quella del primo sposo di Francesca da Fogliano, madre di Bernardo, il condottiero Ottobuono de' Terzi.[10]

Quando il carnefice calava la scure sul figlio Bernardo, la madre era verosimilmente già defunta da almeno quattro lustri. Il conte Ludovico aveva testato il 26 giugno 1439 e ancora il 27 gennaio 1445. Anche nell’ultimo atto rogato appare come testimone, la moglie Francesca. Dopo quella data le antiche carte non conservano più sue notizie.

  1. ^ Cfr. G. Venturi, Storia di Scandiano, Modena 1822, pp. 67 e 73.
  2. ^ Il Cherbi scrisse: “Nascita ad Otto di un figlio. 6 Dicembre. Detto Nicolò-Carlo. Grandi feste e suono di campane. La Comune col gonfalone ed arti a San Nicolò. Libertà ai prigioni di Parma, Reggio, e sue Castella. Battesimo nel Natale. Invito di vari compadri di messer Otto. Vescovo di Trento, Duca di Milano, Ugolotto, ed il Vescovo Rossi, Marchese di Ferrara, Signore di Mantova, Carlo Malatesta da Rimini, Comune di Venezia, Messer Giacomo del Verme, e Cardinale di Bologna.”: F. Cherbi, Le grandi epoche sacre diplomatiche, II, Parma 1837, p. 223-224.
  3. ^ La biografia di Francesca da Fogliano è stata ricostruita, integrata con i riferimenti genealogici, nello studio, edito a cura della Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, di P. Cont, I Terzi di Parma, Sissa e Fermo, Prefazione di Marco Gentile, seconda edizione, (“Fonti e Studi", serie II, XIV-2), Parma, 2019. pp. 100-104.
  4. ^ Cfr. I Terzi di Parma, Sissa e Fermo, Prefazione di Marco Gentile, seconda edizione, 2019. ivi, p. 101.
  5. ^ Cfr. A. Segarizzi, Lodovico Sambonifacio e il suo epistolario, «Nuovo Archivio Veneto», n.s., XX, 1910, p. 76, n. 1.
  6. ^ L’altra sorella, Caterina, sposò Franchino Castiglioni, che per trent’anni fu ai vertici della diplomazia del Ducato di Milano, guardasigilli maggiore, membro del Consiglio Segreto, impegnato incessantemente in delicate ambascerie, nella stipula dei più importanti accordi e trattati con gli altri potentati italiani per conto di Filippo Maria Visconti. Impegni che proseguirono, dopo la morte del Visconti, con la Repubblica Ambrosiana, alla quale Franchino partecipò come esponente del Consiglio Generale e che cessarono improvvisamente con l’avvento al potere di Francesco Sforza. Cfr. P. Cont, I Terzi di Parma, Sissa e Fermo, Prefazione di Marco Gentile, ivi, p. 103.
  7. ^ Il primogenito Bernardo sposò una Benedetta, o Ludovica, della nobile famiglia veronese Cavalli. Anche Silvio e Isotta trovarono i loro consorti, Pantasilea e Dondadeo, in seno a quella famiglia. Celebrarono le loro nozze lo stesso giorno, 14 ottobre 1434.
  8. ^ Corrispondenza conservata nell’Archivio di Stato di Modena, Cfr. Segarizzi, Lodovico Sambonifacio e il suo epistolario, cit., pp. 77-78 note.
  9. ^ Cfr. Segarizzi, Lodovico Sambonifacio e il suo epistolario, cit., p. 76.
  10. ^ Cfr. P. Cont, I Terzi di Parma, Sissa e Fermo, Prefazione di Marco Gentile, ivi, p. 104.

Bibliografia

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  • Fulvio Azzari, Compendio dell'historie della città di Reggio, Reggio, Flaminio Bartoli, 1623.
  • Francesco Cherbi, Le grandi epoche sacre diplomatiche, II, Parma, Stamperia Carmignani, 1837.
  • Paolo Cont, Prefazione di Marco Gentile, seconda edizione,, collana “Fonti e Studi", serie II, XIV-2, Parma, presso la Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, 2019, ISBN 978-88-941135-5-6.
  • Amos Manni, Terzi ed Estensi (1402-1421), Ferrara, Deputazione ferrarese di storia patria, 1925.
  • Arnaldo Segarizzi, Lodovico Sambonifacio e il suo epistolario, Nuovo Archivio Veneto», n.s., XX, Venezia, Archivio Veneto, 1822.
  • Giambattista Venturi, Storia di Scandiano, Modena, G. Vincenzi e C., 1822.