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Giuseppe Ciantes

vescovo cattolico italiano

Giuseppe Maria Ciantes (Roma, 1602Roma, 24 febbraio 1670) è stato un vescovo cattolico e orientalista italiano.

Giuseppe Maria, O.P.
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Marsico Nuovo (1640-1656)
 
Nato1602 a Roma
Nominato vescovo5 marzo 1640 da papa Urbano VIII
Consacrato vescovo19 marzo 1640 dal cardinale Marcantonio Franciotti
Deceduto24 febbraio 1670 a Roma
 

Biografia

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Giuseppe Maria Ciantes nacque a Roma nel 1602 in una nobile famiglia di origine spagnola; all'età di quattordici o quindici anni prese l'abito di san Domenico nel convento di Santa Maria sopra Minerva, seguendo l'esempio del fratello maggiore Ignazio già membro dell'Ordine dei Predicatori e in seguito provinciale domenicano di Napoli.[1]

Unì alla conoscenza delle lettere divine ed umane quella delle lingue orientali e soprattutto l'ebraica. Grazie alla sua conoscenza dell'ebraico papa Urbano VIII lo nominò Predicatore degli Ebrei a Roma nel 1626.[1] Ciantes aveva allora solo ventiquattro anni e continuò quel ministero con ottimi risultati per oltre quattordici anni durante i quali insegnò anche teologia nel collegio della Minerva.

Il suo entusiasmo per le speculazioni cabalistiche lo portò a tradurle nei termini della teologia cristiana. È il caso del parallelismo tra incarnazione e "insefirazione", con riferimento alla teoria della "sfera delle sefirot", che può essere resa "visibile in forma umana". Lungi dal denunciare la "stupidità" degli ebrei, come altri polemisti, Ciantes li considerava "capaci di sublimi speculazioni teologiche". Al contrario il suo contemporaneo Giulio Bartolocci (1613-1687), il maggiore ebraista cattolico del diciassettesimo secolo, insiste in modo ossessivo, nella sua Bibliotheca Magna Rabbinica, sui "crimini" degli ebrei, "inadatti a qualsiasi vera elevazione dal mondo materiale alla spiritualità".[2]

Il 5 marzo 1640 Urbano VIII lo nominò vescovo di Marsico Nuovo nel regno di Napoli; ricevette l'ordinazione episcopale il successivo 19 marzo dal cardinale Marcantonio Franciotti, co-consacranti l'allora arcivescovo Lelio Falconieri, segretario della Congregazione dei vescovi e regolari, e il vescovo Giovanni Battista Altieri, vicegerente della diocesi di Roma.

Nei sedici anni di governo pastorale si distinse per la buona amministrazione della sua diocesi: nel 1643 celebrò un sinodo per l'attuazione del concilio; riedificò la cattedrale, istituì il seminario diocesano e l'archivio vescovile. Nel 1656 si dimise dalle funzioni episcopali per ritirarsi nel convento di Santa Maria sopra Minerva, dove morì all'età di sessantotto anni nel 1670[3] e fu sepolto con suo fratello Ignazio nella Basilica di Santa Sabina.

Uno dei maggiori esperti di lingua ebraica del suo tempo, alla metà degli anni Cinquanta Ciantes curò una monumentale edizione bilingue delle prime tre parti della Summa contra Gentiles di Tommaso d'Aquino, che include il testo latino originale e una traduzione ebraica preparata da Ciantes, assistito da ebrei convertiti, la Summa Diui Thomae Aquinatis Ordinis Praedicatorum contra Gentiles : quam Hebraicè eloquitur Iosephus Ciantes..... Ad oggi questa rimane l'unica traduzione di una grande opera scolastica latina in ebraico moderno."[4]

All'opera è preposta una lunga dissertazione sulla Kabbalah, opera del vescovo e teologo spagnolo Juan Caramuel y Lobkowitz. Il maestro del sacro palazzo Raimondo Capisucchi chiese a Caramuel di giudicare l'opera e giustificarla di fronte alle voci critiche emerse a Roma. Secondo Antonio Tadisi fu Caramuel che, dopo aver esaminato e approvato il lavoro di Ciantes, gli chiese il permesso di includere una delle sue opere, intitolata Cabalae Theologicae Excidium, come introduzione alla traduzione della Summa.[5] Ciantes accettò, ritenendo il lavoro di Caramuel molto efficace per convertire degli ebrei utilizzando le loro stesse dottrine.[6]

Ciantes fu uno dei primi a rendere accessibile in lingua latina (in De Sanctissima Trinitate Contra Judæos, Roma, 1664), parte del magnum opus di Rabbi Moses Cordovero Pardes Rimonim, seguito da Giulio Bartolocci (in Biblia Rabbinica, IV, 231 e segg., 1693), Athanasius Kircher (in Oedipus Aegyptiacus, Roma, 1652–54) e Christian Knorr von Rosenroth (in Kabbala Denudata, Sulzbach, 1677).[7][8]

Genealogia episcopale

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La genealogia episcopale è:

  1. ^ a b (EN) Matt Goldish, Karl A. Kottman, Richard Henry Popkin, James E. Force, Millenarianism and Messianism in Early Modern European Culture: Catholic Millenarianism: From Savonarola to the Abbé Grégoire, Springer Science & Business Media, 2001, p. 73, ISBN 978-9048156658. URL consultato il 28 maggio 2019.
  2. ^ Daniel Vidal, Fausto Parente, Les juifs et l’Église romaine à l’époque moderne (XVe-XVIIe siècles), in Archives de sciences sociales des religions, n. 142, 2008, pp. 191-321.
    «Soit le dominicain Joseph-Marie Ciantès (1602–1670) : son enthousiasme pour les «spéculations qabbalistes» le conduit à en donner la traduction dans les termes de la théologie chrétienne. Ainsi du parallèle entre incarnation et «insefiration», en référence théorie de la «sphère des sefirot», qui peut être rendue «visible sous forme humaine». Loin de dénoncer l’«hébétude» des juifs, comme il en allait chez d’autres polémistes, Ciantès les estimait «capables de sublimes spéculations théologiques». À l’inverse, son exact contemporain, Jules Bartolocci (1613–1687), «principal représentant de la science catholique de l’hébreu au xviie siècle», précise l’auteur, insiste « de façon obsessionnelle», dans sa Bibliotheca Magna Rabbinica, sur les «crimes» des juifs, «inaptes à toute élévation réelle du monde matériel à la spiritualité».»
  3. ^ Fausto Parente, Les juifs et l'Église romaine à l'époque moderne (XVe-XVIIIe siècle), Honoré Champion, 2007, p. 142, ISBN 978-2745314260.
    «En 1656, Ciantes renonça à l'évêché et se retira au monastère de Santa Maria sopra Minerva à Rome où il mourut en 1670.»
  4. ^ "Kabbalah and Conversion: Caramuel and Ciantes on Kabbalah as a Means for the Conversion of the Jews", by Yossef Schwartz, in Un’altra modernità. Juan Caramuel Lobkowitz (1606–1682): enciclopedia e probabilismo, eds. Daniele Sabaino and Paolo C. Pissavino (Pisa: Edizioni EPS 2012): 175–187, 176–7, https://www.academia.edu/2353870/Kabbalah_and_Conversion_Caramuel_and_Ciantes_on_Kabbalah_as_a_Means_for_the_Conversion_of_the_Jews Accessed 16 March 2012. See Summa divi Thomae Aquinatis ordinis praedicatorum Contra Gentiles quam Hebraicè eloquitur Iosephus Ciantes Romanus Episcopus Marsicensis ex eodem Ordine assumptus, ex typographia Iacobi Phaei Andreae filii, Romae 1657.
  5. ^ Il Iudicium di Caramuel, un lungo e compatto articolo, diviso in tredici capitoli e 120 paragrafi, è stato recentemente ripubblicato in traduzione ebraica. Cfr. Y. Schwartz, ed. & transl., Ioannes Caramuel Lobkowitz. On Rabbinic Atheism, translated from the Latin with Introduction by M.-J. Dubois, A. Wohlman, Y. Schwartz, Notes to the text by Y. Schwartz, Jerusalem, The Hebrew University Magnes Press, 2005
  6. ^ «vedendolo efficacissimo per convincere gli Ebrei coi loro stessi principj»; Antonio Tadisi, Memorie della vita di monsignore Giovanni Caramuel di Lobkowitz vescovo di Vigevano, appresso Giovanni Tavernin all'insegna della Provvidenza, Venezia 1760, p. 105.
  7. ^ Joseph Jacobs e Isaac Broydé, REMAḲ (MOSES BEN JACOB CORDOVERO), in Jewish Encyclopedia, Funk & Wagnalls, 1901-1906.
  8. ^ Bartolocci, Bibliotheca Magna Rabbinica (1675-93), vol. 4, 235, considera Ciantes il primo cristiano ad avere elucidato la dottrina cabalistica di Cordovero, mettendo in luce la profonda consonanza tra la dottrina delle Sefirot e il dogma cristiano della Trinità.

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN206266097 · ISNI (EN0000 0003 5813 9243 · SBN BVEV069321 · CERL cnp01927329 · GND (DE172021308 · BNE (ESXX5831977 (data)