Kresy
Kresy è un germanismo (dal tedesco Kreis) della lingua polacca; è un termine, attestato nella lingua polacca fin dal XV secolo, con il significato di "linea", "confine".[1][2][3] Usato al plurale a partire dal romanticismo polacco (precisamente dal 1854 con il poema epico Mohort di Wincenty Pol), designa i territori orientali annessi dalla Polonia durante il medioevo e perduti in seguito alle spartizioni polacche alla fine del XVIII secolo. In principio indicava le terre sud-occidentali dell'ex Ucraina polacca (e in questo senso lo usa Pol), ma si estese successivamente anche a quelle nord-orientali, oggi parte delle repubbliche di Lituania e Bielorussia. Nel corso del Novecento, come fa notare J. Kolbuszewski, questo termine – con l'aggiunta di aggettivi come occidentali o meridionali - ha allargato ulteriormente il suo valore di referenza spaziale ad altri territori, piegandosi a diversi "scopi pragmatici e politici". Alcuni intellettuali polacchi che provenivano dai Kresy orientali - Czesław Miłosz e Jerzy Stempowski - denotano una malcelata insofferenza per questa parola, accusata di rappresentare lo spazio geografico secondo una prospettiva, per così dire, "polaccocentrica".
Note
modifica- ^ Gabriele Eschenazi e Gabriel M. Nissim, Ebrei invisibili: i sopravvissuti dell'Europa orientale dal comunismo a oggi, A. Mondadori, 1995, p. 109, ISBN 978-88-04-37241-7.
- ^ Università di Roma, Istituto di filologia slava, Ricerche slavistiche, G. Casini, 1994, p. 356.
- ^ Francesco Guida, L'altra metà del continente: l'Europa centro-orientale dalla formazione degli Stati nazionali all'integrazione europea, CEDAM, 2003, p. 31, ISBN 978-88-13-24779-9.
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