Malaguti Fifty
Il Malaguti Fifty è un ciclomotore prodotto a partire dal 1974 e fino al 1997 dalla Malaguti con sede a San Lazzaro di Savena (BO).
Malaguti Fifty | |
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Malaguti Fifty Top 50 | |
Costruttore | Malaguti |
Tipo | Tubone |
Produzione | dal 1974 al 1997 |
Modelli simili | Motron GL 4 Flash, Atala Master e GTO Peripoli Oxford Gilera Bullit |
Il contesto
modificaIl Fifty fa parte del gruppo dei cosiddetti "tuboni", tra i quali è stato uno dei modelli più longevi e di maggiore successo.
Sui listini della casa motociclistica bolognese ci sono state diverse versioni differenti del Fifty: Fifty 50, AS, Black Special, Premium, RV, UP, HF, HF mix, HF colors, Full CX, Full CX mix, Full CX Colors, Mistral, Evolution[1], Top, Top Colors e Top Mix.
Durante l'EICMA del 2003, è stato presentato il prototipo di un nuovo Fifty, ma non è mai entrato in produzione.
Malaguti Fifty Top
modificaIl modello Fifty TOP 50 ha subito la sua ultima evoluzione nel 1994 con la caratteristica colorazione bordeaux con fregi grigi e giallo shocking, nero con fregi viola e grigio con fregi giallo pastello. Il nuovo modello differiva dal precedente sia nell'estetica che nella meccanica; il restyling ha coinvolto tutta la carenatura, ora più moderna e morbida nelle forme, il cupolino, molto più snello, e la strumentazione, con un nuovo strumento unico più piccolo ma più chiaro che comprende contagiri, tachimetro, contachilometri, spie frecce, spia del cambio in folle, spia della riserva carburante (non presente nel precedente), spia della eccessiva temperatura dell'acqua e orologio. Inoltre sparisce la carenatura del disco anteriore, non più forato ma intagliato longitudinalmente.
Nella meccanica invece, il nuovo modello si distingue per il cambio a 4 marce (e non più 3, grazie all'annullamento della limitazione del codice della strada per i ciclomotori a 3 marce del 1993).
Il "Tubone" funge anche da serbatoio del carburante (da 3,25 a 6,5 litri, a seconda delle versioni), la sua rigidità e uniformità dona al Fifty un ottimo comportamento su strada, inoltre rende ottimale la distribuzione dei pesi e ciò rende il ciclomotore tra i più maneggevoli al pari di modelli come il Piaggio Ciao. Il mono ammortizzatore posteriore assorbe sempre bene le asperità della strada, donando una sensazione di stabilità e tenuta a chi guida; la forcella anteriore è molto rigida e ciò pur migliorando la stabilità su strade molto lisce rende il mezzo un po' instabile sullo sconnesso. La sezione ridotta delle gomme (a confronto dei modelli moderni) garantisce un'agilità sorprendente nei cambi di direzione a discapito di un angolo di piega inferiore agli standard attuali.
L'impianto frenante è composto da un freno a disco Grimeca all'anteriore e un freno a tamburo al posteriore.
Il motore è quasi per tutti il Franco Morini serie G, con cambio a 4 marce. Questo propulsore non trova applicazione su nessuno dei ciclomotori moderni che molto spesso montano i propulsori della Minarelli.
L'unico a montare delle raffinatezze rimaste incomprese era la versione "Evolution" ed il successivo restyling con denominazione "color". Il serbatoio carburante in materiale plastico era infatti alloggiato sotto al sedile, il telaio a "tubone" era il serbatoio dell'olio per la miscelazione automatica. Veniva adottato un motore Minarelli di tipo AM3 con ammissione lamellare direttamente nel carter, anticipo fisso a scarica variabile ed accensione esclusivamente elettrica. La particolare forcella anteriore era molto simile alla tanto discussa forcella della Vespa ma con la particolarità di essere montata "rovesciata". Ciò gli permetteva una grande maneggevolezza anche sulle strade sconnesse (al contrario dei "fratelli") nonostante, l'elevato peso ed il baricentro alto, maneggevolezza che in caso di frenata tenace (invece di affondare il mezzo tendeva ad alzarsi) permetteva al pilota di modulare la frenata, "girare" ed evitare l'impatto o la caduta.
Il cilindro in lega leggera (alluminio) a 4 travasi è cromato (per un elevato scorrimento) e il pistone è un bifascia con segmenti sottili ad alto scorrimento. L'alimentazione lamellare nel cilindro è affidata ad un semplice carburatore Dell'Orto SHA 14/12 e ad un miscelatore della medesima casa, l'espulsione dei gas di scarico è affidata ad un'espansione di generose dimensioni con silenziatore integrato tranne nella versione "Evolution" nel quale vi era la possibilità di rimuoverlo e "disassemblarlo" per provvedere alla sostituzione del materiale antirombo, più semplicemente conosciuto come Lana di vetro.
Per legge il Fifty veniva venduto con limiti a 1,5 cv (1,2 kW) e 45 km/h; tuttavia se sbloccato (con conseguente perdita della garanzia e con utilizzo limitato alla pista) il motore eroga una potenza maggiore in una fascia di giri compresa tra i 6000 e i 10500 giri/minuto, disponendo anche di una coppia motrice più elevata. Nella versione "Evolution" veniva stimata una potenza massima di circa 8 cavalli a 10500 giri/minuto. Elevato anche il suo rapporto peso/potenza (tranne per la versione "Evolution"); il motore è infatti unito ad un telaio estremamente leggero cosa che garantisce ottimi risultati in termini di scatto e velocità di punta, di poco superiore agli 80 km/h.
Il Fifty Top 50 M.Y '94 ha rappresentato la più moderna espressione a livello tecnico ed estetico di una filosofia di costruzione dei ciclomotori ormai sostituita dagli scooter e dalle moto.
Caratteristiche tecniche
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Note
modifica- ^ Quel ciclomotore può aprire nuovi orizzonti, su archiviolastampa.it, 31 gennaio 1991. URL consultato il 28 aprile 2022.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Malaguti Fifty
Collegamenti esterni
modifica- Galleria fotografica, su bikepics.com. URL consultato il 15 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2008).
- Lorenzo Rinaldi, Amarcord: Malaguti Fifty, su motoblog.it, 30 Maggio 2012.