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Paul Maas

filologo classico tedesco

Paul Maas (Francoforte sul Meno, 18 novembre 1880Oxford, 15 luglio 1964) è stato un filologo classico e linguista tedesco.

Paul Maas

È considerato uno dei più eminenti filologi classici del XX secolo,[1] alla pari del suo maestro Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff,[2] e tra i più insigni teorici della filologia classica. Fu anche uno dei primi studiosi a occuparsi di letteratura e filologia bizantina.

Biografia

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Di religione ebraica, frequentò le scuole a Francoforte, Freiburg im Breisgau e Baden-Baden. Iniziò a studiare filologia classica presso l'Università di Berlino con Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff. Si trasferì poi a Monaco di Baviera, dove frequentò l'Università Ludwig Maximilian, studiando letteratura bizantina con Karl Krumbacher. Nel 1910 iniziò a insegnare a Berlino, ma dovette smettere in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1920, molti mesi dopo la fine della guerra, tornò a Berlino, dove fu nominato Professore Straordinario ed ebbe l'incarico di Filologia Bizantina. Nel 1930 passò, in qualità di Ordinario, alla Università di Königsberg.

Nel 1934, dopo la presa del potere nazista, fu espulso dalla sua sede per motivi politici e visse in ritiro fino a quando nel 1939, poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, decise di emigrare a Oxford. Qui lavorò come consulente presso la Clarendon Press (ora Oxford University Press), e visse di collaborazioni prestigiose ma incerte e poco remunerative (fu autore, tra l'altro, dei supplementi al Liddell and Scott's Lexicon). Solo nel 1959 l'Università di Oxford gli riconobbe il dottorato onorario.

È seppellito nella sezione ebraica del Wolvercote Cemetery a Oxford. Molti dei libri a lui appartenuti furono acquistati nel 2000 dall'Università di Milano, su impulso di Luigi Lehnus; a partire dal 2005 sono catalogati e custoditi nella collezione della Biblioteca di Scienze dell'Antichità e Filologia Moderna del medesimo Ateneo.[3]

Attività di ricerca

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Gli interessi di Maas spaziavano pressoché su tutti gli aspetti e i campi della filologia classica, in particolare greca: dalla metrica alla paleografia, dalla letteratura frammentaria (si occupò molto di Callimaco,[4] che in quegli anni godeva di eccezionale fortuna grazie alle scoperte papiracee) alle teorie di critica del testo.

Poco incline, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi, alla produzione di edizioni critiche, fu invece attivissimo nella pubblicazione di articoli, saggi e note di lettura, più o meno estesi, che abbracciavano ogni aspetto della letteratura greca dall'antichità a Bisanzio. Curò le edizioni critiche di una raccolta di poesia liturgica bizantina (1910; 2ª ed. 1931), del trattato De pronominibus di Apollonio Discolo (1911) e, con Constantinos Trypanis, della poesia di Romano il Melode (vol. I, Oxford 1963; vol. II, Berlin 1970).[5]

Scrisse di paleografia greca, di metrica (classica e bizantina), di critica letteraria, di critica testuale, occupandosi anche di papirologia (per esempio legò il proprio nome alla legge empirica in base alla quale, nei papiri, l'inizio della colonna di scrittura tende a spostarsi a sinistra mano a mano che lo scriba va a capo) e di trasmissione manoscritta di testi greci e latini nel medioevo, oltre a lasciare una cospicua mole di recensioni bibliografiche e appunti inediti. L'allievo Wolfgang Buchwald raccolse le Kleine Schriften di Maas in un poderoso volume di oltre 700 pagine.[6]

Il campo in cui eccelse, probabilmente, fu l'emendazione. Maas riempiva i libri di annotazioni, rimandi, correzioni, riflessioni manoscritte.[7] Un autore al quale dedicò molta attenzione fu Nonno di Panopoli, delle cui Dionisiache possedeva e annotò fittamente sia l'edizione di Arthur Ludwich (per la Bibliotheca Teubneriana, 1909-1911) che quella di Rudolf Keydell (per l'editore berlinese Weidmann, 1959). È stato ipotizzato[8] che, di Nonno, Maas meditasse un'edizione critica mai realizzata.[9]

È del 1927 la sua opera più celebre, la Textkritik ("La critica del testo"), che originariamente era solo un capitolo del primo volume della Einleitung in die Altertumswissenschaft ideata e diretta da Alfred Gercke ed Eduard Norden per i tipi lipsiensi della Teubner.[10] Ancor oggi studiata, sulla scia del metodo lachmanniano formulava le definizioni di errore significativo, congiuntivo o separativo, che sono alla base della moderna filologia per la recensio dei testimoni ai fini dell'edizione critica dei testi soprattutto classici.[11]

L'unico altro volume da lui curato, peraltro esile quanto la Textkritik e anch'esso nato nell'ambito del progetto di Gercke e Norden, fu la Griechische Metrik ("Metrica greca") (Leipzig 1923), poi tradotta in inglese da Sir Hugh Lloyd-Jones (Oxford 1962) e in italiano da Alfredo Ghiselli (Firenze 1979). Prima dell'esilio lavorò anche su una Byzantinische Metrik ("Metrica bizantina"),[12] ma abbandonò il progetto e non lo riprese mai più negli anni inglesi.[13]

Saltuariamente, si occupò anche di letteratura latina, tedesca e inglese.[14]

Opere principali

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  • Frühbyzantinische Kirchenpoesie, I. Anonyme Hymnen des V—VI Jahrhunderts, herausgegeben von Paul Maas, A. Marcus und W. Weber's Verlag, 1910; Zw. Aufl. Berlin, W. De Gruyter, 1931.
  • Apollonius Discolus, De pronominibus. Pars generalis, edidit Paulus Maas provatim docens Berolini, Bonn, A. Marcus und W. Weber's Verlag, 1911.
  • Textkritik, Leipzig, B.G. Teubner, 1927.
    • Critica del testo, Traduzione di Nello Martinelli, con presentazione di Giorgio Pasquali, Firenze, Le Monnier 1952; 3ª ed., con lo Sguardo retrospettivo 1956 e una nota di Luciano Canfora, 1972.
    • Elio Montanari, La critica del testo secondo Paul Maas: testo e commento, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2003.
    • La critica del testo, Traduzione a cura di Giorgio Ziffer, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2017.
  • Griechische Metrik, Leipzig, Teubner, 1923; 19272.
    • Greek metre, Oxford, Clarendon Press, 1962.
    • Metrica greca, traduzione e aggiornamenti di Alfredo Ghiselli, Firenze, F. Le Monnier, 1976.
  • (con C.A. Trypanis) Romanus Melodus. Cantica genuina, Oxford, Clarendon Press, 1963.
  • (con C.A. Trypanis) Sancti Romani Melodi Cantica. Cantica dubia, Berlin, De Gruyter, 1970.
  • Kleine Schriften, herausgegeben von Wolfgang Buchwald, München, Beck, 1973.
  1. ^ Su Maas in generale: Luigi Lehnus, Appunti di storia degli studi classici, Milano 20072, pp. 79-81, con bibliografia. Qui citato passim.
  2. ^ In effetti, tuttavia, il Wilamowitz fu sempre abbastanza critico nei confronti dell'amore di Maas per l'emendatio: lo definiva «troppo esclusivamente emendatore per poter avere successo come filologo classico». Vd. Lehnus, Appunti di storia degli studi classici, p. 79.
  3. ^ Scheda del fondo Maas, su archivi.unimi.it.
  4. ^ A proposito dei contributi di Maas al testo di Callimaco: Luigi Lehnus, Maasiana & Callimachea, Milano: LEDizioni, 2017 (Consonanze, 1). Nel marzo 1949, inoltre, la Clarendon Press contattò Rudolf Pfeiffer per sondarne la disponibilità a realizzare un'edizione OCT di Callimaco, ma egli rifiutò, proponendo Maas, «with whom he had discussed the idea»; la casa editrice scrisse dunque a quest'ultimo nel maggio dello stesso anno, ma per ragioni ignote egli non assunse l'incarico (probabilmente perché preso dalle ultime fasi del lavoro su Romano). Il progetto risulta definitivamente abortito il 6 agosto 1971, ben sette anni dopo la scomparsa di Maas (Pfeiffer era invece ancora vivo, ma era tornato a Monaco di Baviera ed era ormai esausto di Callimaco; cf. Luigi Lehnus, Ricordo di Sir Hugh Lloyd-Jones, in Id., Incontri con la filologia del passato, Bari: Dedalo, 2012, p. 559). Maas si limitò, dunque, a postillare il proprio Handexemplar dell'edizione Pfeiffer, quando ne ebbe una copia (il primo volume è firmato 13.7.1949; entrambi sono dal 2000 proprietà della biblioteca del Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell'Università degli Studi di Milano). Cf. Lehnus, Maasiana & Callimachea (cit.), pp. 289s.
  5. ^ Di Romano si era già occupato negli anni di Königsberg, ma perse gli appunti preparatori nel marasma dell'emigrazione forzata.
  6. ^ Paul Maas, Kleine Schriften, hrsg. von Wolfgang Buchwald, München: Beck'sche Buchandlung, 1973; alle pp. 677-694 la bibliografia completa dell'autore. Si consideri anche il principio enunciato da Willy Theiler, A Select List of Writings of Paul Maas (1901-1950) (review), «Gnomon» 26/2 (1954), pp. 140s.: laddove gli opera maasiani, al 1950, contavano complessivamente un migliaio di pagine, il numero dovrebbe essere moltiplicato per 10, perché ciò che era edito escludeva naturalmente ciò che non lo era: appunti, annotazioni, riflessioni private. Un numero enorme (circa diecimila pagine), se si considera che Maas fu inizialmente indeciso sulla propria carriera universitaria (non sapeva se laurearsi in filologia o in matematica [!]) e che Giorgio Pasquali, in una pagina celeberrima, lo definì "maestro di brevità". Cf. Lehnus, Maasiana et Callimachea (cit.), p. 227. Theiler, svizzero, collega di Maas a Königsberg, potrebbe aver portato con sé, fuggendo dalla guerra, un reperto eccezionale: la copia degli Analecta Alexandrina (ed. August Meineke, Hildesheim: Olms, 1843) che fu di Wilamowitz, il quale la lasciò in eredità a Maas, il quale a sua volta la donò a Theiler.
  7. ^ Un'idea ne avrà chi legga, ad esempio, Nicola Pace, Le postille di Paul Maas ad Apollonio Rodio, in La cultura ellenistica. L'opera letteraria e l'esegesi antica. Atti del Convegno COFIN 2001, Università di Roma "Tor Vergata", 22-24 settembre 2003, a c. di R. Pretagostini ed E. Dettori, Roma: Edizioni Quasar, 2005, pp, 437-50, e i frequenti contributi ora in Lehnus, Maasiana & Callimachea (cit.). Cfr. di recente anche Carla Castelli, Sondaggi maasiani: postille e carteggi inediti sulle Dionisiache di Nonno tra le edizioni Ludwich e Keydell, in Commentaria Classica, vol. 10, 2023, pp. 255-272.
  8. ^ Lehnus, Appunti (cit.), p. 80, dove è posta l'attenzione sull'elevato numero di contributi e interventi emendatori dedicati a questo autore.
  9. ^ Maas collaborò, effettivamente, anche a quella che sarebbe dovuta essere la terza edizione OCT di Eschilo curata da Gilbert Murray (le due precedenti, molto criticate, erano del 1937 e del 1955): nel marzo del 1957, infatti, la Clarendon Press mise in cantiere l'opera, a cura di Murray, Maas e Hugh Lloyd-Jones, che si aggiunse poco dopo; ma Murray, ormai novantunenne e debilitato, spirò il 20 maggio dello stesso anno e non se ne fece più nulla. Vd. Lehnus, Sir Hugh Lloyd-Jones (cit.), p. 559.
  10. ^ Einleitung in die Altertumswissenschaft, hrsg. von Alfred Gercke und Eduard Norden, III. Auflage, I. Bd., II. Heft: Textkritik, von Paul Maas, Leipzig: B. G. Teubner, 1927.
  11. ^ La Textkritik fu benevolmente recensita da Giorgio Pasquali in «Gnomon» 5 (1929), pp. 417-35 e 498-517. Da quella recensione nacque l'opera più celebre di Pasquali: Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Monnier, 1934; sulla vicenda: Luciano Bossina, Giorgio Pasquali e la filologia come scienza storica, in Storia della filologia classica, a c. di Diego Lanza e Gherardo Ugolini, Roma: Carocci, 2013 (Studi superiori, 1041), pp. 289-301.
  12. ^ Sullo stesso argomento aveva già scritto tra il resto un pionieristico saggio a proposito del verso dodecasillabo: Der byzantinische Zwölfsilber, «Byzantinische Zeitschrift» 12 (1910), pp. 278–323.
  13. ^ Marc D. Lauxtermann, The Spring of Rhythm, Wien: Verlag der österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1999 (Byzantina Vindoboniensia, 22), p. 19, che rimanda (n. 9) a P. Maas, Metrische Akklamationen der Byzantiner, «Byzantinische Zeitschrift» 21 (1912), pp. 28-51: p. 51 n. 1 = Kleine Schriften, pp. 393-418; nel riferimento bibliografico dell'articolo maasiano si legge:
    (DE)

    «Angesichts dieses Fundes, sowie des für die Geschichte der byzantinischen Metrik nicht minder bedeutsamen der ältesten gleichzeiligen Poesie (B. Z. XVIII 317 ff.), wird man verzeihlich finden, daß ich zögere, meine seit Jahre fertiggestellte byzantinische Metrik zu drucken.»

    (IT)

    «In considerazione di questa scoperta, così come più antica poesia dello stesso stile (Byzantinische Zeitschrift XVIII 327 ss.), che non è meno significativa per la storia della metrica bizantina, mi si perdoni se esito a stampare la mia "Metrica Bizantina", completa da anni.»

    Il che significa che già in quell'anno la Byzantinische Metrik era teoricamente pronta per la stampa (si consideri che Maas, nel 1912, aveva solo 32 anni). Il manoscritto (in forma non definitiva) è stato ritrovato, a distanza di circa un secolo, tra le carte del "fondo Maas" della Biblioteca Reale di Copenaghen: vd. Giorgio Ziffer, L'archivio di Paul Maas a Copenaghen, in Latinitas, vol. 8, n. 1, 2020, pp. 119-24.

  14. ^ Cfr. Kleine Schriften, nn. 136-150 (Lateinische Literatur) e 151-158 (Deutsche und Englische Literatur).

Bibliografia

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  • A select list of the writings of Paul Maas (1901-1950), Oxford, Clarendon press, 1951.
  • Luigi Lehnus, Postille inedite di Paul Maas ai primi due libri degli «Aitia» di Callimaco, in «Quaderni di storia», I (1975), pp. 299-318.
  • Hugh Lloyd-Jones, Nekrologe, in «Gnomon» 37 (1965), pp. 219-221.
  • Eckart Mensching, Über einen verfolgten deutschen Altphilologen: Paul Maas (1880-1964), Berlin - Frankfurt am Main 1987.
  • Nicola Pace, Le postille ad Apollonio Rodio di Paul Maas, in La cultura ellenistica. L'opera letteraria e l'esegesi antica. Atti del Convegno COFIN 2001, Università di Roma "Tor Vergata", 22-24 settembre 2003, a c. di R. Pretagostini ed E. Dettori, Roma: Edizioni Quasar, 2005, pp. 437-450.
  • Werner Peek, "Jahrbuch der Deutschen Akad. d. Wiss. zu Berlin" 1964 (Berlin 1965), pp. 248–253.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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