Posidippo (comico)
Posidippo di Cassandrea (in greco antico: Ποσείδιππος?, Poseìdippos o Ποσίδιππος, Posìdippos[1]; Cassandrea, 316 a.C. – 250 a.C.) è stato un commediografo greco antico, attivo nel III secolo a.C. ed esponente della Commedia nuova.
Biografia e opere
modificaSi conosce molto poco della sua vita: secondo il lessico Suida, Posidippo, nato da Cinisco, un macedone residente ad Atene, cominciò a scrivere commedie nel 289 a.C., tre anni dopo la morte di Menandro,[2] primo macedone a comporre commedie ad Atene.[3]
Sempre secondo la Suida, Posidippo compose quasi 30 commedie, di cui nessuna si è conservata. Aulo Gellio riferisce che vari comici latini si ispirarono alle sue commedie o le tradussero quasi interamente, ottenendo però risultati meno brillanti, secondo il giudizio di Gellio, degli originali.[4] Posidippo conseguì quattro[5] o cinque[6] vittorie alle Grandi Dionisie ed il suo nome fu incluso nel canone dei poeti della Commedia nuova.[7] In numerosi frammenti compaiono i cuochi, in particolare i cuochi schiavi che, secondo Ateneo, proprio Posidippo introdusse sulla scena;[8] un frammento racconta brevemente un episodio reale, il processo a Frine, avvenuto alcune decine di anni prima, la quale secondo Posidippo riuscì ad essere scagionata supplicando in lacrime i singoli membri della giuria.[9]
Delle sue opere sopravvivono 44 frammenti ed alcuni titoli,[10] da cui non è possibile ricavare le trame ma dai quali si evince che facesse uso di termini nuovi rispetto ai precedenti poeti comici attici:[11]
- Ἀναβλέπων ("Anablépon"), L'uomo che ha provato a recuperare la vista
- Ἀποκλειομένη ("Apokleioméne"), La ragazza chiusa fuori (o chiusa dentro)[12]
- Ἀρσινόη ("Arsinoe"), Arsinoe
- Γαλάτης ("Galàtes"), Il Galata
- Δήμοται ("Démotai"), I cittadini
- Ἑρμαφρόδιτος ("Hermaphorditos"), Ermafrodito
- Ἐπίσταθμος ("Epìstathmos"), L'armosta o Il simposiarca
- Ἐφεσία ("Ephesìa"), La ragazza di Efeso
- Κώδων ("Kòdon"),[13] La campana
- Λοκρίδες ("Lokrìdes"), La donna della Locride
- Μεταφερόμενοι ("Metapheròmenoi"),[14] Gli uomini che hanno provato a cambiare
- Μύρμηξ ("Myrmex"), La formica
- Ὅμοιοι ("Homoioi"), Le persone che si assomigliano
- Παιδίον ("Paidìon"), Il bambino
- Πορνοβοσκός ("Pornoboskòs"), Il gestore del postribolo
- Σύντροφοι ("Syntrophoi"), I fratelli adottivi (o I compagni)
- Φιλόσοφοι ("Philòsophoi"), I filosofi[15]
- Φιλοπάτωρ ("Philopàtor"), Colui che ama il padre
- Χορεύουσαι ("Choreyoysai"), La ragazze danzatrici
Una statua di Posidippo è conservata presso il Museo Pio-Clementino (numero di inventario 735), uno dei complessi dei Musei Vaticani, e rappresenta il poeta seduto.[16] La statua, una copia romana da originale greco, fu rinvenuta insieme ad un'altra raffigurante un altro comico (Menandro o, più probabilmente, un comico romano[17]) ed inizialmente si pensava che raffigurassero Lucio Cornelio Silla e Gaio Mario.[18]
Edizioni
modifica- (LA) August Meineke (a cura di), Fragmenta comicorum graecorum, vol. 1, Berlino, G. Reimer, 1839.
- (GRC, LA) Theodor Kock (a cura di), Comicorum atticorum fragmenta, vol. 3, Lipsia, B.G. Teubner, 1888.
Note
modifica- ^ Meineke, p. 482.
- ^ Suida, π 2111 Adler.
- ^ Nervegna, p. 35.
- ^ Aulo Gellio, II, 23, 1-3.
- ^ OCD.
- ^ Millis, p. 877.
- ^ Hartwig, p. 218 n. 84.
- ^ Ateneo, XIV 658f-659a. Lo stesso Ateneo tramanda due frammenti di Posidippo con protagonista un cuoco schiavo (frr. 2 e 23 Kock = Ateneo, XIV, 659c).
- ^ Fr. 12 Kock = Ateneo, XIII, 591e.
- ^ Kock, pp. 335-348.
- ^ Meineke, p. 484.
- ^ Puella ab amatore exclusa, secondo Kock, p. 336. Fu messa in scena nel 183 a.C. alle Grandi Dionisie ( Apokleinomene, su apgrd.ac.ox.uk.) e replicata nel 182/1 a.C. (Nervegna, p. 66).
- ^ Oppure Κύδων ("Kydon"), già titolo di una commedia di Efippo di Atene (frr. 12-13 Kock).
- ^ Oppure Μεταφερόμενος ("Metapheròmenos").
- ^ Titolo ricordato da Diogene Laerzio (VII, 27), che dubitava se l'autore fosse effettivamente Posidippo o invece Filemone di Siracusa. La commedia è assegnata al primo da Meineke e Smith, mentre al secondo da Kock (fr. 85).
- ^ Per una discussione sulla possibilità che la statua rappresenti l'omonimo epigrammista Posidippo di Pella, si veda l'articolo di Dickie e bibliografia ivi citata.
- ^ Dickie, p. 373.
- ^ Visconti, pp. 17, 19-20 e tavola XVI.
Bibliografia
modifica- (EN) William Smith (a cura di), Poseidippus, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870.
- Giovanni Battista Visconti e Ennio Quirino Visconti, Il Museo Pio-Clementino, vol. 3, Roma, 1790.
- (EN) Sebastiana Nervegna, Menander in Antiquity, Cambridge University Press, 2013, ISBN 9781107004221. URL consultato il 25 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2016).
- (EN) William Geoffrey Arnott, Posidippus (1), in The Oxford Classical Dictionary, 4ª ed., Oxford, Oxford University Press, 2012, ISBN 9780199545568.
- (EN) Ben Millis, Post-Menandrian Comic Poets: An Overview of the Evidence and a Checklist, in Michael Fontaine e Adele C. Scafuro (a cura di), The Oxford Handbook of Greek and Roman Comedy, Oxford University Press USA, 2014, ISBN 9780199743544.
- (EN) Andrew Hartwig, The Evolution of Comedy in the Fourth Century (XML), in Greek Theatre in the Fourth Century BC, Berlino-Boston, Walter De Gruyter, 2014, pp. 207-228, ISBN 9783110337556.
- (EN) Matthew W. Dickie, Which Posidippus?, in Greek, Roman, and Byzantine Studies, XXXV, 1994, pp. 373-383.
Collegamenti esterni
modifica- Posidippo di Cassandria, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Vittorio De Falco, POSIDIPPO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935.
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