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Rancate (Mendrisio)

comune svizzero soppresso

Rancate (in dialetto ticinese Rencà[senza fonte]) è un ex comune ticinese che dal 2009 è diventato quartiere costitutivo della Città di Mendrisio[1].

Rancate
quartiere
Rancate – Stemma
Rancate – Veduta
Rancate – Veduta
Piazza Santo Stefano
Localizzazione
StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
Cantone Ticino
DistrettoMendrisio
ComuneMendrisio
Territorio
Coordinate45°52′17″N 8°58′07″E
Altitudine359 m s.l.m.
Superficie2,28 km²
Abitanti1 606 (2016)
Densità704,39 ab./km²
Altre informazioni
Cod. postale6862
Prefisso091
Fuso orarioUTC+1
Codice OFS5262
TargaTI
Nome abitantirancatesi
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svizzera
Rancate
Rancate
Rancate – Mappa
Rancate – Mappa
Localizzazione del quartiere di Rancate nel territorio comunale di Mendrisio
Sito istituzionale

Geografia fisica

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Rancate è situato ai piedi del versante meridionale del Monte San Giorgio[2].

La storia di Rancate quale luogo di insediamento umano si colloca all'interno della più generale storia di tutta la zona del Mendrisiotto, che vede il passaggio di numerose popolazioni, tra cui i Liguri, gli Etruschi, i Celti, i Romani e i popoli barbarici[3].

La prima citazione specifica del toponimo si colloca però nel 1190,[4] quando il villaggio - dotato di fortificazioni e chiamato "Rancade"[5] - costituiva un abitato del Contado del Seprio.[4]

La prima menzione come comune risale al 1335, anche se forse era già tale sul finire del XIII secolo[5][4]. Dal punto di vista amministrativo e spirituale Rancate dipese dalla pieve di Riva S. Vitale fino al 1528,[4] quando si separò dalla chiesa matrice e la chiesa di Santo Stefano divenne parrocchia[5][4].

Nel 1798, Rancate fece parte dell'effimeraRepubblica di Riva.[4]

La vita dei rancatesi, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, fu dedicata soprattutto allo sfruttamento delle risorse della terra[4] e questo è confermato dalla presenza di numerose corti, che sono "l'espressione più autentica della vita e della cultura contadine"[6], ma anche dalla presenza di mulini (Pizzuolo, Tana, Molino Nuovo) e di un maglio (Penate),[4] ossia un'officina in cui l'acqua veniva sfruttata come fonte di energia per lavorare i metalli e ricavarne arnesi agricoli[7]. L'attività agricola e artigianale fu sempre affiancata dall'emigrazione,[4] anche di artigiani e artisti, che nel tentativo di far fronte alla scarsità dei frutti dell'agricoltura spesso riuscirono anche ad ottenere una certa fama, come ad esempio Carlo Fontana, Grazioso Rusca e Giuseppe Belloni[8]. Le mete di queste migrazioni, spesso stagionali,[4] andarono via via ampliandosi, portando i gli abitanti inizialmente in direzione dell'Italia, e poi, soprattutto dalla metà del XVII secolo, in Europa centrale e orientale[9], e infine in America (XX secolo).

Con il passare del tempo, in particolare a seguito della Seconda Guerra Mondiale, il paese perse la sua vocazione prettamente agricola, acquisendo invece quella residenziale, e in seguito industriale[10].[4]

 
Il territorio del comune di Rancate prima degli accorpamenti comunali del 2009

Già comune autonomo che si estendeva per 2,28 km²[2], il 5 aprile[senza fonte] 2009 è stato accorpato a Mendrisio assieme agli altri comuni soppressi di Arzo, Capolago, Genestrerio e Tremona.

Simboli

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Lo stemma viene descritto da Gastone Cambin come "una brisura dello stemma della famiglia Rancate (derivante da quella dei Torriani di Mendrisio), che godette diritti di cittadinanza a Rancate"[11].

Monumenti e luoghi d'interesse

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  • Chiesa di Santo Stefano: la chiesa parrocchiale di Santo Stefano è attestata dal 1466 e divenne parrocchia nel 1528, quando Rancate ottenne la sua indipendenza amministrativa e spirituale dalla pieve di Riva S. Vitale[12]. L'edificio attuale risale però al XVIII secolo, e in particolare agli anni compresi tra il 1771 e il 1774, quando la chiesa fu ricostruita e ampliata da Innocenzo Regazzoni, che le diede un gusto tardobarocco (consacrazione nel 1818)[12]. Al suo interno sono conservate opere di numerosi artisti attivi nella regione, tra cui Grazioso Rusca e Giovanni Battista Bagutti[13].
  • Oratorio di S. Giovanni Battista: edificio del XVII secolo restaurato nel 1983-1984[14] sul cui sagrato sono presenti 14 cappelle della Via Crucis che un tempo portavano gli affreschi Antonio Rinaldi, oggi scomparsi[15].
  • Casa Caroni, eretta nel XVII secolo, epoca a cui risalgono gli stucchi e la volta a botte che ne caratterizzato l'ingresso.[16]
  • Casa Coduri, dotata di portale in pietra di Saltrio risalente al XVIII secolo.[16]
  • Ex-palazzo comunale, ricavato in una vecchia abitazione rurale ristrutturata nel 1987.[4]
  • Colonna di piazza Santo Stefano, in cima alla quale è posta una statua raffigurante lo stesso santo, scolpita nel 1796 da Grazioso Rusca.[16]

Società

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Evoluzione demografica

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L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[17]:

Abitanti censiti[18]

Cultura

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Pinacoteca Giovanni Züst

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Pinacoteca cantonale Giovanni Züst.

La pinacoteca deve il suo nome e la sua nascita alla donazione del dottor Giovanni Züst, originario di Basilea,[19] il quale nel corso della sua vita collezionò numerose pitture e oggetti antichi e il 9 giugno 1966 decise di donare al Canton Ticino la sua collezione di opere di artisti attivi sul territorio ticinese dal XVII al XIX secolo[20]. Tale collezione è costituita in larga parte da opere di Antonio Rinaldi,[19] pittore originario di Tremona che rappresenta l'anima più locale della collezione, vista anche la sua permanenza del Mendrisiotto per gran parte della sua vita[21]. L'altra anima invece presenta opere il cui vertice è rappresentato dal Serodine e dal Petrini[19] e che si collocano in una relazione meno stretta con il territorio locale ma che occupano un ruolo importante per l'arte del loro tempo[21] (infatti, Roberto Longhi definisce il Serodine "non soltanto il più forte pittore del Canton Ticino, ma uno dei maggiori di tutto il Seicento italiano"[20][19]).

A fianco di queste opere, che nel corso del tempo sono aumentate grazie a donazioni, prestiti e acquisti, sono spesso organizzate delle mostre temporanee[20].

La scarsità dei proventi derivanti dall'agricoltura spinsero molti uomini, spesso artisti e artigiani, a emigrare. L'inizio dell'emigrazione artistica come fenomeno collettivo si situa nel XII secolo[22], ma fu soprattutto nei secoli successivi che il fenomeno conobbe una notevole espansione, portando le maestranze di Genestrerio in vari Paesi europei (soprattutto Italia, Francia e Russia)[5]. Alcuni di questi migranti riuscirono ad affermarsi come artisti di valore, e tra di essi si possono annoverare Carlo Fontana, Grazioso Rusca e Giuseppe Belloni.

Carlo Fontana (1638-1714)

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Carlo Fontana nacque a Rancate nel 1638 e ancora adolescente si recò a Roma, dove entrò in contatto con maestri come il Bernini, il Borromini e Pietro da Tortona[8]. Con il primo collaborò nella realizzazione di varie opere commissionate da papa Alessandro VII e dalla sua famiglia[23] e in seguito, precisamente nel 1667, divenne architetto della Basilica di S. Pietro[24]. Fu però a partire dal 1680 che egli si dedicò a quelle opere che maggiormente vengono ricordate e lodate dalla critica, come ad esempio la facciata della chiesa di S. Marcello al Corso negli anni 1682-1684 oppure la cappella battesimale a S. Pietro[23]. Nonostante la sua fortissima presenza nel contesto romano egli progettò anche alcune opere fuori dall'Italia, tra cui la cattedrale di Fulda, le scuderie imperiali di Vienna e la cupola del Duomo di Como[8].

Grazioso Rusca (1757-1829)

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Grazioso Rusca, nato a Rancate, fu uno scultore attivo in varie città del Nord Italia, con una preponderanza a Como e soprattutto Milano, dove egli operò nel Duomo diventando anche lo scultore-capo del cantiere[25]. Sulla facciata del Duomo è possibile osservare alcune delle sue opere, come ad esempio il San Luca e alcuni bassorilievi (Mosè salvato dalle acque del Nilo, Il profeta Elia che presenta alla madre il figlio da lui resuscitato, Davide e Golia, Lot fuggente e Adamo scacciato dall'Eden)[25]. La sua produzione artistica è osservabile anche nel suo paese natale, dove egli realizzò la statua di Santo Stefano presente nella piazza del paese[16][25] e la statua di San Carlo alloggiata nella locale chiesa parrocchiale[16]. Allo stesso Rusca viene attribuito anche il pulpito conservato nella medesima parrocchiale,[25] anche se su questa specifica attribuzione vi è qualche dubbio[16].

Giuseppe Belloni (1898-1964)

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Giuseppe Belloni è un artista poco conosciuto in Ticino, ma la cui memoria è molto viva nel cuore degli abitanti di Rancate. Egli infatti operò soprattutto a Lione, e in particolare alla Basilica di Notre-Dame de Fourvière, dove è possibile osservare numerose sue sculture[26].

Amministrazione

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Ogni famiglia originaria del luogo fa parte del cosiddetto comune patriziale e ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del quartiere.

  1. ^ https://mendrisio.ch/le-aggregazioni-comunali-alto-mendrisiotto/ consultato il 3.11.2020
  2. ^ a b Rancate, su sito istituzionale del comune di Mendrisio, 18 aprile 2017. URL consultato il 17 novembre 2017.
  3. ^ AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), pp. 9-10
  4. ^ a b c d e f g h i j k l Ente Turistico del Mendrisiotto e Basso Ceresio (a cura di), Rancate - Nella storia ..., in pannello esplicativo all'ingresso del parcheggio pubblico sito in Via ai Grotti.
  5. ^ a b c d Rancate, su hls-dhs-dss.ch. URL consultato il 3 dicembre 2024.
  6. ^ AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), p. 17
  7. ^ AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), p. 18
  8. ^ a b c AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), pp. 21-22
  9. ^ Giovanni Piffaretti (a cura di), Ligornetto: comunità di contadini ieri, di pendolari oggi, villaggio "all’arte incline", Comune di Ligornetto, Banca Raiffeisen di Ligornetto, Ligornetto, 2003, pp. 18-20
  10. ^ https://mendrisio.ch/storia-di-rancate/ consultato il 12.11.2020
  11. ^ https://mendrisio.ch/quartieri/rancate/?t=cXVhcnRpZXJp consultato il 12.11.2020
  12. ^ a b AA. VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Casagrande, Bellinzona, 2007, p. 423
  13. ^ AA. VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Casagrande, Bellinzona, 2007, p. 424.
  14. ^ AA. VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Casagrande, Bellinzona, 2007, p. 425.
  15. ^ AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), p. 36.
  16. ^ a b c d e f Ente Turistico del Mendrisiotto e Basso Ceresio (a cura di), La piazza Santo Stefano, in pannello esplicativo all'ingresso del parcheggio pubblico sito in Via ai Grotti.
  17. ^ Stefania Bianchi, Rancate, in Dizionario storico della Svizzera, 26 giugno 2017. URL consultato il 17 novembre 2017.
  18. ^ Dizionario storico della Svizzera
  19. ^ a b c d Ente Turistico del Mendrisiotto e Basso Ceresio (a cura di), Le tele di Giovanni Serodine, in pannello esplicativo all'ingresso del parcheggio pubblico sito in Via ai Grotti.
  20. ^ a b c https://www4.ti.ch/decs/dcsu/pinacoteca-zuest/info-pinacoteca/la-pinacoteca/ consultato il 12.11.2020
  21. ^ a b Jean Soldini, La Pinacoteca Züst, edizioni Casagrande, Bellinzona, 1988, p. 5
  22. ^ Giovanni Piffaretti (a cura di), Le cave di marmo di Arzo, Comune di Arzo, Arzo, 2003, p. 5
  23. ^ a b https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/024528/2004-08-31/ consultato il 12.11.2020
  24. ^ AA. VV.,, Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), pp. 21-22
  25. ^ a b c d AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), p. 23
  26. ^ AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?), p. 24

Bibliografia

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  • Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 511.
  • Giuseppe Martinola, Inventario d'arte del Mendrisiotto, I, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1975, 433-444.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 341-343.
  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003, 299, 301.
  • AA. VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 423-425.
  • AA. VV., Il Palazzo Trotti di Vimercate, Comune di Vimercate, marzo 1990.
  • AA. VV., Rancate, Comune di Rancate, 1984 (?)
  • Jean Soldini, La Pinacoteca Züst, edizioni Casagrande, Bellinzona, 1988
  • Giovanni Piffaretti (a cura di), Le cave di marmo di Arzo, Comune di Arzo, Arzo, 2003
  • Giovanni Piffaretti (a cura di), Ligornetto: comunità di contadini ieri, di pendolari oggi, villaggio "all’arte incline", Comune di Ligornetto, Banca Raiffeisen di Ligornetto, 2003

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