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Regno di Grecia

stato europeo esistito tra il 1832 e il 1924 e il 1935 e il 1974

Il Regno di Grecia (in greco Βασίλειον τῆς Ἑλλάδος?, Vasileion tīs Ellados) fu uno Stato creato nel 1832 alla conferenza di Londra dalle grandi potenze (il Regno Unito, la Francia e l'Impero russo). Venne riconosciuto nel trattato di Costantinopoli, dove gli venne assicurata anche l'indipendenza dall'Impero ottomano.

Regno di Grecia
Motto: Ἐλευθερία ἢ Θάνατος

Elefthería í Thánatos
Libertà o morte

Regno di Grecia - Localizzazione
Regno di Grecia - Localizzazione
Il Regno di Grecia nel 1973
Dati amministrativi
Nome completoRegno di Grecia
Nome ufficialeΒασίλειο τῆς Ἑλλάδος
Lingue ufficialikatharevousa
Lingue parlateGreco
InnoImnos is tin Eleftherian
CapitaleAtene (1834-1973)
Altre capitaliNauplia (1832-1834)
Politica
Forma di governoMonarchia
Re dei Greci
Organi deliberativiParlamento ellenico
Nascita
Causa
Fine
Causa
Territorio e popolazione
Bacino geograficoEuropa
Territorio originalePenisola balcanica
Massima estensione47516 km² nel 1838
173779 km² nel 1920
131990 km² nel 1973
Popolazione752.077 nel 1838
8.768.372 nel 1971
Economia
ValutaDracma greca
Varie
Prefisso tel.+30
Religione e società
Religione di StatoChiesa greco-ortodossa
Evoluzione storica
Preceduto daGrecia (bandiera) Prima Repubblica ellenica
Stati Uniti delle Isole Ionie
Principato di Samo
Stato Libero di Icaria
Creta
Grecia (bandiera) Seconda Repubblica ellenica (1924-1935)
Grecia (bandiera) Stato ellenico (1941-1944)
Governo in esilio (1941-1944)
Italia (bandiera) Isole italiane dell'Egeo
Succeduto da Principato d'Albania
Impero ottomano (bandiera) Governo della Grande Assemblea Nazionale Turca
Grecia (bandiera) Seconda Repubblica ellenica (1924-1935)
Grecia (bandiera) Stato ellenico (1941-1944)
Governo in esilio (1941-1944)
Grecia (bandiera) Dittatura dei colonnelli (1967)[1]
Ora parte diGrecia (bandiera) Grecia
Albania (bandiera) Albania
Turchia (bandiera) Turchia

Nacque dal governo provvisorio greco dopo la guerra d'indipendenza greca e durò fino al 1924, quando la monarchia fu abolita e venne dichiarata la Seconda Repubblica ellenica. Il Regno fu ripristinato nel 1935 e durò, formalmente, fino al 1973, dato che venne rimpiazzato da una dittatura militare sin dal 1967, a cui sarebbe seguito il ripristino definitivo della Repubblica nel 1974.

Prima dell'indipendenza

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Il territorio greco prima dell'indipendenza

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Frankokratia e Grecia ottomana.

L'Impero bizantino governò la regione del Mediterraneo orientale per più di 1100 anni, ma venne fatalmente colpito dal sacco di Costantinopoli ad opera dei veneziani nel 1204, che diede avvio a un processo di decadimento che lo portò lentamente a vedere erosi i propri territori e minata la figura dell'imperatore come ultimo retaggio dell'Impero romano.

Gli ottomani catturarono Costantinopoli con facilità nel 1453 ed avanzarono verso sud nella penisola dei Balcani, catturando Atene nel 1458. I greci resistettero nel Peloponneso sino al 1460, come pure veneziani e genovesi mantennero il controllo di alcune delle aree che facevano parte dei loro imperi coloniali, ma a partire dal 1500 gran parte delle isole e dei territori della Grecia si trovavano sotto il dominio ottomano. I monti greci, in gran parte non interessati dagli scontri, fornirono un valido rifugio ai greci che non desideravano sottostare al dominio dei turchi e da qui organizzarono una guerriglia che a ondate colpì le conquiste ottomane.[2]

La preparazione alla guerra d'indipendenza

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Filikí Etería.

Nel contesto dell'ardente desiderio di indipendenza dall'occupazione turca, con l'esplicita influenza di altre società segrete sorte un po' ovunque in Europa, tre personaggi destinati a fare la storia della Grecia moderna si riunirono nel 1814 a Odessa per decidere la costituzione di un'organizzazione segreta di stampo massonico. Il proposito di questa società era quello di unire tutti i greci in un'organizzazione armata per scacciare i turchi dal suolo patrio. Questi tre fondatori erano Nikolaos Skoufas della provincia di Arta, Emmanuel Xánthos di Patmos e Athanás Tsákalov di Ioannina.[3] A questi si aggiunse ben presto un quarto membro, Panagiotis Anagnostopoulos da Andritsaina.

Il gruppo progettò lo scoppio di diverse rivolte nella regione della Grecia, la prima delle quali venne lanciata il 6 marzo 1821 nei principati danubiani. Questa venne repressa nel sangue dagli ottomani, ma ormai il fuoco della rivoluzione era stato acceso e sulla fine del mese l'intero Peloponneso si trovava in rivolta aperta.[4]

La guerra d'indipendenza greca

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Prima Repubblica ellenica.

Nel 1821, la popolazione grecofona del Peloponneso si rivoltò contro l'Impero ottomano. Dopo alcune lotte su scala regionale che perdurarono per diversi mesi, scoppiò una vera e propria guerra d'indipendenza che porterà poi alla fondazione del primo Stato autonomo greco dal XV secolo.

Nel gennaio del 1822, la prima assemblea nazionale di Epidauro rese pubblica la dichiarazione d'indipendenza greca (parte poi della prima costituzione del paese), che affermava il diritto alla sovranità dei greci. Ad ogni modo, lo Stato greco era ancora politicamente instabile e mancava di risorse per preservare la propria territorialità a lungo termine. Cosa ancora più importante, il paese mancava di un riconoscimento internazionale e non aveva robuste alleanze nel mondo occidentale.

Con la riconquista dei territori greci da parte dell'Impero ottomano, le Grandi Potenze dell'epoca (Regno Unito, Impero russo e Regno di Francia) videro nella controffensiva greca la possibilità di indebolire l'Impero ottomano ed incrementare la loro influenza nel Mediterraneo orientale. Le Grandi Potenze supportarono quindi la Grecia nella riconquista della sua indipendenza e a seguito della decisiva battaglia nella baia di Navarino venne concordato un cessate il fuoco a Londra (vedi trattato di Londra (1827)). L'autonomia della Grecia venne infine riconosciuta dal Protocollo di Londra del 1828 e la sua piena indipendenza dall'Impero ottomano col Protocollo di Londra del 1830. La Grecia dal 1828 era de facto retta dal conte Giovanni Capodistria, ma dopo l'assassinio di questi nel 1831 il paese precipitò nella guerra civile. In questo scenario, le grandi potenze decisero di fare della Grecia un regno. Alla convenzione di Londra del 1832, venne fatto dapprima il nome di Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha come possibile sovrano, ma quando questi rifiutò l'offerta, il Regno Unito, la Francia e la Russia proposero come candidato al trono greco il diciassettenne principe Ottone della casata di Wittelsbach che divenne il primo dei re della Grecia. Otto era minorenne quando arrivò in Grecia e così un consiglio di reggenti tenne il potere in suo nome fino al 1835. In quell'anno Otto cominciò un periodo di monarchia assoluta in cui selezionò un consulente (solitamente bavarese) che servisse come presidente del Consiglio di Stato.

Il regno

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La casata dei Wittelsbach

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Il regno di Ottone di Grecia (1832-1862)
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  Lo stesso argomento in dettaglio: Ottone di Grecia.
 
Ottone, primo re dei greci

Il regno di Ottone di Grecia, diede prova di essere particolarmente turbolento, ma riuscì a perdurare per trent'anni. Durante i primi anni del suo regno, un gruppo di reggenti bavaresi governò in suo nome il territorio greco, rendendosi profondamente impopolari presso la popolazione locale nel tentativo di imporre un rigido governo gerarchico sul modello di quelli tedeschi, premurandosi sempre di mantenere i greci lontani dagli alti incarichi dell'amministrazione statale. Ad ogni modo questo nuovo governo consentì di gettare le basi del regno di Grecia, dell'esercito, del sistema giudiziario e di quello educativo. Ottone era sincero nella sua volontà di dare alla Grecia un buon governo, ma egli presentava due ostacoli fondamentali: da un lato la sua fede cattolica incrollabile, e dall'altro il fatto che il suo matrimonio con la moglie Amalia non avesse prodotto eredi. Inoltre il nuovo regno si prodigò da subito per eliminare il banditaggio presente localmente, cosa che in molti casi fece entrare il governo in conflitto coi vecchi combattenti della rivoluzione (clefti) che provenivano da queste schiere.

I reggenti bavaresi governarono la Grecia per conto di Ottone sino al 1837, quando su insistenza di Gran Bretagna e Francia, questi vennero richiamati in patria ed Ottone nominò al loro posto dei ministri greci, per quanto i tedeschi continuassero ancora a gestire buona parte dell'amministrazione e dell'esercito locali. La Grecia mancava ad ogni modo ancora di una legislatura e di una costituzione.

La questione religiosa
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  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Grecia.

Sotto il governo ottomano, la chiesa greca era parte del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e venne stabilito che i musulmani non potessero controllare tale istituzione. Con la fondazione del regno di Grecia, ad ogni modo, il governo decise di prendere le redini della chiesa nazionale, rompendo definitivamente col patriarcato di Costantinopoli. Il governo dichiarò la chiesa greca come autocefala (indipendente) nel 1833. La ragione di questa decisione così importante era da ricercarsi nel fatto che il patriarcato era posto in territorio ottomano e indubbiamente esso si trovava sotto diretta influenza del sultano, fatto che i greci non potevano tollerare. Il nuovo status della chiesa greca venne infine riconosciuto dal patriarcato nel 1850, con l'obbligo però di mantenere dei legami con la chiesa madre. I quattro vescovi ortodossi della chiesa greca, avevano inoltre un valore anche politico.[5]

Nel 1833 il parlamento greco risolse di sciogliere 400 piccoli monasteri che avevano meno di cinque monaci o monache al loro interno. I sacerdoti non venivano stipendiati; nelle aree rurali, il sacerdote era egli stesso un contadino e dipendeva nella propria sopravvivenza dal proprio lavoro nei campi e nelle offerte dei suoi parrocchiani. I suoi doveri ecclesiastici erano limitati all'amministrazione dei sacramenti, alla celebrazioni dei funerali, alla benedizione delle messi ed agli esorcismi. Solo pochi frequentavano effettivamente dei seminari per la loro corretta formazione. Dagli anni '40 dell'Ottocento, iniziò a formarsi quello che negli anni '80 del medesimo secolo divenne noto come il movimento dell'"Anaplasis" ("rigenerazione") che voleva riformare e dare nuova energia spirituale alla chiesa nazionale greca. Questo si scontrò contro gli ideali del razionalismo e del materialismo dell'Europa occidentale, promuovendo per contro lo studio della Bibbia.[6]

La rivoluzione del 3 settembre

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Nel 1843, l'insoddisfazione pubblica contro il re Otto e la "bavarocrazia" era giunta ad un punto insostenibile, ed il popolo cominciava a richiedere una costituzione. Inizialmente Otto rifiutò di accordarla, ma appena le truppe tedesche furono ritirate dal regno, ci fu un colpo di Stato militare. Il 3 settembre 1843 la fanteria, condotta dal colonnello Dimitrios Kallergis ed il famoso capitano di Rivoluzione Giovanni Macrijanni si riunirono nella piazza di fronte al palazzo reale ad Atene. La ribellione rifiutò di disperdersi fino a quando il re non avesse ceduto e concesso una costituzione che ammettesse cittadini greci nel consiglio, che costituisse un'assemblea nazionale e permanente. Re Otto cedette alla pressione e accettò le richieste della folla.

La casata degli Oldenburg-Glücksburg

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Il regno di Giorgio I (1863-1913)
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  Lo stesso argomento in dettaglio: Giorgio I di Grecia.
 
Giorgio I di Grecia in un ritratto d'epoca

Dopo che Re Otto venne deposto nell'ottobre 1862, il diciassettenne principe Wilhelm Georg di Danimarca venne prescelto quale suo successore al trono come monarca costituzionale con il nome di Giorgio I. Regnò per 50 anni, e il suo regno viene ricordato per l'espansione dei confini territoriali della Grecia (per la nomina alla corona, il Regno Unito cedette le Isole Ionie alla Grecia), il progresso economico e l'accettazione del concetto che il governo dovrebbe essere capeggiato dal leader del partito che ha ricevuto più voti alle elezioni, e non nominato dal re. Ciononostante, Re Giorgio I fu piuttosto attivo in politica.

Con la sua ascesa al trono di Grecia, i poteri del re vennero ad ogni modo di molto ridotti rispetto al suo predecessore ed il senato venne abolito perché giudicato un'assemblea non democratica, con l'estensione del diritto di voto a tutti i maschi adulti. Ad ogni modo, la politica greca rimase strettamente legata ad un'oligarchia che la dirigeva: famiglie come gli Zaimis, i Rallis ed i Trikoupis coi loro esponenti occuparono più volte le cariche di primo ministro. Per quanto i partiti all'epoca fiorenti fossero tutti perlopiù incentrati sulla figura dei loro uomini di punta, anche in Grecia si delinearono due tendenze politiche: i liberali, guidati dapprima da Charilaos Trikoupis e poi da Eleutherios Venizelos, ed i conservatori, dapprima guidati da Theodoros Deligiannis e poi Thrasivoulos Zaimis.

Trikoupis e Deligiannis dominarono insieme la politica greca della fine dell'Ottocento, alternandosi nell'incarico di primo ministri. Trikoupis favorì la cooperazione dello Stato con il Regno Unito negli affari esteri, oltre alla creazione di infrastrutture e del primo settore industriale del paese, innalzando tariffe protettive e promuovendo una legislazione sociale progressista, mentre il più populista Deligiannis promosse largamente il nazionalismo greco e la Megali Idea.

La Grecia rimase comunque un paese piuttosto povero per tutto l'Ottocento, mancando di materie prime, infrastrutture e capitale da investire. L'agricoltura era perlopiù ad un livello di sussistenza, con prodotti come il ribes, il ricino ed il tabacco. Alcuni greci divennero ricchi mercanti ed armatori, ed il Pireo divenne uno dei principali porti dell'area, ma ben poca di questa ricchezza giunse agli strati più bassi della società greca. Lo Stato si indebitò sempre più col governo di Londra, divenendone dipendente. Negli anni '90 dell'Ottocento, la Grecia era virtualmente in bancarotta e l'insolvenza pubblica venne dichiarata nel 1893. La povertà era endemica nelle aree rurali e nelle isole e spinse molti ad emigrare negli Stati Uniti. Le campagne scarseggiavano nell'istruzione. Ad ogni modo vi furono dei sostanziali progressi nel campo delle comunicazioni e delle infrastrutture, mutando profondamente anche il volto di Atene che si popolò di lussuosi ed eleganti edifici. Malgrado la pessima situazione finanziaria, la capitale fu ad ogni modo in grado di ospitare la prima olimpiade nel 1896, che si dimostrò un grande successo.

 
Il parlamento ellenico negli anni '80 dell'Ottocento, col primo ministro Charilaos Trikoupis al parlatorio
 
Una seduta di scherma alla presenza di re Giorgio durante le olimpiadi del 1896

Il processo parlamentare si sviluppò notevolmente in Grecia all'epoca del regno di Giorgio I. Inizialmente, la prerogativa reale di scegliere il primo ministro rimase in auge e contribuì all'instabilità del governo, sino all'introduzione del dedilomeni, un principio di fiducia parlamentare nel 1875, ad opera del riformista Charilaos Trikoupis. Il clientelismo ed i frequenti sconvolgimenti elettorali, ad ogni modo, rimasero la norma nella politica greca e frustrarono lo sviluppo del paese. La corruzione e le spese crescenti del governo di Trikoupis per creare delle infrastrutture giudicate necessarie come il canale di Corinto, sovratassarono la già debole economia greca, costringendo alla dichiarazione di pubblica insolvenza nel 1893 e ad accettare l'imposizione del Controllo Finanziario Internazionale per pagare i debitori.[7]

Un'altra problematica che emerse in Grecia nel XIX secolo fu quella della lingua. Il popolo greco parlava una forma di dialetto greco chiamato demotico. L'élite del paese riteneva che questa lingua altra non fosse che una forma di dialetto e per questo si disse determinata a restaurare le glorie del greco antico. I documenti ufficiali del governo ed i giornali vennero pertanto pubblicati in greco Katharevousa (purificato), una forma migliorata del greco parlato che comunque poteva essere letta da tutti. I liberali erano favorevoli a riconoscere il demotico come lingua nazionale, ma i conservatori e la chiesa ortodossa locale si schierarono contro quest'idea al punto che, quando il Nuovo Testamento venne tradotto per la prima volta in demotico nel 1901, sorsero delle rivolte ad Atene ed il governo cadde (l'Εὐαγγελικά). Si giunse alla proclamazione di un sinodo della chiesa ortodossa greca che definì come inutile e addirittura profana ogni forma di traduzione dei Vangeli, vista come un "contributo allo scandalo delle coscienze [dei greci] ed alla distorsione del divino concetto e dei messaggi didattici [dei Vangeli]".[8]

Tutti i greci erano ad ogni modo uniti nella loro determinazione a liberare tutte le aree grecofone dell'Impero ottomano, in particolare Creta dove una prolungata rivolta nel 1866-1869 aveva risvegliato il fervore nazionalista locale. Quando scoppiò la guerra tra Russia e ottomani nel 1877, il sentimento popolare greco si schierò con la Russia, ma la Grecia era troppo povera e troppo preoccupata per l'intervento della Gran Bretagna nel conflitto per entrare in guerra ufficialmente. Ad ogni modo, nel 1881, la Tessaglia e piccole parti dell'Epiro vennero cedute alla Grecia nel contesto del Trattato di Berlino, mentre ancora si tardò ad annettere Creta.

 
Il Palazzo del Principe Ereditario nel 1909, attuale abitazione del presidente greco

I greci a Creta continuarono a portare avanti delle rivolte popolari e nel 1897, il governo greco guidato da Theodoros Deligiannis, su pressione della popolazione, dichiarò guerra agli ottomani. Ne conseguì la guerra greco-turca del 1897 dove l'esercito greco, male armato ed equipaggiato, venne sconfitto dagli ottomani. Ad ogni modo, l'intervento ancora una volta delle Grandi Potenze portò ad una disfatta poco dolorosa, con la perdita unica dei territori greci al confine con la Turchia, mentre Creta venne istituita come Stato autonomo con commissario il principe Giorgio di Grecia.

Il sentimento nazionalista tra i greci dell'Impero ottomano, continuò a crescere e nell'ultimo decennio dell'Ottocento divenne una costante, in particolare in Macedonia. Qui i greci erano in competizione non solo con gli ottomani, ma anche coi bulgari, impegnati in una propaganda armata per raggiungere le menti e i cuori della popolazione locale con la cosiddetta "Lotta Macedone". Nel luglio del 1908, la rivoluzione dei Giovani Turchi irruppe nell'Impero ottomano.

Cogliendo l'occasione delle problematiche interne all'Impero ottomano, l'Austria-Ungheria annetté la Bosnia ed Erzegovina e la Bulgaria dichiarò la propria indipendenza dall'Impero ottomano. A Creta, la popolazione locale, guidata da un giovane politico di nome Eleutherios Venizelos, dichiarò l'Enōsis, l'unione con la Grecia, provocando un'ulteriore crisi. Il fatto che il governo greco, guidato da Dīmītrios Rallīs, avesse intenzione di appoggiare il movimento di Creta, stimolò diversi ufficiali che si costituirono in una società segreta nota col nome di "Lega Militare" col proposito di emulare i loro colleghi ottomani e cercare nuove riforme per lo Stato.[9]

Il colpo di Stato di Goudi del 15 agosto 1909 costituì uno spartiacque nella storia della Grecia moderna: il gruppo di militari che prese de facto il potere, mancava di sufficiente esperienza politica per poter governare lo Stato e per questo chiese a Venizelos, che aveva impeccabili credenziali liberali, di portarsi in Grecia come loro consigliere politico. Venizelos divenne così in breve tempo un'influente figura politica ed i suoi alleati vinsero le elezioni politiche dell'agosto del 1910. Venizelos divenne primo ministro nell'ottobre del 1910, rimanendo per 25 anni la personalità dominante della politica greca.

Venizelos iniziò un complesso programma di riforme, inclusa una nuova e più liberale costituzione oltre a riforme nelle sfere della pubblica amministrazione, dell'educazione e dell'economia. Vennero inviate delle missioni in Francia ed in Inghilterra per riformare l'esercito e la marina, rispettivamente, con l'acquisto anche di nuove e più moderne armi.

Nella primavera del 1912, una serie di accordi bilaterali tra gli stati balcanici (Grecia, Bulgaria, Montenegro e Serbia) portò alla formazione della Lega dei Balcani, che nell'ottobre del 1912 dichiarò insieme guerra all'Impero ottomano. Re Giorgio I venne assassinato nel 1913 in Tessalonica, territorio che era stato recentemente annesso alla Grecia in seguito alla vittoria greca nella prima guerra balcanica.

Le guerre balcaniche
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  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre balcaniche.
 
Un poster pubblicizza la "Nuova Grecia" dopo le conquiste delle guerre balcaniche

I componenti della Lega Balcanica (Bulgaria, Grecia, Montenegro e Serbia) dapprima riuscirono a strappare agli ottomani la Macedonia e gran parte della Tracia e poi si scontrarono tra loro per la spartizione delle terre conquistate.

La Grecia nel 1881, grazie a queste guerre, riuscì ad annettere la Tessaglia (anche se poi ne dovette restituirne una piccola parte agli ottomani nel 1897). Sfruttando la debolezza dell'Impero ottomano, piagato da disordini interni, mentre l'Austria-Ungheria annetté la Bosnia-Herzegovina, la Grecia non riuscì ad annettere Creta per il blocco impostole dalle Grandi Potenze. Il 28 agosto 1909 in Grecia, un gruppo di ufficiali (Stratiotikos Syndesmos) chiesero una riforma costituzionale, la rimozione della famiglia reale dalla guida delle forze armate e una politica estera più decisa e nazionalista con cui poter risolvere la questione cretese una volta per tutte e ribaltare l'esito della sconfitta subita nel 1897.

Il trattato di Londra pose fine alla guerra, ma nessuno ne uscì soddisfatto e ben presto i quattro alleati si scontrarono sulla partizione della Macedonia. Nel giugno del 1913, la Bulgaria attaccò la Grecia e la Serbia, dando inizio alla seconda guerra dei Balcani, ma venne battuta sul campo. Il trattato di Bucarest, che concluse lo scontro, lasciò alla Grecia la parte meridionale dell'Epiro, la parte meridionale della Macedonia, Creta e le isole dell'Egeo ad eccezione del Dodecaneso che era stato occupato nel 1911 dal Regno d'Italia. Queste conquiste raddoppiarono la superficie statale e la popolazione greca.

1914-1924: la prima guerra mondiale, le crisi e la prima abolizione della monarchia
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Re Costantino I di Grecia in uniforme da feldmaresciallo tedesco. Le sue simpatie filo-tedesche portarono la Grecia a rimanere neutrale nel corso della prima guerra mondiale.

Nel marzo del 1913, dopo che l'anarchico Alexandros Schinas ebbe assassinato re Giorgio I a Tessalonica, suo figlio ascese al trono col nome di Costantino I. Questi fu il primo re greco ad essere nato in Grecia ed il primo di religione greca ortodossa. Il suo stesso nome di battesimo era stato scelto nell'idea di compiacere il nazionalismo greco (la Megali Idea), evocando un nome ricorrente tra gli imperatori bizantini. Al di là di questo, come comandante in capo dell'esercito greco durante le guerre balcaniche, la popolarità di Costantino era enorme in tutto il paese e rivaleggiava con quella di Vanizelos, suo primo ministro.

Quando scoppiò la prima guerra mondiale nel 1914, malgrado il trattato di alleanza sottoscritto tra Grecia e Serbia, il regno greco scelse di mantenere un atteggiamento neutrale. Ad ogni modo, all'inizio del 1915, quando le forze della Triplice Alleanza chiesero alla Grecia aiuto per la campagna dei Dardanelli, offrendo in cambio il dominio di Cipro, le divergenze all'interno del governo divennero ancora più evidenti: Costantino era stato educato in Germania, aveva sposato la principessa Sofia di Prussia, sorella del kaiser Guglielmo II ed era convinto della vittoria delle Potenze Centrali. Venizelos, per contro, era un ardente anglofilo e credeva nella vittoria degli Alleati.

 
Venizelos in rivista ad una parte dell'esercito greco sul fronte macedone durante la prima guerra mondiale nel 1917. Dietro di lui si notano l'ammiraglio Pavlos Kountouriotis (a sinistra) ed il generale Maurice Sarrail (a destra).

Dal momento che la Grecia, paese marittimo per eccellenza, non poteva opporsi alla strabiliante potenza della marina britannica, adducendo la necessità di una tregua dopo due guerre di seguito, re Costantino si dichiarò favorevole alla neutralità, mentre Venizelos cercò attivamente di far entrare in guerra la Grecia con gli Alleati. Venizelos diede le dimissioni, ma vinse le successive elezioni del 1915 e nuovamente costituì un governo. Quando la Bulgaria entrò in guerra come alleato della Germania nell'ottobre del 1915, Venizelos invitò la Triplice intesa in Grecia, motivo per cui egli venne licenziato da Costantino.

Nell'agosto del 1916, si ebbero diversi incidenti nel territorio teoricamente neutrale della Grecia, ed in particolare i fidatissimi venizelisti presero il controllo di Tessalonica per l'Intesa, e lo stesso Venizelos si costituì con un movimento separatista in loco. Costantino aveva ora solo il governo di una parte della Grecia (la "vecchia Grecia", corrispondente al regno prima delle guerre dei Balcani) ed il suo governo fu oggetto di ripetute umiliazioni da parte degli stati dell'Intesa. Nel novembre del 1916 la Francia occupò il Pireo, bombardò Atene e costrinse la flotta greca alla resa. Le truppe realiste risposero al fuoco, scontrandosi non solo contro i nemici dichiarati della Grecia, ma anche contro i sostenitori di Venizelos ad Atene (membri della Noemvriana).

 
Alessandro come re di Grecia dopo l'abdicazione e la partenza di suo padre nel giugno del 1917
 
Costantino decora la bandiera di un reggimento greco in Asia Minore durante la guerra greco-turca (1919-1922)
 
I capi della Rivoluzione dell'11 settembre 1922

A seguito della rivoluzione di febbraio in Russia, ad ogni modo, il supporto dello zar a suo cugino venne meno e Costantino venne costretto a lasciare il paese, abdicando nel giugno del 1917. Il suo secondogenito, Alessandro, divenne re al suo posto, mentre il resto della famiglia reale e gran parte dei principali sostenitori del precedente sovrano presero la via dell'esilio. Venizelos si trovò così alla guida di una Grecia superficialmente unita in guerra dalla parte dell'Intesa; ma sotto la superficie, albergavano molte divisioni ancora nella società greca, in particolare tra i venizelisti e gli anti-venizelisti, il cosiddetto Scisma Nazionale.

Con la fine della guerra nel novembre del 1918, il moribondo impero ottomano era pronto ad essere spartito tra le potenze vincitrici, e i greci si attendevano che le potenze alleate mantenessero ora le loro promesse. In misura ridotta tramite l'impegno diplomatico di Venizelos, la Grecia ottenne la Tracia occidentale col trattato di Neuilly nel novembre del 1919 e la Tracia orientale oltre alla zona attorno a Smirne, nell'Anatolia occidentale (già sotto l'amministrazione greca dal maggio del 1919) col trattato di Sèvres dell'agosto del 1920. Il futuro di Costantinopoli rimase incerto. Nel contempo il movimento nazionalsita turco guidato da Mustafa Kemal si pose l'obbiettivo di ricostruire una Turchia turca e per questo il nuovo governo stabilito ad Ankara si scontrò con l'esercito greco.

A questo punto l'idea della Megali Idea sembrava sul punto di giungere a compimento. Intanto in patria le spaccature erano tali che Venizelos scampò ad un tentativo di assassinio da parte di due ex ufficiali realisti. A peggiorare il tutto, il partito liberale di Venizelos perse le elezioni del novembre del 1920 e con un referendum tenutosi poco dopo, la popolazione greca votò per il ritorno di re Costantino dall'esilio dopo l'improvvisa morte di re Alessandro. L'Opposizione Unita, che aveva fatto campagna per far terminare la guerra in Anatolia, si intensificò ancora di più. La restaurazione monarchica, ad ogni modo, portò ad alcune terribili conseguenze: molti ufficiali veterani venizelisti vennero costretti o lasciarono volontariamente l'esercito, mentre Italia e Francia colsero l'occasione del ritorno dell'odiato Costantino quale pretesto per rivolgere il loro sostegno a Mustafa Kemal Atatürk. Infine, nell'agosto del 1922, l'esercito turco spaccò il fronte greco e conquistò Smirne.

L'esercito greco venne costretto ad evacuare non solo l'Anatolia ma anche la Tracia orientale e le isole di Imbros e Tenedos (Trattato di Losanna). L'unica condizione posta fu su uno scambio di popolazione tra le due parti: 1.500.000 di cristiani si portarono in Grecia, mentre 500.000 musulmani migrarono in Turchia. Questo fece naufragare definitivamente la Megali Idea, lasciando la Grecia finanziariamente esausta, demoralizzata e con un gran numero di rifugiati in patria.

La catastrofe rese ancora più acuita la crisi politica con il ritorno delle insurrezioni dell'esercito sotto la guida degli ufficiali venizelisti e una nuova abdicazione di re Costantino nel settembre del 1922, questa volta in favore del suo primogenito, Giorgio II. La "Commissione Rivoluzionaria", guidata dai colonnelli Stylianos Gonatas (poco dopo primo ministro) e Nikolaos Plastiras ingaggiarono una vera e propria caccia ai realisti che culminò nel "Processo dei Sei". Nell'ottobre del 1923 vennero convocate le elezioni generali per il dicembre di quello stesso anno per la costituzione di un'Assemblea Nazionale col potere di stendere la bozza di una nuova costituzione. Dopo un fallito colpo di Stato dei realisti, il partito conservatore si piegò alla volontà dei liberali e dei loro alleati. A re Giorgio II venne chiesto di lasciare il paese il 25 marzo 1924 e Alexandros Papanastasiou proclamò la costituzione della seconda repubblica ellenica, ratificata un mese dopo da un plebiscito popolare.

La restaurazione della monarchia ed il regime del 4 agosto
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  Lo stesso argomento in dettaglio: Regime del 4 agosto e Ioannis Metaxas.
 
Kondylis con re Giorgio II nel 1935

Il 10 ottobre 1935, alcuni mesi dopo aver soppresso un tentato colpo di Stato venizelista nel marzo del 1935, Georgios Kondylis, ex venizelista, abolì la repubblica con un altro colpo di Stato e dichiarò la restaurazione della monarchia. Un plebiscito (nel quale si fece ricorso a violenze, intimidazioni e brogli) riconfermò il cambio di regime col 97.88% dei voti e sancì il ritorno di Giorgio II.

Re Giorgio II, una volta preso il potere, licenziò Kondylis e nominò al suo posto il professore Konstantinos Demertzis alla carica di primo ministro ad interim. Venizelos nel frattempo, in esilio, richiese a gran voce la fine del conflitto minacciando la Grecia con l'ascesa dell'Italia fascista. I suoi successori come leader dei liberali, Themistoklis Sophoulis e Geōrgios Papandreou, si accordarono per una piena restaurazione della monarchia. Le elezioni del 1936 portarono ad un hung parliament, con il partito comunista a bilanciare la situazione. Nell'impossibilità di costituire un governo solido, Demertzis continuò le sue funzioni. Nel contempo, una serie di morti lasciò la scena politica greca distrutta: Kondylis morì nel febbraio di quello stesso anno, Venizelos a marzo, Demertzis ad aprile e Tsaldaris a maggio. La strada venne così però spianata per Ioannis Metaxas, che succedette a Demertzis come primo ministro ad interim.

Metaxas, ex generale realista in pensione, credeva che fosse necessario instaurare un governo autoritario per prevenire le lotte sociali e, in particolare, evitare l'ascesa al potere del comunismo in Grecia. Il 4 agosto 1936, col supporto del re, sospese il parlamento e stabilì il regime del 4 agosto. I comunisti vennero soppressi ed i capi dei liberali si portarono in esilio. Il regime di Metaxas promosse vari concetti come la "Terza Civilizzazione Ellenica", il saluto romano e l'Organizzazione nazionale della gioventù, introducendo anche diverse misure per ottenere il supporto popolare come ad esempio l'Istituto di Assicurazione Sociale Greco, la più grande società d'assicurazioni dell'intera Grecia.

Malgrado questi sforzi, il regime mancava di un supporto popolare e di un movimento di massa per supportarlo. La popolazione greca era genericamente apatica, senza opposizione attiva a Metaxas. Metaxas migliorò inoltre le difese del paese in preparazione della guerra europea, costruendo tra le altre cose la "Linea Metaxas". Malgrado il regime fosse a tutti gli effetti spiccatamente fascista e malgrado i legami economici con la Germania nazista, Metaxas perseguì una politica di neutralità, mantenendo forti legami anche con la Gran Bretagna, favorito in questo dalla naturale anglofilia di Giorgio II. Nell'aprile del 1939, la minaccia di invasione da parte dell'Italia si fece sempre più concreta dopo l'annessione dell'Albania. Quando la seconda guerra mondiale scoppiò nel settembre del 1939, la Grecia rimase neutrale.

La seconda guerra mondiale
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Ioannis Metaxas con Giorgio II di Grecia e Alexandros Papagos durante un incontro del consiglio di guerra anglo-greco
 
Le tre zone di occupazione ella Grecia. L'area arancione è quella occupata dagli italiani, la rossa dai tedeschi e la verde il territorio annesso dalla Bulgaria. La zona italiana venne a sua volta occupata dai tedeschi nel settembre del 1943.
 
Giorgio II di Grecia durante una visita sul campo nel 1944

Malgrado la dichiarata neutralità, la Grecia divenne uno degli obbiettivi della politica espansionistica di Mussolini. Tra le provocazioni che la Grecia subì vi fu l'affondamento dell'incrociatore Elli il 15 agosto 1940. Le truppe italiane varcarono il confine il 28 ottobre 1940, dando inizio alla guerra greco-italiana, ma vennero bloccate dalla difesa greca e ricacciate in Albania. Metaxas morì improvvisamente nel gennaio 1941. La sua morte mosse la speranza di una liberalizzazione del regime e per la restaurazione del parlamento, ma re Giorgio II negò tali possibilità mantenendo in piedi la macchina del regime.

Nel frattempo, Adolf Hitler si era detto riluttante ad aiutare Mussolini a non affondare già al suo primo conflitto con l'invio di truppe, ma alla fine attaccò la Grecia passando dalla Jugoslavia e dalla Bulgaria il 6 aprile 1941. Malgrado l'assistenza degli inglesi, dalla fine di maggio, i tedeschi avevano già conquistato gran parte del paese. Il re ed i rappresentanti del governo fuggirono a Creta, dove rimasero sino alla fine della battaglia di Creta, trasferendosi poi in Egitto dove venne costituito un governo in esilio.

Il Paese occupato venne diviso in tre zone (tedesca, italiana e bulgara) e ad Atene venne stabilito un regime fantoccio, denominato Stato ellenico, composto da membri fascisti, conservatori e nazionalisti. Vennero nominati tre primi ministri nelle persone di Georgios Tsolakoglou, generale che firmò l'armistizio con la Wehrmacht, Konstantinos Logothetopoulos e Iōannīs Rallīs.

La Grecia subì condizioni terribili durante la seconda guerra mondiale dal momento che la Germania si appropriò indebitamente della maggior parte dei prodotti agricoli ed impedì alle pescherie di operare. Come risultato, anche a causa del blocco commerciale imposto inizialmente dalla Gran Bretagna, scoppiò una grande carestia su vasta scala con centinaia di migliaia di morti per fame, in particolare nell'inverno del 1941-1942. Sui monti dell'entroterra greco, nel frattempo, si andarono costituendo diversi movimenti di resistenza dalla metà del 1943, dal momento che le forze dell'Asse controllavano unicamente le città e le strade principali.

Il più grande di questi gruppi di resistenza, il Fronte di Liberazione Nazionale (EAM), era controllato dai comunisti e guidato da Arīs Velouchiōtīs che avviò poco dopo una vera e propria guerra civile tra il proprio gruppo e i gruppi non comunisti come ad esempio la Ethnikos Dimokratikos Ellinikos Syndesmos (EDES) nelle aree liberate dai tedeschi. Il governo in esilio al Cairo ebbe contatti unicamente sporadici coi movimenti di resistenza.

Sia per l'impopolarità di Giorgio II in Grecia, sia per gli sforzi dei politici greci e col supporto del Regno Unito, quando i tedeschi iniziarono a ritirarsi dal suolo greco, le varie fazioni politiche elleniche si ritrovarono in Libano nel maggio del 1944 per costituire un nuovo governo di unità nazionale sotto la presidenza di Geōrgios Papandreou.

La guerra civile greca (1946-49)
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  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile greca.

Le forze tedesche si ritirarono dal suolo greco il 12 ottobre 1944, ed il governo in esilio tornò ad Atene. Dopo la ritirata dei nazisti, l'esercito dell'EAM-ELAS aveva effettivamente il controllo di gran parte della Grecia, ma i suoi capi erano riluttanti a prendere il controllo del paese in quanto sapevano che Stalin si era accordato affinché la Grecia rimanesse sotto la sfera d'influenza inglese dopo la guerra. Tensioni sorsero tra i filo-inglesi come Papandreu e l'EAM, in particolare sul disarmo dei gruppi armati che portò alle dimissioni dei ministri dal governo.

Alcuni giorni dopo, il 3 dicembre 1944, vi fu una dimostrazione su larga scala a favore dell'EAM ad Atene che si concluse con la violenza e con una battaglia casa per casa tra gli inglesi e le forze monarchiche (i Dekemvriana). Dopo tre settimane, i comunisti vennero sconfitti: l'accordo di Varkiza pose fine ai conflitti e disarmò l'ELAS, andando a costituire una coalizione di governo per quanto instabile. Il sentimenti anti-EAM crebbe in una sorta di "terrore bianco" che esacerbò le tensioni.

I comunisti boicottarono le elezioni amministrative del 1946 e, in quello stesso giorno, scoppiarono nuovamente dei conflitti armati. Alla fine del 1946, i comunisti dell'Esercito Democratico Greco si anteposero all'esercito nazionale venendo repressi dapprima dagli inglesi e, dopo il 1947, dagli Stati Uniti.

I successi dei comunisti nel biennio 1947-1948 permisero loro di muoversi liberamente nella maggior parte della Grecia, ma l'esercito nazionale stava avendo la meglio col supporto materiale degli americani. Nel 1949 i rivoltosi subirono un pesante colpo dal momento che la Jugoslavia chiuse i propri confini a seguito dell'allontanamento del maresciallo Josip Broz Tito dall'Unione Sovietica.

Nell'agosto del 1949, l'esercito nazionale al comando del maresciallo Alexander Papagos lanciò un'offensiva che costrinse i rivoltosi alla resa e ad allontanarsi oltre il confine nord in altri territori comunisti confinanti con la Grecia. La guerra civile portò a 100.000 morti e causò una tremenda crisi economica. Almeno 25.000 greci vennero, volontariamente o con la forza, fatti evacuare verso i paesi del blocco orientale, mentre altri emigrarono in Australia ed in altri paesi.

Nel 1947 i Trattati di Parigi chiesero all'Italia di restituire alla Grecia le isole del Dodecaneso in quanto tali aree erano perlopiù grecofone, ma la Grecia perse Cipro che divenne protettorato inglese sino al raggiungimento dell'indipendenza nel 1960. L'omogeneità etnica in Grecia dopo la guerra venne incrementata con l'espulsione di 25.000 albanesi che abitavano l'area dell'Epiro.

L'unica minoranza significativa che rimase in Grecia furono i musulmani della Tracia occidentale (circa 100.000 persone in tutto) ed alcuni slavofoni a nord. I nazionalisti greci continuarono a reclamare l'annessione dell'Albania meridionale (che essi chiamavano Epiro settentrionale) dove risiedevano molti greci (il 3%-12% dell'intera Albania[10]), e le isole turche di Imvros e Tenedos, dove pure vi erano delle minoranze greche.

Dalla fine della guerra alla caduta della monarchia (1950-1973)
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Paolo di Grecia con la moglie Federica
 
Stendardo reale (in uso dal 1936 al 1973)

Durante la guerra civile (1946-49) ma anche dopo quegli eventi, i partiti in parlamento erano divisi in tre fazioni politiche fondamentali: destra, centro e sinistra, ciascuno arroccato sulle proprie posizioni ideologiche. Nel 1952 il paese aggiornò la sua costituzione.

All'inizio degli anni '50, le forze del Centro (EPEK) riuscirono a ottenere il potere sotto la leadership dell'anziano generale Nikolaos Plastiras e governarono per due anni, dimostrando di essere un governo in più punti limitato e inadeguato per l'arena politica che si prospettava. Questo governo, come quelli che seguirono, si trovò sotto l'influenza americana. La sconfitta dell'EPEK alle elezioni del 1952, segnò l'inizio della ricostruzione politica del paese basandosi sul consenso e sulla riconciliazione sociale.

La sinistra, che era stata ostracizzata dalla vita politica del paese, trovò un modo di esprimersi attraverso la costituzione dell'EDA (Sinistra Democratica Unita) nel 1951. Dopo il crollo del centro, inoltre, l'EDA si espanse notevolmente in termini di influenza politica.

 
Atene negli anni '50
 
L'ex palazzo reale a Tessalonica

Negli anni '60 l'economia greca recuperò notevolmente, giungendo ai livelli dei principali paesi europei e mondiali. Uno dei successi di questo periodo fu l'ingresso del paese nell'Unione europea e la volontà di costituire un mercato comune.

L'annuale emigrazione assorbiva l'eccesso di forza lavoro e l'eccesso di popolazione annuale, bilanciando perfettamente il popolo greco. La situazione economica ristabilita, smosse capitali esteri ad interessarsi alla Grecia, il che fece espandere il consumismo che, associato all'espansione del turismo, dell'attività navale ed alle mancate partenze dei migranti, ebbe un esito positivo sull'economia nazionale. Il picco venne raggiunto nel 1965-70, in particolare nel settore tessile, dell'industria chimica e di quella metallurgica.

Nel decennio compreso tra il 1960 ed il 1970, la Grecia ebbe il modo e la forza economica di creare una propria nuova cultura di rinascita e porre l'accento sui diritti sociali. L'indipendenza ottenuta da Cipro, mobilitò anche giovani attivisti in Grecia che premevano per una riforma dell'educazione che si compì nel 1964.

Il periodo critico per la Grecia iniziò dalle elezioni politiche previste per la fine di aprile del 1967. Il 21 aprile di quello stesso anno, un gruppo di colonnelli di estrema destra guidati dal colonnello Geōrgios Papadopoulos prese il potere con un colpo di Stato stabilendo il regime dei colonnelli. Le libertà civili vennero soppresse, venne stabilita la corte marziale e i partiti politici vennero aboliti. Diverse migliaia di sospetti comunisti ed oppositori politici vennero imprigionati o confinati nelle isole più remote della Grecia. Il presunto supporto dato dagli Stati Uniti al regime, fu una delle cause della crescita di un sentimento anti-americano che si instaurò in Grecia durante quei duri anni.

La presenza del regime venne perlopiù tollerata a livello internazionale, senza particolari condanne da parte di altri stati esterni alla Grecia, ma all'interno del paese il malcontento iniziò a crescere notevolmente nei primi anni '70 quando l'economia iniziò a recedere. Anche le forze armate, fondamento stesso del regime, iniziarono a vacillare. Nel maggio del 1973, venne pianificato un fallito colpo di Stato. In risposta a questo fatto, ad ogni modo, il leader della giunta dei colonnelli, Papadopoulos, tentò di ammorbidire il regime trasformandolo in una democrazia controllata, abolendo la monarchia nel 1973 ed autoproclamandosi presidente della repubblica. La giunta militare nominò un reggente fantoccio al posto del re ed alla fine inscenò un plebiscito nel 1973, che portò all'abolizione della monarchia. Geōrgios Papadopoulos divenne il nuovo presidente della Grecia il 1º giugno 1973.

Il governo della giunta militare terminò l'anno seguente, ma il re Costantino II non tornò sul trono. Con il ritorno della democrazia la questione della restaurazione della monarchia fu infatti sottoposta ad un altro referendum, stavolta democratico, nel dicembre del 1974: il 69,2 % di greci votò per la definitiva abolizione della monarchia.

Elenco dei re di Grecia

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Il Palazzo di Tatoi, ex residenza dei re di Grecia, oggi in stato di abbandono
  Lo stesso argomento in dettaglio: Tavole genealogiche della Casa di Oldenburgo.

Nota: le date indicano i periodi di reggenza.

Durante il periodo regio, l'erede designato portava il titolo di Diadochos, un titolo esclusivo, come quello di Delfino in Francia (ma non collegato ad alcun territorio). Durante la dinastia Glücksburg, l'erede godeva anche del titolo di "Duca di Sparta".

Gran parte dei membri dell'ex famiglia reale vivono oggi all'estero; Costantino II e sua moglie Anna Maria hanno vissuto a Londra dal crollo della monarchia sino al 2013 per poi tornare a risiedere in Grecia in maniera permanente.[11] Come discendenti per linea patrilineare da Cristiano IX di Danimarca, i membri di questa dinastia hanno anche il titolo di principi o principesse di Danimarca.[11]

Politica

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La costituzione monarchica greca

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La prima costituzione del regno di Grecia fu la costituzione greca del 1844. Il 3 settembre 1843, la guarnigione militare di Atene, con l'aiuto dei cittadini, si ribellò e chiese a re Ottone la concessione di una costituzione.

 
Dimitrios Kallergis a cavallo durante la rivoluzione del 3 settembre 1843.
 
Il vecchio parlamento di Atene

La costituzione che venne proclamata nel marzo del 1844 proveniva da lavoro dell'"Assemblea Nazionale degli Elleni del 3 settembre" ed era più un patto costituzionale, ovvero un contratto tra il monarca e la nazione. Questa costituzione si basava sulla costituzione concessa in Francia nel 1830 ed a quella del Belgio del 1831. Con essa si stabiliva il principio della sovranità monarchica come pure il ruolo centrale del sovrano nello Stato; il potere legislativo veniva esercitato dal re che lo esercitava col diritto di rettificare le leggi, dopo le decisioni di parlamento e senato. I membri del parlamento non potevano essere meno di 80 ed erano eletti dopo tre anni, a suffragio universale. I senatori erano nominati invece a vita dal re, ed il loro numero era fissato in 27 anche se potevano essere innalzati a piacimento del sovrano purché non superassero la metà del numero dei parlamentari.

Il re aveva inoltre il diritto di rimuovere i ministri qualora fossero risultati indegni o problematici nelle loro posizioni. La giustizia veniva compiuta in nome del re da giudici di sua nomina.

In ultimo, la medesima Assemblea Nazionale votò il suffragio universale maschile in Grecia e questa fu la prima nazione europea ad approvare tale legge il 18 marzo 1844.

La seconda Assemblea Nazionale degli Elleni si tenne ad Atene nel 1863-1864 e si occupò sia di eleggere un nuovo sovrano sia di proporre una nuova costituzione, implementando la transizione da monarchia costituzionale ad una nuova forma di governo denominata "repubblica coronata".

A seguito del rifiuto di Alfredo di Sassonia-Coburgo-Gotha di accettare la corona del regno greco, il governo offrì la corona al principe danese Giorgio Cristiano Guglielmo della casata degli Schleswig-Holstein-Sonderburg-Gluecksburg, che venne incoronato re costituzionale di Grecia col nome di "Giorgio I, re degli Elleni".

La costituzione del 1864 venne abbozzata sul modello della costituzione del Belgio del 1831 e della Danimarca del 1849, e per prima costa stabilì chiaramente il principio di sovranità popolare, in quanto l'unico corpo rimasto ora con poteri di revisione era proprio il parlamento. Inoltre, l'art. 31 reiterò il fatto che tutti i poteri dovessero essere esercitati secondo la costituzione, mentre l'art. 44 stabilì il principio di appello alla costituzione, dal momento che anche lo stesso sovrano era tenuto a seguire i principi costituzionali e le legislazioni erano modellate sulla base del documento fondamentale dello Stato.

L'Assemblea scelse il sistema di una singola camera parlamentare (Vouli) con la durata di ciascuna legislatura di quattro anni, abolendo così il senato che molti ritenevano fosse ormai solo uno strumento per la monarchia di far valere le proprie pretese anche in campo politico e condizionare le scelte del governo.

Secondo quanto già stabilito dalla costituzione del 1844, al re venne lasciato il potere di licenziare i ministri del proprio governo, ma questa volta per ogni azione del monarca il parlamento avrebbe potuto costituire una commissione d'esame per valutare i singoli casi. Il re mantenne il diritto di convocare il parlamento in seduta ordinaria e straordinaria e di dissolverlo a propria discrezione, a patto però che la dissoluzione fosse sottoscritta dal gabinetto di governo.

 
Il Palazzo Reale di Atene ha ospitato il Parlamento Ellenico dal 1929.

Re Giorgio I disse a tal proposito: "Chiedo come prerequisito di poter assistere al governo della nazione, col consenso della maggioranza dei rappresentanti della nazione. Inoltre, accetto queste condizioni per il bene del parlamento, senza il quale le funzioni armoniose della politica sarebbero impossibili". Nel 1875 venne proposto il principio della "manifesta confidenza". Tra il 1864 ed il 1875, infatti, il coinvolgimento del trono nelle questioni politiche fu notevole e portò alla rinuncia di diversi governi in quanto le loro vedute politiche si andavano scontrando con quelle della Corona.

La costituzione greca del 1911 fu uno dei punti salienti della storia costituzionale della Grecia. Con la salita al potere di Eleutherios Venizelos dopo la rivolta di Goudi del 1909, Venizelos tentò di riformare lo Stato dalla base, revisionando per prima cosa la costituzione approvata nel 1864 ed introducendo la protezione dei diritti umani, oltre al diritto alla sicurezza personale, all'uguaglianza nel trattamento fiscale ed al diritto di riunirsi liberamente, oltre all'inviolabilità del domicilio.

Altri importanti cambiamenti inclusero l'istituzione di una Corte Elettorale per dirimere le dispute elettorali nel corso delle elezioni, risolvere conflitti tra i membri del parlamento, sempre e comunque entro i termini stabiliti dalla costituzione. Per la prima volta, la costituzione greca sancì anche il diritto di libera educazione e stabilì la Katharevousa ("greco purificato") come lingua nazionale ufficiale.

L'economia

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Il XIX secolo

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Con la sua indipendenza, la Grecia entrò in un periodo tutt'altro che favorevole a livello economico. Nel 1833 la Grecia era ancora un paese profondamente devastato dalla guerra, perlopiù spopolato e caratterizzato da un'agricoltura primitiva e relegata ad alcune tipologie di suolo. Come nei paesi dell'area balcanica, mancavano completamente le vie di comunicazione, il che ostacolava anche il commercio. Ancora alla fine dell'Ottocento, l'agricoltura non era avanzata particolarmente, come ebbe ad evidenziare il console statunitense ad Atene, William Moffet:

«[...] l'agricoltura qui è in condizioni di sottosviluppo. Persino nelle immediate vicinanze di Atene, è normale trovare ancora degli aratri di legno e delle zappe di pessima fattura come si usavano 2000 anni fa. I campi sono arati solo in superficie, con le colture piantate di anno in anno continuativamente, rendendo esausto il suolo. Non si usano fertilizzanti e quel poco che le fattorie cercano di fare per migliorarsi è duro a descriversi. L'irrigazione si usa solo in alcuni distretti e, per quanto ho potuto notare, i metodi sono comparabili a quanto ho avuto modo di studiare circa le tecniche degli antichi egizi. La Grecia dispone di olive e uve in abbondanza, anche se la loro qualità non eccelle.»

Con la proclamazione del regno greco, la classe dei ricchi commercianti, dei notabili rurali e dei proprietari di navi riuscì ad avere accesso a 9.000.000 di km2 di terre espropriati ai musulmani con la guerra d'indipendenza.

La riforma terriera

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La costruzione della strada Atene-Pireo da parte dei genieri dell'esercito, 1835-36

La riforma della terra fu il primo terreno di prova del nuovo regno greco. Il governo adottò delle riforme per creare una vera e propria classe di liberi contadini. La "Legge per la dotazione delle famiglie greche" del 1835 estese a 2000 dracme il credito per ogni famiglia, utilizzato per comprare sino a 5 ettari di terra a basso costo.

Nei decenni successivi, una serie di riforme terriere riuscirono a distribuire adeguatamente tutte le terre confiscate ai musulmani tra i veterani di guerra ed i poveri, così che nel 1870 gran parte delle famiglie di contadini greci avevano ciascuna circa 8 ettari di terra. Queste fattorie erano ad ogni modo troppo poco estese per poter prosperare, ma a livello sociale la riforma agraria fu un successo perché per la prima volta i contadini non si trovavano a dover lavorare per un padrone, ma lavoravano per sé stessi liberamente.

 
Uva passa esportata al porto di Patrasso alla fine del XIX secolo

Il XX secolo

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L'industria

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La serie di guerre che funestarono la Grecia tra il 1912 ed il 1922 riuscirono a dare uno sprone all'industria greca con un gran numero di industrie, in particolare nel campo tessile e della produzione delle armi e delle munizioni per l'esercito. Dopo la guerra gran parte di queste industrie vennero riconvertite ad uso civile. I rifugiati greci dell'Asia Minore, il più importante dei quali fu indubbiamente Aristotele Onassis, ebbero un notevole impatto nello sviluppo e nell'evoluzione dell'industria greca e nella costituzione dei primi istituti bancari in loco. I greci detenevano il 45% del capitale dell'Impero ottomano prima del 1914,[12] ma quando questi vennero espulsi portarono con loro se non le loro ricchezze indubbiamente le abilità ottenute e le reimpiegarono in Grecia.

Questi rifugiati dall'Asia Minore portarono anche ad una rapida crescita delle aree urbane della Grecia, sviluppando centri urbani come Atene e Tessalonica. Il censimento del 1920 riportò che il 36.3% dei greci vivevano in aree urbane o semi-urbane, mentre il censimento del 1928 riportò che questi stessi erano passati al 45.6% della popolazione totale. È stato suggerito da diversi economisti greci che questi rifugiati avessero mantenuto l'industria greca competitiva sino agli anni '30 con un surplus di lavoro minimo.[13]

L'industria greca iniziò ad entrare in crisi poco prima dell'ingresso del paese nell'Unione europea. con una tendenza decrescente. Sebbene la produttività dei lavoratori crebbe notevolmente in quegli anni, il costo del lavoro aumentò a dismisura e troppo velocemente per rimanere competitivo in Europa. L'industria greca, trovandosi a corto di adeguati finanziamenti, progredì inoltre ben poco nella propria modernizzazione.[14]

La dicotomizzazione della dracma

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Il problema del budget causò dei problemi al governo greco che dovette giungere alla dicotomizzazione della dracma. Incapace di ottenere dei prestiti dall'estero per finanziare la guerra con la Turchia, nel 1922 il ministro delle finanze Petros Prōtopapadakīs dichiarò il dimezzamento del valore della dracma. Il denaro che rimaneva in circolazione, sarebbe rimasto per metà al suo proprietario e per metà del suo valore sarebbe andato al governo in cambio di un prestito di 20 anni al tasso del 6.5%. La seconda guerra mondiale portò alla mancata restituzione di questi prestiti, ma anche senza la guerra gli economisti moderni sono in dubbio che il governo greco sarebbe stato in grado di ripagare un debito tanto grande verso la sua popolazione. Per questo "contratto" tra i cittadini e lo Stato, gli effetti dell'inflazione risultarono ad ogni modo minimi sull'economia nazionale.[13]

La strategia venne ripetuta nuovamente nel 1926 per l'incapacità del governo di onorare i prestiti contratti nel decennio della guerra. Dopo quest'ennesima dicotomizzazione della dracma, si aggiunse una deflazione ed un innalzamento dei tassi d'interesse.[13] Queste politiche alienarono la popolazione locale dal governo della Grecia e gli investimenti calarono.

La Grande Depressione

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I riverberi della Grande Depressione colpirono la Grecia nel 1932. Il Banco di Grecia tentò di adottare una politica deflazionaria per allontanare la crisi che si stava già manifestando in altri paesi, ma questa non ebbe successo. Per un breve periodo la dracma greca rimase ancorata al dollaro statunitense, ma questo non fu sostenibile a causa del deficit economico del paese. Nel marzo del 1931 il valore dracma/dollaro era di 77/1, ma già il mese successivo passò a 111/1.[13]

La Grecia era in pericolo economico dal momento che in buona parte dipendeva nella propria sopravvivenza dalle importazioni di beni dal Regno Unito, dalla Francia e dal Medio Oriente.

La strategia venne ripetuta nuovamente nel 1926 per l'incapacità del governo di onorare i prestiti contratti nel decennio della guerra. Dopo quest'ennesima dicotomizzazione della dracma, si aggiunse una deflazione ed un innalzamento dei tassi d'interesse.[13] Queste politiche alienarono la popolazione locale dal governo della Grecia e gli investimenti calarono.

La Grande Depressione

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I riverberi della Grande Depressione colpirono la Grecia nel 1932. Il Banco di Grecia tentò di adottare una politica deflazionaria per allontanare la crisi che si stava già manifestando in altri paesi, ma questa non ebbe successo. Per un breve periodo la dracma greca rimase ancorata al dollaro statunitense, ma questo non fu sostenibile a causa del deficit economico del paese. Nel marzo del 1931 il valore dracma/dollaro era di 77/1, ma già il mese successivo passò a 111/1.[13]

La Grecia era in pericolo economico dal momento che in buona parte dipendeva nella propria sopravvivenza dalle importazioni di beni dal Regno Unito, dalla Francia e dal Medio Oriente. La Grecia terminò le proprie riserve auree nel 1932 e dichiarò una moratoria su tutti gli interessi nei pagamenti. Il paese adottò inoltre una politica protezionista in campo commerciale come del resto fecero altri paesi europei nel medesimo periodo. Questa politica unita alla debolezza della dracma ed alle importazioni soffocanti, portò l'industria greca ad espandersi nel bel mezzo della Grande Depressione. Nel 1939 la produzione industriale greca incrementò del 179% rispetto al 1928.[13]

Queste industrie erano per la maggiore "costruite sulla sabbia" secondo quanto riportato dalla Banca di Grecia, in quanto senza adeguati finanziamenti non sarebbero state in grado di sopravvivere. Malgrado la depressione globale, la Grecia soffrì meno di altri paesi a livello economico, con una crescita aumentata del 3,5% tra il 1932 ed il 1939. Il regime fascista di Ioannis Metaxas che si estese in Grecia dal 1936 perseguì questa politica economica anche durante gli anni della seconda guerra mondiale.

Il commercio via nave

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Una delle industrie nelle quali la Grecia ebbe maggiore successo fu l'industria navale. La geografia stessa della Grecia la rendeva un paese impegnato in prima linea nell'ambito navale sin dall'antichità e la Grecia aveva una lunga tradizione che si era acuita col trattato di Kuchuk-Kajnardji del 1774; questo trattato aveva concesso alle navi greche di sfuggire alla dominazione ottomana registrandosi sotto bandiera russa. Il trattato spinse i commercianti greci a costituire basi commerciali nel Mediterraneo e nel Mar Nero e, dopo l'indipendenza, la Grecia accoglieva alcuni tra i porti più importanti di tutto il Mediterraneo.

Dopo le due guerre mondiali, l'industria navale greca subì un declino generale anche a causa del crollo dei commerci, ma in entrambi i casi si riprese in breve tempo. Il governo greco sostenne la ripresa dell'industria navale anche in termini assicurativi dopo la seconda guerra mondiale. Armatori del calibro di Aristotele Onassis rafforzarono notevolmente la flotta mercantile greca ed il commercio via mare rimase uno dei pochi settori in cui la Grecia seppe sempre distinguersi nel periodo regio.

Turismo

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Durante gli anni '60 e '70 il turismo in Grecia raggiunse il 30% dell'indotto nazionale dello Stato, divenendo uno dei principali punti di scambio con l'estero. Malgrado ciò, molti politici si opponevano ad un eccessivo sviluppo del turismo in quanto era vista una risorsa instabile e facilmente compromettibile dalle crisi politiche che attanagliarono lo Stato. A questo settore si opponevano anche diversi conservatori e generalmente i membri della chiesa di Grecia che ritenevano che il contatto eccessivo con altre potenze esterne, anche se tramite i loro turisti, potesse minare la morale del paese. Malgrado ciò, il turismo crebbe significativamente in Grecia e venne incoraggiato dai successivi governi.

L'agricoltura

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La fine della guerra greco-turca ed il Trattato di Losanna portarono ad uno scambio di popolazione tra Grecia e Turchia che portò anche beneficio all'agricoltura greca. I tsifliks vennero aboliti ed i rifugiati greci dell'Asia Minore si insediarono nelle aree abbandonate. Nel 1920, solo il 4% delle proprietà terriere superavano il chilometro quadrato.[13]

Dopo la seconda guerra mondiale

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Lavoratori impegnati nella costruzione di una strada di fronte a delle case costruite con l'aiuto dei fondi del Piano Marshall.

La Grecia, se comparata ad altri stati dell'Europa occidentale dell'epoca, soffrì molto più le conseguenze della seconda guerra mondiale per diversi fattori. La notevole resistenza mossa dai greci al regime nazista portò a diverse rappresaglie e vittime tra i civili. La Grecia, inoltre, dipendeva pesantemente dalle importazioni di cibo e il blocco navale imposto dagli inglesi, unitamente allo sfruttamento assoluto del territorio da parte dei tedeschi, portò allo scoppio di una grave carestia. Si stima che la popolazione greca sia calata del 7% dopo il secondo conflitto mondiale. La Grecia durante la guerra subì l'iperinflazione. Nel 1943, i prezzi erano il 34,86% più alti se comparati a quelli del 1940; nel 1944, i prezzi raggiunsero il 163,910,000,000% rispetto ai prezzi del 1940.[13]

L'economia greca era ancora in pessimo stato nel 1950 (dopo la fine della guerra civile). In quell'anno la Grecia aveva un reddito pro capite di 1951 dollari che era ben al di sotto di quanto percepito pro capite in Portogallo (2132 dollari), in Polonia (2480 dollari) ed in Messico (2085 dollari), mentre era di poco superiore a quanto percepito all'epoca in Bulgaria (1651 dollari), in Giappone (1873 dollari) o in Marocco (1161 dollari).[15]

Cultura

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Arti visive

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La moderna arte greca iniziò a svilupparsi all'epoca del Romanticismo. Gli artisti greci assorbirono diversi elementi dei loro contemporanei europei, culminando in uno stile definito romanticismo greco, ispirato agli ideali della rivoluzione oltre che alla storia ed alla geografia del paese. Il più importante movimento artistico della pittura greca nel XIX secolo fu il realismo accademico, spesso definito "Scuola di Monaco" perché venne fortemente influenzato dagli artisti che operavano all'Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera,[16] dove molti artisti greci si formarono. La scuola di Monaco si dedicò essenzialmente ad una pittura di tipo accademico sul modello occidentale dell'epoca senza incorporare elementi stilistici bizantini. La creazione di una corrente artistica romantica in Grecia può essere facilmente spiegata con le relazioni tra la Grecia e la Baviera degli anni di re Ottone.

Tra gli scultori più noti del regno greco dell'epoca si ricorda Leonidas Drosis le cui opere principali, perlopiù di stile neoclassico, si trovano oggi all'Accademia di Atene, oltre a Lazaros Sochos, Georgios Vitalis, Dimitrios Filippotis, Ioannis Kossos, Yannoulis Chalepas, Georgios Bonanos ed a Lazaros Fytalis.

 
Il Teatro Regio (Vasiliko Theatro) di Tessalonica

Il moderno teatro greco nacque proprio dopo l'indipendenza greca nel XIX secolo e venne inizialmente influenzato dal melodramma dell'opera italiana. Il Nobile Teatro di San Giacomo di Corfù fu il primo teatro operistico della Grecia moderna dove si tenne la prima opera greca, Il candidato al parlamento di Spyridon Xyndas (basata su un libretto squisitamente greco). Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, la scena del teatro ateniese venne dominata da riviste, commedie musicali, operette e notturni scritti da autori come Spyridon Samaras, Dionysios Lavrangas, Theophrastos Sakellaridis e altri.

Il Teatro Nazionale della Grecia venne fondato nel 1880. Diversi scrittori del teatro moderno greco come Grīgorios Xenopoulos, Nikos Kazantzakis, Pantelis Horn, Alekos Sakellarios e Iakovos Kambanelis, e attori del calibro di Cybele Andrianou, Marica Cotopuli, Aimilios Veakis, Orestis Makris, Katina Paxinou, Manos Katrakis e Dimitris Horn presero parte alla sua nascita. Tra i direttori d'orchestra più noti dell'epoca regia della Grecia ricordiamo Dimitris Rontiris, Alexis Minotis e Karolos Koun.

Il cinema apparve per la prima volta in Grecia nel 1896 in occasione della cerimonia di apertura della prima Olimpiade, ma il primo cinema-teatro aprì i battenti nel 1907. Nel 1914 venne fondata la Asty Films Company che diede inizio all'industria cinematografica del paese. Golfo (Γκόλφω), una nota storia d'amore tramandata oralmente, fu il primo film greco di una certa durata. Nel 1931 Orestis Laskos diresse Daphnis and Chloe (Δάφνις και Χλόη), contenente le prime scene di nudo nella storia del cinema europeo; fu inoltre il primo film greco ad essere esportato anche all'estero. Nel 1944 Katina Paxinou ottenne il primo Academy Award concesso a un attore greco per il suo ruolo in Per chi suona la campana.

Gli anni '50 e '60 sono indicati come gli anni d'oro del cinema greco. Registi ed attori di quest'epoca sono divenute poi figure chiave della storia della Grecia: Mihalis Kakogiannis, Alekos Sakellarios, Melina Merkouri, Nikos Tsiforos, Iakovos Kambanelis, Katina Paxinou, Nikos Koundouros, Ellie Lambeti, Irene Papas sono solo alcuni tra i nomi più noti.

Tra i film più famosi di questo periodo si ricorda Η κάλπικη λίρα (1955 diretto da Yorgos Javellas), Πικρό Ψωμί (1951, diretto da Grigoris Grigoriou), L'orco (1956, diretto da Nikos Koundouros), Stella, cortigiana del Pireo (1955, diretto da Cacoyannis e scritto da Kampanellis) e Il ragazzo sul delfino con protagonista Sophia Loren nei panni di una pescatrice greca (1957, diretto da Jean Negulesco). Cacoyannis diresse anche Zorba il Greco con Anthony Quinn che ricevette le nominations agli Oscar come miglior attore, il miglior adattamento cinematografico e come miglior film. La Finos Film contribuì in questo periodo a film come Λατέρνα, Φτώχεια και Φιλότιμο, Η Θεία από το Σικάγο, Το ξύλο βγήκε από τον Παράδεισο e molti altri.

  1. ^ Il Regno di Grecia continuerà ad esistere fino al 1973, anche se già a partire dal 1967 il potere era detenuto della giunta militare
  2. ^ Cavendish, Marshall, World and Its Peoples, Marshall Cavendish, 2009, p. 1478, ISBN 978-0-7614-7902-4.
    «The klephts were descendants of Greeks who fled into the mountains to avoid the Turks in the fifteenth century and who remained active as brigands into the nineteenth century.»
  3. ^ Phillips W. Alison, The war of Greek independence, 1821 to 1833, London : Smith, Elder, 1897, pp. 20, 21. (retrieved from University of California Library)
  4. ^ Kingdoms of Greece – Kingdom of Greece, su historyfiles.co.uk.
  5. ^ Kenneth Scott Latourette, Christianity in a Revolutionary Age, II: The Nineteenth Century in Europe: The Protestant and Eastern Churches. (1959) 2: 479–481
  6. ^ Latourette, Christianity in a Revolutionary Age (1959) 2: 481–83
  7. ^ Maria Christina Chatziioannou, "Relations between the state and the private sphere: speculation and corruption in nineteenth-century Greece 1." Mediterranean Historical Review 23#1 (2008): 1–14.
  8. ^ Circular of the Synod of the Greek Orthodox Church, 1901, p. 288.
  9. ^ Zorka Parvanova, "Crete and Macedonia Between National Ideals and Geopolitics (1878–1913)." Etudes balkaniques 1 (2015): 87–107.
  10. ^ Europe :: Albania – The World Factbook – Central Intelligence Agency, su cia.gov. URL consultato il 30 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2018).
  11. ^ a b Genealogisches Handbuch des Adels, Fürstliche Häuser XV, C.A. Starke Verlag, 1997, p.20.
  12. ^ Issawi, Charles, The Economic History of the Middle East and North Africa, Columbia University Press 1984
  13. ^ a b c d e f g h i Freris, A. F., The Greek Economy in the Twentieth Century, St. Martin's Press 1986
  14. ^ Elisabeth Oltheten, George Pinteras, and Theodore Sougiannis, "Greece in the European Union: policy lessons from two decades of membership", The Quarterly Review of Economics and Finance Winter 2003
  15. ^ Welcome to the CIA Web Site – Central Intelligence Agency, su cia.gov.
  16. ^ Bank of Greece – Events Archiviato il 24 giugno 2007 in Internet Archive.

Voci correlate

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Altri progetti

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