Rendezvous
Il rendezvous è una manovra effettuata da due oggetti in volo nello spazio, solitamente un veicolo spaziale ed una stazione orbitante intorno alla Terra (indicati rispettivamente come "veicolo attivo"/inseguitore e "veicolo passivo"/bersaglio), avente come obiettivo l'avvicinamento degli stessi. Il termine è impropriamente, ma popolarmente utilizzato anche per indicare il raggiungimento di un pianeta, asteroide o altro oggetto celeste da parte di una sonda spaziale.
Il rendezvous richiede una corrispondenza precisa delle velocità orbitali e dei vettori di posizione dei due veicoli spaziali, permettendo loro di rimanere a una distanza costante attraverso il mantenimento orbitale. Il rendezvous può essere seguito o meno dal docking o dal berthing, procedure che mettono in contatto fisico due veicoli spaziali e creano un'unione tra di loro.
Il fine primario di una manovra rendezvous è il docking con un altro veicolo, reso possibile dalla presenza su entrambi i veicoli di meccanismi compatibili atti alla realizzazione dell'agganciamento. Una volta agganciati i due veicoli, utilizzando appositi tunnel di collegamento diventa possibile il passaggio di astronauti e/o materiale da un veicolo verso l'altro.
Storia
modificaNel suo primo programma di voli spaziali umani, il Programma Vostok, l'Unione Sovietica lanciò coppie di veicoli spaziali dalla stessa rampa di lancio, a uno o due giorni di distanza (Vostok 3 e 4 nel 1962, e Vostok 5 e 6 nel 1963). In ciascun caso, i sistemi di guida dei lanciatori inserivano i due veicoli in orbite quasi identiche; tuttavia, ciò non era sufficientemente preciso per ottenere un rendezvous, poiché la Vostok era priva di propulsori di manovra per aggiustare la sua orbita e adattarla a quella della sua gemella. Le distanze di separazione iniziali erano comprese tra i 5 e i 6,5 km e aumentavano lentamente fino a raggiungere migliaia di chilometri.[1][2]
Nel 1963, Buzz Aldrin presentò la sua tesi di dottorato intitolata Line-Of-Sight Guidance Techniques For Manned Orbital Rendezvous.[3] Come astronauta della NASA, Aldrin lavorò per "tradurre la complessa meccanica orbitale in piani di volo relativamente semplici per i miei colleghi."[4]
Primo tentativo fallito
modificaIl primo tentativo di rendezvous della NASA fu effettuato il 3 giugno 1965, quando l'astronauta statunitense James McDivitt tentò di manovrare il suo veicolo Gemini 4 per incontrare lo stadio superiore del razzo Titan II, che lo aveva lanciato. McDivitt non riuscì ad avvicinarsi abbastanza per mantenere l'orbita a causa di problemi di percezione della profondità e dello sfiato del propellente dello stadio, che lo faceva muovere.[5] Tuttavia, i tentativi di rendezvous di Gemini 4 fallirono in gran parte perché gli ingegneri della NASA dovevano ancora imparare la meccanica orbitale coinvolta nel processo. Puntare semplicemente il muso del veicolo inseguitore verso il bersaglio e accendere i propulsori in quella direzione non funzionava. Se il bersaglio si trova più avanti nella stessa orbita e il veicolo inseguitore aumenta la velocità, aumenta anche la sua altitudine, allontanandolo effettivamente dal bersaglio. L'altitudine più elevata aumenta quindi il periodo orbitale a causa della terza legge di Keplero, mettendo il veicolo inseguitore non solo più in alto, ma anche dietro al bersaglio. La tecnica corretta richiede la modifica dell'orbita del veicolo inseguitore per consentire al bersaglio di raggiungerlo o essere raggiunto, e quindi, al momento giusto, passare alla stessa orbita del bersaglio senza movimento relativo tra i veicoli (ad esempio, mettendo il veicolo inseguitore in un'orbita più bassa, che ha un periodo orbitale più breve che gli consente di raggiungere il bersaglio, per poi eseguire un trasferimento alla Hohmann per tornare all'altezza orbitale originale).[6]
«Come osservò in seguito l'ingegnere del GPO André Meyer, "C'è una buona spiegazione per ciò che andò storto con il rendezvous." L'equipaggio, come tutti gli altri al Manned Spacecraft Center (MSC), "semplicemente non capiva o non ragionava sulla meccanica orbitale coinvolta. Di conseguenza, siamo diventati tutti molto più intelligenti e abbiamo perfezionato le manovre di rendezvous, che ora vengono utilizzate per il Apollo."»
Primo rendezvous riuscito
modificaIl primo rendezvous riuscito fu realizzato dall'astronauta statunitense Wally Schirra il 15 dicembre 1965. Schirra manovrò il veicolo spaziale Gemini 6 a una distanza di 30 cm dal suo veicolo gemello Gemini 7. I veicoli spaziali non erano dotati di sistemi per il docking, ma mantennero l'orbita per più di 20 minuti. Schirra in seguito commentò:[7]
«Qualcuno disse... quando ti avvicini entro 5 km, hai eseguito un rendezvous. Se qualcuno pensa di aver completato un rendezvous a 5 km di distanza, buon divertimento! È lì che abbiamo iniziato a lavorare davvero. Non penso che il rendezvous sia finito finché non sei fermo – completamente fermo – senza alcun movimento relativo tra i due veicoli, a una distanza di circa 37 m. Questo è un rendezvous! Da lì in poi, è mantenimento dell'orbita. A quel punto puoi tornare indietro e giocare a guidare un'auto o un aereo o uno skateboard – è così semplice.»
Schirra usò un'altra metafora per descrivere la differenza tra i risultati dei due paesi:[8]
«[Il "rendezvous" russo] fu uno sguardo fugace – l'equivalente di un uomo che cammina lungo una strada trafficata e nota una ragazza carina sull'altro lato. Sta per dire 'Hey, aspetta' ma lei è già andata via. Quello è uno sguardo fugace, non un rendezvous.»
Primo docking
modificaIl primo docking tra due veicoli spaziali fu conseguito il 16 marzo 1966, quando Gemini 8, sotto il comando di Neil Armstrong, effettuò il rendezvous e il docking con un veicolo Agena Target Vehicle senza equipaggio. La Gemini 6 doveva essere la prima missione ad eseguire un docking, ma fu cancellata quando il veicolo Agena di quella missione andò distrutto durante il lancio.[9]
I sovietici effettuarono il primo docking automatico e senza equipaggio tra Cosmos 186 e Cosmos 188 il 30 ottobre 1967.[10] Il primo cosmonauta sovietico a tentare un docking manuale fu Georgij Beregovoj, che tentò senza successo di eseguire un docking tra il suo veicolo Sojuz 3 con la Sojuz 2 senza equipaggio nell'ottobre 1968. I sistemi automatizzati portarono i veicoli a circa 200 metri, mentre Beregovoj ridusse ulteriormente la distanza con il controllo manuale.[11] Il primo docking con equipaggio riuscito[12] avvenne il 16 gennaio 1969, quando le Sojuz 4 e Sojuz 5 eseguirono un docking, permettendo ai due membri dell'equipaggio della Sojuz 5 di eseguire un'attività extraveicolare per raggiungere la Sojuz 4.[13]
Nel marzo 1969, Apollo 9 eseguì il primo trasferimento interno di membri dell'equipaggio tra due veicoli spaziali agganciati tra loro. Il primo rendezvous tra due veicoli spaziali di nazioni diverse avvenne nel 1975, quando una navicella Apollo effettuò un docking con una navicella Sojuz nell'ambito della missione Apollo-Sojuz.[14]
Il primo docking multiplo avvenne quando entrambe le navicelle Sojuz 26 e Sojuz 27 eseguirono un docking con la stazione spaziale Saljut 6 nel gennaio 1978.
Usi
modificaUn rendezvous avviene ogni volta che un veicolo spaziale porta membri dell'equipaggio o rifornimenti a una stazione spaziale in orbita. Il primo veicolo spaziale a farlo fu la Sojuz 11, che eseguì un docking con successo alla stazione Saljut 1 il 7 giugno 1971.[15] Le missioni spaziali con equipaggio hanno effettuato con successo rendezvous con sei stazioni Saljut, con Skylab, con la stazione spaziale Mir, con la Stazione spaziale internazionale (ISS) e con la Tiangong. Al 2024 i veicoli spaziali Sojuz vengono utilizzati circa ogni sei mesi per trasportare membri dell'equipaggio da e verso la ISS. Dal 2021, dopo dieci anni dal pensionamento della Space Shuttle, gli Stati Uniti furono in grado di utilizzare il proprio veicolo di lancio per il trasporto di equipaggi, la versione per equipaggio della Dragon 2 di SpaceX, la Crew Dragon. Anche la navicella CST-100 Starliner di Boeing effettuò nel 2024 una missione spaziale con equipaggio, la Boe-CFT il cui esito però venne considerato un parziale successo. Entrambe le navicelle statunitensi vennero sviluppate nell'ambito del programma NASA Commercial Crew.[16]
I veicoli spaziali cargo senza equipaggio vengono utilizzati per effettuare rendezvous con le stazioni spaziali al fine di rifornirle. I veicoli Sojuz e Progress hanno effettuato docking automatici sia con la Mir[17] che con la ISS utilizzando il sistema di docking automatico Kurs, così come fino al 2014 il veicolo Automated Transfer Vehicle europeo, per eseguire un docking con il Segmento orbitale russo della ISS. Diversi veicoli spaziali senza equipaggio utilizzano un boccaporto di berthing della Segmento orbitale statunitense piuttosto che uno di docking. Al 2024 il veicolo Cygnus di Northrop Grumman (Orbital Sciences), e in passato anche il veicolo giapponese H-II Transfer Vehicle (HTV) e il veicolo Dragon 1 di SpaceX, esegue un rendezvous e mantenevano l'orbita, consentendo al Canadarm2 manodella ISS di afferrarli e posizionarli in un boccaporto di berthing del Segmento orbitale statunitense. Tuttavia, la versione migliorata di Dragon non necessita più di eseguire un berthing, ma esegue direttamente un docking autonomamente alla ISS. Il Segmento orbitale russo utilizza solo boccaporti di docking, quindi non è possibile per Cygnus, e in passato HTV e Dragon 1, eseguire un berthing lì.[18]
Il rendezvous spaziale venne utilizzato per una varietà di altri scopi, tra cui le missioni di servizio al Telescopio Spaziale Hubble. Storicamente, per le missioni del Programma Apollo che portarono astronauti sulla Luna, lo stadio di ascesa del Modulo Lunare Apollo effettuava un rendezvous e un docking con il Modulo di comando e servizio Apollo in manovre di rendezvous in orbita lunare. Inoltre, l'equipaggio della missione STS-49 effettuò un rendezvous con il satellite delle comunicazioni Intelsat VI F-3 e vi collegò un motore a razzo per consentirgli di eseguire una manovra orbitale.[senza fonte]
In alternativa, i due veicoli spaziali possono già essere collegati e eseguire un undocking seguito da un altro docking:
- navicella Sojuz si sposta da un boccaporto all'altro sulla ISS o su Saljut[senza fonte]
- la navicella Apollo, effettuava una manovra nota come trasposizione, docking ed estrazione circa un'ora dopo la manovra di inserzione translunare della sequenza terzo stadio del Saturn V/LM dentro LM/CSM, con il CSM con equipaggio e il LM senza equipaggio:[senza fonte]
- il CSM si separava, mentre i quattro pannelli superiori dell'adattatore LM venivano rimossi
- il CSM ruotava di 180 gradi (da motore all'indietro, verso LM, a motore in avanti)
- il CSM eseguiva un docking con il LM mentre era ancora collegato al terzo stadio
- la combinazione CSM/LM si separava poi dal terzo stadio
La NASA a volte si riferisce a "Rendezvous, operazioni di prossimità, Docking e Undocking" (Rendezvous, Proximity-Operations, Docking, and Undocking, RPODU) per indicare l'insieme di tutte le procedure del volo spaziale necessarie per le operazioni spaziali in cui due veicoli spaziali lavorano in prossimità con l'intento di unirsi l'uno all'altro.[19]
Fasi e metodi
modificaLa tecnica standard per il rendezvous e il docking consiste nel eseguire il docking da un veicolo inseguitore, verso un bersaglio. Questa tecnica è stata utilizzata con successo per i programmi Gemini, Apollo, Apollo/Sojuz, Saljut, Skylab, Mir, ISS e Tiangong.[senza fonte]
Per comprendere correttamente il rendezvous spaziale, è essenziale capire la relazione tra la velocità di un veicolo spaziale e la sua orbita. Un veicolo spaziale in una certa orbita non può modificare arbitrariamente la propria velocità. Ogni orbita è correlata a una certa velocità orbitale. Se il veicolo accende i propulsori e aumenta (o diminuisce) la sua velocità, andrà in un'orbita diversa, correlata alla velocità più alta (o più bassa). Per le orbite circolari, le orbite più alte hanno una velocità orbitale inferiore, mentre le orbite più basse hanno una velocità orbitale più alta.
Affinché il rendezvous orbitale avvenga, entrambi i veicoli spaziali devono trovarsi sullo stesso piano orbitale, e la fase orbitale (la posizione dei veicoli spaziali nell'orbita) deve essere corrispondere.[20] Per il docking, anche la velocità dei due veicoli deve essere la stessa. L'inseguitore viene posizionato in un'orbita leggermente più bassa rispetto al bersaglio. Più bassa è l'orbita, maggiore è la velocità orbitale. La differenza nelle velocità orbitali tra l’inseguitore e il bersaglio fa sì che l'inseguitore sia più veloce del bersaglio, permettendogli di raggiungerlo.[senza fonte]
Una volta che i due veicoli spaziali sono sufficientemente vicini, l'orbita dell’inseguitore viene sincronizzata con quella del bersaglio, cioè l'inseguitore accelererà. Questo aumento di velocità porterà l'inseguitore a un'orbita più alta. L'aumento di velocità viene scelto in modo che l'inseguitore raggiunga approssimativamente l'orbita del bersaglio. A tappe, l'inseguitore si avvicina al bersaglio fino a quando possono iniziare le operazioni di prossimità. Nella fase finale, la velocità di avvicinamento viene ridotta utilizzando i propulsori di manovra del veicolo attivo. Il docking avviene tipicamente a una velocità tra i 0,030 m/s e i 0,061 m/s.[21]
Fasi del rendezvous
modificaIl rendezvous spaziale di un veicolo attivo, o inseguitore, con un veicolo (presumibilmente) passivo può essere suddiviso in diverse fasi, e in genere inizia con i due veicoli spaziali in orbite separate, solitamente distanti più di 10.000 km:[22]
Fase | Distanza di separazione | Durata tipica della fase |
---|---|---|
Orbita di deriva A (fuori vista, fuori contatto) |
>2 λmax[23] | 1 a 20 giorni |
Orbita di deriva B (a vista, in contatto) |
2 λmax a 1 km | 1 a 5 giorni |
Operazioni di avvicinamento A | 1000 – 100 m | 1 a 5 orbite |
Operazioni di avvicinamento B | 100 – 10 m | 45 – 90 minuti |
Docking | <10 m | <5 minuti |
Una varietà di tecniche può essere utilizzata per effettuare le manovre traslazionali e rotazionali necessarie per le operazioni di prossimità e di docking.[24]
Strategie di avvicinamento
modificaI due per le operazioni di prossimità sono allineati con il percorso di volo del veicolo spaziale (chiamato approccio V-bar, poiché segue il vettore di velocità del bersaglio) e perpendicolari al percorso di volo lungo la linea del raggio dell'orbita (chiamato approccio R-bar, poiché segue il vettore radiale, rispetto alla Terra, del bersaglio).
I due metodi più comuni di avvicinamento usati dal veicolo attivo nell'avvicinamento verso quello passivo sono:[22]
- V-bar ovvero lungo la direzione il vettore di velocità del veicolo bersaglio;
- R-bar ovvero lungo la congiungente ideale tra il bersaglio ed il centro di massa del pianeta attorno al quale esso sta orbitando.
Entrambe le strategie possono essere usate nella stessa manovra; ad esempio nel caso dello Space Shuttle, dopo la tragedia del Columbia, si eseguiva prima un avvicinamento lungo la R-bar, per posizionare lo Shuttle in modo tale che potesse essere comodamente osservato dalla ISS per verificare l'integrità dei pannelli termici posti sulla pancia dello Shuttle. In seguito si attuava una manovra per portare la navicella sulla V-bar e il docking finale si svolgeva in questa modalità.
Il metodo scelto per l'avvicinamento dipende dalla sicurezza, progettazione del veicolo spaziale/propulsori, cronologia della missione e, specialmente per il docking con la ISS, dalla posizione del boccaporto di docking assegnato.
Approccio V-bar
modificaL'approccio V-bar è un avvicinamento dell’inseguitore lungo il vettore di velocità del veicolo spaziale passivo. Cioè, da dietro o da davanti, nella stessa direzione del moto orbitale del bersaglio. Il moto è parallelo alla velocità orbitale del bersaglio.[22][25]
In questo approccio, l'inseguitore da dietro accende piccoli propulsori per aumentare la sua velocità nella direzione del bersaglio. Questo, ovviamente, lo spinge anche in un'orbita più alta. Per mantenere l'inseguitore sul vettore V, vengono attivati altri propulsori nella direzione radiale. Se ciò non avviene (ad esempio a causa di un guasto a un propulsore), l'inseguitore verrà portato in un'orbita più alta, associata a una velocità orbitale inferiore rispetto a quella del bersaglio. Di conseguenza, il bersaglio si muoverebbe più velocemente dell'inseguitore e la distanza tra di loro aumenterebbe. Questo è chiamato "effetto frenante naturale" ed è una salvaguardia naturale in caso di guasto a un propulsore.[senza fonte]
Approccio R-bar
modificaL'approccio R-bar consiste nell'inseguitore che si muove sotto o sopra il veicolo bersaglio, lungo il suo vettore radiale. Il movimento è perpendicolare alla velocità orbitale del veicolo passivo.[22][25] Quando si trova sotto il bersaglio, l'inseguitore accende i propulsori radiali per avvicinarsi al bersaglio, aumentando così la propria altitudine. Tuttavia, la velocità orbitale dell’inseguitore rimane invariata (le accensioni dei propulsori nella direzione radiale non influenzano la velocità orbitale). Ora, in una posizione leggermente più alta, ma con una velocità orbitale che non corrisponde alla velocità circolare locale, l'inseguitore rimane leggermente indietro rispetto al bersaglio. Sono necessari piccoli impulsi di propulsione nella direzione della velocità orbitale per mantenere l'inseguitore lungo il vettore radiale del bersaglio. Se questi impulsi non vengono eseguiti (ad esempio, a causa di un guasto a un propulsore), l'inseguitore si allontanerà dal bersaglio, usando l'"effetto frenante naturale". Questo effetto nell'R-bar è più forte rispetto a quello con l'approccio V-bar, rendendo l'approccio R-bar il più sicuro tra i due.[senza fonte]
In generale, l'approccio R-bar dal basso è preferibile, poiché l'inseguitore si trova in un'orbita più bassa (più veloce) rispetto al bersaglio e quindi lo "raggiunge". Nell'approccio R-bar dall'alto, l'inseguitore si trova in un'orbita più alta (più lenta) rispetto al bersaglio e deve quindi aspettare che il bersaglio si avvicini.[senza fonte] L'approccio R-bar verso nadir viene utilizzato anche per i voli verso l'ISS dei veicoli cargo giapponesi HTV e dei veicoli Dragon di SpaceX.[26][27]
Approccio Z-bar
modificaUn approccio del veicolo inseguitore, orizzontalmente da un lato e ortogonale al piano orbitale del veicolo bersaglio, ovvero da un lato e fuori dal piano dell'orbita del bersaglio, è chiamato approccio Z-bar.[28]
Cronologia
modifica- 13 agosto 1962: Vostok 3 e Vostok 4 si avvicinano a 6,5 km. Tale distanza viene raggiunta grazie a precisi calcoli di traiettoria nella fase di lancio.
- 16 giugno 1963: Vostok 5 e Vostok 6 ripetono questa manovra.
- 15 dicembre 1965: primo rendezvous pilotato di due navicelle spaziali con equipaggio: Gemini 6 e Gemini 7. La distanza minima tra le due capsule è di 30 cm.
- 16 marzo 1966: primo docking nella storia dei voli umani nello spazio: Gemini 8 esegue un docking ad un satellite senza equipaggio.
- 19 luglio 1966: Gemini 10 esegue un docking ad un satellite senza equipaggio e utilizza il congegno propulsore di questo per modificare la sua traiettoria. In questa seconda traiettoria viene eseguita un'ulteriore manovra rendezvous con un satellite diverso dal primo.
- 30 ottobre 1967: primo docking di due navicelle senza equipaggio del tipo Sojuz denominate Cosmos 186 e Cosmos 188.
- 26 ottobre 1968: rendezvous di Sojuz 3 con la Sojuz 2 priva di equipaggio. Il docking delle due navicelle fallisce.
- 16 gennaio 1969: docking di Sojuz 4 con Sojuz 5. Due cosmonauti lasciano la loro navicella per passare all'altra. Si tratta del primo passaggio di cosmonauti eseguito tra due navicelle spaziali.
- 3 marzo 1969: Apollo 9 esegue il primo docking di un modulo di comando Apollo con il modulo lunare. Due giorni più tardi segue il passaggio degli astronauti dal modulo di comando al modulo lunare tramite l'apposito tunnel di collegamento.
- 23 maggio 1969: primo rendezvous ed docking nell'orbita lunare eseguito da Apollo 10: il modulo lunare Snoopy esegue la manovra con il modulo di comando Charlie Brown.
- 20 luglio 1969: rendezvous in orbita lunare tra modulo comando di Michael Collins, e modulo lunare di Buzz Aldrin e Neil Armstrong.
- 13 ottobre 1969: primo rendezvous di tre navicelle spaziali: Sojuz 6, Sojuz 7 e Sojuz 8. Il docking programmato delle tre navicelle fallisce.
- 23 aprile 1971: Sojuz 10 esegue il docking alla stazione spaziale Saljut 1. Non viene eseguito alcun passaggio dei cosmonauti.
- 6 giugno 1971: Sojuz 11 esegue il docking alla stazione spaziale Saljut 1. Viene eseguito il primo passaggio in una stazione spaziale.
- 26 maggio 1973: primo docking di una navicella Apollo alla stazione spaziale statunitense Skylab
- 17 luglio 1975: primo docking internazionale di due navicelle nell'ambito della missione Apollo-Sojuz
- 22 gennaio 1978: prima navicella cargo Progress 1 esegue un docking alla stazione spaziale Saljut 6
- 11 aprile 1987: dopo diversi tentativi durati più giorni, riesce il docking del modulo Kvant 1 con la stazione spaziale Mir. Per la prima volta nella storia, una stazione spaziale era stata ampliata direttamente nell'orbita intorno alla Terra.
- 26 febbraio 1995: lo Space Shuttle statunitense Discovery esegue una manovra rendezvous con la stazione Mir, girando intorno alla stessa al fine di ispezionarla. Non viene comunque eseguito un docking.
- 29 giugno 1995: lo Space Shuttle statunitense Atlantis esegue un docking alla stazione Mir.
Note
modifica- ^ (EN) Kenneth Gatland, Manned Spacecraft, Second Revision, New York, Macmillan Publishing Co., Inc., 1976, pp. 117–118, ISBN 0-02-542820-9.
- ^ (EN) Rex Hall e David J. Shayler, The Rocket Men: Vostok & Voskhod, The First Soviet Manned Spaceflights, New York, Springer Science+Business Media, 2001, pp. 185–191, ISBN 1-85233-391-X. URL consultato il 25 settembre 2016 (archiviato il 2 aprile 2020).
- ^ Buzz Aldrin, Orbital Rendezvous, su buzzaldrin.com. URL consultato il 4 maggio 2012 (archiviato il 9 ottobre 2011).
- ^ Buzz Aldrin, From Earth to Moon to Earth (PDF), su waterkeeper.org (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2014).
- ^ (EN) McDivitt (PDF), su jsc.nasa.gov, 29 giugno 1999. URL consultato il 4 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ a b (EN) Gemini 4, su astronautix.com, Encyclopedia Astronautica (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2010).
- ^ On The Shoulders of Titans - Ch12-7, su hq.nasa.gov. URL consultato il 9 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2020).
- ^ (EN) D.C. Agle, Flying the Gusmobile, su Air & Space, settembre 1998. URL consultato il 15 dicembre 2018 (archiviato il 3 aprile 2020).
- ^ (EN) NASA - NSSDCA - Spacecraft – Details, su nssdc.gsfc.nasa.gov. URL consultato il 9 aprile 2018 (archiviato il 3 aprile 2020).
- ^ (EN) NSSDC ID: 1967-105A, su nssdc.gsfc.nasa.gov, 13 aprile, 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2020).
- ^ Part 1 - Soyuz (PDF), su History Collection - Johnson Space Center - NASA, p. 11 (archiviato il 7 ottobre 2022).
- ^ Model of a Soyuz-4-5 spacecraft, su MAAS Collection. URL consultato il 22 ottobre 2021.
- ^ (EN) NSSDCA - Spacecraft - Details, su NASA. URL consultato il 22 ottobre 2021.
- ^ Encyclopedia of United States National Security, SAGE Publications, 21 dicembre 2005, p. 669, ISBN 978-0-7619-2927-7. URL consultato il 20 settembre 2020 (archiviato il 26 luglio 2020).«La maggior parte degli osservatori riteneva che lo sbarco sulla Luna degli Stati Uniti avesse posto fine alla corsa allo spazio con una decisiva vittoria americana. […] La fine formale della corsa allo spazio avvenne con la missione congiunta Apollo-Sojuz del 1975, in cui i veicoli spaziali statunitensi e sovietici eseguirono un docking, o si unirono, in orbita mentre i loro equipaggi visitavano le rispettive navicelle ed eseguivano esperimenti scientifici congiunti.»
- ^ Mark Wade, Soyuz 11, su astronautix.com, Encyclopedia Astronautica (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2007).
- ^ Marcia S. Smith, Space Station Launch Delays Will Have Little Impact on Overall Operations, su spacepolicyonline.com, 3 febbraio 2012. URL consultato il 13 giugno 2020 (archiviato il 13 giugno 2020).
- ^ Bryan Burrough, Dragonfly: NASA and the crisis aboard Mir, 1998, p. 65, ISBN 0-88730-783-3.«"Dal 1985 tutti i veicoli spaziali russi hanno utilizzato i computer Kurs per agganciarsi automaticamente alla stazione Mir" ... "Tutti i comandanti russi dovevano semplicemente stare a guardare".»
- ^ Jerry Wright, Japanese Cargo Craft Captured, Berthed to Station, su nasa.gov, 30 luglio 2015. URL consultato il 15 maggio 2017 (archiviato il 19 maggio 2017).
- ^ A Summary of the Rendezvous, Proximity Operations, Docking, and Undocking (RPODU) Lessons Learned from the Defense Advanced Research Project Agency (DARPA) Orbital Express (OE) Demonstration System Mission (PDF), su nasa.gov. URL consultato il 16 maggio 2020 (archiviato il 7 agosto 2020).
- ^ a b ATV: a very special delivery - Lesson notes, su esa.int, ESA. URL consultato il 29 aprile 2021 (archiviato il 29 aprile 2021).
- ^ TRACK AND CAPTURE OF THE ORBITER WITH THE SPACE STATION REMOTE MANIPULATOR SYSTEM (PDF), su ntrs.nasa.gov, NASA. URL consultato il 7 luglio 2017 (archiviato il 7 agosto 2020).
- ^ a b c d James R. Wertz e Robert Bell, Autonomous Rendezvous and Docking Technologies – Status and Prospects (PDF), Space Systems Technology and Operations Conference, Orlando Florida, April 21–25, 2003, vol. 5088, SPIE AeroSense Symposium, 2003, p. 20, Bibcode:2003SPIE.5088...20W, DOI:10.1117/12.498121, Paper 5088-3. URL consultato il 3 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2012).
- ^ λmax è il raggio angolare dell'orizzonte reale del veicolo spaziale visto dal centro del pianeta; nella LEO, è il massimo angolo centrale terrestre dall'altitudine del veicolo spaziale.
- ^ Daero Lee e Henry Pernicka, Optimal Control for Proximity Operations and Docking, vol. 11, n. 3, International Journal of Aeronautical and Space Sciences, 2010, pp. 206–220, Bibcode:2010IJASS..11..206L, DOI:10.5139/IJASS.2010.11.3.206.
- ^ a b Don J. Pearson, Shuttle Rendezvous and Proximity Operations, in originally presented at COLLOQUE: MECANIQUE SPATIALE (SPACE DYNAMICS) TOULOUSE, FRANCE NOVEMBER 1989, NASA, novembre 1989. URL consultato il 26 novembre 2011 (archiviato il 27 luglio 2013).
- ^ Rendezvous Strategy of the Japanese Logistics Support Vehicle to the International Space Station, su adsabs.harvard.edu, 5 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2021).
- ^ Success! Space station snags SpaceX Dragon capsule, su news.cnet.com, 25 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2012).
- ^ James A. Bessel, James M. Ceney, David M. Crean, Edward A. Ingham e David J. Pabst, Prototype Space Fabrication Platform, in Air Force Institute of Technology, Wright-Patterson AFB, Ohio – School of Engineering, Accession number ADA273904, dicembre 1993, p. 9, Bibcode:1993MsT..........9B. URL consultato il 3 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2012).
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