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Shelley Winters

attrice statunitense

Shelley Winters, pseudonimo di Shirley Schrift (East St. Louis, 18 agosto 1920Los Angeles, 14 gennaio 2006), è stata un'attrice statunitense.

Shelley Winters nel 1951
Statuetta dell'Oscar Oscar alla miglior attrice non protagonista 1960
Statuetta dell'Oscar Oscar alla miglior attrice non protagonista 1966

Il suo nome è segnalato nella Hollywood Walk of Fame al 1750 di Vine Street.

Biografia

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L'attrice col marito Vittorio Gassman nel 1952

Nata da Jonas Schrift, un emigrante di fede ebraica, e da Rose Winter (nata nel Missouri ma anch'ella figlia di emigranti), Shelley Winters studiò recitazione all'Hollywood Studio Club, dividendo la propria stanza con un'altra debuttante destinata a diventare una grande celebrità: Marilyn Monroe. Attrice dalla carriera lunghissima sviluppata nell'arco di cinque decenni, si presentò sulle scene hollywoodiane poco più che ventenne, come vamp dalle chiome bionde, debuttando nel film Che donna! (1943) di Irving Cummings, ma avrebbe ottenuto il suo primo ruolo di un certo rilievo solo quattro anni dopo in Doppia vita (1947), diretta da George Cukor, e accanto a Ronald Colman.

Dopo aver interpretato altri film come il noir L'urlo della città (1948) di Robert Siodmak e il western Il fiume rosso (1948) di Howard Hawks, all'inizio degli anni cinquanta preferì orientarsi verso ruoli di maggior impegno drammatico, come quello della dimessa operaia che trova la morte per mano del marito in Un posto al sole (1951), a fianco di Montgomery Clift ed Elizabeth Taylor. Il film, diretto da George Stevens e pietra miliare del cinema statunitense, le consentì di conquistare la sua prima candidatura all'Oscar.

Non semplice caratterista, ma interprete di ruoli di forte impegno, la Winters non smise mai di studiare e di esercitare il proprio talento. All'Actor's Studio, al fianco del grande attore e maestro Charles Laughton, perfezionò il proprio stile di recitazione con i classici di Shakespeare, divenendo poi insegnante a sua volta. Nel 1959 si aggiudicò il massimo riconoscimento dell'Academy, il premio Oscar alla miglior attrice non protagonista per Il diario di Anna Frank, ancora sotto la direzione di George Stevens. Consapevole delle proprie origini ebraiche, decise di donare la statuetta all'"Anna Frank Museum"; avrebbe riconquistato nuovamente l'Oscar nel 1966 per il film Incontro al Central Park (1965) di Guy Green, tratto da un romanzo di Elizabeth Kata. È stata la prima attrice a vincere due volte l'Oscar come migliore interprete non protagonista.

Dopo un intenso periodo al cinema negli anni cinquanta – tra cui, oltre i due film di Stevens, vanno ricordati in particolare La sete del potere (1954) di Robert Wise, Mambo (1954) di Robert Rossen e La morte corre sul fiume (1955) di Charles Laughton – l'attrice si distinse ancora negli anni successivi per la sua partecipazione a numerosi film di vario genere e spesso in ruoli incisivi, quali Il giardino della violenza (1961) di John Frankenheimer, Lolita (1962) di Stanley Kubrick, Sessualità (1962) di George Cukor, Il balcone (1963) di Joseph Strick, Madame P... e le sue ragazze (1964) di Russell Rouse, Detective's Story (1966) di Jack Smight, Alfie (1966) di Lewis Gilbert, Buonasera, signora Campbell (1968) di Melvin Frank, Joe Bass l'implacabile (1968) di Sydney Pollack, Lo specchio della follia (1969) di Bernard Girard, Il clan dei Barker (1970) di Roger Corman, L'avventura del Poseidon (1972) di Ronald Neame, L'inquilino del terzo piano (1976) di Roman Polanski, S.O.B. (1981) di Blake Edwards, Oltre il ponte di Brooklyn (1984) di Menahem Golan, A scuola di ballo (1991) di Lewis Gilbert, Buona fortuna, Mr. Stone (1993) di Paul Mazursky, ed altri ancora.

Prese parte anche a vari film di produzione italiana, come Gli indifferenti (1964) di Francesco Maselli, Mimì Bluette... fiore del mio giardino (1976) di Carlo Di Palma, Un borghese piccolo piccolo (1977) di Mario Monicelli e Gran bollito (1977) di Mauro Bolognini. Tra le sue ultime interpretazioni di rilievo, da ricordare il ruolo di Mrs Touchett nel film Ritratto di signora (1996) di Jane Campion. La sua ultima interpretazione risale al 1999 nel film La bomba di Giulio Base, accanto a Vittorio Gassman con cui fu sposata. Nello stesso anno fu premiata al terzo Hollywood Film Festival.

In omaggio alla sua carriera artistica e al suo impegno sociale portato avanti assieme ad altre personalità del mondo artistico e politico (la Winters fu amica della famiglia del defunto presidente John F. Kennedy e sostenitrice della causa di Martin Luther King), un gruppo musicale statunitense si è ispirato a lei per il proprio nome chiaramente allusivo: Shelley Winters Project[1]. Shelley Winters morì il 14 gennaio 2006 al Rehabilitation Centre di Beverly Hills, ove era ricoverata dal 14 ottobre 2005 in seguito ad un infarto[2].

Vita privata

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La sua personalità, per certi versi esplosiva, come donna e come attrice la portò spesso sulle prime pagine dei giornali, anche di quelli riservati strettamente al gossip sul mondo della celluloide. La sua stessa vita sentimentale, quanto mai articolata, è stata analizzata e descritta in modi spesso contraddittori, ma anche da lei stessa raccontata talvolta attraverso scritti autobiografici ricchi di particolari riguardo alle vicende dei suoi tre matrimoni – fra cui quello con gli attori Vittorio Gassman (da cui ebbe una figlia, Vittoria, diventata un noto medico) e Anthony Franciosa – e dei numerosi affari di cuore con personalità dello spettacolo come William Holden, Burt Lancaster e Marlon Brando. Con grande autoironia, ricordando le passate avventure, affermò in seguito: «Una volta ho girato un film in Inghilterra: faceva così freddo che stavo per sposarmi».

Filmografia

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Shelley Winters in Chi giace nella culla della zia Ruth? (1971)
 
Winters in Gran bollito (1977)

Televisione

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Doppiaggio

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Special e documentari

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Riconoscimenti

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Doppiatrici italiane

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Nelle versioni in italiano dei suoi film, Shelley Winters è stata doppiata da:

  • Lydia Simoneschi in Cocaina, Winchester '73, Ho amato un fuorilegge, La donna del porto, Un posto al sole, La frontiera indomita, Il mio uomo, Le giubbe rosse del Saskatchewan, Il grande coltello, Il diario di Anna Frank[3], Strategia di una rapina, Il giardino della violenza, Lolita, Tra moglie e marito, Incontro al Central Park, Alfie, Lo specchio della follia, Chi giace nella culla della zia Ruth?
  • Dhia Cristiani in La sete del potere, Mambo, La morte corre sul fiume, Il tesoro di Pancho Villa, Tutto finì alle sei, Detective's Story, Toccarlo... porta fortuna
  • Rosetta Calavetta in Violenza, Doppia vita, Il grande Gatsby, Telefonata a tre mogli, La più grande storia mai raccontata
  • Gabriella Genta in L'avventura del Poseidon, Il silenzio dei prosciutti, Dolly's Restaurant, Ritratto di signora
  • Solvejg D'Assunta in Stop a Greenwich Village, Il re degli zingari, Città in fiamme, Déjà Vu - Amore e morte
  • Miranda Bonansea in Il cane della sposa, Omicidio a circuito chiuso, Buona fortuna, Mr. Stone, Un lavoro da giurato
  • Rita Savagnone in Joe Bass l'implacabile, Buonasera, signora Campbell, L'inquilino del terzo piano
  • Isa Bellini in Tentacoli, Un borghese piccolo piccolo, Oltre il ponte di Brooklyn
  • Alina Moradei in Batman, La figlia del diavolo
  • Adriana De Roberto in Il clan dei Barker, Cleopatra Jones: Licenza di uccidere
  • Wanda Tettoni in L'urlo della città
  • Anna Teresa Eugeni in Mamma Elizabeth
  • Flora Carosello in La rotta del terrore
  • Giusi Raspani Dandolo in Elliott, il drago invisibile
  • Regina Bianchi in Gran bollito
  • Cristina Grado in Le due sorelle
  • Anna Miserocchi in S.O.B.
  1. ^ www.shelleywintersproject.com, su shelleywintersproject.com. URL consultato il 15 gennaio 2006 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2005).
  2. ^ (EN) Aljean Harmetz, Shelley Winters, Winner of Two Oscars, Dies, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 2 febbraio 2014.
  3. ^ Nelle scene aggiunte per l'edizione home-video del 2004, Winters è doppiata da Melina Martello

Bibliografia

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  • Rif. 1 Luciano Sterpellone "Hollywood Hospital" SEI editore, X ediz. Torino 2006 - pag. 208

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN10035147 · ISNI (EN0000 0003 6864 9933 · SBN RAVV088819 · LCCN (ENn79145640 · GND (DE118910272 · BNE (ESXX1111226 (data) · BNF (FRcb13901247k (data) · J9U (ENHE987007277728705171 · CONOR.SI (SL12420963