Svanzica
La svanzica (dal tedesco zwanzig kreuzer "venti kreuzer"[1]) era una moneta in argento da venti kreuzer in uso nell'Impero austriaco e nei suoi territori. In Italia si diffuse in particolar modo dopo la creazione del Regno Lombardo-Veneto e durante il regno di Ferdinando I.
Un picco massimo di diffusione si ebbe nel 1823: l'aumento del suo cambio legale da 86 a 87 centesimi provocò un maggiore afflusso di moneta dalle altre provincie imperiali. Alla unificazione d'Italia, la moneta corrispondeva a 1 lira austriaca e a 0,87 lire italiane[2] La svanzica è citata nel romanzo del 1890 I Barbarò dello scrittore lombardo Gerolamo Rovetta (1851-1910)[3], nel romanzo Il maestro di setticlavio del 1891 dello scrittore romano di origine veneta Camillo Boito (1836-1914)[4], e in Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro.
Modi di dire
modificaIn dialetto romanesco si usa tuttora dire "caccia una svanzica" per dire "tira fuori i soldi"[5], nello slang giovanile invece è in uso "svanzicare" che significa "pagare"[6].
Note
modifica- ^ Svanzica su etimo.it
- ^ Misure antiche.
- ^ Gerolamo Rovetta - I Barbarò
- ^ Camillo Boito - Il maestro setticlavio
- ^ Detti romaneschi
- ^ Costruiamo insieme un nuovo vocabolario di Maria Simonetti, su galanet.eu. URL consultato il 1º aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2014).
Collegamenti esterni
modifica- Svanzica sull'Enciclopedia Italiana, ed. 1937, su treccani.it.