38ª edizione della massima competizione UEFA per club
La UEFA Champions League 1992-1993 fu la 38ª edizione della massima manifestazione continentale di calcio (la prima con la nuova denominazione), disputata tra il 19 agosto 1992 e il 26 maggio 1993 e conclusa con la vittoria dell'Olympique Marsiglia, al suo primo titolo. Fu la prima edizione che, in ambito ufficiale, non si chiamò più Coppa dei Campioni.
Nonostante il titolo conseguito, il Marsiglia - primo e unico club francese a vincere la competizione - non disputò l'edizione successiva della competizione in quanto retrocesso in seconda divisione in seguito al cosiddetto Affaire VA-OM[1]; di conseguenza, fu escluso dalla Supercoppa europea e dalla Coppa Intercontinentale, venendo rimpiazzato - in entrambi casi - dal Milan finalista, che giunse a disputarsi la vittoria del torneo dopo dieci successi in altrettanti incontri. La vittoria dell'Olympique Marsiglia è stata negli anni particolarmente contestata, sia causa di presunti tentativi di corruzione nei confronti di componenti di CSKA, Bruges e Rangers, sia a causa di accuse di doping da parte di alcuni calciatori dell'OM che presero parte alla finale[2].
Poiché, a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e della Jugoslavia, ci furono un maggior numero di nazioni che avevano titolo a iscrivere alla competizione le squadre vincitrici dei rispettivi campionati nazionali, venne disputato un turno preliminare che eliminò quattro delle 36 aventi diritto ad entrare nella Coppa.[3]
La formula della precedente edizione della manifestazione, in cui le otto squadre qualificate dagli ottavi venivano suddivise in due gruppi (fase Champions League) le cui vincitrici disputavano la finale, risultò un successo e venne confermata. La Champions League nell'edizione precedente era, come detto, una specifica fase all'interno della Coppa dei Campioni, fase che veniva a sostituire i quarti di finale e le semifinali della classica formula del torneo; da quest'edizione la nuova denominazione andò invece a indicare l'intera manifestazione. I primi turni eliminatori e la finale continuavano ad essere strutturati nel metodo tradizionale[4]. La Champions League fu dotata di un logo consistente in otto stelle, simboleggianti le otto partecipanti alla competizione, disposte in modo da formare un pallone da calcio (e tale rimarrà anche dopo l'allargamento). Fu ugualmente composto un inno ufficiale da Tony Britten, basato sulla rielaborazione delle musiche di Zadok the Priest di Georg Friedrich Händel, mentre a livello televisivo, i diritti per la trasmissione delle partite furono centralizzati dall'UEFA e aggiudicati al miglior offerente.
Dopo la vittoria vennero mosse delle accuse contro l'Olympique Marsiglia e il suo presidente Bernard Tapie, per aver truccato una partita. Si trattava dell'incontro del campionato francese contro il Valenciennes. Alcuni tesserati marsigliesi corruppero due calciatori del Valenciennes per vincere l'incontro e il campionato francese in anticipo, in modo da risparmiare energie in vista della finale contro il Milan. Ciò provocò la revoca del titolo nazionale all'Olympique Marsiglia da parte della Federazione Calcistica Francese e la retrocessione in Ligue 2 per la stagione successiva, motivo per cui la squadra non poté difendere il titolo europeo nell'edizione successiva del torneo[5].
La squadra di Marsiglia subì anche altre accuse in relazione alla competizione vinta. L'allenatore del CSKA Mosca disse che l'OM aveva tentato di corromperlo in un match della fase a gironi, anche se questa affermazione è stata in seguito ritirata. Inoltre, in un'intervista ITV nel 2011, il calciatore Mark Hateley dei Rangers ha sostenuto che la società francese gli aveva offerto denaro per rinunciare a partecipare alla gara decisiva tra le due squadre.[senza fonte] Nel 2006 Eydelie, ex giocatore del Marsiglia, denunciò un presunto caso di doping, affermando che prima della finale gli atleti della sua squadra avevano ricevuto delle iniezioni.[2]
Gli sconvolgimenti politici nell'Europa orientale cambiarono il quadro delle partecipanti. Definitivamente liquidata la Germania Est, quello che restava della Jugoslavia fu esclusa su ordine dell'ONU, e anche l'Albania si isolò per gli sconvolgimenti interni. Venne aggiunta la Slovenia, che era riuscita a rendersi indipendente pacificamente. La dissoluzione dell'Unione Sovietica comportò l’accesso dei tre Paesi baltici,[6] e all’ultimo momento anche dell’Ucraina che aveva organizzato in fretta e furia un proprio mini campionato anche perché i posti nelle coppe europee dell’ultimo torneo sovietico erano finiti in maggioranza in mano russa. Saltata definitivamente la comoda tradizione delle 32 partecipanti, si accettarono altri due casi particolari: quello delle Faroe, che pur erano solo autonome riconoscendo loro un privilegio fino a quel momento riservato solo alle federazioni britanniche, e quello di Israele che in Asia era fonte di forti contrasti per le note cause di politica internazionale.[3]
^Il Marsiglia espulso dall'Europa, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 15 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2012).
^Lo Zalgiris Kaunas venne inoltre esentato dal turno preliminare per decisione della UEFA come indennizzo per l’esclusione dalla Coppa UEFA di due anni prima in seguito ai primi tentativi secessionisti dall’URSS.
^Lo Stoccarda, pur qualificato grazie alla regola dei gol fuori casa, si vide annullato il passaggio al turno successivo per aver schierato in campo un quarto straniero in luogo dei tre consentiti. La vittoria del Leeds per 4-1 fu commutata in un 3-0 a tavolino che costrinse le due squadre allo spareggio, vinto in seguito dal Leeds per 2-1.