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Charles Taylor

filosofo canadese

Charles Margrave Taylor (1931 – vivente), filosofo canadese.

Charles Margrave Taylor

Dal testo letto il 25 gennaio 1996 presso l'University of Dayton in occasione del conferimento all'autore del Marianist Award, traduzione di Paolo Costa per Annali di Studi religiosi, N. 1 (2000)

  • Anche un umanesimo esclusivo dà vita a grandi pericoli che non sono stati sufficientemente investigati nel pensiero moderno.
  • Ciò che conta al di là della vita non conta solo perché sostiene la vita.
  • Il destino del vangelo era sin dall'origine di emergere e imporsi senza il peso delle armi.
  • Il solo modo per sfuggire pienamente alla deriva verso la violenza si nasconde da qualche parte nella svolta verso la trascendenza – vale a dire, attraverso un amore pieno e sincero per un bene che va al di là della vita.
  • L'epoca di Hiroshima e di Auschwitz ha prodotto anche Amnesty International e Médecins sans Frontières.
  • L'ironia tragica è che quanto più elevato è il senso del potenziale, tanto più penosamente gli individui in carne e ossa si mostrano non all'altezza e tanto più severo è il capovolgimento di atteggiamento provocato dalla delusione.
  • La cultura moderna, rompendo con le strutture e le credenze della cristianità, abbia fatto progredire anche certi aspetti della vita cristiana più di quanto non fosse avvenuto o sarebbe potuto avvenire all'interno della cristianità.
  • La diversità umana è parte del modo in cui siamo fatti a immagine di Dio.
  • La nostra epoca esige oggigiorno dalle persone dei livelli di solidarietà e di benevolenza mai richiesti in precedenza.
  • La redenzione avviene attraverso l'incarnazione, l'intrecciarsi della vita di Dio nelle vite umane, ma queste vite umane sono differenti, plurali, irriducibili l'una all'altra.
  • La redenzione-incarnazione porta la riconciliazione, una sorta di unità. Questa è l'unità di esseri diversi che arrivano a comprendere che non possono raggiungere la totalità da soli, che la loro complementarità è essenziale, più che di esseri che finiscono per accettare di essere in ultima istanza identici.
  • Nella modernità occidentale gli ostacoli alla fede sono innanzitutto di tipo morale e spirituale, piuttosto che epistemico.
  • Riconoscere il trascendente significa essere chiamati a un cambiamento di identità.
  • Una solidarietà guidata in ultima istanza dal senso di superiorità morale del donatore è qualcosa di capriccioso e volubile.

Tradotto da Luigi dell'Aglio per Corriere della sera, 15 gennaio 2009, p. 41

  • Ma non basta che attorno alla religione sia stata intenzionalmente creata una cortina di noncuranza e di ignoranza; ora la fede diventa oggetto di continui attacchi. È significativa la battuta del Nobel Steven Weinberg, che oltretutto è un cosmologo e non un sociologo: «Ci sono persone buone che fanno cose buone e persone cattive che fanno cose cattive, ma se volete trovare gente buona che faccia cose cattive, rivolgetevi alla religione». In alcuni Paesi, questa frase è diventata quasi un proverbio e viene ripetuta dai media e nei bar. È stupefacente che se ne esca con una simile battuta un uomo come Weinberg, che ha vissuto gran parte della sua vita in un secolo, il XX, che ha conosciuto i regimi più oppressivi della storia. È questa l'obiezione che io muovo appena qualcuno tira fuori la battuta di Weinberg. E ottengo, invariabilmente, la seguente risposta: «Ma il comunismo era una religione!». Insomma, per alcuni, la parola "religione" è diventata sinonimo di irrazionalità e addirittura di assassinio. In pratica, c'è ormai chi intende per "religione" un complesso di credenze che può indurre persone buone e pacifiche (che non ucciderebbero neanche una mosca, che so, per conseguire un guadagno personale), a trasformarsi in killer per una "causa". Un modo di pensare abbastanza grossolano, questo. Al quale va mossa un'altra obiezione ancora: Hitler, Stalin, Pol Pot, Mao, eccetera, erano tutti nemici della religione.
  • Senza l'intervento di autorità spirituali, spesso anche gli sforzi meglio intenzionati non riescono a impedire che la storia si faccia «sul banco da macellaio», come dice Hegel.
  • L'incapacità di scorgere la dimensione spirituale della vita umana ci rende incapaci di esplorare temi vitali.
  • Nel mondo secolarizzato è accaduto che la gente dimenticasse le risposte alle principali domande sulla vita. Ma il peggio è che sono state dimenticate anche le domande. Gli esseri umani – che lo ammettano o no – vivono in uno spazio definito da domande profonde.
  • Le persone hanno fame di risposte su tutte le questioni e, se ne accorgano oppure no, sentono il bisogno di vedersele risolte da qualcuno.
  • L'uomo ha un'eccezionale capacità di dimenticare cose che aveva conosciute e deposte nel profondo del cuore.
  • Penso che sia molto pericoloso dimenticare i valori, perché svariate novità positive sono emerse nel nostro tempo in quanto il popolo aveva risposto, in un certo modo, alle domande che le novità presupponevano. Buona parte della violenza compiuta nel nostro mondo discende dal fatto che i giovani vengano reclutati per cause che li trasformano in orribili robot assassini. A reclutarli è un'offerta che promette di dare un contenuto alle loro vite. Sono senza lavoro, si sentono senza futuro, non hanno (non possono avere) il senso della dignità. Sì, hanno dato una risposta a una domanda. Una risposta estremamente distruttiva, perché autodistruttiva. E noi saremo disperati, se non saremo riusciti a consigliare loro, in tempo utile, una risposta diversa.

L'età secolare

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  • In effetti, questo ritratto di noi stessi come creature al contempo fragili e coraggiose, capaci di affrontare un universo ostile e insensato senza batter ciglio e senza rinunciare al compito di escogitare le proprie regole di vita può essere un’autentica fonte d’ispirazione, come dimostrano ad esempio gli scritti di Camus. (pp. 21-22)
  • La nostra società è composta da una miriade di società, sottosocietà ed ambienti molto differenti gli uni dagli altri. Nondimeno l'incredulità è diventata l'opzione prevalente in un numero sempre crescente di tali ambienti ed è diventata egemone in alcuni luoghi cruciali, come ad esempio nella vita accademica ed intellettuale, dai quali può agevolmente estendersi agli altri. (p. 26)
  • L'epoca della secolarizzazione è una fase storica in cui diventa concepibile l'eclissi di tutti i fini che trascendono la prosperità umana. (p. 35)
  • Dobbiamo trovare il centro della nostra vita spirituale al di là del codice, più in profondità del codice, in reti di cura vivente, che non devono essere sacrificate al codice, e che anzi talvolta devono persino sovvertirlo. (p. 932)
  • La Chiesa avrebbe dovuto essere il luogo in cui gli esseri umani, con tutte le loro differenze e i loro itinerari disparati, si riuniscono; e ovviamente siamo ancora ben lontani dall’aver raggiunto questo scopo. (p. 966)

Il disagio della modernità

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  • Il lato oscuro dell'individualismo è il suo incentrarsi sull'io, che a un tempo appiattisce e restringe le nostre vite, ne impoverisce il significato, e le allontana dall'interesse per gli altri e la società. (p. 6)

Bibliografia

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  • Charles Taylor, L'età secolare, a cura di Paolo Costa, traduzione di Paolo Costa e Marta Sircana, Feltrinelli, 2009. ISBN 978-88-07-10443-5
  • Charles Taylor, Il disagio della modernità, traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Economica Laterza, 1999. ISBN 978-88-420-5734-5

Altri progetti

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