La Storia Delle Religioni Nella Cultura Moderna (Massenzio)
La Storia Delle Religioni Nella Cultura Moderna (Massenzio)
La Storia Delle Religioni Nella Cultura Moderna (Massenzio)
Premessa
L'antropologia religiosa rimanda all'idea delle civilt extra-occidentale, ancora intese come
primitive: collegare l'antropologia alla religione permette di arricchire entrambe le discipline, ci
mette a confronto con dei fenomeni appartenenti a una dimensione differente da quella che ci
solita.
Occidente e Terzo Mondo: Lantenari in Movimenti religiosi di libert e salvezza dei popoli
oppressi testimonia la capacit dei popoli primitivi di fare storia, ribaltando la concezione
stereotipata che li escludeva dal susseguirsi del tempo. Lanternari individua il bisogno di
emancipazione politica e mistica.
Ernesto de Martino, filosofo ed etnologo teorico delle religioni, ha aperto il mondo dello studio alla
visione del diverso intesa come rinnovamento qualitativo culturale.
Primitive Culture di Tylor segna la nascita dell'etnologia come scienza autonoma: i popoli che
consideriamo selvaggi, secondo l'autore, esprimono una cultura considerata dal mondo occidentale
primitiva, che rappresenta pertanto l'embrione della cultura in quanto tale. Conoscere i primitivi
quindi fondamentale per indagare sulla nascita e lo sviluppo della cultura umana: le differenze tra
gli uomini sono dipese dalla velocit con la quale gli umani hanno saputo progredire per evolversi,
in un'ottica molto darwiniana. I primitivi sono per un verso i pi distanti dai popoli occidentali pi
evoluti (o almeno considerati tali), per un altro la base di partenza per studiare il processo di nascita
e sviluppo della civilt.
Un'innovazione del pensiero di Tylor sta nel considerare la convivenza sociale come una delle cause
fondamentali che precedono la produzione culturale: la societ plasma gli individui che la vivono,
dando loro uno stile di vita che concretizza un certo sistema culturale.
La dottrina dell'anima
La dottrina dell'anima il centro di gravit tayloriana per la ricostruzione dello sviluppo della
religione. La scoperta dell'anima dipende dalla percezione della differenza tra vita e morte, da un
lato, e per le visioni oniriche dall'altro: l'anima la causa stessa della vita, ma anche un doppio
autonomo che pu staccarsi dall'individuo per andare nella dimensione dei sogni, dove si manifesta
come essenza a s. Possedere un'anima, tuttavia, non un'esclusiva umana, dato che anche gli
animali, le piante e gli oggetti inanimati ne hanno una.
La creazione degli enti sovrannaturali permette, cos, di sistemare il diverbio culturale essendo
sentinelle del mondo dei morti. Un esempio la concezione degli antenati, che in molte culture
diventano tali con il rito della doppia sepoltura, dove si ha un passaggio da condizione di semplice
morto a morto eccezionale, attivo nel presente e positivo. In Asia e America lo sciamano agisce in
uno strato di trance con l'appoggio di esseri sovraumani e pu controllare il confine tra la vita e la
morte. in grado, inoltre, di mediare il mondo dei morti a favore dei vivi viaggiando nell'Aldil per
recuperare l'anima rapita di un individuo.
La credenza che l'anima sopravviva alla morte costituisce un punto cardine dell'animismo e si
origina dal fatto che i fantasmi dei morti possono ancora essere visti dai vivi nei sogni.
La concezione di anima alla luce della quale Tylor porta avanti i suoi studi, per, molto
occidentale, dato che intende culti e riti altrui sulla base di un'idea universale data per ovvia. I
primitivi sono s la radice della nascita della cultura, ma sono comunque rozzi e ignoranti, con
rappresentazioni fasulle ed errate della realt. Questo un atteggiamento tipicamente etnocentrico,
che riconosce la superiorit della cultura occidentale su tutte le altre.
L'immagine dataci dall'evoluzionismo del primitivo quella di un individuo bisognoso di una guida
per mano di chi in vetta al processo evolutivo.
Tylor ha, comunque, saputo dar valore alla conoscenza dei primitivi, vista da sempre come
spazzatura e follia e ha saputo ispirare Frazer per la stesura de Il Ramo D'oro.
Il Ramo d'Oro indaga attorno alla ricerca del tipo di religione a partire dalle origini dell'umanit:
Frazer osserva come la religione compaia in un periodo dello sviluppo evolutivo, prendendo sotto
mano l'eredit della magia ma, allo stesso tempo, staccandosene. Paragonando la magia alla scienza
moderna si nota come la prima tenti di perseguire lo stesso scopo della seconda, ovvero spiegare la
realt. La differenza che le magia non ha i presupposti che necessita invece il pensiero scientifico,
non in grado di avere risultati fondati su una base solida. Tanto la magia quanto la religione
rispondono agli stessi interrogativi della scienza, senza dunque avere una propria autonomia.
La sopravvivenza. Per sopravvivenza viene inteso quel fenomeno socio-culturale per cui, pur
progredendo la civilt di un popolo, si possono comunque continuare a trovare elementi della sua
primitivit che stonano a livello evolutivo ma che testimoniano la sopravvivenza di determinati miti
e convinzioni.
Nell'opera di Frazer e in generale nella concezione magico-religiosa occidentale, si trovano due
tendenze compresenti: da un lato vengono individuati i principi generali che danno modo di
disegnare un quadro della cultura umana dal punto di vista magico-religioso, dall'altro sono fissati
fermamente i principi che danno superiorit all'Occidente, in quanto evoluto. Il Ramo d'Oro ha
condizionato la nostra percezione della diversit culturale, per rendercene conto sufficiente
pensare alla dicotomia primitivo/civilizzato. Con ci, per, non bisogna vedere Frazer come un
autore assolutamente privo d'indagine: per esempio considerando la sua concezione del rito, ci
troviamo di fronte all'idea che sia un momento in cui la creativit diventa efficace, lo dimostra
l'uccisione rituale che un superamento culturale della morte naturale.
Rito: il rito consiste in un'insieme di azioni collocate in una dimensione a parte rispetto a
quella quotidiana. I riti autonomi hanno efficacia per s, quelli culturali dipendono dalla
risposta della controparte sovraumana con la quale i riti hanno potere di mediazione (Brelich
Introduzione alla storia delle religioni). Il rito trasferisce sul piano culturale i momenti
salienti dell'esistenza umana: l'uomo, cos facendo, non subisce soltanto gli eventi ma li
trasforma dando loro significato umano.
La formazione della cultura secondo Malinowski nasce dal bisogno di soddisfare i bisogni
umani primari: esaminando solo il mezzo di procacciarsi il cibo e di consumarlo,
cuocendolo, ci troviamo in una serie di regole umane precise e in sistemi di cooperazione
sociali evidenti. L'uomo dipende dall'apparato prodotto dalle armi, quello artificiale, ma
anche dalla cooperazione organizzata, da valori morali e anche economici. Il
soddisfacimento dei bisogni fondamentali comporta la nascita di nuovi bisogni
culturali: Malinowski delinea, dunque i bisogni organici e quelli derivati, quelli che
coordinano le attivit della cultura. Per l'appunto, religione, magia e conoscenza.
Tra le considerazioni sulla religione di Malinowski, spicca l'idea interpretativa che
riconduce la religione al bisogno umano di affrontare le crisi proprie dell'esistenza umana.
La religione opera a favore del consolidamento della coesione sociale.
Anche la magia ci si deve aspettare quando l'uomo giunge ad un divario incolmabile nella
sua conoscenza o nelle sue capacit di controllo pratico della propria vita: l'uomo, grazie alla
magia, non desiste dall'operare, ma insiste e cerca di risolvere crisi, trovando una via
d'uscita. La religione e la magia, per questo motivo, sono molto affini nella visione
dell'autore, la differenza sta nel fatto che la magia si risolve in atti con utilit pratica, la
religione invece pu avere anche la prerogativa di creare valori.
Ne La vita sessuale dei selvaggi nella Melanesia nord-occidentale, Malinowski indaga sul
sistema di vita degli indigeni delle isole Tobriand, in Nuova Guinea Britannica: la societ ha
una economia basata principalmente sull'allevamento di suini e sulla coltivazione di tuberi.
L'ideologia religiosa del popolo vede ogni nuovo individuo come la reincarnazione dello
spirito di un parente materno deceduto. Facendo un passo indietro, occorre notare che il
pensiero tobriandese prevede la credenza che, quando un uomo muore, il suo spirito lascia il
corpo e si trasferisce all'Isola di Morti Tuma, dove conduce una vita simile a quella dei
viventi, con tanto di invecchiamento. Il baloma (lo spirito) periodicamente, per.
Ringiovanisce e quando si stanca di farlo diventa un embrione umano, tornando tra i vivi
attraverso il mare per ripartire a vivere una nuova esistenza. Con la meditazione di uno
spirito imparentato alla madre futura, l'embrione passa nel ventre della donna che,
partorendo, assicurer con la propria prole la continuit del clan materno.
In questa concezione non viene dato valore alla paternit fisiologica (consideriamo
comunque che la societ in questione vede il rapporto padre-figlio come un assunto sociale
regolato da leggi tribali, i due individui sono praticamente estranei), i figli appartengono al
clan o sottoclan della madre, la quale ha nel fratello maggiore un capo e protettore.
Malinowski, dunque, si domanda il perch della donna che, in questa situazione, necessita
un marito: un tabu presente nella societ analizzata quello che prevede l'impossibilit del
fratello di avere pensieri sessuali nei confronti della sorella. Essendo le donne molto libere
sessualmente prima di sposarsi, hanno bisogno della figura del marito per poter disciplinare
questo libertinismo, che sar colui che assister la moglie durante al parto e che si occuper
del figlio fino al passaggio sotto l'autorit dello zio materno. Il marito cos indispensabile
a livello sociale.
La funzione, anche in questo caso, di un costrutto sociale non altro che la
rappresentazione del soddisfacimento di un bisogno attraverso un'attivit dove gli umani
cooperano, consumano beni e usano prodotti.
Secondo l'autore per afferrare l'essenza della religione non occorre l'intelletto, ma l'esperienza in
atto, che permette di immettersi nei fenomeni per poterli rivivere.
L'uomo primitivo non concepisce il mondo come esterno, ma come un elemento che coesiste con il
proprio s e che, di conseguenza, pu essere dominato dall'interno: grazie alla magia si pu
concretizzare la dominazione del mondo. Van der Leeuw, a tal proposito, pone l'idea di pretesta
come ci che forma la condotta magica: l'uomo con la protesta esprime la tensione culturale che lo
porta a opporre la propria volont al dato naturale. Quando invece l'uomo si esprime nella sfera del
mito, proietta il mondo al di fuori di s (religione).
Secondo van der Leeuw la relazione magia-religione non contrastata, nonostante la specificit dei
caratteri di ognuna: in entrambi i casi, l'elemento costitutivo dato dall'incontro con la potenza
altra. La magia una religione che non dipende da un dio n relegata ai primi stadi dello sviluppo
umano, bens accettata come parte permanente dello spirito umano.
Levy-Bruhl considera l'etnologia lo studio di ci che risulta essere un rapporto diverso di soggetto
umano/mondo, rapporto naturale/soprannaturale e mentalit umana nella molteplicit delle sue
funzioni. L'autore, dunque, nega validit all'idea che prevede un carattere unitario in grado di
accomunare individuo colto occidentale e primitivi.
Per l'autore, sacro e profano non sono opposte nelle rappresentazioni collettive dei primitivi, bens
si sovrappongono, senza una disciplina che regoli le epifanie del sovranaturale. Il sovraumano
diventa una calamita per l'anima e la mente umana, rimandando cos a una religiosit di stampo
mistico.
Se secondo Durkheim le rappresentazioni collettive permettono di individuare le strutture normative
socialmente condivise, per Levy-Bruhl in realt dimostrano le temperie spirituale alla base dei
comportamenti del gruppo. Da un lato si ha uno stato d'assedio da parte delle forze sovrannaturali
che tengono in mano l'esistenza umana, dall'altro viene dimostrata la tendenza umana verso tutto ci
che occulto. In tal modo si prescinde totalmente dal principio di non contraddizione, che
sorregge la logica umana.
Esseri Sovrumani: tutte le culture presentano un sovramondo con esseri sovrannaturali che
hanno comunque a che fare con l'esistenza terrena. Ne fanno parte gli antenati, gli spiriti
protettori e i feticci, ma non le divinit politeistiche che presuppongono, tuttavia, una
civilt pi sviluppata e che hanno una personalit ben individuata.
Maori: per questa trib i beni donati sono legati alla persona del donatore, in quanto veicolo del suo
mana, della sua forza spirituale. Il dono contiene qualcosa del donatore e grazie allo spirito hau,
legato al luogo d'origine della cosa donata, il donatore acquista potere magico sul beneficiario,
che sar portato a restituire il dono.
Ernesto de Martino
Partendo dalla concezione di Eliade del sacro/profano, secondo questo autore le societ arcaiche
vedeva la prevalenza di consacrare l'intera sequenza dei momenti profani, cercando cos di
eliminarlo in quanto dimensione a s stante. L'uomo storico, secondo Eliade, scisso tra la
ripugnanza a concedersi totalmente al sacro e l'impossibilit a rinunciarvi del tutto: in ogni caso la
relazione tra sacro e profano tende a far s che uno escluda l'altro.
Ernesto de Martino propone una visione del sacro molto particolare: considera la presenza come
un dinamismo culturale nel quale l'uomo in grado di dar significato alle situazioni nelle quali si
trova coinvolto. Sia per De Martino che per Eliade il sacro ha una funzione salvifica e per entrambi
fondamentale il nesso tra la religione e il momento di crisi. La differenza che De martino
considera il simbolismo mitico-rituale necessario in alcuni casi, ma non sempre: serve per
rispondere nella maniera pi corretta ai pericoli del divenire, finalizzata a far stare l'uomo sul piano
del divenire storico per la realizzazione umana.
Il problema della destorificazione. Destorificare significa negare o occultare la storia: se la
situazione oggettiva mette in dubbio la possibilit di un padroneggiamento da parte dell'uomo,
l'istituto della destorificazione religioso la nega, presentandola come qualcosa di gi accaduto nel
tempo del mito. Di cosa parliamo? Di festa, che rinnova ritualmente lo spazio e il tempo del mito.
Ierogenesi, ovvero processo di formazione del sacro: coincide con la comprensione delle esigenze
umane basilari.
Secondo De Martino per penetrare nel senso della diversit culturale importante mettere tra
parentesi il nostro patrimonio concettuale, in quanto frutto di una storia culturale molto lunga, nella
quale si incontra una chiusura molto drastica con la magia. Prescindendo da questo fatto, diventa
possibile prendere atto di un modo diverso di organizzare la realt e di esistere nella storia: cos
facendo diventa obbligatorio concepire la realt come una formazione culturale della pluralit e si
viene cos ad annullare l'eurocentrismo. Le forme tradizionali non possono costituire il mondo
magico n un interesse dominante. Secondo De Martino la concezione della magia necessita un
criterio che risiede nel dramma della presenza, posto tra il polo della crisi e quello del riscatto: il
problema della presenza in crisi e la ricerca della risoluzione collettiva della crisi stessa,
costituiscono, secondo l'autore, i due poli del dramma magico-religioso. Magia e religione sono
accomunate dalla funzione fondamentale di apportare strategie culturali, in grado di garantire la
nostra presenza nel mondo. La differenza sta per dall'accento della magia posto sulla
destorificazione mitico-rituale e quello della religione che si impunta sull'enfatizzazione del
momento di riappropriazione dei valori mondani.
Riguardo al rapporto Occidente/Terzo Mondo, De Martino ha teorizzato che da un lato bisogna
comprendere quali sono i criteri per poter accedere al culturalmente alieno distanziandosi
dall'eurocentrismo; dall'altro occorre notare la diversit con le categorie occidentali, per poterle
interpretare dalla loro genesi ai loro limiti.
Brelich
Il punto di partenza della concezione di Brelich (Prolgomnes, Hystoire des Religions) sta nela
presa di coscienza che i fenomeni riconducibili alla religione sono presenti in tutte le civilt, ma il
concetto di religione puramente occidentale. Per questo motivo pretenzioso credere che questo
concetto racchiuda in s l'essenza universale della religione. Nell'analisi di alcuni elementi, come
mito, rito, esseri sovraumani, ecc, Brelich si sofferma inizialmente ad analizzare la credenza
religiosa la quale, rispetto ad altre modalit del credere, non ammette alternative. Per esempio le
realt sovraumane sono diverse da cultura a cultura, ma in tutti i casi sono necessarie per
permettere alla societ di staccarsi dal dominio della causalit, controllata invece da tali entit. Il
rito invece legato alla sottrazione dal piano della contingenza, alcuni fenomeni importanti a
livello esistenziale in modo da permearli di un significato che li possa inserire in un ordinamento
umano determinato: alcune istituzioni religiose, comunque, orientano il comportamento umano
anche al di fuori della sfera rituale, basti pensare al tab dell'incesto.