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La Romania Illustrata

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LA ROMANIA

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BRUTO AM ANTE

LA

ns-2
ILLUSTRATA
;37K

RICORDI DI VIAGGIO

ROMA
BRUTO AMANTE, EDITORE
Via del Corso, 36

1888

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rROPRGANDFi MONLATINISTR
11411 RSTAT1ZZAZIONZ 1AGL1 KA 11
BELGIO, FRANCIA, ITALIA,
PORTOOALLO, SPAGNA, ROMANIA

In Foedere el Praesidium el Fax

PROGRAMMA Accords. Anglo Latino


aloe: "Conlederaztone dells sel Nazioni La.
tine coll'alleanza perpetua colrInghilterra ",
nell'interesse dell'equilibrio europeo : : :

PROPRIETÀ. LETTERARIA

Si atnanno per contraffatte le copie non manic della firma autografa


dell'autore.

ROMA Prem. Stab. Tip. EREDI VERCELLINI.

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ALLA MEMORIA DI MIO PADRE

APOSTOLO INFATICABILE

NEL PROPUGNARE

DI FRONTE AL MOVIMENTO DELLE RAZZE

GERMANA E SLAVA

L'UNIONE E LA GRANDEZZA

DE' POPOLI LATINI

QUESTE PAGINE

EREDITA D'AFFETTO PER LA ROMANIA

CONSACRO

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INDICE DEL TESTO

I. Ricordi etnografici l'ag. r


II. Un Po' di storia » 21
III. Tra' Carpan i u 39
IV. Per le vie di Bucarest N 55
V. Costumi nazionali A
73
VI. Lingua romena. Stampa periodica e uomini politici a 91
VII. Movimento scientifico-letterario » I 13
VIII. Poesia e letteratura popolare romena » I 31
IX. Due ballate popolari » 149
X. Condizioni economiche e istituzioni varie . . » 153
XI. Al monte Athos. Religione e tolleranza religiosa » I 79
XII. Carmen Sylva » 201
XIII. Donne scrittrici a 215
XIV. La rivoluzione di Horia (Episodio storico) . » 221
XV. Ovidio in esilio I,
233
XVI. Le pretese Tomi e Constanza sul mar Nero N 243
XVII. Sul lago di Sutghiol. Gita all' isola d'Ovidio » 273
XVIII. Tradizioni e leggende. Un monumento al poeta del-
l'amore a 283
Elenco de' nomi delle persone citate . » 29,

..---,.... .

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

Soldato daca E. Amante Ospodaro Monumento di Michele


il Bravo Curtea d'Arges Paesaggio ne' Carpan! Zingara
Signorina romena Monumento di Heliade Radulescu

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VIII

Contadina calabrese Contadini romeni Famiglia contadi-


nesca romena Suonatori ambulanti Costume contadinesco
romeno: Signorina Id. Ballo Hora Signora in co-
stume nazionale Id. C. Bolliac G. Baritiu G. Bra-
tianu P. A. Aurelian A. T. Laurian A. P. Hasdeu
A. Odobescu C. A. Rosetti V. Alecsandri Carmen
Sylva Dora d'Istria Maria P. Chitiu Closca, Horia,
Crisan Constanza sul Mar Nero Monumento di Ovidio.

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10-M,,r.T'irP.T/41-Atn/g4), visa V?, Ves
gaggirigi,WriM
eq. e/No A.1,NA iNA JIL

I.

Ricordi etnografici

ROMA, nella colonna Traiana, che


ricorda uno de' periodi più gloriosi
dell'impero romano, trovate effi-
giato l'antico daco, e con questo la
storia de' costumi, delle armi, de'
tr9fei, delle vestimenta de' vecchi
progenitori de' romeni di oggi. Ma
ifinvano di
; tutto cib cerchereste
id,/,' )1 tracce nella lingua e nelle abitu-
dini dell'attuale Romania. Il nome non solo indica una
trasformazione storica, ma afferma la tenacia dei propo-
siti, l'orgoglio della fusione di razza, l'assimilazione per-
fetta. Quindi lo studio della Roma occidentale si pub quasi
completare nella Roma orientale, la quale non 6 Bisanzio,
ma il paese costituito da' coloni italiani di Traiano e di
Aureliano. Laggia si ravvisano le ultime reliquie del paga-
nesimo, perpetuato ne' vocaboli nelle tradizioni popolari.
Le prische memorie sono ribadite ne' nomi delle persone,
e sono vivificate dalla fierezza del carattere e dall'audacia
. AMANTE, Roma,.

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2 RICORDI ETNOGRAFICI

degli intenti, qualità che si affermarono in varie circo-


stanze, e si accentueranno in quel ciclo storico inevitabile,
che i politici designano col nome di conflagraione orientale i,
avvenimento che si vorrebbe differire, ma che non si pub
scongiurare, e nel quale l' Italia non deve rimanere estra-
nea, imperocch6 le tracce phi profonde e Dtredità meno
contrastabile del suo incivilimento si troyano per l'ap-
punto in Oriente.
Ed in verith, mirabili sono i punti d'analogia tra i no-
stri padri ed i non degeneri discendenti, gli attuali ro-
meni, o, ad essere più esatti romani, parola che tuttavia
non adopererò in questo libro per evitare equivoci. Per-
ch6 del resto nella lingua originale non esistono le pa-
role Romenia, Rumania, Rumenia; ma si adoperano sempli-
cemente le parole Roniania e Romano; perciò le designazioni
di posta romana, accademia romana e cosi altre consimili
diciture, in cui 6 conservato nella natia schiettezza il vo-
cabolo, che ricorda le origini.
II romeno ha lo spirito dell' iniziativa e della coloniz-
zazione 2 come l'antico Romano. E, come i nostri pro-

1 A questo proposito debbo ricordare un lavoro veramente pre-


zioso e pieno di opportunità, scritto con molta dottrina, con elevate
vedute politiche e con larga e sicura conoscenza degli uomini e
delle cose d'Oriente. Mi riferisco al libro del ch. senatore G. G. Al-
visi: Intenti politici de' diversi Stati d'Europa nelle questioni orientali,
edito nel 1883 a Napoli e del quale a giorni sarà pubblicata una
nuova edizione. Il titolo rivela appieno il concetto dell'autore. Solo
noten?) che le condizioni storiche e politiche, le tendenze e le aspi-
razioni varie de' diversi popoli orientali sono ritratti mirabilmente
dall'insigne statista e patriota, che onora la Camera vitalizia colla
indipendenza ed integrita di carattere, collo studio e colla discussione
diretta a' più elevati problemi economico-sociali.
2 Certo a raggiungere questo fine non vi ha mezzo più efficace
della dIffusione appo gli altri e della conservazione per proprio conto

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R ICORDI ETNOGRAFICI 3

genitori, percorrono il mondo : difatti è difficile trovare


un angolo della terra ove non s' incontri il romeno. Nel
suo volto tu ravvisi l' impronta virile de' nostri padri, nella
lingua gli avanzi glottici più sicuri del latino, nelle tradi-
zioni le memorie più autentiche, nelle abitudini di famiglia
quanto su questo rapporto conosciamo della superba do-
minatrice del mondo. Più romana dell' Italia stessa, la
Romania meglio di quella ha saputo perpetuare le tradi-
zioni, sostenere l'urto delle invasioni senza abdicare gran
fatto alla lingua ed a' costumi, e sopratutto ha nello spi-
rito ciò che costituiva la caratteristica di Roma antica:
la coscieuza d'una missione civilkzatrice! - Ed infatti la Ro-
mania 6 mirabile non tanto pe' progressi compiuti diretta-
mente, quanto per la smania nobilissima, dalla quale 6
animata, nel voler trasfondere e quasi imporre agli altri la
civilta. I paesi ad essa soggetti, in breve volgere di tempo,
mutano fisonomia : i terreni si bonificano, si aprono
strade, si creano scuole, si diffonde la cultura. Sono
trascorsi pochi anni, dacchè la Dobrogia ed il capoluogo
della lingua, per quanto questa sia esposta ad ostacoli e persecuzioni.
Ed in proposito osserva giustamente E. Picot nel suo libro « les
Serbes de Hongrie (p. 358): « aucune nation n'est peut-étre aussi
persistante que celle-ci (la romena). Ils ont sur les peuples avec
lesquels ils se trouvent mélés une singulière force d'assimilation. Ils
n'apprennent point la langue de leurs voisins, qu' ils forcent à com-
prendre la leure. Il suffit, comme le disent les Serbes, qu'une femme
roumaine soit introduite dans une maison, pour qu' en peu d'années
toute la maison devienne roumaine. Ainsi ont disparu tous les ve-
stiges des Serbes, qui s'étaient établis en Transylvanie, ainsi la langue,
les usages, la nationalité roumaine a remplacé, dans une foule de
villages du Banat, la langue, les usages, la nationalité serbe. Cette
transformation n'est point l'oeuvre des siècles: elle s'opere sous nos
yeux avec une rapidité surprenante. Depuis 1848, c'est-à-dire sur
l'espace de 25 ans, nous pouvons citer plusieurs localités importantes,
qui se sont entiérement romanisées ».

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4 RICORDI ETNOGRAFICI

Constalqa, uno de' territorii più disgraziati della "Turchia,


sono venuti in potere de' romeni, e questi gil determi-
nano di spendere trenta milioni per creare a Constanza
un porto; venticinque milioni per innalzare li presso
un ponte sul Danubio affine di ottenere una più rapida
comunicazione con Bucarest e Iassy. In quella città, che
contava poco più di tremila abitanti, la popolazione si
6 raddoppiata; 6 sorta una stamperia, e un giornale ;
si studia liberamente il problema fondiario e della coloniz-
zazione ; s'innalzano nuovi e belli edifizi ; l'arte, la storia
e la coltura elevano alla memoria del grande Poeta
sulmonese un monumento ; si favoriscono gli scavi, met-
tendosi in luce dal Kogalniceanu nel suo palazzo pre-
ziosi avanzi ; e l'ex segretario generale della pubblica
istruzione, Tocilescu, ha fatto e fa frequenti escursioni,
eseguisce importanti indagini, riunisce e classifica nel
museo di Bucarest queste scoperte, le chiarisce e vi at-
tira l'attenzione de' dotti con pregevoli illustrazioni.
È noto che la parola slava valacco serviva a designare
le popolazioni latine o italiane: Wlah (italiano), Wlasko
(Italia) Wlaky (romano). Dopo le invasioni germaniche
in Italia i tedeschi davano il nome comune di Welche
a tutti gli antichi popoli romani, gallici e spagnuoli. .
Forse l'avviso di alcuni dotti che l'attuale lingua me-
glio di ogni altra si avvicini alla linguct rustica latina non
é destituito di fondamento, e questa lingua, per la natura
de' primi abitatori, o colonizzatori della Romania, doveva
di necessità espandersi e radicarsi più della ling,ua par-
lata da' dotti o in uso ne' grandi centri. Eutropio scrive:

1 Regnault. Principautis Danubiennes - Paris 1855, p. 6.

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RICORDI ETNOGRAFICI 5

Traianus, vicia Dacia, e toto orbe romano infinitas ea copias ho-


minum transtulerat ad agros el urbes colendas. Dacia enim diu-
turno bello Decebali viris fuerat exhausta; - e tra le le-
gioni importatevi si ricordano la Adiutrix Italica Minervia
e la Italica.
Il nostro Cattaneo, nel 1837, negli Annali di statistica,
intese specialmente studiare il nesso fra la lingua valacca e
i' italiana, ed il Laurian nel suo classico lavoro : tentamen
criticum in originem et derivationem et formam linguae ro-
manae, edito in Vienna nel 1840, dimostrò largamente
l'origine, il fondo e la conservazione prettamente latini
dell'attuale romeno. Il Michelet nelle sue légendes du Nord
scrive : « la langue moldo-valaque est une langue toute
latine, qui mérite, autant et plus que notre roman du
moyen-Age, le nom que portait celui-ci lingua romana ru-
stica. » Egli, ricordando la bontà dei contadini, per certe
leggende pietose, la chiama lingua dell'anzore, com e chiama
pauvre petite Italie solitaire quel paese, e come figli d'Ita-
lid spesso sono designati i romeni ne' loro canti e nelle
loro cronache, che ricordano le comuni origini. 2
Le impressioni sulla lingua e sui costumi romeni in
rapporto a Roma ed all'Italia si riflettono può dirsi quasi
ugualmente in tutti gli scrittori. Senza toccare di autori

Eutropius: Hist., Lib.


2 Ii metropolita Dosotheu due secoli addietro cantava :
Nemul t'eri Moldavi de unde dend'a?
Din t'era Italn tot omul se cred'a
Flee« anteiu, apot Traian au dus pe 21Ce
Pre stremos' i questor t'eri de nemu cu fence,
CiOè: « la stirpe della terra Moldava donde deriva? - Dalla terra
el' Italia ogni uomo abbia a credere - Flacco prima (anteiu è l'ante
de' latini), poi Traiano hanno condotto qui - gli antenati della terra
della schiatta felice a.

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6 RICORDI ETNOGRAFICI

romeni e di opere edite in Romania, quali gl' insigni la-


vori storici del Sinkai, dell'Heliade, dell'Hasdeu, del Lau-
rian, dell'Odobescu, del Kogalniceanu, del Bolintineanu,
del Bolliac, del Balcescu, del Major, del Maniu, dell'Ac-
cademia Romena ecc, ricorderò tra gli stranieri i lavori
del Colson sullo stato presente e sull'avvenire de' prin-
cipati di Moldavia e Valacchia; del Vaillant, La
Romania, stta storia e letteratura ; del Cratiunesco,
Il popolo romeno secondo i suoi canti nRionali ; del
Martin, Storia dell a Francia; del Picot, I romeni della
Macedonia e dell' Ungheria ; del De Gerando, La Tran-
silvania; del Desprez, I popoli del t' Austria e dell' Un-
gher ia ; di E. Regnault, Storia de' principati danubiam ;
del Quinet, I romeni ; Storia delle rivoltqioni d' Italia ;
del Kubalski: Ricercbe, ecc. tutti lavori editi a Parigi l.
Tra noi si sono occupati con vivo interesse della Ro-
mania il Massarani, il Correnti, il Rosa, il Gallucci, il
Pierantoni e l'esimia sua sig,nora Grazia Mancini. I ro-
meni ricordano con animo grato il venerando Vegezzi
Ruscalla, che fu un vero apostolo della Romania in Italia,
1 Tra le Riviste mi limiterò a ricordare la Revue des deu:e
mondes, nella quale comparvero in vari tempi i seguenti scritti :
La Moldavie et la Valachie, Anonimo, 15 genn. 1837.
La Valachie en 1839, E. Thouvenel, 15 maggio 1839.
La Moldo-Valachie et le moztvement roumain. H. Desprez, I° gen-
naio 1848.
Les Roumains, le protectoral russe et la Turquie. Idem 15 dec. 1848.
Les Rounzains. E. Quinet, 15 gennaio 1856, 1 ° marzo 1856.
Les Pritzczpautés du Danube et la Constitzttion nouvelle. S. Marc Gi-
rardin, 15 nov. 1858.
La Qzteslzon des monastIres dans le Princtpautés-linies. A. D'Avril,
10 ott. 1862.
Le nouvel Itat roman,. Vogel, 15 marzo 1875.
Les chants populaires ronzains, albanais, bolgares, M. Dora d'Istria,
15 marzo 1859, 15 maggio 1866, 15 luglio 1866.

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RICORDI ETNOGRAFICI 7

in favor della quale per anni ed anni parló e scrisse con


affetto profondo e con efficacia grandissima. L'amore della
Romania quell'uomo venerando trasfuse nella gentile fi-
gliuola Ida Melisurgo Vegezzi Ruscalla, lodata come au-
trice di graziose novelle, esemplo bellissimo di virtii do-
mestiche, congiunte alle doti piii elette dell' ingegno.
Nel mezzo& d'Italia, ove ne' primordi di questo secolo
quasi si ignorava l'esistenza geografica della Romania, il
compianto mio genitore Errico Amante, ammiratore della
grandezza romana, e ricercatore delle propagini di quella
civilth e grandezza, intravide questi profondi legami di
affinita, e fu ammiratore sincero della Romania. Egli
scrisse centinaia di articoli per far conoscere quel paese
e per dimostrare la necessità di rapporti più intimi tra
esso e l'Italia, e nel suo libro la Nuova Carta d'Europa
in relRione colle ram latine (Torino, tip. Vinciguerra,
1867) rilevò ampiamente l'importanza politica della Ro-
mania in relazione agli alti interessi della latinità, della
quale 6 sentinella avanzata in Oriente.
I romeni, a' quali giungerà, spero , questo volume
rammenteranno con animo, se non riconoscente, certo
grato ropera costante e profondamente cordiale da lui
spesa per onorare il nome loro e per affermare e rivendi-
care i loro diritti storici e politici. Sono persuaso che essi
gradiranno ch'io presenti e ricordi qui la CARA IMAGINE
PATERNA 1 (V. pag.

i Quale breve illustrazione biografica, pe' miei amici di Romania,


riproduco quanto scrisse il giornale il Pungolo di Napoli del 17 set-
tembre 1883, n. 2 5 8 :
« Oggi hanno avuto luogo le esequie del comm. Errico Amante
senatore del Regno, nato in Fonch il 4 gennaio 1816, morto il
mattino del 16 settembre, alle ore 3.40 ant.

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8 RICORDI ETNOGRAFICI

Tuttavia vi 6 una letteratura che o ispirandosi a scopi


politici, o esagerando i risultati di un'analisi iniziata e con-
dotta sopra criteri fissi, rinnega l'indole della lingua e della
nazionalità romena, o almeno le snatura. Sono note le teorie
di Engel e Sulzer, seguite a' nostri giorni da Hunfalvy e
Roessles che ritengono i romeni discendenti da' Traci e

Con lui, come dicemmo ieri, si 6 estinta una nobile esistenza


ed 6 scomparsa una figura spiccata per forti studii, per gravi lavori
e per ardore più che amore di patria, di liberta e di giustizia.
Giovine ancora dettava la scienza nuova del Vico a numerosa
scolaresca, dalla quale sono usciti uomini eminenti, quali il Capone,
ora primo presidente della Corte di Appello di Milano, il rimpianto
Salvatore Morelli ed altri molti.
Nominato giudice in Civitella Roveto, e sopraggiunto il 1848,
egli lascib riposar la toga e scrivendo al procuratore generale: « cedo
il mio stipendio a' fondi di guerra e corro a battermi in Lombardia »,
andb sui campi di Curtatone, ove sostenne due battaglie, e rimase
ferito al malleolo della gamba sinistra, donde fu impossibile estrarre
il piombo che tuttora vi avea, e che gli dava ancora tormento nei
giorni piovosi.
Quindi pugnb nell'assedio di Venezia, e, ritiratosi in patria, vi
trovb subito la piii fiera persecuzione politica, e soffri lungo carcere
nelle segrete di Castello dell'Ovo, (unitamente a F. De Sanctis) e
di poi esilio, e sorveglianza rigorosa. - Riavutasi l'Italia a liberta
nel r8 6o, rientrb in magistratura come giudice criminale in Lucera,
consigliere di Appello al ramo tutto civile in Aquila, presidente alla
Corte criminale di Chieti, nel quale posto lo trovarono i novelli
ordinamenti giudiziarii del 1863.
« Fu aliara nominato presidente d'Assise in Lanciano e Chieti,
e sostenne lavori immani per tutte le cause di brigantaggio.
Dopo venne nel 1868 nominato Presidente della Corte di Ap-
pello di Macerata, e poscia nel 188o fu chiamato al seggio di Se-
natore del Regno.
Dieci sono le opere da lui pubblicate dal 1843 fino a pochi
anni dietro.
« Egli fu scrittore elegante, magistrato dottissimo, militare negli
aperti campi di battaglia per la patria indipendenza, martire della
liberta, presidente di Corti importanti, uomo politico stimato.
Hanno oggi ricordato queste virta dello estinto il Consigliere
cav. Belfiore e il Consigliere d'Appello al ritiro avv. prof. Foschini »

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10 RICORDI ETNOGRAFICI

da' Misiani latinizzati più tardi da' romani. Al Roessles,


fra altri, rispose con un dotto volume, pochi anni ad-
dietro, lo Xenopol, collaboratore ben noto della Révue
historique.
Quella scuola trovó seguito, specie in Germania. Molti

(oltre il sig. Vasile Cristoforianu, corrispondente del Tele graful di


Bucarest per la stampa romena, l'avv. Tommaso Testa, il sig. Mario
Battimelli e l'Assessore pel Municipio di Napoli sig. L. Di Majo,
che dichiarb che, tra le prime proposte da presentarsi alla Giunta,
sarebbe stata quella di fare assegnare dal Comune nel Cimitero
monumentale di Napoli un pasto al compianto Senatore, nel recinto
riservato agli uomini illustri e benemeriti della citta).
« Seguivano il feretro i magistrati della Corte di Cassazione,
della Corte di Appello, e del Tribunale, il Consigliere delegato in
assenza del Prefetto, rappresentanze del Municipio e dell'Università,
la Società dei Superstiti delle patric battaglie (con bandiera) ed esteso
numero di avvocati e di amici del defunto. »
(I Cordoni erano tenuti da un Assessore comunale pel Municipio,
dall'on. De Simone pel Senato del Regno, dal Procuratore Generale
Borgnini per S. E. il Ministro degli Esteri Mancini, dal commendatore
Cavasola per S. E. il Ministro dell' Interno e Presidente del Con-
siglio de' Ministri, on. Depretis, dal Generale Materazzo per la Societa
dei Reduci dalle patrie battaglie ecc., e un battaglione con musica
rendeva gli onori militari oltre un concerto inviato dal Municipio).
Appena l'Agetqia St.tfani annunziò al paese la grave sventura, la
stampa fu prodiga di compianto e di lodi larghissime alla memoria
dell'illustre estinto. Quasi tutti i giornali quotidiani pubblicarono
lungbi e speciali articoli. Ricordiamo tra gli altri quelli comparsi
nel Dintlo del 19 settembre; nel Bersagltere del 16 settembre n. 256;
nel Popolo Romano del i 7 e 18 settembre, numeri 258 e 259: nella
Stampa del 18 settembre n. 258; nel Roma del 17 settembre n. 258;
nella Rassegna del 18. settembre n. 268; nell'Opinione del 18 set-
tembre n. 257; nella Ltbertie del 18 e 19 settembre numeri 261 e
262; nella Rifornia del 26 settembre n. 269; nella Gaetta Ufficiale
del 19 settembre; nell'IllustraKione Italiana di Milano (con incisione),
del 4 novembre n. 44, ecc. ecc.
Mi si consenta di riprodurre qui due lettcre pervenutemi in quella
triste circostanza dell'indimenticabilc lutto, l'una da parte del Go-
verno del Re, l'altra dell'eminente critico Francesco De Sanctis (col
quale mio padre divise le pene del carcere sotto i Borboni per la
causa nazionale), la cui vita si spegneva solo tre mesi dopo.

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RICORDI ETNOGRAFICI II

romeni pronunziano con senso di profonda antipatia il


nome del Cihac. Certo bisogna rendere omaggio all'in-
signe sapere dell'eminente filologo, ma pare che egli esa-
geri assai le conclusioni, cui giugne, sull' influenza dells)
slavo nella formazione dell'idioma romeno.

« R. Prefettura di Napoli - Al sig. cav. Bruto "Infante - Napoli


17 settembre 1883, 11 Governo del Re, avendo appreso con
vivo dolore l'improvvisa morte del comm. Errico Amante, Senatore
del Regno, m'incarica di porgere alla distinta sua famiglia le più
sincere condoglianze. Io compio il doloroso officio augurando alla
patria che altri suoi figli seguano l'esempio di lui, che lascia tanto
cara e venerata memoria di sé. Il lutto generale della perdita di
quell'egregio patriotta valga a dimostrazione di stima e di affetto
anche verso la famiglia e possa lcnire l'immenso suo dolore. Col
più vivo rammarico io esprimo questi sentimenti, associandomi al
cordoglio di quanti apprezzarono le rare doti di mente e di cuore
dell'illustre estinto. - Pel Prefetto: firmato Cavasola. »
E Francesco De Sanctis mi scriveva: « Illio carissinzo Bruto. - Veggo
nel Pungolo che tu sei tornato a Roma, dove mi era stato scritto
giorni fa che non eri. Mi era stata nascosta la disgrazia per due
giorni. Non so se hanno fatto bene, perché ove l'avessi saputa a
tempo, avrei avuta la forza, malgrado la mia malattia, di compiere
l'ultimo dovere verso l'amico e compagno della mia prima giovi-
nezza, ch'io ho arnato come fratello senza nessun intervallo d'inter-
ruzione. La disgrazia é troppo grande, perché occorrano parole di
conforto. Non resta che onorare la sua memoria con azioni degne
di lui. Io ti ho considerato sempre come figlio mio, e se questo ti
pub confortare pensa che questo legame é ora più intimo, poi che
ti é mancato il padre naturale. Ho letto le parole pie del Manda-
lar * e gliene voglio più bene, e ti prego farglielo sapere, ignorando
io il suo indirizzo. E tu ama sempre: II tuo De Sanctis. »
* Ecco le parole dal Mandalari pronunciate sul feretro, ed alle
quali si allude nella lettera:
a Francesco De Sanctis ha gia dechcata una bella pagina delle sue Memone alla vita
di quest'uomo, che noi piangiamo, ed ha narrato le note più spiccate e caratteristiche
di questa vita, spenta nel quotidian° lavoro e consacrata intcramente al dovere. Io
però non posso restare inclifferente dinanzi al pietoso spettacolo 11 corpo passa, rinvo-
lucro se ne va. Ma il nome di colui, che ha sempre fatto 11 proprio dovere, nmane.
Ha potuto la morte strapparlo al Senato, agli stuch, alla cara famiglia, al suo e mio caro
Bruto. Ma nessuna forza dell' universo potra giaminai farci dimenticare ramie° perduto,
il magistrato integernmo scomparso, il Senatorc venerando, che aveva sul volto la maesta
di Papino e la sapienza ch Catone. Tutto soggiace alla morte tranne la memorial a

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I2 RICORDI ETNOGRAFICI

ll secondo volume del suo Dkionario ' non mi sembra


coerente al primo, ove tratta degli elementi latini, ed
ove toccando della lingua romena scrive : « Per un
fenomeno straordinario essa 6 restata nel fondo essenzial-
mente latina » (p. IX). Egli parla della preponderanza
slava che si ravvisa in gran numero di suffissi, in molti
nomi di famiglie ecc. Ma, a tacere dell'elemento latino,
pure preponderante e nella formazione delle parole e nei
nomi di persone, sembra che egli trascuri non poco la
fonte de' dialetti italiani. Ed io con grande meraviglia ho
riscontrato in Romania parole che appartengono a' nostri
dialetti 2 e specialmente al napoletano; altra prova non
dubbia della diffusione e dell' importanza della lingua la-
tina rustica, altrimenti sarebbe inesplicabile l'esistenza di
nostre voci dialettali fra' coloni del Danubio.
Il Cihac parla anche di feste e di costumi slavi. E qui
mi pare proprio che il grande filologo confonda l'eccezione
colla regola. Tutto in Romania concorre a dimostrare
il contrario. I nomi latini di Bruto, Ovidio, Romolo,
Remo, Cornelio ecc., si sono perpetuati nelle famiglie,
nelle piii lontane campagne tra' contadini; il culto pagano
si 6 stranamente confuso e innestato nel nuovo culto.
Alla chiesa di Santa Venere 3 le giovani spose accorrono
ad invocare la fecondità, e le nubili a raccomandarsi per
trovare lo sposo ; il contadino accanto al morto .depone
la moneta per cdmpensare il nocchiero pel traghetto dello
I Dictionaire d' éthimologie claco-roumaine. Francoforte 1870.
2 Vedi più appresso il testo d'una novella siciliana, tratta dalla
raccolta del Pittré, e la relativa traduzione. -
3 II Tocilescu in una conferenza tenuta il 4 aprile 1870, diceva
di riconoscere Mercurio nell'attuale S. Ermias, appellativo quest'ultimo,
com'e noto, di quel Dio.

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RICORDI ETNOGRAFICI 13

Stige. II padre degli dei e degli uomini ha il suo tempio:


con un poco di capitis diminutio gli hanno consacrato
una chiesa intitolata Santo Giove. Gli abiti ed i costumi,
come osserva l' Obedenaire, sono spesso gli stessi abiti e
costumi della ciocieria romana. 1 balli, le fiere, i diverti-
menti non sono che una meravigliosa riproduzione dei
giuochi e delle feste dell'antica Roma, e per convincer-
sene appieno basta per poco dare uno sguardo al lavoro,
che su tale argomento ha pubblicato il Teodorescu ., un
libro pregevole, ora divenuto assai raro, nonche agli scrit-
tori e raccoglitori della popolare letteratura 2 in Romania,
quali il"Hasdeu, l'Hintescu (Proverbi romani), l' Ispirescu
(Leggende), il Manan (Ballate e doine), A. M. Marianescu
(Serbatorile si datinele ronzane), I. C. Fundescu (Lettera-
tura popolare), I. Cratiunescu, D. Bolinteanu, Z. M. Ar-

i Incercari entice asupr.a unorit credinte, datine, si moravztri ale


poporului romanu. Bucarest 18 74.
2 Le paysan roumain excelle surtout A dire des contes remar-
quables par la richesse et la naiveté des images. Il y a tels de ces
récits dans lesquels on trouve les gracieuses fables de l'antiquité
latine plus ou moins travesties. Daphnis poursuivie par Apollon, le
voyage de Iupiter sur la terre, Psyché, l'enlévement des Sabines,
r histoire de Castor et Polloux ecc. I y a des paysans qui ont des
noms latins comme Tullé (Tullius), Corné (Cornelius), Albu, Negru
Maxim, Titu, Vidui (Ovidius), Mariu, Florea, Stan (Constans), Mané
(Manlius ou Manilius) ecc. (Dict. encyclopédique des sciences Medicales,
pub. par A. Dechambre, Paris, Masson, p. 490).
E sul carattere della poesia popolare romana Gregorio Tocilescu
scriveva « poesia popularia romana, ca limba, ca istituzionile Roma-
nului, porta pre densu sigililiulu neperitoru alu nobilei origini strebune,
origina latina. In colindele (canzoni) religiose, mai multu de cAtu
in orice, se veda lupta intre elementulu paginu si elementulu cre-
stinu. Mitologia romana ne apare investimentata cu credinzele doctrinei
celei novi » (p. 185 del Foiia societatii Romanismulu, Bucarest 1870,
ove pure sulla poesia romena si trovano pregevoli cose del Theo-
dorescu, Alexi, Mainescu, Manan e Radulescu).

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14 RICORDI ETNOGRAFICI

senie e sopratutto l'Alecsandri. E ben a ragione perciò


il Laurian nel suo Tentctmen criticum (p. 5 I) poteva af-
fermare: « mores romani in hodiernum usque diem in
omni sua integritate apud eos vigent : in nativitate oro-
scopict, in nuptiis nttces, in funeribus praeficae: in pleno
apud illos sunt vigore Saturnalia, Cerealia, Bacchanalia,
Lupercalia, Floralia, dies fasti ac nefasti religiose obser-
vantur ; Fratres Arvales et Salii Sacerdotes quovis anno so-
lemniter suas peragunt functiones, ita ut non in Haemo
et in Carpato monte a barbaris circumdati et ad Danubii
ripas, sed in Apenninis, super septem montes, ad Tiberim
fluvium, in Sabinorum societate, sub Numa Pompilio, seriis
nostris temporibus vivere videantur. » Per qneste stesse ra-
gioni non mí meraviglio come Horia, un povero contadino,
che non vide mai libri, abbia potuto ricordare Roma e i
suoi grandi collo stesso ossequio, col quale li ricorda Pom-
ponio Leto, che trae le sue ispirazioni dalla profonda cul-
tura de' .classici e dalla vista quotidiana de' ruderi della
eterna citta ; ed abbia potuto compiere la meravigliosa ri-
voluzione, soffocata nel sangue nel 1784, trovando nei
compagni non solo l'eco delle sofferenze, ma l'eco viva
delle tradizioni, de ricordi, che si riconnettono alla storia
de' grandi genitori, che incivilirono il mondo. Questi ri-
cordi, come ho osservato altrove, all'istituzione del tribu-
nato, popolare tra noi quale simbolo ed espressione di li-
berta, facevano sostituire nel contadino romeno l'idea del-
l'Impero, perch6 la schiavitii presente come la grandezza
passata, tutto a lui faceva sovvenire l'imperatore Traiano,
autore della propria nazionalitá e della propria civilta., e
che 6 facilmente richiamato alla sua mente da ogni note-
vole impressione. Il contadino romeno, osservando

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RICORDI ETNOGRAFICI I5

cielo, L. il nome di via di Traiano alla via lattea, di voci


di Traiano al fragore del tuono ed allo scroscio dell'ura-
gano, di monti e piani di Traiano alle pendici più alte
ed alle estensioni più notevoli del proprio paese; e tutto
ció spiega appunto come Horia, volendo rivendicare a
libera la patria, abbia assunto il titolo di Imperator Daciae.
Rimane fenomeno se non unico, certo mirabile nella
storia, la tenacita romena nel resistere non solo alle con-
seguenze deleterie sulla lingua e sulla nazionalia derivanti
da tante invasioni, ma nel respingere i tentativi insidiosi
e costanti compiuti con mezzi nefandi, specie all' epoca
de' fanarioti, per distruggere que' sacri depositi. Da tutti
questi attacchi il romeno 6 uscito quasi intatto, conser-
vando il nome e l'orgoglio delle origini, dividendo con
noi le sequele delle sventure e delle oppressioni, attin-
gendo, come l'Italia, nelle avite memorie, la forza per
pugnare e per riscattarsi. Sul Danubio si pub dire con
legittima ambizione romanus sum, come dall'aeterna Roma
de' poeti ivi si 6 attinta la fede per ripetere il motto,
confermato dalla storia : romanu nu pere!
Mi sembrò quindi giusto consacrare a' nostri fratelli, fra-
telli d' origine e di sentimenti, che tengono a queste ori-
gini e raffermano questi sentimenti, poche pagine, lieto
se esse contribuiranno nella loro modestia a cementare
ognora più Funione sincera dell' Italia colla Romania.
Termino questo capitol° ricordando che profondi vin-
coli di simpatia uniscono i romeni agli italiani. Dall'Alec-
sandri, sommo poeta che cant?) d' Italia, al Flewa, sin-
daco di Bucarest, che compi tra noi gli studi, all' Opreanu,
magistrato e amministratore eminente, promotore del mo-
numento ad OVIDIO, a C. A. Rosetti, il Nestore della

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i6 RICORDI ETNOGRAFICI

stampa romena, la cordialith de' rumeni 6 stata ed 6 viva


per noi. Sentite con quanta gentilezza il Sig. C. Braescu,
Senatore romeno, con un certo orgoglio confessa e ri-
corda le sue simpatie per 1' Italia in una lettera alla
Fratia italo-romana: a sino dalla mia gioVentil da' miei
genitori e professori imparai ad amare 1' Italia, come la pin
grande sorella della nostra nazione, ramo di quello stesso
albero, dal quale siamo usciti noi pure romeni. Mi si
faceva vede.re sulla carta geografica il luogo ed il paese,
da dov'è la nostra tradizione, mi si narrava la storia della
gente latina, specialmente del gran Traiano; e quelle in-
dicazioni e quelle narrazioni, ascoltate colla più ferma
attenzione, furono per me, per l' animo mio, seme sacro
e produttivo della fratellanza, la quale del resto 6 natu-
rale, tradizionale nel mio sangue. Il calore della fra-
tellanza si manifestó nel mio cuore tanto nella naaturita,
quanto nella giovinezza, secondo le occasioni, ch' ebbi di
nudrire questo sentimento. Ogni volta udivo la sonora,
l'accentuata, e bella lingua italiana, e guando mi si pre-
sentava allo sguardo qualcuna delle simpatiche e dolci
figure di quella nobile nazione, la fratellanza cresceva in
me in tal modo che divenni un yero filo-italiano... Tra-
scorsero alcuni anni e guando l' unificazione degli stati
italiani divenne un fatto compiuto, provai la stessa pro-
fonda soddisfazione come per l' anteriore unione del mio
paese... Allora, come Deputato e segretario della no-
stra Assemblea nazionale, ebbi la soddisfazione di sotto-
scrivere i due indirizzi alla Camera ed al Senato italiano,
co' quali manifestavamo le nostre più sincere e calde fe-
licitazioni alla gran nazione 'italiana ed al suo glorioso
Re Galantuomo... Nella sessione passata del Senato, fui

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RICORD I ETNOGRAFICI 17

eletto delegato e relatore de' trattati conchiusi fi-a 1' Italia


e la Romania. Allora, in una delle mie relazioni e pro-
priamente in quella che riguardava la convenzione con-
solare e d' estradizione, nella prima frase di introduzIone
mi esprim evo cosi : un altro trattato conchiuso il 17
agosto 188o, ha dato luogo allo svolgimento delle re-
ciproche simpatie tradizionali, avvicinandosi e consolidan-
dosi maggiormente i vincoli fi-a la Romania e la sua
più grande sorella, l' Italia. Queste espressioni dalla
tribuna del Senato erano l'eco de' sentimenti di fratellanza
che uscivano dall'animo mio, al quale si uniscono tutti i
romeni. In questa questione non esiste più differenza di
partito. La fratellanza italo-romena 6 necessaria ad
ambedue le nazioni e bisogna che lottiarno pel suo svol-
gimento. Da mia parte voglio lavorare ancora quanto po-
trò ed alla fine voglio raccomandare a' miei eredi un
sacro debito : La fratellan.za Romena-Italiana » 1.
Ed appunto guando noi entrammo a Roma, allora che
tutti i governi, mantenendosi i primi giorni in una pro-
fonda riserva, ci lasciavano in forse se il grande atto
sarebbe stato approvato, o se invece i tentativi della rea-
zione non trovassero già un'anticipata garanzia di trionfo
in quella fredda attitudine della diplomazia, la Camera
romena felicitava la Camera italiana dell'avvenimento con
un nobile indirizzo. E l'II marzo 1871, in seno all'As-
semblea romena, si udiva la nobile voce del Chitiu, che
trovai poi a Bucarest Ministro di Pubblica istruzione, che
diceva : « imbracisamu ca caldura fratii nostri italiani pre

1 L' Italia in Romania, lettera del Senatore Costin Braescu. Roma,


Stab. Civelli 1 8 8 t .
2 - AMANTE, Romansa.

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i8 RICORDI ETNOGRAFICI

sora nostra Italia », alle quali parole con altre patriottiche


espressioni facevano eco il deputato Jonescu ed altri. E
l'Hasd.eu pubblicava un carme di circostanza « Roma e
Romania » che faceva precedere da' versi del PETRARCA :
Si faecia lieta udendo la novella,
E dica: Roma mia sara ancor bella!

Gli italiani poi che tengono a' ricordi dell' origine, specie
quanto al nome ' ed alla lingua 2, dovranno rammen-
tarsi che la lingua romena ha tanta analogia coll' italiana
che il Grisellino (Geschichte des Temeswarer Banats) si do-
mandava: nam unde, quaeso, illa inter utrasque regiones,
Italiae dico et Daciae, dialectos tanta concordia secus
explicanda? Ricordino che 6 la lingua romena, come la
nostra lingua del PETRIA.RCA, la lingua dell' amore e de' gen-
tili sentimenti, onde il Michelet la disse lingua italiana,
poeticamente esprimendosi cosi : « je rre crois pas qu' il y
ait sur terre une langue plus propre A. l'amour que cette
langue rustique des forks et des déserts, d' amour et
d'amiti6 au fond des solitudes! »
Che più? L' autore del libro: de origine et occasu Tran-

1 L'Italia, presso alcuni scrittori del medio-evo, viene designata col


nome di Romania.
2 L'Obédenare scrisse: « la langue romaine a la force, l'énergie,
la concision, l'harmonie, la douceur et la simplicité de la langue
latine » (p. 499 del Dict. encyclopedique des sciences medicales, cit.).
- E ben a ragione perciò scriveva il Kopitar: « la lingua valacca
é la più antica e la più particolare degli idiomi neo-latini » E giova
pur ricordare queste due altre testimonianze. Nel secolo XI Laonico
Calcondilo nel libro II della sua storia scriveva : Dacorum, sive Bla-
chorum lingua similis est Italorum linguae. E nel secolo successivo
l'Oricovio : hi natura, ntoribus ac lingua non multum a cultura Italiae
absunt. )

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RICORDI ETNOGRAFICI 19

silvaniae avea detto che la romena a doveva essere una


lingua italiana, prima che Dante, Boccaccio e Petrarca,
non avessero fatto di questa, col miscuglio di lingue
barbare, una nuova lingua, graziosa, nobile e presso che
divina. » E sarebbe del tutto assurdo supporre che l'odiema
lingua romena corrispondesse presso a poco a quella lingua
embrionale, che da' grandi riformatori e creatori surti nel
secolo xiv, fu poi elevata a dignità di lingua scritta? Si abbia
presente, come saggio, una vita di COLA DA RIENZO del se-
colo xiv, e la corrispondente traduzione in romeno.

1 Vaillant, Rounianie, pag. 146 del 30 vol.


Italiano del 1347. Romeno del 1844.
L'arme puse ioso in tutto; do- Armele puse ios cu totu; du-
lore ene da recordarse. Fortifi- rere esce A s'i aduce a minte.
caose la varva, et tensese la faccia Is'i forfica barba, s'i î s'i vepsi
de tenta nera. Era la da priesso faca cu tinta negra. Era colo
una casellucia, dove dormea lo aprope o casaua unde dormea
portanaro. Entrato la, tolle uno portarul, intra colo, rapi o veche
vecchio tabarro de vile panno, y' eba de prosta panza, facuta
fatto a lo modo pastorale cam- dupo moda pastorale campinesca.
panino. Quello vile tabarro ve- g' aquela prosta g' eba invésti;
stio; puoi se mese in capo una apoi î s' i puse In cap un aco-
coitra de lietto, et così devisato peris' de patu, i as'a deg'izat,
neveo ioso, passa la porta la nevid'ut se dete jos; trecu porta
quale flariava ecc. quarea ardea etc.

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Un Po' di storia

RISTE, compassionevole 6 la storia


di Romania nel suo lungo periodo
dalla caduta dell' Impero romano
sino quasi a' nostri giorni, perch&
quel popolo fu in lotta perenne
con un nemico non solo avido di
distruggerne la liberta, ma di can-
cellarne il nome e di esaurirne
le risorse economiche.
L'Ospodaro somiglia molto ad
un Vicario imperiale nell' epoca
della repubblica italiana : o 6 in-
viato direttamente dalla Porta, o
si fa spontaneamente ligio di essa per governare. Se
qualche rara volta accenna in qualche suo atto, pur lon-
tanamente, di ricordarsi d'essere romeno, 6 ben difficile
che scampi dall'eccidio. La scimitarra che gli vedete pen-
dere al fianco, gli 6 strappata dall'oppressore per recidere
quel capo, che ebbe la temeraria v. elleita di pensare alla
patria, e peggio ad una indipendenza politica.

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22 UN PO' DI STORIA

Eppure il lungo periodo delle lotte della Romania contro


la Turchia, al pari delle lotte dell'Italia contro l'Impero, 6
gloriosissimo; l'animo rimane meravigliato nel contemplare
il coraggio di un popolo, i cui figli non solo giungono
a salvare s6 stessi, ma a salvare l'Europa dall' invasione,
dalla conquista della mezzaluna ; nobili episodi si avvicen-
dano di abnegazione e di eroismo, che vi fanno ricordare
i gloriosi progenitori.
Diamo uno sguardo rapido agli avvenimenti che segui-
rono tra' popoli danubiani dalla caduta dell'Impero romano:
poi uno sguardo ancor più rapido a quelli, che prece-
dettero il gran fatto, che dovea distinguere l'evo antico
dal medio.
Non mi soffermo sul periodo storico della Dacia
anteriore alla conquista romana, perch& su questo tema
scrisse un dotto lavoro Gregorio Tocilescu, già segretario
generale del Ministero di pubblica istruzione a Bucarest.
La Dacia, poco dopo la conquista romana sulla Grecia,
ridotta a provincia col norne di Acaia, cominciò ad af-
fe.rmarsi in modo bellicoso contro i conquistatori del
mondo, avvicinatisi al Danubio. Giulio Cesare avea ima-
ginato contro i Parti e i Daci una spedizione. II fratello
di Antonio volle tentare di sottometterli, e riportò una
grave sconfitta, ed i trofei romani furono raccolti per
molto tempo in Genucla. A' tempi di Augusto e di Ti-
berio seguitarono le guerre; e, sotto Domiziano, Decebalo,
duce insigne de' Daci, sbaragliò Appio Sabino e Fusco, e
impose un tributo ai romani, finch6, succeduto nell'im-
pero Traiano, il barbaro vincitore si trovb di fronte il fu-
turo conquistatore della Dacia.
Sono note le molte vittorie di Trajano, che perciò as-

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UN PO' DI STORIA 23

sunse il titolo di Dacico. Sconfitto, ma non domato, De-


cebalo insurse nuovamente, il che diè luogo alla seconda
spedizione di Trajano. Giunto nella Mesia, l' imperatore
fece costruire dal famoso architetto Apollodoro un gran
ponte in pietra, del quale rimangono ancora mirabili tracce
a Turnu Severin, paese che forma, dal lato dell' Unghe-
ria, quasi l' imbocco naturale all'attuale regno di Romania.
Sono note le fasi della guerra grandiosa, terminata colla
soggezione completa della Dacia e colla morte di Dece-
balo. La capitale Sarmkegetusa divenne Ulpia Trajana ; le
colonie trasportate dall' Italia rinnovarono il sangue, e la
sapiente politica di Trajano fece della Dacia una Roma
orientale nelle trasformazioni civili ed economiche del po-
polo. « Trajano fece edificare sulla riva destra del Danubio
la fortezza di Nicopoli, che significa fortezza della Vit-
toria; nella Dacia centrale edificó Apulo e le Saline ; Ti-
visco nella Temisiana; Romula nella Muntenia ; Paloda,
Sucidava, Petrodava, Corsidava e Patridava nella Moldavia.
Fece costrurre vie selciate per facilitare le comunicazioni;
furorio edificate torri; si stabilirono bagni; si costrussero
degli acquedotti grandiosi; furono inalzati templi, teatri, e
anfiteatri, furono aperti i seni delle montagne, e si comin-
ciarono a scavare le miniere ; e l'oro, l'argento, il rame
e il ferro dei Carpazi non furono più nascosti. Insomma
la Dacia divenne dopo breve una delle più belle e ricche
provincie dO'Impero romano. Il prefetto della tredice-
sima legione fu nominato govematore della Dacia e rap-
presentante dell' Imperatore. Le provincie della Dacia fu-
rono governate da prefetti sottoposti al governatore gene-
rale ; i tribunali e tutte le funzioni pubbliche furono creati
sul tipo di quelli dell'Impero : in Ulpia Trajana fu sta-

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24 UN PO' DI STORIA

bilito il foro e furono nominati dei consoli come in


Roma. »
Rimangono ancora tracce non poche delle vittorie e
della cura degli imperatori successori. Adriano si occupò
molto per introdurre nuovi istituti, sul tipo romano ; e la
Dacia ebbe il nome di Dacia Felix. Marco Aurelio ricacciö
di li i barbari invasori. Esiste ancora una città chiamata
Caracalla, che ricorda il possesso dell'imperatore ornonimo,
e cosi Alessandro Severo fonclò, nel distretto di Mehedinzi,
Severinopoli (oggi Cemezi) e la torre omonima.
Tradizioni storiche perdurano delle guerre ivi combat-
tute da Decio e da Filippo fino ad AureIiano, che vi con-
dusse nuove colonie e diede principio alla Dacia Aure-
reliana, distinta dall'antica Dacia Trajana, i cui discendenti
sono oggi i romeni di Macedonia, della Tessaglia e del-
l' Epiro. Da quest'epoca la Dacia vive politicamente quasi
una vita autonoma, fiorendovi il cristianesimo fino a
Costantino, cui devesi la creazione di varie club.. L'im-
pero romano era travagliato da invasioni d'ogni parte :
teatro funesto furono i campi della Dacia, che in breve
rimase abbandonata a sè stessa nella difesa e nella resistenza
da opporre a tante immigrazioni.
Giustiniano intraprese una guerra per purgare la Dacia
dalle invasioni, e diede grande importanza alla gerarchia
chiesastica.
Coll'avvicendarsi di invasioni si diffonde anche il mo-
vimento del cristianesimo tra i barbari. I frati romeni
Metodio e Grillo ne spargono largamente la dottrina per
l'Oriente, specie tra i Bulgari, e introducono l'alfabeto
bizantino.
A poco a poco si creano anche nella Dacia i Ducati.

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UN PO2 DI STORIA 25

Il fiume Olto separa varie specie di Ducati, che compren-


dono i diversi distretti percorsi dal fiume: questi duchi
ora sono chiamati Pacinati, ora Campoduci, o, secondo gli
Slavi, Voivodi.
Col secolo X si forma il regno romeno-bulgaro, che
tiene fronte valorosamente all' Impero Bisantino. Al de-
clinare di esso sorge un regno unghero-valacco. Nel 1168
ha luogo la pace tra romeni e bizantini.
Ma i greci dominano dove più dove meno apertamente :
la loro avarizia opprime i romeni. Tre fratelli romeni,
Pietro, Assan e Giovanni sollevano i bulgari ed i romeni
contro i bizantini. Uccisi Pietro e Assan, Giovanni giugne
a ricostituire un impero romeno-bulgaro, riconosciuto alla
fine da Costantinopoli. Il Pontefice Innocenzo III, che non
lasciava intentato alcun mezzo pur di consolidare la sua su-
premazia, alla fine si fa riconoscere da Giovanni, il quale
fu unto re nel 1203. Ma egli presto si uni cogli orto-
dossi Greci, abbandonando il papa e cercando, col vincolo
dell'unione religiosa, di fondere gli spiriti de' romeni delle
varie province. Mori nel 1207. Al suo tempo rimonta
la fondazione della città di Craiova.
Da questo punto la storia romena non ha più una con-
catenazione certa. La Moldavia e la Muntenia (Valacchia)
sono invase da' tartari; ma i rumeni, associati cogli un-
gheresi, danno a' tartari una solenne sconfitta. Era loro
duce Radu Negru, il Berengario della Romenia, perchè
intravide il concetto della nazionalità rumena e tentó
Tunione de' due paesi, della Muntenia che governó diret-
tamente, stabilendo la capitale a Campolungo e della Mol-
davia, governata dal padre, Bogdan Negru Bassarab.
Radu Negru pose grande studio nel dare una buona co-

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26 UN PO' DI STORIA

stituzione a' romeni e resse gloriosamente lo stato. Mori


nel 1265.
A lui successero Michele Bassarab, che governò per i9
anni in perfetta pace, il figlio Dan I (1284-1320) che
combattè coraggiosamente Roberto d'Angiò, il quale attac-
cava il banato di Severin, spinto sopratutto da fanatismo
religioso. E Giovanni Bassarab (1324-42) dà una solenne
lezione a Roberto d'Angiò, assalendolo nelle gole dei
Carpazi.
Il successore di Roberto, Luigi I d'Ungheria (1342),
solleva nuove pretese sulla Valacchia ed è sconfitto. da
Vlad I (Ladislao). Ma pur troppo il re ungherese diede
ancora molti fastidi a' romeni per motivi religiosi. Durante
cjueste varie guerre di carattere religioso, Radu II infligge
una rotta a Luigi I ( 1371).
E quasi impossibile riassumere le varie contese interne
de' principi di Valacchia successori di Mircea I, e de' prin-
cipi di Moldavia successori di Alessandro, ora aiutati dai
Turchi, ora combattenti i Turchi, i quali volevano affer-
mare la loro supremazia. Altre lotte sopravvennero per
gare religiose, ed i zelanti ortodossi greci, nella speranza
di consolidare meglio la loro confessione, col finire del
secolo xv, fecero escludere il latino come lingua ufficiale,
diplomatica e ieratica, che sostituirono colla schiavona.
Giova piuttosto ricordare quanto per salvare la civiltà
fece un romeno, e questi fu Giovanni Uniade, cui l'Un-
gheria deve tante vittorie contro i Turchi, quantunque lo
stesso Uniade, convertito al cattolicismo, abbia poi per
spirito religioso spesso combattuto i romeni ed il loro
principe Vlad
E gli stessi principi romeni (che più propriamente do-

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UN PO' DI STORIA 27

vrebbero chiamarsi domni), diedero ne' loro stati terrihili


prove di coraggio contro i Turchi. Vlad V di Valacchia,
detto l'Impalatore, avido di crudeltà quanto il pia feroce
ginimizzero, trucidò oltre 25,000 turchi, e diede loro
una grande sconfitta a Focsani. Maometto II, avvicinandosi
a Poenari, trove, piantati 20,000 pali, a ciascuno de' quali
Vlad V avea fatto appiccare un nemico. Come si vede era
un tremendo competitore! Vlad V dovea pia tardi inflig-
gere in Transilvania una nuova e gravissima sconfitta a
Maometto II, distruggendo 30,000 turchi.
E in Moldavia Stefano, detto il Grande, acerrimo ne-
mico degli ungheresi e de' turchi, combatt6 questi ultimi
direttamente (6 famosa la vittoria riportata a Barlad), e
nella persona del principe Rodolfo, favorito da'turchi stessi.
La leggenda divinizza Stefano, perch6: « combatt6 qua-
ranta armi, fondò quaranta chiese e riportò quaranta vit-
torie. » Mori il 1504, e, fenomeno strano per quei tempi,
negli ultimi istanti toccò della convenienza di avvicinarsi
a'Turchi e in termini vaghi accennò all'utilia di una spe-
cie di lega balcanica.'

II 5 giugno 1885 a Jassy fu innalzato a Stefano il Grande una


statua equestve in bronzo. Parlarono il Re, poi il Ganè a nome del
Comitato Promotore, il sindaco L. Negruzzi, il Presidente della Ca-
mera C. A. Rosetti, il Presidente delPAccademia romena D. Stourdza,
i sigg. N. Jonesco e Hasdeu. Per la circostanza il Prof. A. Vizanti
tenne una conferenza all'Università di Jassy. Egli consider?) il regno
di Stefano ne' due differenti periodi il Io dal 1457 al 1475, ii secondo
dal 1475 al 1504. Ritenne che il IO periodo avesse un carattere
piuttosto offensivo, utile a ritemprare lo spirito nazionale; il 20 un
carattere piuttosto difensivo. Egli descrisse in breve i fatti d' arme
i più notevoli, come la battaglia di Rahova o Podul Jualt (1475),
di Grumozesti (1475), di Valea Alba o Resboeni (1476), di Kilia
Alba (1476, 1483-84), di Scheia (1486), e di Dumbrava Rosie
(1496).

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28 UN PO' DI STOMA

E successore mediato (perche dopo Stefano regnò Bog-


dan III), il nipote Stefano VI, detto il Giovane, ottenne
anche una vittoria su' turchi. Ne pretideva il posto il figlio
naturale di Stefano il Grande, Pietro Rares, che sbaraglió
più volte gli ungheresi per *sostenere i romeni di Transil-
vania, e mori nel 1546.
Ma nella stessa Moldavia i degeneri successori di Ste-
fano il Grande, di Stefano il Giovine e di Pietro Rares
facilitarono il dominio e il predominio della Porta.
E una serie di principi, non degna certo di grandi en-
comi: Alessandro Lapusneanu, Eraclide il Despota, Bog-
dan V, Giovanni l'Armeno, crudele e prode ad un tempo,
Pietro lo Zoppo, Giovanni Crezu, Giovanni Sassone e Aron.
In Muntenia si affermó specialmente l'influenza turca,
sollevando ed abbattendo principi a piacimento, a seconda
delle maggiori offerte dei principi stessi, presso a poco come
facevano nell'impero romano 1 pretoriani, ridotti ad accla-
mare imperatore chi offriva più danaro ! Quindi avvicen-
damento di principi inetti, ingordi, crudeli, abietti. La lista
e lunga : Rodolfo VIII, Rodolfo IX, Mircea III, Rodolfo X
Ilias, Petroscu-voda, uno de' migliori, Pietruccio lo Zoppo,
Alessandro II, Mihnea II, Pietro Cercel e Stefano il Sordo.
Un valoroso principe, spedito come bey in Muntenia,
nel 1582, Michele, figlio di Petroscu-yoda, dovea rompere
queste tristi tradizioni e risollevare il nome romeno.
Michele, commosso per le tristissime condizioni, cui
erano ridotti i romeni, pensó di sottrarli dal giogo musul-
mano. Perciò strinse alleanza con Aron di Moldavia e con
Sigismondo Bathory, che governava la Transilvania. E 13
novembre 1594 scoppiò una insun-ezione contemporanea-
mente a Bucarest ed a jassy ; tutti i turchi furono trucidati.

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UN PO' DI STORIA 29

Quindi Michele in pochi giomi pose in assetto di guerra


un esercito, e penetre) in Rutsciuk ed in Silistria, sconfig-
gendo i turchi. Mustath- pascia si avanze) minacciando
ovunque esterminio : ma fu attaccato, sbaragliato ed ucciso
da Michele, che poco dopo diede altra sconfitta a Ferhat-
pascia, comparso alla testa di numerose schiere tartare.
I Transilvani ed i Moldavi riportavano più tardi altri
successi.
Allora 200,000 turchi, guidati da Sinon-pascià, si avan-
zarono: Michele, con solo 8,000 uomini contraste) loro per
circa un mese il passaggio del Danubio, e quindi si ritrasse
con ordine fino a Calugaren, raddoppiando per via il nu-
mero del suo piccolo esercito. II Pascil traverse) il Danubio,
s'inoltre) sotto quella citth ed attacce) i romeni. Fu uno dei
fatti più meravigliosi della storia moderna. Michele, ed
ora possiamo chiamarlo col titolo, col quale 6 passato alla
storia, Michele il Bravo, fece prodigi di valore: i turchi si
abbandonarono a fuga vertiginosa. Michele, vincitore, colla
sua piccola scbiera, non poteva tuttavia inseguire il nemico,
che, quantunque sconfitto, disponeva ancora di molte forze.
Si ritire) percie) a Campolungo.
I turchi procedettero innanzi occupandò Braila, Bucarest
ed altre città. Ma Michele era stato raggiunto dagli alleati
di Moldavia e di Transilvania. II suo esercito sommava
ormai a 50,000 uomini. Attacce) la fortezza turca di Tir-
goviste, sbaragliando i nemici e facendo prigioniero Ali-
pascià. Sinon-pascià, cie) saputo, si ritire) a precipizio verso
Giurgevo, abbandonando 6o o o carri e 6o oo prigionieri
romeni, che rafforzarono le schiere di Michele. Il pascia
prosegui la ritirata, divenuta una vera fuga, e Michele,
sorpresa gran parte dei turchi nell'atto di ripassare il Da-

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30 UN PO' DI STORIA

nubio, ne fece saltare in aria il ponte. Altri successi riportò


l'insigne duce romeno, e Sinon-pasca, ritrattosi più tardi
a Malgara, vi mori di li a poco di crepacuore.
Vinti i nemici estemi, cominciò per Michele la lotta
co' nemici interni. La battaglia combattuta il 28 ottobre
1598 gli acquistò il trono di Transilvania, ed altri fatti
gloriosi gli assicurarono il dominio incontrastato della Mol-
davia e della Miintenia.
Mirabile capitano, non fu del pari Michele accorto le-
gislatore, Non seppe cattivarsi le simpatie de' romeni e
nell'organizzazione del suo governo portò spirit° e ten-
denze di duce feudatario, stabilendo la servitii de' coma-
dini. Le sue vittorie eccitarono invidiosi nemici d'og,ni
parte, e primo l'imperatore d'Austria, che cercava pro-
pizia occasione per minarlo. Gli sollevarono contro i
polacchi, che lo sconfissero al Seret ed all'Arges. Aiu-
tato dall'imperatore, cui si era rivolto, e che voleva
servirsi dell'opera del gran capitano pe' propri scopi,
tornò in Transilvania e il 3 agosto I 6o 1 vinse i ne-
mici uccidendone 10, o o o . Po chi giorni d op o l' intrepido
capitano, nel rientrare nella tenda, era trafitto alle spalle
a tradimento. Un generale, il Basta, messo a fianco di
Michele dall' irnperatore Rodolfo, e che tramò il nefando
atto, diveniva govunatore della Transilvania.
I romeni che certo non ricordano con animo grato Mi-
chele quale legislatore, a buon diritto menano vanto di
un duce si formidabile e fortunato. A Bucarest, in suo
onore, sorge un monumento. .(V. contro)
Scomparso il terribile Michele, la Turchia seguitò senza
gravi contrasti nell'antico sistema di assolutismo, trattando
la Romania come un pascialato. In Muntenia si successero

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UN PO' DI STORIA 3

Simeone Movila, Rodolfo Serban Bassarab, Alessandro Elia,


Leone Tomsa, Matteo Bassarab (che sconfisse varie volte
il principe della Moldavia Basilio Lupo), Rodolfo Minhea

STATUA DI MICHELE IL BRAVO.

(sotto il quale piu grave si fece la terribile piaga de' fana-


rioti) ed Alessandro Elia.
Costantino Bassarab pensb svellere il flatello degli stra-

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32 UN PO' DI STORIA

nieri; ma non vi riusci. Essendosi accostato con Stefano


IX all'alleanza di Gustavo di Svezia, che nel 1656 moveva
guerra alla Polonia, la Turchia lo sostitui con Minhea de-
stinato in Muntenia, ugualmente odiato dai Turchi e dai
romeni. A lui successe Giorgio Ghica, che trovavasi in
Moldavia, sostituito alla sua volta da Stefano.
E un elenco fastidioso e poco glorioso.
Meritano per?) d'essere ricordati Matteo Bassarab in Mun-
tenia, che regnó 21 anni (fino al 1654) e Basilio Lupo
in Moldavia (govern?) fino al 1684), che molto si occupa-
rono per promuovere lo svikppo intellettuale nel paese.
Costantino III Brancoveanu e Costantino Cantemir fecero
lega co' turchi contro l'Austria, e la sconfissero: per?) dalla
vittoria non ritrassero frutti, perchè i turchi si ritirarono,
e cosi la Transilvania ricadde sotto il dominio austriaco.
Questi nomi di Brancoveanu e Cantemir ricordano lun-
ghe vicende e trattative per sostituire alla turca altre in-
fiuenze sopra la penisola balcanica, specie o l'austriaca o
la russa. 11 26 agosto 1714 Costantino Brancoveanu, coi
figli, col genero Vacarescu ed altri di famiglia vennero
giustiziati a Costantinopoli. E successore, Cantacuzeno,
poco dopo, il 9 gennaio 1716 incontrò la stessa sorte.
I Maurocordato, che successero, per mantenere il po-
tere, aggravarono la mano rapace sui romeni e cosi sa-
ziavano le cupide voglie della Porta. Periodo nefasto dei
fanarioti !
Il Vaillant ben disse : plus les phanariotes seront connus,
mieux les psuites seront dérnas.quIs !
La sublime Porta avea bisogno di due cose : tener sog-
getti i principati e trarne il massimo utile economico.
Quindi la scelta, meglio che su un turco, dovea cadere

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UN PO' DI STORIA 33

su mercanti greci, o romeni rinnegad, che avessero le abi-


tudini e le attitudini de' mercand greci del Fanaro, astuti e
abietti ad un tempo come cani (e il sistema di quest'abie-
zione prese appunto il titiolo di ciocoismo), splendidi nelle
forme esteriori come i maggiori re dell'Oriente e fiscali e
crudeli come arpie; e tutto ciò a beneficio di Costantino-
poli. Essi doveano rubare per se e pel padrone, doveano
comprimere ogni sentimento di patria, di nazionalità. Dei
proconsoli romani, governatori d.elle province lontane, non
avevano nè le virtù militari, nè il prestigio avito. Vol-
.gari parvenus mercanteggiavano sul trono come aveano
mercanteggiata la coscienza da semplici privati: accoppia-
vano a tutte le ridicolaggini e vanità naturali ad un po-
polo decaduto lo spirito cupido ed esoso. Erano avidi per
naturale abiettezza e per istinto conservatore, sapendo che
coll'avidità raggiungevasi il segreto di essere lasciati alla
testa del principato e di contentare ad un tempo il pa-
drone. Se non avessero mandato a Costantinopoli milioni
e milioni, espilati da' poveri romeni, non solo avrebbero
perduto l'ospodarato, ma avrebbero perduto anche la testa:
essi aveano sempre innanzi agli occhi presente l'imagine
della scimitarra; e questa terribile minaccia solo potevasi
scongiurare coll'oro, col gettare l'offa nelle bramose canne
della sublime Porta.
ll Maurocordato creò i cafedji baschi, i sofradji ba-
schi, gli scherbedji baschi ed un numero grandissimo di
simili dignità, tolte dall'arsenale di una, buona cucina, imi-
tando e completando il lusso e la gerarchia della Corte di
Ccstantinopoli, e chiamando a questi uffici una piccola
parte della nobiltA, romena, la piii miserabile per senti-
mento e per censo - perchè la più ricca era spogliata ed
3 AMANTE, Romania.

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34 UN PO' DI STORIA

esulava - e creandone una nuova. Le imposte si suc-


cedevano le une più vessatorie delle altre, le confische, le
torture, le uccisioni erano all'ordine del giorno per chi
non pagava e prontamente. Questo periodo nefando dei
fanarioti durò .dal 1716 al 1769, nel quale i vari ospo-
dari che governarono la Valacchia e la Moldavia ridus-
sero queste regioni all'estrema disperazione.I
La guerra russo-turca dal 1720 al 1744 sostitui in tal
periodo all'influenza turca la influenza russa.2Ressero quindi
il principato di Valacchia Alessandro Ipsilanti (1774),
Nicola Caragiá (1778), Michele Soutzo e Nicola Mauro-
gheni (1786), - un Caracalla in diciottesimo, che avea
attribuito al suo cavallo Talambasa il titolo di 13oaro; -
ma pert) fomito di molto coraggio, del quale diede prova
nella guerra turco-russa-austriaca, schierandosi per la Tur-

1 Eccone Felenco:
In Valacchia. In Moldavia.
17,6 icola Maurocordato I. 1716 Michele Racoviça I.
1717 Giov. Maurocordato II. 1727 Gregorio Ghica II,i1 vecchio.
1719 icola Maurocordato. 1733 Cost. Maurocordato II.
1731 Cost. Maurocordato III. 1735 Gregorio Ghica II.
i73i Michele Racoviça I. 1741 Cost. Maurocordato II.
1731 Cost. Maurocordato III. 1743 Giov. Maurocordato III.
1733 Gregorio Ghica III. 1747 Gregorio Glues. II.
1735 Cost. Maurocordato III. 1748 Cost. Maurocordato II.
1741 Michele Racoviça I. 1749 Cost. Racovça II.
1744 Cost. Maurocordato III. 1753 Matteo Ghica III.
1748 Gregorio Ghica III. 1756 Cost. Racoviça II.
1752 Matteo Ghica IV. 1757 Carlo Ghica IV.
1753 Cost, Racoviça II. 1758 Giov.-Teodoro Callimachi I.
1756 Cost. Maurocordato III. 1761 Gregorio Callimachi II.
1758 Carlo Ghica IV. 1764 Gregorio Ghica IV,
1761 Cost. Mamocordato III. 1766 Gregorio Callimachi II.
1763 Cost. Racoviça II. 1769 Cost. Maurocordato II.
1764 Stefano Racoviça III.
176s Carlo Ghica V.
1766 Alessandro Ghica VI.
1768 Gregorio Ghica VII.
2 A quest'epoca Austria e Russia stabilirono propri agenti con-
solari, che divennero poi focolari di intrighi infiniti (specie il russo)
per determinare l'influenza de' propri governi in Romania.

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UN PO' DI STORIA 35

chia e battendo gli austriaci a Sinaia e Cozia. Questi più


tardi si vendicarono facendogli tagliare la testa dalla stessa
Porta a Sistova, ove Austria e Turchia nel 1791 stipu-
lavano la pace! - Governarono il principato di Moldavia
Gregorio Ghica 111 (1774), Costantino Mouronz (i777),
Alessandro Maurocordato IV e V (1782 e 1785) e Ales-
sandro Ipsiland (1787). Gregorio Ghica, perch6 protestò
per l'occupazione della Bucovina fatta nel 1774 dall'Austria,
quando Austria, Prussia e Russia pensavano dividersi la
Polonia, ebbe tagliato il capo a Jassy da giannizzeri, spe-
diti dalla Sublime Porta, indignata, che le abiette tradi-
zioni, seguite da' fanarioti, di completo ossequio, fossero
state cosi anche per un momento rotte od interrotte!
Dal 1791 al 18°6 i principati risentono dell'occupa-
zione militare austro-russa, e s'intende che la nomina. degli
ospodari 6 sempre fatta dalla Turchia. E cosi si succes-
sero, o meglio spessissimo si alternarono al potere, in
Valacchia Michele Soutzo (1791), Alessandro Mou-
ronz ( 1 793), Alessandro Ipsilanti (1796), Costantino Han-
gerli, fatto decapitare dalla Porta, poi nuovamente Ales-
sandro Mouronz (1799) e Michele Soutzo (i8o I). Co-
stantino Ipsilanti II (i802), per denuncia del generale Se-
bastiani, fu condannato a morte e la Porta, non avendolo
potuto raggiugnere, fece eseguire la sentenza sul padre,
e lo sostitui un'altra volta con Alessandro Soutzo II; ma
l'Ipsilanti tornó aiutato da' russi. In Moldavia si succe-
deva e si alternava altra serie di ospodari, 1 de' quali non
cale tener ricordo.

1 Cioè Alessandro Mouronz 11 (1792); Michele Soutzo I (t 793);


Alessandro Callimachi III (i 794); Costantino Ypsilanti (1799); Ales-

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36 UN PO' DI STORIA

Dal 1812 al 1819 ne' principati governarono quattro


ospodari; cioè in Valacchia Giovanni Caragià (1812) e
Alessandro Soutzo II, ucciso ii 29 decembre 1820 perchè
si oppose all'iniziato movimento greco-slavo; e Carlo Cal-
limachi IV (1812) e Michele Soutzo III (1819) in Mol-
davia, il quale ultimo col generale russo Ipsilanti inaugurò
a Jassy il movimento in ordine alle nuove idee.
11 movimento nazionale del '821 fu esteso in Romania
e diede mold martiri. Dalla Moldavia, ove Ipsilanti fa-
ceva viva propaganda, si diffuse in Valacchia, ove Vladi-
mirescu riuni 16,000 volontari allo scopo di liberare il
paese completamente da' turchi e da' fanarioti, mentre
l'Ipsilanti non era mosso che da scopo personale.
Quindi contese tra' due generali. I Turchi intervennero
armata mano, e Vladimirescu, tradito dal suo capitano Ma-
cedonsky, fu poi dato in mano ad Ipsiland, che lo mandò
a morte. I Turchi repressero i moti nel sangue e nomi-
narono Gregorio Ghica (1822) per la Valacchia e Gio-
vanni Sturdza per la Moldavia, i quali, specie il primo,
cominciarono a ricordarsi di essere romeni e promossero
molte utili e civili istituzioni ne' propri paesi. 11 risveglio
nella letteratura fu allora straorclinario.
I Russi penetrarono ne' principati ii 1828 e li tennero
soggetti fino al 1834. Essi modiffcarono il regolamento
di riforme pubblicato da Gregorio Ghica, e introdussero
il famoso articolo, col quale si sottoponeva il paese al
controllo della Russia e della Turchia, fra proteste vivis-
sime de' romeni.

andro Mouronz 11 (1801); Carlo Callimachi IV (I804); Alessandro


Mouronz II (1800).

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UN PO' DI STORIA 37

Si giunse finalmente al 1842, guando i romeni affer-


marono solennemente la propria autonomía, eleggendo di-
rettamente a principe Giorgio Bibescu, che sottoscrisse la
costituzione del 1848, e poi impaurito si rifugiò in Tran-
silvania. E noto che la rivoluzione del 1848 diede luogo
all'intervento russo-turco e segnò una pagina nobilissima
di patriottismo, che poni!) i suoi frutti guando nel 1856,
al trattato di Parigi fu consacrata quella indipendenza della
Romania, riconosciuta definitivamente dalla Turchia solo
nel 1861.
Fu un risultato prezioso del quale la Romania ha sa-
puto mostrarsi degnissima cogli importanti ulteriori suc-
cessi diplomatici fino ad oggi, e co' gloriosi fatti dell'ul-
tima guerra russo-turca, nella quale il colosso del nord
vinse a Plewna e a Grivitza i col braccio de' romeni;
ed infine con altri fatti arditi di politica interna ed estera
che dirnostrarono ne' romeni coraggio, iniziativa, e alta
coscienza nel rinnovamento politico d'Europa.

r Nel 1883 i/ governo romeno fece elevare presso il villaggio


di Grivitza una cappella dallo scultore Storck, in onore de' soldati
romeni morti il 30 agosto 1877. Intervenne alla solennità una de-
legazione dell' armata romena composta del generale Ipatesco, del
colonnello aiutante di campo Candiano Popesco, del colonnello di
artiglieria Herct e di altri. I bulgari accorsero in gran numero
alla cerimonia con larghe dimostrazioni di simpatia per i romeni.
L'anniversario fu commemorato in modo speciale a Sinaia, l'amena
residenza de' reali di Romania, ove si recarono il presidente del Se-
nato Demetrio Ghica, i signori Cantacuzeno, Filitis procuratore ge-
nerale 'della Corte di cassazione, i generali Davila, Theodory e Bu-
disteano, il comandante del battaglione cacciatori Petresco ecc. Il re
al banchetto pronunziò patriottiche parole e la regina portb un brin-
disi a alle madri romene, che consacrarono i loro figli al paese. »

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Tra' Carpazi

' ASPETTO materiale, che presenta la Romania,


guardata dall'Est, in senso diagonale verso il
Nord-Ovest, 6 la figura d'un gran ventaglio,
spezzato bruscamente quasi nel centro, il quale, se non
etnograficamente, politicamente, ci si consenta il paragone,
appare formato da altra stoffa : 6 la Transilvania, cui cir-
condano i Carpazi da un lato e le Alpi transilvane dal-
l'altro. La Dobrogia 6 la punta estrema.
La Romania misura 129,947 ch. quadrati, eguali alla
quarta parte della Francia : tutti i pa.esi rpmeni, presi in-
sieme, ne formano una, superficie pressoch6 doppia, come
nota il Reclus.
Sul numero degli abitanti i dati non sono sempre. con-
cordi : mentre nell'Annuaire de la Roumanie del 1884 6 in-
dicato 4,424,691, il Reclus assegna oltre 5,000,000 e un
trattato geografico, edito nel 188o, determinava la pop o-
lazione nel numero di 63,900 abitanti. 1.3Almanacco

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40 TRA' CARPAZI

di Ghota del 1887 clh, queste cifre : popolazione 5,376,000:


41 abitanti per chilometro quadrato.
La Romania si divide in 32 province (districte o judge)
e 167 circondari (plase), amministrati, come presso noi,
rispettivamente da prefetti: e sottoprefetti. Vi sono 2997 co-
muni rurali e 72 urbani, retti dal sindaco (primar) e da
un Consiglio comunale.
Ricordo di sfuggita il distretto di Mehedinzi, il cui ca-
poluogo 6 Turn-Severin (Torre di Severo), ove si vedono
gli avanzi del ponte in pietra, fatto costruire da Traiano,
del palazzo dall' imperatore Severo, dal quale prese il nome
la città; e poco prima si incontrano le famose Porte di
ferro sul Danubio.
Nel distretto di Velcea, notevole pure pe' costumi ca-
ratteristici de' contadini, abbondano le saline e le acque
mineral L'emblema, un postiglione, rammenta la via co-
struita da' romani (Ulpia Traiana). Ildistretto di Roma-
nati, come indica anche il nome, richiama alla memoria
antiche colonie romane, ed 6 notevole per la produzione
dei grani. Nel distretto di Olta e nel suo capoluogo Arges
si trova il famoso tempio, il monumento artistico più im-
portante della Romania, in istile moresco, ricco di marmi
e di finissime sculture: i affermazione eloquente de' pro-
gressi dell'arte nel tempo in cui venne eretto, vale a dire
1 a Cet edifice place au centre du monastere bâti sur une emi-
nence, ferait honneur aux pays les plus avancés dans les arts. Tout
l'extérieur est en marbre ciselé avec un remarquable perfection: depuis
le socle jusq'A la corniche, pas une pierre qui ne soit sculpt& avec
toute richesse, toute .la finesse, toute la délicatesse de l' art. Cette
église est construite en carré, sur le modele de toutes les églises grec-
ques, avec un clenne 211 centre, surmonté d'une fleche en forme d'obé-
lisque. Aux angles du monument sont quatre petites tourelles élé-
gantes et légeres, deux A. facettes octogones, deux autres A col tors.

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TRA' CARPAZI 4'
ne' primi anni del secolo xyi, sotto il dominio di Nyago6
Bessarabe. La Curtea d'Arges (V. pag. 43), come in ro-
meno viene denominato il monumento, ebbe una com-
pleta illustrazione dal Reissemberger e ispirò .notevoli con-
siderazioni artistiche all'architetto D. Berindey, pubblicate
nella Rivista Romana di Bucarest nel 1862.
Notevole, nel distretto di Buzeu, 6 il villaggio di Pe-
trossa, che conta da' 700 agli .8o o abitanti, famosissimo
pel tesoro scopertovi presso le montagne di Istritza nel
1837 e trasportato nel museo di Bucarest. Si compone
di 12 pezzi in oro spesso, del peso di Kl. 17,10o ; ed
in alcuni sono incastrate granate ed altre pietre di grande
valore. Questi avanzi si attribuiscono ai Goti primitivi
della Dacia, tra il ti ed il iv secolo dell' era cristiana. Il
tesoro di Petrossa, molto rovinato e non completo (in-
volato dagli stessi scopritori, che, per rendere pia facile
la sottrazione, lo guastarono), ebbe una dottissirna illustra-
zione dal principe A. Odobesco, primo segr-etario della
legazione romena a Parigi. Nell' importante libro pub-
blicato in occasione dell' Esposizione universale di Pa-
rigi del 1867: Notices sur la Roumanie, e che mi fu gen-
tilmente iriviato dallo stesso principe Odobesco, che col
P. S. Aurelian, con V. Alecsandri, G. Soutzo, G. Steriadi
e A. Baudry ne fu redattore, si troyano larghi cenni sto-
Ces dernières semblent toujours prétes A tomber l' une sur l'autre.
Cette singulière illusion est produite par des bandes eu spirale qui,
les entourant de bas en haut, les font paraitre inclinées, quoiqu'elles
soient perfaitement perpendiculaires. A l'interieur, les murs sont &-
cores de peintures A fresque et de sculptures dorées comme on en
rencontre dans toutes les églises grécques. Le nom de Farchitecte
Manoli a été conservé dans des légendes populaires, oii le diable joue
nécessairement un grand r6le. » (Hist. politique et sociale de Prin-
cipautés danubiennes par E. Regnault, Paris 185 5, p. 16).

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42 TRAS CARPAZI

rici e artistici sul tesoro di Petrossa (si pronunci : Pe-


troassa), e sopratutto sulle riviste e sugli scrittori, che
diffusamente ne parlarono. Non sarà inutile ricorclare in
proposito l'opinione del De Linas, vale a dire che il te-
soro comprenda probabilmente l'insieme de' regalia e dei
pontificalia d'un sovrano, perch6 presso i goti e presso
gli scandinavi i tre poteri, religioso, guerriero e giudi-
ziario, si concentravano in una sola persona. Questa de-
duzione sarebbe anche avvalorata dal fatto della diversitl
dei pezzi componenti i preziosi avanzi. Nel libro cita.to
si esprime ravviso che essi « formassero una collezione
di vasi sacri, riuniti per l'uso di un altare pagano. »
Nel distretto di MusceI vi 6 Campolongo (Campu-
lung), città di un io mila abitanti, antica capitale della
Valacchia, scelta a tale onore primamente da Rodolfo il
Nero (Radu Negru) nel 1241.2
Nel distretto di Dâmboviza 6 notevole Tergovist, una
citti di 7 mila abitanti, anche questa antica e famosa ca-
pitale fino al 1668. A N. E. di Tergovist trovasill. mo-
nastero di Dalul, costruito neli5oo dal principe Rodolfo
il Grande, e che possiede il capo di Michele il Bravo.
11 distrétto 6 attraversato dal fiume omonimo. Quest°,
celebrato nelle canzoni popolari, diè luogo al seguente pro-
verbio, il quale, come vedranno i lettori, 6 molto più gen-
tile e non meno vivo dell'altro usato dai napoletani « vedi
Napoli e poi muori » ed 6 riferibile a Bucarest, bagnata
dalle sue acque :
Dimbovitz, apa dulce
Cine be nu mai se duce. »

I Op. citata, pag. 383. 2 Vedi C. D. Aricescu: Istoria Cam-


pu-lungului, prima residinta a Rontaniei. Bucuresci, 1855, in-8°.

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CURTEA D'ARGES.

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44 TRA' CARPAZI

Il distretto di Tecuciu vanta una industriosa città, Ga-


latz, popolata da oltre 8o,000 abitanti con un famoso porto
sul Danubio.
Jassy 6 capitale del distretto omonimo, possiede oltre
90,000 abitanti, e per alcuni riguardi 6 più bella di Bu-
carest: certo 6 più regolare negli edifici e nelle strade.
Questa capitale della Moldavia, situata parte su collina,
parte in pianura, fu oggetto di continue invasioni e sog-
giacque a gravissimi incendi, de' quali sono famosi quelli
del 1723, del 1753 e del 1783, il quale ultimo distrusse
importanti avanzi romani. I Giannizzeri vi produssero il ter-
ribile incendio del 1822 e quello del 1827 distrusse oltre
4700 abitanti. Tuttavia la citth risorge, e le case sono
liete di ampi giardini e di cortili, ed amenissime sono le
colline circostanti. Bella oltremodo 6 la strada, che chia-
mano Poiu, e da ogni parte la citth si trasforma e si ar-
ricchisce con sontuosi edifici e con istituti di vario ge-
nere. Come accennai più innanzi, nel 1885 fu solenne-
mente inaugurata in quella città una statua equestre a Ste-
fano il Grande. Ed a questo proposito debbo pur ricor-
dare il villaggio di Baia, nel distretto di Suceva, celebre
appunto per la vittoria riportata da quel duce insigne
nel 1467 sU. Matteo Corvino, re di Ungheria.
Finalmente nel distretto di Prahova vi 6 Sinaia, uno
de' punti veratnente pittoreschi della Romania, e che solo
ha riscontro ne' più incantevoli paesaggi della Svizzera.
Qualche anno indietro .ivi non esistevano che un con-
vento e poche case; ora vi sono disseminate bellissime
ville, che sorgono intorno alla montagna, al cui piede scorre
il Pelech (onde il titolo- delle novelle di Carmen Sylva),
un confluente del Prahova. Re Carlo di Romania vi ha

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TRA' CARPAZI 45

fatto costruire uno splendid° castello, nello stile del rina-


scimento tedesco del secolo XVI. La costruzione fu in-
cominciata nel 1873 su' progetti del professor Dotterer
di Vienna e proseguita dall'architetto Lessel di Bucarest.
La guerra russo-turca interruppe la costruzione ; ma quando
re Carlo tomb trionfante da' campi di Plewna, i lavori
furono ripresi con grande alacrità sotto la direzione dello
Schulz, architetto di Lemberg, e condotti poi a termine col
consiglio del signor Stöhr, scultore della Corte.
Le decorazioni del castello sono bellissime, e furono
eseguite dal Kott, pittore decoratore di Vienna. I lavori di
stucco sono dovuti allo scultore Dolitchek di Vienna. Ma-
gnifiche collezioni furono raccolte e artisticamente disposte
nel castello. Vi 6 una galleria illuminata da oltre cento
finestre ed in modo fantastic°, attraverso vetri dipinti dalla
casa Zettler di Monaco. Nella biblioteca della regina sor-
gono i ritratti di Ulfila e di Dante ; nell'appartatnento belle
riproduzioni di figure allegoriche, di armi e di trofei.
Ovunque profusione di oggetti d'arte.
L'inaugurazione del castello fu fatta nell'ottobre 1883,
e alla solennitk che assunse un vero carattere nazionale,
intervennero il principe Demetrio Ghica, il poeta Alec-
sandri, C. A. Rosetti, il Blowitz, corrispondente del Times
ed Edmondo About. .

L'iscrIzione, scolpita sulla facciata principale, ricorda le


vicende storiche, durante le quali si inizió e si condusse
a termine l'edificio :*
Eu Carol i al meu popor
Zidit-am intr'un gand .si dor,
In timp de lupta-al sell regat,
In timp de pace-al meu palat. 1
s Io Carlo, e il mio popolo, abbiamo edificato in un medesimo

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46 TRA' CARPAZI

Ora qualche parola su' paesi, etnograficamente romeni,


soggetti ad altre potenze.
La Transilvania (incorporata nel 1699 all'Austria), ha
oltre mezzo milione di abitanti. E il paese più italiano
che vi sia in Oriente. Pio II scriveva : Transilvaniam
incolunt Valachi, qui genus italicum sunt: i nomi di per-
sone sono tolti dalla storia romana. Da molti anni quel
nobile paese affronta terribili persecuzioni, promosse da
una smania, da una febbre di magiarizzazione che si tra-
ducono in nefande crudelta. La lingua romena 6 oggetto
di vessazioni infinite, che i Transilvani, consci dell' im-
portanza della lingua ne' rapporti etnografici, sopportano
eroicamente, giustificando appieno il detto dello storico
Bonfinio : Valachi potius linguae quam vitae incolumitate pu-
gnare videntur. E la lotta 6 il motto d'ordine anche delle
persone intelligenti : il vescovo d'Ardeal Haynald, il ro-
manziere Iokay, i giomalisti Hon e Max Falk, il Pullki,
Falk e altri scrittori ungheresi non risparmiarono mai le
loro penne contro la generosa popolazione transilvana. 1
Le citta più illustri, Sibiu (abitanti 30,000), Brasovu,
Cluiul, Alba Julia ecc. s'ebbero cambiati da' magiari i
nomi in Hermannstadt, Kronstadt, Klausemburg, Karl-
sburg, ecc.
In Transilvania fiorisce la letteratura popolare, ispirata
dal dolore e dal patriottismo. E montanaro, represso in ogni
suo più caro sentimento, non vive che coll'animo rivolto

pensiero e in un medesimo sentimento, in tempo di lotta il suo regno,


e in tempo di pace il mio palazzo.
I V. Picot. Les Serbes de Hongrie, Paris, Maissoneure, 1874,
p. 466. Veggasi pure la ConfederRione Latina, periodico di Roma,
del 2 1 maggio I 882.

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TRA' CARPAZI 47

a' fratelli lontani e confida il melanconico canto a' monti


pittoreschi, agli alpestri fiori, come scorgesi in una bellissima
strofa, che con altri canti inediti mi fu data a leggere nel
mio soggiorno a Bucarest dal ch. I. C. Bibicescu, depu-
tato al parlamento romeno ed egregio redattore del Ro-
manulu. =

alcui m'asi, jalcui


alcui m'asi muntilor
De dorul pirintilor;
Iàlcui m'asi florilor
De dorul surorilor.

PR', innanzi, parlando di storia, accennerò alle oppres-


sioni della povera Transilvania ed a' suoi diritti concul-
cati : qui non farò che un sol voto, il voto di tutti gli
onesti, ed è che le classi dirigenti dell' Ungheria procu-
rino di frenare eccessi di moltitudini fanatiche e feroce-
mente aizzate contro i romeni. Questi eccessi costituiscono
un'onta nel secolo xix per l'Ungheria e potrebbero un
giomo giustificare il giudizio di alcuni scrittori intorno
all' Ungheria, cioè che essa politicamente voglia rima-
nere, come lo è etnog,raficamente, un popolo pretta-
mente asiatico in mezzo all'Europa. E ciò sia detto con
buona pace delle impressioni più imaginose che vere dal-
l'Adam raccolte nel volume : la patrie hongroise, lavoro
che si ispira più alla poesia della natura e de' pittoreschi

r A Bucarest l'egregio deputato Vasile, mi toccb diffusamente del-


l'importanza e dell'estensione del lavoro inedito del Bibicescu. Questi
il 7 ottobre 1882 tenne a Bucarest un'applaudita conferenza, nella
quale dimostrb che la poesia vera, intima sparisce per molti riguardi
ne' grandi centri; mentre nelle campagne, ne' modesti villaggi ro-
meni si conserva sempre bella, viva, reale, e con molti esempi provb
la vitaliti e la bellezza della poesia popolare romena.

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48 TRA' CARPAZI

paesaggi magiari, che ad un accurato esame delle condi-


zioni politiche di quel paese; e sia pur detto con buona
pace del nostro ch. De Gubematis, troppo benevolo nei
giudizi manifestati su quel paese.
In Transilvania, che produce ogni anno e produsse
ognora notissime pubblicazioni, che fanno onore alla let-
teratura romena, vivono Bariziu, veterano della liberth ro-
mena e direttore del giornale Observatorulu di Sibiu, Ma-
cellariu, Bologa, Raziu, Babes, Axente Severu, Muresanu,
Ursu, Trombitas ecc. ecc. e gli italiani nutrono per que-
sto paese quella giusta simpatia che eccita un popolo, che
pub dirsi veramente fratello.
La Bucovina staccata dalla Moldavia e ceduta all'Au-
stria nel 1777, ha 610,335 abitanti : la principale città
6 Cernauta. 1
II Banato di Temeswar (Temisiana), staccato nel 1718
dalla Valacchia e sottoposta all'Austria, possiede 1,350,000
abitanti.
La Bessarabia, occupata dalla Russia in parte nel 1782
ed in altra parte nel 1878, per effetto del trattato di Ber-
lino, conta 1,419,762 abitanti, e le principali città sono
Hotinul, Soroca, Cahul, Balzi, Cetazei Albe (Acherman),
Orhei ecc.
La Crisiana, che 6 sottoposta all'Austria-Ungheria, con
1,24 o, o o o abitanti e la Marmarosul (con 6o o, o o o abi-
tanti) provirwe limitrofe, prendono il nome da due fiumi.
Molti romeni sono sparsi nella Macedonia, nell'Epiro, e
nella Tracia. Essi superano il milione, ma gli scrittori
stranieri sono assai discordi in proposito dagli scrittori ro-
1 Vedi P. S. Aurelian : Bucovina, descrizione economica, ac-
compagnata da lain. carta. Bucarest, 1876.

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TRA1 CARPAZI 49

meni e rnassime dal Margaretu, che 6 l'odiemo apostolo


della nazionalità romena, coadiuvato da uomini tenaci e
che sentono profondamente l'affetto pel paese, tra' quali a
titolo di lode mi piace ricordare Tulliu Tacitu, dimorante
in Wlaho-Clusura. Essi si potrebbero propriamente chia-
mare macedo-romeni, poich6, ben a proposito mi si scri-
veva, pe' romeni il nome di Tzinzari non ha alcun senso
e quello di Koutzo-Valacchi 6 un termine di disprezzo,
ch'essi respingono. Secondo Thunmann, essi formano un
popolo grande e numeroso e rappresentano la metà della
popolazione della Tracia e i tre quarti di quella della Ma-
cedonia e della Tessaglia.
In Macedonia tutta la parte dell'ovest, separata dalla
diagonale, che va da Koprili a Salonicco e che com-
prende Vodena, Ostrovo, Florina, Monastir, Prelep, Ocrida,
Rema, Tornovo, Castoria, Coyani e Niaghuzta ; al sud
Samarina, Siraco, Giannina co' dintorni, che li circondano,
e all'est Serré ed i villaigi circonvicini, potrebbe essere ri-
guardata come un territorio esclusivamente romeno. Il
Leak trovb 500 villaggi macedo-rorrieni in Macedonia, in
Tessaglia e nell'Epiro. Ad ogni modo esistono 70 vil-
laggi o grosse borgate, dove si parla esclusivamente ro-
meno, ne' cantoni di Conitza, Grebena, Zagori, Metzovo,
e nel distretto di Tricala si raccolgono notevoli avanzi di
letteratura popolare. Il Petrescu Vangheliu (Crusovean)
pubblicb appunto quattro anni addietro mostre de dialectul
macedo-roman: basme si poesii populare, culese si traduse; e
Demetrio Bolintineanu, uno dei più fecondi e gentili poeti
romeni, viaggiando durante l'esilio, trovb ispirazioni per
scrivere le Macedonile, ra&olte nel secondo volume delle
sue poesie (Bucarest, Ed. Socecu, 1877).
4 -- AMANTI. ROMMI i4.

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50 TRA' CARPAZI

Egli cosi suddivide e denomina i vari elementi romeni


sparsi per la Macedonia. I° i Gramuscenii, abitatori degli
alti monti, pastori, il cui nome deriva da una citth, mace-
done ; 2° i Niculcenii, negozianti ed artigiani, nome deri-
vante dal villaggio di Niculita (pronuncia Niculiza); 3°
i Lintopenii, anche artigiani e negozianti e che ricordano
l'antico paese di Lintop ; 4° i Voscopolenii o Moscopole-
nii, popolazione molto intelligente e colta ; 5. i Frasiarozi,
tutti romeni dell'Albania e della Grecia ; 6° gli Aspropo-
tamizii, romeni della Tessaglia ; e i Capitanii o Armato-
lizi, romeni, uomini d'arme, una specie dr nobilta distin-
tasi solo per fatti di guerra, unica sua professione.
I romeni macedoni abitano generalmente la sommità
de' monti della Macedonia, dell'Epiro, della Tessaglia e
anche della Grecia. Moltissimi, che ebbero una parte glo-
riosa negli avvenimenti della rivoluzione greca del 1821,
erano romeni, come, ad esempio : Coletti, nato nel vil-
laggio di Saracu; Hadji Pietro di Vaterniza in Tessaglia;
il generale Cinga, pastore dell'Epiro ; Odisea Andruza
e Olimpio Iordake di Wlaho-Livada; i fratelli Bociari di
Suli; i fratelli Farmaki di San Marina; Caciandon, pastore
romerio ; Eftimio Vlahava e Leacu della Tessaglia ; Ban-
covala, Lazaro, Cataravia e Basdeki.
Le persecuzioni greche non hanno smosso dalla loro
fede la maggior parte de' romeni : que' pochi che cedettero
furono stigmatizzati col titolo di copaciari, corrispondente
alla nostra parola « rinnegato. » =

Del resto chi volesse avere molte e più particolareggiate

z Ti Pencovici ha pubblicato di recente alcune sue impressioni di


viaggio su' romeni di Macedonia e sul Monte Athos. Ne parleremo
più innanzi.

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TRA' CARPAZI SI

notizie sulla. preponderanza dell'elemento romeno in quei


paesi, vegga il notevole libro, edito nel 1881 a Costan-
tinopoli dalla stamperia del Courier d'Orient, intitolato :
e itudes historiques sur les Valaques du Pinde», non che altro
opuscolo, pure stampato a Costantinopoli nel 1879: « re-
futation d'une brochure grecque par un Valaque Epirote».,
Credo di non andare errato affermando che la lingua
romena 6 parlata da oltre 12 milioni di romeni, de' quali
da oltre cinque milioni in Romenia, sei nei paesi, pure
formanti una vasta unitä territoriale in Grecia, in Austria-
Ungheria ed in Russia, ed un milione largamente disse-
minato in Oriente e sull'Adriatico.
11 movimento della popolazione nel 1885, non tenendo
conto della Dobrogia, fu il seguente: 39,586 matrimoni,
nascite 2 1 5 , 7 7 6, morti 126,010.
Traversando i paesi romeni non si pub non provare
una gradevole impressione alla vista delle ridenti e feconde
campagne, di gruppi di capanne e case semplici, ridenti,
pittoresche, come spesso se ne travail° nella Svizzera, al
cui tipo trovate informati diversi casolari de' Carpazi.
(V. P. 53)
La Romania ha le sue alpi bastarniche ; alte e fanta-
stiche vette sono disseminate per la M,oldavia, ove tro-

i Nel 1882 io e l'ottimo cav. Giuseppe Colombo, il cui nome ri-


cordo a titolo di sincera e profonda amicizia, e di vivo affetto, as-
sociatosi a noi pit tardi anche l'egregio arnico cav. Cesare Rossi,
redigevamo il periodico settimanale la ConfederRione Latina. A questa
Rivista giunsero tre lettere veramente importanti, che descrivevano
il numero, la coltura, le ragioni etnografiche, le condizioni attuali
de' romeni in Grecia. Furono pubblicate ne' numeri del 21 maggio,
18 giugno e 9 lugfio; e sulle stesse richiamo l' attenzione speciale
di coloro, che s' interessano di queste questioni, rese più vive dal-
l' esagerata propaganda ellenica, sviluppatasi nel nord della Grecia.

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52 TRA' CARPAZI

vansi 875 montagne e 304 colline. Sulla sommith del


Ciacleone, che misura 2720 metri sul livello del mare, vi
6 una roccia, Dokia. Chi era Dokia? Una donna, che
amata da Traiano, fu infedele al grande romano e per
castigo fu tramutata in pietra! Vedete forza di tradizioni!
1\16 meno attraente 6 la vista del territorio dell'antica
Valacchia, e, salvo che per le irrigazioni, vi sembra di per-
correre la Lombardia, a' cui piani per estensione e per ferti-
nth non stanno addietro i terreni romeni,' pel che in com-
plesso non si Nei non trovare esatto quanto il Carra ebb e
a scrivere nella sua Storia della Moldavia e Valacchia (p.r 3 4)
« j'ai vu presque toutes les contrées de l'Europe; je n'en
connais aucune, où la distribution des plaines, des collines
et des montagnes soit aussi admirable pour l'agriculture
et la perspective qu'en Moldavie et en Valaquie. »
I principati Danubiani, che il principe Anatolio di De-
midoff quasi mezzo secolo addietro attraversava coi fatnosi
carrozzoni, affi-ontando tutti i pericoli descrittici nel suo
volume (Viaggio nella Russia meridionale), ora hanno facili
e larghe comunicazioni. Mentre la Grecia, che mena tanta
iattanza, non ha che 523 chilometri di ferrovia, per le due
linee ivi esistenti; mentre altri paesi dell' Oriente hanno
brevi tratti, la Romania comincia a possedere una vasta
rete di ferrovie. Dalla prima stazione di confine col-
Ungheria, cio6 da Verciorova, arrivate a Bucarest col
diretto in 9 ore, traversando per Craiova. Altrettanto lungo
Sopra 12 milioni di ettari, a parte Ia Dobrogia, 5,708,945 sono
consacrati alla cultura ed alla pastorizia, e due milioni sono occu-
pati dalle foreste: il resto è improduttivo.
Chi desidera qualche elemento statistico su' prodotti consulti
II torno dell'opera del Laveleye: Les Balkans. La Romania possiede
le più belle foreste di Europa.

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TRA' CARPAZ1 53

ed importante 6 il tratto, il quale da Bucarest mena a


Roman, che a meth strada incontra Focsani, e che si
percorre in 12 ore. Da Roman una linea diretta con-
giunge con Jassy, l'antica capitale della Moldavia. Biso-
gna poi ricordare la linea che porta al Danubio, cio6
Bucarest-Giurgiu, Buzeo-Galatz e Bucarest-Giurgiu. Da
Giurgiu si naviga fino a Cernavoda per raggiungere la
Dobrogia, e la sua capitale Constanza : il tratto ferroviario

Cernavoda-Constanza si percorre in due ore. E non devonsi


infine dimenticare vari altri notevoli tronchi : Galatz-
Maragesti ; Ploesci-Preadel ; Tecuciu-Berlad ; Pascani-
Iuceava, ecc.
Le varie strade di comunicazioni, a parte le ferroviarie,
superano la lunghezza di 2000 chilometri e molte altre
erano e sono in costruzione per una misura assai maggiore.

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ese.
eTT,

cA19494V4(

IV.

Per le vie di Bucarest


...... -

UCAREST, la citti della gioia


(bucurie in romeno signi-
fica gioia, piacere) conta ormai oltre
120,000 abitanti. =
Dall' umile zingarella, che trovate
nei punti estremi della Mogosia e di
altre interminabili strade, come sulla
scalinata della Trinith de' Monti a
Roma s' incontrano le ciociare, alle figlie di boiari, alle
discendenti di voivodi e di ospodari, che percorrono in
isplendidi cocchi la Calea Victoria, o salgono il Filaret,
si presentano a' vostri occhi gradazioni di tipi, diversiti
di costumi svariatissimi, che vi fanno ricordare di tro-
varvi in un grande emporio orientale, in un vasto centro
che vertiginosamente abbraccia la civiltà parigina, pure

Polemon scrisse una breve monografia intorno a Bucarest.


Sulle origini di essa si parla nella Rivista Romana degli anni i86o-6 s.
Vedi pure il piccolo opuscolo: Istoria inceputului orasului Bucuresci din
Maiorul Pappctsoglu, Bucarest, 1870.

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56 PER LE VIE DI BUCAREST

conservando poche vestigia dei costumi della civiltà mu-


sulmana.
E di quest'ultima le tracce se-
ducenti riscontrate in molte fogge
femminili, che, pur serbando un
carattere locale squisitamente ar-
tistico, si completano con monili,
ed altri omamenti propri dei paesi,
nei quail l' influenza della civiltà
musulmana 6 più viva.
Che dire poi de' costumi spe-
ciali del contado, ne' qualisi ravvi-
sasi grazia, eleganza, ricchezza, colori e tagli pittoreschi?
Ma innanzi tutto 6 bene dare uno sguardo sommario
alla capitale ,romena.
L'impressione, che a prima vista si prova di Bucarest, non
6 forse la pia gradevole. Noi ci siamo in genere formato
delle belle città un prototipo tutto affatto uniforme, generale,
artificiale. Le belle citti debbono avere strade larghe, lunghe,
rettifile, sopratutto rettifile, palazzi alti cinque, sei piani,
che tocchino il cielo, o, se poco elevati, soffochino gli
abitanti, a maggior comodo de' negozi, i quali, a detri-
mento delle abitazioni, debbono poi tutto invadere, deb-
bono distruggere sopratutto l'arte, storpiando le prospettive
degli edifici, ed obbligando gli architetti ad adattare quelle
non alle esigenze del bello, ma alle esigenze del com-
mercio. Le abitazioni non debbono essere albergo di uo-
mini, ma formicolai di persone, e quando sappiamo che
in un palazzo, sterminato in apparenza all'estemo, inter-
namente sia raccolto un mezzo migliaio di persone, non
importa che queste difettino di spazio, difettino di luce,

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PER LE VIE DI BUCAREST 57

difettino di igiene, difettino di reciproca liberta, escla-


miamo subito : oh la gran bella cosa!
A Bucarest fortunatamente non esistono queste tane,
che una malintesa civilth battezza per monumenti di abi-
tazioni. Ivi i palazzi raramente oltrepassano il secondo
piano; ma ogni casa ha il suo giardino e il suo cortile:
ogni casa in Una parola costituisce il regno libero ed in-
violabile di chi vi dimora, di guisach6 la capitale romena,
pur essendo tanto piii piccola di Vienna, supera tuttavia in
superficie questa grandiosa cita. L'architettura non 6 uni-
forme; ma alcuni palazzi sono rimarchevoli per purezza di
linee, e per ricchezza d'estensione, perca il proprietario
identificò se nello stabile, il quale deve rappresentare ap-
-
punto la ricchezza ed il buon gusto di lui solo, che l'abita
e vi impera sovrano. Pub ognuno perciò facilmente imma-
ginare quanto sia difficile che le epidemie giungano ad at-
tecchire o diffondersi : i signori godono nelle loro case aria,
liberta, hanno lo svago del passeggio, il sollievo dei fiori e
del paesaggio. La strada Vittoria (Calea Victoria), un poco
più stretta del nostro Corso in Roma, 6 assai piii lunga : 6
fornita di bei negozi, ed 6 forse la sola strada di Bucarest
che accenni più rapidamente a trasforrnarsi, seguendo lo
sgradevole prototipo più sopra accennato; quantunque quena
strada non manchi di vaste corti e di giardini privati. I
giardini, anche per cura del Municipio, decorano in gran
numero la cita e ve ne sono molti anche centrali, a co-
minciare al grazioso square dell'Episcopio, costruito per se-
condare una superstizione,. a terminare alla graziosa villa

.1 Nella piazza dell'Episcopio si costruiva un tempio. Essendo ca-

duto dall'alto e morto un operaio, la religione impose, come sempre


in questi casi, che il tempio non potesse più erigersi. Fu quindi col-

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58 PER LE VIE DI BUCAREST

del Cismigiu, sorta per comodo di tutta )a cittadinanza,


e che da un lato affaccia sul bulevard Elisabeta, e dall'altro
sul largo, ove trovansi i palazzi di giustizia; a tacere poi
del gran passeggio pubblico (chaussé) ad un limite estremo
di via Vittoria.
Perciò il panorama di Bucarest rassomiglia non a Odio
di una grande città, ma a quello di una vastissima villeg-
giatura, col comodo, colla liberta, e colla sicurezza di al-
cune delle nostre migliori villeggiature. Dico sicurezza,
perca le grassazioni a Bucarest costituiscono una rara ec-
cezione : le finestre sono poste spesso all'altezza press'a poco
di un uomo; sono aperte di giomo, e a prima sera; e di
notte non sono assicurate da imposte o persiane ; ma
spesso solo da leggieri storini. Eppure non si sente par-
lare quasi mai di reati contro la proprieth., ed ho incon-
trato nel centro della cita perfino negozi di cambia-valute,
garantiti di notte da semplici vetrine. E yero che la po-
lizia di Bucarest 6 una polizia modello : 6 molto temuta
da' malviventi, molto apprezzata da' forastieri, che trova
nel policeman una compita persona, pronta a dargli tutti i
chiarimenti possibili. Il policeman se li per li non sa for-
nirvi una indicazione topografica, trae di tasca la sua brava
pianta, la riscontra e soddisfa in modo completo il viag-
giatore ; e se pur cosi non giugne a contentarlo del tutto,
con un fischio fa accorrere un altro collega, il piantone,
la guardia più prossima, che, se siete del tutto inesperti,
vi accompagna o vi fa accompagnare da' colleghi.

locato nel centro un ricordo sacro, e all'intorno fu costruito un giar-


dinetto, che forma lo sqziare pila centrale di Bucarest, prospettante
sulla calea Victoria, a breve distanza dal Teatro Nazionale e dal
Palazzo Reale.

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PER LE VIE DI BUCAREST -- 9

In tal modo, e con scambi a brevi ititervalli, io po-


tetti a Bucarest giugnere fino alla nostra legazione, si-
tuata a S. Giovanni Nuovo, punto abbastanza ignorato,
nonch6 a' cittadini, anche alle vetture di piazza (trasura).
Le quali sono carrozze belle e buone, eleganti e co-
mode, ognora a due cavalli (mancano quelle pubbliche ad
un cavallo), guidate da cocchieri ravvolti in ampi man-
telli, paludamenti quasi sacerdotali, e che, meglio de' nostri
sacerdoti, conservano sul viso le tracce indelebili della
castitA !
La maggior parte di questi cocchieri song eunuchi, e
provengono dalla. Russia. Poco comprendono e poco si
fanno comprendere, e non conoscendo appieno le vie della
citta, si affidano alla dottrina topografica dell'avventore.
E questi (abitudine poco confortante per l'umana dignith)
col bastone, o con un libro o semplicémente colla mano,
quando la carrozza 6 in moto, tocca il fianco destro, o il
sinistro o le spalle del cocchiere, secondo che, volta per
volta, per raggiugnere l'obiettivo, si propone di far vol-
gere a destra, o sinistra, o si propone di far fermare la
carrozza. Insomma il cocchiere 6 la nave e voi siete il
timoniere. Il guaio serio 6 questo, che il viaggiatore
ignora la bussola e per questa ignoranza sale appunto in
vettura.
11 primo giorno che fui a Bucarest naturalmente ci ca-
pitai e per bene. Salii in una trasura e dissi al cocchiere:
Strada S. Giovanni. Il cocchiere sferzò i cavalli e via.
La corsa non finiva mai. Ogni tanto il cocchiere si vol-
geva verso di me quasi per interrogarmi; io naturalmente
non sapeva che cosa volesse ed egli silenzioso proseguiva.
Era trascorsa più di un'ora e questo S. Giovanni non com-

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6o PER LE VIE DI BUCAREST

pariva mai, e viceversa si vedevano aperte campagne, nelle


quali il mio Automedonte si inoltrava pacificamente, come
se nulla fosse. Amico, alla fine gli dissi, dubito che mi
portiate a qualche convento, a qualche eremo lontano de-
dicato a quel santo: mi pare che il santo dovrebbe essere
più vicino, dovrebbe essere una strada, non so se bella o
brutta : ma ad ogni modo situata entro Bucarest. Si pu?)
sapere dove diavolo, col permesso del santo, mi trascinate?
Quale fu lo stupore e dirò anche un Po' lo spavento
guando, dopo un vivo scambio di gesti, capii che se io
avessi seguitato a tacere, egli avrebbe sempre 'proceduto
diritto, diritto, Lme il giudeo errante, senza fermarsi
mai ! Allora con un buon gesto alla napoletana gli feci
comprendere che tornasse indietro, percorrendo lo stesso
tracciato. E cosi riguadagnai dopo molto tempo il mio
albergo.
Compensai il cocchiere per l' involontaria passeggiata,
ed egli borbottò non so che cosa tra' denti. Probabil-
mente avrà detto : che strano viaggiatore : sale in car-
rozza e non sa g-uidarmi per la strada dove 6 diretto!
Da allora in poi, guando non si fosse trattato di punti
già a me noti, il che mi dava occasione di fare da per-
spicace guida al cocchiere, mi affidava alla misericordia
de' tram. Questi percorrono a Bucarest tre o quattro
strade lunghissime, come ad esempio la Calea Mogosoia
ed altre, dalle quali, studiando un Po' la topografia, 6 poi
facile di giugnere alle vie minori, che vi imboccano.
Del resto domandate a chiunque la strada, ed avrete la
risposta pronta. Andando a zonzo per Bucarest vi pare di
percorrere i quartieri di Parigi: ovunque il cinguettio fran-
cese vi giunge all'orecchio. La lingua francese 6 cono-

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PER LE VLE DI BUCAREST 61

sciuta generalmente: = in tutte le buone famiglie 6 adot-


tata, e se voi parlate in italiano pure al popolino, 6 ben
raro che qualche risposta non l'abbiate. Poich6 il popolino,
a differenza del tedesco, aiuta il viaggiatore a spiegarsi, ha
facile intuizione e sopratutto il gesto gli serve mirabilmente
per farsi comprendere, o per avere adeguata risposta. Io
per questo rapporto sono rimasto meravigliato: il popolo
minuto gestisce a Bucarest come a Napoli e come certe
parole dialettali del napoletano o del siciliano 2 cosi certi

La lingua parlata a Bucarest dalle classi istruite (oltre la lingua


nazionale) è la francese: molti sanno l'alemanno, specie nella bor-
ghesia: il russo ed il greco moderno sono parlati da molti commer-
cianti, e tutti gli israeliti comprendono e parlano lo spagnuolo.
neraire de l' Orient par A, Joanne et F. Isambert, Paris, Hachette,
1868, p. 436). Per?) ora il francese ed il tedesco hanno preso
il completo sopravvento : sono parlad da tutte le buone famiglie.
A dimostrare questa analogia non solo di lingua, ma anche
dialettale, riporterb una tradizione popolare, in dialetto siciliano,
tratta dalla nota raccolta del Pittré. La traduzione in romeno é do-
vuta al ch. Ar. Densususianu e si trova nel pregevole opuscolo :
Din vocalismulu latino si romanu (Jassy, 1882, p. 17). Per maggior
chiarezza aggiungerb anche la traduzione letterale italiana.
Segreto a femnioanon enfielare, Sigreti a fimmini 'un cunfidari, Na Ineredinta seeretula tema,
Compari sbirri non prendare, Complui ibirri ntm pigghtexi, Na-ti fue matra pe primaran,
Casa con pergola non afiliare. Casa co vida 'un adduari. Na-ti L'ebria atea cu pridvora.

Una volta c'era un 'Na vota c'era un Era odati un d bir-


marito e una moglie, maritu e ' na mug- batü i o muere, §i
e avevano un com- ghieri, e avevanu un avead cumitru pe
pare sbirro; e stavano cumpari sbirru; e sta- primaruld; §i sta in-
entro una casa, che vanu 'nta 'na casa ca tr'o casi ce era ca
(in cui) c' era una cc'era 'na préula. una pridvort.
pergola.
Questa moglie Sta mugghieri si Acésti muere se
sentiva ch' era una sintia ch'era 'na don- similia a era o fe-
donna, che sapeva na chi sapia téniri meil ce scie sdin
tenere le confidenze e cunfidenzi, e sempri secretuld, §i totd me-
sempre se ne vantava. si n'avantava. red se liuda ca acésta.
II marito, che era Lu maritu ca era &d'aula, fiindd

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62 PER LE VIE DI BUCAREST

segni sono completamente identici, per esempio, l' indica-


zione del no che il popolino esprime sollevando la mano con
un movimento arcuato del mento in alto, con lieve sporgenza
delle labbra e piccola inclinazione all' indietro del capo.

uomo, cercava il mo- omu, circava lu modu omA odatä., cerca mo-
do e la maniera di la manera di pru- dula si mäestria de a
provare tanto la mo- vari tantu a la mug- pune la probi atitA
tlie tanto il compare. ghieri e tantu a lu muerea, cita si pe
curnpari. cumitrulA.
Una giornata si ri- 'Na jurnata s'arri- Inteo di se' ntárce
tira alla casa con un cugghlu a la casa acasä Cu o basma si
fazzoletto con una c'un muccaturi cu' na cu ceva Inv6litft in
cosa avvoltata: va cosa ammugghiata; ea; se duce dreptl la
diritto filato al pozzo, va drittu tiratu a lu puta, si aruncl lu-
e versa questa cosa puzzu, e sdivaca sta crulA in pulA.
entro il pozzo. cosa 'lita lu puzzu.
La moglie curiosa: La mugghieri cu- Muerea cuti6sa:
riusa:
Che fu, mari- Chi fu, maritu Ce fu, mil
to mío! mio! bärbate
Niente, moglie! Nenti, la mug- Nimicd, muere!
ghieri! Ce dicI tu, ni-
Che vieni a di- Chi veni a din, mica!
re, niente... nenti!... Tu te-aI schimba-
Tu sei cosi alte- Tu si' accussi tra- tu la fap. dicI ni-
rato in faccia, e mi mutatu 'nta la facci, micA!...
dici niente I... mi dici nenti!...
Lo sai che fu? Lu sai chi fu? Scil ce fu? EA
Io te la dico, ma sta Io ti lu dicu, ma ill spunA , dar' al
attenta che se si sa st'accura, ca si si grije ci de se va sci
m' abbruciano. Am- sapi, m'abbrucianu. m'am topitA. °mora
mazzai un uomo, e Ammazzai 6n omu, una omA i ca sd nu
per non far conoscere p' 'un fari canu- se cunósci corpulA i
il suo corpo, gli ta- sciri lu sb corpu, cci tlial capulA si-la as-
gliai la testa e la tagghiai la testa, e cunseI In pup. Dar'
venni a nascondere la vinni a 'mmuccia- pst, scil!
dentro il pozzo. Ma, ri 'nta lu puzzu. Ma
zitto, sai! pipa, sai!
Che discorso Chi discursu Dar' ce vorbe-
fai! Come se l'avessi fai? Comu si l'avissi scI Ca i cánclA a!
detto al muro! dittu a lu muru. fi disd citri pärete.

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PER LE VIE DI BUCAREST 63

La citta 6 in una rapida trasformazione: quindi non v'è


punto ove non trovate strade sterrate, nuove case in costru-
zione, alberi abbattuti (spettacolo al certo non gradito!) per
occupare Parea e formare certe case o certe prigioni, che

Il marito la faceva Lu maritu la facia Birbatula se ficea


sul naturale: era tri- supra lu naturali; era afar' din fire; era
ste. siddiatu. posomorita.
E compare ci baz- I u cumpari cci baz- Cumitrul bitrisia
zicava in casa: dice zichiava 'n casa; dici (umbla desa) la casi;
alla comare: a la cummari: dise citri cumitri-sa:
Comare, ho ve- Cummari, ha- Cumitri, am
duto il mio compare juvistu a mé cumpari vaduta pe cumitrula
malinconico. Che ha? siddiatu. Chi havi? posomorita. Ce are?
Niente, com- Nenti, cumpari. Nimica, cume-
pare. tre.
Parlate, coma- Parrati, cum- Spune-m!, cu-
re, c'è cosa? mari : cc'é cosa? mitra, ce e?
Sentite, io ve Sintiti, io vi lu Asculti, o sa-
lo confido; ma per cunfidu; ma pi cariti, 1T spuna; dar' fii-d
cariti, non ne fate 'un ni faciti discursu, mili, nu face vorbi,
discorso; ma se no masinnb semo arrui- a de nu suntema
(altrimenti) siamo ro- nad. peal) id ilY.
vinati.
Nel san Gio- Nta lu san Giu- Pe sfintuld lo-
vanni (ve lo prometto vanni! na!
nel san Giovanni).
Come se gli avesse Cumu si cci avissi Ca si cum i-ar' fi
detto: va' andate a dittu: va jitilu a diri... 4isil: du-te si spune...
dire... Lo sbirro (che Lu sbirru (ch'avla a fa- Primarula , avndil
aveva a fare azioni ri azioni di sbirru), si treburl, se duce si
di sbirro) si parte e parti e cci va a cunta spune tota la judeci-
va a conta (a conta- lu tuttu a lu jfidici, tonl, si maT adauge
re) il tutto al giudice, e cci misi 'la junta. inci dela sine.
e vi mise la giunta.
E chi 6 questo E cu' é stu sci- Si cine este
scellerato? domandb liratu? cci spijau lu acesta blistemata ?
il giudice al birro. jUdici a lu sbirru. intrébi judecitoruld
pe primara.
E tale e tale. E tali e tali. E asa si asa.
E la sua casa? E la sb casa? Dar' casi luT?
Non si pub 'Un si pb Nu pog se n'o

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64 PER LE VIE DI BUCAREST

sono oggi le delizie pregiate e le meraviglie ricordate d.elle


grandi città.
Ad onta di ciò la fisonomia simpatica, campestre, ri-
dente per vegetaz.ione e per il frastagliamento delle case,

sbagliare : ha una sgarrari havi ' na nimeresci: are und


pergola davanti la préula davanti la por- pridvord la párta ce
porta, che di nella ta, chi duna 'nta la di spre feréstä.
finestra. finestra.
Subito il giu- A corpu lu jbdici Judecitoruld tri-
dice mandb sbirri e manna sbirri e cen- mite o céti de ser-
gendarmi. tarmi. genll i gendarml.
Trovarono la porta Truvaru la porta Aflari párta in-
chiusa; ma la finestra chiusa; ma la finestra chisi, dar' ferésta cu
colla pergola era a- cu la préula era a- pridvoruld era des-
perta e loro infilaro- pesta e iddi si 'nfilaru chisi i el se insira-
no di la dentro. Co- di ddà dintra. Comu ri (furisarl) p'aci in
me ebbero in mano Appiru 'mmanu a lu intru. Cum puseri
il marito, agguanta- maritu l'aggrastaru e mana pe bOrbatil 'ld
rono e lo portaron° /u purtaru davanti lu inhapra duseri
davanti al pozzo. puzzu. Dici: la pul. Spune :
:
Dov'è la testa Unn' è la testa Unde este ca-
di colui che ammaz- di chiddu ch'ammaz- pula celul pe care l'al
zasti? zasti? omoritd?
Ammazzare io Ammazzari io I? Omoritd eu ?
Chi ne sa niente ? Cu' nni sapi nenti... Nu scid
SI, si, ora lo SI, sl, ora lu Da, da, l'am
vedi. vidi. vedutd.
E calato (calb) Ha calatu un sbiru Una sergentd
uno sbirro nel pozzo 'nta lu puzzu e cerca; cobóre in puId si
e cerca; gli viene in cci veni 'mmann 'na cérci (cauti), i vine
mano una testan Toc- testa. Tocca, mania, in mani und capa.
ca, maneggia e ci cci trova pila e coma. Piple, di cu mani,
trova peli e corna. Dici: di de p6rd si de c6r-
ne. Dice:
La testa é qua : La testa é ccA; Capuld e aid,
ha i capelli; ma (di- havi li capiddi, ma are p6rd, dar' (slice)
ce) ha pure le corna... (dici) havi pum li are si córne...
corna...
Che coma! di- Chi coma! di- Ce si córne
ce il sergente degli ce lu sargenti di li 4ice sergentula sbiri-

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PER LE VIE DI BUCARESt 6g

costituisce la caratteristica di Bucarest, e pub essere ammi-


rata sopratutto dalla salita del Filaret.
Ma volendo godere d' un magnifico colpo d'occhio bi-
sogna recarsi sulla torre dell'ospedale Colzea. Nel cortile

sbirri; e ci fa calare sbirri'; e cci fa ca- lord; si cobbre in


un altro. Questi pi- lan i a-n'Autru. Chistu intru. Prinse i eld
glib la testa e ci vide pigghiau la testa, e capuld i väflu a are
pure le coma, dice: cci vitti puru li coma, si cbrne,. dise:
Ma (esso) yero dici :
le coma ha... Ma iddu veru Dat' adev6rd
li corna havi... are si cbrne.
E il marito (che) E lu maritu chi Er' barbatuld ridea.
rideva. ridia.
Insomma ad 'Nsumma a unu a In fine unuld el-
uno ad uno vi sce- unu cci scinneru tutti te untad coboria to3r
sero tutti gli sbirri, li sbirri circannu lu sergen;i1 clutindd in
cercando il pozzo. puzzu. pula.
Quando il sergen- Quannu lu sar- Cândd sergentuld
te si vide corbellato genti si vitti cutulia- se v6c.,1u Ociad vol
(bastonato , moral- tu vosi sapiri comu afle cum s'a in-
mente) valle sapere java la cosa, e lu timplatd lucruld,
come andava la cosa, maritu ci cuntb ch'a- bärbatuld i spuse, ci
e il marito gli contb vla sta mugghieri chi muerea lui se simlia
che aveva questa mo- si sintia ca tinla fer- a ea /ine ca feruld
glie che sentiva che ru, e stu cumpari secretele , asemenea
teneva ferro (aveva sbirru, e io l'haju cumatruld prima-
carattere), e questo vulutu pruvari; e ha- ruld, i ed amd voita
compare sbirro, e ju accattatu 'na testa se-T pund la probl,
io li ho voluto pro- di crastu, l'haju jit- si am luatd und capd
vare; e ho comprato tatu 'nta lu puzzu cu de berbece i l'am
una testa di montone, din i a sta bona don- aruncatil in pu/d,
l'ho gittata nel poz- na ch'avia ammazza- anda cita acésti
zo con dire a questa tu nu cristianu, e bun muerea a am
buona donna che io cci avla scippatu la omoritd una crestind
aveva ammazzato.un testa. Sta signura cci i-am luatd capuld.
cristiano e gli aveva lu iju a cuntari a lu Acésti femeil se du-
strapp ata la testa. cumpari sbirru, e stu se si spuse la curial-
Questa signora ce lo cumpari 'nta lu san truld, primaruld,
andb a raccontare al Giuvanni vinni a ric- cumitruld cu sfintuld
compare sbirro, e curriri. Ora ch'haju loan in sind, se duse
questo compare nel vista lu fattu mio, si aria lucruld. A-
5 Alcuerz, Romania.

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66 PER LE VIE DI BUCAREST

troverete la statua di Michele Cantacuzeno, fondatore del


filantropico istituto, uno de' tanti de' quali 6 dotata Buca-
rest. = Salendo s' incontrano pe' vari ripiani della torre al-
loggi di soldati. Giunti sul vertice estremo si rimane gra-
devolmente sorpresi, perca allo sguardo si presenta, una
ixaerminata villeggiatura; migliaia di alberi, centinaia di
campanili scintillanti, che paiono coperti di larghe lastre di
madreperla, e sono invece lastre di stagno lavorate a piccoli
quadretti e che proiettano vaghi rifiessi di luce. Tutta la
ampiezza di una immensa città, tutta la pace, la calma
delta campagna; e per la vasta pianura fuori di citta palazzi
e casine e torri, che forman° uno spettacolo veramente
originale e destano e lasciano nell'animo tracce di pro-
fonde impressioni.
Nello scendere dalla passeggiata del Filaret (che conduce'
ad una delle due stazioni ferroviarie, la più prossima per
la linea della Dobrogia) non bisogna omettere di fare una
visita alla Camera de' deputati. 2 L'edifizio posa sopra una
san Giovanni venne vi lassu stu rigordu cum alf v6dutü fapta
a ricorrere. Ora che pi tutta la vita : mea, va lasa de in-
hai visto il fatto mio, vèlturä pe téta
vi lascio questo ri-
cordo per tutta la
vita :
Segreto a femmina non confidare, Sigreti a fimmini 'un cunfidari, Na Incredinta watt& femeii,
Compari sloirri non prendare, Cumpari obtrri nun pigghiari, Nu-ti face cumatru pe primando,
Casa con pergola non affittare. Casa co priula 'an adduari. No-ti Inchiria casa co pridvorm

La beneficenza pubblica ha larghe manifestazioni in Bucarest.


Da una statistica 11 consultata dedussi che dal 1876 al 1882 furona
raccolti negli ospedali 65,135 malati, de' quali 52,733 romeni e
12,420 stranieri. Durante quel periodo quinquennale de' consulti di
cure gratuite usufruirono 380,929 persone, cioè 330,000 romeni e
50,929 stranieri.
Oltre il Coliea merita essere ricordato un ospedale fondato dalla
nobile Brancovano.
2 Il Senato ha sede nel palazzo dell'Universiti.

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PER LE VIE DI BUCAREST 67

graziosa collina, dalla quale si prospetta tutta la città : 6


modesto, sin troppo modesto, perch6 non era e non 6 che
la sede provvisoria di quel consesso; ma nella piccola
aula ammirerete i busti de' patrioti -più eminenti della Ro-
mania, Gr. Cantacuzeno, Barbo Catargiu, Nicola, Alessandro
e Stefano Golescu, Generale Tell, G. Magheru, Atanasio
Panu, falange gloriosa del 1848!
Questo edificio si connette alla chiesa metropolitana,
sormontata da tre torri e da una bella cupola. La chiesa
non solo artisticamente, ma anche storicamente 6 la più
importante di Bucarest, cui succedono quella di S. Gior-
gio ed altre. 11 numero delle chiese ortodosso-greche som-
ma quasi ad un centinaio, di cui alcune furono distrutte
dal famoso incendio della Pasqua del 1847, che ridusse
in cenere oltre I500 magazzini, o khan.
Esiste una sola chiesa cattolica: quella di S. Giuseppe,
di proporzioni abbastanza modeste.
Sul boulevard Elisabetta si incontra un palazzo di este-
riore austero: 6 l'edificio destinato alle scienze. Ivi hanno
sede vari musei e collezioni; l'Accademia, la Biblioteca
centrale diretta dal bravo Xenopol, fratello del chiaro
economista. Nel museo di archeologia, diretto dal ch. To-
cilescu, si ammira il Tesoro di Petrossa, del quale più
sopra toccai, ed in quell° di scierize naturali, diretto da
Gr. Stefanescu, una preziosa raccolta mineralogica.
Di fronte a quell'edificio trovasi un ampio square, ove
sorge la statua di uno de' più grandi patrioti e rivoluzio-
nari romeni, Heliade Radulescu, del quale parlerò tra poco.
(V. pag. 69)
11 monumento in marmo di Carrara 6 opera pregiata
dell' illustre nostro Ettore Ferrari: fu commesso nel 1874

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68 PER LE VIE DI BUCAREST

e fu inaugurato nel 1878. L'Heliade vestito nel suo co-


stume moderno 6 in atto di parlare al pubblico. La statua
6 alta metri 3,80, ed il basamento, pure di marmo, poggia
sopra tre gradini di bardiglio.
Sul fronte del basamento v'è l'iscrizione seguente in
una targa decorata con foglie d' alloro, e di quercia in
bronzo:
Lill
JOAN HELIADE RADLTLESCU
ROMANII RECUNESCETORI
1802 - 1872
TERGOVISTE BUCURESCI
INTRU E VIATÀ DE SEPTE DECI DE ANNI
LUCRO
CU CUGETUL, CU CONDEJUL, CLT CUVÉNTUL
LA INALTAREA
POPULURUI ROMAN
PRIN
CULTURA LIMBEI

Nella parte posteriore, in un'altra targa minore, pa-


rimenti decorata, vi 6 la data della proclamazione del-
l' indipendenza della Romania. Ne' lati vi sono gli em-
blemi allusivi del personaggio come statista, poeta, let-
terato, matematico e pubblicista. Questi emblemi sono in
bronzo.
11 commercio librario 6 abbastanza vivo : ma pur troppo
abbraccia in modesta misura la produzione letteraria na-
zionale. Sulla Calea Victoria troverete la libreria - edi-
trice Socecu e 0., benemerita veramente del movimento
scientifico-letterario nazionale, perch6 ha stampato qual-
che migliaio di volumi in lingua romena. Ma le altre li-
brerie, alcune delle quali assai .ben fornite, come la libreria

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wg.:42,-;t7f\t:..

STATUA DI HELIADE RADULESCli.

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7o PER LE VIE DI BUCAREST

centrale del mio amico Renisteanu ., non sono che vasti


magazzini di pubblicazioni francesi i le opere romene spesso
non si troyano, e, quello che 6 peggio, qualche volta sono
ignorate affatto anche come conoscenza bibliografica. In ciò
vi ha una parte di colpa; ma una parte di responsabilia
cade pure sulle condizioni librarie del paese. Bucarest
vive in gran parte della vita parigina: una signora che
passi un Po' la mediocria non dico dell'ingegno, ma del
censo, legge e parla correntemente francese ; i romeni
nell' esilio scrivevano francese
,-,
ed oggi stesso a Bucarest
vivono vari giornali franCesi che dirigono pur efficacemente
l'opinione pubblica, il chenon succede, e non potrebbe suc-
cedere n6 a Roma, n6 a Napoli, né in altri centri impor-
tanti. Perciò stesso 6 spiegabilissim6 il prezzo esagerato
de' libri romeni. Il dizionario francese-romeno del Codresco
in due volumi costa trenta lire il volume, e cosi dicasi di
altri libri, che da noi potrebbero, o dovrebbero costare al
massimo la terza parte.
Bucarest 6 ricca d' istitud pubblici d'istruzione e di edu-
cazione. La lingua italiana 6 insegnata come materia obbli-
gatoria ne'licei Anzi trovai affidato quest' insegnamento
per la scuola festiva delle fanciulle ad una signora italiana,
la Clelia pruzzesi. Una parola speciale di ricordo e di en-

1 Nel 188o il fratello Herman Rheinstein (ora Ranisteanu)


pubbIicb un volume di poesie, intitolato: Micul Famas, nel quale
raccolse diversi ricordi d'Italia. Riproduco la chiusa della poesia: Adio
la (a) Napoli.
Adio, draga Neapoli linä
Santa Lucia, plAcerea mea,
O 1 Vesuv, Chiaia, si Mergellina,
Ve las, dar sigur ne om revedea!

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PER LE VIE DI BUCAREST 7

comio merita questa nostra concittadina. La Bruzzesi ha


educato moltissime giovani dell'aristocrazia romena alla co-
noscenza ed all'amore della nostra lingua, che insegna con
sincero affetto di patria e con singolare perizia. Essa ha
diffuso tra'romeni la conoscenza de'nostri migliori scrittori
popolari. Tradusse in romeno le Mie Prigioni di Silvio
Pellico, molti brani de' Promessi Sposi del Manzorii e vice-
versa dal romeno in italiano un lavoro drammatico dei-
1' Urechia (Elisa) ed ha dato e di prova di grande operosita.
A queste qualiti intellettuali accoppia squisite doti di animo,
per cui 6 amata e venerata grandemente in Bucarest. Il ma-
Tito, il cav. Francesco Bruzzesi, 6 uno de' più accreditad
commerciand di Bucarest e colla rettitudine della vita e
coll' attivith ben indirizzata negli affari ha contribuito ad
accrescere stima ed affetto al nome italiano.
In una piazza centrale della capitale romena trovasi
teatro l' Opera, il più importante della citta, che assai spesso
accoglie compagnie italiane, che rappresentano i migliori
nostri lavori drammadci, grdndemente gustati dalla cittadi-
nanza. Vi 6 poi anche il teatro nazionale Dacia ed altri
teatri minori. LI presso esiste il palazzo reale, edificio di
proporzioni modeste ; ma il Re e la Regina risiedono ge-
neralmente in una villa a breve distanza dalla citta, oltre la
superba e vaghissima residenza estiva del Sinaia.
E pure in questi dintorni gli alberghi sono numerosi ed
eleganti; ma quanto sono moderati ne' prezzi i restaurants,
altrettanto cari, carissimi sono gli alberghi.
L' ospitalita è cordiale, spontanea, ne'romeni. Ricorderò
con vivo affetto illustre C. A. Rosetti, due anni fa rapito
alla Romania, che tanto avea illustrato cogli scritti e coi-
l' azione d'eminente patriota. Egli mi presentó all'Hasdeu,

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72 PER LE VIE DI BUCAREST

uno de' più illustri filologi dell'Oriente, e ad altri valentuo-


mini. La famiglia giornalistica mí fu prodiga di squisita
cordialità e tra essi annovererò pure un italiano, il signor
Cazzavillan, il quale a Bucarest ha vari giornali che dirige
con grande competenza e successo.

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V.

Costumi nazionali

N ROMANIA, come in tutti i paesi che si vo-


gliono accuratamente studiare, bisogna rivol-
gere l'attenzione in Modo principale alla cam-
pagna. Tra i contadini i costumi conservano la loro origi-
nalid : essi resistono al tempo ed alle invasioni, e dirò an-
che alla civild, quantunque la civild snaturi il proprio
cempito quando vuol tutto distruggere, anche il bello e
l'innocuo, solo perch6 l'uno e l'altro hanno il peccato
di appartenere al tempo che fu!
Sotto questo rapporto, bisogna essere giusti, la Romania
ha mostrato molto maggiore buon senso dell'Italia e di
altri paesi: il passato in quanto 6 manifestazione di arte e
di.gentili sentimenti, 6 accarezzato, quasi adorato : il popolo
ha vinto le superstizioni dei dorati palagi; ed il costume pit-
toresco della contadina di Arges e di Sinaia 6 divenuto
l'abito di moda della gran dama, nell'eletta società e nei
ricevimenti di Corte. Cosi la storia dell'arte non solo
rimane; ma l'arte si vivifica in splendide e sincere mani-

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74 COSTUMI NAZIONALI

festazioni, che vorremmo riprodotte pure in Italia, ove


i costutni contadineshi hanno tanta analogia co' costumi
contadineschi romeni.
Perciò lo studio del popolo in Romania spesso vuol
dire lo studio di tutte le classi.

V-77P70.r.
.

,
.

Vs'

,
- .0;.

CONTADINA CALABRESE (di Carda di Catanzaro).

Penetriamo un po tra le pareti domestiche, o tra' croc-


chi familiari ed amichevoli.
fl popolino, alla maniera latina, facilmente nel parlare
trascende nel tu, molto addolcito dall'inseparabile domnia-ta
(signoria tua), che prende il posto del semplice tu.

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COSTUMI NAZIONALI 75

L'uso del bacio della mano, che da noi pare riservato


quasi unicamente alle dame attempate, con poca soddisfa-
zione dei nostri Don-Giovanni, 6 invece generale in Ro-
mania, ed ha luogo in casa, per via, ovunque ; e, franca-
mente, trovo in yerith più rispettoso e gentile quest'o-

CONTADINI ROMENI.

maggio, di quello d'una stretta di mano, la quale significa


confidenza, e che le nostre donne non troyano scmpre data
colla dovuta misura, e spesso, possiamo aggiungere, colla
dovuta umanith!
Le signore d' eta matura (abitudine per altro ormai

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76 COST UMI NAZIONALI

smessa) contraccambiano l'omaggio cavalleresco con un


atto quasi materno : rispondono con un bacio sulla gota.
Nel linguaggio familiare esiste un termine di relazione,
che suona rispetto e confidenza ad un tempo. Noi non ab-
biamo la parola corrispondente, né sarebbe esattamente ap-
plicabile il Don spagnuolo e napoletano, che precede i nomi
propri, perch6 lo stesso Don non 6 estensibile a tutti i cad,
come il termine romeno, cui alludo. Fra gli uomini si dice
nene (coll'articolo : nenea); fra le donne: tata (pronunciasi
.za.za). In Transilvania bade, nene e lele, taza. II fratello mi-
nore, sia pure che la differenza d'eti consista in pochi mesi,
fa sempre precedere il nome del fratello maggiore dalla pa-
rola nene, e cosi tra sorella e sorella si usa la parola tata;
prefisso che il bambino estende inoltre all'ospite ed a per-
sone a lui superiori per ea.
Ne' romeni l' indole 6 dolce e tollerante: pert) le
continue lotte hanno temprato grandemente lo spirito al
coraggio. Il coraggio, qualith insita nel contadino romeno,
assume una forma più sprezzante e quasi direi generosa
e cavalletesca ne' moldavi, che adoperano con grande
valentia la lancia e la sciabola, e ritengono cosa vergo-
gnosa adoperare II fucile col nemico.
Come ne' popoli che hanno imaginazione ed entu-
siasmo meridionale, si esaltano facilmente e facilmente
si abbattono ne' casi sinistri. Sui destini della vita il
moldavo condivide il fatalismo musulmano; e cosi nei
costumi domestici il moldavo molto si avvicina al turco:
riguarda colla stessa circospezione la donna. Questa se 6
maritata o vedova, non pub mostrare n6 le chiome, 126
il viso: invece le giovani trovano strano il portare qualche
cosa sul capo, sia pure un semplice velo.

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COSTUMI NAZIONALI 77

I romeni sono ospitalissimi, e questa qualith è più spic-


cata in Moldavia, ove le case particolari esercitano il lusso
ospitale che da noi non si permettono che alcuni cenobi :
accolgono per tre giomi il viandante. Si dice che mold si-
gnori moldavi non pranzino fino alle sette del pomeriggio,
nel dubbio che possa arrivare prima di quell'ora qualche
viandante, col quale sono lied di dividere la mensa; e spesso
mandano e fanno appostare i servi a' crocicchi delle vie
per indagare se passino viaggiatori, e per poterli cosi acco-
gliere tra le proprie pareti.

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78 COSTUMI NAZIONALI

Le manifestazioni più originali dell'indole e del buon


gusto del popolo si hanno ne' balli e nell'abbigliamento.
Come nel Napoletano, si incontrano frequentemente suo-
natori ambulanti, che animano i ritrovi de' campi, delle
osterie, delle Diazze ne' di festivi. La poesia popolare, come

dinò più innanzi, 6 in gran fiore, e perciò non 6 raro che


questi suonatori accompagninò arie bellissime, cantate dai
contadini ne' pittoreschi costumi de' loro paesi.
L'accompagnamento 6 poi variatissimo. Come le poesie
cosi i pezzi musicali hanno un' origine ignorata, ma riflet-
tono assai bene il senso artistico, l'anima ispirata e soave

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COSTUMI NAZIONALI 79

del contadino, quel non so che di malinconico e di triste


che non si disgiunge mai da' popoli, che sentono profon-
dam ente le bellezze della natura e il culto dell'amore. La
nostra mandola (cobza), l'obo6 (bucciumu), la cornamusa
(cimpoye), il flauto (naM), non che il tamburo (daYra)
servono a formare piccole e distinte orchestre, secondo
che le stesse si presentano ne' piani, o sulle rnontagne.
Tra' contadini romeni trovate varie specie di b:11i, e
non sarà forse privo di interesse dame un breve cenno.
Il briou non 6 molto dissimile dalla danza hora. I dan-
zanti si raggruppano in circolo, tenendosi l'un l'altro per
la cintura, quasi a formare una coorte compatta, pronta
ad attaccare il nemico.
La kindia 6 un ballo vespertino: -6 la fatica spensierata
che il contadino fa succedere al lavoro mbbligatorio della
giornata.- $almanp cosi il sole che muore, abbandonan-
dosi ad ebbri movimenti, poco prima di ritirarsi sotto le
capanne.
II biru greu 6 una danza satirica, dedicata... al fisco !
Ha qualche somiglianza col ballo il saltarello, in uso spe-
cialmente nelle Marche. I danzanti, quasi si prosternano a
a terra in cerca di qualche cosa, che valga a saziare.le
bramose canne di chi dopo il pasto ha più fame che pria..
Potrebbe da danza nazionale diventare una danza interna-
zionale, poich6 oggi il male 6 comune e tutti balliamo
la trista ridda, rnossi dalla bacchetta instancabile del mo-
derno decurione !
La rata (che significa anitra) 6 anche una danza moho
,.

singolare, eseguita da giovani che cercano di imitare ra-


nitra ne' suoi movimenti, cantando il ritornello : rato ici,
rato colea (anitra qua, anitra là).

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8o COSTUMI NAZIONALI

La batula 6 un ballo molto realista per l' audacia e la


flessuosità de' movimenti vertiginosi. Assai somigliante alla
batida 6 il ballo piper... senza tentazioni, almeno per noi,
perch6 vi prendono parte i soli uomini.
I moldavi sono danzatori infaticabili ed agilissimi: desi-
onati col nome di caluscheri. Costituiscono una nuova e
pittoresca forma del vagabondaggio : sono danzatori giro-
vaghi. E capo di queste comitive si chiama stariku. Questi
sottovoce dice ed un altro, primicerius, il genere della
danza che devesi eseguire , ed il primicerius lo ripete
all'orecchio di ciascuno della comitiva, perch6 il pubblico
deve assistere a mosse ed a spettacoli inaspettati.
Finalmente il calusari 6 un ballo che ha del religioso
e dell'eroico. È in yoga quasi esclusivamente nel mese
d'aprile presso comitive, che si recano in punti lontani,
costume che il Main cred6 poter derivare dalle feste
sacre primaverili dell'istituto romano de' Salii e de' Salii
Collini. Ma il ballo eminentemente popolare, nazionale,
quello che i rumeni chiamano hora.
Ho avuto il piacere di assistere a questo simpatico spet-
tacolo, che mi porse anche occasione di ammirare le sva-
riate ed artistiche fogge di vestire dei contadini romeni;
e dell'una cosa e dell'altra darò un cenno speciale.
Reduce dalla Dobrogia giunsi il mattino del 5 ott. 1884
a Vidra, stazione ferroviaria, che precede di pochi chilometri
la capitale romena. E signor Stolojanu, ex ministro di giu-
stizia, mi aveva gentilmente invitato a passare una giornata
nella sua bella villa di Hieresci, lì presso. Salii a Vidra in
una carrozza, spedita espressamente dal gentile ospite, e
attraversando i villaggi di Dobreni, Varasci, Valea Dra-
gulei, in poco più di due ore giunsi a Hieresci, accompa.

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COSTUMI NAZIONALI 8i

gnato dal gentilissimo nipote del signor Stolojanu, il signor


Vasile, deputato al Parlamento. Il signor Stolojanu 6 uno
dei pia ricchi signori romeni; la sua villa a Hieresci mi-
sura oltre I0000 ettari, contiene quattro grandiosi edifici,
destinati a conservare il raccolto del grano, del granone e
del tabacco; 6 rallegrata da un grazioso lago ; ed un'ampia
strada, che attraversa un annoso bosco, costituisce una pas-
seggiata deliziosissima. Ivi con squisita cordialith fui rice-
vuto dal signor Stolojanu e dalla sua amabile signora, la
Olga, una delle giovani più ammirate in Romania per gra-
zia, bontà di animo e gentilezza di modi. La signora Olga
Stolojanu, consapevole del mio desiderio di ammirare le
fogge degli abiti de' campagnoli, si fece trovare abbigliata
in perfetto costume di contadina romena, col capo recintp,
dal famoso makrama, un velo lunghissimo (a forma di quello
usato dalle nostre giovanette nel giorno dello sposalizio),
che le donne in Romania fanno girare sulla fronte, scendere
al collo e ripiegare con molta eleganza sulle spalle, distin-
tivo costante per riconoscere la maritata dalla nubile. Ma
la cortesia degli ospiti non finiva qui. Nel cortile erano
riuniti un centinaio di giovani contadini, ed altrettante
giovanette da' 16 a' 20 anni, pronte ad un nostro cenno a
ballare la danza nazionale hora. Uno sguardo al loro abbi-
gliamento.
Le donne portano una lunga veste di tela, o lino, spa-
rata sul davanti, con una sottoveste, che spicca per due
fila di perle di vetro colorato (fluture o mergele), che for-
mano una brillante bottoniera per tutta l'altezza del petto :
il collo e le orecchie adornano con buccole o di oro o di
argento o con altre minuterie vagamente e capricciosamente
intrecciate. Ricami a fiori di varie specie, vistosi pei più
6 AMANTE, Romanca.

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82 COSTUMI NAZIONALI

smaglianti colori, adomano l'abito, specialmente nella


parte delle braccia e del davanti; però e ricimi e colOri
armonizzano in guisa da far chiaramente vedere il buon

gusto del contadino. Due grembiuli (cafrinka e pelstelca),


pure ricamati all'orlatura, a svariati colori e disegni, con
fondo rosso, ricadenti avanti e dietro, sono tenuti fermi
alla vita da una cintura di lana rossa (briu), tempestata
di perline a leggiadri colori. I capelli divisi nel mezzo
e rannodati a doppia treccia scendono copiosi sulle spalle
e sono ravvicinati e legati da un nastro pure di color

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COSTUMI NAZIONALI 83

rosso o celeste. Fiori fi-eschi e fragranti, posti dietro l'orec-


chio, coprono la tempia destra e sono il simbolo della
gentilezza della contadina.

Più semplice 6 il costume dell'uomo, ma non perciò


meno bello. Egli indossa un camiciotto bianco (come i
nostri contadini del napoletano), che giunge fino alle
ginocchia, le quali copre con calzari bianchi, adorni da
nastri, che partendo dalle scarpe, vengono su per la gamba
intrecciati al modo stesso, che vediamo nelle statue an-
fiche e come tuttora usano i vergai e i contadini dei

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84 COSTUMI NAZIONALI

varii nostri paesi, una specie del nostro sandalo (opinca).


Il camiciotto 6 stretto alla vita da una cintura rossa, tutta
ricarnata a perline di yetro, colorato a' due lati del petto,
e le estremitA delle maniche, moito larghe, sono rive-
stite di un ricamo color nero o rosso (panlice). In testa
portano un cappello basso, poco differente da quello usato
da' contadini napoletani, a larghe falde, circondato da
cordoncini e da fiori finti, ovvero un cappello -più alto,
o berretto, dalla forma stessa che 6 in uso tra' preti greci
(caciula).=
Questi costumi hanno delle sfumature, delle modalità
a seconda che sono indossati da romeni, da bulgari, da
albanesi, da greci, da russi, ecc., e queste variazioni ri-
flettono sopratutto la diversità e direi la gara di vistosi
colori, di guisach6 lo spettacolo che presentavano i 200
contadini raccolti dal gentile mio ospite era veramente
incantevole, 6 la mia mente era piacevolmente trasportata
nei campi fantastici e interminati delle leggende oriental.
I contadini non trovano nel ballo hora una specie di
ebbrezza, ma in genere un passatempo calmo e tranquillo.
Formano un gran cerchio (nel centro si colloca l'orche-
stra, composta quasi sempre di tre suonatori) e tenendosi
l'un l'altro per mano uomini e donne girano intorno a sè
stessi, e compiono questi movimenti con piccoli passi in
avanti e addietro e diagonalmente a' fianchi. II quadro di
questo gruppo yariopinto e mobile 6 veramente pittoresco.

i Debbo qui notare che all'Esposizione universale di Parigi del 1867


inviarono bellissimi saggi di costumi di paesani le signore Odobesco,
Davila, Racovitza, Lucasiewitz e Perietzano : il comune di Galatz
mandb pure costumi popolari di pescatori del Danubio, quello di
Putna costumi da postiglione, e quello di Bolgrad i costumi in uso,
tra le colonie bulgare della Bessarabia.

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COSTUMI NAZIONALI 85

BALLO HORA.

E inutile il dire che la gentile castellana, col suo splen-


dido costume paesano, si era associata a' danzanti, che la
guardavano orgogliosi e soddisfatti, ed io dava la mano
a lei e ad una contadinetta romena, che con grazia non
comune aveva saputo adattarsi il costume e teneva al collo
un ricco finimento di perle : il suo nome Stoica se era
abbastanza filosofico, non lo sembrava soverchio in un
divertimento si ponderato.
Questi costumi contadineschi sono penetrati in Corte e
di li in tutte le case mag,natizie : un omaggio all'arte e una
manifestazione di carita ad un tempo sono le ragioni che

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86 COST UMI NAZIONALI

spinsero l'aristocrazia femminile ad adottare ne' ricevimenti,


ne' balli, nelle pubbliche riunioni quelle fogge caratteri-
stiche. Sopratutto un sentiment° d'affetto alle classi dere-
litte ed il desiderio di promuovere e mantenere in auge
una gentile industria nazionale indussero l'animo eletto della
Regina di Romania a dare un esempio, che fu con simpatia
seguito da tutti. Cosi l'ottima scrittrice Ida Melisurgo
Vegezzi Ruscalla in un articolo pubblicato nel 1881
espose l'atto nobilissimo della Carmen Sylva.
II raccolto quest'anno fu scarso dappertutto, ma spe-
cialmente in Romania:, quindi la popolazione agricola do-
vette e deve ancora subirne le dolorose conseguenze.
Fra i mold che se ne commossero e pensarono di al-
leviare la miseria delle classi diseredate, primeggia S. M. la
Regina Elisabetta, che, dotata di un cuore sensibilissimo,
si affrettò ad accorrere in aiuto di tante infelici famiglie.
on una bellissima lettera al sig. C. A. Rosetti, ministro
degli interni, essa propose di dare lavoro alle classi rurali, ri-
cordando che la fabbricazione della tela 6 il mestiere esercitato
in casa da tutte le contadine romene. S. M. la Regina propose
di servirsi di sole tele nazionali per l'armata, gli ospedali e le
scuole, invece di acquistare quelle estere, procurando cosi un
lavoro di gran lunga maggiore alle popolazioni della campa-
gna e sollevando in conseguenza la loro estrema miseria.
Di piú, per mettere rnaggiormente in yoga i tessuti
(c

campagnuoli, la Regina indossa soventissimo il costume


nazionale, per .cui le dame di Corte e molte signore del
paese seguirono questo suo esempio.
L' idea, come si vede, 6 bellissima, e attuandola si rag-
giungerebbe il duplice scopo di promuovere l' industria na-
zionale creando un nuovo cespite di ricchezza per il suo

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COSTUMI NAZIONALI 87

paese e procurando lavoro produttivo e costante alle classi


agricole. Alcune sig,nore romene hanno gil tradotto in
pratica l' idea della Regina; citeremo le sorelle Radulescu
(figlie dell'illustre poeta Heliade), e la signorina Felicia
Racovitza, che a Bucarest e .a. Golesti fanno eseguire dalle
contadine magnifici costumi nazionali romeni, il cui merito
artistico 6 incontestabile, in quanto che i tessuti di tela e di
seta spungate 6 un vero peccato che non siano conosciuti
all'estero dove certo sarebbero ammirati ed accettati.
« Auguriamoci che in Italia la simpatica Regina voglia an-
ch'essa assumere la protezione delle industrie delle classi
agricole, le quali fanno, per esempio, tanti vaghi merletti,
creando in tal modo una fonte di prosperiti per quelle popo-
lazioni. Sarebbe questo un nuovo titolo all'affetto e alla gra-
titudine di tante povere donne, alle quali si procaccerebbe
lavoro ed onesto guadagno ».
Quanta maggior grazia acquisti il gentil sesso adottpdo
que' semplici ed artistici costumi invece degli strani mo-
rici e delle rappezzature, che la tiranna moda parigina
impone ogni anno alle nostre signore, non 6 facile dire.
Il colpo d'occhio che presenta una riunione delle eleganti
signore e signorine romene, trasformate in donne del con-
tado, costituisce un avvenimento artistico, di cui non si
pub dimenticare per molti anni l' impressione.
Chi sa che il voto dell'ottima signora Ida Melisurgo non
si compia un giorno in Italia salvando cosi, anzi generaliz-
zando, que' costumi contadineschi italiani, che formavano
un giomo la ricerca desiata e l'ammirazione di tanti artisti
e touristi, e che oggi pur troppo vanno sparendo ?
Io mi limito a riprodurre il disegno di due signore
romene, che indossano il costume nazionale contadinesco.

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COSTLIMI NAZIONALI ROMENI

Amante - ROMANIA.

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CO MIMI NAZIONALI ROMENI

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a

3eineltiSfH4F-Yn4WFi(T-rKIM

VI.

Lingua romena. Stampa periodica


e uomini politici

ALFABETO adoperato in Romania fino a pochi


anni addietro era lo slavo, o cirillico (da Ci-
rillo, che l' introdusse); e ve ne ha o me-
glio ve ne era di due specie, il cirillico vecchio (chirilice
vechi), e il più recente (reformate).
Cirillico antico.

zglo,e tracPryxiii17.1nninmHonptwirrutOgy4
Gyvos5yflx-hilluotipi(DFX11114Iii I{ A ill H
Cx lOne C m JJJ 0Aggß
Riformato.

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a bod sfgrx i j klmnopr s i u
A rbB IID EFOr XI IZKIMNOPRSTZ3BZ
I 2 Dentale.

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92 LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI

Mi limiten!) 2.c1 accennare brevemente qualche caratte-


ristica grammaticale.
Gli articoli (lu, le, a il, lo, la; le ed i al plurale)
non si prepongono, ma si mettono in fine di una pa-
rola. Cosi: il romano, il cane, la cosa, si traducono: ro-
manulu, cainek, cos' a. Spesso all'articolo suddetto si fa
seguire la parola cellu (maschile) cea (femminile) guando
il sostantivo 6 seguito da aggettivo; il cellu, e il cea Pon-
gonsi in tal caso tra l'una e l'altra parola: p. e. l'uomo
buono: omu/u celu bonu. Il genitivo e il dativo (lui al
sing. e loru al plur.) pure si affiggono alla terminazione:
p. e: dell'uomo, degli uomini: omu/ui, oniu/oru.
Il verbo 6 preceduto dalla particella a. p. e. essere,
avere, cantare, dormire, venire ecc. sono in romeno: a fi,
a avea, a anta, a dormi, a veni ecc. Co' verbi ausiliari
essere ed avere si forma il futuro; sarò, canterò; sarei,
canterei; voiu fi, voiu canta, asu fi, asu canta.
Il comparativo si forma colla parola mai, come lo spa-
gnuolo col mas; p. e. più buono : mai bunu.
Le altre parti grammaticali non presentano grandi va-
rietà ..

i Cito alcuni utili libri filologici, che conservo nalla mia biblio-
teca, i quali mi paiono opportuni per chi voglia aver cognizione più
completa della lingua romena: SpinaKKola, poche pagine di gramma-
tica romena e di dialoghi romeni itafiani: Ciocanilli, principi di gram-
matica francese-romena e dialoghi (Bucarest 1870); I. C. Masszmu,
elementi di grammatica romena, in romeno; Timoteo Cipariu: « com-
pendiu de grammatec' a limbei romane » (Sabiniu 1865), (ed egli
è pur autore di una grammatica di maggior mole premiata dalla
Societi Accademica Romana di Bucarest, e di molti scritti filologici);
011endorf prima conversatiune germana, francesa, §i romana (Buca-
rest 1870). Il Ch. G. L. Frollo, professore d'italiano all'Universiti
di Bucarest, premette al suo dizionario italiano-romeno (Pest, 1869)
un breve sunto grammaticale.

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LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI 93

Poche anomalie nella pronuncia. Si limitano ad alcune


lettere, distinte da una cediglia, cio6 il d (pronunc. );
la s avanti i ed e (pr. sc); la t avanti, i, in, escu (pr. ).
Infine la, sc seguita da e, o i si pronuncia st : còsi Bn-
curesci, si pronuncia Bucuresti. Perciò dalla pronuncia an-
zich6 dalla scrittura venne la terminologia comunemente
accettata di Bucarest, o, (nè saprei perch6 ci si debba
tanto discostare dall' indole della lingua) di Bukarest. L' u
finale nelle parole non l'ho mai sentito pronunziare.
Quindi romanu, si pronuncia roman.
Tra' romeni soggetti all' Austria e l'attuale regno esiste
una divergenza rispetto all'uso degli accenti, il che ha dato
vita a due distinte scuole, o sistemi, il sistema etimologico
(i transilvani risalendo al latino ed.all' italiano adoperano
pochi accenti), ed il sistema fonetico, che, volendo fis-
sare nella scrittura le norme della pronunzia, adotta na-
turalmente molti segni, cioè accenti, cediglie ecc. e che
attinge perciò con maggior preferenza da altre lingue '
Rappresentante di quest' ultima scuola fu il Pumnul; va-
loroso atleta del sistema etimologico 6 stato il Cipariu,
dottissimo transilvano, seguito dal Laurian e dal Maximu
nel loro grande dizionario.
Pur troppo la lingua romena deve ripetere i guai più
gravi da' filologi, i quali nell' insegnarla e nell' illustrarla
spesso danno maggior prova di vanità che di patriot-
tismo. Per alcuni la lingua romena non deve essere che
una lingua tedesco-romena, e qui fanno sfoggio smo-
dato delle loro cognizioni sulla lingua e sulla letteratura

1 Lavori speciali sull'ortografia romena pubblicarono il Gaster, il


Labovary, II Munteanii, ecc.

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94 LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI

tedesca. Un ugual metodo seguono altri nel parallelismo


colla lingua francese e cosi via via. Una stessa parola
6 non di rado scritta da vari in varie maniere. La di-
scordia si ripercuote anche tra' glossatori e questo 6 il
massimo de' mali. Quante volte, scorrendo un libro ro-
meno, ho ricercato inutilmente una parola nel dizionario
del De Pontbriand! Certo vi sarà stato e vi 6; ma io
ignoro il segreto della ricerca, poichè l'autore la scrive
con certe vocali, e il De Pontbriand la riporta con altre.
Accenno ad altri dizionari. L'Hasdeu pubblicò un Etymo-
logicum magnum Romaniae, cio6 un dizionario della lingua
storica e popolare della Romania. Di minor mole 6 il
libro di Snagovanu : Vocabulail e de quelques mots latins,
edito nel 1867. All'Antonescu dobbiamo due dizionarietti
l'uno romeno-francese, l'altro francese-romeno, al Bauman
ed al Protopopescu un dizionario romeno portatile. La-
voro di gran mole 6 il dizionario della lingua romena del
Laurian e di Maximu in due volumi di oltre 3000 pagine.
E gli stessi autori composero un glossario' delle parole
romene straniere ..
Nella parte comparativa colla lingua francese, si hanno
lavori più completi. Giovanni Costinescu nel 1870 pub-
blicò un dizionario romeno-fi-ancese, condotto sul dizio-
nario dell'Accademia francese. Più diffuso 6 uno stesso
lavoro in due volumi di Teodoro Codrescu (Iassy 1875 e
1876); ma il prezzo di lire 35 6 esagerato, come in
generale 6 esagerato il prezzo de' libri romeni. A questa
condizione del mercato librario ha contribuito massima-

1 Ricordo alcuni altri dizionari. L'Alexi pubblicò un breve dizio-


nario romeno-germano; il Pisone, un dizionario romeno, latino, te-
desco e francese; il Barkio, un dizionario ungherese-romeno.

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LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI 95

mente, come test6 accermai, la diffusione della lingua e


della letteratura francese. A Bucarest si parla francese
come si pub parlare a Parigi: 6 cosa ben difficile che
un romeno, anche fornito di scarsissima coltura, non co-
nosca pure il fi-ancese. Io ho sentito parlare questa lin-
gua da guardie di polizia e da molti facchini di piazza.
Le vetrine de' librai pe x nove decimi non contengono che
libri francesi.
Peccato che nella parte comparativa colla lingua ¡fa-
liana non si abbia che il solo dizionario italiano-roma-
nesco del Frollo, professore all'universita di Bucarest. Mi
si assicura che il Frollo abbia pronto da molto tempo an-
che il materiale per un dizionario romeno-italiano. È
lavoro veramente desiderabile; ma finora invano si attese
l'utile pubblicazione.
La stampa 2 fu introdotta tra'romeni il 1512. La
prima regolare tipografia surse il 1640 a Govora; però
il primo lavoro a stampa, scritto in lingua romena, ri-
sale al 1577: 6 la raccolta de' salmi del diacono Coresi,
e in proposito si put) leggere un saggio nel Foiia So-.
cietatii Romanismulu (anno 1870, p. 62.) II mano- 3

scritto più antico, ch' io mi sappia, rimonta al 1574, e


trovasi nel British Museum, illustrato dall'Hasdeu nella

II Frollo pubblicb pure un opuscolo intitolato : lingua romena


e dialetti italiani; un altro opuscolo era inteso a dimostrare
per la Romania degli studi neo-latini. Dobbiamo pure a lui alcune
lezioni elementari di grammatica italiana ecc.
Si vegga in proposito il lavoro di Vasile Popu: despre tipo-
grafiile romane. Sibiu, 1838.
3 cc Psaltirea publicata romanesce la 1577 .de diaconulu Coresi,
reprodusa cu unu studiu bibiograficu i unu glosaru comparivu de
d-lu B. Petriceicu Haijdeu-Tom. I. Testulu cu 66 pag. fac-similate »
Buc. tip. Socecu.

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96 LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI

sua Columna lui Traianu. i La lingua latina, anterior-


mente in uso, fu abbandonata dalla chiesa, la quale però
nell'adottare il romeno si valse de' caratteri cirillici. Un
primo tentativo per bandire questi caratteri si fece in
Vienna nel 1780 con la pubblicazione d'una grammatica
romena (scritta in latino e con caratteri latini), dovuta a
Klein de Szad e riveduta da Giorgio Sincai della Tran-
silvania. Altra grammatica pubblicò il Sincai nel i8o5
e merc6 l'esempio dato da questo benemerito filologo e
storico 2, in breve in Transilvania i caratteri latini fu-
rono adottati, specialmente nella stampa de' libri liturgici
cattolici, ad onta del contrasto de' greci ortodossi (poichè
in Transilvania vi sono le due confessioni), che per l'in-
troduzione de' caratteri latini temevano una preponde-
ranza del cattolicismo. E ne1.1841 venne in luce il primo
giornale ' con lettere latine Organulu luminarei, dovuto
al compianto Timoteo Cipariu. 3 Cessata questa pubbli-

1 All'Esposizione Universale del 1867, nella sezione romena,


oltre un antic° psalterio in lingua slovena del 1345, furono esposti
due codici, uno del principe Lupo di Moldavia, stampato a Jassy
nel 165o, ed un codice del principe Matteo Bessarab di Valacchia,
stampato a Tergovitz nel 1652, non che la prima Bibbia in lingua
romena, tradotta da Sherban e Greaceano e stamp. a Bucarest net
1688. Di que' due principi poi abbiamo cenni e lavori nella pub-
blicazione: cc documente privitore la istoria romaniloru » raccolta
fatta da Edoxiu de Hurmiqaki per incarico del Ministero di P. Ittru-
zione di Romania.
2 Impiegb 34 anni a fare la stupenda raccolta a Cronica roma-
niloru ». Negli « Annali della Società Accademica romana (Tomo
II), » se ne pub leggere la vita scritta da A. Papiu .11arianu.
3 Timoteo Cipariu nacque nel villaggio di Panade, presso Bfashr
in Transilvania il 18o5, ed 6 morto il 4 settembre 1887. Fu pre-
sidente dell' cc Associatiunea Transilvaniei » e vice-presidente della
« Accademia romana ». Ecco i suoi lavori: Ecloga (1841); Estract
de ortografia romAná cu litere latine (1841); Ermeneutica cu litere

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LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI 97

cazione colla rivoluzione del 1848, fu xipresa nel 1857


sotto il titolo di Archivio per la filologia e la storia.
Dalla Transilvania passiamo all'attuale Romania. L'He-
liade nel 1848 nella sua rivista a Curieru de ambe sexu » si
serviva promiscuamente di caratteri latini e cirillici, ma
poi egli stesso adott6 i primi, che in breve sostituirono
del tutto i cirillici, di guisach6 nel 1859 il principe Couza
ordinb che i caratteri latini si adoperassero in tutti gli atti
ufficiali; ed oggi sono universalmente adottati.
Da un lavoro del Ianco, rappresentante il movimento
letterario romeno dal 1550 al 1865, rilevo che in Ro-
mania furono stampate nel secolo xvi opere 14; nel se-
colo xvii opere 73 ; nel secolo 'XVIII opere 182; nel se-
colo XIX opere 3495; senza data 169: in tutto 3933 opere.
Per6 dal 1865 a tutt'oggi il movimento letterario 6 stato
grandissimo ; e non si esagera asserendo che dall' intro-
duzione della stampa ad oggi in Romania furono pubbli-

latine (1841-42); Sciinta S-tei scripture (1 845) ; Acte si. fragmente


istorice bisericesci (r 853); Limba romani dupe dialecte si monumente
vechi (i854); Grammatica latina (i857); Chrestomatia seu analecte
literare (1858); Poetica metrica si versificatiune (1859); Istoria sAnti;
a testamentului vechiu si. nou (1859); Elemente de filosofie (1862)
Archly pentru Blologie si istorie (1867-73); Grammatica imbei ro-
mine (1869); Biblioteca de mâni ecc. ecc.
Ricorderb alcune grammatiche :
Balasiescu (r 85o); Campianu ( 1 85o) ; T. Cipariu (1854, Blasio);
Codru (1848); Hehade (1828); Hill G. (r 86 1) ; Torgoviciu Paolo,
observatiuni la limba romanesca (Buda, 1799); Loga (Buda, 1822);
Popilianu (i 8-76); Stilescu (1870); Strajanu (i88o); Macarescu, (Iassy,
1856); Pcipp I. (1835); Tempea Radu (Sibiu, 1797) Vacarescu in
Vienna e Romniculu (1787); Alexi (Vienna, 1826) ; Athanasescu
(1865); Mircesco. Gramm. de la langue roumaine, précédée d' un
aperçu hist. sur la langue roumaine par A. Urbicini. Paris, 1863,
r vol. in-i6.
7 AMAMI!, Romania.

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98 LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI

cate oltre 6o oo opere. Dal 1882 in poi si occupò della


parte bibliografica, con uno speciale bollettino, stampato dal
Socecu, l'editore Degenmann.
A promuovere la pubblicaizione di buoni lavori giovano
anche notevoli incoraggiamenti di premi. Ricordo che Po-
chi anni addietro vennero messi a concorso i seguenti
premi: primo premio Nasturel-Herescu di lire 4000 da
conferirsi nel 1883 ad un libro scritto in lingua ro mena,
reputato migliore tra' pubblicati entro l'anno ; un premio
di Stato Heliade-Radulescu di 5000 lire, da aggiudicarsi al
miglior libro letterario comparso durante lo stesso anno;
ed un premio Nasturel-Herescu di 12,000 lire da attribuirsi
al miglior libro, trattante qualsiasi argomento, purchè scritto
in romeno e pubblicato entro ranno 1884.
Tra le riviste più importanti, °lire quelle dell'Heliade,
benemerito col Lazar del risvegiio della letteratura nazio-
*ale e benemeritissimo per aver voluto conservare alla
lingua il carattere e la forma latina, bisogna ricordare la
Revista Romana (1861-63) edita da A. Odobescu, uno dei
più insigni archeologici della Romania, insieme con C. Cre-
tianu e D. Berendei ed altri - la Columna lui Traianu
(della quale parlerò più diffusamente nel seguente capitolo),
dovuta al Ch. Hasdeu - la Revista Instructiunea publica
(mensile , a. 1859-60), di A. F. Laurian - l'Ateneul
roman - ra rivista citata: Foiia Societatii Ro.manismulu, re-
datta da Hasdeu, Tocilescu, V. Scurdescu, D. Theodorescu,
T. P. Radulescu e C. Vudci ; - la Revista Contimporana,
ottima pubblicazione mensile (1873); i it Thesaur. de

i Tra gli scritti ivi pubblicati debbono ricoralarsi alcuni notevoli do-
cumenti inediti, tratti dall'archivio di Venezia dall'Esarcu; poesie di
Alecsandri, di Zamfirescu, Christescu, Grigoriu, Arista, Ciro Eco-

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LTNGUA STAMPA PERIODICA E DOMINI POLITICI 99

monumente istorice ale Romaniei, di A. Papiu Ilarianu, colla


collaborazione del Fatino, del Gusti, del Codrescu, del
Geniliu e di A. Ioenescu - gli Annali statistici del com-
pianto Martziano - '1' Archiva Romanesca, trimestrale, edito
a Iassy nel 1840 da M. Kogalniceanu, l'autore della
Dacia letteraria - la Gewta de Transilvania (1838-47),
redatta dal Bariziu in Brasiovu, che forma dieci volumi
in-fol, e la rivista Transilvania, dello stesso Bariziu, per
promuovere la cultura in Transilvania; una rivista per
promuovere le scienze fisiche e naturali, redatta dall'emi-
nente economista ed ex-Ministro di pubblica istruzione,
P. S. Aurelian, e da Gregorio Stefanescu, distinto natu-
ralista ron-ieno e Direttore del Museo di ,scienze naturali
a Bucarest.
Tra queste pubblicazioni trovai nel mio soggiorno a Bu-
carest che aveano importanza speciale per la parte scientifica
la Revista pentru istorie archeologie si filologie, che pub
gareggiare tra le migliori consimili d' Europa e diretta da
G. Tocilescu. Vi inserirono lavori: M. Gaster, dotto filo-
logo, tra i migliori della Romania (e del quale occorre
segnalare l'ultimo notevole libro: Letteratura popolare ro-
mana, Buc., 1883); C. Esarcu, già ministro di Romania
ad Atene, amico sincero dell' Italia, anima dell'Ateneo ro-
mano; Alessandro D. Xenopol, redattore della Revue
nomu, Sion, Larra e Ariori; articoli militari di Dimitrescu; rassegne
bibiegrafiche di Aug. Laurian; uno studio di Opreanu sulle colonic
romane della Dacia; monografie di scienze naturali di S. Milialescu;
di opere pubbliche di Capsa; dram-4i e commedie di Scurtescu, di
Pantazi Ghica, Gradisteanu, Tinc, Roques; studi di diritto di Schina,
Danielopolu; ed articoli varii di Teodorescu, Peescu, Papadopol Calli-
machi, T. Branescu, Grecescu, C. A. Chrysoscholeu, D. C. Butculescu,
G. Gellianu, Urechia, G. G. Cantacozino, C. E. Schina, R6mnicenu,
A. Aurelianu, G. Marianu, G. Cretianu, Ananescu.

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100 LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITIC'

historique, tanto modesto quanto valoroso uomo e tra i


più fecondi scrittori romeni nella parte storica ed econo-
mica ; e l'Ariescu, l' Ispirescu, M. Sutzu, G. Maior,
I. A. Odobescu ed altri egregi pubblicisti.' Ma di questo
periodico dirò qualche cosa di più particolare nel capitolo
seguente.
Nel campo letterario meritano uno speciale elogio le
Convorbiri literare, dirette da Jacob Negruzi, poeta e ro-
manziere distinto, pubblicazione che conta oltre un ven-
tennio di vita. Ultimamente N. Gane vi inseriva saggi di
traduzione di Dante in versi romeni ; Titu Maiorescu
rassegne bibliografiche ; G. Sion,2 l' illustre avvocato Mi-
chele Cornea, D. Zamfirescu, I. Castor, I. Ianov, N. Vo-
lend , Veronica Mide pubblicarono pregevoli poesie ;
I. T. Mera novelle ; G. Vergofici canti popolari spagnuoli :
Papadopul Calimah studii sulla letteratura provenzale ; il

1 Ecco alcuni altri periodici, ch'ebbi occasione di esaminare nella


Biblioteca Centrale di Bucarest.
Agronomía, (1859-60); diario di agricoltura ed economia rura le,
redatto da P. Buescu, vol 26 in-8.
Albina, politico-letterario, dal 1838 al 1848. Jassy, I 1 volumi
in-fol.
Bollettino dell 'IstruKione pubblica, 1865-66 in-8.
Archivi pentru filologia §i storia, Blasiu 1867, direttore, T. Cipariu.
Bibliografia romana, mensile, 1879.
Biserica ortodoxa-romana, 1878.
Bollet. Soc. geogr. romana, 1.876 .
Foia pentru literatura §i cultura romana in Bucovina, 1864.
Di alcune riviste speciali di pedagogia e di educazione parlerb nel
capitolo seguente.
2 G. Sion curb l'edizione in due volumi (Bucarest Socecu, 1877)
delle poesie, o dirb più esattamente delle migliori poesie di D. Bo-
linteneanu, uno de' maggiori poeti romeni, dando nella prefazione
l'elenco delle opere di questo fecondissimo scrittore, morto nel 1872.
Dello stesso Sion ho una bella raccolta di poesie (Bucarest, Imp.
Nazionale, 1857), stampata perb con caratteri cirillici.

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LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITIC' 101

compianto A. Lambriol studii storici, il Frollo alcune ri-


cerche storiche compiute negli archivi di Venezia; l'Ubi-
cini ricordi di viaggi in Valacchia, l'Alecsandri alcune delle
sue immortali cose ; A. D. Xenopol articoli economici, e
finalmente P. T. Missir una breve recensione sulle presenti
riviste della Romania, al quale studio perciò rimando i let-
tori, desiderosi di avere su questo terna qualche schiari-
mento più particolareggiato (Convorbiri literare del I° otto-
bre 1 8 84). '
I giomali quotidiani nella capitale pel numero e pel for-
mato poco hanno da invidiare a quelli della capitale d'Italia.2
I due partiti politici sono il conservatore e il liberale ; - del
conservatore, tenuissimo per numero, sono a capo Lascar
Catargiu, (di idee reazionarie piuttosto che conservatrici)
e G. Vernescu. Il loro organo era il giornale Romania.
Del liberale il leader 6 Giovanni Bratianu , presidente
oggi del Consiglio dei ministri ; era organo giomalistico
la Vointa National. Ma il partito liberale si fraziona poi
in vari gruppi, che danno voce ed ispirazione a' più im-
portanti giornali di Bucarest. Tra essi, nel campo gover-
nativo : Romania libera, Resboiul Roman, Telegraful, Tra-

1 Altri giornali: Revista literare, periodico bimensile di Bucarest,


con scritti di N. Tincu, P. Ispirescu, ecc. - Literatorul (dal 1878 al
1884) con scritti di Al. A. Macedonscki, A. Stancescu, T. M. Stoe-
noscu, ecc. - Foile, edito a Bucarest con scritti di N. Intuspartali,
C. Dimitriadi, ecc. - Albina, edita a Turnu-Severin con scritti di
V. Dimitrescu, ecc. Nella Romania literara, che pubblicava l'Alec-
sandri a Jassy nel 1857, scrisse il principe Alessandro Cantacuzeno,
morto ad Atene nel marzo 1884, lasciando medita una preziosa
raccolta di documenti diplomatici e storici riflettenti la storia ro-
mena dal 1854 al 1866.
2 Quanto al prezzo mi riferisco alle stesse osservazioni fatte pei
libri. Vari giornali quotidiani non illustrati si vendono a zo cente-
simi (bani) la copia.

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102 LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI

snetul, Pays, Bucarester Tagblatt : - nel campo dell'opposi-


zione temperata il Romanulu, il più antico ed autorevole
giornale del paese, fondato e diretto da C. A. Rosetti, e
della cui redazione uscirono uomini eminenti, tra i quali
6 dovere ricordare in
modo specialissimo Ce-
- sare Bolliac, poeta, ar-
cheologo, politico esi-
mio.
Noto alcuni altri gior-
nali del campo dell'oppo-
sizione: Natiunea, Batau-
sul , Ciomagul , Opinca,
Inclépendance roumaine, ed
altri, tutti giomali quoti-
diani di Bucarest. Ed in
provincia si notano o si
notavano i giornali quo-
. .
tidiaru : Patria e Liberalul di Iassy ; Carpatii e Vocea Co-
vatluiului, Galatz e Post di Galatz, ecc. ecc.
Le mie più recenti informazioni mi pongono in grado
di determinare meglio i titoli de' giornali che ancora si

i. Cesare Bolliae nacque nel 1813 a Bucarest. Suo padre nativo


di Salonicco lo lascib di buon'ora orfano ed egli studib nel Collegio
4j" fianta Saya a Bucarest, con numerose letture sovvenendo da se
'tesis° al difetto dell'istruzione, che vi riceveva. A 17 anni egli
entrb come cadetto nella milizia; ma presto abbandonb la vita mi-
litare, che poco conveniva al suo carattere indipendente, e si de-
dicb esclusivamente alla politica e alla letteratura. Ad esempio di
quasi tutti i letterati del suo tempo, egli scrisse poesie, servendosi
/del verso per divagarsi dalle preoccupazioni politiche ed economiche,
che lo agitavano. Pieno di nobili e generose aspirazioni egli intra-
prese a difendere ne' suoi scritti la classe oppressa e si fece per cosi

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LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI 103

pubblicano e de' loro direttori. Si pubblicano in Buca-


rest: Vointa Nationala, diretto da Nicola Xenopol.
Romanul, diretto da Vintila C. Rosetti.
Natiunea, diretta da Demetrio Bratianu, fratello ed
oppositore del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Romania Libera, diretta da Demetrio Laurian.
Epoca, diretta da Gregorio Paucescu.
Telegraful, diretto da Giovanni Fundescu.
Romania, diretta da C. Raciano.
L'Indépendance roumaine, diretta da G. 'Lahovari.
L'Etoile Roumaine, redattore capo I. Skupientsky.
Unirect , fondato nel febbraio 1887 dal deputato
I. G. Bibicescu. Si occupa molto de' romeni di Austria-
Ungheria.
E si pubblicano a Iassy : Lupta, diretta da G. Panu,
e Curierul, diretto da G. Balusan.
Finalmente in Craiova vedono la luce l'Oltenul ed
Cantarul, sotto la direzione d'un comitato.
È difficile tener conto de' fogli non quotidiani, che su-
perano iI centinaio.
Giova piuttosto ricordare qualche pubblicazione perio-
dica di Transilvania, ad esempio : Gazeta Transilvaniei, quo-

dire il poeta emancipatore de' contadini de' Tsicani. Egli esordl nel
1833 con varie poesie, che due anni più tardi furono riunite sotto
il titolo : Operile lui Cesar Bolliac (Bucarest, 1835). Nel 1836
egli fece recitare al teatro un suo dramma, la Matilde, e nello
stesso anno prese parte al movimento popolare contro la Russia.
Nel 1837 diresse una piccola Rivistak Curiosul, che fu sospesa
all'apparizione del 40 fascicolo. Allora egll pubblicb parecchie sa-
ire politiche e percib fu imprigionato nel ,Monastero di Poiana
Marului. Rimesso in liberta, per nulla sgomentato, continub
sua carriera rivoluzionaria, e stampb nel 1843 un' altra raccolta di
poesie sociali, le Meditatii, seguita nel 1847 da una terza, le Poesie

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I 04 LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI

tidiana, di Brasovu; la Tribuna, quotidiana, il Telegraful


roman e l'Observatorul, trisettimanali di Sibiu, ove vede
pur la luce la benemerita rivista Foia Societatii Transil-
vania e il Luminatorul, trisettimanale di Timisiora.
11 giornalismo in Transilvania fu specialmente alimen-
tato ed indirizzato ad alta meta dal benemerito scrittore
e cittadino Giorgio Baritiu.
Giorgio Baritiu nacque
il 14giugno 1812 in Ya-
cu, nel contado di Clau-
semburg in Transilvania
da un'antica famiglia sa-
cerdotale romena di rito
unito. 11 Baritiu, (e ripe-
teremo qui i cenni d'un
suo egregio biografo), fe-
ce i suoi primi studi a
Trescau; passò quindi al V
ill .

ginnasio di Blai (Blasen- V.


dorf), infine al Seminario
teologico di Clausetnburg. Uscito nel 1822 da questa
scuola, egli fu eletto professore di fisica nel ginnasio

noue e dal volume di canti patriottici, Nationale, dove si trova


tra gli altri il poema storico sul Dumu Juder, , eroe della
rivoluzione valacca nel 1821. Dopo la rivoluzione del 1848, alla
quale ii Bolliac contribui non poco, fu eletto Sindaco di Bucarest,
poi addivenne uno de' quattro segretari del Governo provvisorio,
presidente del club romeno, condirettore del Poporul Suveran. Inol-
tre partecipb alla Commissione, che decretb l'emancipazione degli
Tsicani. Tre mesi più tardi, inviato al campo del Fuad Effendi per
protestare contro il ristabilimento dell'antico Rcgolamento organico,
egli fu insieme co' suoi compagni arrestato; ma riuscI a fuggire in
Transilvania, dove fondb il giornale l'Expatriatul, collo scopo di

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LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI 105

romeno di Blai: l'anno dopo passò a Brasiov (Kronstadt)


per aprirvi a spese de' romeni una scuola di commercio.
Da quel tempo egli fermò la propria sede in quella citta
di confine, e vi creò un vero focolare di coltura nazio-
nale romena pe' suoi compatriotti della Transilvania, fon-
dandovi, fin dall'anno 1838, in lingua romena, il giornale
politico intitolato : Ggeta Transilvaniei, ed una rivista
letterario-scientifica: Foja pentru minte, mima si litteratura.
La vera religione de' romeni, scrive l'Obedenaire, 6 la
nazionalita : sotto questo aspetto nessuno fu mai più reli-
gioso del Baritiu, poich6 nessuno si mostrò miglior pa-
triota di lui. 11 Baritiu fece pe' romeni di Transilvania
quello che Heliade faceva per la Valacchia e l'Assaki per
la Moldavia. Questi tre insigni pubblicisti possono riguar-
darsi come i veri fondatori del giornalismo romeno.
Nel 1848 il Baritiu si lanciò nella politica attiva. Gli
insorti ungheresi ne saccheggiarono la casa e l'obbliga-
rono a rifugiarsi a Bucarest ; ma di la lo espulsero come
uomo liberale e troppo pericoloso pe' russi. Egli allora ri-
pal-6 a Carnowitz nella Bucovina presso i patrioti romeni
Hurmuzaki. Vi rimase alcun tempo; ma richiamato verso
il 1849 a Kronstadt, riprese la direzione de' suoi due gior-

far cessare le discussioni fra gli ungheresi ed i romeni di quella,


provincia. Ma il giomale non ebbe che una breve esistenza e nessun
risultato felice. L'anno seguente il Bolliac visitb Costantinopoli e poi
si recb a Parigi. Nel corso del suo soggiomo forzato all'estero, egli,
oltre le raccolte di poesie sopraccennate, scrisse ancora un opu-
scolo: La repubblica romena, ed una memoria topografica sulla Ro-
mania, accompagnata da una carta in rilievo di tutto il paese abi-
tato dai romeni. Ritornato in patria, egli prima di tutto collaborb
nel giornale del Rosetti Romanulu , e vi scrisse una gran quan-
fita di articoli politici riuniti più tardi sotto il titolo di Collegere
de mai multe article, coll'aggiunta delle sue poesie ristampate col

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10 6 LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITIC'

nali, associandosi Jacob Muresiano, fratello del poeta di


questo nome. Nel 1853 si pose a capo di una intrapresa
industriale e assunse la direzione della fabbrica di carta
di Zemesti presso Cronstadt. Allbra egli fece un viaggio
in Germania, Francia, Svizzera e Belgio. Nello stesso anno
pubblicò un dizionario tedesco-romeno, in due volumi,
(Cronstadt, 1883), in collaborazione col prof. Gabriele
Munteanu; poi un dizionario romeno-tedesco (in un volume,
ivi 1857), in socied col dottor Polyzu, cui segui nel i86o
un dizionario ungherese-romeno. 11 Baritiu prese pure parte
molto viva ai lavori della Socied Letteraria Transilvana,
creata nel 1861: dal 1868 dirige una rivista sotto il
titolo di Transilvania, che pubblica gli « Annali della
socied » ed 6 una preziosa raccolta di documenti storici
e di mcmorie nazionali e locali. Egii ha pure pubblicato
parecchie memorie negli Atti della Societh Accademica
Romana, di cui 6 membro fin dalla sua fondazione (1867).
Si citano, tra le altre, le memorie seguenti : « La bat-
taglia di Vara nel 1444 (1873); Storia di un reggi-
mento di guardia ai confini transilvani » (1874); e le
sue « Notizie sopra l'Economia politica e la storia della
civild in Transilvania » (1877-78). In questi ultimi anni
il Baritiu lasciò Cronstadt per stabilirsi nella vicina citd
di Hermannstadt, ove fondò un nuovo giornale politico,
nome di Poesie umanitarie, e di un volume intitolato : Caletoria
archeologrica in Romania, dove descrisse un suo viaggio archeolo-
gico. Finalmente per dare un libero sfogo alle sue aspirazioni po-
litiche, fondb due giornali, il Buciumul (1862-64) e la Trompeta,
Carpatilor ( 1865-76) , nella quale si dimostrb nemicissimo degli
ebrei. I numerosi articoli del Bolliac sono notevoli non solamente
come preziosi documenti di storia contemporanea, ma ancora come
modelli dell'energia e flessibilità, della quale é capace la lingua
romena, maneggiata con destrezza. Tra le varie questioni trattate

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LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI 107

intitolato rOsservatore, aiutato nella compilazione dal pro-


prio figlio Girolamo. In questo giornale il Baritiu lottò
del pari contro i magiari e contro le tendenze panslavi-
stiche.
ll Baritiu, ci scrive un insigne romeno, 6 un uomo
di gran merito ; di un carattere fermo e puro ; saldo nei
suoi propositi in mezzo alle più vive tempeste e nelle
occasioni più difficili. Egli consacrò tutto alla propria na-
zione, a illuminare e fortificare la coscienza nazionale dei
suoi concittadini, affinch6 la propria nazione ottenga i di-
ritti politici, de' quali godono le altre nazionalith dell'Au-
stria. ll Baritiu 6, insomma, l'anima della causa nazio-
nale romena in Transilvania.

La stampa politica, come succede naturalmente ne' go-


verni retti a forma libera, ha dato alla Romania il mag-
gior contingente di uomini politici. Ne ricorderò alcuni
che maggiormente hanno influito sull'indirizzo politico e
su' destini della Romania.

+
Il nome certo pia noto in Europa 6 quello dell'attuale
presidente del Consiglio de' ministri Giovanni Bratianu.
dal Bolliac, egli pare con maggior diligenza aver studiya quella
della secolarizzazione de' beni della Chiesa, a giudicarne da due
volumi di articoli su quell'argomento, che stampb nel 1863 sotto
il titolo di Monastirile inchinate e Monastirile Brancovesci. Fra tutti
questi lavori e fra tante preoccupazioni politiche il Bolliac seppe
ancor trovar tempo per soddisfare la sua passione per l'archeologia.
Egli intraprese vari scavi, raccolse un ricco gabinetto numismatico
e nel 186o pubblicb una tavola archeologica, sotto il titolo di
Daco-Romane. Cosi il De Gubernatis.

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i o8 LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI

Il Bratianu nacque a Pitesti il 1822 ed ebbe una parte


importantissima nella rivoluzione del 1848, insieme col
Rosetti.
Trovandosi in esilio a Parigi, pubblicò il noto
libro : L' Austria nella questione d' Oriente e successiva-
mente vari opuscoli moho importanti sulr istruzione pub-

blica, sulla situazione política del paese ecc., e sopratutto


sono notevoli i suoi discorsi parlamentari.
Promosse l'assunzione al trono delrattuale re Carlo I di
Hohenzollern. Con brevi interruzioni egli resse il. Ministero
dal 1876 ad oggi. Ultimamente fu oggetto di un attentato
alla vita, e scampb a gran miracolo. Come di tutti gli

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LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI 109

uomini politici viventi e che abbiano una grande impor-


tanza, non 6 possibile dare un giudizio adeg,uato ed esatto.
Certo la nota predominante della sua vita sono il pa-
triottismo e la rettitudine, qualith eminenti a lui ricono-
sciute da amici e da avversari.
Si reca spesso nella sua bella e modesta proprietà di
Florica per riposarsi e raccogliersi.

000

Rosetti Costantino ' di cui appresso din') più lunga-


mente, in capitolo speciale, nacque a Bucarest il 1816.
Ben presto si fece notare per alcune pregevoli traduzioni
di poeti inglesi e francesi. Poeta anch'egli, i suoi versi
divennero popolarissimi, come nota il De Gerardo nel suo
libro sulla Transilvania. Ed il Vaillant in proposito scri-
veva : « Ses poésies sont empreintes d'un cachet, ou l'a-
mour s'unit gracieusement au patriotisme et l'innocent ba-
dinage à une morale severe. (Roumanie, ecc. Parigi, 1844,
v. 30 pag. 214).
Fondò alcuni giornali minori a Bucarest, e poi il Ro-
manulu, oggi il giornale più importante della Romania
e che conta 32 anni di vita. Il Rosetti, mancato a' vivi
nella primavera del 1885 era il decano della stampa romena
1 B. figlio Mircea che avea suscitato legittime speranze di lieto
avvenire, fu crudelmente spento da lungo morbo in giovane eta. II
padre ne fece pubblicare gli scritti.
Il i' vol. degli scritti di Mircea Rosetti comprende: Nuvele:
Anoul nou - Spovedania unei murinde - O romanca - Balanul -
Prietenul meu Ion - Zinca. Prima ciocnire - 14 Juliù al mamei
Bernard - Lacrami de maml, in-8, 2 r 3 pag.
Il 20 vol. Stapand nostri. Carmuitii si carmitorii si inamovibili-
tatea magistraturei. Buc., 188 2, p. XV-4 1 6 .

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II0 LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLItICI

e si distinse ognora per le sue idee schiettamente liberali,


e quale infaticabile apostolo delle più larghe riforme a
pro della patria. La rivoluzione del 1848 assegna a lui
una pagina molto gloriosa, ed egli e per l'opera prestata
in tale circostanza e pel modo Come copri i supremi uffici
nel suo paese, si rivelò ardente patriota, provetto ammini-
stratore, tipo patriarcale di bond e galantomismo. 11Rosetti
aveva mold somiglianza nel viso a Giuseppe Mazzini, ed
io non potei nascondere questa impressione appena vidi la
prima volta quest'egregio uomo, ed egli, amico di Mazzini,
di Garibaldi e di tutti gli uomini che meglio lavorarono
per la rivoluzione, mi ricordò tante grate memorie rela-
tive a pagine contemporanee del nostro risorgimento.

4
Kogalniceanu Michele, (nato nel 1 8o6), 6 conosciuto
per gli avvenimenti contemporanei, per aver rappresentato
la Romania al Congresso di Berlino del 1878 insieme
col Bratianu. Diresse il Ministero, e fu più volte poi mi-
nistro, ambasciatore ecc. Storico insigne, 6 fornito di at-
tivid prodigiosa, di penetrazione rara e di straordinaria
facondia. Pubblicò interessanti cronache romene, in tre
volumi, sotto il titolo di Lepotisitz; una Storia della
Valacchia e della Moldavia ed altri molti lavori. Possiede
a Bucarest un museo preziosissimo ed a Constanza- una._
casa, il cui esteriore 6 formato 6 rratevoff frammenti
archeologici...ILKetplirkeanu supera gli 8o anni 6 repu-
tata tuf poco assolutista ne' suoi atti, quantunque assai
stimato per reali e segnalati servigi resi al paese.

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LINGUA - STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITICI III

Maiorescu Tito, del quale parlerò in modo speciale


nel capitolo seguente, 6, come sopra accennai, forse il
più grande oratore della Romania e si distingue special-
mente nella critica letteraria. Fu ministro della pubblica
istruzione dal 1874 al 1876 ed a lui dobbiamo un vo-
lume di scritti critici, un volume di logica, un volume
sulla poesia romena, quattro novelle ultimamente pubbli-
cate a Craiova, lavori pubblicati dal 1876 ad oggi,
oltre altri minori. Ingegno acuto, filosofo distinto, scrit-
tore facile ed originale, egli 6 moho apprezzato nel suo
paese e credo che un giorno sari chiamato a dirigerne
l'alta amministrazione. Fu compagno a lui e quasi con-
temporaneamente nel Ministero degli esteri (1876) Ni-
cola Jonescu, anche questi grandissimo oratore, uomo
eKudito e noto patriota, oggi professore all'Universiti di
Jass y.

4
Il Chitiu, ministro di pubblica istruzione guando io era
in Romania nel 1884, fu già ministro di giustizia e dei
culti. Oratore distinto, ingegno elevato, patriota arden-
tissitno, si occupò con competenza di varie questioni po-
litiche e sociali. Alla soda cultura unisce squisita terll-
plicith. di modi, che lo rendono popolare e amatissimo.
Ailora era degno suo compagno nel .Ministero, qual se-
gretario generale, Gregorio Tocilescu, del quale parlerò
tra poco, illustre storico ed archeologo.

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I 12 LINGUA STAMPA PERIODICA E UOMINI POLITIC!

Precedette il Chitiu nel portafoglio dell'istruzione pub-


blica a Bucarest Pietro Aurelian. =
L'Aurelian, insi-
gne economista, della
Scuola protezionista,
rappresentò la Ro-
mania in varie espo-
sizioni, ed 6 diret-
tore della Scuola di
agricolttra a Fere-
streu. A lui si deve
istituzione del Mi-
nistero di agricoltura,
0,0.0
che resse pel primo.
I suoi lavori ver- ,
\\\* \
tono naturalmente su.
temi di indole eco-
nomica. Collo Ste-
fanescu; professore di mineralogia all' Universith di Bu-
carest, fondò nel 1870 una Rivista scientifica, e pubblicò
varie importanti monografie, intese ad illustrare la Ro-
mania e varie regioni speciali sotto il rapporto agricolo
ed industriale. Tra i suoi lavori meritano ricordo spe-
ciale : Descrkione sulla Bucovina - Catechism° economico-
politico - L'economia rurale de' romeni - una Rivista omo-
nima - un Manuale di agricoltum - Osservtkioni econo-
miche, meteorologiche, botaniche sul proprio paese ecc. ecc.
L'Aurelian nacque a Slatina nel decembre 1833.

z L'Urechia fu un altro benemerito ministro della pubblica istru-


zione. Parlerb di lui nel capitolo seguente.

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VII.

Movimento scientifico-letterario

N ROMANIA la rivoluzione del 1848 fu pre-


parata da un salutare risveglio intellettuale.
Repressi i moti liberan, la falange degli
scrittori patrioti emigre) promovendo un fecondo aposto-
lato all'estero.
Come in Italia il sentimento e l'agitazione erano oilmen-
tad da patrioti profughi in Ingbilterra o in Isvizzera;
cosi in Romania furono alimentati da insigni cittadini,
in massima parte ricoveratisi in Parigi. Da questa citti
poeti, giureconsulti e politici dei principati danubiani
spargevano per l'Europa centinaia d'opuscoli per propu-
gnare i diritti del proprio paese e per tener desta in tal
modo l'attenzione dell'opinione pubblica e della diplo-
mazia.
I cultori di materie positive divennero scrittori civili.
E perciò difficile fare una classificazione di costoro, che
in diversi campi dell'attività intellettuale lasciarono orme
non comuni.
8 -- AmAwm RomanM.

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I 14 MOVIMENTO $CIENTIFICOLETTERARIO

Heliade Radulescu, uno de' più insigni discepoli del


celebre G. Lazar del quale poi occupò il seggio di.
professore nel collegio di San Saya in Bucarest, 6 rite-
nuto a buon diritto il padre della letteratura romena,
letteratura the fece servire ad alti fini civili e tentó
sempre di richiamare alle origini più pure, alle fonti latine.
Creò e diresse per venti anni il Corriere Romano (i 828-
1848), nel quale leggonsi alcune bellissime traduzioni dei
migliori poeti stranieri e molte sue poesie originali, e
scritti storici e filologici. Colla sua Grammatica diede
regole stabili; a tacere di non pochi importanti lavori
quali il Corso di poesia generale, in tre volumi;
le Regole o grammatica della poesict (i 83 I); la Letteratura
.critica (1840); il Parallelismo ira la lingua romena e la
italiana (i84 I) ; l'Ortografia romena 870), ecc.
Oltre alle poesie 2 a lui si devono i seguenti lavori:
Equilibrio e antitesi; il Corriere d'ambo i sessi ; la Biblio-
teca portatile ; la Bibbia illustrata; Notizie storiche, filoso-
fiche, religiose e letterarie sulla Bibbia; Memorie sulla storia
della rigenerazione romenct o gli avvenimenti del 1848, com-

Sull'influcnza esercitata dal Lazar sulla scuola romena scrissero


P. Poenaru e G. Sion (V. Annali della Societa Accademica romena,
serie x t,omo IV).
2 Nelle poesie spira sempre il sentimento della romanitA e per-
ciò sono evocati i più grandi imperatori romani, i ricordi degli
italiani, fratelli de' romeni, come nell' Oda Romanilor :
In sus, Romani, armati-ve;
Trajan ve chiama l'arme;
Resune loviturele
Cu net se darme
Pagana nedreptate

De Bruti i Regoli popolo


Italiabi, la arme!

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MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO I 15

piuti in Valacchia ; Il protettorato dello Czar; Taudolinda


(poema epico); Cobzct lui Marinica (satira); Istituzioni
romene ; Proprietari e contadini ; Cristianesimo e cattolicismo;
Letteratura e politica; La legalitet, foglio periodico, lette-
rario e scientifico ; Lettere e atti degli uomini del movi-
mento del 1848; Il trattato di Parigi, ecc.
Ebbe parte importantissima nel movimento del 1848.
Nel 1870 fu pubblicata la seconda edizione della sua
Storia dei romeni o Dacia e Romania, un volume in-8 pic-
colo, di 267 pagine, e tradotta poi in Napoli dall'egregia
signora Stefanescu. Il libro 6 soverchiamente succinto e
non tocca che assai fugacemente gli avvenimenti della
storia contemporanea. Anche non molto profonde sono
certe sue considerazioni sullo svolgersi della vitaliti
politica della Romania, sull'estensione del sentimento
religioso, sulla parte che questo ebbe nel fissare il ca-
rattere e l'incivilimento della Dacia. Traspira però sem-
pre l'animo dell'ardente patriota, e sopratutto 6 notevole,
anche in questo lavoro, l'importanza ch'egli attribuisce
alle origini latine in rapporto al proprio paese. Prece-
dentemente avea pubblicato un libro sulle istituzigni della
Romania (1863). A lui i romeni innalzarono un monu-
mento, scolpito dal nostro Ferrari.

L'opera dell'Heliade trovb un potente ausiliare in un


dottissimo scrittore e patriota transilvano, Augusto Tre-
bonio Laurian.
Nacque nel 181 o nel villaggio di Foverte. Dal 1830
al 1835 segui il corso di filosofia nella Facolta di
Cluiu. Si perfezionò a Vienna nelle discipline mate-

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116 MOVIMENTO SCIENTIFTCO-LETTERARIO

matiche. Fu poi nominato professore di filosofia a Bu-


carest e nel 1847 ispettore delle scuole. Prese parte ai
moti della Transilvania, e fu arrestato nell'agosto 1848
dagli ungheresi e quindi libe-
rato a viva forza dal popolo.
Dal 1835 in poi il Laurian
occupò in Romania i posti
più elevati dell'amministra-
zione scolastica.
Ecco i suoi più importanti
lavori: Manuale di filosofia
(1840); Tentamen criticum
in originem linguae romanae ;
Magazzino storico della Da- .
cia, in cinque volumi, opera
nella quale collaborò anche
N. Balcescu - Filosofia e
storia della filosofia secondo Krug (1847) - Temisiami o
breve storia del banato (1848) - Storitt romena, in tre vo-
lumi (1853) - La IstrzRione pubblica, rivista periodica.
(1859-6o) - Storia de' romeni (1861) - Dizionario della
lingua romena, in collaborazione con L C. Maxim (1871-76)
- Feste consolari (1870).- Glossario di voci straniere - die
Romiinen der oesterreichischen Monarchie (Vienna 1849-5 I);
Tabula Daciae antiquae, ecc.

Nacque in Bucarest il 1815 e studib nel collegio di San Saya.


Fu acuto espositore della storia romena. Nel 1847 raccolse a Pa-
rigi mold documenti sulla storia rornena. Prese parte a' moti del
1848 e fu esiliato. A Parigi pubblicb l'opuscolo: Questioni economiche
dei principati. E notevole il suo lavoro: Storia di Michele Vitazul.
Mori nel r852 a Palermo e l'Alecsandri ne eternb il nome con
una bella poesia. Ne scrisse una biografia il Tocilescu.

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MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO It7

Filologo e storicp valentissimo 6 Alessandro Petri-


ceicu Hasdeu z discendente da famiglia principesca, oggi
direttore degli archivi di Stato a Bucarest.
A tacere di vari suoi la-
vori poetici, ricorderò le pub-
blicazioni di carattere sto-
rico-filologico, alcune delle
quali sono veramente impor-
tanti, cio6: Etymologicum ma-
gnum Romaniae (dizionario
della lingtia storica e popo-
polare della Romania) - Sto-
ria critica de' romeni - Archivio
storico romeno (1865-67, in
'LV AV' nt, 4 tomi) - Studi sulk lingua
romena parlata fra ii 1500 e
il 1600 (1878) - Analise li-
terare externe (1864) - Storia della tolleranv religiosa in
Romania: protestanti, cattolici, maomettani, lipoveni, ecce-
tera (i86) - Principii di filologia comparata - vari Fram-
menti per la storia della lingua romena - Baudouin de Cour-
tenay, , si dialectulu slavu-turanicu din Italia (1876) -
Dina Filma, Goti si Gepidii in Dacia: studio storico-
linguistic° (1877) - Crivente din batrani : studi paleogra-
fici, storici, ecc. - Le arigini di Craiova (1878) - Olte-
mele : gnaw° discorsi - Il Salterio del diacono Coresi, testo
del 1577 con comrnenti - Domnia Arnautului, novella
storica, ecc.
Lavorb molto utile fu la rivista mensile di storia,

i Alcuni scrivono: Hajddd ».

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118 MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO

lihguistica e psicologia popolare : Columna lui Traian, che


dal 1865, con qualche interruzione, giunge fino a' nostri.
giorni. Ecco i nomi di alcuni valorosi collaboratori in
questi ultimi anni S F Manan, N. Densusianu, G. Chitiu,
Climescu, Curpanu, Petrovii e Pata, Zilotu Romanulu,
Brandza, N. Jonescu, P. Ispirescu, I. Bianu, T. Gesti-
cone, C. Negoescu, At. Marienescu, T. Calimahu. =

-40

Alessandro Odobescu, professore d'archeologia nella


universiti di Bucarest, 6
autore di molti lavori, nei
quali si rivela la speciale
sua perizia nelle discipline
archeologiche.
L'Odobescu nacque in
Bucarest nel 1834 dal ge-
nerale I. Odobescu e segui
gli studi di lettere nella
Facoltà di Parigi. Pubbli-
cò tra il 1859 e il 186i
alcuni studi storici nella
Romania letteraria, diretta
dall' Alecsandri , ed egli
1 Nel 1876 vi collaborarono Papadopul, Calimach, A. T. Odo-
bescu, Gr. Tocilescu, C. Esarcu, C. L. Frollo (egregio italiano,
professore all'universiti di Bucarest ed autore di lodati scritti filolo-
gici e del dizionario romeno-italiano), G. D. Teodorescu, dott. A. Xe-
nopol, e poi lo Sturdza, M. Gaster, P. Georgescu. L'Esarcu, pure
nel 1876, vi inseriva documenti inediti tratti dagli archivi d' Italia;
il Tocilescu, alcuni studi critici sulle.cronache romene; lo Xenopol,
documenti inediti dell'archivio di S. Spiridon in Ja.sy. Nel 1878

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MOVIMENTO SCIENTIF COLETTERARIO I 19

stesso ,ne1 1861 fondò la Rivista Romana, nella quale


fece conoscere molte sue indagini archeologithe.
Direttore nel Ministero de' culti, ministro di pubblica
istruzione nel 1863, consigliere di Stato nel 1865, due
anni appresso fu inviato 'a Parigi coll'Aurelian per orga-
nizzare la mostra romena nell' Esposizione universale, ed
in quell'occasione diede alla luce coll'Aurelian medesimo
un bel volume: Notices sur la Roumanie, che ho avuto
occasione di citare in questo libro. Sono suoi lavori
una Storia dell 'archeologict (1877) - Motii si Cureani i:
episodi relativi alla rivoluzione del 1784 di Horia (188o)
- una Relqione archeologica sulle antichitet de' dintorni di
Rom- anati (1878) - oltre un noto scritto umoristico sulla
caccia, considerata sotto il rispetto letterario e storico,
e che intitolò: Psevdokynigheticos.

4
Benemerito molto dell'archeologia 6, insieme coll'Odo-
bescu, il signor Gregorio Tocilescu.
Il Tocilescu nacque il 1846 in Mizil e studiò nel
collegio di San Saya a Bucarest, ove si licenziò in di-
ritto. Entrò a far parte della Commissione di redazione
della rivista Foiia societatii romanismulu, edita nel 187o-71
nella quale pubblicò vari documenti storici inediti, alcuni
il Densusianu scriveva sopra una colonia macedo-romena di Tran-
silvarda; l'Esarcu pubblicava altri documenti tratti dall'archivio di
Venezia; l'Odobescu, ricerche critiche sul tesoro di Petrosa ; il Costan-
tinescu, osservazioni sulla poesia popolare de' Zigani in Romania,
e l'Hasdeu, sulla poesia serba e bulgara.
i Gli altri componenti erano:
B. P. Hasdeu, N. V. Scurtescu, T. P. Radulescu, G. D. Theo-
dorescu, C. D. Vucici.

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I20 MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO

articoli sulla poesia popolare romena e diversi cenni


sull' istruzione pubblica in Romania. Nel 1883-84
die' alla luce uno studio storico e giuridico sull'enfiteusi
in diritto romano e francese ed un altro sulla riforma elet-
torale, il rapporto intorno ad una sua missione in Russia,
una monografia sui due storici G. Panu e P. Cernatescu,
alcune ricerche sulla famiglia di Michele Vitqul, una
biografia di N. Balcescu. Ma opera veramente classica 6
il suo studio sui tempi primitivi della Dacia: Dacia inainte
de Romani. Cercetari asupra poporelor cari au locuit tenle
romane de a stanga Dunarii, mai inainte de concuista acestor
ten i de catre imperatorul Traian.
Conobbi il Tocilescu nel 1884 a Bucarest, ove era
segretario generale del Ministero di pubblica istruzione,
e richiamo questa circostanza alla mia memoria a titolo
di riconoscenza, perch6 il Tocilescu e l'ottimo ministro
di pubblica istruzione, sig,nor Chitiu, mi furono allora
larghissimi di squisite cortesie.
Una bellissima pubblicazione periodica si deve al Toci-
lescu ed 6 la Revista pentru istorie, archeologie si filologie,
che cominciò a pubblicarsi pe' tipi della Tipografia della
Accademia Romana a Bucarest il 1884, ricca di belle
illustrazioni.
E bene ricordare alcuni collaboratori perch6 intorno
a questa pubblicazione periodica si raccolsero i più valo-
rosi storici ed archeologi romeni:
M. C. Sutzu (scrisse sul tesoro di Turnu-Magurele);
Dott. M. Gaster (Stratificazione dell'elemento latino nella
lingua romana - due leggende inedite - testi romeni ine-
did del secolo xvIr - Recensioni); M. Kogalniceanu (col-
lezione di modelli di pittura religiosa); A. D. Xenopol

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MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO I21

(sulla teoria di Roesler); .P. Ispirescu, N. D. Popescu


e S. F. Marianu (letteratura popolare); L C. Georgian
(il metodo nella storia); Melchisedec (catalogo di mano-
scritti inediti); C. Esarcu (dispacci degli ambasciatori
veneziani a Costantinopoli : documenti tratti dall'archivio
di Venezia); T. Burada (viaggi al Monte Athos - la
chiesa di San Giovanni in Vasluiu); V. M. Burla e
Lambrior (cose filologiche); G. O. Garbea (studi sul
Lazar); A. Papiu Ilarian (sul principe Cuza); A. I. Odo-
bescu (su Stefano il Grande); G. Maior (Montmenta
V. A. Urechia ( una
comitialia regni Transilvaniae) ;
cronaca anonima); G. D. Aricescu (su T. Vladimi-
rescu) ecc. ecc. Ed in quella Rivista il Tocilescu
pubblicò i Monumenti di epigrafia e di scultura della
Dobrogia, con tre xilografie intercalate nel testo; di-
versi documenti storici mediti, con 12 xilografie ; Studi
critici sulle cronache romene; Ricerche sulla letteratura popo-
lare, ecc.

*
Questi brevi cenni dimostrano che la storia e l'archeo-
logia hanno avuto in Romania valorosi cultori. 1 Ma giova

1 E bisogna tener conto delle fonti storiche, oggetto di molti e


speciali lavori, non che di varie altre pubblicazioni storiche. Ecco in
proposito i titoli di alcune opere, che trovai nella Biblioteca Centrale
di Bucarest:
Kogalniceanu. Cronache romene. Bucarest, 1872-74, vol. 3
in-8 gr.
Codrescu I. M. Buciumul Roman, foglio mensile d'archeologia
filologia e storia.
- Jassy, 1875-76, vol. 2 in-8 di p. 571.
Messaloup I. V. la Romania e le terre danubiane.
Hasdeu B. P. Archivio storico della Romania.. Documenti sul

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I22 MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO

pur ricordare che un materiale prezioso per la storia,


l'archeologia e la filologia 6 raccolto nelle pubblicazioni
dell'Accademia Romana.
La prima serie degli Analele Societatii Academice Ro-
mane si compone di 14 grossi tomi, e la seconda serie
quasi di altrettanti. Contengono scritti filologici del Ci-
pariu e di V. A. Urechia; biografie di A. Papiu Ilarianu,
dell'Episcopo Melchisedec, di V. Babebuscu, del Poenaru,
di I. Ghica, di M. Marienescu, di I. Negruzi; ricerche
nelle scienze naturali e chimiche di A. Fetu, P. S. Au-
relian, N. Teclu, Gr. Stefanescu, D. Brandza, S. Hepites,
I. Felix, E. Bacaloglo, P. .Poni, S. Haretu e D. Sturdza,

passato de' romeni da' più lontani tempi sino al 1800. Buca-
rest, 1861.
Papiu Ilarianu. Tesauru de monumente ist. pentru Romania.
Anni 1862-63.
Bolintineanu D. Calatorii ecc. (Sono eccellenti illustrazioni
etnografiche).
Heliade I. Epistole i acte omenilor miscari romane din 1848.
Parigi, 1851.
Pelimon A. Revolurionea romana din anulu 1848.
Cernatescu. Ist. contimporana de la 18 5. Buc., 1871.
Carra M. Ist. Moldavii si Romanii. Traducere de Orasenu.
Buc., 1857, vol. i in-8.
Kinezu E. Revolut. din anu 1848. Buc., 1859, I vol.
Laurian A. T. Coup d'ceil sur l' histoire des Roumains.
Buc., 1846, vol. in-8 (e dello stesso : istoria romanilor, Jassy,
1853, vol. 3 in-8).
Maior P. Istoria pentru inceputul romanilor in Dacia. 1812,
vol. 1.
Maniu. Disertatiune istorico-critica literara, tractandu spre
oxiginea Romanilor din Dacia Traiana. Temisiora, i85 7.
Rusu. Compendiu de istoria Tra nsilvaniei. Sibiu, 1864,
vol.. in-8.
Asaky G. Nouvelles historiques de la Moldo-Roumanie.
Jassy, 1857, vol.
Aricescu C. D. Acte iustificative la . istoria revoluliunei ro-
.mane de la 1821. Buc., 1874.

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MOVIMENTO SCIENTIFICOLETTERARIO 123

oggi ministro della pubblica istruzione; articoli archeo-


logici e storici dello stesso Sturdza, dell'Odobescu, del-
THasdeu, del Tocilescu, di V. Maniu, di N. Ionescu;
leggende di Carmen Sylva, ecc.

La critica filologica ha due insigni cultori : il dottor


Gaster, l'autore del bel volume : Literatura popolara ro-
mana, e Tito Maiorescu.
11 Maiorescu nacque in Craiova II 1839-4u. Si addot-
tor?) in filosofia lettere a Berlino, e si licenziò in di-
(All'Aricescu si devono molte altre monografie storiche contem-
poranee o di carattere politico).
Baritiu G. Despre istoria anilor 1848-49. (A questo
chiaro scrittore si debbono vari altri lavori storici, un dizionario
ungherese-romeno , una storia. sulla civilizzazione in Transilvania, ecc.).
Bibesco G. La campagna del 187o-7r - Storia di una fron-
tiera - Guerra del Messico, ed altri lavori.
Brezoian I. Vechile institutiuni ale Romaniei, r327-1866.
Dragescu I. C. Sulla rivoluzione di Horia del 1784, con illu-
strazioni.
Densusianu. Id. id.
Cipariu T. Acte oi fragmente latine-romanesci pentru istoria
biserice romane.
D. Cantemir. Opere (Descrizione della Moldavia - Storia del-
Pimpero ottomano - Istoria ieroglifica, ecc.).
Fotino D. Istoria generale a DacieT, vol. 3. Traduz. di E. Sion.
Hurmuzachi E. Documente privitore la istoria Romanilor, publicate
sub auspiciele ministeriului cultelor, i instrucliunei publice §i ale
Academiei romane (sono diversi volumi di grosso formato).
Tunusli E. Istoria politica, i geografia a terei romanesci.
B., 1863.
Popescu N. Miulu Haiduculu (un vol. di pag. 142, che illustra
un periodo delrepoca de' Fanarioti).
C. Esarcu. Petrq Cercel. Documente descoperite in archivele
Venetiei. B., 1874 (ed altre monografie storiche su Plewna,
su Stefano il Grande, ecc.)

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I 24 MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERA RIO

ritto a Parigi. Dal 1874 al 1876 fu ministro dei culti,


ed egli allora istitui i corsi liberi privati presso l'univer-
sith per diffondere la cultura superiore in modo più largo.
E uno de' più eloquenti oratori della Camera romena e
le sue conferenze sono applauditis'sime. Ha scritto questi
lavori : Despre scrierea limbei romane (1866) ; Poesia ro-
mana, ricerche critiche (1 867) ; Logica (1 876) ; Critice:
cercetari asupra cator-va forme de cultura romana din ulti-
mile decenii, ecc.

Una delle forme più efficaci per favorire la coltura


popolare è certamente la conferenv, istituzione promossa
fin dal 18(5 con buoni risultati dal Ch. Costantino
Esarcu. = Le conferenze si tengono nell'Ateneo Romano
ogni settimana, generalmente nell' inverno.
Nel 1883 pronunciarono pubbliche conferenze:
V. A. Urechia (park) sui rapporti tra la Francia e
la. Romania nel secolo xvn) ; G. Tocilescu (sulle fonti
della storia romana); G. Ventura (sulla musica araba in
rapporto alla musica popolare romena); C. Dissesco (in-
torno ai partiti in uno Stato costituzionale); D. Jonesco
(sul divorzio in Romania); E. Mihalesco Poroumbaro,
che fece un parallelo tra Mirabeau e Gambetta.

L'Esarcu nel discorso di apertura delle conferenze pubbliche


per l'anno 1884-85, pronunciato ii 2 dec. 1884 all'Ateneo Romeno,
accennb a' benefici frutti ottenuti ne' vari tempi dalle conferenze
(V. Romanulu del 12 deo. 1884).

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MOVIMENT 0 SCIENTIFICOLETTERARIO 125

In diritto si hanno anche egregi lavori. In diritto am-


ministrativo scrissero V. A. Urechia, Missail, Dissescu,
Lerescu, Pretorian. L' Ilia pubblicò (1877) un corso di
diritto civile e commerciale. In diritto romano si fecero
conoscere con lode Chitiu, Jonescu, Tocilescu, Nacu;
nell'interna-zionale e costitiqionale Marzescu, Valerian, Pre-
torian e Suliotis. Oltre i corn. mend ai codici del Boe-
rescu, Bujoreanu, Sandulescu, Theodor, Flaislen, Marzescu,
Codrescu, Condeescu, Costaforu, scrissero monografie
P. Costantinescu Orlenu, Duban Filippescu, Calvo, Bar-
nutiu, Gr. Tocilescu, A. Wladescu, G. Athanasiu, D. Jo-
nescu, N. Basilesco, A. Beldimano, M. Besteley, I. Bre-
zoian, A. Cretescu, G. Meitani, M. Mitilineu, D. Palti-
neanu, G. Petrini, C. Railianu, D. Tacu. Infine, oltre le
speciali raccolte di G. Parvulescu e D. Pastineanu ,
I. M. Bujoreanu pubblicò una Biblioteca di legislRione,
(due volumi grandi di 3500 pagine) che comprende tutte
le leggi nuove e vecchie, statuti, regolamenti, ecc. fino
al 1874; ed un lavoro consimile pone) a termine Ba-
silio Boerescu.
Il Boerescu, nato il 1830 a Bucarest, insigne giure-
consulto, 2 fu a capo di vari Ministeri, prese parte alle
Urechia Alessandro nacque nel 1834. Fece gli studi superiori
a Parigi e a Madrid. Fu professore di letteratura italiana all'uni-
versiti Ili Jassy e ministro di pubblica istruzione. Collaborb in diversi
giornali politici e letterari. Ha scritto mold ed importanti
Ricordiamo tra altri la Cartografia romena - Notkie btbliografiche
sull'Istria e la Dalma#a - Bollettino dell'Istrikioue pubblica ed ana-
logo Annuario, una Storia romena, vari drammi, tra i quali l'Elisa,
tradotto dalla benemerita scrittrice Clelia Bruzzesi.
2 Occorre notare il suo Trattato comparativo de' delitti e delle
pene sotto il rapport° filosofico-giuridico (1875) - il progetto di legge
per l'istruKione pubblica in Romania (5863) - la memoria sopra la
giurisdkione consolare ne' principati (1865), ecc.

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126 MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO

riforme più notevoli del suo paese, lasciò tracce gloriose


nel giornalismo e certo 6 una delle figure più. illustri
della moderna Romania. Mori a Parigi nel 1883.

p c

La via lunga ne sospinge. Debbo perció limitarmi a


pochi altri brevi cenni.
In politica scrissero il Baronzi, il Tocilescu, B. Boe-
rescu, M. Kogalniceanu, C. Bolliac, Ghica, Densusianu;
C. D. Aricescu, C. C. Arion, I. Bibicescu, G. Bratianu,
Bolintineanu, C. Dissescu, I. Enaceanu (pure autore di
una storia della filosofia), G. G. Cantacuzeno, 1 I. N. Soi-
mescu 2 ed ahri, la maggior parte durante l'emigrazione.

In economia politica abbiamo lavori di N. Popovici,


M. Balsu, P. S. Aurelian, G. Dimitriu, N. Fugarasanu,
I. Ghica, I. Lerescu, I. Masere, A. D. Xenopol, Mi-
clescu, ecc..
4
Nelle discipline pedagogiche si versarono pure non
pochi.

1 A lui si attribuisce il lavoro edito nel 1876 a Parigi: Un mot


sur la Turquie. E un breve opuscolo, nel quale sono esposte opportune
considerazioni sulle condizioni presenti e sull'avvenire della Turchia.
2 Nel suo opuscolo : Bulgarii fav cu Romana (Buc., 188i) propugna
il concetto della confederazione, come base del principio della na-
zionalitâ e fondamento del futuro ed acconcio assetto della penisola
balcano-danubiana.

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MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO 127

D. Costantinescu e I. Popescu scrissero trattati di


pedagogia. Trattati speciali pubblicarono poi Aurelian e
Grecianu (sull'agricoltura); T. Stefanescu (sulla contabi-
liti); Goroneanu (sulla meccanica); Florantin (sull'este-
tica); dott. I. C. Dragescu (sulla maternologia); 1 B. Ales-
sandre .(sulla statistica) ; Bosianu ( sulla stenografia) ;
T. Basilescu (sulla telegrafia); G. Fericean (sulla logica);
C. Haretu (sull'astronomia); A. Gorian (sulla geogr, afia);
1 It dott. I. C. Dragescu, valoroso cultore di studi classici, amico
sincero del nostro paese, ove passb diversi anni, ancora giovane ha
acquistato un bel nome in Romania, quale valoroso scrittore. Sotto
il nome di Brutu Catone Horca diede alla luce un bel libro di poesie,
ispirato a vivo amor di patria ed al culto de' più nobili sentimenti
(Amoru si patria).
Nel 1877 pubblicb in Craiova un opuscolo: Femeia-virlute, ove
pose in rilievo le eminenti qualità di Alessandrina Haralambu, di-
stinta scrittrice romena, alla quale nel 1871 aveva dedicato un altro
pregevole suo lavoro: Doruri §i sperantic.
Nel 1881 vedeva la luce in Constanza un importante volume:
Maternologia. In esso leggonsi notevoli articoli sul grave argomento,
ch'egli, egregio medico, trattb anche scientificamente ed in forma
popolare, svolgendo acconci pensieri sulla donna - sulla madre -
sulla casa - su' fanciulli - sull'educazione fisica - sull'alimentazione
- sull'alcoolismo - sulla scuola, ecc. ecc. II lavoro é dedicato
alla sua cara Aurelia, la gentile sua sposa.
Il dott. I. C. Dragescu vive onorato ed amato in Constanza,
tutto dedito al bene del paese ed al culto de' suoi gentili figliuoli,
al primo de' quali diede il nome patriottico di Horca, uno de' più
graziosi bambini che abbia incontrato in Romania, ed all'altro, nato
quando io giungeva nel 1884 a Constanza, il nome di Bruto.
Ricorderb sempre con viva gratitudine la squisita ospitalid da lui
offertami in Constanza.
Un utile contributo ad un importante periodo storico de' moti
nazionali romeni diede pure il Drageicu col libro: Centenarul revolu-
tiunei romane de la 1874, con illustrazioni, alla cui collaborazione
concorsero G. Secasanu, A. Franzescu, M. Carbuneanu, G. Misail,
P. Dulfu, I. Lepedot, A. Papiu Ilarian, Aron Densusianu, I. Hodos,
R. Nasturel, C. Cherembach, C. Dobrescu, Eufrosina Stoienescu,
A. Laurian, I. Columbeanu, I. Michalcea, N. M. Frangulea, I. Rosca,
G. Ocasanu, Stefano Pop, A. Radu, N. Kirilov, N. Balcescu, C. Pa-

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128 MOVIMENTO SCIENTIFICOLETTERARIO

S. Mihalescu (sulle scienze naturali); = I. Manliu (Corso


elementare di letteratura - Corso di composizione e di
stile); I. Lazariciu (Elemend di poetica romana) ecc. Se-
guono poi altri scrittori : Brezoianu (i85o); T. A. Bur-
lanu (id.); Campanu (1839); Cipariu, benemerito per
molti e molti lavori; Heliade (1869): I. C. Lere-
scu (1868); G. R. Melidonu (1874); Iarcu, Sergiescu,
Popescu Radu, e sopratutto Urechia, del quale parlammo
per lo innanzi.
Tra le riviste pedagogiche e di educazione noterò la
Dacia victore (la Dacia futura), che si pubblicava a Pa--
rigi; la Recreatii stiintifice, 'periodic° bimestrale, stampato
a Jassy ; la Revista Societatei Tinerimea romana, la cui
pubblicazione cominciò a Bucarest nel 1882 con lavori
di N. Alexiu, B. Poenaru, Radulescu, ecci; la Revista
corpului didactic rural din j. Tulcea (1884); il Fact sco-
lasteca di Blasiu ; e la Vocea romana, rivista del corpo
professionale di Craiova (1883, con articoli di S. Miha-
lescu, M. Strajeanu, I. Nicolescu, Th. Buzoianu, ecc.).
raianu, A. Luputul Antonescul, P. Ispirescu, I. Badescu, O. Garbea,
e C. C. Bacalbasa. A questo lavoro storico-politico fa riscontro
l'altro, opuscolo dello stesso dott. I. C. Dragescu: Unu pericolu natio-
nalu (Ploesci 1883).
Finalmente per l'inagurazione del monumento d'Ovidio a Con-
stanza, avvenuta il 30 agosto 1887, il Dragescu tenne una confe-
renza, nella quale a grandi linee tracciò la vita dell'immortale poeta
(V. Publin Ovtdiu Nasone, de Dr. I. C. Dragescu Constanla,
Tip. Romana D. Nicolaescu, 1887).
i Simeone Mihalescu, venerando scrittore transilvano, professore
nel liceo di Craiova, 6 autore di aiversi e lodati libri didattici per
rinsegnamento delle scienze naturali. Ricorderemo i seguenti: Ele-
mente di istoria naturale, vol. 3, Craiova, I870 - Despre emigrasiunea
animalelor, ivi, 1881 - Elemente di geologia, ivi, 1881 - Elemente di
mineralogia descriptiva, ivi, 1882 - Elemente di ootogitz descriptiva,
ivi, 1884.

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MOVIMENTO SCIENTIFICO-LETTERARIO 129

In medicina non 6 breve la serie degli scrittori. Si


citano :, C. Codrescu, V. Bianu, I Felix (a' quali devonsi
trattati sull' igiene), Balaceanu, Cantimir,, Georgescu,.
N. Manolescu, E. Max, Zorileanu-Popescu, Z. Zamfirescu,
Filleau, I. Serbanescu, C. D. Severeanu, A. Sutzu, I. Va-
siliu, N. Kretzulescu (egregio diplomatico che fu ministro
plenipotenziario a Roma); Antonini, Malcociu, Fetu . e
Verescu; la rivista medica Spita/u/ (1883) con scritti
di I. Inotescu, St. Anatescu, N. C. Tomescu, ecc.

*
Come ognun sa, l'esercito costituisce una delle preoc-
cupazioni più vive della Romania. Dirt) qualche cosa
più innanzi di questa istituzione. Intanto mi limito a
citare i nomi di vari scrittori di arte militare : Ange-
lescu, Arion, I. Florescu, Balanescu, Crainicianu, Algiu,
C. Bratianu, A. Radovici, G. Cantilli, I. Carp, I. Ciu-
pagea, C. Cobalcescu, A. Comaneanu, C. Crainicianu,
Ignat Nichita, Ipatescu, A. D. Lupu, G. 'Mares, Mauro-
din, Mineiu, C. Moroiu- , V. Parfeni, CostiesCu, N. Puica,
e Beresteano.

*
1 Anastasio Fetu, membro dell'Accademia romana, pubblic6 un
Manuale di medicina pratica popolare, edito a Jassy nel 1871 di pa-
gine 802, pregiato per la chiarezza e corredato in ultimo d'una
tavola alfabetica e d'un vocabolario - un Progetto di organkione
della polkia sanitaria in Romania, edito a Jassy il 1863, di pa-
gine 362, ecc. tcc.
9 AMANTI, Ramona.

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13o MOVIMENTO SCIENTIFICOLETTER ARIO

Finalmente per le scienze naturali e loro applica-


zioni pubblicarono lavori A. Fetu, S. Marianu? S. Sih.-
lenu, N. Teclu. Quelli di M. Draghiceanu, S. Hepites,
P. Poni e Stefanescu, riguardano la mineralogia ; di
N. Cucu la parte industriale; di Grecescu, Litinski, dottor
Brandza, D. Budisteanu, S. C. Mihalescu, S. Popu, S. Ra-
dianu, P. Alexandrescu, P. S. Aurelian, Costantinescu e
Moga l'agricoltura.

Della drammatica, della poesia ed in genere della lette-


ratura popolare avrò occasione di parlare in altro capitolo.

Questi brevi cenni, ne' quali ho procurato di riassumere


in modo succinto e, per quanto mi fu possibile, esatto
il movimento letterario-scientifico della Romania, credo
sara,nno sufficienti a dimostrare che nell'Oriente, ove
pare che, in contraddizione col nome, imperino le tenebre,
splendono invece raggi continui e vivificatori, e fortunata-
mente questi raggi partono da un paese che ha comune
con noi le origini e la civiltà, e che rappresenta in
quena vasta regione la vitalia e le tradizioni del mondo
latino.

Gregorio Stefanescu, professore nell'universiti di Bucarest, di-


rettore del museo mineralogico, ha dato alla luce molti lavori. Basti
ricordare l'Annaario_geologico - Considera#oni soprd r istruKione pubblica
e privata in Romania (1873) - Descoperirea utai falce de camita fosila
la Slatina (1879) - Elefantul fosil de la vadul Sorestilor 0880 - Erijo-
mologia romana ; e molte monografie sparse pe' giomali scientifici,
quali, per esempio la Rivista scientifica per volgarktare le scienKe
naturali e fisiche, fondata in collaborazione con P. S. Aurelian.

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VIII.

Poesia e letteratura popolare romena

L ROMENO, giustamente osservava il Codrescu,


6 poeta per natura, per sentimento e per
l'espressione. Sia che il dora, = lo tormenti,
sia che l'entusiasmo si risvegli in lui al ricordo della gloria
de' suoi antenati, egli canta e il verso ispirato scorre
dalle sue labbra come da inseccabile sorgente. La lingua
n ella quale egli si esprime 6 semplice ed ha un non so
che di soave, abbonda di comparazioni pittoresche, di
iinagini graziose e terribili. Cosi, ad esempio, dirk par-
lando del danaro, ch'6 l'occhio del diavolo (ochiul dracului),
la morte per lui 6 la sposa del mondo (mireasâ. lumei).
Egli dà alla terra, come gli antichi romani, il nome di
a La parola dore vorrebbe veramente esprimere desiderio; ma il
suo intimo significato trova difficilmente riscontro in parola d'altra
lingua: mi pare possa avvicinarsi al concetto di e triste e ardente
ricordo e bramosia nel pensare e rivedere persona o oggetto cari,
che si trovino molto lontani a. Perciò ii dore é bene appropriato
all'esule, a chi soffre di nostalgia, a uomini etnograficamente fra-
telli, politicamente separati. Troppo generica, ma non molto lontana
dal rappresentare il significato del dore, potrebbe essere la nostra
parola sentimentalismo.

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I32 POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMERA

mama (mater), paragona la bona alla maternità e dice:


bun ca sinul manid (buono come il seno d'una madre);
un uomo che va sulle furie : se face Dunodre (diviene
Danubio); una bella donna 6 rupta din soare (un fram-
mento di sole).
Rispetto alle tradizioni storiche, ravvivate continua-
mente dalla calda imaginazione popolare intorno al grande
colonizzatore della Romania, già ricordai alcune frasi
caratteristiche : via di Traiano 6 pel convdino la via
lattea; voci di Traiano sono per luí ruragano e la procella.
Queste doti della lingua cantó molto bene il Sion,
richiamando i suoi concittadini a coltivarla con amore :

Mult e dulce si trumosa


Limba, ce vorbim
Alta limba - armoniosa
Ca ea nu gisim.
Salta Mima 'n plicere
Cand o ascultam,
Si
,
pe buze - aduce mrere,
Cand o cuventatn;
Romanasul o lubesce
Ca sufletul seu.
01 vorbiti, scrili rominesce
Pentru DumnezMI

Credo che sieno poche le nazioni tanto ricche di


produzioni di letteratura popolare quanto la romena.
« Sono esse, scriveva l'Alecsandri, tesori inapprezzabili
di sentimenti profondi, di idee elevate, di dati storici,
di credenze superstiziose, di tradizioni antiche e sop ra-
tutto di bellezze poetiche. Piene di una originalith, che
raramente si trova nelle altre letterature, esse costitui-
scono un bene nazionale, deg-no d'essere sso in luce

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POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA I3 3

come titolo di gloria per la nazione romena. Tutte


queste poesie senza data e senza nome d'autore si erano
rifiigiate attraverso tanti secoli, nel seno del popolo
romeno, e, in pericolo di disperdersi, era un dovere
salvarle dalle ingiurie del tempo e dell'oblio. »
L'esempio fu seguito, ed oggi la Romania annovera
una pleiacle di distinti scrittori, che hanno raccolti ed
illustrati egregi avanzi del sentimento e delle credenze
delle masse, di quell'insieme di letteratura popolare che
i francesi e gli inglesi designano col nome di Folklore.
Basti citare come raccoglitore e sommo scrittore lui
stesso, l'Alecsandri, come raccoglitore e storico il Gaster)
che nella sua Literatura populara romdnd trattò, nella
prima parte, della letteratura estetica e romantica con ver-
sioni romene delle leggende di Alessandro, di Varlarn
Joasaph, de' sette saggi, di Genoveffa, ecc.; nella se-
conda parte della letteratura etica, e nella terza della
letteratura religiosa e degli scritd di magia. E terreno
largamente e dottamente mietuto dal Bolintineanu, dal
Fundescu, dal Theodorescu, dall'Hasdeu, dal Tocilescu,
da altri valorosi de' quail qui sotto ricorderò i nomi
gli scritti. 1
i Flechtenmacher A. Colecliune de melodii nationale-romane
arangiate pentru pianoforte si cantare, conliind: La o randunica.
Copilul, Plangi inimiòra, Barcaroll veneliana, Balada din drama
Ghilled, Unspredece, CiresarT, Mar s de defilare Gondoleta, Tata
Mosu, Stelele, Dulce Bucovina, Si cantec ostasesesc.
Djuvara I. G. Superstit:uni la Romani! si la diferite popi5re.
Bancila P. Colindele craciunului si ale pascilor, sau pro-
ductiuni cu cantece. B., 1875.
Baronci G. Limba romana si traditiunile. B., 1872.
Burada T. Datinele poporului roman la inmormentari. B., 1882.
Fundescu Basme, Oratii, Pacalituri si Ghicitori. B., 1875.
Georjean A. Colectiune de fabule romane. B., 1874.

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'34 POESIk E LETTERATURA POPOLARE ROMENA

*
Le poesie popolari si distinguono in cantici betranesci,
doine, chori, colinde, ghicitori.
1 Cantict betranesci sono ballate e leggende che
ricordano capitani popolari, geste di principi n.azionali,
imprese di capo-briganti (haiducii), che fanno l'audace
mestiere, non pér volgare aviefith, ma per combattere le
cupidigie e le crudela dei fanarioti (Ciocai) e le loro
truppe (potira); e tra questi banditi, simpatici per
larghezza di cuore e nobiltà di intenti, divengono popo-
lari Voicul, Tunsul, Codreanu, Bujor, ecc., tutti perso-
naggi, che nella mente del popolo e nella tradizionale gra-
titudine divennero eroi, miti, ecc.
« I montagnoli de' Carpazi, da veri bardi, cantan° quèst e
Grandea G. Miosotul. Legende si episodi.
Iarnic e Barseanu. Poesii poporale romane, adunate din Ardeal.
Ispirescu P. Basme, snove si glume, adunate din gura popo-
rului.
Marinercu A. Cultulu pagan si crestin. B., 1884.
Panu A. Colecdune de cantice pentru stea, vicleim si colinde
ce se canta la nascerea dlui nostru I. C.
Id. Culegere de proverburi.
Petrini G. Colectiune de fabule romane. B., 1880.
Popescu N. Dorulu inimei. Colectiune de cantece, ecc.
Slavici I. Nuvele din popor.
Stancescu D. Basme culese din popor.
Theodorescu G. D. Incercari critice asupra unor credinte,
datine, si moravure.
Cratiunesco I. Le peuple roumain aprés les chants nationaux
(Parigi, Hachette, 64.).
Baronzi G. Ballate e leggende.
Hintescu I. C. Proverbi romani. Sibiu, 1877.
Manan S. Poesie pop. rom. Tomo I: ballate, Cernauti, 1873.
Tomo II: doine, Ivi, 1875; in tutto, pagine 470.
Ricordo infine che sulla ppesia popolare romena comparve un
articolo nella Nuova Antologia, vol. XXX, anno 1875.

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POESIA. E LETTERATURA POPOLARE OMENA 13 5

ballate su d'un'aria lenta e lamentosa, che ha una tale


espressione di malinconia che, una volta intesa, rara-
mente si dimentica ». : Riflesso quindi di: questo genere
di letteratura sono .le epopee nRionali, delle quali abbiamo
belli esempi nella Mihaida di Heliade, nella Negriada di
A. Densusanu, nella Traianide di Bolintineanu, ecc.
Esempi poi di narrazioni mitiche si riscontrano nella
legenda stancei de la Bucaru di Macedoniski, i nella Bise-
rica risepita di Alecsandri, ecc.
a I Doini, osserva il Codrescu, sono canzoni d'amore
e patriottiche, che si possono paragonare a' lieder ger-
mani. 11 doina 6 per lo più ispirato dal dorm, quel sen-
timento indefinibile, che contiene nello stesso tempo
arnore, speranza e dolore e molte volte si dice che
uccida. »
Soggiungerò che i doini hanno grande simiglianza coi
nostri stornelli, ad esempio, quelli di Dall'Ongaro; ed
infatti assai spesso il doina romeno prende ispirazione e
principio dal ricordo di un flore. E i fiori, margaritele,
ispirano appunto all'Alecsandri una serie di canti pieni
..
di affetti soavi.
I Chori sono romanze adatte per accompagnare stru-
menti e sarebbero le nostre carqoncine popolari, e al pari
di queste qualche volta trascorrono nella trivialità. Pren-
dono il nome dal ballo popolare hora.
i Alessandro Macedoniski nacque il 1854 dal generale Mace-
doniski. Percorse ne' suoi viaggi quasi tutta l'Europa. Nel 1872
pubblicb un volume di poesie: Prima verba, Iodate dal Laurian. Poi
pubblicb lavorì sui principali giornali letterari, fondb egli stesso il
giornale letterario Oltul (1873); e il suo poema Calugarenii fu de-
clamato con successo dal Pascali sulle scene del teatro romeno. Le
sue poesie sono molto Iodate in Rohiania, quantunque non sieno
,mancati fieri contradditori e nemici a/ giovane poeta.

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r 36 POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA

Colinde sono leggende, narrazioni di fatti miracolosi,


che si riannodano a fatti del paganesimo. Alcuni deri-
vano la parola dal latino colo, altri da calendas e altri da
chora. Il Marianescu fece una bella raccolta di colinde e
altre raccolte consimili pubblicarono nel 1875 P. Bancila,
nel 1877 Demetrio Theodorescu e nel 1883 Antonio
Panu.
Bisogna anche notare le Soveste, narrazioni mitiche,
tratte pere) da ricordi di altri popoli.
I Ghicitori, o anche dzicatori, sono le nostre scia-
rade in versi.
La poesia popolare ha avuto tra altri due interpreti :
C. A. Rosetti, di cui gil dissi qualche cosa, e chiaro
per tante benemerenze politiche, e V. Alecsandri.

o
Costantino A. Rosetti nacque verso il 1816 a Bu-
carest e natura lo porte) a comprendere profondamente
i bisogni del popolo, le sofferenze delle masse. Questa
disposizione di spirito fece di lui un poeta popolare
verso il 1840, un grande rivoluzionario, apostolo e mar-
tire nel periodo del 1848, prima e dopo tal periodo
un giornalista ispirato e lottante per la causa,della parte
dell'umanith la meno favorita dalla fortuna; e successi-
vamente ne fece un deputato, un ministro che non vide,
non propugne) che riforme largamente, schiettamente
liberal In questi ultimi anni aveva declinato l'ufficio di
presidente della Camera solo perchè scórse che nel cam-
mino delle riforme non si procedeva del tutto con quella
liberalità di propositi, che furono il suo programma co-
stante. E niuno forse quanto il Rosetti non solo aveva pro-

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POES1A E LETTERATQRA POPOLARE ROMENA '37
pugnato, ma intimamente sentito la vera liberta nelle ri-
forme, combattendo tutto ciò che di quella ha solo l'ap-
parenza, che di quena soddisfa una semplice finzione
giuridica. E cosi nel suo Rontanul, il giornale più antico,

121,cc
")",4-2,4(.41

autorevole della Romania, che indirizzò, illuminò paese e


governo nelle questioni più ardue e dal cui seno usci-
rono uomini eminenti, si firmava sempre qual direttore-
gerente-responsabile ; e gli altissimi uffici pubblici co-

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138 POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA

perti nel suo 'paese o all'estero, ovd lo rappresent6, non


gli fecero mai dimenticare il giornalismo.
Forse era il solo uomo politico che in Romania potesse
con orgoglio ricordare questa fede ' costante Oa stainpa,
della quale con lui scomparve tre anni or sono il decano
venerato per ordine di tempo e di merito. Ebbe rela-
zione co' più illustri letterati ed. agitatori contemporanei;
e Garibaldi e Mazzini, ed i migliori nostri uomini poli-
tici gli professarono viva e sincera amicizia ed ammira-
zione.
Come accennai, i suoi versi divennero popolarissimi
e ne' punti più lontani, ove si parla il romeno, erano
ripetuti dalle masse. II De Gerando nel suo libro di im-
pressioni sulla Transilvania ció ricorda, e riproduce al-
ame? affettuose strofe cantate da quei braid montanari.
II Valliant (La Romanie, p. 214 del terzo volume) scrisse
fin dal 1844: ses poésies sont empreintes d'un cachet
où l'amour s'unit gracieusement au' patriotisme et l'in-
nocent badinage i une morale sévère. » E riporta i
brani delle strofe popolarissirne della Camasa fericitului.
Parlando di C. A. Rosetti non si pub omettere il nome
della moglie Maria, una di quelle donne provvidenziali,
che col loro istinto generoso, col loro buon senso, col-
l'eroismo de' propositi e de' fatti, paiono destinate a
salvare le sorti d'un intero paese. La storia romana ri-
corda il nome di Arria, moglie di Cecina Peto, la quale
non potendo accompagnare il marito arrestato in Dal-
mazia, di qui in barchetta e a piedi si trascinò fino a
Roma, ove si uccise. La Maria Rosetti fece qualche cosa
di più mirabile: con una bambina lattante al petto, se-
guenao ora in vettura, ora a piedi, coll'occhio sempre

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POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA 139

vigile, colla mente sempre pronta, col cuore adamantino,


la nave che trascinava prigionieri il fiore dei rivoluzio-
nari romeni, ad un dato punto giunse a preparare una
sommossa e, con tratto audacissimo, liberare il marito
e i compagni. E, bene. osserva il Michelet (che col suo
lavoro Madame Ro' seta immortal6 qu. esto nome): « ce ba-
teau, arche sainte du naufrage.d'un peuple, contenait son
. .

gouvernement, sa littérature en partie, son Ame et sa


pensée, son avenir!.., d'es politiques, des historiens, des
professeyrs, des magistrats, des poetes, des économi-
stes, etc. Arista, Balcescu, Bolliac, Bolintineano, Jean
Bratianu (l'attuale presidente del Consiglio de' ministri),
trois Golesco, Grandistiano, Jonesco, Ipatesco, Inagoveno,
Rosetti, Voinesco, Zane. »

4
Vasile Alecsandri nac-
que a Jassy nell'anno 1821
F fino al 1834 rimase in
una pensione francese in
quella. città. Poi fu inviato
in Francia a prosegiiire gli
studi e frequentò i corsi
di diritto, di scienze na-
turali e infine quelli let-
terari, pei quali seniiva
indicibile trasporto. Prima
di tornare in patria passò
per l'Italia, e, caldo delle
impressioni ricevute, pub-

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I 40 POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA

Nice) il suo 'primo lavoro, una novella intitolata : La


fioraia di Firenze.
Nel 1842 (aveva allora perduti la madre), diede alle
stampe parecchie poesie, quali Doina, Baba-bloanta, Crain-
Non, Strunga, e incominciò preziose ricerche per racco-
gliere poesie popolari. Egli ciò ricorda nella prefazione
a tale lavoro. « Aiutato da diverse persone, e sopratutto
dal signor A. Russo, io ho riunito durante varie escur-
sioni nelle montagne e nei campi fioriti della nostra
patria, una grande parte di queste poesie popolari, e dopo
aver provveduto ad ordinarle convenientemente, io le
dedico al mio paese, come un tesoro che a questo ap-
partiene. »
Poco appresso egli promosse largamente la letteratura
drammatica nel proprio paese, traducendo e facendo
rappresentare sul teatro di Jassy, del quale aveva la di-
rezione col signor Kogalniceanu e col signor Negruzi,
vari lavori francesi e propri, La signora Kiritza (Cu-
coana Kiritza), Jorgu de la Sardagura, Jassy di Carnevale,
Due morti vivi, Le nozze del villaggio, la Casa di
Pietra, ecc. .

Nel 1848, dopo aver compiuto un largo viaggio


in Oriente e in Italia, raccogliendovi le maiggiori ispi-
razioni, che poi diedero origine al libro Lagrime e perle,
parti, come tanti altri illustri romeni, in esilio, pei moti
allora sopravvenuti.
A Parigi pubblicò diversi lavori, moltiplicando le sim-
patie dell'Europa pel suo nobile paese. Nel 1856 die
alle stampe il canto : Ora hunirei, col quale inneggiava
alla unità dei due Principati, divenuto celebre, come
divenne celebre il suo canto Per le genti latine; premiato

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POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA 141

a Montpellier, tradotto in varie lingue e musicato.


Deputato nel 1857, ministro degli esteri nel 1859, pre-
sidente della Camera, poi seriatore, egli diede prova di
una feconditl letteraria in tutti i generi. Giornalista col
Kogalniceanu, e direttore egli stesso della Romania Let-
teraria (185 5), scrittore d'una grammatica sotto il pseu-
donimo di Mircescu, biografo, nelle Convorbiri literare, dei
migliori uomini d'Italia, di Francia, di Germania, scrit-
tore di drammi riputati, quale Despotu Voda ed altri
pubblicati in quattro volumi nel 1857 a Jassy, poeta
patriota, Tirteo delle lotte combattute per la patria, che
celebre) co' suoi Penesu curcamulu, Capitanu romanu, Bar-
canulu si Carpatulu, ecc., egli lascia sempre impronta
della: mente educata alla profonda cultura, ed ai sentimenti
più elevati, nella manifestazione dei quali 6 caldo, sedu-
cente, originale. Ultimamente il Socecu a Bucarest, in
una elegante edizione di quattro volumi, raccolse le poesie
popolari dell'Alecsandri.
V. Alecsandri passava gran parte dell'anno a Mircesti
(Moldavia), colla sua signora, in mezzo a' campi aviti, felice
possessore d'una bellissima villa, ove il suo spirito trovava
piaceri e ispirazioni continue. Pochi anni addietro scrisse
la' Fontana Blandiqiei, un dramma in versi, in tre atti,
e ché forma il volume X delle sue opere complete ed
Nel 1875 il Socecu e C. a Bucarest pubblicarono le poesie com-
plete dell'Alecsandri in quattro volumi. Il primo volume comprende
Doine (1842-52), Lacrimoare (con alcuni gentili ricordi sul Bosforo
e sulle lagune di Venezia) e Suvenire; secondo volume: Mar-
garitarele (i852-62); il terzo volume: Pasteluri e Legende, comprende
varie poesie per album, un Cantko siciliano, un inno Alle Coste di
Calabria, ccc. il quarto volume: Legende (e tra esse il famoso
canto per le genti latine) e Ostasii nostri, ne' quali celebrò i fasti
militari della patria.

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142 POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA

il V delle opere teatrali, rappresentato il 22 marzo 1884


a Bucarest e ripetuto nel p. p. ottobre nena capirale
Romania ed in Jassy; e il dramma Ovidio. Di re-
cente fu destinato a rappresentare la Romania presso
aoverno francese.
Quegto vecchio è amato e come una cara figura1eg7
gendaria venerato universalmente. La critica a lui assegna
a buon diritto il titolo di principe della poesia popolare
romena.

Un cenno su alcuni generi di poesia e sui migliori


cultori in Romania.
Per l'epopea già accennai a' lavori la Trajanide di
Bolintineanu, la Mihaida di Heliade, la Dragosida di
Bumbacu, la Negriada di Ar. Densusianu, che cantò
passaggio di Radu Negru al di lA de' Carpazi e la fon-
dazione della Romania. 11 principio del poema del Den.-
susianu imita moho la prima stanza del Tasso :
Cantu armele i domnulu, ecc.
Le romanze e novelle ispirarono bei lavori al Bo-
lintineanu, al Marianescu: al Dragescu 2. Alla poesia di-
dattica si dedicarono Gr. Alexandrescu, A. Muresanu,
Sion, Fundescu, ecc. Nell'epigrammatica e nell'epigrafia

La Colectiune de fabule romane di G. S. Petrini (Jassy, s 88o,


edizione seconda) raccoglie favole di G. M. Alexandrescu, A. Donici,
G. Asachi, Gh. Teutu, G. V. Carp, D. Raleti, I. H. Radulescu,
G. Nicolenu, T. Stamati, A. Chrisoverghi, D. Gusti, V. A. Urechia.
Il Petrini è pure autore di non pochi lavori didattici.
A questo proposito non debbo tacere anche degli scrittori di
novelle in prosa. Ricordo il Beldiceanu, Costantinescu, Gane, Flo-
ran, Poenaru, Hasdeu, Vrancea, Bucsanescu, Coconu Jenica e Slavici.

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POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA 143

acquistarono nome Alecsandri, Budnarescu,


Dascalescu, Tacitu,- Sion, Fundescu, N. T. Orasanu, =
a tacere di speciali raccolte, quali quelle del Panu, del-
Hintescu, del Golescu e dell'Ispirescu. Belle allegorie
scrissero o raccolsero Heliade, il Negrazi, il Lap o-
datu, ecc.
La lirica fu Coltivata da Alecsandri, Muresanu, Bolin-
tineanu, Garlova, Scipione Badescu; e l'elegiaca dal
Bolintineanu e dal Popfiu.,

Aggiungerò un rapido sguardo ad alcune forme spe-


ciali della poesia, molto comuni in Romania e poco
dissimili dalle nostre : per esempio il soneito, alla stessa
nostra foggia; il ritornello, non che un'altra forma con-
simile intitolata trioletu e rondou ; il madrigale, coltivato
dalla Matilde Cugler, da P. Poni e dal Bolintineanu.
Ga.zelu, d'origine persiana, introdotto in Germania dal
Riickert, 6 una serie di strofe a due versi ciascuna. I
versi della prima strofa hanno uguale rima; il secondo
verso di ciascun'altra strofa ha pure la stessa rirrra e gli
altri versi sono liberi. La can.zone ha strofe da 13. a
18 versi e chiusa breve e succosa. Nella glossa, impor-
tata dalla Spagna, poesia lirica, spiegativa di una strofa
di altra poesia, il primo verso di quest'ultima 6 la chiusa
V. le Opere Satirice, edite a Bucarest il 1875. La prima parte
intitolata : Satire vechi: abbracciano gli anni 1859-68; la seconda
Satire noui e abbracciano gli anni 1868-72 ; finalmente nella terza
parte: Dictionariu polittcu seu epoca pruso-ciocoiasca, prende a tema
varie istituzioni del periodo fanariota, per rilevarne la parte ridi
cola e crudele ad un tempo.

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144 POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA

della prima strofa; il secondo verso 6 la chiusa di 'una


seconda strofa e cosi via via : se ne ,trovano esempi
nelle poesie dell' Eminescu. Finalmente la ten.zona si
accosta, se mal non m'appongo, alla nostra romanza.

*
Pel teatro abbiamo diversi lavori. Scrissero tragedie:
Pelimon, Heliade, Soimescu; comedie: Negruzi, ' Ale-
xandrescu, Aricescu, Sion, 2 Popescu, Lupescu, Marinescu,
Sarageuli, Gradistenu, Dumitrescu e Ghicha; drammi :
lo stesso Negruzi, Alecsandri , Hasdeu , Bolintineanu,
Maniu e Scurdescu. 3 Ne' vaudevi/les l'Alecsandri ri-
mane senza competitori: e scherzi comici scrissero il
Millo e la signora Anghelusa.

..;
1 Negruzi Costantino nacque in Moldova nel 1809 e mori nel
1869. E suo episodio storico : Alexandru Lapusnenu, molto lodato,
fu tradotto dal Vornescu per la Revue d Orient del 1854. Il Socec
nel 1873 pubblicb in tre volumi tutti gli scritti del Negruzi, cosi
divisi: L Pecatele tinLretelor; II. Poesii e III. Teatru.
2 Sion Giorgio, membro dell'Accademia romana, ha scritto belle
poesie e molti lavori letterari. Eccone i principali: Ceasurile de
multamire, poesie (1 843); Mortea lui Socrat, dupe Lamartine (1847);
Misantropul, dupe Molière (1 854); Zaira, dupe Voltaire (1 854);
Istorie §i intamplarile baronului de Minhausen (1855); Din poesiile
mele (1857); Suvenire de calatorie in Bassarabia (1 857); Dina,
diariu (1859); Revista Carpatilor (I 859-62) ; Istoria generala a
Daciei, trad. dupe Fotino (1 86o, volumi 3); Istoria terei roma-
nesci, trad. dupe fra:ii Tunusli (1863); Fabule (1 863); Influeta
morala, comedia (1869); Alexandru Donici, via:a §i operile sale
)r 871); Dramatice (r 879), che comprende i due lavori : « Candidatu
.si Deputatu », e la cc Plewna »; Note despre Bucovina (1882).
3 G. Valentinenu tradusse dall'italiano vari libretti del/e migliori
nostre opere e le pubblicb nel 1881 pe' tipi del Binder. Il Valen-
tinenu, direttore della Reforme, é un sincero amico dell' Italia.

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POESIA_ E LETTERATURA POPOLARE ROMENA 145

Una parola speciale sul Bollia; sull'Eminescu e sul


Sihlenu, indicati più sopra.
Del Bolliac dissi gii qu-alche- cosa di pia diffuso poco
innanzi. Le prime sue poesie-rimontano al 1833. Due
anni appresso pubblicò il volume : Odi, satire e leggende.
Poi diede alla luce un dramma.; nel '1842 le Medita-
nel 1847 le Poesie =me; e finalmente il poema
Tudar Vladimirescu.

Il Bolintineanu, fonte inesauribile di gentili ispirazioni,


nato in Bolintin, presso Bucarest, il 1826, fu da' fra-
telli Golescu, che intravvidero il singolare suo ingegno,
mandato a studiare a Parigi, donde tornò nel 1847 per
prender parte ai moti del 1848. Dov6 poi emigrare di
nuovo, osteggiato fieramente dalla Porta. Nel 1855 per
pubblica sottoscrizione furono pubblicate le sue poesie :
Cantece si plangeri. Mori nel 1873 e lunga 6 la serie
de' suoi scritti poetici e politici, delle impressioni di
viaggi compiuti, ecc.

II Sion nel primo volume delle poesie di D. Bolintineanu ha


tracciato la vita operosa di questo gentile scrittore. Riporta l'elenco
di tutte le pubblicazioni del Bolintineanu: notiamo tra le altre:
Viaggi in Moldavia - Canti e pianti - I principati romeni (in fran-
cese, Parigi, 1884) - Poecie vecchie e nuove, con introduzione di Jo-
nescu - Viaggi in Gerusalemme - Storia d'Erodoto - Leggende na#o-
nali - Viaggi in Asia - Drammi diversi - Vita di Traiano - La
Traianide, poema - Sludio sui fanarioti - La poesia romena in passato
- Satire, ecc.
10 AMANTE, Romania.

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146 POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA

Michele Eminescu, che il critico Maiorescu chiama


secondo dopo l'Alecsandri, nacque il 1849 in Botosani.
Comp' gli studi letterari a Vienna, i filosofici a Berlin°.
Nel 1874 fu nominato bibliotecario della biblioteca cen-
trale di Iassy.
All'eth di 16 anni cominciò a farsi conoscere con una
poesia ispiratagli dalla morte del suo professore, A. Pum-
nul, e successivamente pubblicò vari .lodati lavori in
diversi giornali letterari, specie nelle Convorbiri literare.
A composizioni notevoli per fino sarcasmo e profonda
ironia, fanno spesso riscontro poesie ripiene di gentili
sentimenti. Celebre 6 il suo canto: Mortua est.
T. Maiorescu nel decembre 1883 raccolse in un ele-
gante volume, che fece precedere da poche parole, le
poesie del povero Eminescu, che, tanto giovane, 6 stato
dolt° da grave malore. =

*
Alessandro Z. Sihlenu pubblicò un volume di poesie :
Armonie intime. La prima edizione comparve nel 1857,
la seconda nel 1871, a cura della sorella Elena C. Gra-
distenu, con prefazione di C. Cretzianu, il quale fece
rilevare giustamente quanto sien state deluse le legittime
aspirazioni della poesia romena dalla morte precoce del
gentile poeta.
11 Sihlenu nacque a Bucarest il 6 gennaio 1834 e
mori il 14 marzo 1857.
i Poes i de M. Eminescu, Bucarest, Socecu e C., 1884, in- 1 2 di
pagine 307.
Questo volume contiene 6 r componimenti.

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POESIA E LETTERATURA POPOLARE ROMENA 147

Fu sepolto a Bucarest nel monastero kona, e sulla


tomba fu posta questa epigrafe, che riassume la vita
breve del caro giovane e il desiderio grande che lasciò
di sé :
In primlvera junetii sélle
Poetulu june a reposatu,
Lissindd i rude s'amicl in jale
Si talentu' I au admiratu
N'a trecutu annulu s'al seu parinte
Subst astO. petra il insoti.
O voi ce tteeeli Iîng morminte
Sèu flor!, sèu lacrerni- verso./akL

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IX.
Due ballate popolari i

INELUL §I NAFRAMA. L'ANELLO ED IL VELO.


I. I.
Fost'ad, fost un Crai§or Fu altra volta un principe,
Tinerel, mandru fecIor giovine e bello come l'abete dei
Cum e bradul codrilor boschi in sulla cima dei monti.
Sus, pe virful'munlilor.
De so/ie §I-ad luat Si era congiunto con una giovi-
0 copill din cel sat, netta del borgo, una fandulla
Copilila Romancula, romena, cara a tutti, dal viso
Tog vecinilor dragugt; dolce e chiaro, dal corpo gra-
Cu chip dulce luminos zioso e flessibile come il fiore
Cu trup gingas mladios del campo, che splende al sole.
Cum e fleirea campuluT
In lumina sérellg.
Eata luT ca 'T all sosit Ma il giovine ebbe ordine dal
Carte mare de pornit re di andare al campo.
La tabara de e§it.
El in suflet s'a mihnit Col cuore affiitto cosi disse
Si din gura a graft: alla sua sposa:
cc Draga mea, sufletul med, cr Cara mia, anima mia, ecco
Tine tu inelul med. quest'anello, mettilo al dito.
Pune'l in degitul tea.
Cand inebl-a rugini Quando sari di ruggine coperto,
Se sci!, draga, c'oid muril tu saprai ch'io sono mortol »
De me lag plingénd nag, Ed ella: Se m'abbandoni
Na 'I! naframa de matas mesto, tieni questo velo fregiato
i Tratte dalla taccolta dell'Alecsandri; Pocsii populare ale romanilor. Bucuresci,
Tip. lucratonlor asociati, pag: 20 C 31.

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15 0 DIJE BALLATE POPOLARI

Pe marginT Cu aur trad. d'oro. Quando fuso ne sari l'oro,


Aurul citad s'a topi tu saprai ch'io sono morta 1 »
Se scit frate, c'oid muri 1 »
II. II.
El pe cal a 'ncilecat Ed il principe parti a cavallo
Si pe drum ad apucat. giunse in mezzo ad una selva,
Mers'ad el pin' h un loc alla fontana del corvo, ove ac-
S'ad aprins un mare foc cese un gran fuoco.
In mijlocul codruluT,
La fontina corbulut
Mina 'n sin el §T-o biga Poi dal seno prese il velo e
La nifram. i se ultaL mirandolo gli si spezzb il cuore!
Inima-I se despica!
« Dragir me, osta§i! me!, a Cari miei compagni, bravi
Pui§or! vitejl de zmeT1 figli di Smei, restate a prendere
StalY pe loc de ospitati il cibo ed il riposo al rezzo.
Si la umbri ve culca/T.
Ea sunt gata de plecat, « lo ritorno a casa ove la,
A casi ci m!-am ultat sciai il mio palos i (in sulla ta-
Palo§ul cel rotilat yola verde). »
Pe-o masi verde-aruncat »
Inderept el a pornit, Nel dir cib partl, e nel cam-
C'un volnic .,s'ad intelnit mino incontrb un bravo con un
C'un voInic cu calul mic: piccolo cavallo:
Noroc bun, tiner voTnic I Salve, giovane prode, qual
Ce veste, de unde vi!? nuova mi porti e donde vieni?
Daci vret Dbmne, s'o scit Se vuoi saperla, signore
De altul péte-ar fi bine (Sire), per un altro forse essa é
Dar e red §'amar de tine! buona, ma per te é fatale!
Tatil ted ci s'a sculat, Tuo padre ha desolato tutto
Téra 'ntrégi ne-a cilcat il paese per trovare la tua bella
Pan' ce mindra /Y-a aflat, questa ha annegata in uno
Si pe dins' a aruncat stagno profondo e largo ».
Intr'un tid adinc §i lat! E lui amaramente pianse e disse :
Na, vdnice, calul med Ecco il mio cavallo, menalo
1 II paios 6 UtearM4.

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DUE BALLATE POPOLARI 151

Se mi'l ducT la tata! med. al padre mio. Se ti domanda


De-a 'ntreba unde sunt ed, ov'io sono, digli che sono an-
Tu se-T spur a ed m'am dus dato in sulla riva dell'acqua ed
Pe malul apeT, in su. entro mi son gittato per ritro-
Si a 'n api m'am svirlit varmi colla mia amante p.
La copila ce-am iubit. n
III. III.
Tatil sed Iér' a sculat, Il padre radunb tutta la gente
Tiu 'ntreg de l'ad secat e fece seccare lo stagno e vi
Si copil §i-ad aflat trovb, sulrarena gialla, abbrac-
Amindo! imbrilisalT, ciati gli amanti, ambedue col
Pe nisip galben culcalT, viso sereno, che parevano vivi.
Amando! senin! la fagli
De piréd ci suntd in vkasi
Atund Craiul s'a clit, Allora si pentl, li fece coprir
In matasi l-a 'nvelit, di seta, e, in due ricchi e belli
Si 'n biserici T-ad dus, feretri, portando segni latini, 1
Si 'n doi racle T-ad pus, trasportare in chiesa.
Racle mindre 'mpiritesd
Purtind semne latinesd.
Si pe dinsul l'a zidit Lui fu sepolto all'altare, verso
In altar, la resirit, il levante, ella alla porta aftra-
Pe ea 'n tindi rasfinlit! monto.
Ear din el, frate-a e§it E dal sepolcro di lui sorse
Un brad verde, citinat, un bell'abete, il quale si piegb
Pe biserici plecat. sopra la chiesa; e, dl sepolcro
Si din ea o viisbri di lei, una vite infiorita e fles-
Infloriti, mlidibri sibile, la quale dalralba alla sera
Ce din slIor! §i pini 'n séri si distese sulla chiesa ed abbrac-
Pe biserici s'a 'ntins cib l'abete 1...
Si cu bradul s'ad coprins 1 ...
Tuni, Dennne, §i. trisnesce Dio! Santo Dio! tuona e ful-
Tuni 'n cine despirlesce mina chi straccia i legami d'a-
Dulcea dragoste 'nfocati more fra due giovani.
De-un fecTor §i de o fati.
i Segni ktink iscrizione con lettere latine.

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I52 DUE BALLATE POPOLARI

Lo SPARVIERO ED IL FIORE
SOIMUL F 1L6REA FRAGULUI.
DELLA FRAGOLA.

Sus- in vid' de bridulel, Su, in sulla vetta d'un abete,


S'a oprit un §ohnulq, si é fermato uno sparviero, che
El se tal drept in sòre guarda fisso nel sole, agitando
Tot mi§cand din aripI6re. di continuo le ali.
Glos la trunchiul braduluI Giù al tronco dell'abete cresce
Cresce flórea fraguluT. il flore della fragola, che fugge
Ea de sóre se feresce il sole e cerca l'ombra.
Si de umbra se lipesce.
« Florida de la munte «. Fiorellino del monte, io
Ed sunt §oim §oirm4 de frunte sono sparviere, un nobile spar-
E§I din umbri, din tulpini, viere. Vieni dall'ombra, dal
Seli vdd fagYa la lumina., tronco, che io vegga la tua fac-
C'ad venit pana la min$ cia alla luce, la tua dolce fra-
Miros dulce de la tine, granza 6 fino a me giunta, ed
Cat am pus in ghindul med io voglio portarti Aria sull'ali,
Pe-o aripa se te led portarti al sole, finché tu frutta.
Si se mi te port prin so5re farai e me amerai ».
Pan' tel face roditóre
Si de mine Tubitóre. »
« SoYmulq, dolos la graTu, « Bello sparviere, con
"Pie care cd-al sed traid. dolce favella. Il mio viver
-Tu a! aripT sburat6re dal .tuo differisce. Tu hai le ali
Ca se te inalIT la s6re, per alzarti al sole: io fiorisco
Ed la umbra, la recòre all'ombra ed al fresco.
Am menire infloritóre.
'Tu te léganY sus, pe vint, Tu ti muovi in alto, sul vento,
Eu md légan pe pamént, ed io in terra.
Dute,'n cale' IT, mergY cu bine Va' dunque con Dio, non pen-
Far' a te ghindi la mine sar pid a me; che il mondo 6
Ca e lumea 'ncapat6re grande assai per comprendere un
Pentru-o pasere §'o flóre 1 » uccello ed un fiore! »

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X.

Condizioni economiche e istituzioni varie

A COSTITUZIONE politica romena non differisce


essenzialmente dagli altri paesi retti a forma
monarchico-costituzionale. Lo stesso dicasi
rispetto al diritto privato, nel quale per altro fu accet-
tato l' istituto del divorzio. Di questa pericolosa facola
facevasi un uso abbastanza frequente ne' primi tempi; ora
è molto ristretta per 1' influenza che sull'applicazione del
diritto hanno esercitato i giovani laureati in universia
estere, che occuparono i seggi più alti della giustizia e
dell'amministrazione, e tendono a modellare gli istituti
giuridici possibilmente a' francesi. ' Nel diritto pubblico
interno molte disposizioni sono comuni o analoghe alle
nostre; quantunque qualche legge o debba dirsi illiberale,
o di grave pericolo alla libera nell'applicazione. Mi rife-
risco principalmente alla legge del 1881, che 6 facola

a Istituto importante in Romania è quello de' resechi: una pro-


pried collettiva, una forma di condominio tra mohe famiglie, che
ha origine da liberaliti di principi e feudatari, specie dopo la
guerra, o per causa di guerra.

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154 CONDIZ1ONI ECONOMICHE E 1STITUZIONI VARIE

al potere esecutivo di espellere gli stranieri ed i cittadini


entr0 ventiquattr'óre. Nel 1883 cosi furono puniti il filo-
sofo Gaster, del quale ho avuto occasione di parlare
innanzi, ed altri.
La situazione finanziaria della Romania pub essere
desunta dal bilancio 1886, che çi offi-e i seguenti dati :
Entrate Spese
Contribuzioni dirette . L. 27,640,000 Debito pubblico . . L. 57,546,956
indirette 62,630,00o Consiglio de' rninistri . 62,960
Entrate dentaniali . . a 19,974,800 Mtnistero de' domind a 3,159,201
Lavori pubblici . . 10,417,925 de' lavori pubbl. 3,883,784
Ministero dell'interno 5,0 oo,000 dell'interno . 9,77249
delle finanze a 1,440,000 delle finanze . a 10,449,219
della guerra. 795,000 della guerra. A 28,552,760
degli esteri . s 138,000 degli esteni . a 1,692,363
dei culti e di pub- dei culti e di pub-
blica istruzione a 257,000 blica istruzione a /3,1203294
della giustaia s 12,000 della giustmia a 4,727,830
Fondi per crediti supplemen-
atrate diverse . . . I I 0,532,97 o tari e straordinari . a Y,267,485

TOTALE . . L. 138,532,970 TOTALE . . . L. t 34,244,6 5 o

In quanto al debito pubblico si aveano al 1° aprile 1886


queste cifre: valore nomin. dei titoli emessi L. 795,369,669;
capitale restante ammortizz. L. 724,171,624; annualith da
pagare nel 1886, L. 49,680,376.

Tra gli istituti di credito debbonsi ricordare la Banca


Nqionale con trenta milioni di capitale, la Banca Ro-
mana con venticinque milioni di capitale; vari istituti
diretti a promuovere il progresso agricolo, quali il Cre-
dito fondiario rurale di Bucarest ed altro omonimo in

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE ISS

Jassy ; il Credita fondiario urbano, .eretto nel 1876 in


Bucarest ; tre forti Societh di assicurazione : la Dacia
romana, la N a#onale e l' Unirea, e alcuni grandi stabili-
menti industriali.

,,o.

Il commercio d' importazione e di esportazione i nel


1884 era rappresentato da queste cifre:
(in migala. di lire, rom. le0 4

Importazione Esportazione
Austria-Ungheria . L. 129,867 70,392
Inghilterra » 58,223 61,783
Alcmagna » 43,384 833
Francia n 23,804 17,417
Turchia e Bulgaria ; » 17,217 12,726
Russia » 10,170 9,126
Belgio o 3,801 2,251
Italia s 2,726 3,432
Grecia » 2,426 1, x oo
Svizzera 5 2,306 934
A ltri paesi » 4, 1,062 4,122
TOTALE . L. 294,986 184,116

i A questo proposito richiamo l'attenzione dei lettori sulle inda-


gini compiute da uno de' nostri piii illustri diplomatici. V. la Re-
lazione intorno al commercio esteriore della Romania, del conte
G. Tornielli-Brusati di Vergato, ministro a Bucarest, pubblicata nel
Bolletlino Consolare -del maggio 1885, n. 573.
Lo stesso conte Tornielli, con tre altre relazioni, che videro la
luce in quel periodico (giugno / 88 I, luglio 1882 e settembre r883),
procurb, com'egli scrisse, di tracciare il quadro completo della prb-
duzione naturale ed industriale della Romania, in correlazione al
movimento del suo traffico internazionale e principalmente coi
commerci tra questo paese e il nostro.

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156 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 1

11 movirnento nei tre principali porti: Galatz, Braila,


Soulina e negli altri minori dik questi risultati : entrata:
navigli 20,478, tonnellate 3,711,143; uscita: na-
vigli 2 o, 65 o, tonnellate 3,678,849.

4.1e

Una parola speciale sullo sviluppo e sul prodotto delle


strade, delle poste e de' telegrafi.
Le strade ferrate sono in continuo progresso. La lun-
ghezza delle linee (secondo rilevo dall'accurato lavoro
statistico, favoritomi dalla squisita cortesia dell' ispettore
generale delle ferrovie, signor Mihalescu: Caile ferate
romane, statistice comerciala pentru anu de exploatare
1882, Bucarest, 1883), esercitate dalla direzione generale
fino al 30 giugno 1882, a parte altre linee non eserci-
tate dallo Stato, era di chilometri 1109. Pel trasporto
dei viaggiatori si avevano oltre 1 oo chilometri; per
quello delle merci chilometri 1009. La lunghezza delle
linee, traversanti 78 stazioni, era la seguente : Bucarest-
Buzeu-Marascesci-Roman, chilometri 345,4 - Chitila-
Pitesci-Verciorova, ch. 371,6 - Bucarest-Giurgiu-Smirda,
ch. 77,5 - Ploeecl-Predeal, ch. 84,4 - Buzeu-Galatz,
139,6 - Marascesci-Tecuciu-Barbasi, ch. 90,7 - Tecuciu-
Berlad, ch. 50,2 - Braile-Dunare, ch. 3,9 - Galatz-
Dunare, ch. 1,2 - Nell'anno 1882 esse produssero
L. 19,6 2 9, 3 2 1, nella qual cifra i viaggiatori figurano
per lire 7,211,391.
Da una carta che ho sott'occhio mi risulta che molte
e notevoli altre ferrovie sono in progetto di costruzione,
o prossime a compiersi. Da Fetesci, sulla riva sinistra

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONT VARIE 157

del Danubio, divergenti ad angolo acuto devono partire


due strade: l'una per Bucarest, l'altra per raggiungere la
stazione di Faurei (sulla linea attuale Buzeu-Braila) e per
tal modo la Dobrogia si metterà in più rapida comuni-
cazione e con Budarest e con Jassy. Dl Danubio
(confine bulgaro) e propriamente da Cara bia prenderi
capo una linea che raggiungendo e tagliando la strada
Craiova-Pitesci, si spingeri fino a Rimnicul-Volcei; e da
Turnu-Magurelle un'altra linea fino a Cerbia (sull' indicito
tratto Craiova-Pitesci). Ma il tratto di maggior lunghezza
sarà sulla punta estrema della presente linea Che conchice
da Bucarest a Sinaia, ov'è 14 famosa villeggiatura dei
reali di Romania, perchè di a due grandi vie giunge-
ranno l'una fino ad Orsova, la prima stazione ungherese,
e l'altra fino ad 4cani, quasi a' confini colla Bucovina.
E taccio di altre linee, quali quella da Crasna per Husi
ai confini della Bessarabia; - al nord da Berlad a
Jassy, ecc.
Le più recenti notizie, riferibili al 1886, offrono questi
dati: linee in costruzione ch. 1682, de' qu-ali 1458 per
conto dello Stato ; linee in costruzione eseguite dallo
Stato ch. 900, e linee in progetto ch. 454.
Nello stesso anno esistevano 247 uffici telegrafici con
una lunghezza di linee per ch. 5r17 e con una tras-
missione totale di dispacci di 1,224,4417. Ecco un parti-
colare, che fa molto onore all'amministrazione telegrafica
romena, e che risponde ad un principio elementare di
onesth e di buon senso. Da Verciorova feci un tele-
gramma a Craiova al naio amico prof. Mihalescu, che
desideravo salutare, prevenendolo che verso le i i pome-
ridiane sarei passato per la stazione di Craiova. Quivi

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15 8 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

giunto, non incontrai alcuno. A Bucarest ebbi una let-


tera del Mihalescu, che mi diceva il telegramma essergli
stato recapitato dopo il passaggio del treno. Al mio ri-
torno, prevenni altra volta il Mihalescu, che si fece tro-
vare puntualmente alla stazione di Craiova e rvolle con-
-
segnarmi del danaro. Che cosa 6 questo? domandai.
E il prezzo da voi speso pel telegramma, e che l'am-
ministrazione vi restituisce; perch6 il telegramma non
fu consegnato a tempo !
Gli uffici postali erano 187, e per le messaggerie- vi
fu un movimento di 528,992 paccbi; e di r 8;3 3 a, 367 let-
tere e stampe. I vaglia postali ascesero a 179,185.

4
All'agricoltura e alle fonti naturali di produzione della
Romania 6 pregio dell'opera consacrare un cenno più
particolareggiato; ed io non saprei meglio agsolvere que-
st' importante tema che riferendo le preziose osservazioni
raccolte dal sig,nor P. Corte, che fu nostro vice-console
a Braila.
a L'agricoltura fu sempre la base della ricchezza della
Romania e lo 6 tuttora.
a Secondo le regioni, varia il sistema di coltivazione.
Sulle cim e dei monti si coltivano i boschi, alle falde
degli stessi, e nelle vaste pianure del Baraguan presso
Braila ed in Dobruscia il pascolo, sulle co'lline la vite
e le piante fruttifere ; nella maggior parte poi il sistema
misto alternato ,della coltivazione dei cereali e del pascolo,
lasciando i terreni in riposo per qualche anno, ed infine,
nei distretti più fertili, il sistema unico di coltivazione

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 159

a cereali, alternando però le seminagioni di grano, orzo,


o segala col granone. Dei terreni coltivati, circa la meti
è seminata a granone, un terzo con grano, un decimo
d'orzo, un ,decimo di miglio e segala, ed il resto di viti,
legumi, ortaglie e piante fruttifere. Il prodotto totale del-
ragricoltura in Romania ammonta a circa 700 milioni
di franchi.
« Ogni ramo summenzionato di agricoltura di origine
a diversi prodotti, .e poscia a varie industrie e commerci
di cui credo utile far cenno. Parleri) anzitutto dei boschi.
« Nessun paese in Europa, pr,oporzionatamente alla sua
superficie, contiene tanta ricchezza per quantiti e qualiti
di boschi come la Romenia. Basti il dire che il prodotto
della silvicoltura oltrepassa i zoo milioni di franchi, dei
quali circa la meth vengono consumati per il riscaldamento
delle case durante l'invemo. I boschi si trovano disse-
minati su tutto il territorio, ma i luoghi ove piÙ ab-
bondano sono la Dobruscia, le isole del Danubio ed i
monti Carpazi. Sulle cime dei monti si trova il bradul
(Abies Alba), il moliftul (Larix Europea), varie specie di
pini e la tisa (Taxus BaCcata); sulle falde dei monti
crescono foreste di faggi (Fagus Sylvatica), il mestecanul
(Betulus Alba), il nocciólo (Corylus Avellana), il sorbul
(Sorbus Domestica), il ciliegio (Cerasus Avium), il merul
paduret (Pyrus Mains) ed il ghimposul (Juniperus Comu-
nis); nelle colline e nelle pianure la quercia (stejarul),
rolmo (ulm), il frassino (frasinul), il carpino (Carpinus
Betulus), il tiglio (teiul), il seng erul (Salba m61e) specie
di salici, il pioppo (p/opu/), il porumbaru (Prunus Spinosa),
il paducelul (Crataegus Oxyacantha); nei luoghi paludosi
l'aninul (Alnus Glutinosa) e la richita. Fra le pietre la

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x 60 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

tintaula e l'argintia draciM; il -castagno si trova soltanto


presso il monastero di Tismana.
« Dal distretto di Piatra, e principalmente dal gran
villaggio di Brosteni, proprieth particolare di S. M. il re
di Romenia, amministrata dall' italiano signor Jacomuzzi,
si fa a mezzo del fiume Bistritza una grande esportazione
di legnami che sopra zattere (plute) scendono sino a Braila
e Galatz, immettendosi dalla Bistritza nel flume Siret.
« Le industrie cui dà luogo la silvicoltura sono anzi-
tutto le segherie che preparano un' immensa quantità di
tavole e di travi destinate alla costruzione delle case, dei
magazzini, dei mobili ordinari e dei pavimenti ; prepa-
rano poi moltissime tavolette o scheggie di legno dette
sindrilei, che in Moldavia specialmente si usano per co-
prire i tetti delle case; un'altra parte dei legnami viene
assorbita dalla fabbricazione delle botti, e specialmente
delle doghe e traversine; un'altra dalla fabbricazione delle
pale e degli strumenti agricoli, ed un'altra ancora dalla
fabbrica di carri, carrozze, ecc.

*
« La coltivazione dei prati 6 certo uno dei rami più
importanti dell'agricoltura; giacch6 da essa dipende l'al-
levamento dei bestiami, l'apicoltura, il caseificio, e più
o tneno tutte le industrie che hanno per base le sostanke
animali o vegetali, cosi necessarie nelle loro successive
trasforrnazioni all'economia domestica, come a dire la
tessitura dei panni ed i filati di lino, di canapa, di co-
tone, ecc.
a La flora 6 largamente rappresentata in Romania.

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CONDIZIONE ECONOMICIIE E ISTITUZIONI VARIE I6

«I prati si distinguono in naturali ed artificiali, cioè


seminati con trifeglio o con una specie di medicagine
qui denominata visdeju ; generalmente una sol volta al-
l'anno si raccoglie il fieno, e, raccolto, l'erba che rinasce
serve per pasco. lare gli animali, i quali del resto troyano
più che a sufficienza alimenti nei boschi e nelle loro
vicinanze, e nei cosi detti pascoli che occupano una super-
ficie di circa tre milioni di ettari, talvolta inondati, dove
l'erba non cresce abbastanza per essere tagliata, come nelle
pianure del Baraguan presso Jalomnitza. 11 valore annuo
del fieno raccolto si calcola. a trenta milioni di franchi.
Esistono in Romania più di cinque milioni di pe-
core; il maggiot numero si trova, proporzionatamente al
territorio, in Dobruscia. Dal signor Stoica di Cerchezlar,
uno dei più ricchi mocani (pastori) dell.-. Dobruscia, seppi
che a pill di 900,000 ascende il numero delle pecore
nei distretti di Tulcha e di Kustengé; vengono poscia
per importanza i distretti di Jalomnitza con 400,000,
di Braila con 300,000, di Doliu e di Telcorman con
più di 280,000 ognuno, ecc. Calcolando a circa un chi-
logramma e mezzo di lana il prodotto annuale di ogni
pecora, ed a due franchi il valore di ogni chilogramma,
si ha un ricavo di circa Is milioni di franchi, dei quali
se ne esportano oltre cinque milioni.
« Più di 300,000 capre esistono in Romania, e fra
queste qualche migliaio della pregiata razza di Angora,
ma il loro numero va ogni anno diminuendo per il
danno che sogliono apportare ai cereali ed alle piante,
Avvi più di un milione di porci di due specie, neri e
bianchi, rassomigliantissimi ai cinghiali, dei quali si fa
una grande esportazione, specialmente per la Germania.
I I - AMANTE, Romania.

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162 - CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

A piÙ di 20 milioni di teste si pub calcolare il pollame,


il cui reddito annuale tra uova e polli non 6 minore di
14 milioni di franchi. Sonvi oltre 300,000 alveari di
api che producono in media 600,000 chilogrammi di
miele e quasi ioo,000 di cera.

« Per effetto della coltivazione dei prati, dell'alleva-


mento dei bestiáni e della pesca, presero origine in
Romania parecchie industrie. La prima 6 la fabbricazione
del sapone e delle candele che conta 143 stabilimenti,
nei quali si produce sapone e candele di sego pel valore
di circa tre milioni di franchi.
« Non manca poi l'industria dei panni tessuti a mano.
Dai bellissimi conventi di Bistritza, di Schit, di Niamtzu,
di Varate, di Agapi, fondati, se non erro, da Alessandro
il Buono, i quali racchiudono parecchie migliaia di mo-
nache e di frati ossequenti alla regola di San Simone,
escono og,ni anno molte qualità di panni, di tappeti, di
coperte di lana e di tessuti che possono rivalizzare coi
prodotti delle migliori fabbriche d' Europa. La fabbrica-
zione casalinga dei panni cosi detti dimie ed aba 6 poi
cosi generale da bastare al consumo locale di tutti i
contadini; le stoffe di seta fatte a mano e denominate
marame ed i bellissimi tessuti in lino, in canapa ed in
cotone, opera delle contadine, provano ad evidenza come
il gusto del bello e dell'artistico sia innato in questo
popolo, che solo avrebbe bisogno di una spinta per met-
tersi a livello delle più avanzate nazioni industrial
« Un'altra industria che ha gU preso .certe proporzioni

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 163

6 quena dei formaggi; in tutto il paese vi sono 200 casei-


fici piii o meno grandi. Quello di Brosteni 6 il migliore,
e produce un formaggio molto simile alla gruyire sviz-
zera. Le qualith di formaggio piÙ apprezzate iri paese
sono il formaggio (brinza) di putina, di burduf, di cas-
caval, identico al cacio cavallo delle nostre provincie
meridionali, il penteleu ed il formaggio di cusciulete, che
viene raccolto in cortecce di pino.
L'abbondanza di vari animan selvatici fece pure na-
scere r industria dei pellicciai, e la pesca quena dei cor-
dami e delle reti; la prima é quasi esclusivamente eser-
citata dagli ebrei, la seconda dai Lipovani.

4
Ga dissi più sopra che i cereali sono la più gran
produzione della Romenia. ll grano pel valore occupa il
primo posto; il suo prodotto medio annuale si pub cal-
colare a due milioni e mezzo di chilb, cio6 etto-
litri x6,25o,000 ed il valore a 250,000 milioni di fran-
chi. Sonvi parecchie qualith; si distingue anzitutto in
grano di autunno e di primavera, grano di monte, grano
tenero, grano duro, ghirca e sandomirca. Differisce poi
assai il prodotto secondo i luoghi. I distretti che mag-
giormente ne producono sono quelli di Oltenitza, Giur-
gevo, Calafat, Turno Magurelli pei grani teneri, ea il
distretto di Roman per le ghirche.
Dopo il grano viene per importanza il granone che
6 di due qualith, il cinquantino (scorumnicul) ed il gra-
none ordinario (porumb). Se ne raccolgono tre milioni
e pia di chilb, cio6 ettolitri 19,5oo,000 ed in cifre il

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I 64 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

valore medio annuale ammonta a i6o milioni di franchi.


I distretti della Moldavia sono i maggiormente colativati
a granone.
« 'L'orzo, secondo che 6 di prima o seconda qualith,
serve per la fabbricazione della birra o per il nutrimento
dei cavalli. La produzione annuale media 6 di etto-
litri 6,840,000 ed il valore di circa 5 o milioni di
franchi.
« Dopo i cereali, la colza, il lino, la canapa, i fagiuoli,
le lenti ed il tabacco occupano un posto importante nella
coltivazione di questo paese, ed il loro prodotto annuo
eccede i 20 milioni di franchi; forse altrettanto, se non
di più, si ricava dalla coltivazione delle ortaglie, delle
patate e delle piante fruttifere, che sono ovunque, e spe-
cialmente sulle colline, assai numerose.

43
a La coltivazione dei campi e dei giardini ha pure
dato luogo a varie industrie, alcune delle quali presero
proporzioni vastissime. Assai considerevole 6 quella della
fabbricazione degli strumenti agricoli, malgrado che la
maggior parte si importi tutt'ora dall'estero. L'industria
dei molini 6 certo una delle più importanti. In tutta la
Romania ve ne sono oltre 7000, la maggior parte ad
acqua, alcuni, e specialmente quelli della Dobruicia, a
vento, ed una cinquantina a vapore. Fra questi primeggia
per novità di macchine e per la sua grande produzione,
quen di Braila, di proprietà di un italiano, il signor
Gerbolini.

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE I65

Anche la confezione delle paste comincia a prendere


un discreto sviluppo, ma l' industria che sovrasta tutte 6
la fabbricazione degli spiriti. Esistono in paese 2000 distil-
lerie più o meno importanti che producono alcool, acqua-
vite e rachiu pel valore di oltre 30 milioni di franchi. Tre
altre industrie meritano pure speciale menzione : le raffi-
nerie di zucchero di barbabietola, di cui sonvi due fabbriche,
una presso Sascut esercitata dal sig,nor Borghetti di Brescia,
l'altra a Citila presso Bucarest. L' industria della confezione
del tabacco, dei sigari, che 6 ora esercitata da una regia
cointeressata come in Italia, la quale ricava un produtto
lordo di oltre 22 milioni di franchi; infine induitria
dell'estrazione dell'olio di lino e di ravizzone che conta
varie fabbriche, le quali a mala pena possono lottare coll'e-
st era concorrenza.
La coltivazione delle vigne 6 estesa in quasi tutto
territorio della Romania, ma i distretti dove più abbonda
sono quelli di Prahova, Buzeu, Tecuciu, Jassy e Rimnic
Valcei. I vini più rinomati sono quelli di Odobésci, Dra-
gasan, Nicoresti, Greci e Cotnar. La quantiti media annuale
che si raccoglie non arriva a ro milioni di. vedri,- cio6
1,25 0,000 ettolitri, ed il valore non sorpassa i 50 milioni
di franchi. La o1a industria che ne deriva 6 quella della
fabbricazione dclle botti, la quale pert) occupa buon numero
di lavoranti.

La produzione totale della Romania si pub dunque


valutare pei prodotti vegetali a circa 700 milioni di fi-anchi,
e pei prodotti animali a i5 o milioni.

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66 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

Le importazioni, rispetto alla provenienza, si suddivi-


dono come segue: i pesci di mare, le frutta, il tabacco,
le semenze, le uve e i fichi secchi, le olive, le mandorle
vengono dalla Turcbia ; gli agrunai dalla Turchia e dall' I-
talia; il riso e Polio dalla Turchia, dalla Grecia e dal-
l'Italia; i coloniali, cioè caffé, zuccherck e droghe e le
conserve alimentari dalla Francia, Austria ed Inghilterra;
i prodotti farmaceutici e chimici quasi esclusivamente
dall' Austria ; le bevande spiritose dall' Austria e dalla
Francia, eccetto il rhum che viene dalla Inghilterra;
cotone in fiocchi dall' Inghilterra, Austria e Turchia;
i filati di cotone per una meth dall'Inghilterra, un terzo
dall'Austria ed il resto dalla Francia e dalla Germania.
I panni, stoffe e tessuti in lana per piÙ della meth dal-
l'Austria, ed il resto quasi in parti uguali fra la Francia,
Inghilterra e Germania. Gli abiti fatti, la calzatura, le mer-
cerie, i giuocattoli, i mobili, i fiammiferi, sono importati
quasi per due terzi dall'Austria. Le sete invece e le pelli
per più della meth. dalla Francia. Quasi esclusivamente dal-
l'Austria le vetture, gli strumenti di chirurgia, di musica,
dei telegrafi, delle strade ferrate, gli apparati d' illumina-
zione, i vetri, il vasellame e la musica ».

Termino questo capitolo accennando alle due istitu-


zioni, sulle quali si fondano lo sviluppo progressivo e la
incolumith delle nazioni: alla pubblica istruzione ed
all'esercito.
Irmanzi tutto poche parole sull'organismo della pub-
blica istruzione in Romania.

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 1 67

L'amministrazione centrale dell' istruzione viene eser-


citata dal ministro, da un Consiglio permanente (del quale
quando fui a Bucarest facevano parte- i signori Zalomit,
Hasdeu, Davila, Stefanescu e Siaicariu) e da un Consiglio
generale, diviso in vari rami.
Della sezione Insegnamento Primario facevano parte :
A. Venescu, E. Rapola e L Pavulescu; della sezione inse-
gnamento Secondario facevano parte G. T. Teodorescu,
P. Branescu, N. Crapelianu, I. Popescu e E. Leonescu;
della sezione Insegnamento Superiore: I. Craciunescu,sdottor
Severin e C. Leonardescu; della sezione ,Insegnamento
Militare: ii colonnello I. C. Bratianu ; di quella per l' inse-
gnamento privatù C. Troteanu, A. Lambrior e I. Bomba-
cila; di quella pel clero : i vescovi di Roman e-di Arges e
finalmente per l'Alta Corte di cassaione : Alessandro Giani
e Nicola Mandrea. Ad invigilare l'andamento dell'istruzione
sono destinati venti ispettori scolastici, de' quali uno, Spiru
Haret, era ispettore generale; gli altri sono revisori per gli
istituti primari delle diciannove circoscrizioni scolastiche
del regno.
Vi sono tre ginnasi a Bucarest (Lazar, Michele il Bravo
e Cantemir), e altri a Jassy, a Pftesci, a Focsani, a Ga-
latz, ecc.
A Bucarest esistono due licei uno intitolató Matteo
Bassarab, l'altro Santa Saya, quest'ultimo il più antico
e riputato. Vi si insegnano le lingue romena, latina, greca,
italiana, francese e tedesca ; storia, matematica, scienze
naturali, filosofia ed esercizi militari. La lingua italiana
insegnata ne' vari licei del regno.
ginnasi sono mantenuti o da' comuni o dallo Stato; i
licei solo dallo Stato.

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168 cONDizIONI ECONOmICHE E IsTITUZIONI VARIE

L' insegnamento pubblico 6 regolato dalla legge 25 no-


vembre 1864, la quale divide tale insegnamento in tre
rami: istrRione primaria (scuole primarie de' comuni rur' ali
e urbani); istru#one secondaria (licei, ginnasi, scuole reali,
di belle arti, professionali e scuole secondarie per le
donne); istru#one superiore. L'istruzione primaria elemen-
tare 6 obbligatoria e gratuita, second° viene determinato
dalla parte II di tal legge. La pubblicazione Anuarul oficial
al ministerului instructiunii publice si al cultetor pe anul 1883,
gentilmente favoritomi dal signor G. Tocilescu, raccoglie
Je molte disposizioni della vigente legislazione scolastica.
L'istruzione primaria 6 in continuo progresso. I maestri
reggono spesso diverse classi ; pet-6 sono pagati, in rapporto
all'entità della popolazione, in misura tripla de' nostri, e
possono quindi con vero vantaggio dell' istruzione a questa
dedicarsi. Ho veduto ad Heresti una scuola elementare
molto ben condotta e sovvenuta dal signor Anastasio Sto-
lojanu , ex-ministro di giustizia e vice-presidente della
Camera, il quale mantiene e favorisce diverse scuole
primarie e consacra i generosi suoi sforzi all' incremento
di esse.
E l' iniziativa privata volta ad un fine si alto non 6
--piccola. Nel 1884 mori un egregio cittadino, il signor
Basilio Paapa, il quale lasciò un legato di 400,000 lire de-
:stinate alla creazione d'una scuola di mestieri con convitto
nella sua proprietà di Vallea Boului nel distretto di Praova,
oltre vari lasciti al ginnasio di Giurgevo, alla scuola com-
merciale di Ploesti, alla scuola normale della società per
l'istruzione del popolo romeno, e 12,000 lire al liceo di
Ploesti per aiutare nel perfezionamento degli studi all'estei-o
il migliore alunno di quell' istituto.

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 169

Nel 1882 esistevano in Romania 3034 scuole; 5424 in-


segnanti; e una popolazione scolastica rappresentata da
144,566 persone dell'uno e dell'altro sesso.
Le scuole si dividevano cosi :
Scuole primarie rurali di fanciulli e fanciulle 2459
scuole primarie urbane 271 (delle quali 146 per fanciulli
e le altre per fanciulle); licei sette, ginnasi 19; semi-
nari nove; scuole secondarie e professionalj 12; scuole
paimarie normali otto; scuole commerciali cinque ; diffe-
renti scuole speciali 31 ; università due con otto facoltà, e
differenti scuole private 205.
Gli inseg,nanti cosi potevansi classificare:
2101 istitutori e 358 isttitutrici per le scuole pri-
marie rurali; 476 professori e 345 professore per le scuole
primarie urbane ; i58 professori pe' licei; i8o pe' ginnasi;
99 pe' seminari; 65 professori e 74 firofessore per le
scuole secondarie e professionali; 88 professori per le
scuole normali; 56 per le scuole commerciali; 208 pro-
fessori e nove professore per differenti scuole speciali;
87 professori per le universith; 738 professori e 382 pro-
fessore per differenti scuole private.
Senza scendere a maggiori particolari sulla popolazione
scolastica, noterò solo che gli iscritti alle facoltè erano 693.
Ecco il movimento progressivo scolastico dall'anno 1876
al I 882 :

1876-77 scuole 2522 professori 453 i scolari r o3,397


1877-78 2402 » 4486 » 119,015
1878-79 A 2411 )
4482 » 114,995
1879-80 A 2744 » 4791 » 117,385
188o-8I 2837 )) 5033 » 132,584
1881-82 3028 )) 5424 »
144,321

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170 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

*
L'arte non conta una numerosa schiera, quantunque
alcuni, quali il Grigorescu ed il Mirca abbiano eccitato
grande ammirazione in Francia, ove si trova la maggior
parte de' loro lavori.
Nell'esposizione di Belle Arti a Jassy (1883) furono
conferiti premi a Eugenio Ghica, E. Bardassari, I. Con-
stantin, M. Rashca e G. Popovitch per la pittura, al Tro-
nesco per la scultura, ed a C. Stahi per l' incisione.
II Grigorescu tiene molti de' suoi quadri a Parigi:
sono ricordati a lode Un fiore in meo a' fiori (la regina
nel suo gabinetto di lavoro) - Un mercato ,di animali in
Moldavia - L'ebreo che reclama r indigenato - Un trasporto
di provvigioni iu Bulgaria - I prigionieri di Plewna - La
riconoscenv, appartenenti alla galleria Blaramberg. II suo
quadro : La battaglia di Smardan decora lo studio dell' in-
signe artista a Bucarest.
II Mirca, discepolo di Carlo Duran, sollevò molto ru-
more con un quadro storico, nel quale rappresentò alcuni
contadini czechi di Transilvania nell'atto di consegnare
a Michele il Bravo la testa del cardinale Andrea Bathory
ucciso da loro. Ma il lavoro che suscitò larga ammira-
zione 6 la leggenda : Virful cu dorul, che ispirò alla Car-
men Sylva una delle migliori sue novelle. La Revue des
Deux Mondes del giugno 1884 cosi parlava dell'opera del
Mirca :
«Un peintre roumain nous apprend une jolie légende
de son pays. II s'agit d'un jeune berger endormi sur
la cime d'une haute montagne. A son réveil, les nuees
qui l'entourent prennent des formes- de femmes; il voti

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 17 r

leur corps onduleux flotter dans l'espace; elles lui sou-


rient, lui tendent les bras, et murrnurent toutes ensembles:
Bel enfant, sois à mol,!... sois h moi!... C'est ici la
montagne des plaisirs et des tourmens d'amour.
M. Mirca a bien exprimé la poésie de la ligende. L'enfant, A.
demi couché, en extase, la face alanguie et les yeux noyés
de volupté, les femmes qui émergent de nnées blanches
et rosées comme elles, le sommet de la montagne, dont
les profils se perdent dans les nuages, la coloration légire
et lumineuse, tout est tenu, ainsi qu'il le fallait, entre le réve
et la réalité. »
Nella scultura il signor Georgescu ha dato buoni saggi,
che fig-urarono con lode nel Salone di Parigi. Ricordo il
suo sarcofago della principessa Balasha, una donna insigne
per beneficenze compiute, i busti dei generali Davila,
Floresco, del poeta Alecsandri, del piccolo Stolojan, un
grazioso bambino che ammirai sotto le spoglie di conta-
dinello nel ballo Hora, eseguito per cortesia di squisita
ospitalia paterna al mio arrivo ad Heresti.
II signor Stork è un altro scultore, che ha suscitato
non lievi speranze per il gruppo rappresentante la signora
Davila in atto di proteggere le orfanelle dell'asilo Elena
in Bucarest.

*
L'esercito costituisce una delle cure più vive del Go-
yerno romeno ed ha generato sempre grandi speranze
nel paese, speranze che furono giustificate e superate nella
recente guerra russo-turca.
Nella casa del signor Tito Dunka, in calea Plewna a

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17 2 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

Bucarest, inquadrata ad una parete lessi la seguente


lettera autografa di Garibaldi:

Sig. Capitano Tito Dunka, allo stato maggiore della Ha Divisione


Romena- Per Bucarest davanti Plewna - Cap rera, 17 settembre 1877.

a Caro Dunka, Noi andiamo superbi de' valorosi nostri fra-


telli Romeni e specialmente della loro vittoria sui barbari.
Vostro G. Garibaldi. »

E davvero in quella guerra i romeni furono eroi, ed


all'eroismo essi preparano l'animo ed il corpo con ogni
specie di virtù e di abnegazione militare.
Viaggiando sul Danubio da Cernavoda a Smarda sull'O-
rient, ebbi a compagno uno de' più distinti generali ro-
meni, il Barozzi, comandante la Dobrogia e che aveva
fatto parte ultimamente, quale delegato della Romania,
del congresso geodetico tenuto a Roma: egli mi mostrava
vasti accampamenti, tra' quali, attendati, per adusarsi alle
fatiche più gravi ed alle giornate più rigide della stagione,
i soldati sono obbligati a vivere. Ed il soldato 6 bello,
forte e marziale, fiducioso nel proprio valore, pieno della
coscienza del delicato mandato che a lui confida il paese e
orgoglioso d'essere il depositario della patriottica missione.
E la missione non 6 solo patriottica, ma altamente
civile ed umanitaria. Le ambulanze dell'esercito ultima-
Mente, aggregandosi medici civili, percorsero tutta la
Dobrogia ricercando i contadini colpiti da febbri miasma-
tiche per portare sul luogo una cura efficace e diretta,
espediente che nessuna autorità comunale potrebbe com-
piere. E cosi resercito ha un yero scopo, non limitato
al momento. della lotta, o meglio in cerca di una lotta

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 173

continua per affermare la propria missione civilizzatrice.


E cosi intendiamo le virta de' legionari romani, che,
dopo le vittorie, deposte le spade, divenivano agricoltori,
muratori, scalpellini, fabbro-ferrai, e prosciugavano paludi,
costruivano ponti, trasformavano in giardini e vigne i ter-
reni incolti o rovinati dalle deyastazioni, aprivano nuove
strade, portavano nuova vita, nuovo sangue nell'organismo
o infiacchito o corrotto del paese debellato.

0:
L'esercito fu organizzato colle leggi r 1 giugno 1 8 u.,
27 novembre 1872, 12 marzo 1875, 12 aprile 188o,
20 giugno 1882 e 6 marzo 1885. Riferirò i dati più
recenti raccolti intorn° a questa organizzazione.
Premesso che il servizio militare 6 obbligatorio e si
basa sul sistema territoriale, 6 da notare che l'esercito
da campagna si compone anzitutto di due parti : truppe
permanenti e truppe semi-permanenti. Le truppe perma-
nenti hanno tre anni di ferma. Le semi-permanenti, dopo
una prima istruzione alle reclute, vengono rimandate alle
case loro, e il servizio 6 ordinato per modo che ciascuno
si trovi sotto le armi una settimana di ogni mese. La
strettissima applicazione del sistema territoriale rende pos-.
sibile quest'ordinamento.
Le truppe semi-permanenti di fanteria sono dette do-
roban.zi, quelle semi-permanenti di cavalleria sono dette
calarasci. I dorobanzi andando alle loro case si portano
armi e bagaglio ; i calarasci si portano perfino il cavallo,
del quale possono servirsi, purch6 lo mantengan° in buono
stato.

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174 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

La fanteria consta di otto reggimenti di linea (truppa


permanente) e 32 reggimenti di dorobanzi (i6 di prima
linea e 16 di seconda); più quattro battaglioni di cac-
ciatori (truppa permanente).
I reggimenti di linea sono, in tempo di pace; su due
battaglioni. I reggimenti di dorobanzi hanno un numero
di battaglioni che varia da tre a cinque secondo
popolazione del rispettivo circolo di reclutamento ; fra
tutti (prima e seconda linea) hanno 95 battaglioni, che
uniti ai 16 di fanteria di linea e a quattro di cacciatori
amo. in totale alla fanteria romena , 115 battaglioni
attivi.
Secondo la legge d'ordinamento si devono aggiungere
altri quattro battaglioni di cacciatori che non sono an-
cora formati, ed ogni reggimento di fanteria di linea
deve costituire il terzo battaglione.
La cavalleria si compone di quattro reggimenti di
truppa permanente detti rosiori e di 12 reggimenti di
trtippa semi-permanente (calarasci). I reggimenti di rosiori
sono su quattro squadroni e costituiscono riuniti una
divisione di cavalleria. I reggimenti di calarasci hanno
un numero di squadroni che varia secondo la popolazione
dei rispettivi circoli di reclutamento, analogamente a
.quanto succede pei reggimenti di dorobanzi. L' intiera
cavalleria fra truppa permanente e semi-permanente consta
di 66 squadroni.
L'artiglieria constava l'anno scorso di otto reggimenti
su sei batterie ciascuno ; ma erano in formazione varie
altre batterie, e si era dato commissione per l'acquisto
di molti cannoni Krupp, colle relative munizioni. La
legge d'ordinamento porta 12 reggimenti con 72 batterie;

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 175

ma l'esecuzione di essa procede a misura che lo consen-


tono i mezzi finanziari.
11 piano d'or4inamento accenna pure alla formazione
di molte batterie da montagna e da costa. Per ora sono
formate soltanto poche batterie da montagna.
Le truppe del genio constano di quattro battag,liimi
su quattro compagnie ciascuno. Due di queste compagnie
sono di zappatori, una di pontonieri ed una di telegrafisti
e ferrovieri. Salvo i ferrovieri ed i telegrafisti, tutte le
truppe del genio si troyano a Bucarest, iMpiegate ai
lavori di fortificazione.
Pei servizi accessori si hanno squadroni del treno,
compagnie di sanità, di sussistenza, ecc., il tutto in pro-
porzione al resto dell'esercito. 11 quale nel suo complesso
ripartito in quattro corpi d'armata e ima divisione di
cavalleria. Ogni corpo d'armata consta di due divisioni,
ed ha due reggimenti di fanteria di linea, un battaglioné
di cacciatori, quattro reggimenti di dorobanzi, tre reggi-
menti di calarasci, due reggimenti di artiglieria, un bat-
taglione del genio, uno squadrone del treno, una compa-
gnia di sanitk una compagnia di operai.
11 corpo d'armata essendo calcolato di 35 rnila uomini,
ne viene che l'esercito da campagna della Romania sa-
rebbe, in tempo di guerra, di 140 mila uomini, senza
calcolarvi la divisione di cavalleria permanente, due squa-
droni e mezzo di gendarmi e quattro batterie di arti-
glieria da montagna. In tempo di pace si trova sotto le
armi solo il quarto di queste truppe, cioé trentacinque-
mila uomini.
Sopravanzano per l'esercito di séconda linea 16 reg-
gimenti di dorobanzi, la maggior parte dei quali esiste

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176 CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE

solo sulla carta e di altri si hanno i quadri, come pure


si hanno per altre eventuali formazioni.
L'artiglieria dell'esercito di seconda linea 6 affidata ai
pompieri, dei quali esiste un corpo costituito, che conta
3400 uomini e moo cavalli.
Si crede che, all'occorrenza, questi uomini e questi
cavalli sarebbero certamente usufruiti per formare le co-
lonne da munizioni dell'esercito di prima linea.
L'esercito di terza linea dovrebbe essere costituito
dello stesso numero di unità che quello di seconda ; ma
it suo ordinamento 6 ancora di là da venire. Si fanno però
istruzioni ne' di festivi, alle quali intervengono i militi,
e non mancherebbero, all'occorrenza, i fucili per armarli.
La Romania ha quattro corpi d'artuata (a Craiova, a
Bucarest, a Galatz ed a Jassy), de' quali il primo ed
secondo sono comandati da' generali Angelescu e Cemat,
l'ultimo dal generale D. Racovitza.
II regno 6 diviso in otto divisioni militari e una di-
visione attiva in Dobrogia. Le sedi delle otto divisioni
sono Craiova, Pitesci, Bucarest, Tirgovic, Galatz, Foksani,
Roman e Botochani.
La stampa europea ricordò con molte lodi le grosse
manovre dell'esercito romeno del 1882, alle quali presero
parte 25,000 uomini sotto la direzione de' generali
Angelescu e Racovitza. =

r Di a/cuui distinti ufficiali superiori romeni, quail N. C. Dabija,


Demetrio Lecca, Savel Mano, Alcazp, si possono lLggere cenru
biografici nella Roumanie illustrée del 1882.

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CONDIZIONI ECONOMICHE E ISTITUZIONI VARIE 177

La marina romena ha naturalmente proporzioni molto


'imitate per la situazione geografica del paese, quantunque,
ottenuto uno sbocco al mare coll'annessione della Do-
brogia, la Romania possa anche in parte ora sviluppare
le forze della sua armata.
E Bureau Ventas pubblicò il repertorio generale della
marina mercantile per gli anni 1886-87. E noto, av-
verte la rivista marittima, che quel repertorio cita sola-
mente le. navi di mare che hanno almeno 50 tonnellate
di. stazza se sono velieri, e roo tonnellate se sono va-
pori, lo che spiega le differenze fra le statistiche ufficiali
di ciascun paese ed i bastimenti ivi riportati. Quanto
alla Romania sono indicate 19 navi a .vela con torrnel-
late 3354.
Le navi a vapore sono poi tre con 2125 tonnellate
lorde ed un amento nell'anno 1886 di tonnellate 459
di fronte all'anno precedente.

12 - AMANTE, ROM2Mill.

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,
II

Ts)
o
tet-
XI.

Al monte Athos

RELIGIONE E TOLLERANZA RELIGIOSA

L MONTE ATHOS, per antonomasia detto Monte


Santo, smisurata mole che si specchia sul
mare e s' innalza a mirabile altezza, la cui
o:nbra, al tramontare del sole, si estendeva second°
il fantastico racconto di Plinio, fino a sessanta chilometri
in distanza, ostacolo a Serse che tentò traforarlo per
farvi passare l'esercito invasore della Grecia, fu con-
tinua meta, nell'antichità e ne' tempi moderni, di idealisti
e di speculatori. I filosofi greci vi si recavano per godere
un'anticipata immortalità, poichè, cosi dicevasi, li sopra
si viveva bene per uno straordinario numero di armi,
e sacerdoti di og,ni culto vi piantavano le tende, lieti di
trovarsi quasi in più immediato contatto col cielo. Ed
infatti quella punta enorme, che misura alla base circa
cinquanta chilometri di circuito, presso gli avanzi delle
grandezze omeriche, slanciata tra un Occidente neghittoso
ed un Oriente che volge pur esso al tramonto per super-
stizioni, per accasciante fanatismo, per crudelth e sopra-

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8o AL MONTE ATHOS

tutto per ingorde aspirazioni di altre razze, quel monte,


ultimo angolo della penisola calcidica, che pare fuggire
la terra solo arrestato nella corsa dalle onde dell'Egeo,
6 divenuto un'immensa colonia ascetica, il rifugio
comune delle manifestazioni religiose di molti popoli.
Diverse migliaia di frati basiliani trovansi sparsi per
l'Athos, ed essi pregano per la pace del mondo, se non
per la sua perpetuità, se 6 vero che harm° in tanto
orrore l'altra meta del genere umano, che si rifiutano di
albergare qualsiasi animale, che appartenga... al sesso
femminile ! Ed 6 pur vero che l'abiezione dell'uomo
tend) far servire quel colosso a scopo di immensa corti-
gianeria: Demofilo voleva trasformarlo in un monumento
ad onore di Alessandro; ma terminò invece per essere
trasformato in tanti monumenti ascetici, in tante fortezze
religiose.
La Panagia, la punta estrema, miracolosa, fatidica, che
ha una grande statua della Madonna, è visitata, venerata,
ammirata tuttocli da credenti.
11 Monte Athos, nel presente lavoro, ci si rivela sotto
un aspetto nuovo : non 6 il monte dell'ascetismo,
monte della mitologia; 6 il monte delle memorie sto-
riche e artistiche: 6, o potra essere, il Montecassino della
Romania, quando ivi si vorranno rintracciare le memorie
storiche che debbono essere sparse in quegli archivi in
grandissimo numero.
11 signor Alessandro Pencovici vi fece un viaggio, ed
6 pregio dell'opera accennare a quanto egli scrisse d'aver
trovato sullo storico monte.
Da Salotficco coI vapore in r o ore si giugne sulle
rive del Rusico, ovvero al monastero di S. Panteleimon,

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AL MONTE ATHOS I 8i

costruito in gran parte da' romeni, ma abitato da russi


e greci.
Questa grande chiesa 6 una delle pia ospitali del Monte
Santo. Mentre Victor Langlois, nel suò libro Le Mont
Athos et ses monastéres (Parigi, 186-7), libro che contiene
gran numero di documenti scoperti nella penisola attonica,
parlando del Rusicu, non accenna che a 27 documenti
romeni ivi scoperti, il Pencovici invece ne trovb 3 2,
cio6 quattro in lingua slava, de' quali il più antico risale
al 1487, 15 in romeno, e 13 in greco. I documenti
trovansi tradotti in russo e raccolti in un volume di
618 pagine, col titolo: Acta, praesertim graeca, Rossici in
Monte Athos Monasterii. Questi manoscritti furono stam-
pati in Kiew nel 1873 per servire quali atti e prove
nelle discussioni sul conflitto insorto tra russi e greci
pel possesso del monastero S. Panteleimon, questione
svolta ampiamente nel libro edito il 1874 a Costantino-
poli : Opuscule sur la question du Couvent de S. Panteleimon
au mont Athos, par un ami de la vérité.
Dal Vatopedu, ove ammirasi una ricchissima biblioteca,
contenente il pia antico esemplare della geografia di To-
lomeo e di Strabone, traversando a cavallo monti e di-
rupi, si giugne verso sera al monastero bulgaro di Zu-
grafu (che vuol dire ornatore di chiese, riferibile a S. Giorgio,
cui attribuisconsi molte memorie), dove trovansi pure
25 monaci romeni, che ne' loro riti adoperano la lingua
natia. Quivi si ammirano gli ornamenti ed il ritratto di
Stefano il Grande, ed una delle bandiere conservate si
ritiene sia lo stendardo glorioso che fu compagno nelle
vittorie del grande capitano.
San Giorgio 6 popolare in Romania. Si narra che Ste-

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18 2 AL MONTE ATHOS

fano il Grande, respinto da' tartari nel suo primo attacco


alla città Biarica, abbia passato il Pruth e siasi fermato
una notte nel monastero di Dobrovek per pregare Iddio.
Dammi, o Signore, la forza per combattere i
nemici, che vogliono saziarsi col sangue romeno !
E S. Giorgio avrebbe risposto : Se tu, o Stefano,
non possiedi forza abbastanza, ne ha Iddio moltissima.
Lotterò anch'io al tuo fianco, ed insieme vinceremo i
tartari. Ma, per gratitudine, tu devi dalle fondamenta eri-
gere sul Monte Athos monasteri a Dio.
La vittoria coronò gli sforzi di Stefano, che costrui
di nuovo il monastero del Zugrafu, con la festa annuale
di S. Giorgio, e mise a disposizione del cenobio le ren-
dite del monastero di Dobrovek. I preti ogni giorno nelle
loro cerimonie rammentano il nome di Stefano e quello
della famiglia, una lista di 5 o nomi!
La chiesa, eretta da Stefano il Grande il 1502, rovinò
nel 18o o, e sulrantica base fu costruito nel 1802 un
nuovo catolicon, ove scorgesi un ritratto di Stefano il
Grande e di altri tre, tra' quali Alessandro-Voda e Ba-
silio-Voda. Stefano appare senza sciabola: il pittore si
peritò di disegnarlo armato per riguardo a' turchi vinti
da lui, perchè il monastero trovasi in territorio turco.
Gli archivi del monastero di Zugrafu contengono
moltissimi documenti riflettenti la storia romena. Sulla
storia generale della Romania sono sepolti veri tesori nei
monasteri dell'Athos; sono documenti relativi ad antiche
denominazioni e limitazioni, al numero degli abitanti delle
varie località, al sistema tributario, ecc. Il Govern() russo
mandò il signor Sevastianof per esplorare la penisola
attonica, accompagnato da architetti, da fotografi, da pit-

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AL MONTE ATHOS I 83

tori, e furono riportati preziosi materiali a Pietroburgo.


Ben 3500 fotografie illustrano quasi s000 pagine di mano-
scritti. Cogli scritti di Uspensky, di Abramovici, di Miller
e di Sevastianof uno scrittore fi-ancese, più sopra citato,
il Langlois, ha potuto pubblicare nel 1847 notizie com-
plete su quanto riflette la scienza in quella regione corn-
posta da monasteri. E tra' documenti, de' quali si fa
menzione, più di 1 000 manoscritti in lingud romena,
slavona e greca riguardano generalmente i romeni.
Esistono ancora cataloghi, che contengono i nomi delle
famiglie principali romene, e ritratti di principi e princi-
pesse, quali, per esempio, il ritratto di Michele il Bravo
sulle mura di Simopetra, riprodotto colla, barba comple-
tamente bianca ; il monumento del metropolita Teofan,
morto nel Dochiaru, lo stemma romeno sulla porta della
chiesa Rusicu e cosi via via. Le iscrizioni sulle pareti
delle chiese sono pure assai importanti in relazione alla
storia romena: in quelle de' monasteri di Xenofu e Do-
chiaru si ricordano illustri personaggi, vissuti tra il 1545
e il 1567, i quali certamente furono romeni. Due iscri-
zioni, colle loro lettere paleografiche, furono riprodotte
nel libro: Mémoire sur une mission au Mont Athos, par
M. Bayet (Parigi, 1876), quantunque la traduzione del
testo sia inesatta.
La pop- olazione della penisola si compone di cinque
o sei mila abitanti, sopratutto greci, slavi e romeni. Sono
tutti ortodossi, monaci sottoposti alla regola di S. Basilio,
divisi tra 20 monasteri con 12 chiese e sparsi in cin-
quecento casette, sporadicamente piantate nelle estremità
delle montagne volte al mare. Questa repubblica mona-
stica 6 amministrata da Karia, capitale della penisola,

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184 AL MONTE ATHOS

per mezzo di delegati de' monasteri, tra' quali 17 greci


e tre slavi. I monaci romeni sommano quasi a 500
sparsi qua e la: il gruppo pi* importante, di 17o, 6 sud-
diviso tra' due monasteri, propriamente romeni, di Lacu
e Prodomu. Il primo, per ristrettezze finanziarie, fu fondato
in un selvaggio precipizio tra' monti di S. Paolo, dal
quale dipende. Ivi i 70 monaci romeni traggono.innanzi
la vita assai miseramente, perch6 non hanno che 1000
lire all'anno di fisso, e procurano di guadagnare qualche
altra cosa colla vendita delle lagrime della madonna, una
specie di fagiuoli selvaggi, coltivata da' monaci, che ne
formano un gingillo (alla foggia delle nostre corone) per
venderle a' forestieri.
Un altro manastero romeno, tra' più venerati dell'Athos,
6 quello situato presso il monastero greco del Laora,
da cui dipende. Ad un'altezza di 2000 metri, i monaci
romeni, con ammirabile pertinacia, hanno saputo spezzare
scogli e trasformare aride rocce in un grazioso giardino.
È difficile descrivere gli intrighi orditi dagli stranieri
per combattere l'elemento latino trapiantato sull'Athos.
Basteti all'uopo consultare un libro del monaco Daraiani.:
La qttestione del monastero romeno spiegata sulla base di docu-
menti autentici (Bucarest, 1879), e vari giornali romeni
che si occuparono della questione, quali Ortodoxul, Ro-
mania Libera, Telegraful. In sostanza i monaci romeni
hanno pretese molto modeste. Vorrebbero abolita la di-
stinzione di Moldavi e Monteni (antiche denominazioni
anteriori all'unith politica romena) e sostituita la deno-
minazione di monastero romeno, bandendo perciò la distin-
zione di Moldavia e terra romena, che serve di base per
scegliere questo o quel superiore pe' monasteri. Hanno

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AL MONTE ATHOS r85

poi invano chiesto di potere, a proprie spese, condurre


l'acqua al proprio monastero sulla terra di Lavra. A ció
i lavrioti si sono sempre opposti, dimenticando che il
loro monastero deve gran parte della costruzione e delle
rendite alla magnanimith romena dal Radu-Voda, dal
Neagoe-Voda e dal Petru-Voda Schiopul al Teremia-
Voda Movila, al Gavril-Voda Movila, al Serbano-Voda II
Cantacuzeno, al Costantino-Voda Recovitza-Cehan, come
chiaramente rilevasi da documenti conservati nell'archivio
del monastero lavriota.

s
Da questa manifestazione religiosa romena trapiantata
sul Monte Athos facciamo ritorno alla Romania e diamo
uno sguardo alla sua religiositá (se 6 permessa la dizione)
ed alla sua organizzazione ieratica.
E pregiudizialmente si affaccia il quesito : quale e
quanta 6 la religiosita de' romeni? Il motto scritto sullo
stemma nazionale: nihil sine Deo, farebbe supporre che sia
immensa; invece, altri ritengono sia nulla.
L'Obédenaire dice che in Romania non vi 6 religione;
ma solo superstizione, e questa tratta non dal cristianesimo,
ma dal paganesimo. Ivi non vi fin-ono mai controversie
religiose, non sette, non dissidi, non dispute, quantunque
ciò costituisca il flagello de' paesi vicini, ed in Russia
si contino oltre zoo s6tte religiose. La tolleranza, intesa
in senso assoluto, 6 la prerogativa de' romeni, e le av-
versioni al riconoscimento completo giuridico degli ebrei
devono ripetersi, come si vedra tra breve, solo da una
ragione politica. Durante la lotta religiosa tra' cattolici e

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i86 AL MONTE ATHOS

Ungheria, numerosi cattolici ungheresi si rifugiarono in


Moldavia. Non solo i romeni non tentarono fare una
propaganda tra i nuovi venuti ; ma concessero loro aree
per costruire chiese, anzi dotarono queste chiese mede-
sime, e principi moldavi, ritenuti piissimi ortodossi, fe-
cero a proprie spese costruire chiese e conventi pe' cat-
tolici emigrati.
I conventi numerosi in Moldavia e Valacchia accen-
nano, anzich6 ad un'affermazione religiosa, ad una neces-
sith disgraziata de' tempi : nelle guerre servivano di ri-
fugio, o di offesa a' nemici. Il Govemo ne indemaniò i
beni e colla legge del 1864 stabili che per massima
nessuna donna potesse farsi religiosa che dopo i 50 anni,
senza che ciò sollevasse nessuna protesta in Romania,
il che non si verificò certo altrove.
In tutta la Romania non esistono che due reliquie e
appartengono a corpi di santi stranieri, a slavi. L'adora-
zione del corpo di S. Demetrio, conservato a Bucarest,
non si estende oltre Bucarest, e perciò non esiste alcun
pellegrinaggio da' paesi vicini alla capitale romena ;
il che 6 un fenomeno nuovo di fronte alle abitudini di
altri popoli, che si recano annualinente o più spesso ad
adorare queste o quelle reliquie ne' tempi delle diverse città.
I corrispondenti di giornali, nell'ultima campagna russo-
turca, rilevarono in Bulgaria che quasi tutti i russi hanno
croci, imagini di santi, ecc. sospese al collo. Il romeno
delle campagne non porta addosso alcun amuleto relativo
alla religione. Invece i ragazzi portano degli oggetti atti
a scongiurare... la nostra jettatura (in romeno deochiu).
Le teorie del giurista Valletta, come si vede, sono riflesso
di un sentimento internazionale.

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AL MONTE ATHOS 187

L'Hasdeu ha osservato che in Romania non esiste


borgata o villaggio che porti il nome d'un santo.
Bisogna traversare la frontiera del nord o recarsi in Tran-
silvania per trovare paesi col nome di San Giorgio, San
Michele, San Catolu, ecc. A Bucarest qualche chiesa ha
nome di santi, come San Giovanni, San Nicola, San
Pietro; ma la maggior parte delle chiese della metropoli
porta nomi di individui, che non hanno nulla a dividere
co' santi. In altri paesi i quartieri prendono i nomi dei
santi delle chiese: a Bucarest invece sono le chiese che
assumono i nomi de' guartieri o di uomini illustri defunti,
come la chiesa Crekulescu, la chiesa Principe Radu, quella
di Domna Balaja, ecc., o di deith mitologiche, come la
chiesa di Santa Venere.
L'Hasdeu, che ha scritto la storia della tolleranza re-
ligiosa, dà molti esempi dell'assenza del sentimento reli-
gioso e della indifferenza. Nelle questioni sociali e nazio-
nali, i preti scismatici e i preti del culto greco-unito (che
riconoscono la supremazia del papa), lavorano di comune
accordo -per gli interessi della nazionalith.. Nell'ottobre del
1877 moriva a Sibiu, in Transilvania, l'Ilarianu, insigne
storico e letterato romeno, procuratore generale della
Corte di cassazione. I due deli assistevano alla cerimonia
funebre. I preti cattolici officiavanp coll'assistenza.del coro

A Bucarest il y a une église dite de Santa- Vinere (sainte Vénus),


et qui a la spécialité de trouver des maris pour les vieilles filles,
de venir en aide aux femmes qui plaident en divorce devant le
tribunal, de faire revenir auprés de leur épouse les maris par trop
volages, de décider les amants de vieille date 3. épouser leur
amante, etc.
La méme Santa-Vinere guérit la catégorie de maladies qui por-
tent à peu prés le mane nom. Cosi l'Obédenaire.

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188 AL MONTE ATHOS

de' seminaristi scismatici. Che più ? Diversi anni addietro


moriva a Bucarest il professore di storia del collegio: era
un ebreo che professava medicina ed era stato anche rab-
bino. I professori del collegio e gli allievi seguivano il fe-
retro al cimitero. Parve naturalissimo che il professore
dell'insegnamento religioso dovesse pronunciare l'orazione
funebre. Un monaco scismatico fece l'elogio di un
rabbino !

*
Le osservazioni e le prove addotte dall'Obédenaire per
dimostrare il dif6tto di sentimento religioso in Romania
potrebbero piuttosto spiegarsi col possesso d'un'altra qua-
lità, comune a' popoli latini, l' indiffer aqa. L' indifferénza
in materia religiosa 6 la caratteristica de' popoli latini, i
quali tuttavia sono e rimangono in massima parte cattolici.
A questo fenomeno deve forse l'Italia la fortuna che l'In-
quisizione abbia trovato un terreno poco adatto per radi-
carsi, come il p.rotestantesimo, ne' suoi sforzi di propa-
ganda, ottiene risultati meschinissimi nell' Europa meri-
dionale.
Tuttavia o il difetto di sentimento religioso, o la tolle-
ranza religiosa:, o l' indiferentismo che si vogliano attri-
buire a' romeni, come si spiegano coll'astiosith addimo-
strata contro gli ebrei, il che formò tema costante di molti
opuscoli e pascolo quotidiano di gran parte della stampa
europea?
Innanzi di procedere oltre, di parlare cio6 dell'orga-
nizzazione religiosa in Romania, 6 pregio dell'opera af-
frontare questa domanda, la quale si presenta spontanea-

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AL MONTE ATHOS 189

mente al pensiero quando si parla della Romania e dei


suoi costumi.

*
La questione israelita in Romania 6, o meglio, 6
stata tutt'altro che una questione religiosa. La religione
fu un pretesto per imprimere alla causa tanto dibattuta un
carattere esclusivo di liberalismo e attirarle cosi le sim-
patie del pubblico.
L'articolo 8 della costituzione romena stabiliva: « gli
stranieri di riti cristiani possono solo ottenere la natura-
lizzazione ».
La costituzione romena del 1879 proclamava nell'arti-
colo 21 che la libertà di coscietqa 1 assoluta, e nell'articolo 7
che « la differenza di credenze religiose o di confessioni
non costituisce in Romania un impedimento all'acquisto
ed all'esercizio de' diritti civili e politici. Certo, esclama il
Laveleye, non si pub reclamare di più: le costituzioni degli
Stati piÙ liberi non contengono garanzie più complete e
più esplicitt. Solo il paragrafo 50 dello stesso articolo 7
dice: non possono acquistare degli immobili rurali in Romania
che i romeni o quelli che sono naturali.uati romeni. Gli ehrei
sono considerati come stranieri. Possono invero chiedere
la naturalizzazione; 'ma questa non st ottfene che per prov-
vedimento legislativo quando se ne faccia domanda.
.È noto quanto si tent?) per stabilire sotto questo rapporto
un trattimento di uguaglianza per gli ebrei : ma a quasi
tutti 6 ignoto che una diversia di trattamento deve ripetersi
non da ragioni di intolleranza religiosa, ma da ragioni d'in-
dole affatto speciale, che non debbono confondersi coll' in-

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190 AL MONTE ATHOS

tolleranza religiosa; ma con un sentimento più alto, quell°


dell'indipendenza politica. I Gabinetti europei per questo
rispetto credettero e mostrarono di credere ció che era
assolutamente falso. Anche l'Italia disgraziatamente cadde
in simile equivoco, quantunque al Congresso di Berlino
il conte Corti mostrasse di conoscere perfettamente la
questione. La sua condotta amichevole e accorta fu ap-
prezzata e rilevata da un egregio scrittore e diplomatico,
il principe Giorgio Bibicescu; = e cosi fecero una giusta
distinzione anche altri uomini politici. 2
Ê pregio dell'opera aggiungere qualche parola in pro-
posit°, tanto più che la questione israelita ha dato origine
ad una vera letteratura politica. Basterà ricordare i nomi
del Baronescu, del Codrescu, del Blunschli, dell'Idovii, del
Gherghely e del Rupert, autore d'una monografia sulla
immigrazione degli israeliti in Romania, e sopratutto gli
eloquenti discorsi pronunciati su questa materia alla
Camera dei deputati il I° ottobre 1879 dal ministro
degli esteri M. Boeresco (Bucarest, stamp. Mihalesco,
1879).
Un opuscolo edito il 25 agosto 1879 a Parigi (Mémoire
sur la revision de r article 7 de la constitution roumaine), dimo-
strava come l'Europa esigesse dalla Romania quanto essa
stessa non seppe fare per lungo tempo, e come gli israeliti
i Nel suo importante lavoro : llistoire d'une frontière, la Roumanie
sur la rive droite du Danube. Parigi, 1883, pagine 24, 38 e seg.
2 11 r° luglio 1878 il Gortschakoff dichiarb di a non poter am-
mettere che i diritti civili e politici fossero accordati agli israeliti di
Romania e chiese (testuali parole) « di non confondere gli israeliti
di Berlino, Parigi, Londra o Vienna, a' quali non si poteva certa-
mente negare alcun diritto politico e civile, co' giudei della Serbia,
della Romania e di alcune province russe, che sono, a proprio av-
viso, un vero flagello per le popolazioni indigene ».

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AL MONTE ATHOS 191

si trovassero in rapporto a' romeni come gli arabi dell'Al-


geria francese di fronte a' francesi. E proseguiva:
« Les israélites de Roumanie sont, en grande partie
encare, loin d'ètre assimiles au reste de la population.
Parlant une langue étrangere A celle des autres habitants,
ayant d'autres moeurs, d'autres traditions, d'autres aspi-
rations, ils croient former dans l'Etat une colonie h part,
une espece de colonie allemande. Depuis Vann& 1864,
époque oii fut promulgué le code civil, qui leur permettait
de demander la naturalisation, jusqu' A l'adoption de la
constitution du 1866, qui leur retira ce droit, il n'y a pas
ea une seule demande de ce genre faite par un juif. Ce trait
suffit pour montrer le peu de cas que les israélites faisaient
alors de la nationalité roumaine.
« D'apres le recensement approximatif qu'on a pu faire
en 1869, sur 4,582,602 habitants que compte la Roumanie,
il y a 218,304 israélites ; et comme il est établi que la
population juive augmente dans ce pays de 6o,000 Ames
tous les dix ans, on peut dire qu'elle y atteint aujourd'hui
270,000 Ames au moins, c'est-A-dire qu'elle forme plus du
vingtieme de la population totale. Ce nombre, dejà si
considerable, prencl des proportions bien plus grandes,
quand on ne considere que la Moldavie seule, qui sur
1,486,800 habitants conipte 200,000 israélites, soit le
septieme de la population. Dans le district de Jassy il y a
25,58 juifs sur cent habitants ; dans la ville de Jassy il y
en a 72 sur cent. Dans le district de Botochani, la pro--
portion est de 16,48 juifs sur cent. Dans la ville de
Mihaileni elle est de 70. A Bucarest elle n'est que de i6.
« Veut-on savoir maintenant dans quelle proportion cette
énorme population israélite contribue aux charges de l'Etat?

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192 AL MONTE ATHOS

Void de nouveaux chiffres :


Il y a en Roumanie 763,768 contribuables, dont
27,288 juifs seulement, c'est-h-dire que sur 1 oo juifs
3,57 sont imposes, tandis que sur roo chretiens6
9_243 le
sont. Dans la Moldavie la proportion des-chretiens contri-
buables est de 91,18 sur roo, et celle des juifs de 8,92.
Dans la Roumanie entière il y a 19 juifs sur roo pa-
tentés; dans la Moldavie, il y en a 45 0/0; dans la ville
de Jassy, 76 Vo.
Que l'on compare ces chiffres avec ceux que tournis-
sent d'autres pays! Ainsi, pour ne citer qu'un exemple,
la France, dont la population est au moins huit fois plus
grande que celle de la Roumanie, compte quatre fois moins
de juifs.
Proportionnellement au nombre de ses habitants, la
Roumanie est dom le pays de l'Europe qui comprend le
plus grand nombre d'israélites; cependant on lui demande
de procéder A leur emancipation avec plus de rapidité que
n'a procédé aucun autre pays.
Partout oil il y avait un grand nombre et israélites,
on a prepare leur admission aux dr,oits civils et politiques
par des mesures prépaqtoires, sur lesquelles, souvent
méme, il a fallu revenir, parce qu'elles avaient été prises
trop hltivement. Le cas s'est présenté dans la Grande-
Bretagne en 1754, en France en 18o8, dans le grand-
duche de Bade en 1830, en Prusse apres 1812. Nombre
de petits Etats allemands on fait de même.
Nulle part les juifs n'ont été admis d'emblée à l'égalité
civile et politique. En France leur emancipation complete
ne date que de deux generations. En Angleterre, elle ne
s'est définitivement accomplie qu'en .1858. En Autriche,

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AL MONTE ATHOS I 93

c'est seulement depuis 186o qu'ils pouvent acquérir des


biens fonciers. La Suède ne leur était pas entièrement
ouverte avant 1854. A Rome, ils étaient encore parqués
dans le Ghetto en 1869, et, en Algérie, ils ont attendu les
droits de citoyens français jusqu'en 1870 ».
E nel 1878 in un opuscolo edito a Roma dalla tipografia
Artero (Les Juifs en Romanic; remarques sur la convention
de commerce et de navigation entre r Italic et la Roumanie) si
asseriva che nel fatto non-sisteva un romeno, 606 appar-
tenente alla nazionalità romena, che fosse ebreo. Gli ebrei
residenti in Romania, nel numero di oltre 300,000, sona
ebrei polacchi, emigrati specialmente dalla Polonia russa,
che giungono in Romania a grandi frotte. Essi non deb-
bono confondersi cogli israeliti d'Italia e di Francia, che si
distinguono per affetto alla patria e per largo .contributo al
movimento ed alla cultura nazionale. Sono invece uo-
mini nomadi, in gran parte ignoranti, ripieni di strane
superstizioni e avversari dello stesso israelitismo, del quale
sono una degenere emanazione. Quell'opuscolo riporta
un' importante rassegna scientifica sull'etnografia degli israe-
liti, pubblicata nella République française del 4 luglio 1876,
ed un altro articolo della .Revue Britannique del febbraio
1877, scritto da un israelita, che fa l'elogio degli israeliti
de' paesi occidentali messi a confronto co' correligionari
dimoranti in altri paesi.

« Il est à remarquer que les Juifs de la Pologne el de la Russie,


c'est-à-dire les deux tiers à peu près du peuple hébreu, affichent un
souverain ntipris pour ceux de leurs coreligionnaires qui ne respectent
pas scrupuleusement le texte et le formalisme de toutes les priéres,
de tous les rites, de toutes les cérémonies de leur culte. A leurs
yeux, ce ne sont plus des juifs; ils les condamnent comme apostats.
Dans son pays, le juif polonais est le plus parfait modèle de l'israé-
.13 AMAMI'S, Romano.

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194 AL MONTE ATHOS

Il prof. Bertillon, illustre per mold lavori di demo-


grafia osservando che gli ebrei in Romania erano 6o,000
nel 1849, e che erano divenuti in breve 400,000, se-
condo i calcoli del Bulletin de l'alliance isralite universelle,
edito a Parigi, acutamente osservava « comment ad-
mettre qu'ils accourent avec un si vif empressement
dans un pays oa il seraient réellemnt tyrannisés et noyés? »
Ernesto Desjardins alla sua volta notava ;
a Ce n'est donc pas leur religion qui les distingue seule
des autres hommes, c'est mkrie comme on le verra la
moindre chose aux yeux des roumains, et j'affirme que
le motif religieux n'a aucune part dans les mesures prises par

lite orthodoxe. Il est bigot et intolirant; il a l'esprit cuirassi eontrt


tout progrIs et mime contre tout bon sens. Il jeanera deux ou trois
fois par semaine, il se proménera par les rues en robe lortgue, avec
ses bandellettes et ses omements cabalistiques, et toute conversation,
qui ne roulera pas exclusivement sur le Talmud lui paraitra grosse
d'inconvenances. C'est enfin un ascéte et im fanatique ».
. .
Si nous passons de l'Allemagne It la Roumanie, nous sommes
frappés du contraste. Ici régnent dans toute leur énergie l'esprit
d'exclusivisme des israélites et le zéle fougueux de leur orthodoxie.
L'intransigtance qu'il affichent à l'égard de la civilisation moderne a
retardé pour longtemps leur imancipation politique. On les voit se pro-
mener en public avec de longues robes gamies de franges, la che-
velure flottante, la barbe inculte, parlant un jargon incompréhensible
sans s'inquiéter aucunemeut des coutumes et de la langue des chrétiens
du pays. Pourquoi donc s'étonner s'ils sont encore persicutés, s'ils sont
rest& victimes d'une législation exceptionnelle? Il est d'autres pays où
l'empressement des hébreux à se mettre à l'unisson des moeurs qui
les entourent a facilité leur progrés vers une meilleure situation
sociale; mais jamais leurs corréligionnaires de la Roumanie ne verront
modifier leur conditions misérables tant qu'ils n' auront pas disarmé le
préjugi qui les frappe, par une Iducation toute nouvelle. Tandis que
l'assemblIe législative des roumains fait tous ses efforts pour antéliorer
le sort du pays en gineral, il serait bou que, de leur côté, les diverses
parties de la population idchassent de se rendre dignes de leurs gou-
vernants P.

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AL MONTE ATHOS I95

le gouvernement, ni dans l'hostilités que la population leur


tetnoigne... La majorité des families juives habitant la
Roumanie est de naissance comme de volonté, de moeurs,
d'esprit et de langue, Itrange're au pays. Elle y est venue par
émigration de l'Autriche et de la Russie... Ils ne veu-
lent pas envoyer leurs enfants aux écoles nationales. et
alléguent la religion et la tyrannie qu'il y au'rait à im-
poser I ces enfants une autre langue que leur jargon
allemand ». =
L'Obédenaire in un.suo articolo scriveva: « ceux qu'on
appelle juifs en Roumanie, ce sont des juifs allemands
venus de la Galicie ou de la Podolie depuis peu d'années

L'opuscolo sopra citato conclude:


« 11 resulte que les juifs arrivent en Roumanie de la Pologne et
de la Podolie; que dans ces provinces ils sont plus d'un million;
qu'ils viennent en grand nombre en Roumanie parceque dans
ce pays ils se trouvent mieux que dans les provinces polonaises;
que les nouveaux arrivants, comme ceux qui sont nés en Roumanie,
ont une langue, des moeurs, des tendances, des préférences, une
nationalité en somme complètement différente de la nationalité rou-
maine; qu'ils tiennent énormément à leur jargon (qui rassembIe
5. peine 5. l'allemand), et qu'ils se montrent trés-réfractaires à l'a-
doption de la langue, des moeurs et de la nationalité roumaine;
que ces juifs font un Etat dans l'Etat; qu'ils sont un dissolvant
de toute nationalité; que jamais on ne les a persécutés pour
leur religion; qu'on leur défend de s'établir dans les communes
rurales parceque c'est une mesure générale en Roumanie d'empécher
toute race étrangére (race non-latine) de coloniser le pays; que
c'est chose prouvée pour des hommes impartiaux et éclairés que les
roumains verraient infailliblement péricliter leur nationalité s' ils se
laissaient envahir par une race étrangére, par les juifs polonais,
aujourd'hui surtout qu-une puissance voisine n'attend que des pré-
textes à invoquer pour détacher quelques parcelles de la Roumanie ».
V. pure Beaure e Martorel: La Roumanie, ecc. Paris, 1878,
p. 18z. A parte quel giudizio del Desjardins nel suo libro sugli
israeliti in Moldavia, non diverso é il giudizio dato dalla stessa
Nuova Stampa Libera di Vienna (del 6 giugno 1879), giornale fon-
dato da israeliti.

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196 AL MONTE ATHOS

le plus souvent A. la suite des armées envahissantes, et ayant


conservé leur langue (jargon allemand), leurs moeurs,
leur nationalité, entièrement différente de la nationalit6
latine des roumains. Les juifs font un Etat dans l'Etat,
un Etat .non latin dans l'Etat latin. =

E De Laveleye nel suo libro: La pininsule des Balkans


(Bruxelles, 1886, tomo 2°, p. 3o I) riferisce queste pa-
role a lui dirette dal re Carlo nella villa di Cotroceni:
a les israélites ont des grandes qualités: ils sont intelligents,
économes, trés-actifs; mais ce sont ces.qualités mêmes qui
les rendent redoutables pour nous sur le terrain &ono-
mique. A tort ou h raison, ce que l'on craint ici c'est
qu' ils ne parvennient peu A. peu h monopoliser en leurs
mains la propriété du sol tout entier ».
t nota l'emancipazione de' contadini, compiutasi nel
1864, a' 'quali furono attribuiti assegnamenti di terreno da
tre a sei ettari. Lo Stato pagb il valore di questi, in ragion
di lire r2o per ettaro, ak proprietari; e i contadini avevano

I signori Beaure e Martorel conchiudono: cc tout en regrettant les


faits qui se sont produits, nous devons dire que la cause en est
absolument étrangére a la religion. Les juifs polonais et russes jouent
en Roumanie un rdle politique qui &plait aux habitants, et malheu-
reusement les costumes et les accessoires ne rendent pas le re)le plus
sopportable. Le roumain suffirait encore volontiers d'étre dèpouillé,
mais il ne vent pas qu'on essaye de le dénationaliser. On se rap-
pelle l'épisode de nos guerres de la Louisiane. Les espagnols pren-
nent un fort français et pendent les soldats, qui le défandaient, avec
cet écriteau sur leur gibet: pendus, non comme français, mais comme
hérétique. Un capitaine français accourt pour la vengeance, reprend
le fort, pend les espagnols au in6me gibet et change ainsi l'écritau:
pendus, non comme espagnols, mais comme assassins. Les roumains
peuvent dire que les israélites sont en butte aux persécutions dont
ils se plaignent non comme israélites, mais comme agents occultes
et opiniatres de convoitises étrangéres.
i V. L' Alliance Laiine, sett. 1878.

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AL MONTE ATHOS 197

il dovere di rimborsare lo Stato in 16 annualiti. Oltre


quattrocentotrentamila famiglie divennero per tal modo
proprietarie ; ma la inalienabilith de' terreni cosi attribuiti
fu limitata ad un trentennio. Quindi il timore che gli israe-
liti possano sostituirsi completamente a' piccoli proprietari,
tanto più che la condizione di questi ultimi, per altre cause,
6 tutt'altro che buona; e cosi oltre rottavo della proprieti
fondiaria romena, ch6 a tanto ascende quella concessa
dallo Stato ai contadini, passerebbe agli israeliti.
Fautore non della tolleranza, ma della perfetta uguaglianza
religiosa, ammiratore delta tenacia, dell'affetto alla patria,
che .gli israeliti dimostrano in Italia, in Francia ed in altri
paesi, ho voluto dedicare poche parole alla questione israelita
in Romania, solo per dimostrare che non si deve confon-
dere la religione colla setta, la parte colta colla parte
ignorante, e sopratutto non devesi condannare un popolo
generoso astraendo dalla conoscenza di ordine storico e
locale o da certi sentimenti che sono manifestazioni non
di intolleranza, ma di conservazione e di spirito indipen-
dente.

*
La religione dello Stato 6. la greca ortodossa; ma la
Chiesa 6 indipendente da Costantinopoli. Questo fatto,
seconde alcuni romeni, spiega in parte l'autonomia con-
servata da' Principati, essendosi cosi potuto frapporre un
ostacolo all'assorbimento o da parte de' cattolici dell'Au-
stria-Ungheria, o da parte degli scismatici della Russia;
a tacere della Turchia, frenata nelle sue voglie dal valore

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198 AL MONTE ATHOS

dell'esercito romeno e dalla sapienza de' condottieri, specie


di Michele il Bravo.
Pere> l'identita della confessione, colla sola differenza
dell'autonomia ieratica, non avrebbe certo potuto diminuire
i pericoli della propaganda panslavista, la quale trove) osta-
coli insuperabili nelle condizioni etnografiche si diverse e
nella tempra della popolazione.
Il Sinodo della Santa Chiesa autocefctla ortodossa romena
(6 questa la denominazione ufficiale) si compone di i6 alti
dignitari ecclesiastici (metropoliti, episcopi, arhierei), di
un segretario, di stenografi e di funzionari. Le giurisdi-
zioni ecclesiastiche maggiori si denominano eparhiele. Esse
comprendono la metropoli di Bucarest e di Jassy, ed
hanno le seguenti cariche: Archiepiscopul, Arhiereul, Ar-
chimandritul, Diaconul, Jeromonahul, Jerodiaconul, Mona-
hul, Preotuli, ecc. Seguono le Episcopie di Buzeu, Arges,
e di altre quattro città, presiedute da un Arhiereul (in
fi-ancese grand-pretre). Infine vengono le Protopopie, cio6
arcipreture, con cura d'anime, che hanno giurisdizione sui
judetul, cioè sulle province.
I cenobi hanno anche una speciale organizzazione, diretti
da un superiore (Archimandritul), da un economo, da
un cassiere, da un eccles.iastico (duhovnicul, cio6 confes-
sore) e da un monaco col titolo di arhondar.
La Chiesa romena, oltre i due metropoliti indicati,
-conta sei vescovi, 22,178 preti, 168 monasteri, 6767 chiese
e otto s.eminari.
I preti sono retribuiti dallo Stato e da' municipi. Non
hanno in verith molta cultura (maggiore, anzi notevole, 6
quella de' preti di Transilvania); ma sono molto stimati
per la loro probità, per l'esemplarità di buoni padri di

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AL MONTE ATHOS 199

famiglia, e sopratutto per patriottismo, del quale nel 1848


diede si nobile esempio il famoso curato di Celeiu, Gio-
vanni Chapca.
11 clero ha un organo a stampa, un periodico mensile
gentilmente trasmessomi in dono per diversi anni: Biserica
orthodoxa romana, nel quale si rende conto delle leggi ec-
clesiastiche vigenti, de' vari rapporti tra la Chiesa orto-
dossa e la eterodossay delle condizioni del papismo in
Romania, della storia de' santi e de' conventi, della situa-
zione economica fatta al clero, retribuiti in verità in modo
meschinissimo ; a tacere di alcune-monografie speciali
notevoli per erudizione, come, per esempio, uno studio
nuovo ed accurato sulla vita di S. Cirillo, autore dell'alfa-
beto omonimo, studio che pub leggersi ne' numeri 2 e 3
(anno 1882) di quel periodic°.

Più innanzi fa riprodotto il disegno della Curtea d'Arges.


Sopra una collina non lontana dal centro di Bucarest, sorge
il monastero di San Demetrio, che rimonta agli ultimi
anni del secolo xii, o ai primi dei. secolo xm. Ha linee
caratteristiche, come la Curtea d'Arges ed 6 ripieno di
memorie storiche, perchè i capitani più illustri romeni vi
ebbero residenza, quali Michele il Bravo, il granduca
dell'Olton, il bano di Maracina, ecc. E li si ammirano le
imagini de' più grandi romeni, tra' quali giova ricordare
l'affresco di Matteo Bassarab, l'introduttore della stampa
in Romania, con la semplice epigrafe:
JO MATHEI BASSARAB

Non sono senza interesse le osservazioni storico-filo-


logiche che sulla prima parola scrisse, nel 1885, Ales-

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200 AL MONTE ATHOS

sandro Macedonski: a ce Jo a touj ours précédé l'énon-


ciation des titres et noms de souverains et a servi de
sujet aux dissertations les plus variées. Selon les uns,
parmi lesquels il faut compter le savant archéologue César
Boliac, il signifie : moi, comme l'italien io et le roumain
iou (Eu); d'autres soutiennent que c'est l'abreviation de
Jaanice (Joanitius) empereur des routnains et des bulgares.
Cette version prétend qu'on se serait servi du nom de
cet empereur dans le méme sens que s'est faite l'adoption
du nom- de César (Caesar), d'où l'allemand Kaker et le
russe Czar. En ce cas, le Jo, dont il est question, por-
terait les anciens titres des domni roumains à empereur
et maitre (Jo et donin). D'autres, enfin, en donnent une
explication différente, et selon elle, Jo ne serait au con-
traire que l'abréviation de Jovis (Jovis, Jupiter). On sail
que parmi les empereurs romains, d'aucuns .usaient de
cette demière qualification. La ville de Craiova trouve-
rait ainsi l'origine de son nom dans Caesar-Jovis ».

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XII.

Carmen SyIva

TOUT seigneur tout honneur !


Quella donna augusta e gentile, che nel
nome della carith assicurò all'arte i costumi
pittoreschi .romeni, ricerccandoli tra i monti e le vallate
de' Carpazi, da queste stesse indagini tr.asse alte ispirazioni
per dettare belle poesie, novelle appassionate e pensieri
original
Non 6 la regina, che dall'alto del soglio guarda con
benevolenza e con sorriso le diverse classi sociali nelle
varie manifestazioni della vita; essa stessa si confonde
con queste varie classi, specie colle più neglette e rivolge
gli occhi al trono con una specie di triste, di ironico
sorriso. Questo trono ha potuto impedire che io evitassi
il più terribile de' dolori che possa colpire una persona
e pe' quali io sono infelice quanto l'ultima donna della
terra, la morte dell'unico figlio ? No. Questo trono ha
potuto farmi dimenticare i poetici ricordi del castello di
Neuwied, le Conine del Westerwold e le torri non lon-
tane di Coblenz ? No! Ed invece non ha contribuito ad

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202 CARMEN SYLVA

accrescere questo tesoro di memorie, di ingenue e serene


impressioni con le nuove meraviglie di cui la natura fu
prodiga nella patria adottiva ? Si, certamente.
Ecco perch& Carmen Sylva, pur essendo regina, rimane
al disopra del trono, come pub elevarsi la mente specu-
lativa del piii grande filosofo della terra. Se an demo-
cratico tentasse far dello spirito confondendo la donna
d'ingegno colla donna sollevata dalla fortuna alla mag-
giore altezza sociale, subirebbe una grand& mortificazione
dalle risposte che vi dà e la scrittrice e la regina : « on
cite souvent les paroles de la Bible : ne vous fiez pas aux
princes I et l'on oublie la fin de la phrase : parce que sont
des hommes I »
E ben disse l'Ulbach : « la regina Elisabetta, prova,
di fronte alla sua sorte fortunata, che la levb cosi in alto,
un ingenua sorpresa, che basterebbe da sola a rendercela
ammirabile !
s
11 dolore inesauribile della madre orbata della sua fan-
ciulla, l'entusiasmo per gli spettacoli solenni della natura
selvaggia, la commozione per le sventure degli altri, per
le virta ed i sacrifizi ignorati, negletti, tutto ciò vivifica
l' ingegno di Carmen Sylva e le sue parole suonano ora
dolore, ora sarcasmo, ora piacere, ma un piacere che
non dà la società, dà la natura, o chi 6 piÙ in grado
di cogliere le bellezze, le impressibni della natura, il
contadino, il pastore !
Pensate a di!), e comprenderete le novelle di Pelesch,
scritte da Carmen Sylva.

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CARMEN SYLVA 203

« Nel regno c'è un torrente silvestre che nasce, si


dice, in un immenso sotterraneo, dove abitano le fate.
Esso precipita giù dal Bucegi, un monte antichissimo, che
ne ha vedute di ogni colore. Gorgoglia selvaggio, sfre.
nato, senza rnisurare le sue ondate, con una certa aria
tracotante. Qualche volta, guando la primavera ritarda o
l'autunno vien troppo presto, egli si adira, diventa tuno
giallo, si gonfia cosi che sradica e rompe tutto ciò che
può afferrare. Allora la bufera lo canzona, lo sferza, gli
butta, lungo la via, dei grandi alberi, sui quali egli deve
trascinarsi faticosamente. E guando viene l'inverno, gli
alberi gli gettano le foglie, ed egli 6 costretto a portar
via .morte le cose, con le quali ha scherzato tutto l'estate,
e il ghiaccio gli pesa, lo ristringe, lo vuol far star zitto.
Questo per il Pelesch sarebbe il maggior dolore. Perch6
dovete sapere che egli ha un gran difetto : esso chiac-
chiera sempre e poi sempre; chiacchiera coi fiori, chiac-
chiera cogli alberi, chiacchiera con gli uccelli, coi venti,
con l'erba, e, in mancanza d'altri) con s6 stesso. Ma il
suo più gran piacere è che qualcuno lo stia a sentire,
e questo ha fatto la regina: essa si 6 seduta sulla sua
sponda, per ore ed ore è stata a udire le confidenze del
vecchio torrente, che le ha raccontato tante cose, e le
ha spiegati tanti e tanti misteri del suo regno. Vedi
quel monte? - le ha detto il torrente - là 6 stato se-
polto un giovine pastore, che per soddisfare il capriccio
della sua bella ha abbandonato il suo gregge, 6 salito
solo lassù e ha veduto le fate nelle nuvole, i gnomi
nelle viscere della terra, e ha sentito la roccia, sulla

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2o4 CARMEN SYLVA

quale egli si appoggiava, mentre infuriava il temporale,


baciarlo con labbra di sasso, abbracciarlo con mani di
pietra, e mormorargli: « lo. sono lo Sehnsucht, io sono
il desiderio di riveder la pianura, di riveder la tua Irina,
e tu ora sei mio, tutto mio!... » Là lo hanno trovato
morto, là lo hanno seppelLito.
Vedi quest'altro monte? - continuava il torrente
- si chiama Furnica (formica) e sai perca? Perch6 lo
hanno alzato, cosi eccelso com'è, le pazienti formiche,
affinch6 non ne possa uscire mai, mai più, Viorica, la
bella fanciulla, che esse hanno scelta a loro regina e il
Reuccio che ne 6 innamorato non la possa rapire. E
nelle notti silenziose si sente ancora il pianto di Viorica,
la regina e la prigioniera delle formiche.
E quena terza vetta? Ê la Piatra arsa, (la pietra
bruciata). La bella Pauna aveva giurato che arderebbe
monte prima che ella si prendesse a marito Tannasa,
soldato, che per rivederla aveva commesso una vilta. Ma
egli ha combattuto da eroe,' ella lo ha trovato sul campo
di battaglia cieco di tutti due gli occhi, ed ella lo ha
sposato ed 6 stata altera di lui ed allora il monte si 6
incendiato. Per questo, per questo 6 che lo chiamano
Piatra arsa.
E i due Iipi? Oh, quella si che 6 una storia!
Tu, regina, credi che quei due massi giganteschi
che si alzano solitari sulla vetta del Bucegi siano nulla
altro che due rocce? -Credi che quell'acqua che gorgoglia
fra mezzo a loro, non sia che un torrente? Che quel
muschio cosi verde, cosi soffice, intorno a quei massi,
non sia appunto altro che del muschio ? Oh, quanto ti
inganni! I due lipi erano due fratelli, il torrente era

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CARMEN SYLVA 205

una fanciulla della quale entrambi s' innamorarono, il


muschio 6 la loro madre che li consola e li abbraccia
ancora col suo immenso abbraccio di muschio perenne.
« Cosi il Caraiman, quel gran monte, dal quale sembra
che si sia staccato un pezzo, che rassomiglia una corna-
musa, sai chi 6? Quello li 6 un, mago che dorme. E la
Ialomitza? È un ruscello oggi. Ma nel tempo de' tempi
era una fanciulla, e quella gran roccia, sulla quale scorre
il piccolo rio, era un mago al quale la giovinetta seppe
sfuggire perch6 le altre sedotte le poterono dire in tempo :
« Bada a te, bada a te ! Se egli ti bacia diventi di pietra
come noi! » E il monte che si chiama Omul (uomo)?
Non capisci che là visse l'uomo per eccellenza, Emanuele,
il _principe reietto, il giovinetto laborioso, il gran re?
« Maledetti dalla forte regina Viielia, i crudeli che,
con le pietre, le uccisero il figlio, l'erede del trono, fu-
rono mutati in questi sassi giganteschi, simili a Dei egi-
ziani, schierati nella valle dei cervi, dalla quale sono,. da
lungo tempo, scomparsi i cervi alati, sui quali correva il
monte ed il piano la bella e gagliarda figliuola del re Briar.
L'Edelweiss, l 'Alba regina, che spuntd presso alle eterne
nevi, era la bella Alba, che nei tempi lontani quando i lupi
custodivano le greggi, era la figliuola della strega, della
fatale maliarda filatrice dell'oro ; e questa ha sepolto nelle
gemme il Reuccio, che le aveva rapito la figlia; e le
gemme diventarono neve, e la sposa innamorata, che ivi
cerca, sempre ancora, il suo diletto, diventò l'Edelweiss.
Ma questo non 6 il solo fiore che abbia un'anima : bi-
sogna sentire, per esempio, quali e quante sventure ebbe
la rosa acquatica! Forse non furono superate che da quelle
della bruna fanciulla, la quale 6 diventata la terra stessa,

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206 CARMEN SYLVA

la contrada tutta, che nelle confidenze del Pelesch serba


il nome, che le donne romene danno agli amanti ed ai
bimbi : Puiu (anima mia!).
« Un paese bizzarro, non 6 vero, questo, popolato di
ruscelli e di monti, di pietre e di fiori che furono uomini
e donne, e dove la redazione del giornale ufficiale pare
sia affidata a un torrente nei boschi? Ebbene, questo 6
il regno di Carmen Sylva e i suoi discorsi della Corona
sono le prefazioni in versi con le quali essa dedica ai bam-
bini le confidenze del Pelesch chiacchierino, e la corona
che le cinge la fronte 6 quella degli artisti 6 dei poeti. 1

4
Carmen Sylva nacque il 29 dicembre 1843 dal prin-
cipe Herman e dalla principessa Maria di Nassau, nel ca-
stello di Neuwied. Ebbe un'educazione squisita, o meglio
istintivamente la ricerci5; perch6 con vera passione colti-
vava gli studi, ed a sedici anni suonava il piano, dise-
gnava e conosceva varie lingue. I buoni tedeschi erano
ammirati della sua grazia, e le davano il titolo di Wal-
dröschen (la piccola rosa dei boschi). Nel 1858 fu con-
dotta in Italia, poi a Berlino, a Pietroburgo, e nel 1867
a Napoli, accompagnata dalla zia, principessa Teresa di
Oldenbourg. Si pubblicarono poi varie sue lettere scritte
da Napoli, ispiratele dalle meraviglie naturali di quella
grande dub,.
La conoscenza della principessa col futuro re di Romania
si deve ripetere ad una spiacevole coincidenza. La. futura

i V. il Pungolo della Domenica, 8 aprile 1883.

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CARMEN SILVA 207

regina di Romania, nel discendere le scale del palazzo,


mise il piede in fallo; forMnatamente il principe Carlo di
Hoehnzollern, che in quel momento saliva, poteva a tempo
sorreggerla.

« Elle devait y tomber encore en 1868, mais cette


fois pour y rester », scrive argutamente l'Ulbach.
11 is novembre 1869 ebbero luogo le nozze.

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2 o8 CARMEN SYLVA

Il di 8 settembre 1871 nacque una bambina, cui fu


posto il nome di María, e che non visse che tre anni.
Qual terribile colpo per la povera regina, che, trovan-
dosi a Napoli nel 1867 aveva scritto: « je prie Dieu de
pouvoir mourir pleurée, après une vie de travail, si je ne
devais avoir ni enfants, ni petits-enfants ». A queste pa-
role, quasi triste presagio di ciò che poi accadde, qual
riscontro fanno le altre dettate da religiosa rassegnazione
poco dopo la morte dell'adorata fanciulla: j'aimerais
mieux, comme Niobé, devenir un rocher pleurant que
de n'avoir jamais été mère ». Ed il 18 maggio 1874
scriveva: « Dimbovitza! Dimbovitza! Attachée à toi, je
ne peux plus m'en aller! Elle est couchée près de les
rives verdoyantes, l'enfant que j'ai bercée dans mes bras ».
E questo dolore ispirò all'augusta dama le poesie raccolte-
col titolo: Leidens Erdengang I

000

Da questo periodo incomincia una vita operosa della


regina per la letteratura e per l'arte. Traduce le poesie
popolari dell'Alecsandri, si dedica a dipingere ad acqua-
reno, crea delle scuole di canto e ad un tempo promuove
dirige varie associqioni pel lavoro per le povere donne
sopratutto cura lo sviluppo dell'orfanotrofio dell' Asilo
Elena. E dove mostrò animo mirabile per fortezza e per
filantropia fu nella guerra del 1877. Nel palazzo reale di
Controceni la generositl di Elisabetta creb vaste corsie
ed una specie di opificio, nel quale si preparavano bende,
filacce per i feriti. E quanti di questi furono consolati
dalla sua parola! Il popolo le diede il titolo di Mutna

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CARMEN SYLVA 209

ranisilor (madre de' feriti), e le mogli degli ufficiali del-


l'esercito romeno le offi-irono un gruppo in marmó, nel
quale la regina era raffigurata vestita da suora di carita,
nel momento che inginocchiata appressa un bicchiere alle
labbra di un ferito.

*
La brevita non mi consente di diffondermi in parti-
colari biografici, i quali furono raccolti in modo completo
da un'egregia scrittrice. 1
Ecco l'elenco delle principali sue cose:
Aus meinem Königreich (Peleschmärchen). Mit 3 Ilustra-
donen und Facsimile in-12, Leipzig, 1883.
Aus zwei Welten (Von Dito und Item) in-42, p. 36o,
Leipzig, 1884.
Ein Gebet, in-12, Berlin, 1882.
Hanc4eichnungen. Inhalt : Ein Brief (Radirung). Ein Blatt im
Winde (Kohlenzeichnung). Ga,q einfach (Umriss - Föhn.
- Holzschnitt). Mondnacht (Incunabel). Deutsches Glück
(Portrait). Meerweibchen (Actstudie). Schlimme Geschichte
(Vignette). Die Glacklichen (Stilleben). Die Blutbuche
(Landschaft). Spuk (Schattenriss), in-12, Berlin, 1884.
Die Hexe, zu der Statue von Carl Cauer, in-12, Berlin,
1882, A. Duncker.

r Aus Carmen Sylva's Leben, von Natalie Freiin von Stackelberg.


Heidelberg, Carl Winter, 1886. L'opera 6 cosi divisa: I. La vecchia
patria: Proemio I conti ed i principi di Wied I genitori
della principessa Elisabetta Gli anni d'infanzia L'epoca della
gioventii La promessa di matrimonio e le nozze. II. La
nuova patria: lngresso in Romania Gioie e dolori di madre
Vita tranquilla principesca La guerra e le sue conseguenze.
1 4 -- AMANTE, Romana.

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2I0 CARMEN SYLVA

Leidens Erdengang. Ein Märchen-Kreis, Inhalt: Das Son-


nenkind - Das Leiden - Frieden's Reich - Irdische
Mächte - Der Unerbittliche - Willy - Der Einsiedler
Lotti - Medusa - Himmlische Gaben - Die Schatzgrä-
ber - Ein Leben, in- I 2, B erlin, 1882.
Meine Ruh? (Mit einem Titelbild, in-8), Berlin, 1884.
Povestele Pelesuhti, in-8, Buc., 1882.
Puiul, 10-32, MX., 1882.
Puiu. Legenda (extras din analele Academiei Romäne,
Seria II, Tom. V, sect. II: Memorii i noti;e), in-4,
Buc. 1882.
Runtanische Dichtungen, in's Deutsche iibertragen. Heraus-
gegeben und mit weiteren Beiträgen versehen von Mite
Kremnitz, 2e Auflage, in-16, Leipzig, 1884.
Se lo spazio lo consentisse, riprodurrei una delle sue
novelle. Ma il /ettore può facilmente leggerle, sia consultando
la raccolta delle Povestile Pelesultti, tradotte in fi-ancese
da 'E. Salles (Parigi, Leroux, 1884), sia consultando, pure
nella traduzione francese, stampata dallo stesso editore,

« C'est un fort volume, in octavo, de poésies, portant le titre


alléchant de Mon Repos (Meine Rubl) publié A Berlin par Al. Dun-
cker. Le frontispice représente une splendide allée de vieux arbres;
c'est certainement la partie du parc royal où la reine Elisabeth aime
A disparattre pour faire place A Carmen Sylva, et oil elle trouve
son repos, le repos de l'esprit qui crée et qui ;emit. Le livre semble
en effet étre le fruit de ces heures de délassement et de recueillement.
Il a la forme d'un journal poétique, tenu par mois et par jours,
offrant, suivant les dispositions du moment, une épigramme, un lied
ou une ballade. La matiere en est donc variée, elle reflete les idées
de toute une année d'une femme qui aime â sentir et A penser par
elle-méme.
« . . . . le volume intitulé: Dessins ri la main c'est, pour ainsi

dire, le cbté sombre de la vie féminine, que dépeignent ces esquisses


et ces nouvelles émouvantes. Les femmes, nées pour la souffrance
et dont la destinée est de vider le calice jusqu'A la lie, en sont les

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CARMEN SYLVA 2II

le Novelle tradotte dal tedesco, e delle quali ecco il titolo:


Une prière Une lettre Une feuille au vent
Tout simple Degel (Fochen) Nuit de lune
Sir6ne Les heureux Le trétre sang,uin Reve-
nants.

Credo più opportuno, a dimostrare l'originaliti e spesso


la profondità dell' ingegno dell' insigne donna, di riprodurre
alcuni suoi pensieri.
Come 6 noto, Luigi Ulbach pubblicò un libro: Les
pens&s d'une reine (Paris, Calman Lévy, éd., 1882), nel
quale trascrisse varie sentenze della Carmen Sylva, cosi
divise : l'homme - la femme l'amour - l'amitié - le
bonheure.- le malheur - la souffrance, - la vie - la nature -
l'esprit - la vertu - l'art - l'orgueil - la politique pensées
diverses.

heroines passives. Elle se soumettent â leur sort, avec des luttes


héroiques, ou avec une resignation de martyrs; quant A. la recon-
naissance, on la leur accord ou non les destins s'accomplissentl...
C'est toute une galerie de martyrs de la vie, dans laquelle
cependant on trouve un element d'apaisement et de reconciliation.
Un vrai chef-d'ceuvre de travail psycologique, c'est le portrait de
Dame Laiia, une pauvre vieille femme A demi-aveugle, qui les yeux
fixes sur Dieu, accueille avec sérénité les plus dures epreuves.
o La seule heureuse que f ai connue ».
Ces petites nouvelles sont aussi remarquables au point de vue
de la technique. L'auteur les nomme: Eau-forte, Nessin au charbon,
Silhouette, Gravure, Incunable, Portrait, Document, Vignette, Nature
Morte, Paysages, Ombre. L'une est &rite en un dialecte, une autre
en vieux style de chroniqueur. Toutes sont intéressantes; elles at-
tireront beaucoup de lectrices A Carmen Sylva. » (Gavtte de Rou-
manie, 2114 dec. 1883).

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212 CARMEN SYLVA

Eccone alcune :
Etudiez le corps humaint l'Ame n'est pas loin.
Tout homme porte en lui un Prométhée, créateur, rebelle et
martyr.
Quand un homme aime avec un excés de passion ses enfants,
soyez silr qu'il n'est pas heureux.
La femme perdue ne volt pas dans la femme honnéte qu'un
miroir qui lui montre ses rides; elle voudrait le briser de rage.
La femme du monde reste difficilement la femme de son mari.
Les hommes étudient la femme comme ils étudient le baro-
métre; mais ils ne comprenAent jamais que le lendemain.
Le pardon est presque de l' indifférence: on ne pardonne pas
quand on aime.
La jalousie de celui qu'on aime est un hommage: de votre
mari, c'est une offense.
Il n'y a qu'un bonheur: le devoir; il n'y a qu'une consolation:
le travail; il 'n'y a qu'une jouissance: le beau.
Le bonheur est comme l'écho : il vous repond, mais il ne
vient pas.
Un grand malheur donne de la grandeur, méme A. un étre
insignifiant.
Il y a une'espéce de fraternité qui se forme A premiére vue
entre ceux que le malheur a frappés. Lorsque vous avez longtemps
porté le deuil, vous vous sentez attiré vers chaque robe noire que
vous rencontrez.
Une béte qui souffre cherche la solitude. Il n'y a que l'homme
qui aime A. faire parade méme de sa souffrance.
La douleur est comme une. source chaude: plus on la com-
prime, plus elle bout.
Lorsque vous souffrez beaucoup, vous voyez tout le monde A.
une grande distance, comme au bout d'une immense arène. Les voix
mémes paraissent venir de loin.
Le découragement est comme un éponge: il grossit par les
larmes.
Les cheveux blancs sont les pointes d'écume qui couvrent la
mer aprés la tempéte.

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CARMEN SYLVA 2I3

Ce qui vous fait rofagir dans la jeunesse, vous fait pleurer


dans l'âge me; et rire dans la vieillesse. Ceux qui commencent
par rire n'ont plus, pour la fin, que le néant ou la dévotion.
Quand une personne vous est antipatique, vous devenez infi-
&le A vos convictions, uniquement pour la contredire.
Les conversations deviennent pénibles lorsqu'on répond, non
plus aux paroles dites, mais aux paroles pensées.
Soyez puritains en principe, mais indulgent dans la pratique.
Les mauvais poétes font de la langue ce que les mauvais
prétres font de la religion, une prison étroite.
Un mauvais roman réveille les sens: un bon roman la con-
science.
Les femmes qui se mélent de politique sont des poules qui
se font vautours.
La politique ressemble au desert: un coup de vent forme
une montagne énorme, et les mirages y sont frequents et dangereux.
Les flatteurs commencent toujours par dire qu'ils ne sauraient
flatter.
Beaucoup de blessures reçues font de vous un héros aux yeux
du monde, un invalide aux vbtres.
Quand on veut affirmer quelque chose, on appelle toujours
Dieu A témoin, parce qu'il ne contredit jamais.

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XIII.

Donne scrittrici

A PRINCIPESSA Elena Ghica, Dora d' Istria, nata


a Bucarest il 3 febbraio 1828, sposata al prin-
cipe K°oltzoff-Massalsky, per la versatilith, del-
l' ingegno, la singolare perizia in moltissime lingue viventi,
il profondo spirito di osservazione rivelato nella descrizione
di mold ed importanti"viaggi compiuti, l'affetto all'arte, 2
l'attaccamento alla causa liberale di tutti i popoli, è senza
dubbio una delle donne più incite e benemerite non solo
della Romania ; ma dell' Europa intera. Ora vive presso
firenze, in una splendida villa, oggetto di culto e di ve-
nerazione dei più insigni letterati e uomini politici.

Della Dora d' Istria scrissero biografie il Brockhaus, il Rizo Ran-


gabe, Cortambert, lo Schwarz, Radu Jonesco nella Rivista Romana,
Arturo Kleinschmid nella Unsere Zeit (Lipsia 1887) e il Perotz in
Romania curb l'edizione, in io volumi, delle opere dell' illustre donna.
2 Dora d' Istria non é soltanto artista della penna ; essa fu distinta
dilettante della musica e seppe maneggiare ii pennello con non co-
mune perizia. I suoi biografi ricordano com'ella esponesse i suoi prirni
quadri nel 1845 a Dresda, dove furono venduti a benefizio dei poveri
e come poi nel 1854 alcune sue tele fossero premiate con medaglia
d'argento all'Esposizione di belle arti in Pietroburgo.
Coi miei occhi ho veduto e ammirato due quadri di lei: L' abete

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216 DONNE SCRITTRICI

Della Dora d' Istria scrive il Mantegazza : « un corpo tutto


venus* un cuore tutto grazia e nobiltà, una mente d'ar-
tista e di pensatore son tre
cose rare a trovarsi, anche
da sole ; ma messe insieme
formano un miracolo della .-
fortuna ; e questo miracolo
ha saputo compiere la na-
tura spargendo tutte quelle
grandi e diverse virtù so-
pra un sol nome, quello di
Elena Ghika ; che diede poi
a sè stessa nel mondo delle
lettere il secondo e più noto
battesimo di Dora d' Istria. .

Dinanzi a quella natura cosi


ricca, cosi bella, cosi potente appena hai tempo di accor-
gerti che sul nome di lei si intrecciano due corone di prin-
cipi, che hanno scritto tanta parte di storia in Romania
e in Russia ».

e La palma, che le furono ispirati da quei versi stupendi del-


Heine :
Su brulla altezza norchca
Un pin sonnecchia solo,
L'avvolgon neve e ghiaccio
In candido lenzuolo.
Ei sogna d'una palma
Che lunge in Oriente
Sola s'attrista e muta
Sovra una rupe ardente.

La principessa Ghika è anche forte nel corpo come uella tempra


del carattere e nel vigor dell'ingegno. Una volta si gettb all'acqua
per salvare una donna che stava per annegare, e il I 3 giugno del 55
essa ascendeva alla più alta vetta del Mönch. Cosl il Mantegazza..

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DONNE SCRITTRICI 217

Mi limiter?) ad accennare i principali lavori, coll'ordine


tenuto dal suo biografo :
La vie monastique dans l'Église orientale. Bruxelles, 1855. Edizione
seconda. Paris et Genéve, 1858.
Des femmes par une femme. Paris et Bruxelles, 1865. Due vol. in-8.°
Les femmes en Orient. Zurigo, r 86o.
Au bord des lacs helvétiques. Paris et Genéve, 1871.
La Suisse allemande et r ascension du Miinch. Paris, 1856. Quattro
volumi in-1 2 °.
Excursion en Rounalie et en Morie. Zurigo, 1863. Due volumi.
La poésie des Ottomans. Paris, Maisonneuve.
Oltre queste opere pubblicate a parte in volumi e che furono
tradotte in diverse lingue, Dora d'Istria ha scritto lavori di molta
importanza e sui pit svariati soggetti nelle migliori riviste di Francia,
d'Italia, di Grecia, d' Inghilterra e di Germania. Per chi volesse un
elenco completo di questi scritti, ricordiamo la Bibliografia della
principessa Dora d'Istria, di Bartolornmeo Cecchetti, pubblicata nella
Rivista Europea del 1873; come pure l'altra di Oscar Greco, che
trovasi nella Bibliografia femminile italiana del XIX secolo. Venezia, 1875.
Qui daremo solo alcuni appunti:
La nationalité romaine, d'apris les chants populaires. Revue des Deux-
Mondes, is mars 5859.
La nationaliti serbe d'apris les chants populaires. Revue des Deux-
Mondes, is janvier 1866.
La nationalité albanaise d'aprgs les chants populaires. Les Albanaises
des deux atis de I 'Adriatique. Revue des Deux-Mondes, 15 mars 1866.
La nationalité bulgare d'apris les chants populaires. Revue des Deux-
Mondes, 15 juilliet 1867.
La nationaliti hellénique d'apris les chants populaires. Revue des Deux-
Mondes, s a6ut 1867.
L'epopea persiana. Nuova Antologia, gennaio, agosto 1873.
La littérature roumaine. Rivista Oriental& Firenze, 1867.
Marco Polo, il Cristoforo Colombo dell' Asia. Trieste, 1869.
Les femmes fortes. Messager franco-américain. New-York, 1871.
OsstrvaKioni sull'organizKa#one dei Principati Danubiani. Della pa-
ternitit dei popoli latini e della loro opera nello sviluppo dell' umanità.

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2 18 DONNE SCRITTRICI

Un principe straniero nella Moldo-Valacchia. Roma. La propaganda


austro-romana nei Principati Danubiani. Diritto, 1856.
Les Iles Ioniennes. Revue des Deux-Mondes, 1858.
La nationalité hellInique d'aprIs les bistoriens. Revue Suisse, 186o.
I Klefti della Grecia moderna. Nuova Antologia, 186 s .
Gli Albanesi Musulmani. Nuova Antologia, 1868-70.
Gli Albanesi in Romania. &vista Europea, 1871-72-73.
Souvenirs de Madame Dora d' Istria. L'ascension du San Salvatore. Un
lie ci;t bord du Danube. Illustration de Paris, 1857, 1859, 1861.
Le Golft de la SpeKia. Tour du monde. 1867.
Pegli. Strenna della Rivista Europea, 1872.
Le proscrit de Biberstein (racconto). Courrier de París, 1857.
La VeneKiana (racconto). IllustraKione universaledi Milano, 1867.
Esquisses albanaises. Gr&e, 1868.
Seines de la vie serbe. Inclépendance Helllnique, 1868.
Les sept pals capitaux. Revr- ;-ternationale, 1886-87.

Bisogna a titolo d'elogio ricordare alcune altre egregie


scrittrici romene : Matilda Cugler (n. il 1853 a Jassy),
redattrice delle Convorbiri literare, ove pubblicò varie poesie
Iodate dal Maiorescu ; Anna Verona Miclea, autrice di
novelle e lodata per alcune traduzioni; Veturia Florentin
(n. il 1847 in Campolungo) cui devonsi scritti didattici
ed alcune poesie; Maria Flechtenmacher (n. a Bucarest
il 1838) distinta artista, autrice del volume Poesii si prosa,
edito il 1871; Giulia Sachellariu (n. il 1852 a Buca-
rest), che pubblicò nel 1874 il libro Femei celebri; Eu-
frosina Hommoricenu (n. il 1853 in Valeni-de-Munte)
scrittrice di cose didattiche e direttrice del giornale let-
terario L'Aurora ; Maria Suciu-Bosco (n. il I 842 a Tau-
tul-Negru), della quale leggonsi 'nel periodico Familia di
Pest buone poesie: e cosi Elena Novacu; Elena Den-
susenu, autrici di novelle; le signore Ghica, Romanescu
e Costanza Dunca de Schiau, cui devonsi varie tradu-

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MARIA P. CHITIU.

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220 DONNE SCRITTRICI

zioni, ecc. Nel novembre 1883 moriva più che ottuage-


naria Maria Slatineano nata Niculesco, Nestore della cul-
tura femminile romena. Conosceva varie lingue, aveva
ingegno versatile e buon gusto per le arti e la poesia, e
sopratutto buon cuore. E lo dimostrò lasciando un ricco
legato per fondare un asilo per l'aristocrazia povera.
Ma una parola speciale di ricordo e di ammirazione
devesi alla egregia scrittrice romeua Maria P. Chitiu.
Maria P. Chitiu, cognata dell'ex Ministro di Pubblica
Istruzione sig. Chitiu, e maritata all'egregio direttore del
giornale di Craiova, Carpatii, conosce varie lingue, ha per-
corsi i principali paesi d' Europa ed ha consacrata la sua
fondata cultura filologica in modo speciale allo studio della
lingua italiana in guisa da scriverla perfettamente, inten-
deme gli autori e gustarne le più recondite bellezze.
Frutto di questi studi 6 la traduzione della prima can-
tica della Divina Commedia, col testo a fronte. L'Hasdeu
in casa Rosetti mi parlò con sincera lode della tradu-
zione dell'Inferno, che rivela uno studio accurato del
sommo poeta, i cui passi più difficili seppe assai bene
interpretare. Il libro, per la nitidezza dei tipi, pei fregi,
per la carta, costituisce un gioiello di edizione e fa molto
onore alla Libreria editrice Samitica di Craiova.
Questa traduzione meritò pure una recensione speciale
dell'Obédenaire, pubblicata nella Revue du Monde Latin.
È in corso di stampa la traduzione del Purgatorio. Essa
attende anche a volgere in romeno i Promessi Sposi.
Noi italiani dobbiamo essere in modo speciale ricono-
scenti a quella illustre donna, che con tanto affetto ed effi-
cacia promuove la conoscenza della nostra lingua e dei
nostri massimi scrittori in Romania.

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XIV.

La rivoluzione di Horia
(EPISODIO STORICO)

El INNANZI accennai a' rapporti esistenti tra


l'Ungheria e la Transilvania, spietatamente
oppressa dalla prima allo scopo di distruggere,
se fosse possibile, ogni ricordo etnografico. Vani conati!
La Transilvania conta 1,200,000 abitanti, de' quali
782,000 sono.magiari e czechi.
In tutto il regno d'Ungheria esistono 2,700,000 romeni
ed il resto, la grande massa 6 slava.
La lotta fra romeni e magiari 6 secolare; ne' primi
prevale lo spirito dell' indipendenza, la gara di mantenere
la lingua, le istituzioni romene 2 e di evitare ogni assimila-

1 V. Revue du Monde Latin (luglio 1883), che confuta la teoria


magiara del Roesles ed Hunvalvy (contraddetta dal Gibbon, dal
Duruy, dal Thierry e dal Mommsen), che i transilvani non sieno
discendenti de' romenii ma di certi popoli traci.
2 T1 dott. Hodosiu (Romanii §i constitutiunile Transilvaniei. Pest,
1871) dimostra come i romeni alla venuta degli ungheresi in Tran-
silvania concessero a questi i loro diritti civili, politici e religiosi.
Insieme costituivano una corporazione pubblica, conosciuta sotto il
nome di universitas regnicolarnm Hungarorum et Valaaorum, con li-

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222 LA RIVOLUZIONE DI HORIA

zione co' sopravvenuti, i quali invece non perdonarono a


crudeltà pur di raggiungere l'antico obiettivo della com-
pleta magiariione de' paesi circostanti. I romeni erano
trattati come ribelli e schiavi; veri servi della gleba : perse-
guitati i loro preti, che maggiormente reagivano per mante-
nere la lingua, che i magiari volevano estirpare. A mostrare
la misura di certe efferatezze, pure conservate attraverso
tanti secoli, basta leggere l' importante lavoro di D. Bra-
tiano : Lettres hongro-roumaines (Parigi, 1841). Nella costi-
tuzione politica, mantenuta fino al 1848, i romeni erano
compresi fra i « popoli tollerati e non godenti di alcun
diritto di suffragio ne' comizi ». Altrove si diceva : « i ro-
meni sono provvisariamente tollerati fiinche ció piacerà ai
principi ed ai regnicoli del paese ». Ed altrove : « 6 proi-
bito a' romeni di far uso di fucili, sciabole, spade, canne
ferrate ed ogni altra arma. Essi non possono portare abiti,
calzoni, scarpe, cappelli che raggiungano il valore d'un fio-
rino, né camicie di tela fina ». Un testo latino molto chiaro
e molto crudele diceva : « sunt inter toleratas etiam natio-
nes Valachos praesertim, qui omnium in Transilvania habi-
tant numerosissimi, pauci saltem nobiles qui jure comitio-
rum gaudent ; sed non qua tales, verum hi in gremio
Hungaricae nationis censentur ».

berti reciproca di culto. Poi questa universitas cambib nome e carat-


tere nel titolo di regnicolcte nobiles, cui poi si aggiunse Paltro di
-regnuolae siculi et saxones. A questi nomi si sostitui quindi quello
di natio nobilium, siculorum et saxonum, e finalmente il nobiles o
natio nobilium si é trasformato in natto hungarica. L'autore accenna
quindi alle successive decomposizioni e sovrapposizioni fino all'at-
tuale mania di volere in tutto e per tutto escludere l'elemento ro-
meno e sopratutto la lingua (pag. 97). Il benemerito parroco di
rito greco-cattolico Giovanni Rusu scrisse nel 1804 un Compendiu de
istori cl Transilvaniei ca distincta privire la romani (Sibiu, 1864).

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LA RIVOLUZIONE DI HORIA 223

Ed 6 strano che gli uomini che maggiormente propugna-


vano la magiarizzazione e dei quall gli Ungheresi menano
tanto vanto, non erano punto ungheresi : Kossut era uno
sloveno, figlio d'un povero operaio di Tjkely ; e Petöfi e
Deak stesso sono d'origine slava.

Ancora un accenno sulle conseguenze terribili degli odii


di razza. 1115 maggio p. p. alcuni studenti di Clusiu (Klau-
semburg) si riunirono a banchetto per solennizzare la gior-
nata che ricordava le pagine splendide del 1848, di quella
rivoluzione nella quale tanto si distinsero un Simeone Bar-
nutz, il Lauriano, il Baritz, il Cipariu, Tank o, Buteano,
Maiorescu ed altri. Vi erano diversi altri signori e signore.
All' improvviso una feroce moltitudine assale la casa, ove
erano pacificamente riuniti gli invitad, li obbliga ad uscire
e, fra fischi e percosse, a stento essi potettero mettersi in
salvo. Un terribile p ira era gridato dalla folla. Vale la
pena di riprodurlo nel testo magiaro colla traduzione ro-
mena, e colla traduzione italiana letterale.

Magiaro.
r. Kerek ez a zsemle
Zedd vad oldh zsebre
Dugd be vele szddat
S tiszteld a hazinkat.
2. Kerek ez a viidg,
Sok helyt nyilik virig,
Olihnak csak egy a:
Bitofa fa virdgia.
O te bfidös bocskor 1

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224 LA RIVOLUZIONE DI HORIA

3. Kerek ez az ország
Ziszta magyar orság:
Ki ellene
Kergesd ki e földrol,
Azt a bildos bocskort.

Romeno.
Rotunda-i franzeala aceasta,
Pune-o Romanule sélbatic in busunar
Astupa-zi gura cu ea
Sci cinstesce patria noastra:
O tu opinca paturoasa!
Rotunda e lumea aceasta;
In multe parzi cresc flori;
Pentru romani nu e décát una ;
Floarea furcilor.
O tu opinca paturoasa
Rotunda-i zara aceasta
Zara curat maghiará
Cel ce urla contra-i
Gonesce-I de pe acest pamént,
Pe acea opinca paturoasa.

Italiano.
Questo pane é rotondo mettilo in tasca, romano selvaggio,
ottura con esso la tua bocca ed onora la nostia patria o tu
°J'inca fetida.
Questo mondo é rotondo e molti fiori crescono in esso pei
romeni non ve n'è che uno il fiore del patibolo o tu opinca
fetida!
II nostro paese é rotondo paese puro magiaro colui
che grida contro di esso sia scacciato da questa terra scaccia.
quell'opinca fetida!
Conservo la parola originale. Opinca é una specie di sandalo, che calzarlo i paesani
romeni.

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LA, RIVOLUZIONE DI HORIA 22 5

Anche oggi la lingua romena 6 interdetta ne' Comuni,


ne' tribunaii, nelle scuole : il governo nega ogni sussidio
per promuovere la cultura romena. I romeni del distretto
Caras-Severin (nel Banato) da vari anni hanno domandato
il permesso d'aprire a proprie spese un ginnasio romeno ;
ma ciò fu negato. I libri, i giornali provenienti da Bucarest
non sono ammessi in Ungheria.; ed ogni libro di educa-
zione ed istruzione, edito in Transilvania, 6 soggetto a
severa censura. Mi basd in ultimo citare un fatto di cre-
tinismo crudele. Tre o quattro anni fa un povero con-
tadino romeno, certo Blasianu, si reca alla stazione di Kopsia
e richiede un biglietto per partire. Ma l' impiegatd ricusa
'di darlo, dicendo che la domanda doveva essergli diretta
in ungherese. - L'aspirante viaggiatore non giugne a spie-
garsi, perch6 ignora questa lingua, ed allora l' impiegato
in buon romeno gli replica : « Se non sai che il romeno,
va a Bucarest, là 6 la tua patria ». E inutile aggiungere
che il treno passò ed il povero Blasianu dovette rinun-
ziare addirittura a partire !
C'è da augurarsi che le classi dirigenti dell' Ungheria sap-
piano e vogliano frenare questi dolorosi eccessi. Essi sono
tanto piii deplorevoli quanto piii lusinghieri si presentano
i vicini confronti. Ter esempio l'Austria 6 tollerantissima :
i romeni sottoposti all'Austria non hanno ragione di muo-
vere e non muovono alcun lamento riguardo al govern°
di Viénna. Noi italiani stessi dobbiamo riconoscere che
ne' paesi che parlano l' italiano, sottoposti all'Austria, nulla
su tal materia si pub a questa rimproverare, ed il Comune
di Trieste spende piÙ che qualunque città italiana per pro-
muovere la conoscenza della lingua italiana nelle pubbliche
scuole. C'è da augurarsi che cessino vessazioni, che sono
I5 AMANTE, Romanza.

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2 26 LA RIVOLUZIONE DI HORIA

giunte a creare una ricca letteratura elegiaca, la quale com-


muove ogni animo ben fatto. E Bibicescu, redattore del
Romanul, ha fatto una raccolta di questi canti popolari tran-
silvani, che pubblicherà quanto prima. C'è da augurarsi che
cessi questo triste stato di cose, perchè mold degli uo-
mini piÙ eminenti nelle lettere, nelle scienze e nella politica
in Romania appartengono appunto Oa Transilvania. E quivi
pure oggi trovansi egregi scrittori e cittadini, quali Bariziu,
veterano della liberth, romena e direttore del giornale
Observatorul di Sibiu, come nel 1848 lo era della GReta
Transilvaniei; Macellariu, Bolaga, Raziu, Rabes, Axente
Severu, Murescanu, Ursu, Trombitas, ecc.
Questi accenni rapidi non mi paiono inutili, credo anzi
giovino a spiegare in quali e quante peggiori condizioni
si trovasse sul finire del secolo passato, all' insurrezione
di Horia, la Transilvania. Nel rapporto del generale
conte jancovitz del 22 gennaio 1785 si legge che i preti
romeni dovevano ospitare a proprie spese i cani da caccia
de' signori ungheresi, ed i contadini erano costretti a com-
prare la carne del bestiame malato, ovvero morto, e pagarla
agli ungheresi.
Un povero pastore, Horia, si accordò con un compagno,
certo Clasca, ed insieme pensarono di fare una grande sol-
levazione nel 1784. Poco prima l' imperatore Giuseppe II
aveva compiuto un viaggio speciale in Transilvania e lo
storico Nic. Densusianu ci avverte che la madre Maria Te-
resa avea spedito innanzi un commissario per ordinare che
dalle -pubbliche vie fossero tolti i cadaveri di persone in
va.rie guise giustiziate e, secondo l'abitudine, esposti alla
vista generale «-Sa se cureze drumurile publice de cada-
vrele oamenilor esecutazi cu streangul, cu roata g cu

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LA RIVOLUZIONE DI HORIA 227

zeapa ». Giuseppe II pareva inclinato assai a favorire i ro-


meni contro gli ungheresi, la cui smania di magiarizza-
zione giungeva fino ad impensierire l'Austria. Fu accolto
entusiasticamente, i contadini gli si presentarono in massa,
esposero le loro querele, ebbero non poche promesse, subito
seguite da molti benefici provvedimenti, emanati, al ritorno,
dall' Imperatore. Ma gli ordini dell' Imperatore rimasero let-
tera morta : i magnati non ne vollero sapere : incrudeli
ognora più la servitù personale. Quest'ultima disillusione
animb la reazione : Horia e Clasca, datisi alla campagna
con pochi uomini, in breve si videro circondati da mi-
gliaia di contadini. Incominciò una guerra d'esterminio pro-
clamata dalla foresta di Korosbanya e coronata da mol-
tissime vittorie contro gli ungheresi. Questi, spaventati,
ricorsero a Giuseppe II, il quale sembrava veder di buon
occhio il castigo, che si apprestava a' superbi magiari. Ma
Horia aveva commesso un errore, si era proclamato Im-
perator Daciae! Guardate come sono vive, potenti le tra-
dizioni ! In Italia Cola da Rienzo si proclama tribuno, perch&
i ricordi popolari della libertá di Roma si compenetrano
nell' istituzione del tribunato e in Transilvania, come giá
accennai, Horia si proclama Imperatore, perchè i ricordi
di libertà, di grandezza si riconnettono, risalgono al nome
dell' Imperatore Traiano, fondatore della nazionalitá romena
e creatore della civilti e degli istituti romani in Dacia.
Ormai la lotta di Horia cessava di essere una lotta contro
gli ungheresi ed assumeva il carattere di rivendicazione
nazionale. L' Imperatore mandò truppe numerose : il ge-
nerale Preyss ed il barone Bruckental furono rimossi dal-
l'ufficio di governatore e di comandante le truppe in Tran-
silvania, perch& chiaritisi incapaci ; il paese era percorso

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22 8 LA RIVOLUZIONE DI HORIA

dal conte di Jancovitz e dal generale Papilla; ed il colonnello


Schulz, prima di attaccare Horia, tentó tirarlo a sè colle
buone. Horia espose le condizioni con le quali cedeva : il
benessere degli altri innanzi alla propria persona. Le con-
dizioni non furono accettate, gli attacchi si succedettero,
il numero stragrande delle truppe potè sopra il valore. In-
seguid dal colonnello Ihray, traditi dai pastori, Horia e
Clasca furono sorpresi in una capanna : Horia giunse a git-
tare sul fuoco e distruggere un gran pacco di carte : chi
sa per tal modo guante vite ebbe a salvare ! Ammanettati
furono trascinati in Alba. Sulla fronte di Horia fu cono-
cato un diadema di carta, sul quale si leggeva : Horia rex
Daciae, a titolo di feroce schemo.

s
11 21 ottobre 1784, dinanzi ad una moltitudine di oltre
seimila persone, fatta venire espressamente col pretesto che
doveva prender cognizione d'un pubblico bando, Horia,
Clasca ed un altro compagno, efficace strumento della ri-
voluzione, ii Crisan, furono giustiziati colla terribile tor-
tura della ruota. Horia assistette impavido agli strazii ed
alle battiture inffitte a' suoi compagni : guando incomin-
ciarono a percuoterlo colle mazze nei piedi, egli levó la
voce per parlare al popolo : si temette che potesse fare
confessioni compromettenti e immediatamente lo colpirono
con una mazza sul petto .: egli cadde rovescio nel sangue
e fu barbaramente trucidato.
L'eroismo di Horia, la profonda abnegazione perso-
nale, gli ideali che suscitarono e accompagnarono il suo
movimento, ne hanno reso popolare il nome : non v'è con-

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23 0 LA RIVOLUZIONE DI HORII

tadino che non ricordi i fatti di Horia e nelle pia luride


capanne della Transilvania si riscontra spesso qualche gros-
solana imagine del contadino con questi versi :
Hora be si hodineste
Ziara plange si plateste.
Hora bibit et quiescit
Patria plangit et solvit.

È ritratto nel momento del pasto, ed in quell' istante


sul volto, invece della nota lieta, riscontri la profonda traccia
della mestizia 1
11 21 ottobre 1884 a Bucarest, molti signori, a capo
il signor Ciurcu, direttore del giornale quotidian° l'Inclé-
pendance roumaine, solennizzarono in un banchetto la data
memorabile. A Craiova ebbe luogo una bellissima festa
letteraria nel teatro Teodorini : le signore pia distinte vi
convennero. Noto tra esse le due sorelle Chitiu, cognate del
ministro di pubblica istruzione, le signore Valimorescu,
Varvoreanu, Cernatescu, Gramaticescu, la contessa Talevici,
le signore Ciocazan, Perietanu ed i signori Dianu, Guran,
Ciurea... insomma quanto vi ha di più distinto nell'ari-
stocrazia del sangue e delle lettere nella gentile citta di
Craiova. Si fece dell'ottima musica e si recitarono buone
poesie di circostanza, tra le quali il bel canto: Transilvania
di Ursianu ed il famoso canto della gente latina, premiato
a Montpellier, di Alecsandri, il principe della poesia po-
polare romena. Un telegramma da Constanza del dottor
Dragescu commosse vivamente gli intervenuti alla simpa-
tica festa.
Ma meglio che queste fugaci dimostrazioni credo più
opportuno ricordare le pubblicazioni uscite in tale circo-

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LA RIVOLUZIONE DI HORIA 23 I

stanza. E dott. Dragescu, del quale più inna rñ parlai, ci


ha regalato uno studio accutato sal periodo della rivolu-
ziont di Hoxia, studio d.egno del suo ingegno e del sen-
tito suo patriottismo. Una monografia completa su quel-
l' importante avvenimento la dobbiamo al sig. Nicola Den-
susianu : il suo libro Revolulia lui Horia 1784-1785, edito
dalla libreria S. Samitica 6 non solo un dotto lavoro, ma
un bellissimo saggio di buon gusto tipografico e accresce
le benemerenze ed il credito della casa libraria di S. 'Sa-
mitica. - Il giornale quotidiano Carpatii pubblicava il 21 ot-
tobre un numero straordinario, coi tre ritratti di Horia,
Crisan e Clasca ed un bellissimo articolo della signora Maria
P. Chitiu, l' insigne traduttrice del nostro sommo poeta.

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XV.
ovidio in esilio

R EFFETTO del trattato di Berlino la Dobrogia


era ceduta alla Romania; e il paese, ove il
poeta dell'amore soggiacque a duro esilio, tor-
nava ad appartenere ad' una terra latina!
giusto che ci soffermiamo ancora un poco in Do-
brogia per studiare e tentare di risolvere un problema, che
costitui sempre una difficile ricerca di molti letterati.
Prima di trasportarci nel paese cantato colle Lettere e
co' Tristi, ricordiamo un istante il povero poeta.
Com'è noto, i moivi dell'esilio d'Ovidio provocaron°
indagini, ricerche attente, laboriose de' critici e biografi
del grande poeta, ed in proposito non abbiamo ancora
potuto stabilire nulla di fondato e molto difficilmente un
giorno si giugnerl a questo risultato. Gli scrittori divagano
di .ipotesi in ipotesi, e forse sari impossibile che la critica
giunga mai a squarciare il fitto velo. di quel mistero, che
Ovidio stesso procure) -in ogni maniera di tenere occultato.
Certi suoi accenni rapidi di errori e non di colpe, di leg-
gerezze e non di premeditazioni scellerate, cene allusioni,
alcune parole amare, oscure e sibilline sempre pe' commen-

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23 4 OVIDIO IN ESILIO

tatori, forse a' suoi tempi dovettero essere perfettamente


intese. Forse allora, come oggi e -.come qempre, i _parti-
colari della vita intima del cittadino come del sovrano for-
mavano il pascolo quotidiano di tre quarti della societa
contemporanea, alla quale perciò si pub velatamente par-
lare, sicuri non solo d'essere intesi, ma d'essere anche
maggiormente gustati.
O voi che avete gli intelletti sani
Mirate la dottrina che s'asconde
Sotto il velame delli versi strani,
aveva detto un giorno il divino poeta; e pur Ovidio non
dissimula che tutti debbano conoscere qualche cosa de' suoi
guai :
Causa mea cunctis nimium quo que nota minad

Ma mutati i tempi, mutati gli ambient, le cose più


chiare pe' contemporanei d'allora divennero un enigma per
gli avvenire, come in rapporto a' nostri discendenti saranno
veri enigmi tante allusioni contenute in libri e periodici
odierni di polemisti, quantunque il sussidio di giornali e
di molti altri mezzi creati dalla stampa e dall' ingegnosa e
svariata applicazione di questa e delle arti congeneri, non
saranno di lieve scorta per approfondire, chiarire la picco/a
vita, delineata, tratteggiata giomo per giorno da umoristi
e da epigrammisti.
Mancano a noi, in relazione all'epoca romana, questi
altri mezzi e quindi sara forse vano il tentare di ricostruire
una storia intima de' nostri padri.
E pur troppo parlandosi d'Ovidio, del poeta elegante,
estremamente licenzioso delrepoca d'Augusto, la base di
una vera monografia di lui e de' suoi tempi consisterebbe

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OVIDIO IN ESILIO 235

appunto nella conoscenza esatta di minuti particolari di genere


intimo, come oggi si direbbe, a noi completamente ignorati.
Quel poeta raffinato, molle, licenzioso, realista nel più
largo senso della parola, sotadico come allora si sarebbe
chiamato, quali alte relazioni ed adulazioni awl avute,
omaggio continuo che i ricchi sono obbligati a rendere
agli ingegni e molto più se questi ingegni ne accarezzano
le passioni e aprono alle stesse campi nuovi, ideali altri-
mend ignorati ? I suoi libri influirono ad accrescere la cor-
ruttela del tempo ? Qualche allusione scritta o verbale avrà
potuto un giorno eccitare scandali, provocare ire e ven-
dette ? Tutte domande alle quali 6 impossibile rispondere.
La società ama lo scandalo, in altd si accarezza la licenza
condita dall' ingegno, si ammira, si esalta lo spirit°, che
in fondo non deie essere che una manifestazione più fo-
sforescente, più ideale dell' ingegno rivolto allo studio delle
sfi-enate passioni, e questo ingegno, portato cosi in trionfo,
si desidera compagno, ministro, moderatore negli intrighi
licenziosi. I secoli d' oro pei- le lettere e per le arti non
sono quelli d'oro pe' costumi, e da Ovidio, che sotto Augusto
scrive l'Ars amandi, ad Aretino, il quale descrive le mag-
giori lubricità ed eccita lo stimolo nelle alte classi, la paura
ne' colpevoli, il desiderio di lode ne' sovrani, lo spavento
della satira e della berlina ne' grandi dignitari, la via
6 stata ognora la stessa : accanto alle altre mode sorge e
si afferma anche la moda de' libri e de' pennelli.
Certo l'Aretino non avrebbe potuto durare sotto Augusto,
n6 impaurire quella figura smilza, taciturna, osservatrice e
moderatrice di tutto, il cui spirito era tanto profondamente
ipocrita, quanto vasto era l' impero, sul quale dominava ;
uno spirito che tutto calcolava, tutto pesava, preparando

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236 OVIDIO IN ESILIO

perfino i discorsi che doveva scambiare colla moglie, affin-


ch6 le parole non potessero per caso varcare d'un mil-
limetro il peso e la misura determinati dal pensiero. Egli,
da accorto pedagogo, sapeva tollerare a tempo ed a tempo
frenare e non era possibile 116 indovinare il pensiero, n6
scongiurare il volere di quel tiranno la'rvato.
Ovidio non si era abbandonato meno alle manifestazioni.
I5oeta nato, come avrebbero detto gli antichi, tentò un de-
terminato campo e non deviò in Roma ,mai da questa via
tracciata rigorosamente al suo spirito : era il poeta appe-
titoso, ed appetito dall'elegante societh, era lo spirito ed
il riflesso yero delle condizioni sociali del tempo, special-
mente nella Corte d'Augusto, ove si sogghignava su' rap-
porti tra padre e figlia, su quelli tra fratelli e sorelle, un
giorno giustificato il sogghigno da un grave esempio che
Augusto dava a' nipoti Giulio e Druso, accusati d' incesto
e mandati in esilio. In questi terribili fatti il poeta fu forse
testimone importuno, creduto solidale nel silenzio, stimato
compromettente per la facile lingua, provocatore e colpevole
pe' suoi versi, pericoloso ad ogni modo per l'avvenire. Non
6 improbabile che egli sia stato pronubo a qualcuna delle
nefandità occorse o nella casa d'Augusto, o in altra grande
famiglia :
Inscio quod crimen viderunt lumina
e che perciò, nuovo Atteone, che aveva veduto' Diana al
bagno, egli ne dovesse pagare prontamente il fio, poich6
co' Numi anche le colpe involontarie, come si esprime il
poeta, si pagano, né ottien perdono il caso. i N6 sono

1 Non manca chi crede che Ovidio sia stato condannato per ef-
fetto della legge Giulia: De adulteriis coercendis, di cui nel Digesto
al cap. 48.

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OVIDIO IN ESILIO 237

improbabili anche le altre ipotesi, se non forse le une e le


altre possono associarsi per spiegare la condanna :
Perdiderunt cum me duo criMina : carmen et error!

Certo il fatto doveva essere di tale gravità da ferire


profondamente il cuore" d'Augusto, sicchè il solo ricordo
dovesse riaprirgli l'acuta piaga ed eccitargli sdegno e com-
promettere maggiormente il poeta, che credeva di essere
stato trattato anche generosamente col semplice esilio :
Nam non sum tanti ut renovem tua vulnera, Caesar. 2

Ed o per questo, o perchè 'sdegnoso che su un nome


destinato a sopravvivere a' secoli, si potesse ulteriormente
far cicaleggio, egli finiva per racchiudersi nel massimo dei
misteri, invano voluto poi penetrare dagli avvenire :
Ecquid praeterea peccarim, quaerere noli,
Ut pateat sola culpa sub arte.

E perciò inutile fare ulteriori indagini, associarsi agli sforzi


vani, alle ipotesi ora ingegnose, ora ardite, ora strane di
tanti commentatori. Ricordati que' versi del poeta, ricor-
date sommariamente le condizioni in cui egli visse, in cui
si svolse la sua società, insistere in tali ricerche diventa
non solo ozioso ; ma per avventura anche poco serio (sia
ciò detto con buona venia di tutti coloro che tanto pertina-
cemente se ne occuparono); e forse non ha del tutto torto
lo Smith guando a questo proposito esclama : this is a
Trist., II.
2 Questo verso potrebbe anche conciliarsi coll'opinione del Ville-
nove, che riferiva l'esilio d'Ovidio ad un colpo di Stato fallito; ma
ipotesi trova difficile spiegazione nell' indole e nelle abitudini del
poeta.

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238 OVIDIO IN ESILIO

question, that has long exercited the ingenuity of scho-


lors.
Per non essere coinvolti nella severa condanna pren-
diamo altra via e rivolgiamo senz'altro. i passi verso il luogo
d'esilio del poeta.

II viaggio compiuto da Ovidio per raggiungere il triste


luogo dell'esilio, come le modalità dello stesso, sono pure
oggetto di diverse versioni tra gli scrittori, quantunque
poeta abbia nel I libro de' Tristi minutamente descritti e
le vie percorse, e i disagi sofferti. Par certo che egli ar-
rivasse a Tomi non compiendo la via solo per mare. Par-
tito da Brindisi, o da Ravenna, come vogliono altri, forse
nel mese di novembre o su' primi di decembre del 761,
sbalestrato da crudel tempesta raggiugne Corinto e di qui
sale su altro legno, col quale s' inoltra per la Tracia e
per l' Egeo, sbarcando all' Imbria terra (che alcuni vogliona
sia Silimbria, altri Lembro) e poi a Tempira. Il poeta
scende a terra e la nave prosegue il suo cammino fino
a Tomi e l' itinerario ci viene esattamente indicato dal
poeta nell'elegia XI del primo libro de' Tristi. Gli augurii
che Ovidio rivolge al legno perchè tocchi il porto, si spie-
gano o pel fatto del trasporto delle cose del poeta, o
per quella naturale affezione che il viaggiatore prende alla
nave, sulla quale ha percorso lungo tratto e sulla quale
lascia amici .e ricordi graditi. Il poeta quindi s' interna
« mthi Bistonios placuit pede carpere campos », e senza accettare

Diet, of greek et roman biography, vol. III.

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OVIDIO IN ESILIO 239

l' ipotesi che egli cercasse di Sesto Pompeo per spingerlo


ad iniziare pratiche con Augusto per ottenerne perdono,
illusione che Ovidio non poteva si presto coltivare ,
6 probabile che dopo l'orribile tempesta patita e con si
vive imagini da lui descritta, egli tentasse abbreviare la
via per terra e sfuggire cosi anche nuovi pericoli. For-
nito di mezzi e di aiuti d'ogni genere, s' imbarcò in uno
de' porti del mare Eusino e senza dubbio avrà cercato il
più prossinao a Tomi, evitando in tal modo solo que' tratti
per terra, che presentavano ostacoli di comunicazioni o
pericoli diversi.
In Tonai visse sette od otto anni o poco più, calcolando
la decorrenza dal giorno dell'arrivo, illudendosi qualche
volta sul possibile perdono, sollecitandolo in ogni maniera
colla la.crimevole descrizione de' propri patimenti e della
durezza del clima, degli Uomini, sperando negli uffici
della moglie, degli arraci tentando colle lodi di miti-
gare l'animo di Cesare; ma dopo qualche tempo cloy& com-
prendere che ogni speranza era infondata, resa poi inutile
e- addirittura vana sotto Tiberio, quando l'occhio vigile di
una donna, dal cuore insensibile ad ogni appello, domi-
nava, ne' primordi, l' imperatore e l' impero. Ed allora egli
prorompe in un accento, ch' 6 di disperazione e di ras-
segnazione ad un tempo e che non pus?) non vivamente
commuovere, pensando alla disgraziata sorte del povero vec-
chio, orbato degli affetti domestici, triste per l'abbandono
di tutti gli amici, salvo che di due o tre, le cui lettere per
giugnere o per aver risposta da Tomi, impiegavano non
meno d'un anno, sempre a fronte di gravi pericoli, sem-
pre timoroso di mali peggiori da parte di Roma. « M'è
grave l'aria, egli serive alla moglie, l'acqua mi 6 pesante,

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240 OVIDIO IN ESILIO

la casa, i cibi sono disadatti per un infermo ; non ho un


amico che mi sollevi colla sua parola, non vivo che tri-
stamente de' miei ricordi, primo dei quali sei tu. E mio
labbro non ripete che il tuo nome ; giorno e notte io ho
rivolto a te l'anima mia; deliro ; ma nel delirio non pro-
nunzio che il tuo nome. Io vicino a morire e tu intanto
passi serenamente i giorni sul Tevere, forse deh ! dimen-
tica di me. Ah ! nol potrei credere ! Deh ! che almeno
potessi chiudere gli occhi in patria, o che la morte mi
avesse potuto cogliere prima della condanna ! Ma mi con-
viene morire esule, fra luoghi orribili, non sul letto usato,
nè mi conforterà l'altrui compianto, né negli estremi aneliti
mi scorreranno sul volto le tue lagrime, nè una mano pia
chiudera i miei occhi ».

Scenderb alacrimato e senza esequie


E senza tomba in barbaro terreno.
Ed or, se il puoi, ma no nol puoi, confortati
Ch'ebbe fin col morir la mia sventura.
Oh almen gli avanzi in breve urna ti rendano
Perch'esule non sia fin nell'avello I
In suburbano avel le mie reliquie
Al cinnamomo posino indivise;
su la pietra sepolcral si leggano
Dal passeggero queste note incise :
a Nason cantore d'amorosi numeri
Qui dell' ingegno suo vittima giace.
passeggier, se amasti mai, deh supplica
Che l'ossa di Nason posino in pace ».
tu grondante di pietose lacrime
-Spargi corone sul sepolcro mio.
Ed io converso dalla fiamma in cenere,
Commoverommi al mesto ufficio e pio.

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OVIDIO IN ESILIO 241

Phi ti direi; ma la parola mancan*


E su le labbra inaridite muore.
Addio, sii lieto.., oh questo vale é l'ultimo
Troppo acerbo e infinito 6 il mio dolore 1 1

Ed il voto del povero poeta non fu neanche esaudito !


Le ceneri non furono trasportate in patria; ma, come
scrive Eusebio, ebbero da' Geti onorata sepoltura nel ca-
stello di Tomi. 2 Se non che Ovidio, quasi certo della
inutiliià de' suoi voti e de' suoi sforzi, ormai temperava
il grido del dolore al senso della rassegnazione, e fatidico
esclamava :

In que tomitana jaceam tumulatus arenal

1 Tristi, Libro [II, Eleg. 3'.


2 Girolamo nella sua Cron.: a Ovidius poéta in exilio diem obiit
et juxta oppidum Tomos sepelitur ».

z6 AMXTE, Romanta.

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Le pretese Tomi e Constanza sul mar Nero

N QUAL punto preciso, lungo il mar Nero,


trovavasi la capitale della Piccola Scizia, ove
Ovidio passe) in esilio gli ultimi anni della
vita ? È un problema questo, innanzi al quale la maggior
parte dei biografi del poeta sulmonese si arreste), o, pur
prendendolo in esame, non lo fece che molto legger-
mente. Ed invero mancavano i dati per potere stabilire
qualche cosa di sicuro, nè fu agevole in passato indagare
questi elementi, poiché il territorio sul quale presumi-
bilmente poteva credersi essere un giomo sorta la sto-
rica Tomi, trovavasi per la maggior parte sottoposto alla
Turchia, e quindi difficilmente si prestava a simile ge-
nere di ricerche, meno per l' indole del Govemo, (planto
per il contegno riservato e sospettoso delle popolazioni
maomettane. Viaggi o spedizioni scientifiche non pote-
vano essere con qualche presunzione di successo tentati,
se non da qualche societi che si facesse forte dell'aiuto
di un Governo straniero per poter avere cosi il neces-
sario appoggio del Divano ed evitare le conseguenze

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244 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

degli eccessi del fanatismo, che tra i paesi turchi assume


sempre l'aspetto religioso, gli eccessi del dar-ul-harb. Ma
gli inglesi, i quali solo, per la riputazione della loro po-
tenza e per l'audacia e tenacia delle loo iniziative, erano
in grado di far qualche cosa in proposito, assorbiti uni-
camente da intenti industriali e commerciali, se ne asten-
nero; e la regione eminentemente latina della Dobrogia,
sede dell'antica Scizia, ove essi fondarono una ferrovia,
non conserva alcuna notevole traccia della loro attivith
scientifica; anzi sul luogo affermano che la società co-
struttrice abbia non poco rovinati illustri avanzi dell'an-
tichith per servirsene nei lavori stradali, e solo qualche
epigrafe sia stata trasportata in Inghilterra.
Ecco perchè ritengo che la ricerca dell'ubicazione della
antica Tomi sia un argomento che si presenta c¡uasi
nuovo alla scienza per risolvere molti problemi etnogra-
fici e per illustrare maggiormente la vita dell'infelice poeta.
Dò un cenno rapido de' paesi, che si contesero il
triste e glorioso vanto d'essere stati il luogo d'esilio di
Ovidio; dico glorioso vanto, perchè fu proprio nell'esilio
che cominciò la Vita Nuova del poeta. L'esilio suscita
nel ghibellin fuggiasco lo sdegno, e lo sdegno gli ispira
la musa, che dà all' Italia ed al mondo il massimo dei
poemi; e l'esilio ritempra lo spirito dello scrittore del-
l' Ars amandi e lo spinge per nuovi campi, fecondi di
nuovi ed immortali prodotti del suo ingegno. Ovidio non
sarebbe giunto a noi che puramente come poeta sensua-
lista, poiché pare che anche le Metamorfosi ed altri lavori
fossero stati si precipitatamente e malamente composti
che il poeta non li credesse degni del proprio nome e
avesse intenzione di distruggerli: nell'esilio egli limó le

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 245

Metamorfosi e i Fasti, completando questi ultimi, e si


rivelò sublime elegiaco coi Tristi e colle lettere dal Ponto,
e grande, inesauribile scrittore con altri lavori, che la
critica in tutto od in parte a lui attribuisce.

4)
A proposito delrattuale Ovidiopol in rapporto all'ubi-
cazione di Tomi, Dezoby e Bachelet scrivono : « ce n'est
pas la ville actuelle d'Ovidiopol comme l'ont cru les Russes.
Tomi était au sud du Danube, non loin de Varna et de
Messembria, sur l'extrême frontière de l'empire romain
au nord, pi-6s du Pont-Euxin; c'est peut-6tre la vine
modeme de Tomiswar, dans l'eyalet de Silistrie. »
Ma su questo nome diremo qui appresso più diffusamente.
Il Tomiswar, cui accennano i due scrittori, in turco
Eski Vargana, 6 sul mar Nero a 125 chilometri da Sili-
stria, fra Constanza e Mengalia, fomito di un piccolo
porto. Pei-6 nessun serio argomento suffraga ripotesi
fondata sul suo nome; anzi tutto fa supporre improbabile
che Tomiswar sia stata la capitale della Piccola Scizia.
11 geografo Baudrand riferisce una tradizione, secondo
la quale ad un piccolo lago della Dobrogia, Ouvidone
(lac crOvide), sarebbe stato appropriato tal nome per
ricordo del poeta.
Nel 1802, scrive il Michaud, il Moniteur ed altri
giornali di Parigi annunziarono che scavandosi le fonda-
menta di una fortezza all'imboccatura del Danubio, con-
tadini russi avessero scoperto una tomba, che si credeva
essere quella d'Ovidio, perch6 lì sarebbe stata fondata
la città di Tomi, e perch6 quei luoghi erano conosciuti

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246 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

da lungo tempo col nome Laculi Ovidii (laghi d'Ovidio).


Gli stessi giornali aggiunsero che si era nella tomba
trovato un busto che rassomigliava perfettamente a quello
che si ha di Giulia figlia di Augusto, e che i Russi
avevano dato alla fortezza il nome di Ovidopoli. La voce
di questa scoperta cominciò a richiamare l'attenzione dei
dotti, allorch6 un tedesco, antico colonnello a servizio della
Russia, fece inserire nella Decade (21 marzo 1803) una
confutazione dell'articolo del Moniteur. E luogo che
i moldavi chiamano Lagoul Ovidoului e non Laculi
Ovidii 6 più di 30 leghe lungi dalla bocca meridionale
del Danubio, non lontano dalla quale la citth di Tomi
era situata. Lagoul Ovidoului 6 un lago sulle rive del
Dniester (l'antica Tyras), vis-a-vis di Akerman, citta e
fortezza turca, situata sulla riva dritta. D'altra parte il nome
che gli danno i moldavi non significa lago d'Ovidio, ma
vuol dire lac des brebis, ed ha ricevuto questo nome perch6
li si lavavano e si bag,navano ordinariamente prima dello
imbarco i montoni, che la Moldavia era obbligata a dare
a migliaia per il consumo di Costantinopoli. Nella fine
del settembre 1789, aggiungeva l'antico colonnello russo,
allorch6 il famoso Potemkin venne a stabilire rassedio
dinanzi ad Akerman, intese parlare del Lagoul Ovidoului
che si trovava nelle vicinanze. Egli non vi credette, ma
mostrò di credervi, e vide con piacere che altri vi cre-
dessero. Durante qualche tempo non si park) che di
Ovidio, del suo lago e delle rovine di Tomi; ma quando
Potemkin lasciò questa contrada, non se ne fece più motto.
Frattanto non si mancò di avvertire Caterina II di questa
scoperta: essa ne fu lusingata e ci credette in buona
fede. La tomba d'Ovidio trovata in un paese acquistato

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 247

dalle sue armi avrebbe fatto tanto piacere a questa donna


straordinaria, quanto -il successo vittorioso d'una battaglia.
E perciò, allorch6 nel 1791 il trattato di Jassy portò le
frontiere della Russia fino al Dniester, prima cura della
imperatrice, che non perdette mai di vista i suoi progetti
sull'impero bizantino, fu, nel far costruire diverse fortezze
sulla riva sinistra del fiume, di dar loro nomi greci, quali
Tyraspol, Gregoriopol, in onore di Gregorio Potemkin, ed
Ovidiopol i nelle vicinanze del lago Ovidoului. Questo
paese 6 situato nelle nuove carte della Russia all' imboc-
catura del Dniester. 11 generale De Wolland diresse i
lavori di queste fortezze (1792-95), ma nessuna scoperta
fu fatta dagli operai.

4
Altra indicazione, per istabilire l'ubicazione di Tomi,
sarebbe, secondo altri, la citti di Kiew, sul Boristene.
Gaspare Bruschi, Glandorpius, Laurent, Muller e Abramo
Ortel ne' suoi commentari 2 designano la città di Sabaria
o Stain (Austria), asserzione confutata da Giovanni
Masson 3.
Il Boxhorn anzi soggiunge che appunto li, sulle rive
della Saya, fu scoperta nel 1508 la tomba 4 dell' infelice
i In certe carte trovo segnato Ovidiopol, paese di 3832 abitanti,
nel distretto di Kerson, a 45 chilometri S. E. d'Odessa sulla riva
sinistra del Dniester.
2 Sabaria, Lazio, Austriae oppidum est, ad Angrum fluvium, no-
mine Stain. Gasper Bruschius dicit hic anno MDVIII sepulchrum Ovidi
Nasonis inventum testudine magnificum, et hoc epithafio ornatum
(Comm. Reip. Rom., Lib. XIII, C. II).
3 Vita Ovidii, Amsterdam, 1708, p. 137.
4 II Bruschi dice: Sepulchrum lapideum catneratum.

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248 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

poeta, e nel libro « Monumenta illustrium virorurn et elogia »


si legge perfino repigrafe che a titolo di curiosità merita
di essere qui riportata :

HIC SITUS EST VATES, QUEM DIV1 CAESAR'S IRA


AUGUST', PATRIA CEDERE JUSSIT HUMO.
SAEPE MISER VOLUIT PATRIIS OCCUMBERE TERRIS
SED FRUSTRA: HUNC ILLI FATA DEDERE LOCUM.

Altri credono che a Sarwar, in Ungheria, fosse scoperta


tal tomba e riferiscono la stessa epigrafe. Ed a pro-
posito d'Ungheria, non sarà infine inutile ricordare come
siasi scritto che verso il 1540 la regina d' Ungheria,
Isabella, mostrasse a Pietro Bergée una penna d'argento
scoperta in Taurunum, la presente capitale della Serbia,
con queste parole : Ovidii Nctsonis calamus. Ed il Lazio
aveva scritto : « relatum est mihi denique a fide digno
sene, Friderici tertii Caesaris aetate tumulurn effossum
(in Sabaria) cum ossibus in cuius fossis P. Ovidii Nasonis
nomina adscripta fuissent, eaque a Tauriensi Episcopo,
cuius illa est Diocesis, ablata esse, »
Ma il Lazio per ispiegare questa gita d'Ovidio fino a
Sabaria, ove sarebbe morto improvvisamente, deve scen-
dere alla supposizione che il poeta avesse ottenuta la
grazia : troppo ottimismo e troppa fede nella clemenza
del Divo Cesare !
Tale leggenda, al pari della diceria della penna, fanno
giusto riscontro a que' versi, che paiono destinati piut-
tosto ad un cenotafio che ad una tomba, e sembrano
scritti in periodo non molto lontano da quell°, cui si
riferisce la famosa scoperta.
Mi si consenta infine di citare quanto in proposito ha

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 249

scritto il Mommsen sul luogo ove sorgeva fantica Tomi.


Le sue parole meritano d'essere riportate , anche per
avere un'idea più larga di altri valentuomini, che tratta-
rono questo argomento, e per conoscere commenti ed
epigrafi, che si connettono all' illustrazione del soggetto.
Ecco quanto leggesi a pag. 144 del Corpus Inscriptionum:
« Tomos fuisse ubi nunc est vicus Anadol-koi, prope
Köstendie, iam constat praesertim post inventum in summa
via Babadagh, versus ferente kiliometro a Köstendie re-
motum cippum, quem M. Aurelio Vero Caesari Hadriani
filio dedicavit ô oNog Trin gv T61.tec vowx74pan. Tituli ibi
prodierunt Graeci alii alii Latini, quorum quidam hodie
exstant Parisiis in museo publico advecti eo. a. 1855 ab
eruditis francogallis Robert et Blondeau. Eos ipsos aliosque
paucos edidit idem Robert (Mémoires de Académie de Mek,
volume 39, a. 1857-58, MetZ, 1858, vol. 8, p. 377 sq.);
quibus accedunt quos preposuerunt Ludovicus Merklin
(in Gerhardi Arch. Zeitung, vol. 8, a. 185o, p. 139 sq.)
acceptos per Krusium ab Heydio classis Russicae ohm
praefecto et Tedeschi (in diariis Academiae V indobonensis,
vol. IX, a. 1852), et Tullius Duband (Bulletin de la
Société archéologique de Sens, 1858, p. 120), item quos
Renierio dedit praefectus fabrum Michel a se descriptos,
cum viae a Köstendie ad Danuvium perficiendae instabat. »
(Segue nel Corpus il testo di dieci epigrafi) 1.
L'opinione che il presente villaggio di Analdalkioi possa

Veggasi pure l'Henzen: Inscript. Mt, select. amplissinta collectio,


Taurici, moccaxi, nel qual volume sono riportate tre iscrizioni sulla
Dobrogia, sotto i nn. 5280, 5287, 5287-a. Altre epigrafi raccolse
ed illustrb ii Tocilescu nella sua Revista pentru storie, archeologie
filologie.

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25O LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

essere l'antica Tomi, dopo pochi anni da guando il


M-ommsen scriveva quelle parole, 6 stata accolta e con
vari argomenti propugnata dal signor Pano Contogiorgi,
un erudito uomo, che ho conosciuto in Constanza, ove
dimora da 18 anni e che ha accettata tale conclusione con
ardore e convinzione d'un dogma (V. Diatriba sul sito
dell'antica cittet di Tomi, Constanza, tip. Romana Associati,
1884, opuscolo di pagine i9).

4
A risuscitare la questione dell'ubicazione di Tomi, cosi
poveramente e con si tenui risultati studiata, occoneva
qualche straordinaria circostanza e la straordinaria circo-
stanza si presentava propizia colla notizia corsa negli ultimi
mesi dell'anno 1884: l' inaugurazione non lontana d'una
statua ad Ovidio in Kustendil sul mar Nero, che sarebbe
stato il sito dell'antica Tomi.
Sembrava che per tal modo, con una manifestazione
artistica, si volesse troncare, o meglio risolvere d'un
tratto una questione archeologica, e molti si domanda-
rono: ma dunque si assegna già il sito di Tomi prima
che alcuna speciale illustrazione sia venuta a confermare
questa ipotesi, o si 8 per assodato quello che rimane
una semplice supposizione ?
Ma per poco che si fosse posto mente a' nomi dei
promotori di tale solennità si sarebbe confessato che non
si poteva trattare duna sorpresa scientifica; l'iniziatore,
il caldo propugnatore del monumento ad Ovidio, era un
distinto filologo, e non potevasi supporre che questi avesse
voluto risolvere, coll'erezione di una statua, un' ipotesi

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 25 I

senza averla sottoposta a minuta analisi, ad acLul ata cri-


tica e trovata corrispondente a perfetta reala. Il nome
del ch. Remus Opreanu, l'iniziatore appunto della sotto-
scrizione per un monumento ad Ovidio, 6 noto tra i filo-
logi romeni. E poich6 tra noi non erano ancora ben cono-
sciute le sue ricerche su questo punto speciale riflettente
l'antica Tomi, a me venne desiderio di récarmi sul
luogo per prender notizia dei documenti che venissero
a confortare l'ipotesi che la presente Constanza abbia
sostituito l'antica Tomi; ed in ogni caso indagare
se esistessero tradizioni e leggende locali sulla tomba di
Ovidio, od almeno sul passaggio del poeta su una terra
funestata poi da tante invasioni.
Mi gembravano questi due punti degni d'accurato esame
e meritevoli d'un viaggio speciale. Io da molto tempo,
per questo stesso scopo, desiderava intraprenderlo, poich6,
pochi anni prima, un egregio scrittore della Romania, un
ardente italianofilo, un cultore appassionato de' classici
latini, ii dott. I. C. Dragescu, mi aveva scritto una lettera
da Kustendil 1; ponendo a fianco di questa parola e tra
parentesi l'antico e corrispondente nome di Tomi, par-
landomi d'un lago là esistente e dal popolo chiamato lago
d'Ovidio; accenni che tenevano in me desto il desiderio
del viaggio, a fare il quale ebbi rultima spinta dalla notizia
della prossima realizzazione del nobile atto dell'Opreanu.
E qui sento vivo il dovere d'esprimere speciali azioni
di grazie al ministro di pubblica istruzione, onorevole
Coppino, che, compreso della bona di questo proposito,
consenti e secondò le indagini locali, che io m'era pro-
posto di raccogliere.
V. ConfedercRione Latina (n. o) del 2 giugno 1882.

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252 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

ll 6 settembre 1884 mossi per la Dobrogia, passando


per Vienna, Pest, Belgrado e Bucarest. Quivi feci una
visita al museo, che contiene diverse importanti scoperte,
ch'ebbero luogo appunto nella Dobrogia e che furono
illustrate dal ch. Gr. Tocilescu, allora segretario generale
del Ministero della pubblica istruzione in Romania, l'autore
dell' insigne opera La Dacia avanti il dominio de' Romani.
Da Bucarest partii il I. ottobre per ferrovia alla volta di
Giurgevo-Smarda, e da questo punto, sul vapore Orient,
percorsi il Danubio fino a Cernavoda, paese che dista due
o tre ore da Constanza, ove giunsi verso le 1 o pom. dello
stesso giomo.
L'attuale Constama (pronunciasi iConstaRa) in turco
Kustendjé, é una corruzione dell'antico nome di CostaRa,
dato o meglio ridonato dai Genovesi, i quali nel medio-
evo vi avevano costituito un importante porto, di cui
rimangono ancora notevoli avanzi ad attestare la grandezza
marittima e l'attività della gloriosa repubblica. Città
principale della Dobrogia Constanza tra pochi anni as-
sumerà un' importanza straordinaria , perchè la Romania
intende crearv un gran porto, e, per agevolare le co-
municazioni tra la capitale e la Dobrogia, costruire un
magnifico ponte sul Danubio, che sal-à tra i maggiori
che esistono nel mondo, e costerl non meno di due mi-
lioni di lire. Gli inglesi che hanno studiato il progetto
=

del porto avvisano che per tal modo Constanza, la quale


è a quasi mezza strada tra Costantinopoli ed Odessa, ga-

1 I lavori pel porto e pel ponte, secondo le assicurazioni del


signor Aurelian, ministro de' lavori pubblici, saranno incominciati
entro il 1888. Allorquando il ponte sul Danubio a Cernavoda sail
.costruito, la distanza tra Constanza e Bucarest sarà di cinque ore.

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CONSTANZA SUL MAR NERO.

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254 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

reggera felicemente con quest'ultima città come posizione


marittima, e diventerk il migliore e più ricercato scalo sul
mar Nero t.
Constanza ha strade abbastanza lunghe e larghe; lateral-
mente sorgono e sorgeranno buoni edifizi. Infatti le case
piil povere furono completamente distrutte nel 1878 dai
bulgari, nella guerra russo-turca, e le altre per ispecula-
zione privata tendono a trasformarsi in comodi e ricchi
edifizi. In estate Constanza diventa la stazione balneare di
moda pei romeui, 6 la loro Livorno, e perciò i migliora-
menti edilizi sono rapidi e notevoli. II prefetto Opreanu
colmò alcune vie, altre sistemb, costrui il magnifico boule-
vard Elisabetta in riva al mare, con padiglioni, giardinetti,
sedili, e ovunque iasciò traccie della sua sapiente attività.
In questi ultimi tre anni furono costruiti un bellissimo.

i I] conte G. Tornielli, benemerito nostro ministro a Bucarest,


in una breve memoria pubblicata nel Bollettino Consolare del mese
di giugno 1885, P. 717 (Alcune notizie intorno al traffico ed alla
navigazione di Galatz e di Constanza), porge i seguenti dati sul
traffico del porto di Constanza:
ccBastimenti entrati 317 (cioé 158 piroscafi con carico, 36 in
zavorra; 89 velieri con carico, e 34 velieri in zavorra); e ba-
stimenti, usciti 315. Furono esportate circa 28,000 tonnellate (chilo-
grammi t000) di cereali. L'importazione ascese a tonnellate i o,66o. »
E soggiunge: « Questo quadro mentre pub servire a dare una
nozione pressoché completa dello scarso movimento economico e
commerciale delle provincie colle quali la Romania fu compensata
della perdita della Bessarabia, permette di giudicare con quanto ar-
&mento lo Romania si accinse alla spesa della costruzione del
ponte e della ferrovia che dovranno mettere in comunicazione il
porto di Constanza con la capitale del regno. Come fu gii scritto
in un rapporto di altra serie, la somma di 35 milioni di fratichi é
stanziata per l'allacciamento, mediante il ponte sul Danubio, delle
linee ferroviarie Bucarest-Fetesci e Cernavoda-Constanza. Altra somma
di 21 milioni di franchi é parimenti stanziata per l'ingrandimento
del porto di Constanza.

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 255

stabilimento balneario alle vigne, circa mezzo chilometro


distante da Constanza, ed un'apposita strada ferrata porta
dai boulevards allo stabilimento. Nel 1888 dovrà essere
comp¡uto il gran mercato permanente, destinato pel be-
stiame da esportarsi, opera che costerà un milione. Questa
fiera ora si tiene in Anadalchioi, che a tale scopo
allacciato a Constanza da una linea ferroviaria.
A' nomi antichi e barbari delle vie furono sostituiti nomi,
che ricordano la storia locale e le civiltà che vi fiorirono
e si succedettero. Le strade principali s' intitolano via
Ellena e via Trajano ; vi sono poi una via Marco Aurelio,
una picqv d' Italia, una via Opreanu, cosi voluta chiamare
dal comune in omaggio dell' illustre funzionario, che prov-
vidamente intese al progresso della città. Una compagnia
inglese, in uno de' punti più ridenti, in riva al mare,
elevù un magnifico albergo (IThtel Carol I), che costò un
milione e mezzo, e che pub gareggiare coi migliori stabi-
limenti congeneri delle piÙ grandi citta d'Europa ; a tacere
di un albergo grandioso recentemente costruito : Hôtel du
Danube. Li presso, il 30 agosto 1887, nella picta Indi-
pendenv, è stato elevato un monumento ad Ovidio.
Nel 188o, secondo una statistica allora compilata, in
Constanza e nel distretto vi erano 14,884 romeni,
14,947 turchi, 22,584 tartali, 8429 bulgari, 2607 greci
e 322 lipoveni. Ora i romeni sono 40,000 e 4000
solo i bulgari. I lipoveni sono una setta di slavi cri-
stiani: conservano uno strano miscuglio di credenze.
Odiano mortalmente il tabacco, e se qualcheduno si
permette d'accendere il sigaro nelle loro case, aprono
immediatamente porte e finestre, fanno grandi lavande
d'acqua ed abluzioni d'ogni maniera alle pared, al pavi-

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256 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

mento, ai mobili. Lasciano crescere incolta la barba, rite-


nendo che il raderla sia contrariare uno dei fini della
natura ed offenderla. Non ammettono in alcuna maniera
che si possa vaccinare, perchè nella Bibbia non troyano
traccia del rimedio salutare, e, dando prova d'un fata-
lismo non molto dissimile da quello turco, dicono che ciò
che non fu indispensabile in passato non debba ritenersi
un'esigenza, un bisogno assoluto, né pel presente, nè per
l'avvenire. Ma il fatalismo, più o meno accentuato, costi-
tuisce l'ambiente generale dell'Oriente.
Altri abitanti di altre nazionalità si troyano nella pro-
vincia, che in tutto ha 90,000 abitanti. 11 Moltke, nel
suo Viaggio in Oriente, scrisse che la Dobrogia non con-
teneva che 20,000 persone, errore grossolano, poichè i
due distretti di Constanza e di Tulcea, formanti la pre-
sente Dobrogia, contano una popolazione complessiva di
190,000 abitanti. Tra questi 1 oo,00 o sono romeni,
6o,000 turchi e tartari, 7000 greci e 3000 tedeschi.
Dal 1878, cioè dal momento della cessione alla Ro-
mania, la popolazione di Constanza che era di 3000 abi-
tanti, duplicò di numero e l'elemento romeno si diffuse
largamente. Si organizzarono comuni tra aggregati di case
sparse qua e la, se ne crearono nuovi, come Fagarasiu-nou,
Caramurat, Urluia, Carol I, Dorobantul, formati da immigra-
zioni, specialmente di romeni della Transilvania. L'elemento
musulmano perdurava, quando io giunsi in quella regione,
ancora vivo nei villaggi d'intomo. Ed 6 cosa singolare,
perchè mentre 6 scomparso quasi intieramente dalla Bul-
garia, stimava vantaggiosa la residenza della Dobrogia, per
quanto il fanatismo religioso faccia considerare sempre
come cani i cristiani, designati ognora con questo cortese

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 257

titolo dai turchi. Ma questi posseggono a Constanza due


chiese co' solid minareti, e sono trattati con massima
tolleranza dai romeni, anzi favoriti per quanto 6 possibile,
il che ha impedito in parte le minacciate emigrazioni. Vi
6 pure a Constanza una cappella destinata al culto dei
trecento cattolici che vi dimorano, e lo Stato, a proprie
spese, fabbricò un grandioso tempi° ortodosso, pel quale
erogb oltre Mezzo milione.
A' comuni nelle vicinanze, composti quasi esclusiva-
mente di turchi, fanno riscontro altri comuni abitati solo
da bulgari, come Garlka, Canljia e A Imaliu ; e comuni
abitati solo da tartari, come Poiucci, Hasancea, Homurcea,
Techirghiol. I centri maggiori sono Constan.za, che ha do-
dici comuni rurali, Hirsova, con 1 1 comuni, Megidie,
con 14, Mengalia, con 15, e S &stria Nuova, con 23.
L'aria in Constanza 6 buona, ed i terreni della Dobrogia,
che generalmente si ritengono pantanosi, una specie delle
nostre Paludi Pontine, sono tutt'altro che fomiti di stagni,
ove se ne eccettui qualche tratto presso Cernavoda.
A quattro ore da Constanza trovasi il .monumento più
notevole ed imponente che esista nella Dobrogia, una
grande costruzione di pietre, a forma circolare, all'appa-
renza di un'antica torre dimezzata, conosciuta col nome
di Adam-Klissì. Misura un I's metri in altezza su 20 di
diametro e vi si riscontrano grandi blocchi collegati per-
fettamente senza cemento, come i migliori avanzi delle
nostre mura ciclopiche. I bassorilievi all' intorno rappre-
sentano trofei, fatti di guerra, cdstumi barbari. L'Opreanu,
nel giornale Forul Constantiei, si 6 occupato diffusamente
di questo monumento, ch'egli fa risalire a' Persi, 1 e del
i Altri però ritengono il monumento opera romana.
17 AMlIITE, Romania.

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258 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

quale gli avanzi piii preziosi si trasportarono e si conser-


vano nel museo di Bucarest. 11 Tocilescu, che compi
una importante escursione scientifica alla Torre di Adam-
Klissi, presentò nel maggio 1882 una relazione all'Acca-
demia romena. Lo stesso Tocilescu nel 1883, in com-
pagnia del signor Michele Soutzo, membro del Comitato
d'archeologia, vi fece eseguire importanti scavi, e scopri
alcuni bassorilievi, . che descrisse in una sua particolareg-
giata relazione al ministro di pubblica istruzione. Nel ri-
torno da quella escursione scientifica il Tocilescu rinvenne
una importante epigrafe li presso, nel villaggio di Cocargea,
che egli riprodusse nell'accennato documento, che così

1 1. Le premier trouvé a une hauteur de 1.50 sur I.I o de


largeur et o.6o d'épaisseur.
Il représente un soldat romain vétu de la lorica, tenant d'une
main un prisonnier barbare lié par la ceinture et vu de dos, de
l'autre un glaive recourbé. Le barbare est nu jusqu'à la ceinture;
il porte des culottes larges.
Le second bas-relief a une hauteur de I m. 40 C. et une
épaisseur de o m. 55 c.; il est fruste h. sa partie supérieure. Il
représente trois soldats vétus d'une lorica, casque en téte, levant de
la main gauche le bouclier, de la droite, le glaive nu; ils semblent
étre sur le point d'entrer en lutte.
Le troisiéme a une hauteur de 1.50 sur une largeur de 1.10
et o.6o d'épaisseur; il représente un chef et deux légionnaires; le
chef qu'on reconnatt A. son costume, est séparé par un arbre des
deux soldats qui portent des boucliers; la poignée des glaives se
termine en forme de téte d'oiseau; la scéne se passe dans la foréte.
La pierre est fruste i. sa partie supérieure. .

Le quatriéme bas-relief a une hauteur de 1.4o sur 1.7o de


largeur et o.6o d'épaisseur; il est d'une conservation parfaite; il
représente un combat entre un barbare et un romain; le 'barbare
tout-i-fait nu est monté sur un arbre d'oil il tire une fléche contre
un légionnaire vétu d'une lorica, qui le perce de la lance; au bas,
un barbare git par terre, la téte coupée et- les pieds croisés; prés
de la téte, se trouvent un bouclier et un glaive; le barbare est nu;
Partiste a insisté sur les détails anatomiques, on voit les c6tes, et
méme le nombril.

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 259

termina: « La conclusion qu'on peut tirer de cette in-


scription, c'est que la légion Xle Claudia, ou du moins
un corps de cette légion stationnait A Adam-Klissi sous
Marc-.Aurel; on sait que le camp principal de cette 16-
gion était Durostorum (Silistri), où elle fut amenée sous
Antonin Pie, ainsi que le montre Ptolomée: Itinerarium
Antonini, p. 223; Notitia Dignitatum (0v. C. XV, p. 9
Seeck) et une inscription- que j'ai publiée dans les ar-
chives épigraphiques Mittheilungen fiir Oesterreich ",
(tirage h part; Inschriften aus der Dobrougea) I p. 3. »

Poco lungi da Constanza (forse due chilometri) sulla


\

Enfin le cinquieme bas-relief ayant. les mémes dimensions


que le precedent, représente un soldat vétu d'une lorica, avec un
bouclier, la lance et le glaive droits, entre deux barbares nus jus-
qu'à la poitrine, portant une ceinture et des culottes larges, a la
main, ils tiennent des glaives, grands et recourbés; le barbare de
droite, d'une stature élevée, tient de la main gauche son glaive
leve; le barbare de gauche tient le glaive des deux mains ; il a
l'apparence d'un soldat qui conduit un prisonnier confié i sa garde.
Au dessus du sujet se trouve un cadavre, la téte et les mains pen-
chées, dans une position de chute. La conservation de la pierre est
bonne.
Le lendemain, 1 oo ouvriers, divisés également en groupes ont
continué les travaux. Quatre bas-reliefs furent déterrés dans l'ordre
suivant:
Le premier a une hauteur de I.50 sur I.' o de largeur et
o.6o d'épaisseur : il représente deux personnages, chacun dans un
char a deux roues: celui de gauche perce avec la lance un barbare
agenouille entre les deux chars; le barbare tient dans ses mains
un glaive, mais la téte est tournée vers le personnage qui le perce;
dans le' char, i droite, se trouve un autre personnage les mains
suppliantes; on dirait qu'il demande la paix; au bas, prés du char,
un enfant nu se tient debout.
La scene est pleine de mouvement; bien que l'execution laisse
en tout beaucoup a désirer; bien que les mains du personnage sup-
pliant et la façon dépourvue de naturel dont est figuree la téte
tournée de celui qui agenouillé rappellent les travaux grotesques de

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260 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

linea del mare e con una distanza minima da questo di


un mezzo chilometro, s'incomincia a seorgere il vallo di
Trajano 1, -che prosegue nella stessa direzione e si spinge
fino al Danubio, presso il villaggio romeno Cochirleni.
Come 6 ben noto, non si tratta di costruzioni dovute
all' imperatore Traiano, al quale il popolo attribuisce
ogni cosa, che notevolmente colpisca l'occhio e la fan-
tasia, ma di costruzioni erette dal conte Traiano e da
Profuturo, capitani dell' imperatore 'Valente e riferibili
alla lunga e vittoriosa lotta da questi sostenuta contro i
goti, che nel 376 avevano invaso l'impero , secondo
si rileva da Ammiano Marcelino. Gli inglesi nella co-
struzione della ferrovia tra Constanza e Cernavoda, arre-
carono, secondo mi fu riferito sul luogo, danni non
lievi al monumento, dal quale, per tale scopo, trassero i

l'époque sémi-barbare de la sculpture. Ce bas-relief, comparé aux


précédents, est de beaucoup inférieur, ce qui s'explique par le fait qu'à
la tour d'Adam-Klissi ont dû travailler des artistes de forces diffé-
rentes.
Le second bas-relief a les mérnes dimensions que le précédent;
il représente une famine barbare dans un char, d'une forme parti-
culiére, tiré par deux boeufs. On voit dans le char une femme
tenant un enfant. sur ses genoux, prés d'elle un homme dans un
maintien qui indique la priére; un autre homme tire les boeufs par
les cornes.
Le troisiéme bas-relief d'une hauteur de 145 sur 1.20 de
largeur, et o.6o d'épaisseur, représente en haute-relief deux boucs
debout sur deux pieds et trois chévres; exécution médiocre.
Enfin le quatriéme bas-relief, d'une hauteur de 1.40 sur
r.ro de largeur et o.57 d'épaisseur, représente en haut-relief quatre
soldats romains avec lance, boucliers et glaives courts et droits; les
fourrea.ux sont richement décorés.
(V. la GaKette de Roumanie, 5117 ott. 1883)
Si vegga la bellissima poesia dell'Alecsandri, intitolata Valui
lui Traian, nel volume III delle sue poesie (Bucarest, tip. Socecu,
1875, pag. 92).

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 261

blocchi che pavesavano il vallo, e trasportarono epigrafi e


ricordi di importanza.
In linea parallela, almeno per gran tratto, internandosi
ognora più, sorgono centinaia di piccoli poggi, che misurati
ad occhio, hanno un'altezza media da' sei a' sette metri. Si
succedono a brevissimi intervalli, ed io suppongo che
essi dovessero un tempo formare una completa catena di
bastioni e che via via siano poi franati o che la terra sia
stata trasportata facilmente altrove, trattandosi di cumuli
artificialmente creati. Alcuni credono che potessero o pos-
sano contenere tombe; ma nessuna scoperta notevole 6
sopraggiunta a confortare questa ipotesi. D'altra parte il
loro numero è grandissimo; ne sorgono in diverse dira-
mazioni, e al difetto completo di alberi, per le vaste pia-
nure, paiono sostituirsi altrettatiti movile (cosi in romeno
sono chiamate le colline); pare che l'opera artificiale del-
l'uomo intenda affermarsi in luogo di quella benefica della
natura, la quale in questi luoghi, oggetto di perenni deva-
stazioni, non poteva avere favorevole occasione di manife-
starsi in alcuna maniera. La campagna largamente sparsa
di movile, coronata di poche e povere capanne, lugubre

r Su questi preziosi avanzi 6 bene leggere quanto scrive un illustre


archeologo: a en examinant les tumulus d'une maniére générale,
on peut les classer en trois catégories: les uns trés grands, élevés,
allongés et isolés da.ns les campagnes (gorgané), ont été construits
trés probablement en commémoration de quelque fait d'armes et
couvrent les corps des victimes du combat; d'autres plus petits,
ronds, groupés sans ordre et établis le long d'une direction quel-
conque (d'une route peut-étre), représentent, croyons-nous, quelque
necropole voisine d'une vine. Il se trouve enfin, dans différentes
parties du pays, des longues séries de tumulus, appelés inovi/e, de
formes diverses, qui n'ont pas d'autre but que de marquer une
route; en effet si l'on monte sur l'un de ces tumulus, on est tou-
jours silr d'en apercevoir au moins deux autres, celui qui précéde

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262 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA Sin MAR NERO

per una infinità di ruderi (sono le case distrutte dai bul-


gari nel 1878), presenta uno spettacolo strano e triste
ad un tempo, e fa vivamente desiderare che al demone
distruttore, che finora percorse queste contrade, succeda
per lungo tempo l'angelo della pace e con questa sor-
gano piantagioni e case e al deserto si sostituisca la fer-
filia e la presenza dell'uomo. Recentemente il Governo
romeno fece eseguire piantagioni in molti luoghi e nello
stesso tempo obbligò ogni contadino a piantare almen.o
28 alberi all'anno.
11 problema ferroviario per la Dobrogia fu risoluto
cosi : il Govemo riconobbe il possesso legittimo de' ter-
reni a tutti gli abitanti, che /prima avevano ottenuti ti-
toli dal Governo ottomano, coll'obbligo per-6 di pagare
lire 4,50 all'anno per ogni ettaro, per 16 spazio di quin-
dici anni. La rinuncia ad un terzo del terreno importa
esenzione da tale contributo. Agli altri lo Stato accordò
da ro a roo ettari, coll'obbligo di pagare per ogni et-
taro sei lire l'anno, pel corso di i 5 anni.

Fra tante opinioni sull'ubicazione di Tomi non man-

et celui qui suit dans la direction donnée A la route. 11 est pro-


bable que des signaux, de forme quelconque, les surmontaient au-
trefois. Comme exemple de ces moviles nous citerons la chaine de
tumulus junneaux, qui part du DAnube, près d'Olténitza, traverse la
steppe de Baragan et se prolonge jusqu'en Bessarabie. On trouve
aussi en Roumanie des van:cm, qui sont de fossés creusés pour la
défense; ils s'étendent sur des très grandes distances; dans le nord
de la Moldavie, aux environs de Galatz, dans toute la largeur de
la Bessarabie, dans les districts des deux rives de l'Olto, on ren-
cohtre des semblables fossés bien apparents, que le temps n'a pas
pu entiérement combler et que le peuple roumain, en souvenir du
grand fondateur de la colonie de la Dacie, appelle encore aujour-
d'hui Trajan (Notices sur la Rountanie, cit., pag. 3 5 7).

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 263

carono anche pel passato autorevoli scrittori, che riten-


nero senz'altro che quella cita sorgesse ove ora trovasi
Constanza, il centro più importante della Dobrogia, poi-
chè del resto 6 fuor di dubbio che appunto in Dobrogia
un giorno fiorisse la città, tristamente celebre per l'esilio
del grande poeta.
11 Reclus scrive : « le port de Tomis, lieu de son
(d'Ovide) bannissement, est devenue la ville de la Constan-
tiana, la Kustendi6 de nos jours ». 2
Il Larousse : « Kustendie (Konstanza) 6 Tomi, la me-
tropoli del Ponto sotto i romani ; la citth sarebbe stata
fondata al posto stesso, ove Medea fece in pezzi il fra-
tello Absirto; quindi tagliare: Tip.vtt). 3 E antica etimologia;
poi il ' paese prende nome di Constanza, sorella del grande
Costantino ».
Il Desjardins, che visite) la Dobrogia e ne fece una
accurata relazione nel 1868 nella Revue Archéologique, ed
altri ed altri scrittori adottano le stesse conclusioni, 4
Tomi, colonia milesia, fondata nel vi' secolo avanti
Cristo, acquistò grande importanza poco dopo la morte

2 Nu numai insa-si Ovidiu, deru toti scriitorii greci si latini ai


anticitatii fara distinctiune aseda Tomi in Dobrogia actuala, adeca
in Mica Scitia, t p.ospec l'xulecc a lui Strabon, avendu Istrulu spre
Nordu §i. Pontulo la resaritu (V. Haijdeu, Istoria critica romanilor.
Bucuresci, Imprimeria Statului, 1875, vol. I, pag. 216).
2 Nouvelle Giographie, l'Europe Méridionale. Paris, Hachette, 1879,
pag. 206.
3 t l'etimologia che di Tomi ci di lo stesso Ovidio :
Inde Tomis dictus locus hic: quia fertur in illo
Membra soror fratris consecuisse sui. (Trist., III, 9).
4 Il Soutzo scrive : a on peut aujourd' hui considerer la position
de Tomis comme définitivement fixée A Kustendié (Revue Arcillo-
logique, t 88 1).

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264 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA. SUL MAR NERO

d'Ovidio. Plinio la designa col nome di citth floridissima.


Infatti essa divenne la metropoli del Ponto, assai nota
per la sua ricchezza. Nelle monete e medaglie che si
troyano, si rilevano e questa designazione e i simboli
della prosperità, rappresentati dal consueto corno della
abbondanza.
Numerosi centri di popolazione, avverte il Soutzo, si
formarono nella provincia: Troesmis (Iglitza) antica bor-
gata, divenne municipio romano importante ; Durostorum
(Silistria), Noviodunum (Isaktcha), Arubium (Matchin),
Cius (Hirsova), Sucidava (Ostrov), Capidava (Cerna-
voda). Durante il regno d'Antonino questa prosperith si
affermò con continui progressi; fu il periodo dell'eth
dell'oro delle provincie danubiane, ed i monumenti più
importanti, costruiti dai romani, appartengono a quei
tempi, ed a quelli che seguirono immediatamente. La
decadenza della provincia preced6 di poco la decadenza
dello stesso impero. La grande invasione dei Goti, verso
la meth del m secolo, sotto l'imperatore Filippo, fu di-
sastrosa per la Dacia e per la Tracia; essi distrussero
tutto nel loro passaggio, e la serie delle monete si ar-
resta all'imperatore Filippo. Le incursioni barbariche non
terminarono sotto Valerian° e Galieno; e Claudio II,
Aurelian° e Probo, solo in seguito a contrastate vittorie,
poterono assicurare all'impero la conservazione del Da-
nubio. La Dacia era frattanto perduta. I piani della riva
diritta erano scoperti, di nuovo senza difesa contro le deva-
stazioni periodiche, con i romani ridotti a guardare i punti
fortificati. La cultura disparve bentosto; i campi ridiven-
nero deserti, ed il paese riprese l'antico nome di Piccola
Sckia, quando Diocleziano riorganizzò l'impero. La Pic-

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 265

cola Scizia, della quale Tomi era la capitale, apparteneva


alla diocesi della Tracia ed alla prefettura dell'Oriente.
E la novella provincia goclè li per li di qualche riposo.
Costantino, vincitore de' Goti e de' Sarmati, seppe, du-
rante il suo dominio (306-337) tenere in rispetto i bar-
bari, ed i suoi immediati successori riuscirono del pari
a preservare la riva diritta del Danubio. Ma sotto Va-
lente (364-368), l' impero per& la frontiera del gran
fiume, e l'imperatore fu costretto ad innalzare quelle
memorabili opere di fortificazione, conosciute sotto il
nome di Vallo di Traiano, e delle quali più sopra fu fatto
:...enno.
L'autorizzazione accordata da Valente a' Goti di stabi-
lirsi nell'impero, acceleM la caduta della provincia; dal
366 al 368, i romani furono battuti a Marcianapoli,
nella località chiamata ad Sauces in Dobrogia e ad Adria-
nopoli; l'imperatore stesso peri in questa giomata, e le
campagne furono devastate fino a Costantinopoli. Teo-
dosio giunse a cacciare i barbari; egli secondò il loro
insediamento pacifico nella Mesia, dove i Goti presero
certa stanza e formarono colonie agricole.
La divisione dell' impero, alla morte di Teodosio, non
cangiò la situazione; le invasioni barbariche si suc,cedet-
tero: gli Unni, che avevano fondato, sulla riva sinistra
del fiume, uno Stato potente, cominciarono sotto Attila
ad attaccare l'impero. In quel tempo le città erano ancora
romane e conservavano tra le proprie mura smisurate
ricchezze; esse furono fatte speciale segno degli attacchi
degli Unni, de' quali divennero facile preda tutte le città
della sponda diritta del Danubio. Nel 447 settanta città)
tra le quali gli storici ricordano Tomi, furono distrutte;

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2 66 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

le altre cita, pontiche soccombettero probabilmente verso


lo stesso tempo.
E Tomi, nel iv secolo, doveva ancora conservare
tracce di notevole grandezza,.perch6 il Sozomeno, vissuto
in tale periodo, appunto scrive: « Metropolim autem habet
Tomes, urbem magnam et opulentam, ad mare sitam in
sinistro latere ponti Euxini » (Hist. Eccl. libro VI-2 I).
Altri perb riportano a data assai. posteriore la distru-
zione di Tomi. E Contogiorgi nota: « la stessa enume-
razione delle citta della Scizia, tra le quali Tomi occupa
il primo posto, e che leggesi nell'opera di Ierocle, scrit-
tore vivente verso la fine dell'vm secolo, riscontrasi pure
nell'opera di Costantino Porfirogenito (De Thematibus,
lib. Codesta testimonianza .ci assicura inoltre che la
citta di Tomi esisteva ancora a' primi anni del secolo x;
poich6 6 verso cotale epoca che viveva l'imperatore Co-
stantino Porfirogenito, Ma codesta testimonianza 6 pure
l'ultima che ci offi-a la storia intorno ad una tale citta
e tuttavia noi ignoriamo l'epoca della sua distruzione. E
perb molto probabile che essa sia stata distrutta da' Bul-
gari, i quali forse avranno costretto gli abitanti ad an;
dare a vivere nelle interne regioni della Bulgaria, come
avevano fatto verso la fine dell'vm secolo gli abitanti di
Develtum, oggi Burgas, piccola cita commerciale, che da
il suo nome -al golfo situato tra Anghialo e Sozopoli
nel mar Nero, e della quale parlano Tolomeo e Plinio.
'1 Il nome di Kustendil non é che la corruzione turca della pa-
rola Constatqa, nome dato a Tomi nel rv secolo. Nel xv secOlo
essa divenne la capitale della Piccola Scizia: presa e distrutta da
Attila (447), essa fu ricostruita da Giustiniano e solidamente forti-
ficata; la sua esistenza bisantina si prolungt: fino al x secolo, nella
guate epoca i bulgari la misero a sacco (Soutzo, loc. cit.).

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 267

Il Moroni, nel suo Dkionario di storia ecclesiastica e di


erakione, -nota i seguenti vescuvi, ch'ebbe-Tomi: Evan-
gelico, a' tempi di Diocleziano; Filio, gettato in mare
dopo d'aver sofferto vari tormenti; Brettanione, al tempo
dell'imperatore Valente ariano; Geronzio, intervenuto al
Concilio di Costantinopoli; Teotimo I, che viveva nel
393; Timoteo, che trovossi al Concilio di Efeso; e po-
chi altri fino a Valentiniano, cui il papa Vigilio scrisse
per la condanna dei tre capitoli nel 549 o 550.
Abbastanza importanti sono le scoperte archeologiche
fatte in Constanza. Il Mionnet illustra monete del periodo
di Caracalla e di Geta, sulle quali scorgesi un tempio di
Bacco (6 rif. nel Cat. del Museo Britannico), ed un
tempio di Giove rilevasi sulle monete di Geta e di Plau-
tilla. Una moneta di Tito rappresenta un altro tempio,
ma non se ne può distinguere la divinità. Pare che
Glove e Bacco siano stati oggetto di speciale venerazione
in Tomi. Ed al museo di Bucarest si conservano varie
altre monete non illustrate dal Mionnet 1.
Nel cortile della prefettura di Constanza esiste una
notevole epigrafe scolpita su un architrave:
IMP. CAESARIS DIVI NERVAE F. N. AE TRAIANO
OPTIMO AUG. GE. DAC. PARTH. PONT. MAX. TRIB. P6 ... XI IMP. XII
COS. VI P. RES PUBLICA TOMIT

Soutzo, loc. cit., Egli di anche l'elenco descrittivo di questi


avanzi, conservati nel museo di Bucarest. Il n. 29 della Confede-
raKione Latina (5 nov. 1882) pubblicava pure un'epigrafe scoperta
a Constanza, dalla quale si deduceva il nome d'un nuovo governa-
tore dell'antica Mesia, C. Prastina Messalino, che fu pure governa-
tore di Africa.
Infine il Telegraful di Bucarest, nel decaibre 1882, annunciava
che l'egregio magistrato Eugenio Lupu avesse raccolti preziosi do-

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268 LE PRETESE TQMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

Disgraziatamente quel palazzo fu distrutto da un ter-


ribile incendio; la ricca biblioteca dell'Opreanu fu preda
delle fiamme ed a grande stento egli pot6 salvare s6 e
la famiglia. Quand' io fui a Constanza quella lapide do-
veva ancora essere tolta dalle macerie, sotto le quali
rimase sepolta.
Tomi 6 anche designata come metropoli del Ponto su
una medaglia di Caracalla; e due iscrizioni del regno di
Adrian°, riprodotte dall'Henzen, ci fanno conoscere che
esisteva pure un Senato tomitano. E vi era, nota il La-
rousse, un dux pe' limiti della provincia scizia, come
attesta questa notevolissima iscrizione: Matri ,deum magnae
pro salute ado incolumitate D. D. N. N. Aug. Caes.
Aur. Firmianus v. p. dux limit, prov. scbt. bonis auspiciis
consecrav.
Ma anzi che su queste epigrafi ip richiamo l'attenzione
sulle più recenti venute in luce in seguito agli scavi
condotti per iniziativa e ,coll'assistenza di Gregorio To-
cilescu, direttore dell'importantissima Revista pentrtt istorie,
arcbeologie si filologie come accennai più sopra, uno
e,
de' più insigni archeologi della Romania. Credo che es-
sendo troppo recente, non sia ancora sufficientemente
conosciuto da' dotti un prezioso suo lavoretto, che ebbi
in dono test6 dalla cortesia dell'autore stesso: Neue In-

cumenti storici riguardo alla Dobrogia. Abbiamo precedentemente


accennato alle epigrafi edite ed illustrate dal Tocilescu.
Si veggano appunto nel fasc. I (p. 1120-132) e nel fasc. II,
vol. 1° dell'anno 1883 (p. 293-330) i detti articoli del Tocilescu,
intitolati: Monumente epigrafice si sculpturale din Dobrogea, studi
lustrativi delle scoperte, fatte dallo Stato e di altre di proprietà del
signor Kogalniceanu, il quale a Bucarest possiede un museo del
valore di circa un milione.

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 269

schriften aus der Dobrudscha (Wien, Druck von Carl Ge-


rold's Sohn, 1884), nel quale il Tocilescu ha raccolto
le più recenti epigrafi scoperte a Turn Severin, a Man-
galia ed a Constanza. Ma mentre non vi si legge che
un insignificante frammento epigrafico, trovato ad Ana-
dalkioi, la pretesa antica Tomi, le epigrafi venute in
luce a Constanza sono molto importanti, e assorbono, si
può dire, tutto il fascicolo citato.
Ma ciò che maggiormente mi ha colpito, e che mi
fa ormai ritenere come ozioso il dubbio che la Tomi
non sia stata situata nel posto della Constanza di oggi,
6 la quantith di monete già osservate dal signor Opreanu.
Esse vennero (a centinaia) e vengono tuttora in luce
sulla riva del mare a Constanza, e tutte portano impressa
la parola Tomi. Per incarico del signor Opreanu con-
segnai 12 di queste monete al municipio di Solmona e
12 al municipio di Roma, il quale ne fece fare un'illu-
strazione fotografica. Nell'anno 1877 furono scoperte in
Constanza oltre 400 monete coll' iscrizione : Metropol.
pont. Torneos.
Anche un saggio di queste monete 6 presso di me e
ringrazio la cortesia dell'Opreanu che me ne fece gentil
dono : da un lato sono le parole : metropolis Ponton To-
rneos (spesso colla figura d'un Giove alato) e dall'altro
le effigie degli imperatori, sotto i quali vennero coniate,
vale a dire di Marco Antonio Gordian°, di Caracalla, di
Geta (autocrator Pubrios Septimios Getas), di Massimino
(cui si clà con troppo poca veria il titolo di eusebastos)
e di Costantino Magno '. Queste monete furono da me
1 L'Opreanu mi donb ancora una lucerna romana, un bombuglio
ed un frammento in marmo, contenente un bassorilievo di arte non

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270 LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO

presentate all' illustre Fiorelli, il quale dai dad esposti,


vale a dire della scoperta di diverse centinaia di mo-
nete .consimili , trovate nello stesso punto, conveniv a
non potersi quindi in alcun modo mettere ulteriormente
in dubbio che l'ubicazione di Tomi debba assegnarsi al
punto occupato dall'attuale Constanza, che si preziosi
avanzi tuttogiorno mette in luce a pro della scienza.
Ho detto che il signor Contogiorgi sostiene che il
villaggio di Anadalkioi: possa essere stato il sito della
vecchia Tomi. Mi permetta di replicargli cone parole
stesse, che il signor Soutzo scriveva nel 1881 nella.
Revue Archéologique: « Anadol-Kieui est un village dans
l'intérieur des terres, près d'un marécage, oÙ l'on trouve
fort rarement des débris anciens: h. Custendj6, au contraire,
chaque nouvelle construction met au jour des pierres ou
des monnaies antiques, qui portent souvent le nom de
la ville: metropoleon ponton Tomeon. »
Del resto, la questione a me pare quasi oziosa, per-
ch6 nulla impedisce, anzi tutto porta a supporre, a mio
avviso, che Constanza e Anadalkioi formassero un tempo
una sola città, l'antica Tomi, perch6 coll'orologio alla
mano, e con carrozza non spinta a grandissima corsa,
io ho potuto calcolare che la distanza tra l'uno e l'altro
comune 6 di dodici minuti primi. Plinio chiama Tomi
citth floridissima, ed era capitale della Piccola Sciiia, e
perciò tale distanza tra i due comuni di oggi non do-
veva forse rappresentare che una parte ben modesta di
fronte alla reale estensione di Tomi. Questa allora do-
disprezzabile. Pare rappresenti un fatto di caccia, poichè scorgesi
un uomo a cavallo ed a fianco un cane ; sotto (in greco) il motto:.
alla buona fortuna!

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LE PRETESE TOMI E CONSTANZA SUL MAR NERO 271

veva prolungarsi molto nel mare; si vedono tutt'oggi


colonne, avanzi impOrtanti sparsi sott'acqua, che attendono
d'essere messi in luce. Quindi il mare per Constanza,
come sappiamo per tante altre cita, ha dovuto assai
internarsi. Mi disse il signor Opreanu che quest'ultima
ipotesi, per lui oramai divenuta sicura verita in seguito
a varie osservazioni e scoperte, sara oggetto di uno
studio speciale, che pubblichera. In pochi anni, egli mi
soggiungeva, che io sono stato prefetto di Constanza, il
mare si 6 avanzato sensibilmente, sopratutto da quel lato
della citta ove sorge la presente chiesa greca.
Quindi parlare di Anadalkioï e parlare di Constanza,
forse non significhera stabilire due distinte localiti in
rapporto all'antica Tomi, della quale ad ogni modo, se
pur si volesse assegnare un territorio tenuissimo, ad onta
dell'appellativo pliniano di floridissima, per le accennate
scoperte fatte, il territorio non potrebbe essere per avven-
tura che quello occupato dalla moderna Constanza.

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Sul lago di Sutghiol

GITA ALL'ISOLA D'OVIDIO

RESSO Constanza v' ha un'isola, in mezzo ad


un lago, denominata comunemente Isola di
Ovidio. L'Opreanu crede che tal nome
sia stato dato da un inglese, nel tempo in cui si costruiva
la presente ferrovia tra quella città e Cernavoda. Il signore
inglese era in un luogo, ove il ricordo del grande poeta
sulmonese si ridestava naturalmente assai vivo, assai im-
maginoso alla memoria: in un luogo ove la solitudine
della campagna, il difetto assoluto di vegetazione, special-
mente di alberi, la minaccia e la storia di tante invasioni,
inclemenza del clima, la difficoltà nell' invemo di tornare
a Bucarest, se non traversando il Danubio ghiacciato,
proprio come l'Istro descritto dal poeta, dovevano pro-
durgli profonda impressione e vivamente colpirlo vedendo,
in tanta solitudine di natura, una lontana e graziosa iso-
letta. E possibile, avrà eg4i detto, che l'esule poeta non
abbia procurato un po' di pace al suo spirito stanco, un
sollievo alle sue preoccupazioni venendo qualche volta in
is AMANTE, Romania.

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274 SUL LAGO DI SUTGHIOL

quesio romito e ameno punto del territorio tomitano ?


E come a Ginevra si ammira l' isoletta celebrata dalle
visite frequenti di Rousseau, egli avrà colla fantasia im-
maginato le visite di Ovidio all' isoletta vicina. Mi pare
che anche il Mommsen attribuisca ad un inglese questa
denominazione, la quale ad ogni modo non può riferirsi
che ad un periodo molto a noi vicino.
11 2 ottobre 1884 alle 2 pomeridiane partii da Con-
stanza, in un legno a due cavalli, accompagnato dal dot-
tor I. C. Dragescu, che mi °spit° in quella città e mi
fu prezioso cotnpagno in tutte le mie escursioni. Veni-
vano con noi due egregi signori romeni, il signor E. Di-
mitrin, funzionario del circondario di Constanza, che
conosce perfettamente il turco, ed il signor Pietro Stan-
culescu, agente della regia de' tabacchi, persone che qui
nomino a titolo di animo grato e di affettuoso ricordo.
Uscendo pel N. E. della città, traversando la via Traiano,
dopo pochi minuti, fummo ad Anadolchioi, un villaggio
compost° di trenta o quaranta famiglie. Prima dell'ultima
guerra russo-turca il numero era triplo ; Ina in quella
triste contingenza i bulgari anche qui lasciarono spaven-
tevoli tracce di barbarie : si scorgono ovunque piccoli
parapetti, che non sono che le macerie di case distrutte
e quasi rase al suolo. La campagna perfettamente brulla
non ci faceva distinguere che lo sterminato numero di
movile, che creano una linea quasi parallela a' pali tele-
grafici, movile, che, al pari di quelli, si troyano elevati
press'a poco ad uguale distanza l'uno dall'altro. Dal suolo
non sorgeva alcun albero ; ma solo moltissimi cespugli, che
i turchi raccolgono per bruciare durante l' inverno, a tacere
che per ripararsi da' soverchi freddi essi s' industriano

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SUL LAGO DI SUTGHIOL 275

col abbricare e bruciare i tesich, un composto di escre-


menti animali. Quest'assoluta mancanza d'ogni vegetazione
,---
mi ricordava in quel momento il desolato grido del
poeta:
Non ager hic pomum, non dulces educat uvas
Non sauces ripa, robora monte virent.

Inclinando a destra, poco dopo arrivammo a Palaz, un


villaggio turco di un sessanta case, vale a dire di un
250 abitanti. Per via non incontravamo che qualche po-
vero turco o tartar° intento a far pascolare armenti, e
pochi bambini colle sopracciglia e colle unghie colorate,
secondo i costumi locali; ma il cui viso non corrispondeva
del tutto a' nomi poetici e ideali, che i turchi sogliono
dare a' proprii figli; quali Biilbul (Rosignuolo), Ghulsum
(Gelsornino), Elmas (Diamante) ed altri gentili appellativi.
Appena passato Palaz, incomincia a scorgersi un lago,
ed a breve distanza appare un' isoletta che dà l' idea in
lontananza di una fittissima boscaglia. Arrivammo al lago
alle 2 50 pom. precise. Una barca gentilmente favoritaci
da un egregio signore romeno del luogo, I. Dimitresco,
ci attendeva. Prima di muoverci, osservammo gli avanii
d'un acquedotto, che dal lago doveva portare un giomo
l'acqua direttamente a Constanza. Il lago prende il nome
di Surghial, lago di Jatte, cio6 lago dolce, e in alcuni
punti, secondo mi si assicurò, 6 molto profondo. Le sponde
del lago sono, al solito, brulle di alberi; per') in alcuni
punti osservai e contai (la cosa mi sembrava tanto me-
ravigliosa che volli contare) un sei o sette alberi di salici.
La barca, spinta da quattro bravi rematori, alle 3,20 po-
meridiane approdò all'isola, che dovemmo per un tratto

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27 6 SUL LAGO DI SUTGHIOL

girare, perch6 difeso l'access6 da coltivazione acquea di


molte canne (trestie).
Nell' isola, che oggidi appartiene ad Ibraim Effendi,
dove forse non penetrò giammai un cacciatore, uno
spettacolo strano si offerse suhito all'occhio. Moltissime
aquile, centinaia di corvi, avoltoi e colombe selvatiche,
si aggiravano per l'aria e quasi creavano una fitta volta
sopra la boscaglia. I rami erano gremiti di gran numero
di questi animali, e il gridio n'era cosi assordante e in-
grato da rendere quasi impossibile la permanenza nell' i-
sola. Gli alberi si componevano per la massima parte di
annose querce. Non mancavano qua e là peri selvatici,
faggi e qualche ramo di vite con uva di una piccolezza
straordinaria e sul suolo molta cicuta: quasi nel centro
dell'isola un grosso mucchio di sassi, che pare trasportato
e che indica che nel perimetro dell' isola un giorno do-
veva esservi qualche fabbrica.
Di fronte a noi, a breve distanza, sorgevano sulla riva
molte case sparse. Era il villaggio di Kanarit (parola turca,
che significa roccia).
« Il villaggio di Kanarcí, scrive 11 Contogiorgi, isoletta
che si trova nella laguna, a detta de' nativi, contiene le
ossa di un grande personaggio : vi 6 un terreno attiguo
alla laguna dove si pascono gli animali, il quale si chiama
Tomes oggidi, come mi hanno detto i primati e Honzi
dei Nogai-Tartari, con cui parlai per mezzo del mio in-
terprete Anastasio di Giovanni Adrianopolita, il quale di-
mora in quel villaggio da molto tempo come pizzicagnolo
(baccal): inoltre egli mi disse che da quel yillaggio fu-
rono trasportate a Constanza con suo carro due grandi
pietre con iscrizioni elleniche e che molte altre si troyano

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SUL LAGO DI SUTGHIOL 277

nelle mura delle case de' Nogai-Tartari, alle quali nes-


suno pub avere accesso. Domandai dopo i Nogai, col
mezzo dell'interprete, se si trovino li delle monete an-
tiche e mi risposero che una grande quantith se ne tro-
yano nelle sponde della laguna, guando in estate le acque
si ritirano. Di fronte all'isoletta 6 una fontana, la quale
nell' invemo resta coperta dalle acque della laguna e nel-
l'estate manda acqua a getti. Al di là del villaggio di
Kanarli verso N. E. v'è un campo estesissim o pieno di
pezzi di colonne, pietre e cornici scolpite e ornate con
fiori, residui di grandi edifici. All'altra estremith, verso
Est, 6 un istmo d'arena che circonda la laguna ».
Alle 4 15 pomeridiane movemmo dall'Isola d'Ovidio
e toccammo la riva, vicino a Palaz, alle 4 3 6. Aveva scorto
un frammento di colonna presso una casa : voleva osser-
varla da vicino e ad ogni buon fine ne feci pregare il
padrone di casa, al quale per mezzo del sindaco manifestai
il desiderio di fargli una visita. Mi rispose che attendessi,
dovendo far uscire prima di casa la moglie.

s
Come 6 noto, fra' turchi la donna non pub ricevere
in casa un uomo. Poco riconoscibile per via per l'invo-
lucro che le copre il viso, 6 invisibile poi guando si
chiude in casa. La casa turca non ha finestre sporgenti
sulla strada: dalla strada non si vede che un alto recinto:
entro il recinto prospettano le finestre dell'edifizio, gene-
ralmente d'un piano, con volta bassa : le finestre sono
piccole e munite di persiane, alla foggia de' nostri mona-
steri. In quelle prigioni la donna abbrutita, annoiata, in

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278 SUL LAGO DI SUTGHIOL

preda a perfetto ozio, passa lunghe e tristi le sue gior-


nate: a 25 anni r inerzia completa e quel genere di vita
la rendono precocemente vecchia di fattezze e di disil-
lusioni. Se una donna riceve un'amica, deve aver cura di
porre sul limitare della porta due scarpini : il marito 6 av-
vertito che li non si pub entrare perchè vi 6 una donna non
sua. Non 6 mancato qualche volta il caso che l'ospite non'
fosse .quello immaginato, ma questo dubbio difficilmente
spinge il turco a violare la soglia sacrata, e solo quando ha
potuto constatare che il dubbio era realta, il castigo soprag-
giunge pronto e terribile : la donna rinchiusa in un sacco
6 buttata nel Bosforo ! Ma i casi sono molto più rari di
quanto si pensi, perch6 tra' maomettani la donna di ciascuno
6 sotto la protezione di tutti : un turco che trovasse, sor-
prendesse la donna corteggiata da altro uomo, che n in
fosse il marito, non avrebbe alcuno scrupolo di ammaz-
zare 1' imprudente ganimede, quantunque da hessun di-
retto interesse fosse legato all'uno e all'altra; ma in lui
prevale il sentimento religioso !
Cosi la donna vive nel suo gineceo, sola od associata
ad altre sventurate, perch6 il turco ne sposa una, due o
più, a seconda dei propri mezzi economici, con questo
solo criterio ; e la sua schiavitii non 6 alleggerita nem-
meno dal massimo de' pericoli e de' danni : la morte. Mi
diceva il mio ospite a Constanza che, chiamato a letto di
un'ammalata, a grande stento gli fu consentito di osservare
il polso, ma non ottenne dal marito in alcun modo il per-
messo di fare scoprire il volto all' inferma. Figuriamoci di
quante altre malattie quelle infelici non debbono essere vit-
time, olocausto forzato della crudele gelosia dell'uomo ! Un
altro medico penetrb in un harem, accompagnato dal capo

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SUL LAGO DI SUTGHIOL 279

degli eunuchi: quest'ultirno si trattenne pochi istanti casual-


mente in un'antisala; il povero medico per poco non ri-
mase vittima delle disgraziate rinchiuse, che fameliche,
come animali cui lungamente sia stato conteso il cibo, gli
si precipitarono addosso. La vista d'un uomo, non accom-
pagnato da un eunuco, le aveva rese addirittura feroci, ed il
mal capitato, a grande stento e molto mal concio, dovette
fuggire. Che dire di questi costumi se ancor oggi la sul-
tana madre, per rendere memorabili e gradite le ore, che
segnano il passaggio dell'anno vecchio al nuovo, regala
annualrnente all' imperatore una delle piii belle circasse
che abbia potuto procurarsi? Si dicono molto attenuate
le durezze di queste abitudini, ma nei piccoli centri, ove
il fanatismo religioso 6 sempre caldo, profondo ne' cuori,
6 tutt'altro ! Ed all' indolenza, cui 6 condannata la donna
tra le pareti domestiche, non fa punto contrasto l' indo-
lenza cui si abbandona l'uomo tra le quattro pareti del
caffè, o sul limitare di questo. Dieci, venti tazze (più
piccole forse d'un terzo delle nostre) clelrambita bevanda
sono al turco cose comuni. Egli non pensa che al suo
Iddio, cui cinque volte il giorno rivolge la preghiera, alla
sua donna ed al suo fato, che tutto regola e domina.
Se un incendio scoppia, il turco non accorre: 6 il destino
che cosi vuole e cosi sia fatto! All' inerzia del corpo
fa strano contrapposto il movimento dello spirito : l'im-
maginazione viva e feconda gli dipinge spazi e mondi
infiniti. Quel tubo di guttaperca, che, attraverso l'acqua
porta alla bocca il profumo del narghil6 (tumbechi), pare
che invece gli rechi il gelido alito della morte, tanto
Jo scorgi in quell' istante assorto ed irrigidito! Quando
poi fuma l'oppio, nel viso e negli occhi s' intravedono

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28o SUL LAGO DI SUTGHIOL

una forza, una potenza di voluta indicibili. Allorch6


terribile narcotico ha prodotto la massima sua azione,
fumatore cade tramortito per terra. Non 6 nulla, nessuno
se ne commuove! Due garzoni sopraggiungono, adagiano
quel corpo sulla panca, che generalmente ha la lunghezza
di una persona, e lo lasciano li come cosa morta, mentre
lo spirito 6 preda di sogni agitati. Dopo due, tre, quattro
ore si desta, e, come se nulla fosse accaduto, si rimette
più avido di prima a bere il prediletto caiTh o a fumare il
tabacco per poi ricadere tramortito e dare nuova occasione
a' garzoni di ricollocarlo disteso sulla panca. Ma il paros-
sismo del piacere e della voluta 6 dal turco sentito nel-
questa stessa intertsia tiene il suo
l'assorbire 1 'hctschisch :
corpo ritto ed irrigidito: il pensiero che poco prima gli
frullava nel cervello, assume nel letargo le forme della
piena, dell'evidente reala : egli 6 sultano, 6 possessore
di mandrie, ha i prati interminati, il numero di donne
promesso da Maometto, le persecuzioni temute o i trionfi
e gli onori immaginati poco prima dal suo spirito, una
interminata fantasmagoria, che lo fa ridere, piangere,
gioire, trasalire, gli eccita le passioni più violente, gli
agita profondamente la fantasia, fino all'esaurimento, che
produce un terribile contraccolpo sul corpo e sulla mente.
E l'organismo s' infiacchisce, e l'azione deleteria dell'op-
pio e di quella foglia di canape che 6 l'haschisch lo di-
strugge : ma pel turco la vita 6 vita non per il numero
degli anni, ma per l' intensia del sentimento, per l'acu-
tezza de' piaceri, e perciò la coscienza non deve rim-
proverarsi di avere passato giorni inerti, giorni privi di
impressioni; ma che ogni momento sia stato da luí consa-
crato al fine che si deve proporre ogni ente : la sod-

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SUL LAGO DI SUTGHIOL 281

disfazione delle sensaziorii e de' sentimenti ! Eppure 6


difficile trovare una schiatta più bella, piii vigorosa della
musulmana : tutto 6 perfetto in quell'organismo, e questa
perfezione forse contribuisce all' insito bisogno di acca-
rezzame e di favorirne ogni soddisfazione.

+
Il nostro turco, precedendoci, scambiò col padrone di
casa, Iacub Iarif, il motto comune a tutti i musulmani,
di salam alekum (salute a voi) ed il padrone co' miei
amici il complimento di circostanza : hosci ghioldum (ben
arrivato) e hosci bulduc (ben trovato). Egli ci accolse in
modo assai gentile e ci fece visitare la casa. Traversando
da una ad altra camera abbassavamo il capo per poter
passare sotto le porte e ci fermammo in un salotto basso,
pulito, ornato di tappeti alle pareti e sul pavimento, for-
nito lateralmente di piccoli materassi ove sedemmo o
meglio ci distendemmo colle ginocchia incrocicchiate;
perch6 quegli stessi servono di letto, essendo il letto turco
per abitudine bassissimo, quasi a livello di terra. Una
tenda di fina stoffa ci separava dal bagno. Il tappeto 6
il simbolo della ricchezza, della proprieth per il turco.
Egli attacca alla parete un tappeto come voi attacchereste
un quadro; ma per voi il quadro esprime l'arte, pel turco
il tappeto 6 arte, 6 ricchezza, 6 tutto. Mi ricordo in una
prigione di Constanza aver visitato un disgraziato detenuto
gravemente infermo, e appartenente a distinta famiglia; le
pareti erano nude; ma dal muro, al quale era addossato il
letto, pendeva un piccolo tappeto; questo pelprigioniero era
un ricordo di agiatezza e quasi un conforto che non fosse ca-

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282 SUL LAGO DI SUTGHIOL

duto del tutto nella povertà, nell'abbandono. Egli riguardava


ogni tanto il modesto oggetto colla più viva compiacenza.
Usciti di casa, scorsi ed osservai il rudero accennato più
innanzi: era un notevole fi-ammento di statua, un busto di
basso-rilievo. Chi sa quanti ne esisteranno e saranno di-
strutti, se non raccolti prontamente.
Prima di muovere da Palaz, ci recammo in casa del
simpatico signor I. Dimitresco. Poscia incontrammo la
moglie di Iacub Iarif: questa fece un rapidissimo giro su sé
stessa per conferirci l'onore di contemplarle solo le spalle,
ed io tirai innanzi, poco soddisfatto di questo compli-
mento, per quanto ne possa essere stato compiaciuto Mao-
metto! Il signor Dimitresco nella sua casetta ci offri la
tradizionale bibita romena dulcectv, e ci usò molte cor-
tesie. Appena, gliene espressi il desiderio, fece ricercare
di qualche abitante del paese, affinchè io lo potessi in-
terrogare, o meglio far interrogare dal mio amico, cono-
scitore della lingua, per raccogliere cosi i ricordi e le
possibili tradkioni, rimaste sul luogo, intorno al passaggio
di Ovidio.

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XVIII.

Tradizioni e leggende

UM MONUMENTTO AL POETA DELL'AMORE

IHIHA letto. lo stupendo lavoro del Comparetti:


Virgilio nel medio evo, non ignora come alla
j im agi n a zi o n e degli italiani dell'età di mezzo,
Ovidio si presentasse sotto una forma mitica, sopranna-
naturale. A Sulmona, ove l'ultimo de' contadini vi addita
il rio d'Ovidio, un modesto edikio, cui si dà il nome di
casa d'Ovidio, e finalmente un avanzo di muro antico, che
doveva far parte de' poderi d'Ovidio, non mancano tra
popolo ricordi e leggende, raccolte dal ch. De Nino in un
opuscolo.
Ma notevole sopratutto mi pare quanto da scrittori
del medio evo fu detto d'Ovidio, e che il Graf riuni nel

Ovidio nella tradkione popolare di Sulmona. Casalbordino, 1886.


.I1 popolo ha fatto d'Ovidio un legislatore alla Corte del re di
Napoli, un profeta del Messia, un devoto frequentante di messe alla
chiesa di San Francesco d'Assisi, anzi priore della Badia Morronese;
un nuovo Rinaldo Paladino per valore, un Creso per ricchezze.
e Non solo nelie monete, ma anche ne' sigilli si mantenne vivo il
culto popolare d'Ovidio ».

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284 TRADIZIONI. UN MONUMENTO

secondo volume di un dottissimo e recente suo lavoro.


In una breve poesia latina dandosi un cenno sulla vita
sulle opere del poeta, si a anche ragione del nome.
Publius indica la pubblica fama; Naso e Ovidius trag-
gono origine dal naso e dal vedere. Giovanni De' Bon-
signori nelle sue Allegorie ed esposizioni delle metamorfosi,
scritte nel 1375-77, spiega altrimenti e con non meno li-
bera fantasia : Ovidio fu detto dal suo proprio nome, tanto
a dire Ovidio quanto dicitore di tutte le cose del mondo,
intendano il mondo meritevolmente. Poi fu detto Nasone
per ció che sichome pelo naso odoriamo ogni cosa, chosi
Ovidio ogni cosa mondana volse odorare e sapere ».
Ognuno per altro comprende come in Dobrogia le tra-
dizioni non abbiano potuto perpetuarsi. I vari popoli si sono
succeduti e sovrapposti come tanti strati terrestri gli uni
sugli altri, spesso assorbendoli del tutto, o distruggendoli.
La natura stessa sembra attestare il modo come si sono
compiute certe sostituzioni. Non si aveva tempo di col-
tivare, o non si aveva speranza di veder fruttificare l'o-
pera propria ; e quindi la campag,na, per quanto il ter-
reno giustificherebbe un risultato opposto, 6 perfettamente,
quasi ovunque, deserta di alberi. Non di rado immi-
grazione d'una nuova gente non si compiva e non si
affermava che colla completa distruzione od emigrazione
dell'altra. Ecco perch6 6 ovvio il concludere, per la to-
pografia speciale e per la storia della Dobrogia, che quivi
non abbiano potuto perpetuarsi e giugnere fino a noi le
tradizioni. Arrogi poi le eccezionali e poco felici condi-
zioni intellettuali, che si riscontrano aver predominato in
Roma nella memoria e nelle immagincRioni del medio evo, pag. 300
seg.

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TRADIZIONI. - UN MONUMENTO 285

Dobrogia e che escludono la probabilith che qualche cosa


di notevole abbia potuto rimanere di antichi ricordi. Solo
accurati studi, oggi per la prima volta resi possibili, se
non ci potranno dare una storia concatenata e completa
della Dobrogia, potranno perk e largamente, illuminare
la scienza sulla passata civiltà e sull' influenza esercitata
da Roma in questa regione.
E bene a ragione perciò scriveva il Tocilescu nella
sua Rivista di Archeologia e Lettere: « coll'annessione della
Dobrogia alla Romania si 6 aperto un campo del tutto
nuovo agli uomini di scienza, che si occupano di archeo-
logia, di epigrafia, di numisrnatica e di geografia antica.
Facendo essa parte della provincia romana, conosciuta
prima sotto il nome di Ripa Thracia, poi di Mesia In-
feriore sotto Domiziano e di Sckia ai tempi di Diocle-
ziano, la Dobrogia conserva avanzi di città, villaggi, sta-
zioni, campi fortificad ed altre vestigia della presenza in
questa contrada dei greci e dei romani. Esplorare ogni
punto, identificare le rovine attuali coi nomi trasmess'i
dagli scrittori antichi, verificare le distanze coll'aiuto
degli antichi itinerari, ristabilire la topografia e ricom-
pone la storia delle citti pontiche più importanti, come
Tomis, Kallatis, Istros e Istropolis, non che dei muni-
cipi e delle colonie romane, riunire infine e tutelare i
monumenti, che servono per lo svolgimento della storia
politica, militare e intellettuale d'una provincia send-
nella avanzata della civiltà romana in Oriente 6 opera
che altamente s' impone. Ed io ho potuto nel Museo
nazionale d'antichith, in un tempo non maggiore d'un
anno, formare una collezione di monumenti della Do-
brogia con iscrizioni, sarcofagi, bassorilievi, statue, fram-

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286 TRADIZIONI. - UN MONUMENTO

menti architettonici, e sculture, che ammontano lino a


trecento, e una buona metà si compcne di iscrizioni
greche e latine. Questi monumenti furono raccolti pres-
soché tutti a Constanza D.
Io per!) volli tentare se per caso, se non una tradi-
zione, almeno una lontana eco di ea, ripercossa da
paesi vicini (ove le tracce delle invasioni barbariche fos-
sero state meno crudeli) sul passaggio del grande poeta
in Tomi, avesse potuto rinttacciarsi.
Due turchi da noi interrogati, Regeso Cara Mustafa
(padre e figlio) ci affermarono di aver sentito dire che
una grande tomba esisteva nell' isola, chiamata un tempo
isola nera o giardin, nero. Voci vaghe su una tomba di un
grande uomo nei dintorni pOtei raccogliere qua e ia. Un
vecchio erudito turco ci diceva : adanen icersende geneviz.
tarichenden mucadem bir atic bulunur (all' isola dentro de' ge-
novesi tempo phi antico una vecchia tomba trovarsi:
tradiRione letterale). Anche pel villaggio di Canari
qualche cosa di consimile attestava lo stesso HafiR Effendi.
Ma lo stabilire la precisa posizione topografica della
tomba mi pare un assurdo. I tomitani onoravano grande-
mente Ovidio, lo avevano incoronato, gli avevano con-
cesso alcuni privilegi, erano esaltati del poeta che scriveva
carmi nella loro lingua, tutte cose attestate dallo stesso
Ovidio. E quindi probabile che morto lo glorificassero con
una tomba splendida, perche i barbari, con più trasporto
degli uomini civili, mettevano nelle onoranze postume
un'importanza grandissima. E forse non a torto pote quindi
scrivere un autore della vita d'Ovidios « Pontanus autem
in libro De Magmficentia, cap. II, tradit ex ore Georgii
Tropertuntii, Tomitanos Scytas Ovidio poetae defunct°,

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TRADIZIONI. UN MONUMENTO 281

collata e publico pecunia, propter ingenii nobilitatem tym-


bon magnifice struxisse, ante oppidi portam, in loco ma-
xime celebri, quamvis. ille et peregrinus esset et ab Au-
gusto Caesare praescriptus. » =

Ma se i tomitani innalzarono ad Ovidio una magnifica


tomba, come per l'ammirazione eccitata nei barbari e
rilevata dallo stesso poeta, facilmente si suppone, è anche
naturale che nelle successive invasioni, ispirate sopratutto
da avidith., la prima cosa a scoprirsi, nella smania di tro-
varvi tesori, e quindi la prima cosa a distruggere, dovesse
essere questa tomba magnificamente costruita.
Le condizioni per altro di continua guerra, in cui si tro-
vavano quelli del luogo, le quali dovevano naturalmente pe-
sare assai sul poeta, che dice di sè stesso : a aspera militiae
juvenis certamina fugi »; la riputazione e la stima pro-
cacciatesi co' suoi versi, una naturale condiscendenza delle
autorith romane verso il vecchio ed illustre esule dovet-
tero forse favorire i modesti e brevi viaggi di Ovidic nei
paesi vicini, e più specialmente nell'attuale Bessarabia,
confinante colla Dobrogia. Non a torto lo Zamoscio,
perciò, a mio avviso, scrisse : « credo autem (Ovidium)
non uno in loco constitisse, sed in Pannonia quandoque
divertisse, ut tedium solitudinis levaret... » E se egli ha
potuto penetrare nella vicina Bessarabia, ove le tradizioni
romane per la robusta tempra hanno potuto più tenace-
mente conservarsi, io credo che li solo e per avventura
con risultato, possa trovarsi qualche -accenno del passaggio
del poeta, ed effettivamente qualche cosa vi riscontrò
illustre Kogalniceanu.
Riproduco un bellissimo ricordo raccolto in proposito
I Masson, Vila Ovidii, cit.

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,288 TRADIZIONI. - UN MONUMENTO

dall'eminente scrittore e riportato nella sua Histoire de la


Dacie, des Valaques Transdanubiens et de la Valachie, edita
a Berlino dal Behr. Sono poche e commoventi parole.
Eccole:
« Les paysans disent encore par tradition: qu'il est
venu des bords du Tibre un homme extraordinaire, qui avail
la douceur d'un enfant et la bonté d'un pére ; que cet homme
soupirait sans cesse et parlait quelquefois tout seul ; mais que
quand il adraissait la parole ci quelqu'un, le miel semblait
couler de ses 11vres. Ovide passa dix ans de sa vie
dans l'exil et y mourut ».
Ed in queste parole del Kogalniceanu non v'è sol-
tanto l'accenno del passaggio del poeta, ma un ricordo,
un' impressione si affettuosa di lui, che non si possono
leggere senza esserne vivamente tocchi.
Ecco quanto di vago ho potuto raccogliere e ripro-
durre di tradizioni locali sul grande poeta. II che, se ha
qualche significato, non fa che ribadire il fatto della aro-
fonda ammirazione, rilevata dallo stesso Ovidio, che questi
aveva eccitato tra' barbari.
Ed allo stesso concetto s' ispirò Eugenio de la Croix
.nel dipinto eseguito alla Camera dei deputati a Parigi
ed esposto nel 1859. Intorno al poeta adagiato a terra,
in una posa piena di mollezza e di languore, si addossano
gli Sciti, in atto di indicibile amrnirazione. Donne, cava-
lieri, pastori gli offrono doni, lo guardano stupefatti o
timidi non osano accostarsi: le fisonomie, i gruppi sono
pieni di vita e di movimento.

4.

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TRADIZIONI. UN MONUMENTO 289

Il comitato pel monumento ad Ovidio fu cosi corn,


posto : I° Remus Opreanu, presidente; 20 il colonnello
Chiritescu; 3° il dott. I. C. Dragescu ; 4° M. Coiciu,
direttore della prefettura; 5° N. Semizeanu, direttore
della posta; 6° M. Paulinescu, presidente del tribunale;
7° G. Paleologu, funzionario cloganale; 8° A. Alexan-
dridi, sindaco; 9° A. Dan, sotto-prefetto del circondario
di Constanza; 100 S. Cepraga, cassiere; 11° I. Nestor,
direttore delle scuole.
Con liste di sottoscrizioni, con balli e tombole il co-
mitato raccolse 15,625 lire, ed il Ministero di pubblica
istruzione aggiunse lire 6000: in tutto lire 2 1, 625. E
inutile osservare che l'esimio scultore prestò quasi gra-
tuita l'opera propria.
Il poeta, mi diceva il ch. Opreanu, che abbiamo
voluto raffigurare, non 6 il poeta degli amori, non 6 il
poeta, che spensierato passa i primi anni in Roma; ma
6 il poeta che contempla la patria dall'esilio, che l'im-
mortala con nuovi ed originali lavori.
Poich6 non abbiamo di lui un' immagine sicura, ed
apocrifo 6 il busto osservato a Parigi, vogliamo sorpren-
dere il suo viso nella seconda maniera, nell'evoluzione
della sua vita, ed in nuovi ed originali pensieri dipin-
gere alla nostra fantasia il grande poeta.
A tradurre questo concetto, a realizzare il non facile
cbmpito, fu scelto Ettore Ferrari, U01110 già ben noto
in Romania per la sua bella statua d'Heliade e certo tra
,gli artisti italiani uno de' pia insigni. I
i II monumento a Vittorio Emanuele, sorto a Venezia nel 1887,
opera veramente egregia per originalità di concetto e felicissima
esecuzione, 6 una delle più recenti e delle più splendide manifesta-
19 AliMiTE, Romania.

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29 o TRADIZIONI. UN MONUMENTO

Fu scelta la Piaa Indipenden.za per collocare il monu-


mento; la inaugurazione ebbe luogo il 30 agosto 1887. 1
11 Ferrari ha imaginato Ovidio d Tomi, che addolo-
rato dall'esilio sfoga il dolore scrivendo i Tristi. È in
riva al mare, appoggiando la gamba sinistra contro una

zioni del valore artistico di Ettore Ferrari. Il Ferrari nacque


in Roma nel 1847. Compiuto il corso degli studi, tra' quali predi-
lesse grandemente le lettere, si diede alla scultura, presso il padre.
Nel 1870 ottenne per concorso una pensione biennale dall'Acca-
demia romana di belle arti. Presentb, come saggi, un altorilievo:
I martiri di Cbateaubriand, premiato all'esposizione universale del
1870, ed una figura : Stefano Porcari. Dopo quel tempo i prin-
cipali suoi lavori furono i seguenti: un monumento sepolcrale per la
famiglia Adamoff (Pietroburgo); la Lesbia di Catullo; l'Ermen-
garda del Manzoni; Jacopo Ortis, premiato all'esposizione nazio-
nale di Napoli del 1877 ed a quella universale di Parigi (1878);
il monumento ad Heliade Radulescu, del quale più innanzi ri-
produssi il disegno; statuetta in bronzo del Romeno a Plewna;
CUM Spartaco pugnavit, nuova ed ardita concezione, che ottenne
il premio all'esposizione nazionale di Torino (I880); monumento
a Garibaldi per Loreto; memoria a Garibaldi per Forli, Orbetella,
Bevagna, ecc.
Consigliere comunale di Roma nel 1876 e riconfermato nelle
elezioni del 1882, il Ferrari nello stesso anno fu, eletto deputato
al Parlamento, ove spesso ha fatto sentire la sua autorevole parola,
specie su argomenti di arte.
i In quella circostanza l'on. Coppino, ministro della pubblica
istruzione, invib a Bucarest al signor Stourdza, ministro della pub-
blica istruzione di Romania, il seguente felicissimo telegramma :
« Accolga, Eccellenza, i voti d' Italia per la prosperità e grandezza
della nobile Nqione Romena, in questo giorno che essa onora di
monumento it Grande Sulmonese, la culla e la tomba del quale fanno
più stretto il vincolo di consanguineita fra i due popoli s.
Ed il signor Stourdza rispose con questo telegramma:
« Voglia accogliere i ringraziamenti più vivi pel caldo telegramma
dell'E. V. in occasione della solennita della inaugurazione in Tomi
della statua del Grande Cittadino di Sulmona. Lo spirito nostro
si è trasportato con motto slancio alle oiigini cornuni della grande
nazione italiana e de' romeni; ed i discendenti della colonia di
Traiano sono stati animati in questa occasione da sentimenti delta
più profonda sitnpatia per la loro grande. sorella Italia ».

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292 TRADIZIONI. UN MONUMENTO

colonnetta o pilastro, atto a legare le navi, e pensando


alla patria lontana.
Ha cercata di attenersi al tipo di figure romane e l'ha
vestito con tunica e toga. Anche come carattere di scul-
tura ha inteso di infondergli lo spirito di quel tempo.
La statua 6 in bronzo ed 6 alta metri 2,50. Poggia
sopra un piedistallo quadrangolare di granit6 di Dobrogia,
che ricorda nelle proporzioni e nelle modanature l'ar-
chitettura romana. Nel corpo del piedistallo, sulla parte
anteriore, v'è una targa decorata con festoni ed una lira,
emblema del personaggio.
Nella targa sono riportati i seguenti versi de' Tristi
(L. III, 3):
Hic ego qui jaceo tenerorunz lusor amorum
Ingenio perii Naso poeta meo.
At tibi qui transis, ne szt grave, quisquis amasti
Dicere: Nasonis molliter ossa cubent.

Il panneggiamento 6 ricco, le parti ben proporzionate,


la .figura 6 riflesso esatto del concetto che ha voluto
riprodurre l'artista, il quale con questo lavoro aggiugne
nuovo ed illustre titolo al suo nome e nuova gloria
all'Italia presso i nostri fratelli romeni.

s
Non credo opportuni i versi riportati : essi hanno l'aria
di una epigrafe che localizzi una tomba. Ora chi sa in
qual parte di Tomi 6,., o a meglio dire, fu sepalto il
poeta?
Io sarei stato mosso da altro concetto nel determinare

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TRADIZIONI. UN MONUMENTO 293

l'epigrafe. Avrei detto a me stesso: non conviene far


rilevare in tale solennità che questi successori di tomi-
tani innalzano un monumento non al poeta che ha spar-
lato della loro patria, ma al poeta che ha finito per
amarla, assimilarla a Roma, tramandandone il nome fino
con canti in lingua getica ? Quest' idea del perdono o
della rassegnazione non glorifica assai più ed il poeta
onorato allora e i tomitani odierni che l'onorano con
un monumento? Perchè far dire al poeta : a giaccio qui,
proprio in questo punto » e non raccogliere invece il con-
ceno sublime, che vivo egli si dipingeva alla fantasia,
vale a dire che il suo spirito avrebbe vagato per questa
vasta contrada? E in un'epigrafe perchè non associare i
due nomi di Roma e di Tomi, che oggi significano Italia
e Romania ?
Ben disse il nostro ministro di pubblica istruzione, a
proposito del monumento d'Ovidio, che « la culla e la
tomba di lui fanno più stretto il vincolo di consangui-
neità tra' due popoli ». E forse la migliore epigrafe pel
grande Sulmonese può trarsi dagli stessi versi del poeta,
che casi ricongiunse i due nomi :
Quem fortuna dedil Roma sit ille locus ; 1
In que Tomitana jaceam tumulatus arena. 2

E con quel pensiero pongo fine al presente lavoro. Mi


terrò lieto e largamente compensato se le indagini rac-
colte nel mio viaggio per istabilire l'ubicazione dell'an-
tica Tomi e che poi m' ispirarono questo libro sulla
Romania, abbiano per avventura potuto contribuire a ri-

i Ex Ponto, lib. I, 5. 2 Ibid., lib. II, 6.

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294 TRADIZIONI. - UN MONUMENTO

svegliare la coscietrza e la conoscenza di molti italiani


su' legami d'affetto e su' doveri d'una politica più latina,
che debbono unirci all'Oriente.
Ivi appunto si agita e si afferma quel popolo che, tra
i balcanici, più vigoroso per fibra e primo per civilta,
ha con noi comuni tante tradizioni ed ha identiche le
origini; poichè nel ricordo appunto di Roma, la magna
parens dell'umanità, si associano in modo completo e
rimangono indissolubili i nomi di Italia e di Romania!

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ELENCO DE' NOMI
DELLE

p g kiS o n IITTg
About E. 45. Aughelusa 144. Bacalbasa 128.
Abramovici 183. Antonescu 94. Bacalogro 122:
Adam 47. Antonini 129. Bachelet 245.
Alcazeu 176. Aiicescu C. D. 42, Badescu '128, 143.
Alecsandri 14, 15, oo, 121, 122, Balaceanu 129.
41, 45, 98, 'or, 126, 144. Balanescu 129'.
115, 118, 132, Arion 126, 129. Balasha 171.
135, 139, Ariori 99. Balcescu 6, 116, Izo,
133,
140, 141, 142, Arista 99, 139. 127, 139.
143, 144, 146, Arsenic 13. Balsu 126.
171, 230, 260. Asachi 142. Balusan 103.
Alessandre 127. A.ssaki 105, 122. Bancila 133, 136.
Alexandrescu, 13o, Athanasescu 97. Bardassari 170.
142, 144. Athanasiu 125. Bariziu 48, 94, 104,
Alexandridi 289. Aurelian P. S. 41, 105, 106, 107,
Alexi 13, 94. 48, 99, 112, 119, 123, 223, 226.
Alexiu 128. 122, 126, 127, Barnutiu 125, 223.
Algiu 129. 130, 252. Bartmescu 190.
Alvisi G. 2. Axente S. 48, 220. Baronzi 126, 133,
Amante E. 7. 134.
Ananescu 99. Barozzi 172.
Anatescu 129. Ilubebuscu 122. Barseanu i34.
Angelescu 129, 176. Babes 48. Basilescu 125, 127.

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29 6 ELENCO DE' NOMI DELLE PERSONE CITATE

Battimelli M. 1 0. Brandza 118, 130. Campianu 97.


Baudrand 245. Branescu 99, 167. Candiano Popesco 37.
Baudry A. 41. Bratiano G. 101 Cantacuzeno 37, 67,
Bauman 94. 107, 108, 126, 97, To', 126.
Bayet 183. 139. Cantemir 123, 129.
Beaure I95. Bratianu C. 129,167. Cantilli 129.
Belasiescu 97. Bratianu D. 103, 222. Carlo I di Romania
Beldiccanu 142. Brezoian 123, 125, 44, 196, 207.
Beldimano 125. 128. Carbuneanu 177.
Belfiore 8. Brockhaus 215. Carmen Sylva 44,
Berendei 98. Bruschi 247. 123, 170, 201,
Beresteanu 129. Bruzzesi Cl. 70, 71, 202 a 213.
Bertillon 194. 125. Carp 129, 142.
Besteley 125. Boxhhorn 247. Carra 52, 122.
Bianu 1r8, 129. Bracscu C. 16, 17. Castor I oo.
Bibesco 123. Brancovanu 66. Catargiu 67.
Bibicescu I: C. 47, Bruzzesi Fr. 71. Cattaneo 5.
103, 126, 190, Bucsanescu 142. Cavasola 1 0, ii.
226. Budisteanu 37, I 3.0. Cazzavillan 72.
Blowitz 45. Budnarescu 143. Cecchetti 217.
Blunschli Igo. Buescu 100. Cepraga 289.
Boerescu 125, 126, Bujoreanu 125. Cernat 176.
Igo. Bumbacu 142. Cernatescu 120, 122,
Bolintineanu 6, 13, Buracla 121, I 33. 230.
49, 122, 123, 126, Burla 121. Cherembach 127.
133, 135, 139, Burlanu 128. Chiritescu 288.
142, 143, 144, Butculescu 99. Chitiu 111, 1 r 7, 118.
'45. Biltearl0 223. 120, 125, 230.
Bolliac 6, 102, 126, Buzoianu 128. Chitiu P. Maria 219,
139, 145. 220, 23 I .
Bologa 48, 226. Chrysoscholeu 99.
Bombacila 167. Callimachi (Papado- Christescu 98.
Bonfinio 46. pul) 99, 100, ii8. Cihac II, 12.
Borghetti 164. Calcondilo 18. Ciocanilli 92.
Borgnini 1 o. Calvo 125. ClOCaZari 230.
Bosianu 127. Campanu 128. Cipariu 92, 93, 96,

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ELENCO DE' NOMI DELLE PERSONE CITATE 297

100, 122, 123, Crapelianu 167. Dissesco 124, 125,


128, 223. Cratiunesco 6, 13, 126.
Ciupagea 129. 134. Djuvara 133.
Ciurcu 230. Cretescu 125. Dobrescu 127.
Ciurea. 230. Cretianu 98, 99. Dolitchex 45.
Cobalcescu 129. Cretzianu G. 146. Donici 142.
COGOLLU. 142. Cristoforianu 1 o. Dora d'Istria 6, 215
Codresco 7o, 94, 121, Cucu 130. a 218.
125, 135. Cugler 143, 218. Dosotheu 5.
Codrescu 129, 131, Curpanu '18. Dotterer 45.
190. Dunca de Schiau 218.
Codru 97. Duruy 2/ /.
Colombo G. 51- Toabija N. C. 176. Dragescu L C. 123,
Colson 6- Damiani 184. 127, 128, 142,
Columbeanu 127.. Dan 289. 230, 231, 251,
Comaneanu 129. Danielopolu 99. Draghiceanu 130.
Comp aretti 283. Dascalescu 143, 171. Duban F. 125.
Condeescu 125. Davila 37, 84, 167, Dun 127.
Constantin 170. 171. Dumitrescu 144.
Contogiorgi 250, begenman 98. Dunka T 171.
266, 270, 276. Dejardins 194, 263.
Coppino 251, 290, Demidoff A. 52.
293. Densusenu El. 218. 3Economu 98.
Cornea / oo. Densusianu 51, 118, Eminescu 144, 145.
Correnti 6. 119, 123, 126, Enaceanu 126.
Cortambert 215. 127, 135, 142, Engel 8.
Corte P. 158. 226, 231. Esarcu 98, 99, 118,
Corti 190. Desanctis F. 8, io, 119, 121, 123,
Costoforu, 125. 1 1. 124.
Costantinescu 119 , Desprez 6. Eutropio 4.
125, 127, 130, Dezoby 245.
142. Dianu 230.
Costiescu 129. Dimitrescu io r , 275, Valk 46.
Costinescu 94. 281, 282. Felix 122, 129.
Craciunescu 167. Dimitriadi 1 o t . Ferrari E. 67, 11$,
Crainicianu 129. _Dimitriu 126. 289, 290.

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29 8 ELENCO DE' NOMI DELLE PERSONE CITATE

Fericean 127. Georjean 133. 122, 123, 133,


Fetu 122, 129, 130. Gerando (De) 6,138. 144, 167,
Filitis 37. Gerbolini 164. 187, 263.
Filleau 129. Gesticone 118. Heliade R. 6, 67, 87,
Flaislen 125. Gherghely 190. . 97, 105, 114, 122,

Flechtenrnacher 133, Ghica D. 37, 45, 122, 128, 135, 142,


218. 126, 144- 144.
Florantin 127. Ghica E. 170. Henzen 249, 268.
Florentin V. 218. Ghica 21[8. Hepites 122, 130.
Floresco 171. Giani '67. Hercht 37.
Florescu 129. Gibbon 221. Hill 97
Florian 142. Girardin 6. Hintescu 13, 134,
Foschini 8. Glandorpius 247. 143.
Fotino T23. Golescu 67, 139, 143. Hodos 127.
Frangulea '27. Goroneanu 127. .Hodosiu 221.
Franzescu '27. Gortschakoff 190. Hommoricenu 218.
Freiin von Stackel- Gradisteanu 99, 139, Hon 46.
berg 209. 144, 146. Hunfalvy 8, 221.
Frollo 92, 94, 1 o 1, Graf 283. Hurrnuzaki 96, 104,
118. Gramaticescu 230. 123.
Fugarasanu 126. Grandea 134.
Fundescu 13, I03, Grecescu 99, 130.
133, 142, 143, Grecianu 127. Iacomuzzi 16o.
Greco 0. 217. Iacub Iariff 280, 281.
Grigorescu 170. Ianco 97.
Grallucci 6. Grigoriu 98. Ianov 100.
Gané 27, wo, 142. Grisellino r 8. Iarcu '28.
Garbea 121, 123, Gubernatis (De) 48. Iarnic 134.
128. Guran 230. Ibraim Effendi 275.
Garlova 143. Idovii 190.
Gaster 92, 99, 118, Ilarianu (Papiu) 96,
120, 133, 154- IIaynald 46. 121, 123, I27,
Gellia;n1 99. Haretu 122. i87.
Georg escu 1 t 8, 129, Hasdeu 6, 13, 18, 27, lila 125.
t 7 I. 71., 94, 95, 98, Inagoveno 139.
Georgian 121. 117, 119, 121, Inotescu 129.

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ELENCO DE' NOMI DELLE PERSONE CITATE 299

Intuspartoli 1°1. Laurian A. 5, 6, 14, Maiorescu 100, II I,


Ioanne A. 61. 93, 94, 98, 99, /23, 146, 223.
Iokay 46. 115, 116, 122, Malcociu 129.
Ionescu 18, 27, III, 127, 135, 223. Mandalari M. II.
118, 123, 124, Laurian D. 103. Mandrea 167.
1252 139. Laveleye 52, 189, Maniu 6, 122, 123,
Ipatesco 37, 129, 197. 144.
Lazar 98, 114. Manliu T28.
139.
Ispirescu 13, 100, Lazariciu 128. Manolescu 129.
lo', 118, 121, Lazio 247, 248. Mantegazza 216.
128, 134, 143. Leak 49. Mares 129.
Lecca D. 176. Margaretu 49.
Leonardescu 167. Margheru 67.
IKinezu 122. Leonescu 167. Manan 13, 99, 118,
Kirilov 127. Lepedot 127. 134.
Klain de Szad 8o, 96. Lerescu 1252 126, Marianescu 13, Ii8,
Kleinschmid 215. 136, r42.
Kogalniceanu 4, 6, Lessel 45. Marianu 129.
¡l0, 120, 121, Leto P. 14. Marinercu 134.
126, 140, 141, Linas (De) 42. Marinescu 144-
268, 287, 288. Litinski 130. Martin 6.
Kopitar 18. Loga 97. Martorel 195.
Kott 45. Lucasiewitz 84. Marzescu 125.
Kretzulescu 129. Lupescu 144- Masere 126.
Kubalski 6. Lupu 129, 267. Massarani 6.
Luputul Ant. 128. Masson 286.
Materazzo Io.
Lahovary 93, I03. Maurodin 129.
Lambriol lOI, 121, Macarescu 97. Max 129.
167. Macedonski 101, 135, Ivlaximu 92, 93, 94.
Langlois i8i, 183 200. Meitani ¡25.
Lapodatu 143. Macellariu 48, 226. Meichisedec 121,122.
Larousse 263, 268. Mainescu 13. Melidonu 128.
Larra 99. Majo (Di) io. Mera 100.
Lascar Catargiu IoI. Maior 6, lOO, 121, Messaloup 121.
Laurent 247. 122. Michalcea 127.

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3 00 ELENCO DE' NOW DELLE PERSONE CITRTE

Michaud 245. Obédenaire i3, i8, Perietzano 84.


Michelet 5, i8, 139. 105,185,187,188. Perotz 215.
Mide ioo 218. Ocasanu 127. Petresco 37, 99.
Mihalesco P. 124. Odobescu 6, 41, 84, Petrini125, 134042.
Mihalescu S. 99, 128, 98, No, 118, 119, Petrovu 118.
130, 156. 1.21, 123, 195. Picot E. 3, 6, 46.
Millo 144- 011endorf 92. Pierantoni A. 6.
Mineiu 29. Opreanu R. 15, 99, Pierantoni G. 6.
Mionnet 267. 251,254,255,257, Pro II 45-
Mirca. 170, 171. 269,268,271,273, Pisone 94.
Mircescu 97. 288,289. Pittré, 6i.
Missal' 1.25 , 127. Orasanu 143. Poenaru 114, 122,
Missir 1°i. Ortel 247. 128, 142.
Mitilineu 125. Oricovio 18. Polemon 55.
Moga 130. Polyzu ¡06.
Moltke 256. Poni 122, 130, 143,
Mommsen 221, 249) P'aapa i68. Pontbriant (De) 94-
273. PaleOlOgll 289. Popescui 2 1, 123,127,
Morelli 8. Paleti 142. 128, 134, 144, 167.
Moroiu 129. Paltineanu I 25. Popfiu 143.
Moroni 267. Pantazi Ghica 99. Popilianu 97.
Miiller 183, 247. Panu 67, 103, 120, Pop ovici 126.
Munteanu 93, I05. 134) 1362 143. Popovitch 170.
Muresanu 48, 106, Pappasoglu 55. Popp 97, 127.
142, 143. Paraianu 127. Popu 94, 130.
Parfeni 129. Pretis (De) 10.
Nacu 125. Parvulescu 125. Pretorian 125.
Nasturel 127. Pascal 135. Protopopescu 94.
Negoescu '18. Pastineanu 125. Puica 129.
Negruzi L. 27, 100, Paucescu 103. Pullki 46.
122, 140, 143, 144. Paulinescu i88. Pumnul 93, 146.
Nestor 289. Pavulescu 167.
Nichita. 129. Pelimon 122, 144. Quinet 6.
Nicolescu ¡28. Pencovici 50, i8o,
Nino (De) 283. 18 r. Rabes 226.
Novacu 218. Perietano 230. Raciano 103.

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ELENCO DE' NOMI DELLE PERSONE CITATE 30 I

Racovitza 84, 87,176. Salles 210. 115, 122, 127,


Radianu i3o. Sandulescu 125. 130, 167.
Radovici 129. Savel Mano 176. Steriadi G. 4i.
Radu 127. Schina 99. Stilescu 97.
Radu Ionesco 215. Schulz 45. Stoenoscu 10 1.
Radulescu 1 3, 98,142. Schwartz 215. Stoica 161.
Railianu 125. Scurdescu 98, 99, 144. Stoienescu 127.
Rapola 167. Secasanu 127. Stolojanu A. 78, 8i,
Rashca 170. Semizeanu 288. 168, 171.
Raziu 48, 226. Serageuli 144. Stolojanu Olga 8t.
Reclus 39, 263. Serbanescu 129. Storck 37, 45, 171.
Regnault 4, 6, 41. Sergiescu 128. Stourdza D. 27, 118,
Reissemberger 41. Sevastianof 182, 182, 122, 123, 290.
Renisteanu 70. 183. Strajanu 97, 128.
Rizo Rangabe 2! 5. Severeanu 129. Suciu-Bosco 218.
Roesles 8, IO, 221. Severin 167. Suliotis 125.
Romanescu 218. Siaicariu 167. Sulzer 8.
Romnicenu 99. Sihlenu 130, 146. Sutzu ¡00, 129.
Roques 99. Simone (De) 1o.
Rosa 6. Sinkai 6, 96. Tacitu 49, 143.
Rosca 127. Sion 99, mo, 114 Tacu 125.
Rosetti C. A. 15, 27, 132, 142 e seg. Taievici 230.
45, 71, 86, 102, Slatineano 220. Tank° 223.
105, 109, 110, Slavici 134, 142. Teclu 122, 130.
136, 137, 138, Snagovanu 94. Tell 67.
139. Socecu e C. 68 e seg. Tempia Rodu 97.
Rosetti Maria. 138-39. Soimescu 126, 144. Tentu 142.
Rosetti Mircea 109. Soutzo 41, loo, 120, Testa T. 1o.
Rosetti VentiJa 103. 258, 263, .264, Teodorescu 13, 98,
Rossi C. 51. 266, 267, 270. 99, 118, 133, 134,
Ruckert 143. Sozomeno 266. 136, 167.
Rupert 190. Spinazzola 92. Theodor 125,
Russo 140. Spiru Haret 167. Theodory 37.
Rusu 122, 222. Sta.hi 170. Thierry 221.
Stancescu 1 o r, 134. Thouvenel 6.
Sachellariu 218. Stefanescu 67, 112, Thunman 49.

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3 02 ELENCO DE' NOMI DELLE PERSONE CITATE

Tine 99. Ursianu 230. Vizanti A. 27.


Tincu 202. UTSU 48; 226, Vogel 6.
Tocilescu 4, 12, 23,, Uspensky 183. Voinesco 239.
22, 67, 98, 99, Volenti wo.
'222, 216, 228, Vornescu 144.
119, 120, 121, Vrancea 142.
123, 124, 125, Vacarescu 97. Vucici 98.
126, 133, 169, Valliant 6, 19, 32,
249, 252, 258, 138.
268, 269, 285. Valentinenu 144., Wladescu 125.
Tomescu 129. Valerian 125.
Torgoviciu 97. Valimorescu 230.
Tornielli 155, 254. Valletta 187. Menopol o, 67, 9'9,
Trombitos 48, 226. Vangheliu P. 49. 2o2, 103, 118,
Tronesco 170. Varvoreanu 230. 120, 126.
Troteanu 167. Vasile 46.
Tunusli 123. Vasiliu 129.
Vegezzi-Ruscalla 6.
Vegezzi-Ruscalla I., 7, Zalornit 167.
TJbicini loi. 86, 87. Zamfirescu 98, lOO,
Ulbach 202, 207, Venescu 167. 129.
211. Ventura 224. Zamoscio 287.
Urechia 71, 99, 112, Vergolici 2oo. Zane 139.
121, 122, 124, Verescu 129. Zilotu R. 128.
125, 128. Vernescu io r . Zorileanu P. 129.

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