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SOMMARIO

La polis Europa

Il duplice appello dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici per la filosofia e la ricerca umanistica tocca le radici pi profonde della nostra comune coscienza di europei. Il nostro Parlamento chiamato a raccogliere le istanze della nostra societ civile. Qui ci troviamo di fronte ad un autorevole messaggio dal mondo della cultura. Non possiamo lasciarlo inascoltato. LIstituto Italiano per gli Studi Filosofici si rende interprete dellesigenza che la nuova generazione, la futura classe dirigente, sia educata alla filosofia, al pensiero creativo, alla capacit di giudizio. Di qui anche il suo impegno nel promuovere una rinascita dellumanesimo che possa vivificare ogni ramo della scienza e guidare lo sviluppo. Luomo torna, imago Dei, al centro delluniverso quando riscopre il valore perenne della sua libert e dignit, del suo diritto a governare la vita e lasciare, com accaduto nelle stagioni pi felici della nostra civilt, il segno della sua opera nella storia. LIstituto Italiano per gli Studi Filosofici ha saputo dare il primo impulso a questa mobilitazione degli uomini di cultura per rivisitare lumanesimo. E un disegno di largo respiro. La sua concreta realizzazione passa necessariamente attraverso la scuola, ma resta in definitiva affidata al sostegno dellopinione pubblica, al favore che meritano le proposte illuminate e che deve maturare anche qui, a Strasburgo e nelle altre sedi delle istituzioni europee. Lappello, infatti, costituisce un importante contributo alla concezione di unEuropa che comincia finalmente collunirsi in aree diverse dal mercato e dalleconomia. LIstituto napoletano ha riacceso nella citt di Vico e di Croce un punto focale dellinteresse alla diffusione del pensiero, alla riflessione sui temi centrali da cui non possiamo evadere. Guardiamo allappello. La instancabile dedizione dellIstituto napoletano alla causa del sapere, che desta lammirazione negli studiosi non importa di quale paese, posto al servizio di una Weltanschauung che anche saggezza politica. Diciamo di voler andare oltre il Mercato, verso lunione promessa dal Trattato di Maastricht. La Comunit-Unione che viene dopo la Comunit-Mercato costituisce fin da ora un naturale polo dattrazione per tutta lEuropa e si dispone ad accogliere come suoi componenti altre nazioni. Chi si lascia ciecamente dirigere dalla logica dellutile individuale non vede che il mercato deve svilipparsi in nuova e progrediente struttura della societ europea formata con il cemento dei valori etici, storici e culturali. Lunione sar lo specchio dellumanit che prepariamo: non un superstato che annienta le nostre identit nazionali, ma nemmeno una semplice lega fra sovrani, che non conosce lindividuo e ne ignora i bisogni ed i diritti.

Al contrario: la scintilla dellUnione scocca con il riconoscimento di una cittadinanza europea, affiancata a quella nazionale, e composta dai diritti economici-sociali, gi menzionai dalla disciplina del mercato unico, ed insieme, beninteso, dai diritti politici e partecipativi ultimamente previsti dal Trattato di Maastricht. La base della cittadinanza europea sta nella libert di circolazione che , a sua volta, circolazione delle libert, non solo di intrapresa ma anche di pensiero, diritto per ciascuno a fruire senza discriminazioni dello spazio europeo, anche nella propria formazione umana e professionale. Vi cos una polis in divenire, ordinata per la prima volta su scala sopranazionale, nella quale siamo tutti coinvolti. Sappiamo di doverla creare con il possesso di una nuova cittadinanza. Sar una cerchia dellesperienza politica nella quale, ancora una volta, pu regnare la persona umana. E la conquista di un tale nuovo umanesimo ha la forza aggregante dei grandi moti spirituali che non conoscono frontiere. La cittadinanza comune significa molte cose, ma comincia in ogni caso con il vivere, crescere ed educarsi insieme. La cultura umanistica una preziosa scuola di conoscenza: unisce i popoli europei pur facendo fecondare la ricchezza e diversit delle culture nazionali. un patrimonio comune che dobbiamo, per, saper rimettere a frutto. Pu lunione ospitare una vera Comunit europea della ricerca, della scienza che non un semplice scientismo? Nellottica della Comunit europea la ricerca stata concepita come uno strumento che serve ad estendere le risorse tecnologiche, a migliorare la qualit dei prodotti, ad affilare le lame della concorrenza nel mercato. Ultimamente, per, si aperta anche la prospettiva dei programmi diretti sotto pi aspetti a promuovere le mobilit del corpo docente e degli studenti, cio quella circolazione della cultura, che il primo correttivo di una elezione grettamente mercantile dellintegrazione europea: ed abbiamo insistito perch a tali iniziative si uniscano i popoli fratelli dellEst europeo. Il fatto che si tratta di programmi ancora frammentari e privi di mezzi adeguati. Non c stato il colpo dala di una filosofia, appunto, della nostra Comune cittadinanza culturale. Come diceva Erasmos, tuttavia, investire nella cultura il segreto delle comunit pi avvedute, la cui ricchezza non si appaga delloro sonante delle monete. Per questo vorrei, come Presidente della Commissione Cultura, esprimere il nostro concreto apprezzamento per liniziativa dellIstituto napoletano. Il suo appello traccia la via maestra delleuropeismo pi maturo.
Intervento alla presentazione al Parlamento Europeo degli Appelli per la Filosofia e la Ricerca umanistica Strasburgo, 22 giugno 1993

On. Antonio La Pergola Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo

SOMMARIO

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INTERVISTA Hlderlin in Jena. Lidea di una metafilosofia

39 NOTIZIARIO

41 CONVEGNI E SEMINARI 10 SAGGIO 10 Il pensiero metafisico. Note su Jacques Maritain e la filosofia dellessere 41 A fatto compiuto: lantropologia culturale di Geertz 42 Lo spazio delletica 45 Il moderno di Benjamin 46 Christoph Clavius 17 AUTORI E IDEE 17 Linvenzione delle forme 17 LEtica di fronte allEstremo 18 Pensare gli esperimenti 19 Simone Weil, limpegno al femminile 19 Metafisica e mantica 20 Unestetica a partire da Adorno 22 Filosofia e interpretazione 47 Violenza e traduzione 48 Tratti del moderno tra filosofia e teologia 49 Pensiero e verit in Adorno 50 Critica dellontoteologia 50 Guglielmo Ferrero 51 Scritture del pensiero 55 Ermeneutica: questioni di confine 55 Marcel Mauss e il fatto sociale totale 56 Il pensiero greco in Hegel 23 TENDENZE E DIBATTITI 23 Logica nella cultura 24 Spengler rivisitato 25 Primo piano: filosofia e computer Da Teuth a CAL: la didattica elettronica in filosofia La logica e i software didattici Due versioni informatiche dell Eutifrone di Platone 60 DIDATTICA 60 Manuali di filosofia a confronto (II parte) 64 La filosofia nelle scuole sperimentali 65 Interventi, proposte, ricerche 58 CALENDARIO

33 PROSPETTIVE DI RICERCA 33 Einstein: scienziato o filosofo? 34 La mistica della ragione di Meister Eckhart 34 La libert in F. M. Pagano 35 Passivit sintetica 35 Heidegger, Aristotele e la metafisica 38 Husserl, Brentano e i segni

67 RASSEGNA DELLE RIVISTE

71 NOVIT IN LIBRERIA

INTERVISTA

Johann Gottlieb Fichte, Friedrich Heinrich Jacobi Friedrich Hlderin Karl Leonhard Reinhold, Friedrich Schiller

INTERVISTA
Ricorre questanno il 150 anniversario della te tutte quelle costellazioni di problemi, ogni volta che si parla del sapere Io si deve morte di Friedrich Hlderlin e leredit teorie e persone, in mezzo alle quali Hlderlin intendere necessariamente una relazione di poetica e filosofica lasciataci dalla sua opera consegue consapevolmente, ancora allom- autocoscienza, a partire dalla quale solo sembra non cessare ancora di destare impor- bra della filosofia kantiana, una propria indi- possibile pensare lIo. Ma lautocoscienza tanti sollecitazioni al pensiero della modernit. pendente prospettiva di pensiero allinterno esprime ununit che a sua volta determinaLa vasta letteratura critica che accompagna la del dibattito sui fondamenti del sapere; da ta da una distanza e conseguentemente da un storia della ricezione di questo autore pu questo punto di vista, osserva Henrich, lUni- certo modo di separazione reale degli eleoggi avvalersi di un contributo decisivo per il versit di Jena, quale centro del confronto con menti che costituiscono il caratteristico rapchiarimento e la comprensione della partico- Kant e luogo di sviluppo della filosofia post- porto di autocoscienza. Il pensiero in cui si lare prospettiva di pensiero che Hlderlin, in kantiana, possiede un significato decisivo per esprime lunit che precede la costituzione modo frammentario, ma assolutamente origi- quanto riguarda il chiarimento dellintenzio- dellautocoscienza e a partire dal quale solo nario, seppe proporre agli inizi della filosofia ne originaria di Hlderlin di stabilirsi come lautocoscienza pu essere pensata, Hlderidealistica tedesca, precorrendo, nel momen- docente di filosofia nel luogo pi significati- lin lo definisce, in rapporto e insieme in to stesso dellaffermarsi della dottrina fichtia- vo della Germania di allora. In Jena, infatti, opposizione al soggetto puro e assoluto fina, i primi abbozzi di sistema di Hegel e nel breve periodo che va dal gennaio allini- chtiano, essere assoluto (Seyn schlechthin), Schelling. Si tratta di due opere di Dieter zio del giugno 1795, Hlderlin non solo ap- conferendo a questo pensiero, inteso come il Henrich, una interamente dedicata alla rico- proda ad una propria autonomia di pensiero, pi semplice e il pi fondante, valenze prostruzione e interpretazione della concezione ma addirittura, secondo le lettere e altri docu- prie del concetto di sostanza di Spinoza, filosofica di Hlderlin maturata a Jena, Der menti biografici di quellepoca, mostra lin- quali si possono riscontrare in particolare in Grund im Bewusstsein. Untersuchungen zu tenzione di voler rendere in forma accademi- Jacobi. Essere assoluto in tal senso il fondaHlderlins Denken 1794-1795 (Il fondamen- ca la sua teoria; e questo nello stesso momen- mento (Grund) in base al quale, in virt dello to nella coscienza. Ricerche sul pensiero di to in cui Fichte consegna alle stampe, per la sviluppo interno di un uno e medesimo tutto, la coscienza si genera come un Hlderlin 1794-1795, Klett-Cotnuovo stato, una nuova condiziota, Stuttgart 1992), laltra carattene di questo tutto. Il modo di tale rizzata dallintento storico-critisviluppo quello della separaco di calare la proposta di pensiezione (Theilung), laddove il priro hlderliniana nel contesto delmo stadio del processo di separale reazioni teoriche alla filosofia zione (Ur-Theilung) ha come ricritica di Kant, che Henrich intersultato lIo individuale e pertanto preta nel suo lavoro con il titolo: la coscienza, una coscienza in cui Konstellationen. Probleme und insieme compresa non solo la Debatte am Ursprung der idealipossibilit, ma anche la realt delstischen Philosophie 1789-1795 lautocoscienza. La formula Io (Costellazioni. Problemi e dibatsono Io , secondo Hlderlin, titi allorigine della filosofia idelesempio pi calzante di tale sealistica 1789-1795, Klett-Cotta, parazione originaria, poich esso Stuttgart 1991). Questi studi giunci dice che lIo individuale signigono a seguito del compimento, con unintervista a Dieter Henrich fica sempre autocoscienza e si almeno nella sua prima fase, di compie nel porsi in uno di un Io un programma di ricerca dal titocome soggetto con un Io come lo: Jena-Programm, condotto oggetto. Proprio il fatto che queda Henrich allUniversit di Mosta coscienza scaturisca immenaco di Baviera a partire dal 1985, diatamente da una separazione che aveva come scopo il chiarioriginaria ci che rende possimento della situazione filosofica bile comprendere reciprocamene intellettuale allUniversit di te sia la differenza dei due moJena negli anni dal 1789 al 1795. a cura di Riccardo Ruschi menti (soggetto e oggetto) che Da segnalare anche, come signicostituiscono lIo individuale, sia ficativa integrazione di questo materiale critico, due nuove edizioni com- prima volta in forma unitaria, la sua Wissen- la loro necessaria identificazione: nel princimentate, in tre volumi, delle opere complete schaftslehre, Schiller compone le due ultime pio Io sono Io la separazione gi pensata di Hlderlin, pubblicate con il medesimo parti dei suoi Briefe ber die sthetische come separazione di ci che in origine uno. titolo: Smtliche Werke und Briefe, luna a Erziehung des Menschen e Niethammer pub- Alla luce di un tale contesto problematico, cura di Jochen Schmidt (Deutscher Klas- blica il primo fascicolo del suo Philosophi- osserva Henrich, la concezione di Hlderlin espressa nel frammento Urtheil und Seyn, siker Verlag, Frankfurt a/M. 1992), laltra a sches Journal. cura di Michael Knaupp (Hanser Verlag, Il testo con cui Hlderlin simpone in questo almeno per quanto riguarda la sua posizione Mnchen 1993), questultima condotta sulla scenario filosofico, come appunto ci indica nel processo di fondazione filosofica e il suo base dei risultati editoriali ottenuti a seguito Henrich, un breve frammento sui fonda- modo di argomentazione, sembra dichiaratadelle ricerche sui manoscritti operate nel- menti della filosofia, noto con il titolo: Ur- mente porsi in linea con il programma metolambito dell Edizione francofortese theil und Seyn (Giudizio ed essere), trascritto dico introdotto da Reinhold allinterno della (Frankfurter Ausgabe) delle opere complete probabilmente da Hlderlin sul risguardo di discussione sulla filosofia kantiana e succesdi Hlderlin, curata da Dietrich E. Sattler uno dei libri in suo possesso, forse addirittura sivamente sviluppato da Fichte: ricondurre la (Roter Stern Verlag, Frankfurt a/M. 1975-) la Wissenschaftslehre (Dottrina della scien- filosofia a un fondamento sicuro, affinch giunta attualmente, con ledizione dei Briefe za) di Fichte, e risalente allincirca allaprile essa possa muovere da un unico principio, (Lettere), al penultimo dei 20 volumi previsti. del 1795. Il contenuto decisivo che secondo da cui sia deducibile il sapere filosofico nella Nel suo sforzo di ricostruzione della posizio- Henrich caratterizza questo testo costituito sua totalit. Tuttavia, f notare Henrich, nella ne di Hlderlin allinterno della filosofia post- da una critica, ancora concepita nei termini di sua critica alla versione fichtiana di una filokantiana Henrich individua tre ambiti proble- Fichte, del modo con cui questultimo aveva sofia che si fonda sul principio fondamentale matici, in cui presupposti storici e filosofici posto il sapere che si esprime nel semplice Io sono o Io sono Io, Hlderlin abbandoinsieme confluiscono nella determinazione concetto di Io e nel principio Io sono Io na contemporaneamente il programma metodella particolare autonomia e complessit spe- come certezza ultima e assoluta, e come fon- dico proprio di una filosofia fondamentale. culativa che caratterizzano la concezione hl- damento nella costruzione della sua Wissen- Hlderlin piuttosto cerca di fondare un moniderliniana. In primo luogo vengono analizza- schaftslehre. In breve, secondo Hlderlin, smo del principio unico, senza cadere per

Hlderlin in Jena. Lidea di una metafilosofia

INTERVISTA
nello stesso tempo nel monismo metodico della deduzione di principi da questunico principio o dalla sua definizione di principio fondamentale. In altri termini la concezione hlderliniana concorda con le intenzioni di una filosofia fondamentale nella misura in cui essa designa un fondamento ultimo a partire dal quale si formano tutti i modi della coscienza e del sapere. Ma a ci essa intende giungere mediante un ragionamento che dal punto di vista di una metafilosofia, cio del concetto metodologico del filosofare, si distacca del tutto da una filosofia fondamentale. Un secondo ambito problematico individuato da Henrich in relazione ad una ricostruzione dellitinerario di pensiero di Hlderlin allinterno delle tendenze filosofiche della sua epoca quello che concerne le fonti, le cause dellautonomia teoretica di questo itinerario dal punto di vista del progetto sia filosofico, sia poetico, che ne sta alla base. La ricerca inerente lo sviluppo storico dellitinerario di pensiero hlderliniano rende ora comprensibile come le concezioni filosofiche maturate da Hlderlin a Jena devono essere poste in connessione con i problemi soggettivi, interiori ed esteriori, che egli si trovato ad affrontare nel divenire della sua propria esistenza e che, nella misura in cui hanno potuto portare a una sempre maggiore comprensione dello svolgersi della sua vita, hanno di fatto accresciuto nello stesso Hlderlin la consapevolezza dellessenziale autenticit e validit della sua concezione. Tra i presupposti che hanno condotto Hlderlin a una rapida formulazione di una propria concezione filosofica autonoma Henrich indica in primo luogo il periodo di studi allUniversit di Tubinga e lesperienza di precettorato a Waltershausen presso la famiglia von Kalb. Da questo punto di vista risulta particolarmente significativo il rapporto che lega lo sviluppo di pensiero di Hlderlin nella sua prima formazione alla composizione, nelle sue varie stesure, del poema Iperione, in cui traspare, filtrata dallispirazione poetica e convalidata da precise vicende esistenziali, lassimilazione e rielaborazione della concezione fichtiana della formazione delluomo come progresso infinito. A ci si aggiunge tutta una serie di riflessioni di estetica e di teoria dellarte, proprie di questo periodo, che hanno il loro centro nel confronto di Hlderlin con lopera teoretica di Schiller e che sfociano nella formulazione di un programma di nuove lettere sulleducazione estetica delluomo, di cui a tuttoggi si presume facciano parte, tra gli scritti teoretici di Hlderlin, alcuni brevi frammenti raccolti in modo generico sotto il titolo di Philosophische Briefe (Lettere filosofiche). Un terzo ambito problematico infine individuato da Henrich nellinterpretazione del significato contenutistico della proposta di pensiero hlderliniana, abbozzata in particolare nel frammento Urtheil und Seyn, nel suo porsi come una forma di pensiero speculativo. Secondo Henrich, la concezione di Hlderlin apporta un contributo decisivo alla questione dell autocoscienza nella fase storica iniziale della teoria della soggettivit. La tesi di Jacobi di un presupposto dato nellautocoscienza, per cui ogni esistenza finita ne presuppone una infinita, viene riformulata da Hlderlin, in relazione soprattutto alla dottrina di Fichte, nella tesi che la forma dellautoriferirsi del pensiero a se stesso ci che propriamente implica un tale presupposto, un presupposto tuttavia che come tale non pu essere concepito come nucleo o forma minimale del sapere di se stessi, dunque di un Io. In questo, osserva Henrich, Hlderlin, con la sua teoria, si avvicina di pi prima ad una consistente fondazione del pensiero speculativo di quanto non facciano, con i loro successivi progetti di sistema, sia Schelling (1801) che Hegel (1804). A tale proposito Henrich dedica buona parte della sua trattazione allanalisi del contenuto speculativo della costruzione concettuale di Urtheil und Seyn, indicando in particolare come il concetto di essere (Seyn), qui utilizzato da Hlderlin nel senso del presupposto necessario insito dellautoriferirsi del pensiero a s stesso, derivi, sulla scia di sollecitazioni terminologiche provenienti da Jacobi e dalla sua cerchia, da una trasformazione in senso speculativo-concettuale del significato naturale della parola essere nel concetto guida di Uno-Tutto. Tuttavia con questo non ancora interamente dischiusa la potenzialit concettuale della terminologia hlderliniana. Occorre, aggiunge Henrich, mettere in rapporto i termini di autocoscienza e Uno-Tutto con una analisi di quelle che sono le forme e le dinamiche della vita nella consapevolezza esistenziale del suo divenire. In tal senso particolare significato riveste, secondo Henrich, lanalisi della forma dellautocoscienza in rapporto alle fasi del divenire della vita delluomo con i suoi conflitti, contraddizioni, cambiamenti di direzione; come anche particolarmente significativa appare lanalisi della forma della fondazione dellesistenza umana nei suoi molteplici eventi, che sola pu rendere possibile lidea speculativa di un fondamento nella coscienza. La complessit problematica di una tale interpretazione dellitinerario di pensiero che sta alla base dellopera di Friedrich Hlderlin ci ha spinto a rivolgere a Dieter Henrich alcune domande su questioni centrali del suo lavoro interpretativo. I risultati di questo colloquio sono raccolti nellintervista che segue. (Trascrizione della registrazione in lingua tedesca di L.C. )

D. Vorrei prendere spunto da una delle Sue ultime pubblicazioni, Konstellationen. Probleme und Debatte am Ursprung der idealistischen Philosophie 1798-1795 (Costellazioni. Problemi e dibattiti allorigine della filosofia idealistica 1789-1795), che riporta importanti risultati del lavoro di ricerca da Lei condotto in questi ultimi tempi sulla genesi della filosofia classica tedesca, come appunto Lei denomina lidealismo tedesco. Innanzittutto, vorrei chiederLe di chiarire il concetto di costellazione: che cosa intende per costellazione in relazione alla ricostruzione della filosofia classica tedesca? Quale significato gli attribuisce? R. Un primo motivo che mi ha spinto a usare questo termine sta nel fatto che io credo si sia arrivati al punto di dover tentare di discutere lintero periodo della filosofia post-kantiana nel suo complesso, vale a dire diversamente dal modo usualmente adottato in riferimento allo schema hegeliano, che corrisponde a uno sviluppo conseguente del concetto. Ci che intendo dire che in questo periodo prende forma un qualcosa di profondamente unitario, non tanto come conseguenza di fasi proprie del processo di sviluppo, quanto piuttosto come reazione ad un ambito di pensiero, ad un gruppo di problemi fondamentali e alla loro correlazione, come sforzo di penetrare e chiarire tali problemi in modi diversi
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e anche con risultati finali, che non possiamo assumere come verit, o per meglio dire da nessuno di essi ci possiamo aspettare la segreta soluzione della problematica. In altre parole, i problemi di questo periodo e la correlazione complessiva degli stessi sono ancor sempre di grande rilevanza per noi, laddove sono le soluzioni vere e proprie raggiunte a costituire per noi un problema: a questa situazione di partenza dobbiamo e possiamo far riferimento. Questo un motivo. Un secondo motivo che ritengo si debba avere una maggiore capacit di chiarire a noi stessi, globalmente e in modo sinottico, mediante una visione di insieme, queste teorie e anche le figure che hanno agito nel movimento della filosofia post-kantiana, evitando cos di concentrarci eccessivamente soltanto su singoli pensatori - questa deve, naturalmente, essere la premessa - e confrontando piuttosto il modo in cui vari pensatori hanno reagito ai problemi di questambito di pensiero per suscitare con rinnovato interesse le argomentazioni che vi sono state esposte. Un terzo motivo infine che in questo movimento filosofico colloqui personali, situazioni di discussione in singoli luoghi, intensi campi di tensione intellettuale, spiegabili sulla base di vicinanze spaziali e personali, hanno agito in quantit molto pi elevata che in altri

INTERVISTA periodi. Questi sono i tre motivi che mi hanno condotto a utilizzare questo concetto.
D. Se non erro, dunque, i luoghi, in particolare, in cui queste correnti della filosofia post-kantiana vengono alla ribalta, sono sedi vere e proprie di costellazioni, nel significato pi ampio di questo termine. R. Questo un significato. Ho scelto questo termine perch ha pi di un significato - ho appena accennato a tre di questi - anzi, ha molteplici significati che sono per correlati luno con laltro; questi significati sono imparentati con luoghi. Forse bisogna piuttosto accennare al fatto che questo significato dei luoghi e delle conoscenze personali ha anche a che fare con lesperienza di una generazione, vale a dire con ci che era ritenuto importante da una certa generazione, quelle che erano le questioni particolarmente scottanti, quelli che erano gli autori generalmente letti, senza che fosse del tutto evidente come questa lettura, di cui anche si discuteva o si leggeva in comune, influisse sulla filosofia dei singoli. Anche questa una costellazione, una costellazione che si pone sullo sfondo della formazione delle teorie. D. Il concetto di costellazione ha anche un significato storico-critico. Dobbiamo allora intendere il concetto di costellazione come criterio per uno studio storicocritico della filosofia classica tedesca, intesa, in tal senso, non pi come sviluppo lineare da Kant a Hegel, secondo la formulazione di Richard Kroner, bens come insieme di connessioni diverse di autori, di idee e, naturalmente, di quelle condizioni che hanno sviluppato il modo di pensare di unepoca? R. C naturalmente questo sviluppo interno soprattutto nei grandi filosofi, soprattutto in Hegel e Fichte, e tale sviluppo non pu essere assolutamente ignorato. Essi per molti anni hanno continuato intensivamente a rielaborare i loro problemi e sono cos pervenuti a sorprendenti prestazioni teoriche - questa la cosa pi importante per quei tempi, e io non voglio in nessun caso negarla. Ma il modo in cui essi pensavano e in cui venivano posti i loro problemi stato determinato molto prima in tali costellazioni. Ad esempio gi nel Fichte della Dottrina della scienza del 1794 la disposizione dei problemi risulta dalla situazione del dibattito dellepoca, sulla quale egli ha sempre continuato a riflettere con tentativi sempre nuovi e approfonditi di dominare la situazione. Lo stesso si potrebbe dire per Hegel. Sicch non direi che questa fase di formazione, o meglio di fondazione della filosofia postkantiana racchiuda in s significative prestazioni teoriche - tali restano la tarda Dottrina della scienza di Fichte e la Scienza della logica di Hegel; ma il modo in cui queste teorie sono costruite, il tipo di fini che perseguono e le evidenze alle quali rispondono, tutto ci stato posto in questo periodo iniziale ed in questo stesso periodo che ha avuto inizio lallontanamento degli allievi pi significativi di Kant dal proprio maestro, ragion per cui indispensabile capire particolarmente bene questa fase di formazione, e non possibile farlo partendo soltanto dalle opere dei singoli.
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D. Vorrei passare ora direttamente alla vicenda filosofica di Hlderlin, prendendo spunto dal Suo ultimo lavoro dedicato a questo autore, Der Grund im Bewusstsein. Untersuchungen zu Hlderlins Denken 1794-1795 (Il fondamento nella coscienza. Ricerche sul pensiero di Hlderlin 1794-1795). Quanto Lei ha appena espresso a proposito del problema delle costruzioni teoriche nellepoca della filosofia post-kantiana vale certamente anche per Hlderlin. In particolare Lei afferma che Hlderlin arriva a Jena con il chiaro proposito di occuparsi di filosofia e, nel confronto con Schiller e Fichte, ottenere una docenza. Ci implicava di possedere una concezione della filosofia precisa e originale. Ma in che misura Hlderlin era allora consapevole di possedere una propria concezione filosofica? Lasciatosi alle spalle gli anni di Tubinga e superato il periodo dellincarico di precettore a Waltershausen, Hlderlin giunge a Jena con una precisa idea: ascoltare Fichte, entrare in contatto con Schiller. Fino a che punto egli era consapevole della propria concezione filosofica da ritenere di potersi confrontare proprio con questi pensatori? R. Credo che Hlderlin ne fosse completamente consapevole. Gi nel 1790 scriveva alle madre di avere dei progetti inerenti la filosofia. Nel 1794 a Waltershausen componeva un saggio di critica a Kant e Schiller. Allamico Neuffer scrive dei suoi speculativi pro e contra. Niethammer lo invita a collaborare al Philosophisches Journal; ed egli intende farlo. Bisogna considerare che allora non cera in filosofia alcuno studio di tipo storico. Chiunque si presentasse come autore di filosofia doveva, in un modo o nellaltro, essere produttivo: non si poteva scrivere una dissertazione su Kant senza avere assunto una posizione filosofica. Si poteva lavorare storicamente su Platone; ma per quanto riguardava la filosofia contemporanea, bisognava in qualche modo avere un orientamento sistematico. Certo, a Jena si sentivano a casa propria tutta una serie di giovani studiosi che si credevano capaci di una propria posizione filosofica. Ma per quanto riguarda Hlderlin, si pu sicuramente dire che ne era del tutto consapevole. Allora egli aveva anche in progetto il componimento di Nuove lettere sulleducazione estetica delluomo. Tale progetto dobbiamo cercare di immaginarcelo nella sua ambiziosa disposizione; unidea che meravigli Schiller, accanto a Goethe, il poeta pi grande della nazione. Schiller era rispettato da Fichte come un filosofo di valore; Hlderlin prende il titolo del capolavoro filosofico di Schiller, unopera che questi affermava essere la cosa migliore che egli avesse mai scritto, e mai lavrebbe scritto meglio, e a questo titolo antepone nuove, con lintenzione, in altre parole, di superare Schiller, alludendo chiaramente al fatto di potere lui stesso scrivere nuove lettere sulleducazione estetica migliori di quelle precedenti. Tale era la sua ambizione. D. Sembra quasi che qui Schiller compaia gi dietro a Hlderlin, non davanti. Certo si tratta di interpretazioni del tutto semplificate; ma mi pare che Hlderlin a Jena avesse di mira in particolare Fichte. R. S, certamente ha preso molto pi dalla filosofia di Fichte che non da quella di Schiller, laddove Schiller stesso si orientava verso Fichte. Ma le intenzioni fonda-

INTERVISTA mentali, queste le ha condivise con Schiller: non la pura autoaffermazione, non la pura azione, ma lintenzione estetica, che richiedeva che luomo trovasse nel cammino verso il proprio compimento un equilibrio tra due tendenze opposte. Ci che Schiller obietta a Kant, che linclinazione ha un suo diritto e che, quando si prendano contemporaneamente le mosse dalla ragione e dallinclinazione e si aspiri poi a una sintesi, si produce una teoria dellarte e soltanto cos si pu comprendere larte, tutto questo Hlderlin lo ha condiviso con Schiller. Solo che Hlderlin sosteneva che Schiller non avesse alcun mezzo teorico per fondare ci. Ma egli voleva anche contrapporsi contemporaneamente a Fichte: non mai stato fichtiano; ha letto Fichte e lo ha subito criticato.
D. Lo scritto fondamentale di Hlderlin nel periodo di Jena un breve frammento, noto con il titolo: Urtheil und Seyn (Giudizio ed essere), che nel modo in cui composto, e come tale ci viene tramandato, si presenta, potremmo dire, come sistema di una filosofia della conoscenza. Potrebbe sembrare una espressione eccessiva; ma questa breve pagina, scritta su entrambi i lati, contiene in verit un sistema della filosofia e questo sistema principalmente rivolto a Fichte, anche se vi compaiono parecchi motivi della discussione filosofica dellepoca. Come Lei ha mostrato, in Urtheil und Seyn si esprime la ricerca di una ontologia come presupposto per una filosofia fondamentale. Lespressione Seyn, essere, propriamente ci che deve essere presupposto per poter porre soggetto e oggetto come opposti. La formula Io sono Io, nel linguaggio fichtiano, rimanda secondo Hlderlin a questo essere R. In Fichte rimanda allessere, in Hlderlin un esempio, il pi calzante, di partizione originaria (Urtheilung). D. Esattamente! In Hlderlin lespressione Io sono Io lesempio di una partizione originaria in quanto rapporto di opposizione reciproco di soggetto e oggetto, in cui tuttavia gi presupposto lintero, che appunto si esprime come essere. La domanda questa: Lei ha definito metafilosofia questo metodo di costruzione del concetto. Come si pu spiegare una tale definizione? R. Metafilosofia significa domandarsi in cosa consiste il sapere filosofico, come si costruiscono fondamenti filosofici. Hlderlin in tal senso non segue propriamente il programma fichtiano che si possa partire da un principio supremo che anche principio fondante. Ci che per noi la cosa suprema lautoseparazione in s, e dobbiamo pensare un fondamento di questo essere separati, senza avere nessun altra sonda nella ricerca di questo fondamento se non quella della separazione. Dobbiamo dunque pensare il fondamento dellautocoscienza senza avere di esso alcuna certezza immediata, alcun sapere diretto, come pretendeva Jacobi - anche se ce una comunanza tra la metodologia di Jacobi e quella di Hlderlin, che consiste nel fatto che non si pu semplicemente raggiungere questo fondamento ultimo e, a partire da esso, costruire un sistema. Dobbiamo sempre sapere che possiamo arrivare a un fondamento ultimo solo in modo indiretto, a partire cio da un qualcosa di fondato, laddove per non comprendiamo realmente il modo di questo essere fondato: per questo
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Hlderlin definsce appunto anche come essere lunificazione pi intima di soggetto e oggetto, usando terminologie la cui conoscenza ci deriva soltanto dal nostro sapere. Vale a dire essere ha significato soltanto alla luce del nostro sapere, pur essendone il fondamento. Questo per Hlderlin un programma diverso da quello di Fichte e ci permette anche di capire perch Hlderlin arrivi poi a dire che larte pu superare la filosofia: il suo obiettivo dimostrare perch larte possegga in s una verit pi profonda di quella della filosofia. Ci non significa che la filosofia non raggiunga la verit: filosofia e arte hanno tratti in comune; ci che fa larte illuminare luomo nella condizione di separazione in cui si trova la sua vita rispetto alla natura - la quale anche proviene da quellessere - rendendo manifesto un nesso unitario di reciproca appartenenza nella reciproca separazione, che non pu essere dischiuso attraverso un programma di dimostrazione. Si tratta precisamente di una filosofia che pone come fondamento l Uno-Tutto; ma questo UnoTutto non un concetto che possa porre liberamente per s solo una fondazione teoretica. Si tratta allora di partire dalla propria situazione di autocoscienza e arrivare a deduzioni orientandoci verso lesterno: di pi la filosofia non pu fare. Questo non naturalmente il programma di Fichte. Fichte ha ripreso pi tardi anche motivi di Hlderlin e ha enunciato i limiti entro cui il fondamento pu essere penetrato, nella Dottrina della scienza del 1813. Certamente in modo diverso da Hlderlin; ma alla fine anche Fichte ha osservato che sussistevano delle dimensioni allinterno del sapere che dal nostro punto di vista, il punto di vista del sapere finito, non sono completamente penetrabili. Pi tardi, anche se in modo del tutto diverso, Fichte ha oggettivamente reso giustizia, potremmo dire, a Hlderlin, sebbene Fichte non abbia mutato in senso drammatico il proprio modo di procedere. Questo appunto il significato di Hlderlin anche per la nostra epoca, il fatto che egli si sia appropriato di tutti questi problemi, a cui la filosofia idealistica si dedicata, cio il problema della costituzione dellautocoscienza, del fondamento unico dellautocoscienza, del modo in cui possiamo chiarire il rapporto sapere-mondo, e cos via. Tutti questi problemi egli li ha fatti suoi prima di poterli a suo modo promuovere, ma non ha accettato il concetto di metodo della filosofia idealistica. In fin dei conti, oggi possiamo identificarci molto pi facilmente con Hlderlin che non forse con Fichte.
D. Una interessante conclusione... R. Ci non significa ovviamente che Fichte non sia

limportante filosofo che stato. Ma dobbiamo sempre chiederci come considerare questo periodo. Dobbiamo considerare che il sentimento per noi ancor sempre importante da un punto di vista filosofico; e, daltro canto, non potremmo certo essere semplicemente fichtiani, come anche sarebbe difficile essere hegeliani nel senso pieno che il termine ha nella Scienza della logica. E dunque per noi molto liberante avere un tale filosofo, che per un periodo stato riconosciuto, almeno da parte di Hegel, di uguale valore, e che mostra un modo di pensare verso il quale ci sentiamo inclini, e che potremmo addirittura assumere o che, comunque, dovrebbe essere sperimentato.

INTERVISTA
Questa intervista a Dieter Henrich stata condotta in occasione del convegno annuale della Hlderlin-Gesellschaft tenutosi a Jena nel giugno del 1992. Un resoconto delle tematiche e dei motivi sollevati in tale contesto di discussione e interpretazione dellopera di Hlderlin ci pare opportuno richiamare qui di seguito. Al centro delle ricerche e delle relazioni esposte al convegno stato il periodo trascorso da Hlderlin a Jena, dal novembre del 1794 fino al maggio dellanno seguente, come momento decisivo sia per la sua formazione filosofica che per la sua attivit poetica futura. Jena rappresentava per il giovane Hlderlin una meta: rappresentava la possibilit concreta di conoscere personalmente Schiller, di frequentare i Corsi di Fichte e di partecipare a quel dibattito filosofico forse unico tra professori e studenti, nella citt che in quegli anni era ritenuta la capitale della filosofia europea. Quando Hlderlin giunse a Jena, poteva confrontarsi con tre progetti filosofici: la Dottrina della scienza di Fichte, le Lettere sulleducazione estetica delluomo di Schiller e la pubblicazione del Giornale filosofico di Niethammer. Nella sua relazione Dieter Henrich ha stabilito in essi i confini per orientare lanalisi della formazione del pensiero di Hlderlin. La sua posizione teoretica, in relazione ai problemi fondamentali della filosofia, viene formulata nel frammento Giudizio e Essere, scritto probabilmente nellaprile del 1795. A questo proposito Henrich ha sostenuto che non possibile riconoscere la precisa posizione filosofica di questo frammento allinterno della filosofia post-kantiana, se ci si limita a considerarlo come un tentativo di ricondurre il pensiero di Fichte dell Io assoluto a Jacobi. Bisogna perci interpretarlo come tentativo di andare oltre Fichte anche sul terreno della metodologia filosofica. Se Hlderlin segue Fichte nella ricerca di un unico principio per la filosofia dal quale dedurre lintera conoscenza, risale tuttavia a un fondamento ancora pi originario dell Io sono Io di Fichte - che solo dal punto di vista del sapere rappresenta il principio ultimo e indeducibile della separazione originaria (Ur-Teilung) da cui appunto il giudizio (Teil) - verso ununit indivisa: l essere assoluto (Seyn schlechthin). In questo modo il suo pensiero si addentra in una metafilosofia attraverso una metodologiadel filosofare: Hlderlinponecomefondamentodellautocoscienza e di tutto il nostro sapere un originaria unitezza, che se incommensurabile per il pensiero, tuttavia la sola che renda possibile il giudizio Io sono Io. A questo proposito viene rilevata da Henrich, nella terza stesura delle Lettere sulleducazione estetica delluomo, una traccia dellinfluenza di Hlderlin laddove Schiller scrive: lautocoscienza nasce senza lintervento del soggetto e la sua origine si trova al di l del nostro orizzonte di conoscenza. In riferimento alla metafilosofia di Hlderlin, Henrich ha considerato come paradigmatica una frase citata da Jacobi e tratta dai Pensieri di Pascal, che Hlderlin trascrive in una dedica allamico Camerer, dove viene affermato che esiste di fatto una debolezza della ragione che i dogmatici non sono in grado di superare e che tuttavia noi abbiamo unidea della verit che lo scetticismo non in grado di far vacillare. Hlderlin accetta questa doppia asserzione, e ci spiega perch nel definire l essere come Seyn schlechthin, si ricolleghi all assoluta certezza dellessere come presupposto imprescindibile di ogni conoscenza, secondo lasserzione di Jacobi, dove per tale certezza non si lascia inserire in un discorso in s evidente o dimostrabile. A questo proposito, Henrich sottolinea inoltre lapporto decisivo del pensiero di Niethammer - considerato da Hlderlin il suo mentore filosofico - per il quale la filosofia non poteva trovare la soluzione ai suoi problemi di fondamento in un unico principio, n condurre a una conclusione certa. Per Niethammer come per Hlderlin, il compito principale della filosofia era quello di riunire quelle due aspirazioni che orientano la vita degli uomini, in quello stato che viene definito nellIperione il pi bello e pi alto raggiungibile dalluomo. Il progetto della filosofia nasce quindi dal fondamento metafilosofico della riconciliazione, nella consapevolezza di un progresso infinito della filosofia. In questo percorso filosofico, che sarebbe stato impossibile senza il confronto con i temi del dibattito che si svolgeva a Jena, Hlderlin raggiunse anche la consapevolezza sul ruolo dellarte nellavita: essoviene inteso come possibilit di oltrepassare quella verit che si lascia fondare filosoficamente in una pi alta e nella quale si compie leffettiva riunificazione delle opposte aspirazioni della nostra vita. Sottolineando invece la totale integrazione dellattivit speculativa dei frammenti teorici di Hlderlin con la sua prassi poetica, che sottende quindi lassenza in Hlderlin di una riflessione filosofica autonoma, Gerhard Schulz si posto in opposizione a Henrich nellattribuire importanza al pensatore Hlderlin nella genesi dellIdealismo tedesco. Questa interpretazione viene sostenuta paragonando la posizione di Hlderlin a quella dei fratelli Schlegel o a Novalis. Non esiste in Hlderlin, come in Novalis, la volont di creare un enciclopedia universale del sapere: la ricerca filosofica subordinata alla sua attivit di poeta, come sembrano mostrare le sue liriche pi tarde. Schulz ha analizzato poi ulteriori differenze rispetto al Circolo dei Romantici: Hlderlin traduce Sofocle e non Shakespeare o Calderon, e se nutre la speranza nel rinnovamento del presente in un futuro di ritrovata armonia e pace, questa speranza ha una dimensione tedesca e non europea. Tutto questo accadeva in unepoca di circoli di amicizia e di imprese comuni. Hlderlin rimase un isolato, non provando alcuna gioia nellavere dei modelli o compagni di percorso. Come scrisse a Neuffer gi nei primi tempi del suo soggiorno a Jena: La vicinanza di spiriti veramente grandi e a cuori veramente grandi, indipendenti e intrepidi, ora mi abbatte, ora mi esalta. Lanalisi del rapporto estremamente problematico di Hlderlin nei confronti di Schiller, manifestatosi in modo evidente nellimprovvisa fuga di Hlderlin da Jena, stato analizzato da Gnter Mieth e Rolf-Peter Horstmann. Mieth ha preso come punto di riferimento della sua indagine lo scritto di Hlderlin Sulla Religione. Sostenendo che le esperienze reali sono sempre alla base dei concetti teorici di Hlderlin, Mieth rileva come alcune formulazioni teoriche di questo testo possano essere ricondotte alla lotta segreta di Hlderlin con il genio di Schiller. Se il soggiorno a Jena, cui egli aspirava per poter frequentare Schiller, 9 stato fondamentale per la sua formazione, in realt di fronte al grande poeta Hlderlin sembrava avere limmagine della fuga e del ritorno. Hlderlin cerc infatti, negli anni pi difficili della sua vita un riavvicinamento a Schiller, credendo di aver finalmente raggiunto una sua indipendenza spirituale. Di fronte alla querelle culturale promossa dagli epigrammi Xenien, pubblicati nella rivista di Schiller Musen-Almanach del 1797, Hlderlin ricorda a Schiller il programma della Repubblica dei Saggi parlando di un pi alto Illuminismo, facendo in ci appello agli ideali della giovinezza di Schiller di una societ repubblicana e democratica fondata sulla tolleranza e sulla libert delluomo. Horstmann, riferendosi al progetto di Hlderlin di scrivere Nuove lettere sulleducazione estetica delluomo, ha individuato nel suo modo di intendere la Bellezza da un punto di vista metafisico un modo di prendere le distanze da Schiller, che invece aveva rivendicato la differenza tra la filosofia trascendentale e la metafisica, considerando la sua teoria degli impulsi allinterno della filosofia trascendentale e il fenomeno della bellezza come ci che in grado di mediare tali impulsi delluomo. Hlderlin si distanzia da Schiller poich ritiene tale programma riduttivo: la Bellezza legata all essere nel significato autentico della parola, ne la presentificazione, e dal principio di mediazione presente in essa bisogna sviluppare una teoria metafisica. Secondo Margarete Wegenast, la corrente di ricerca sul pensiero di Hlderlin non ha finora lambito che marginalmente il nodo dei rapporti con la riflessione di Spinoza. Da qui lesigenza di unindagine sugli infiniti rimandi presenti nel pensiero di Hlderlin, considerando in particolare la Prefazione alla terza e penultima stesura dellIperione, composta da Hlderlin a Nrtingen subito dopo aver abbandonato Jena. La chiave della soluzione ai problemi rimasti aperti nelle due stesure di Jena del romanzo, viene rinvenuta nel pensiero dell Uno-Tutto, di evidente connotazione spinoziana, nel quale gli estremi della soggettivit eccentrica, da una parte, e della Bellezza dallaltra vengono riuniti. In queste implicazioni spinoziane Wegenast vede espressa limmagine di Hlderlin come filosofo sia nella sua critica a Schelling, sia nella chiara influenza del suo pensiero in quello dellamico Sinclair. La Prefazione alla penultima stesura dellIperione deve essere perci analizzata a partire dal retroterra culturale di Jena,e Hlderlintrova, in modo apparentemente paradossale, la Bellezza come paradigma di integrazione dellEtica, della filosofia critica e della teoria dellazione di Fichte. Considerando limportante presenza di Platone, il divino maestro nel pensiero di Hlderlin, Michael Franz ha analizzato la lettura di Hlderlin dei Dialoghi platonici in relazione ai problemi inerenti alla ricerca dei principi per una filosofia dellunificazione. Nella sua interpretazione allegorica dellinsegnamento di Platone, Hlderlin si rif a Ficino, distanziandosi cos da quellesigenza di accuratezza filologica che era considerata un criterio ermeneutico fondamentale dai suoi contemporanei. Ci gli permette di trovare, nellinsegnamento platonico delle archai, quei principi e figure diunit, distinzione e unit mediata che, posti in relazione col mito di Eros, gli consentono di indicare proprio nella Bellezza un principio diadico della mediazione. M.C.

SAGGIO
Note
1 Cfr. ad es. O. Spengler, Il tramonto delloccidente (1922); N. Berdjaev, Un nouveau Moyen Age (1928); J. Benda, La trahison des clercs (1927); J. Ortega y Gasset, La ribellione delle masse (1930); J. Huizinga, La crisi della civilt (1935); E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (1936).

sicut nomen entis ad esse imponitur (In I Sent. , d. 19, q. 5, a. 1).


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Sullampia recezione internazionale di Luomo e lo Stato cfr. laccurata Nota di bibliografia ragionata di Piero Viotto, in appendice a Luomo e lo Stato, Ed. Massimo-Vita e Pensiero, Milano 1992, pp. 259289. Sulle categorie centrali del volume ed il suo rilievo nella filosofia politica moderna cfr. anche la mia introduzione allo stesso, pp. X-LXXIX.
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La funzione propria del giudizio consiste cos nel far passare lo spirito dal piano della pura essenza, o dalloggetto presentato al pensiero, al piano della cosa o del soggetto che possiede lesistenza... Il giudizio restituisce al soggetto transoggettivo quella unit che la semplice apprensione (cogliendo in essa oggetti di pensiero diverso) aveva disgiunto (J. Maritain, Breve trattato dellesistenza e dellesistente , Morcelliana, Brescia 1965, p. 19 s.).

J. Maritain, Oeuvres compltes, Ed. Universitaires - Fribourg, ed Ed. Saint Paul Paris, 1982-1992. I tredici voll. editati contengono le opere firmate solo dal filosofo. Ulteriori volumi sono previsti per quelle scritte in collaborazione con la moglie Raissa e per quelle ad opera solo di questultima. I gradi del sapere, Morcelliana, Brescia 1974, p. 19. Avendo insegnato storia della filosofia moderna per varie decine danni, Maritain ne possedeva una conoscenza intima. Questo non gli precluse di stimare i pensatori medievali, contrariamente perci allo schema storiografico hegeliano, tanto diffuso finora, per cui il Medio Evo rappresenterebbe rispetto al livello del pensiero greco e a quello dellidealismo una parentesi da annullare come astratta o insignificante. Uno schema che svariati manuali di filosofia oggi ripetono, sorvolando sul Medio Evo con gli stivali delle sette leghe sulla base di un motivo non poco capzioso: quel periodo sarebbe esclusivamente teologico, non filosofico.

Secondo lAquinate: Esse dupliciter dicitur: uno modo significat actum essendi; alio modo significat compositionem propositionis quam anima adinvenit coniungens praedicatur subiecto (S. Th., I, q. 3, a. 4; cfr. anche In Im peri Hermeneias, lect. 5, n. 73).
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per rimontare alla sua essenza. Ma la percezione non richiesta per lideazione; sufficiente allideazione - ed perfino preferibile - avere, come esempio, un oggetto nella immaginazione. Appartiene allessenza generale dellapprensione immediata delle essenze... dessere compiuta sulla base di una semplice ripresentazione (Vergegenwrtigung) delle singolarit esemplari. Questo d al fenomenologo la libert necessaria per potersi staccare da ci che realmente dato, e per percorrere la sfera delle possibilit (La thorie de lintuition dans la phnomnologie de Husserl, Alcan, Paris 1930, p. 201 s.. La frase tra le virgolette [ ] di Husserl). Anche il metafisico gode della libert di potersi staccare dalla datit e di poter enunciare leggi valide per tutto il dominio dellessere reale; ma il suo compito non consiste nel rimontare allessenza. Nellepoch fenomenologica il filosofo procede a mettere tra parentesi il problema dellesistenza o della non-esistenza del mondo: pensabile qualcosa di simile in relazione allintuizione dellessere? Il carattere laborioso dellintuizione eidetica di Husserl, il quale era consapevole della difficolt di praticare lintuizione delle essenze perch occorre vincere linclinazione naturale della vita spirituale ed operare una sorta di conversione verso il centro dellIo donatore di senso (E. Fink definiva addirittura questa unopera di disumanizzazione), contrasta col carattere umano, spontaneo e comune dellintuizione dellessere.
16 J. Maritain, Quattro saggi sullo spirito nella sua condizione carnale, Morcelliana, Brescia, 1978, p. 171 s. 17 18

Sullessenza della verit, a cura di U. Galimberti, La Scuola, Brescia 1973, p. 19. Sistema dellidealismo trascendentale, Laterza, Bari-Roma 1990, p. 21. Cfr. Ivi, p. 27 ss. E anche: Lautocoscienza il punto luminoso in tutto il sistema del sapere... senza domandarci punto se lesistenza sia il necessario in generale e il sapere soltanto laccidente di essa, - per la nostra scienza certo che il sapere si rende autonomo precisamente per il fatto che noi lo prendiamo in considerazione solo in quanto trova la sua validit in se stesso, cio in quanto meramente subiettivo (Ivi). Lettera di Bergson a J. Chevalier (28 aprile 1920), pubblicata da questi nella sua opera Bergson, Plon, Paris, 1926, p. 296. Cfr. ad es. Riflessioni sullintelligenza, Massimo, Milano 1987, pp. 273 ss.. Anche nella fenomenologia husserliana si fa ampio ricorso alla intuizione eidetica, onde pare legittimo domandare in che rapporto essa sia con lintuizione dellessere. Osserviamo intanto che, mentre la fenomenologia una scienza eidetica della conoscenza, che si costruisce nella riflessione sulla coscienza e che mira nellintuizione a cogliere le sue strutture aprioriche (struttura del tempo, intenzionalit, correlazione di noema e noesi, etc.), la metafisica dellessere una scienza del reale, che si costruisce a partire dagli enti attorno alla conoscenza della verit dellessere e che nellintuizione intellettuale afferra lesse e le sue propriet universali (analogia e trascendentalit). La fenomenologia husserliana recupera certo il valore conoscitivo dellintuizione, che per ha per oggetto solo le essenze (Wesensschau fenomenologica). Per cogliere la diversit tra lintuizione dellessere e lintuizione eidetica della fenomenologia converr ascoltare questo passo di E. Lvinas: La riflessione fenomenologica una riflessione ideativa. Dirigendosi sullo stato di coscienza concreto, percepito, essa se ne serve, come di un esempio, 15

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Cfr. Metafisica, l. VI, c. 1.

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Lo strutturalismo assegna alla filosofia un compito meramente residuale, quello di attivarsi su ci che le scienze umane le offrono da pensare. Di questo atteggiamento emblematico il seguente giudizio di C. Lvi-Strauss: La filosofia [] condannata a vegetare, a meno che non accetti di diventare riflessione sul sapere scientifico, il che sarebbe gi molto (Luomo nudo, Milano 1974, p. 605). Anche questo positivismo delle scienze umane non mantenuto in piedi da J. Habermas, che in Il pensiero post-metafisico (Laterza, RomaBari 1991) nega alla filosofia di possedere un oggetto e un metodo propri (cfr. p. 41), e di potersi fondare sul primato della teoria (cfr. p. 52).

Cfr. W. Jaeger, Aristotele, Firenze 1935; P. Natorp, Themaund Disposition der aristotelischen Metaphysik, in Philosophische Monatshefte, 1888, n. 24; M. Heidegger, Kant e il problema della metafisica, Roma-Bari 1981. Per uno svolgimento speculativo del tema del nichilismo mi permetto rinviare al mio scritto Sullessenza del nichilismo teoretico e la morte della metafisica , in Filosofia, gennaio-aprile 1993, pp. 353. La Chiesa del Cristo, Morcelliana, Brescia 1971, pp. 262 s.

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Cfr., Essere e intellectus. Una Prefazione alla metafisica, RFNS n.3, 1991, pp. 385-429. Contra Gentiles , l.I, c. 22.

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7 G. Gentile, Genesi e struttura della societ, Mondadori, Milano 1954, p. 32. 8 La citazione esatta suona: Entitas rei praecedit rationem veritatis, sed cognitio est quidam veritatis effectus (De Veritate, q. 1, a. 1). Cfr. anche: Veritas fundatur in esse rei magis quam in ipsa quidditate,

SAGGIO quale sapere sullessere, che si esprime nellunit scientifica di ontologia e di teologia naturale, gi sostenuta da Aristotele ma successivamente non poche volte messa in dubbio17. Come noto, nel nostro secolo sono stati Natorp, Jaeger, Heidegger ad allontanarsene18. Nellopera maritainiana la metafisica vale classicamente come ricerca sullessere in quanto essere, che comprende al proprio interno una dottrina sullente come tale (ontologia generale) ed una su Dio inteso come lEsse ipsum (teologia naturale). Questultima non considerata da Maritain, come in qualche modo accadeva invece in Aristotele, quale indagine sulla regione pi alta dellente e dunque sullente pi alto (compreso appunto ancora come ente), ma tentativo di ascendere verso una qualche conoscenza dellEssere stesso attraverso i suoi riflessi creati, e seguendo le classiche vie ascensive dal diveniente allIndiveniente, dal contingente al Necessario, dallimperfetto al Perfetto. Alle cinque vie tomistiche il filosofo francese aggiunge una sesta via che parte dallesperienza del pensare, discussa nel volume Approches de Dieu, e specifiche vie dellintelletto pratico, finora alquanto trascurate nella tradizione altamente intellettualizzata del tomismo. Ontologia dellesse/actus essendi e teologia naturale formano lunit ontoteologica della metafisica, sotto la regia della conoscenza dellessere in quanto tale, ossia in tutta la sua ampiezza trascendentale. In questa regione del pensare non pu giungere la critica heideggeriana dellontoteologia, a cui sfugge che la filosofia dellessere vale come metafisica transontica, che non si arresta allente ma assume a proprio oggetto lessere come tale, e che di conseguenza si eleva sulla verit principiale della differenza fra ente ed essere. Questa differenza la metafisica dellessere lha tematizzata sotto un duplice profilo: 1) differenza o distinzione reale nella struttura stessa dellente finito fra esistenza/essere ed essenza, per cui esso non il suo proprio esistere; 2) differenza ontoteologica fra lente finito e lEsse ipsum, nel quale soltanto accade lidentit di essenza ed esistenza. LAtto puro aristotelico, ossia il Dio che Atto puro di Pensiero (cfr. Metafisica, l. XII), si palesa nella metafisica transontica dellessere pi radicalmente come Atto puro di Essere, un infinito oceano di Esistenza pura, ingenerata ed eterna, che identicamente il soggetto di ogni altra perfezione: Vita, Pensiero, Amore, Spirito, Intelletto. In Dio viene meno la differenza ontologica per lidentit in lui di esistenza ed essenza, e ci costituisce il privilegio dellAssoluto. Con lapprofondimento maritainiano della Seinsphilosophie come metafisica transontica, che non si arresta allente ma si volge allessere, due guadagni tra i vari possono ora brevemente attirare la nostra riflessione. Viene debellato in radice il nichilismo teoretico, largamente presente nella filosofia del XX secolo, secondo cui la conoscenza non sbocca su nulla di reale, onde la metafisica come scienza vana illusione. Il nichilismo teoretico viene appropriatamente denominato cos, perch in esso ci che va in nulla, ossia viene nientificato, la verit dellessere19. In secondo luogo viene mostrato che la tradizione della filosofia dellessere suscettibile di progresso, senza rinchiudersi nelle forme del passato: I miei maestri della scolastica mi hanno insegnato una dottrina che amo e venero. Ma ho sempre pensato che la forma dellesposizione, lo svolgimento e lo stile detti scolastici hanno fatto il loro tempo, perch sono diventati un ostacolo alla vita e al progresso di quella grande dottrina nella storia umana. Ci di cui essa ha bisogno non pi un approccio dottorale e cattedratico che scolpisca nel marmo un maestoso sed contra e perentorie risposte numerate; ha invece bisogno di un approccio libero, indagatore, umile e intrepido al tempo stesso; di avanzare sotto lo stendardo di Giovanna [dArco]; cera qualcosa di simile nello stile di Bergson20. Ora per Maritain la filosofia dellessere entrata in catalessi nellepoca moderna, in concomitanza con lo sviluppo di filosofie empiristiche, idealistiche, materialistiche. La miglior difesa della metafisica il suo sviluppo omogeneo, mediante cui essa si conserva in atto, rimane capace di giudizi, sa suscitare filosofi idonei a filosofare secondo la sua forma, in grado di svolgere il virtuale inespresso (questo qualcosa di rilevante per il progresso del pensiero). Dal momento che lorganismo della filosofia sinolo di materia e di forma (la materia rappresentando il modo di esprimere, lassetto sistematico, le problematiche prese in esame, ecc., mentre nella forma vengono inclusi la posizione metafisica fondamentale e i principi in cui questa si esprime), lo sviluppo storico della filosofia dellessere va inteso come compresenza di identit/permanenza e di differenza/mutabilit: identit della sua ragione formale e mutabilit della sua ragione materiale. In questo modo si adegua materialmente la filosofia alla cultura, al processo storico, alle nuove questioni. Lidentit transtemporale e transculturale della metafisica si situa al livello della sua ragione formale, ossia della concezione dellessere; e vale non come pura identit chiusa e dunque ripetizione, ma come svolgimento del virtuale e rinnovamento materiale. Il progresso della filosofia dellessere esattamente un identit che cresce. Se con lAquintae la Seinsphilosophie penetra lessente in direzione dellessere, portando a compimento ci che altrove abbiamo chiamato la terza navigazione nella storia della metafisica21, perch essa impregnata dal messaggio biblico; di ci che Gilson chiamava la metafisica dellEsodo, Filone la filosofia mosaica, e Maritain lassoluto realismo della filosofia cristiana. Pensando alla luce di Parmenide, ma soprattutto e in maniera decisiva in quella della Bibbia e in specie di Esodo 3, 14, la filosofia dellessere sfugge al destino delloblio dellessere, non arrestandosi allente. Se si vuole intendere a quali idee uno scrittore misurato come lAquinate attribuisca particolare rilievo, si osservino i rari casi in cui il suo stile limpido e piano raggiunge il massimo grado di eloquenza espressiva. Uno di questi, forse il pi significativo, ricorre quando egli parla di haec sublimis veritas a proposito della rivelazione a Mos del pi alto nome di Dio: Ego sum qui sum22. Con lintendimento di questo Nome nasce la metafisica cristiana che inizia molto presto e gi prima di Agostino, nel quale il rilievo di Esodo 3, 14 onnipresente: essa nasce dallalleanza tra Bibbia e grecit, in cui occorre riconoscere che per quanto grande e decisivo sia stato lapporto della filosofia greca, quello dell ontologia biblica stato ancor pi decisivo. Poich nella Bibbia si dischiude pi profondamente il senso dellessere, la metafisica cristiana ha proceduto ad una riforma delle categorie e quadri dellontologia greca proprio alla luce di questultimo.

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SAGGIO invece da Bergson. In una lettera a J. Chevalier, questul- raggiunge la massima penetrazione ontologica, essendo timo scriveva: Voi avete perfettamente ragione di dire impossibile retrocedere verso un fondamento pi origiche tutta la filosofia che espongo nel mio primo essai nario e universale dellesse. afferma contro Kant la possibilit di unintuizione sopra- Attraverso la dottrina dellintuizione intellettuale astratsensibile. Prendendo la parola intelligenza nel senso tiva viene introdotta unidea di filosofia come sapere di molto largo che le assegna Kant, potrei chiamare intel- tipo percettivo che, mediante i suoi strumenti conoscitivi lettuale lintuizione di cui parlo14. (i concetti, che sono determinazioni del concetto di Ammettendo la possibilit di unintuizione intellettuale, essere; e i giudizi che si ricollegano ai primi principi), si viene a sostenere che lintelletto una facolt percet- vede il reale attraverso lidea di essere e le sue infinite tiva o di visione (un tema che richiama il platonico determinazioni. Lintuizione intellettuale dellessere coocchio dellanima), ossia lidea che lintelletto conce- stituisce la fondamentale percezione metafisica, che regpendo vede e vedendo concepisce. E per esso un unico ge originariamente ogni nostro pensiero, che implicata in tutti i nostri atti di intelatto concepire unidea e ligenza e che dischiude la percepire intellettualsfera del trans-sensibile, a mente una cosa, anzi lidea partire dallesistenza conrappresenta la cosa, la cosa creta nella quale svolgono stessa sotto un determinato un compito primordiale i esponente di intelligibilit. sensi. Una tale intuizione Trattandosi tuttavia di un intellettuale non poi prointelletto umano, che duttiva, ma contemplativa, unintelligenza in condizionel senso che non produce ne corporea e che perci il suo oggetto ma lo coglie. funziona astrattivamente e Se il positivismo, antico e non pu prescindere dalnuovo, e il kantismo non lapporto dei sensi, la sua comprendono che la metaintuitivit non potr essere fisica autenticamente una completa come quella di un scienza, un sapere, che intelletto puro, ma appunto essi non comprendono che legata allastrazione: inlintelligenza vede. Per essi tuizione astrattiva la desolo il senso intuitivo, linnomina Maritain15. In essa telligenza non ha che una lessenziale non costituifunzione di collegamento, to dal togliere, ossia dal di unificazione... E senza far cadere le note individubbio non c intuizione duanti, come accade in ogni intellettuale angelista, nel processo astrattivo, ma dalsenso di Platone e di la positiva percezione delCartesio, cio che fa a meno lessere a cui lintelletto della mediazione del senperviene in una visualizzaso; senza dubbio non vi zione eidetica, ossia in un nulla nellintelletto che non vedere intellettuale traprovenga originariamente mite lidea. Pur non essendallesperienza sensibile. do una intuizione sopraMa precisamente lattivit sensibile del singolare esidellintelletto libera da tale stente, e non sboccando Jacques Maritain esperienza e porta nel fuoperci sullesistenza singoco della visibilit immatela, lintuizione astrattiva dellessere tocca mediante lastratto e luniversale lesse- riale in atto gli oggetti che il senso non poteva decifrare nelle cose, e che invece lintelligenza vede; tutto il re in quanto essere. Tale intuizione, senza di cui secondo Maritain non si d mistero della operazione astrattiva... Il problema della sapere filosofico in senso proprio, non innata, ma metafisica si riconduce in definitiva al problema dellinacquisita in un processo in cui essa si distende lungo varie tuizione astrattiva, e alla questione di sapere se, al vertice tappe, precisandosi e approfondendosi a partire da un dellastrazione, lessere stesso e in quanto essere, che momento esperienziale che resta fondamentale. Tale imbeve il mondo dellesperienza sensibile, ma che traintuizione, intesa dapprima in senso lato, inizia con la bocca da tale mondo da tutte le parti, o non loggetto consapevolezza fenomenologica dellesistere delle cose di una tale intuizione16. e della loro densit reale . Si produce poi in e con un giudizio di esistenza, nel quale si esce dal piano nozionale La metafisica come identit che cresce. Veritas e si raggiunge quello esistenziale; e si compie con lespli- sequitur esse rerum. Assumendo questo giudizio come citazione del concetto di atto desistere attraverso un guida, il pensiero ontologico di Maritain ha operato una processo di riflessione-comparazione-risoluzione. Esso pi profonda penetrazione della natura della metafisica
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SAGGIO oggetto di pensiero, una nozione, che pur richiamando il soggetto reale che essa significa, non esiste se non nello spirito. Solo con il giudizio si passa dalloggetto nozionale al soggetto, allesistenza9. E ci che con Maritain possiamo denominare la funzione esistenziale del giudizio, nel senso che in esso il verbo essere non svolge solo o principalmente il compito di collegare come copula soggetto e predicato, ma denota lo stesso atto di esistere esercitato dalla cosa10. La metafisica, intendendo conoscere tutto quanto esiste e cos come esiste, lo considera non secondo che un oggetto A o B, ma in quanto essere, ossia in quanto esistente. Orbene tutto quanto esiste, ossia lintera ampiezza trascendentale dellesistenza si presenta come uninfinita repubblica di individui, che esercitano il loro atto desistere quale atto primo pi radicale di ogni altro. Ci non sfugge alla conoscenza: nel momento del giudizio lintelletto raggiunge lesse, lesistenza esercitata dalle cose, e cos contempla quel miracolo continuo che il loro non-andare-in-niente. Il giudizio possibile perch il pensiero originaria apertura allessere. Questo tema stato toccato anche da Heidegger, ma nel quadro di un processo di pensiero che conduce in unaltra direzione rispetto allassunto classico. Nel saggio Sullessenza della verit il pensatore tedesco domanda esplicitamente come possa il giudizio, conservando la sua essenza per cui un qualcosa diverso dalla cosa, adeguarsi ad altro, ossia alla cosa. Risponde che la natura delladeguazione va determinata a partire dal tipo di relazione che esiste tra il giudizio e la cosa. Esso secondo Heidegger un rapportarsi che uno stare aperto sullente, inteso come ci che presente. Tale apertura la condizione previa della verit del giudizio, e viene fatta dipendere dalla libert secondo unopzione gravida di conseguenze decisive per lessenza stessa della verit. Mentre la verit non ha la sua dimora originaria nella proposizione, lapertura del rapportarsi, che rende possibile intrinsecamente la conformit, si fonda nella libert. Lessenza della verit e la libert11. Essa vale poi come lasciar-essere-lente, in un atteggiamento non contemplativo, bens fondato in una decisione, per cui con labbandono del tema della adaequatio teoretica, lessenza della verit spostata verso la prassi. Se lessenza della verit la libert e non ladaequatio enunciativa che raggiunge latto dessere dellessente, che cosa sia lessere rimane incognito. E nelle premesse pi intime del pensiero di Heidegger che egli non abbia raggiunto in una visualizzazione eidetica la conoscenza dellessere, che cercava con tutte le sue forze, ed abbia fatto vela verso un esperienza dellessere (Erfahrung des Seins), la quale di per s di ordine metafilosofico. A questa profondit nasce il dramma specifico della ricerca di Heidegger: cercare nellesperienza quasi-mistica e nella parola poetante un sostituto a quella conoscenza intellettuale o teoretica dellesistere che non stata attinta. Mentre in Heidegger lessenza della verit fraintesa, perch dislocata verso la decisione e la prassi, in Schelling lo perch riportata verso la poiesi. Nel Sistema dellidealismo trascendentale (1800) il giovane Schelling introduce unidea di filosofia (e metafisica) fondamentalmente antiteoretica, non assegnandole il compito di pensare le cose che sono e come sono, bens di essere produttiva: ogni filosofia produttiva... perci la filosofia dellarte il vero organo della filosofia12. Secondo la sua concezione idealistico-poietica, una tale filosofia intesa come sistema di tutto il sapere, che inizia solo dallio, onde lintera storia della filosofia esclusivamente svolgimento progressivo dellautocoscienza. Viene perci rifiutato il pregiudizio fondamentale ( sempre Schelling che parla), a cui tutti gli altri si riconducono, che esistano cose al di fuori di noi: pertanto lidealismo trascendentale cerca il principio del sapere non nellessere, ma al di dentro del sapere stesso, dove coincide con la coscienza di noi stessi o autocoscienza. Che rimanga poi da spiegare se e come lautocoscienza rinvii allessere, Schelling lo intende, ma considera che tale compito giaccia fuori della filosofia trascendentale, che si limita al sapere, non allessere. Completo perci lo scambio tra il trascendentale essere e il trascendentale vero (il terminetrascendentale qui impiegato nel senso della Seinsphilosophie, non dellidealismo), per cui non il primo, ma il secondo fondante. La filosofia ormai intesa possibile solo come scienza del sapere (avente cio per oggetto il sapere, non lessere), onde il suo fondamento non sta in un principio dellessere, ma in un principio del sapere, che appunto lIo13. Con lo scambio di priorit tra i trascendentali ens e verum, e la riconduzione di questultimo allattivit produttiva dellautocoscienza, la verit della proposizione non pi fondata sullesse ma sullio. Spingendo sino in fondo e senza tentennamenti il principio idealistico, il pensiero del giovane Schelling ha abbandonato il criterio, in cui si prima riconosciuta lessenza della verit: veritas sequitur esse rerum, provocando con ci una specifica crisi della dottrina del sapere.
Conoscenza dellessere: lintuizione intellettuale. Se

c un messaggio speculativo che Maritain ha cercato di trasmettere, esso andrebbe individuato nellidea che la conoscenza concettuale della metafisica, espressa in idee e giudizi, preparata e sostenuta da un incontro decisivo, ad un tempo sperimentale ed intellettuale con lesistenza: un incontro che inizia attraverso una percezione sensitiva la pi acuminata possibile dellesistenza e dei suoi conflitti (per questo un metafisico privo di sensi unassurdit), e che poi passa dal piano esperienziale, psicologico, emozionale a quello intellettuale, in cui la realt dellessere espressa dallintelligenza a se stessa in unidea, in unintuizione, che il filosofo francese denomina intuizione intellettuale dellessere. Questa, che dalluomo posseduta a titolo precario, per il metafisico da riattualizzare costantemente per evitare che scada nel banale o che si perda. Una tale intuizione intellettuale o eidetica (nel senso che si formula in unidea) il bene proprio dellintelletto nel suo addentrarsi nel mistero ontologico ed esprimerlo nellidea. Se ci non accade, si cercher di prendere contatto con lessere per altre vie; ad esempio quella dellanalisi della soggettivit, oppure quella dellamore, che per conducono pi ad una percezione affettiva che eidetica dellesistenza. Nella tematica dellintuizione intellettuale dellessere implicata quella pi generale della possibilit di una intuizione soprasensibile, negata da Kant e sostenuta

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SAGGIO reale dellessere, questultimo circoscrive lo spazio teoretico entro cui non pu nascere il nichilismo, il quale possiede unorigine teoretica e si riassume nellincapacit dellintelletto di raggiungere la verit dellessere: nel suo senso ultimo il nichilismo il processo di nientificazione, in cui il subjectum, volgendosi agli enti ed allessere, li coglie come oggetti speculativamente insignificanti, e dove dellessere non ne pi nulla (oblio dellessere, s, ma in un senso diverso da Heidegger). Con la tesi sulla possibilit della metafisica il filosofo francese viene a collocarsi in dialettica con le diffuse e ricorrenti diagnosi sulla morte della filosofia, che trovano una eco nello strutturalismo, nel recente pensiero postmetafisico, e pi indietro nellattualismo di Giovanni Gentile6. Lopzione comune a queste pur cos diverse espressioni filosofiche il rifiuto della teoria. Secondo Gentile Conviene lasciar da parte... il termine teoria che meramente metaforico e fantastico, come quello di visione, o intuizione, e simili; suppone una rappresentazione cos ingenuamente realistica del rapporto tra soggetto e oggetto del conoscere, che nessuno pu pigliare sul serio almeno da pi di duemila anni in qua7. Nella sua secchezza la frase non abbisogna di molti commenti, salvo laffermazione storiograficamente non sostenibile sulla fine del realismo conoscitivo da oltre duemila anni. Se per si potesse mostrare che alla teoria ancora e sempre riservato un compito attraverso la capacit conoscitiva dellintelletto quale facolt dellessere e dei principi, allora lintera impostazione del problema ontologico muterebbe aspetto, e luomo sarebbe gi da sempre di fronte alla verit dellessere. Nellesplicitare questi elementi e nel fare esprimere alla tradizione della filosofia dellessere un massimo di rendimento speculativo consiste il compito forse primario del pensiero ontologico maritainiano.
Loggetto della metafisica. La metafisica intende conoscere tutto quanto esiste e cos come esiste, risolvendolo nel concetto di essere/esistenza. Il suo primo passo e in certo modo il suo compimento stanno nellidea che lesistenza non cieca, ma la fonte prima dellintelligibilit. Questa infatti massima l dove vi un massimo di energheia/atto (ogni cosa intelligibile nella misura stessa in cui in atto). Ci accade nellesistenza, che secondo la grande analisi o risoluzione ontologica di Tommaso dAquino actus essendi/esse. In ci forse contenuto uno dei massimi guadagni della storia della metafisica, quando cio il pensiero ha voluto pensare non solo lessenza, verso la quale si dirigono le filosofie di impronta platonica, ma l esistenza stessa. Lesistenza atto, e pi esattamente atto dessere, atto di tutti gli atti e perfezione di tutte le perfezioni, perch tutti gli atti e tutte le perfezioni dellente in tanto sono possibili in quanto sono sostenuti e attivati dallatto primo, che latto di esistere. La metafisica dellessere assume come proprio oggetto di analisi e di indagine scientifica non il concetto di esistenza (che sarebbe allora inteso nel modo di unessenza), ma l atto stesso di esistere. La metafisica non verte sul concetto di esistenza, ma sullesistenza stessa. Il suo oggetto s lente, ma inteso appunto come ci il

cui atto lesistere. La metafisica un sapere transontico, perch oltrepassa lente per raggiungere lessere stesso: con ci essa al di l della critica heideggeriana alloblio dellessere, poich quanto intende conoscere precisamente lessere stesso e in quanto essere. Costituendosi come scienza universale, essa astrae dalle condizioni materiali dellesistenza empirica, mai invece dallesistenza, in funzione della quale conosce tutto ci che conosce. Costantemente esposta al rischio del nozionalismo e dellessenzialismo, la filosofia lontana dallaver tratto tutte le necessarie conseguenze dalla svolta decisiva impressale dallaSeinsphilosophie dellAquinate, che rende impossibile concepirla come una filosofia delle essenze secondo lo schema di Platone, di Cartesio, di Wolff, di Kant. In una intenzionalit noetica diversa dalla metafisica dellessere, che cerca lintelligibilit e la conoscenza nellesistenza, si collocano quelle filosofie che guardano verso lessenza, e pertanto inclinano verso forme pi o meno marcate di oblio dellessere -, come pure le correnti dellesistenzialismo, dove lesistenza stata perlopi oggetto di analisi fenomenologiche, morali, religiose, psicologiche, non propriamente ontologiche. Loriginalit della filosofia dellessere si declina in una impostazione pi radicale dellessenza della verit. Gi in Aristotele lessere come vero presentato come uno dei quattro significati fondamentali dellessere, che includono anche lessere per s, lessere per accidente, e lessere come atto e potenza (Cfr. Metafisica, l. V, c. 7). E sempre in Aristotele si trova, se non la formula, lidea che la verit adeguazione dellintelletto e della cosa , che accade nel giudizio. Affermando che veritas sequitur esse rerum, ossia anche che esse rei, non veritas ejus, causat veritatem intellectus8, Tommaso dAquino penetra pi oltre nellessenza della verit. Essa ultimamente si fonda nella cosa esistente e pi esattamente sul suo atto di esistere/esse, colto nel giudizio. La verit enunciativa o apofantica segue lesistenza delle cose, e altro non che ladeguazione dellimmanenza in atto del nostro pensiero, a ci che esiste fuori di esso, ossia allesistenza esercitata dalle cose col loro proprio atto dessere. Veritas sequitur esse rerum: il trascendentale fondante lessere, non il vero, determinazione con la quale viene evitato lo scoglio massimo contro il quale si sono infrante le filosofie dellidealismo trascendentale, basate sulla riduzione dellessere reale allessere veritativo (tale il caso del primo Schelling, come vedremo tra poco). Ci pone la filosofia al riparo da ogni tentativo di ridurre lesistenza al pensiero oppure di sostituire la metafisica con una sorta di antropologia trascendentale. Poich nella metafisica non viene cercato un discorso delluomo sulluomo, in cui lessere entri solo in obliquo, ma un discorso diretto sullessere, essa non una scienza umana. Luomo solo il soggetto e in certo modo il depositario di questo sapere, non loggetto. Nellaccesso al vero il giudizio svolge un compito esistenziale: quando in esso si dichiara che una cosa in un certo modo, non si contempla un quadro di essenze ideali, bens si afferma che nellesistenza reale quella tal cosa esiste nel modo espresso dal giudizio. Pensare originariamente apprendere unidea e formare un giudizio. Il termine della apprensione non lesistenza reale, ma un

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SAGGIO a presenza del pensiero di Jacques Maritain (1882- son a Thomas dAquin (1944), Court trait de lexistence et 1973) nella cultura italiana dura da oltre set de lexistant (1947), Approches de Dieu (1952), Approches tantanni, rimontando ai primi anni 20. Dapprima sans entraves (1973). Non sembra perci tempo perso circola il Maritain filosofo dellarte (cfr. Art et Scolasti- indugiare sul discorso metafisico di Maritain. Propiziano que, 1919) e il pensatore tomista critico della filosofia lapproccio, oltre a motivi congiunturali quali la ricorrenza moderna (cfr. Antimoderne, 1922; Trois Reformateurs, del ventennale della morte del filosofo e il completamento 1927). Successivamente negli anni 30 e 40, in rapporto della pubblicazione delle sue Oeuvres compltes in tredici alla temperie culturale europea molto sensibile alla crisi volumi per oltre 17.000 pagine3, le valenze metafisiche e dellOccidente1, lattenzione volge verso gli scritti mari- postmetafisiche della recente filosofia mondiale. tainiani incentrati sul nesso tra cristianesimo e civilt, prospettanti una critica delle ideologie totalitarie moder- Il compito della metafisica. Si potrebbe credere che la ne (nazismo, fascismo, comunismo), e miranti a ripensa- metafisica, in epoche di impotenza speculativa, brilli re il fondamento di una democrazia non scettica (come almeno per la modestia. Ma il tempo che ne ignora la viceversa la voleva Kelsen), personalista e comunitaria. grandezza, ne ignora parimenti la miseria. La sua granSono gli anni in cui il filosofo francese pubblica opere dezza: essa sapienza. La sua miseria: essa scienza quali Religion et culture (1930), Du rgime temporel et umana; essa nomina Dio, s: ma non con il Suo Nome4. de la libert (1933), Humanisme intgral (1936), Chri- Con la sua elaborazione ontologica Maritain ha cercato di stianisme et dmocratie (1942), Les droits de lhomme et illustrare la grandezza e la miseria della metafisica (e la loi naturelle (1942), che forse soprattutto la prima, culminano nel suo capolain unet che poco la intenvoro di filosofia politica: de), ricollegandosi espliciLhomme et lEtat (1951). tamente alla tradizione delQuesti scritti, che avranno la metafisica dellessere ampia circolazione in vari come espressa soprattutto paesi e che non di rado dida Tommaso dAquino e al venteranno un vademecum lignaggio dei metafisici criper limpegno storico-polistiani, che include tico durante la Resistenza e Agostino, Anselmo, Tomnella fase di ricostruzione maso stesso, Bonaventura, degli Stati democratici, conDuns Scoto, il Gaetano, figurano un Maritain grande Suarez, Rosmini5. Egli inpensatore politico e filosofo tese la loro lezione non Note su Jacques Maritain cristiano della democrazia2. come un apporto singolo, e la filosofia dellessere Nellepoca dellimmediato ma un contributo corale a post-Concilio vasta eco sucostruire la scienza dellesscit Le paysan de la Gasere quale dottrina comuronne (1966), che ad un ne, ossia propria delluotempo una convinta accetmo come tale. Esplorare la tazione dellinsegnamento possibilit della metafisica di Vittorio Possenti conciliare e una severa crie di una metafisica conotica delle correnti teologiscitiva che raggiunge lesche cristiane tendenti verso il modernismo e la demitiz- sere (e che non vale perci come vano protendersi della zazione. Procedendo per larghi tocchi occorre infine ragione oltre i limiti che la rinserrano) fu forse il compito citare linflusso della maritainiana filosofia delleduca- centrale della riflessione maritainiana, che per questo si zione (Education at the Crossroads, 1943), dove viene presenta come ripresa della questione ontologica dopo il svolto un personalismo pedagogico, dei suoi scritti sulla criticismo, lidealismo, lattualismo, il positivismo; e spiritualit e la mistica (De la vie doraison, 1922), delle come capacit di resistere allattacco ad ogni metafisica ricerche sulletica (Neuf leons sur les notions premires avanzato nel nostro secolo da autori, correnti e prospetde la philosophie morale, 1951; La philosophie morale, tive diversissime quali sono il neopositivismo, lo scien1960). Nella brevissima scansione delineata, che andreb- tismo tecnologico, le correnti delle scienze umane, lo be arricchita sotto tanti aspetti, c un elemento a prima strutturalismo, Heidegger. vista problematico, ed lo scarso accesso, che sembra Entro i limiti di una valutazione assai sintetica e che sconfinare nel silenzio, della cultura italiana allopera scarnifica la scena, si pu sostenere che per quanto metafisica e gnoseologica del filosofo francese. A rende- riguarda la possibilit della metafisica le posizioni sostere pi forti le tinte del quadro cospira il fatto che essa nute nella filosofia contemporanea tendono a iscriversi in costituisce una quota considerevole della sua vastissima uno spazio segnato da tre vertici: il no ad ogni ontologia produzione (includente oltre sessanta opere), in cui si dellempirismo logico; la critica heideggeriana a tutta la annoverano titoli quali: Rflexions sur lintelligence storia della metafisica per il suo preteso oblio dellesse(1924), Les degrs du savoir (1932), Sept leons sur re; lelaborazione ontologica della scuola della filosofia ltre (1934), Science et sagesse (1935), Quatre essais dellessere, di cui Maritain stato uno dei massimi sur lesprit dans sa condition charnelle (1939), De Berg- esponenti. Sostenendo la possibilit della conoscenza

Il pensiero metafisico

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AUTORI E IDEE

Ren Magritte, Le sang du monde, 1926

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AUTORI E IDEE

AUTORI E IDEE

Linvenzione delle forme


Scienziato, allievo di Jean Petitot e studioso di Heidegger, nel suo ultimo lavoro, LINVENTION DES FORMES (Linvenzione delle forme, Odile Jacob, Parigi 1993), Alain Boutot si propone di fornire unintroduzione al metodo morfologico nellanalisi dei fenomeni, che si risolva in uninterrogazione pi generale sui modelli conoscitivi della scienza.

vero e proprio neo-aristotelismo matematico. La filosofia delle forme sostanziali di Leibniz si ripresenta qui nei nuovi teoremi di classificazione che intendono ordinare le logiche di evoluzione dei fenomeni secondo principi analogici, dove la forma considerata indipendentemente dal suo sostrato fisico. Scienza contemporanea e antica: si rinnova qui uninterrogazione potentemente metafisica. E.N.

Nel solco della riflessione di Petitot, Thom e Prigogine, Alain Boutot presenta un modello di sapere qualitativo, che si accosta alla singolarit dei fenomeni e ne cerca le leggi regolative nel carattere locale, individuale, della loro produzione; leggi che sono espresse in modelli topologici. In antitesi a qualsiasi intento di riduzione positivistica della conoscenza, la morfologia difende il carattere conoscitivo della scienza contro lattuale interpretazione pragmatica e manipolatoria della natura, alla base di quel modello di intelligibilit scientifica che ha preso le mosse da Galileo e che ha prodotto i grandi successi della tecnoscienza. Giunto alla soglia critica della sua evoluzione, questo modello di scienza quantitativa pone lesigenza di una nuova modellizzazione, che, registrati i limiti del determinismo nella interpretazione dei sistemi dinamici, non rinunci a un criterio di intelleggibilit. Il morfologo innanzitutto un geometra attento alla singolarit delle manifestazioni del mondo sensibile, il cui intento quello di produrre una rappresentazione geometrica delle leggi invarianti che stanno alla base di situazioni qualitativamente simili, ovvero riconducibili, tramite modifiche non-strutturali, le une alle altre. La teoria delle catastrofi di Thom, i frattali di Mendelbrot , le strutture dissipative di Prigogine sono convocate - nellesposizione che ne d Boutot - a illustrare nuovi territori di indagine, dove le ipotesi morfologiche suppliscono alla inadeguatezza delle scienze fisiche forti. Lontano, sullo sfondo di un sapere che tiene ancora uniti scienza e ontologia, torna a imporsi la figura di Aristotele; nella definizione di Boutot la morfologia si presenta nei termini di un

Cosmologia matematica
Il vecchio interrogativo di sapore galileiano - perch le leggi di natura hanno forma matematica? perch il mondo matematico? - al centro del recente studio di J. N. Islam, AN INTRODUCTION TO MATHEMATICAL COSMOLOGY (Introduzione alla cosmologia matematica, Cambridge University Press, Cambridge 1992), che si presenta come un tentativo di introdurre problemi e risultati della cosmologia moderna ad un pubblico preparato, ma non ancora specializzato.

collocarsi a un livello medio di difficolt, al di sotto comunque del livello specialistico riservato ad astronomi ricercatori. In realt non sembra che lautore riesca del tutto nel suo intento; andando infatti i suoi interessi prevalentemente in direzione delle applicazioni della relativit generale, questa introduzione mostra un carattere pi matematico che astrofisico. Gli aspetti teorico matematici sono enfatizzati fino a sovrastare quelli sperimentali, come losservazione della radiazione di fondo, o lo studio di galassie e ammassi, che sono difatto trascurati, con il risultato di un complessivo livello di lettura decisamente alto e comunque riservato a coloro che abbiano gi ampiamente assimilato la relativit generale einsteiniana. Al di l della questione della divulgazione, e del grado di difficolt auspicato e ottenuto dallautore in questa introduzione, che restano peraltro problemi intrinseci al contenuto teorico di questa disciplina, sono comunque innegabili i pregi del lavoro di Islam in termini di chiarezza e soprattutto di sintesi. S.L.

Grandi sono stati i risultati, soprattutto osservativi, della cosmologia degli ultimi anni, e grandi sono gli interrogativi che ancora impegnano astronomi e fisici di tutto il mondo. Il problema dellinizio, la storia delluniverso, il suo stato attuale, il suo futuro: tutto oscilla ancora precariamente tra ipotesi azzardate, teorie matematiche e tentativi pi o meno riusciti di integrare il maggior numero possibile di nuove osservazioni in un modello coerente e possibilmente anche elegante. Attualmente, le fondamenta della cosmologia sono costituite dalla teoria della relativit generale di Einstein; questo basta, da solo, a dare a questa disciplina una forte impronta matematica e a renderla di conseguenza inaccessibile a chiunque non abbia una solida preparazione in questo senso. Un problema non marginale che ostacola la diffusione e lincremento degli studi cosmologici proprio la difficolt di divulgazione di una scienza che parla matematicamente. Lo studio di J. N. Islam intende
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LEtica di fronte allEstremo


Due studiosi dellEuropa orientale, il semiologo bulgaro Tzvetan Todorov con il suo DI FRONTE ALLESTREMO (trad. it. di Elina Klersy Imberciadori, Garzanti, Milano 1992) e il sociologo polacco Zygmunt Bauman, autore di MODERNIT E OLOCAUSTO (trad. it. di M. Baldini, Il Mulino, Bologna 1992), prendono spunto dalle drammatiche vicende dei campi di sterminio per sviluppare una duplice riflessione, da un lato sulla possibilit di un discorso etico intorno a tali situazioni limite, dallaltro sul rapporto tra queste ultime e il pi vasto orizzonte della modernit.

La prima questione da affrontare riguarda la possibilit stessa del discorso etico in un universo, come quello concentrazionario, in cui ogni azione del prigioniero come dellaguzzino sembra obbedire ad un ordine superiore; infatti, secondo una convin-

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zione diffusa in tutta la tradizione filosofica occidentale, la libert il presupposto imprescindibile di ogni comportamento che voglia definirsi morale. A questo proposito Zygmunt Bauman osserva che in ogni regime dittatoriale lo Stato esercita un tale predominio sul singolo da annullarne quasi completamente la volont, fino ad indurlo ad accettare, come nel caso in questione, che luccisione di un ebreo per motivi puramente politici non fosse da considerarsi un assassinio (circolare di H. Himmler del 26 ottobre 1942). Tuttavia, obietta Tzvetan Todorov che non ha conosciuto direttamente lesperienza del lager, ma che pure, fino a ventiquattro anni, ha vissuto in un paese totalitario , la costrizione non pu mai essere totale; con questo Todorov intende opporsi ad una visione deterministica della realt come base di entrambe le dottrine teorico-politiche che hanno prodotto nel nostro secolo i campi di sterminio, il sedicente marxismo-leninismo staliniano e il nietzscheanesimo delirante di Hitler. La libert umana non pu essere annullata completamente; allindividuo, osserva Todorov, resta sempre una seppur minima possibilit di scelta, se non altro quella dellora e del modo della propria morte, prima che siano altri ad imporgliela. Opporsi, a costo della vita, a un nemico soverchiante per riaffermare la propria libert (come fecero gli abitanti del ghetto ebraico di Varsavia nel 43) appare infatti a Todorov una reazione sana alla barbarie nazista, un atto di eroismo quotidiano. Appartengono daltra parte a questa stessa sfera di comportamenti altre virt morali, come laltruismo e lesperienza estetica e intellettuale, che preserva gli esseri umani dal totale abbrutimento. Si tratta, in fondo, delle stesse virt normali dei tempi di pace, che Todorov, rifacendosi al Sartre de Lesistenzialismo un umanismo, contrappone (e preferisce) a quelle eroiche, che hanno improntato ad esempio la seconda insurrezione di Varsavia, quella della popolazione di origine polacca nel 44, per salvare [...] unastrazione chiamata Polonia dalla duplice minaccia degli occupanti tedeschi, ormai in rotta, e dei futuri liberatori sovietici. Queste virt si rifanno ad un modello che ha origini arcaiche (i poemi omerici) e non appare pi adeguato al nostro tempo, in quanto presuppone un mondo unidimensionale in cui lideale prevale sul reale, la morte sulla vita. Allastratto Bene, in nome del quale si consuma linutile sacrificio della vita umana, Todorov antepone la concreta bont di migliaia di uomini e donne, vittime dei campi di concentramento o loro compassionevoli soccorritori, a met strada tra eroismo e quotidianit. In questambito di riflessione vale la pena ricordare il recente volume di Alain Brossat, Ozerlag 1937-1964. Le systme du goulag: traces perdues, mmoires rveilles dun camp sibrien (Ozerlag 19371964. Il sistema del gulag: tracce scomparse, memorie ritrovate di un campo siberiano, Parigi 1991), che fa luce su analogie e differenze tra i campi di sterminio tedeschi e quelli di lavoro sovietici. In entrambi i casi, osserva anche Todorov, le vittime non furono n eroi, n santi, cos come gli aguzzini non furono n mostri, n bestie, come troppo spesso vengono definiti, ma nella quasi totalit persone altrettanto normali e banali; come scrisse Primo Levi, i mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono pi pericolosi gli uomini comuni con il loro atteggiamento egoistico. Per questo Todorov include nella categoria dei persecutori, seppur attribuendo loro, a differenza di Baumann, un grado di corresponsabilit via via decrescente, anche i loro popoli di appartenenza (tedeschi e russi), gli abitanti dei luoghi ove i lager sorsero (polacchi, innanzitutto), ma anche coloro che per cecit volontaria ne minimizzarono la portata, quando non ne negarono addirittura lesistenza (la maggioranza degli occidentali). Le cause di tutto ci, a parere sia di Bauman che di Todorov, sono da ricercarsi in alcune caratteristiche della modernit che fanno dello sterminio di massa non un episodio circoscritto, per quanto tragico, della storia del XX secolo, ma una minaccia costante per la societ contemporanea. Innanzitutto, nota Todorov, la modernit si basa su unestrema parcellizzazione del processo produttivo, che comporta unanaloga frammentazione delle responsabilit, la stessa che poi consente allaguzzino di seviziare e uccidere le proprie vittime, limitandosi a compiere il proprio dovere: argomento principe nelle autodifese ai processi per crimini di guerra, come di recente ha rilevato anche Telford Taylor nel suo Anatomia dei processi di Norimberga (Rizzoli, Milano 1993). Inoltre, il processo di spersonalizzazione e strumentalizzazione, conseguenza della moderna civilt di massa, fa s che gli esseri umani appaiano al carnefice come cose, piuttosto che come persone. Infine, la maggior parte dei delitti commessi nei lager possono essere attribuiti a semplice godimento del potere, un altro dei vizi quotidiani che, secondo Todorov, caratterizzano il nostro tempo. A tutto questo Bauman aggiunge, per parte sua, che la cosiddetta soluzione finale presuppone le stesse ambizioni al perfezionamento della realt che costituiscono lessenza del mondo moderno, anche se hanno condotto alla barbarie: non un caso che ad analoghe, tragiche conseguenze, abbia portato laltro moderno tentativo di palingenesi radicale della societ, quello sovietico, come ancora ha osserva Alain Brossat in Le stalinisme entre histoire et mmoire (Lo stalinismo tra storia e memoria, La Tour dAigues 1991). Sia Todorov che Bauman si pongono infine il problema di quale sia latteggiamento da assumere davanti al male: occorre innan18

zitutto combatterlo in tempo e non rassegnarsi ad esso; ma, dopo averlo sconfitto, quale trattamento riservare ai suoi responsabili? Todorov rifiuta sia la vendetta sia il perdono, ritenendo estranea per entrambi una vera giustizia. Tuttavia, il dovere principale quello di opporsi al rischio di oblo di tali drammatiche vicende, al quale invece sarebbero portati, seppur per opposti motivi, i sopravvissuti, sia carnefici, sia vittime, e pi in generale lintera societ. Questultima, al contrario, ha il dovere di conservare la memoria delle situazioni estreme, in quanto esse rivelano la verit di situazioni normali, affinch lumanit sia preservata per sempre dal ripetersi di simili tragedie. A tale scopo Bauman propone di por fine alla sottomissione della legge morale individuale a quella generale della societ, almeno in tutte quelle situazioni in cui comportarsi moralmente significa assumere un atteggiamento definito per decreto come antisociale o sovversivo dai poteri esistenti. G.C.

Pensare gli esperimenti


Quasi unintroduzione alla filosofia e al dibattito sul potere dellimmaginazione, THOUGHT EXPERIMENTS (Esperimenti pensati, Oxford University Press, Oxford 1992), di Roy A. Srensen, si immerge in unamalgama di esperimenti, vecchi e nuovi, famosi e non, scientifici e filosofici per difenderne la validit, lutilit ed il fascino conoscitivo.

Quando il filosofo geometra - scrive Galileo nel famoso Dialogo - vuol riconoscere in concreto gli effetti dimostrati in astratto, bisogna che difalchi gli impedimenti della materia.... Difalcare gli impedimenti della materia significava per Galileo non solo crearsi in laboratorio le condizioni pi adatte allesperimento, ma anche immaginarsi condizioni ideali, superfici perfettamente levigate, palle perfettamente sferiche ecc. Galileo fantasticava gli esperimenti quando non li poteva realizzare, e li pensava con lo stesso rigore, la stessa precisione, la stessa accortezza che usava in laboratorio. Se per Galileo gli esperimenti mentali erano legittimi e del tutto naturali, per quale motivo, si chiede Roy A. Srensen, noi oggi continuiamo ostinatamente a considerarli con un certo imbarazzo e a parlarne con la stessa distanza che solitamente teniamo di fronte a fenomeni misteriosi, certo affascinanti, ma mai del tutto convincenti. Passando attraverso le trattazioni di Mach e Kuhn, Srensen propone unapologia degli esperimenti pensati, che sono per lui semplicemente casi limite degli esperimenti ordinari, e dunque prove empiriche e non

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astruse argomentazioni astratte. Se Srensen ha ragione, la scienza contemporanea, cos come la filosofia, avrebbero ancora di che imparare da Galileo, quello stesso Galileo che ci ha insegnato a difalcare gli impedimenti della materia con la potenza della nostra immaginazione, ad esperire con la mente e a pensare con lesperienza. S.L. zione umana. Connotati non separabili e neppure compiutamente distinguibili nel movimento dellanima, che riconosce limpossibilit di amare incondizionatamente alcunch in questo mondo, e insieme volge il proprio desiderio verso lunico oggetto che possa essere amato incondizionatamente, poich unicamente il bene, cio Dio. Una tematica, quella religiosa, che accompagna lintera esistenza di Simone Weil, e ne caratterizza e contraddistingue lo stesso impegno politico. Francese di origine - era nata a Parigi nel 1909, da famiglia ebraica - Simone Weil visse a Marsiglia e negli Stati Uniti; pass poi in Inghilterra, dove mor, a soli trentaquattro anni, nel sanatorio di Ashford, a seguito delle privazioni che aveva voluto imporsi. Una vita breve ed intensa, folgorante, contrassegnata dallimpegno e dalla ricerca di un ordine spirituale autentico. Una posizione etica fondamentale: quella di mettersi sempre dalla parte degli oppressi. E di viverne i medesimi problemi e patimenti. Intorno agli anni 30, lascia linsegnamento per lavorare in fabbrica, allo scopo di vivere la condizione operaia, di conoscerla e di lottare con tutte le sue forze per trasformarla. Nel 1936 partecipa alla guerra civile spagnola. Nel 40 abbandona Parigi in seguito allinvasione tedesca: prima gli Stati Uniti; poi lInghilterra, e sempre engage, al lavoro per lorganizzazione France libre. La critica al marxismo e il ritrovamento di Platone sono espressione, in quegli anni, del medesimo impegno militante. Le basta un anno di esperienza sindacale per cominciare a mettere in discussione la fede di Marx nelle forze produttive. Non esita, gi nel 33, a definire mitica lidea di una missione storica del proletariato e a denunciare il vuoto teorico della societ contemporanea. Di Marx critica il materialismo, la riduzione delle idee a espressione di un gioco sovrastrutturale di forze, la fede nel bene del meccanismo sociale. Negando la filosofia necessitaristica della storia, Weil riafferma lesigenza etica: la miseria umana, la sua lontananza dalla perfezione divina, contro ogni illusione che luomo possa autoredimersi attraverso la dialettica. La filosofia regna sovrana nella sua formazione intellettuale, ed una filosofia dualista e spiritualista, che ha in Platone, Cartesio e Kant i suoi pilastri. su queste idee che si forma lillusione di una verit pura, mistica e religiosa, unillusione che per Simone Weil diviene un ideale regolatore che orienta il suo progetto etico-politico. lidea del lavoro come azione metodica di conoscenza e azione sul mondo, che la porta a pensare un modello di uomo come ragione insonne; modello che tuttavia si scontra con un agire politico che va nella direzione opposta. La realt sociale per eccellenza ambiguit, mescolanza; un male che sporca le mani, e contraddice il sogno della trasparenza. Il pessimismo nei confronti del mondo
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Simone Weil, limpegno al femminile


Cinquantanni fa, nellagosto del 1943, moriva Simone Weil. Figura femminile singolare, intellettuale scomoda, engage, apolide, assieme ad Hannah Arendt una delle rare pensatrici del 900. Unattualit che, a distanza di mezzo secolo, rimane inalterata. Ne una conferma la pubblicazione della traduzione italiana del quarto e ultimo volume dei QUADERNI (Adelphi, Milano 1993), a cura di Giancarlo Gaeta. Di Wanda Tommasi invece la monografia SIMONE WEIL: SEGNI, IDOLI E SIMBOLI (Angeli, Milano 1993), incentrata sul tema dellimmaginazione, insistentemente presente nei QUADERNI.

Il completamento della traduzione dei Quaderni accompagna linteresse per Simone Weil sollevato nel nostro paese dalla recente pubblicazione, con il titolo: Simone Weil, di biografie e antologie dei testi, una ad opera di Giancarlo Gaeta (Ed. Cultura della pace, Firenze 1992), laltra di Georges Hourdin (Borla, Roma 1992). Scritti durante il soggiorno a New York, tra luglio e ottobre del 1942, i Quaderni sono costituiti di frammenti, brevi capitoli, appunti disseminati in centinaia di pagine che compongono una imponente architettura dellanima, dove emerge lurgenza di pensare, ripensare le possibilit di una nuova convivenza umana sulla terra, oltre e dopo la tragedia della guerra. I temi mistici e religiosi non sottraggono Simone Weil alle preoccupazioni del mondo, allimpegno difficile di pensare la politica e la societ al di fuori degli schemi della tradizione occidentale. Ella nega la cultura occidentale, fondamentalmente basata sulla guerra, sulla violenza e sulla forza, per ritrovare e riattivare la parte pi autentica della tradizione greca e cristiana. In questi Quaderni dAmerica, dominati dalla nozione di mistero, la problematica religiosa pi direttamente investita, ci si trova immersi in una logica cui stato sottratto lelemento costruttivo della dimostrazione - osserva Giancarlo Gaeta nellIntroduzione. Una nuova logica che crea effetti forti e sconcertanti, a cominciare dalla nozione di fede, definita in termini di certezza e desiderio, connotati che tuttavia non vengono collegati a una qualche rivelazione, ma allesperienza della condi-

orienta Weil verso lascetismo oltremondano, fino alla parabola della mistica conversione religiosa. allora che comincia ad elaborare, in quella massa di scritti che compongono i Quaderni, una filosofia religiosa originale. Un pensiero che ritrova nei suoi tratti fondamentali la versione pi tragica del cristianesimo, la Gnosi. Lesistenza diviene male, colpa, e la conoscenza avviene attraverso la sofferenza. Una sofferenza che per Simone Weil stata radicale, fino alla morte. E lesperienza decisiva stata certamente il lavoro di fabbrica: Fino allora non avevo avuto lesperienza della sventura, se non della mia che, essendo mia, mi pareva poco importante... Sapevo, certo, che cera molta sventura nel mondo, ne ero ossessionata, ma non lavevo mai constatata con un contatto prolungato. Essendo in fabbrica, confusa agli occhi di tutti e ai miei stessi occhi con la massa anonima, la sventura degli altri entrata nella mia carne e nella mia anima. Unesistenza vissuta nel segno di un principio di realt cos forte, da impedire qualsiasi pensiero di fuga. Bisogna preferire linferno reale piuttosto che il paradiso immaginario, affermava Simone Weil, attuando una critica spietata dellimmaginazione. Critica alla quale, come mette in evidenza Wanda Tommasi, faceva tuttavia da contrappeso un uso costante e insistito di immagini e di simboli: dal lavoro decostruttivo degli idoli collettivi alla rilettura dei simboli del sacro, in cui si rivela la tessitura segreta delluniverso. E.C.

Metafisica e mantica
In
METAPHYSIK UND MANTIK. DIE DEUTUNGSNATUR DES MENSCHEN (SYSTME ORPHIQUE DE JNA)

(Metafisica e mantica. La natura interpretativa delluomo, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1993) Wolfram Hogrebe ripropone un concetto, quello di mantica, che alle sue origini indicava larte della divinazione e dellinterpretazione dei segni della natura da parte dei veggenti, con lintento di indicare una modalit presemantica dellinterpretazione, che allude ad uno strato profondo, non linguistico e non concettuale, della natura umana.

Di Wolfram Hogrebe gi stato tradotto in italiano, con il titolo: Per una semantica trascendentale, lo studio del 1974, Kant und das Problem einer transzendentalen Semantik. Questo suo ultimo lavoro, Metaphysik und Mantik, in cui sono raccolti saggi per la maggior parte pubblicati altrove, dedicato a una modalit particolare dellinterpretazione, che lautore definisce mantica. Originariamente questo concetto indicava, nella cultura greca, larte divinatoria che partendo da segni traeva

AUTORI E IDEE
conclusioni su eventi passati, presenti o futuri. Questa arte - scrive Hogrebe risale nel profondo agli inizi dellumanit e pu essere descritta come la prima forma di interpretazione del mondo o di studio della natura al servizio del nostro atteggiamento di sicurezza. La mantica cos originariamente larte dellinterpretazione delle formazioni di senso naturali, degli eventi naturali che vengono interpretati come una espressione mimica delluniverso. Ma anche oggi interpretiamo in senso mantico: quando reagiamo di fronte a una situazione affettiva, di fronte a sostanze di senso di carattere sotto o pre semantico, non traducibili a livello linguistico, che testimoniano di una natura interpretativa profonda delluomo. Nella ricerca filosofica, osserva Hogrebe, si annida unambivalenza o unambiguit di fondo tra ricerca e perdit del senso: da una parte essa cerca un senso, dallaltra ne produce artificialmente la perdita, in quanto non pu lasciar valere niente che non sia stato sottoposto al suo vaglio analitico e decostruttivo: La possibilit della filosofia - scrive Hogrebe - cos ancorata a un annullamento assoluto del senso e questo semplicemente perch essa pone in questione per principio sostanze di senso (di qualsiasi tipo esse siano) per poi cercarle in quanto perdute. Il fatto stesso che il nonsenso, linconsistenza e la libert stiano alla base dellesperienza del senso, significa, per Hogrebe, che il nichilismo semantico, da cui prende le mosse tanta parte della filosofia contemporanea, non rappresenta la fine della storia del senso, bens proprio il suo presupposto. Questa situazione di fondo, in cui nasce e si sviluppa la filosofia, stata articolata, in diversi modi, nellepoch fenomenologica di Husserl (in quanto annullamento della tesi del mondo), nellanalisi esistenziale di Heidegger (non comprendiamo liberi dal mondo ma nelle forme del nostro esistere) e nel silenzio che per Wittgenstein costituisce il presupposto di un parlare dotato di senso. Dalla necessit di analizzare questa situazione di fondo delluomo nel mondo nascono anche le analisi del linguaggio che costituiscono tanta parte del pensiero contemporaneo: da Putnam a Carnap, da Gadamer a Kuhn, da Quine a Rorty a Habermas. Tali posizioni mancano per, secondo Hogrebe, di un fondamento antropologico: esse analizzano luomo come essere che interpreta secondo cultura, ma trascurano la sua natura interpretativa, cio quello strato pre-linguistico e non ancora concettualizzato dellesperienza che ci fornisce una rincorsa di significato a cui le nostre preoccupazioni semantiche devono anzitutto attingere, senza poterlo mai esaurire completamente. La pienezza di significato della vista di una rosa non viene mai raggiunta dalla sua descrizione, e di questo si nutre la possibilit dellarte. Lidea di una mantica copre per Hogrebe questo ambito problematico, e si configura come un ampliamento della semantica con il compito di scavare negli strati prelinguistici della natura umana e della sua capacit di significare. Una teoria di tale natura per Hogrebe una metafisica chiarita e regolata nei suoi fondamenti, una metafisica povera, ispirata alle riflessioni petrarchesche sulla filosofia: non pi una metafisica nominale, fondata su essenze che possono essere colte e fissate attraverso un nome, ma una metafisica pronominale. Solo una teoria della nostra natura sottosematica pu carpire il significato di tale metafisica pronominale: essa mette in luce lesistenza di zone di orientamento mantico e con ci la topologia di uno spazio indefinito, in cui qualcuno da qualche parte, in qualche momento e in qualche modo agisce. Questo indefinito orientamento pronominale costituisce il presupposto di tutti i processi di apprendimento. M.M. grande importanza nel pensiero di Adorno: la sua elaborazione si intreccia con la stesura della Dialettica negativa, con studi di sociologia e con lo studio sul compositore Alban Berg; insieme alla Dialettica negativa e a unopera di filosofia morale, progettata, ma non realizzata, la Teoria estetica doveva esporre, come ebbe a esprimersi lo stesso Adorno, ci che ho da gettare sulla bilancia. Secondo Christine Eichel, punto di partenza storico e teorico della Teoria estetica lavanguardia artistica al punto zero della propria auto-abolizione. Per esemplificare questo processo di auto-abolizione lautrice si riferisce allambito della musica, in cui, a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, linfluenza delle riflessioni adorniane era stata pi che mai rilevante. Eichel cita come esempio un pezzo per pianoforte del 1957 di Karlheinz Stockhausen, in cui 19 gruppi di note venivano suonati in sequenze scelte arbitrariamente dallesecutore. Risultava con ci chiaro che lavanguardia musicale non aveva pi alcun rapporto di sviluppo logico con la scuola viennese da cui aveva preso le mosse la rivoluzione dodecafonica. Mutamenti di questo genere non erano del resto limitati allambito della musica: anche le altre arti avevano conosciuto nel frattempo una frammentazione degli stili e delle opere in una dispersa molteplicit. Questi sviluppi nel campo della musica e delle altre arti costituiscono per Adorno loccasione di una revisione della teoria estetica che aveva accompagnato le sue prime riflessioni sulla musica, suscitando nuove domande: la musica, e le arti in generale, sono ancora capaci di generare delle teorie? O, pi radicalmente: larte ha ancora bisogno di una riflessione teorica? E, con lesaurimento della pratica e del concetto dellavanguardia, non diventata anacronistica lidea stessa di unestetica filosofica che da quelle esperienze artistiche era nata? Se il citato esempio di Stockhausen indicativo di una rottura delle nuove forme artistiche rispetto alla lezione delle avanguardie storiche, e con ci delle aporie e dei nuovi problemi di fronte a cui si trova una teoria estetica contemporanea, esso indica anche la via attraverso cui Adorno, secondo Eichel, cerca di uscire da queste aporie. O meglio: la direzione in cui egli cerca di renderle teoricamente feconde. La partitura di Stockhausen, con i suoi gruppi di note disposti in maniera apparentemente casuale, ricorda unopera grafica, e allude con ci a un riferirsi reciproco delle arti, che oltrepassano i loro confini tradizionali e indicano cos alla riflessione alcune direzioni da seguire. Il problema a cui si trova di fronte Adorno cos quello della possibilit di unestetica filosofica nella situazione contemporanea e post-avanguardistica del fare artistico, e del modo in cui essa pu (ammesso che voglia o debba farlo) dare ordine alla molteplicit dei fe-

Unestetica a partire da Adorno


Oggetto dello studio di Christine Eichel VOM ERMATTEN DER AVANTGARDE ZUR VERNETZUNG DER KNSTE. PERSPEKTIVEN EINER INTERDIZIPLINREN STHETIK IM SPTWERK THEODOR W . ADORNOS (Dallo svanire dellavanguardia allintreccio delle arti. Prospettive di unestetica interdisciplinare nella tarda opera di T. W. Adorno, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1993) la teoria estetica di Adorno nel suo rapporto con la crisi delle avanguardie storiche, un rapporto che anticiperebbe alcune linee della discussione estetica affermatesi con lavvento della tematica del post-moderno. Ulteriore segno di un interesse del mondo culturale tedesco per il problema di unestetica della modernit nellambito della Scuola di Francoforte anche la traduzione dellopera della studiosa americana Susan Buck-Morss, DIALEKTIK DES SEHENS. WALTER BENJAMIN UND DAS PASSAGEN -WERK (Dialettica del vedere. W. Benjamin e lopera sui Passages, trad. ted. di Joachim Schulte, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1993).

Dopo avere dedicato numerosi saggi e studi a questioni di estetica e poetica letteraria e musicale, e dopo avere tenuto negli anni 50 e 60 diversi corsi universitari di estetica, Theodor W. Adorno inizia nel 1961 a dettare il testo dellopera che sarebbe stata pubblicata, dopo la sua morte, da Gretel Adorno e Rolf Tiedemann con il titolo: Teoria estetica. Frutto di diverse stesure e rielaborazioni, lopera non giunse alla sua compiutezza formale, ma, interrotta dalla morte dellautore nel 1969, rimase allo stato di frammento. Essa ha per una
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AUTORI E IDEE

Marcel Duchamp, Scolabottiglie, 1914

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AUTORI E IDEE
nomeni artistici che costituiscono lo stimolo della sua riflessione. Tale problema si articola in una serie di sottoproblemi: quale il rapporto (se unestetica filosofica implica il riferimento a unidea di arte o di artisticit) tra larte e le arti? Quale il rapporto tra scienze particolari dellarte (storia dellarte, critica letteraria, musicologia ecc.) e estetica generale o, per usare una terminologia che pi si conf allorientamento filosofico adorniano, tra particolare e universale? In equilibrio tra questi due momenti, la filosofia dellarte di Adorno per Eichel al tempo stesso filosofia dellarte e filosofia delle arti e, al punto di incrocio tra sprofondamento micrologico e teoria sintetizzante, essa presenta principi per una teoria della modernit artistica post-avanguardistica, che hanno il significato di uno sviluppo, ma anche di una revisione decisiva della sua estetica. Dipende da ci un segno distintivo della teoria estetica adorniana, il legame delle sue categorie con la questione della modernit. Nonostante il ruolo di primo piano che in essa riveste la musica, la teoria estetica di Adorno , nel suo nucleo pi intimo, una teoria della modernit artistica che va oltre i singoli generi, di una modernit che non per Adorno una categoria fissa, ma uno spettro di criteri determinabili per la rilevanza estetica e sociale delle opere darte. A unopera rimasta anchessa allo stato di frammento, il Passagen-Werk di Walter Benjamin (unopera di fronte alla quale Adorno, come ricordano i curatori della Aesthetische Theorie, non si rassegn mai al fatto che essa non potesse venire salvata) dedicato lo studio di Susan BuckMorss, Dialektik des Sehens, disponibile ora in traduzione tedesca. La studiosa americana si propone di ripercorrere mimeticamente linsieme dei materiali che dovevano servire da base allincompiuto progetto benjaminiano, cercando cos di chiarire e ricostruire il mondo che Benjamin si proponeva di descrivere con la propria opera. La base dello studio di Buck-Morss costituita da quellinsieme di materiali che, alla morte di Benjamin, attendevano ancora di essere ordinati e collegati tra loro: appunti sulla industria culturale nella Parigi del XIX secolo, citazioni derivanti da fonti storiche disparate, annotazioni e commenti. Ricucendo tra loro questi materiali, Buck-Morss costruisce un secondo testo in cui si intrecciano due storie: quella della Parigi del XIX secolo e quella dellesperienza storica di Benjamin. Lambizioso obiettivo della studiosa cos di richiamare in vita la forza conoscitiva e politica che sonnecchia nelle stratificazioni dei dati storici che costituiscono il Passagen-Werk. Il lavoro di interpretazione dellopera benjaminiana rinvia allorizzonte della realt storica che in essa viene rappresentata, e le annotazioni e gli appunti di Benjamin appaiono a Buck-Morss come didascalie e commenti alle immagini della Parigi dellindustria culturale. Il testo di Benjamin obbliga cos il lettore a contribuire attivamente alla ricostruzione del suo progetto e a cercare immagini della realt storicosociale che offrano la chiave per decifrare il senso del suo commento - cos come anche il suo commento fornisce la chiave del significato di queste immagini. In questo modo lautrice intende ricostruire quella dialettica del vedere sviluppata da Benjamin a partire dalla consapevolezza del valore della cultura di massa in quanto fonte della verit filosofica. M.M. idealismo quasi-trascendentale. In base a questo punto di vista linterpretazione non una caratteristica per cos dire ontologica del reale, ma un principio trascendentale, che regola le conoscenze umane. Lobiettivo di Lenk dunque quello di far valere, in senso critico, il carattere interpretativo della conoscenza umana (che non si pone come una tabula rasa di fronte al proprio oggetto ma gi sempre carica di schematizzazioni) salvando al tempo stesso lesistenza di oggetti reali della conoscenza e dellesperienza. Preoccupato di non risolvere l interpretazionismo gnoseologico-metodologico in una forma di idealismo, Lenk discute questo problema al termine di questo volume, e annuncia una ricerca pi dettagliata nella sua prossima opera, sotto il titolo interpretazione e realt. NellIntroduzione Lenk chiarisce, partendo dal mito platonico dellinvenzione della scrittura nel Fedro, lambito problematico che costituisce loggetto delle sue ricerche. Egli ravvisa in questo dialogo di Platone una diffidenza nei confronti della scrittura in quanto fissazione e cristallizzazione della fluidit vivente del discorso. E individua in tale posizione la presenza di questioni attorno alle quali si sarebbero poi affaticate tanto lermeneutica, quanto la filosofia analitica: in che modo si d, nella scrittura, qualche cosa che possa venire fissato come un senso univoco? Qual il rapporto tra significato, espressioni e comprensione? Che cosa il significato, questa capacit, che nella vita quotidiana assumiamo come scontata, del nostro linguaggio di riferirsi a qualche cosa? Su questa base Lenk ripercorre i momenti fondamentali della riflessione sullinterpretazione nellantichit: lermeneutica greca, che sviluppa una concezione allegorica dellinterpretazione, e quella ebraica, che sviluppa una concezione letterale dellinterpretazione; il conflitto tra ermeneutica scolastica e protestante. Vengono poi presi in considerazione, grazie anche ai contributi di Ekaterini Kaleri (una collaboratrice di Lenk che firma diversi paragrafi del volume), alcuni momenti ormai canonici nelle ricostruzioni della storia dellermeneutica moderna: dalla lettura demitizzante dei testi sacri in Spinoza alle teorie settecentesche dellinterpretazione, da Schleiermacher a Dilthey, da Nietzsche a Heidegger, da Gadamer a Ricoeur. Entrano poi in gioco prospettive metodologiche e gnoseologiche riconducibili allambito del pensiero anglosassone e alla filosofia analitica: il problema di tradurre e interpretare in condizioni di radicale estraneit e difficolt in Quine e Davidson; le meta-condizioni dellinterpretazione secondo Collin; linterpretazione del concetto di cultura in Geertz e il contributo delle psicologie cognitiviste alla definizione degli schemi attivi nei processi di interpretazione e comprensione. M.M.

Filosofia e interpretazione
Nel volume PHILOSOPHIE UND INTERPRETATION. VORLESUNGEN ZUR ENTWICKLUNG KONSTRUKTIONISTISCHER INTERPRETATIONSANSTZE (Filosofia e interpretazione. Lezioni sullo sviluppo di principi costruzionistici dellinterpretazione, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1993) Hans Lenk offre una introduzione alla problematica filosofica dellinterpretazione e presenta alcuni punti di vista dellattuale discussione su questo tema, prendendo in considerazione, oltre ad autori ormai classici nella storia della riflessione ermeneutica, pensatori appartenenti allambito della filosofia analitica.

Autore di numerosi studi sulla filosofia analitica, sulle teorie dellazione, sullepistemologia delle scienze sociali, Hans Lenk dedica attualmente le proprie energie a una filosofia dellinterpretazione (dei costrutti dellinterpretazione) a cui egli attribuisce il compito di superare la tradizionale divisione tra i metodi delle scienze sociali e dello spirito e quelli delle scienze della natura. Questo punto di vista dovrebbe permettere, nelle sue intenzioni, di sviluppare un modello dellinterpretazione valido tanto al livello della comprensione dei testi, quanto a quello delle azioni e dei comportamenti. La dottrina dellinterpretazione potrebbe cos entrare in un rapporto attivo con lambito della prassi e della vita quotidiana. Secondo Lenk nellinterpretare si connettono azione e conoscenza, prassi e teoria. Di conseguenza la filosofia viene da lui intesa come la disciplina delle interpretazioni e delle meta-interpretazioni. Questa concezione viene sviluppata nellultimo capitolo di Philosophie und Interpretation, intitolato Progetto di una filosofia dei costrutti dellinterpretazione. Ben lungi dal voler dissolvere la realt nellinterpretazione, come fa a suo parere Gnter Abel nella sua lettura del prospettivismo di Nietzsche, Lenk sostiene una concezione critica del carattere interpretativo della conoscenza, e parla di un interpretazionismo gnoseologico-metodologico e di un
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TENDENZE E DIBATTITI
tende a zero in quanto lesplorazione di ipotesi alternative di sistemazione concettuale non si presta affatto allelaborazione di forme di contro-indottrinamento. Per poter passare seduta stante dalla percezione di ci che non funziona allelaborazione di una proposta alternativa accettabilmente organica si richiederebbero, infatti, mediazioni talmente elaborate e talmente estranee a ci che si pu acquisire mentre si lavora con Dialog, da rendere limpresa virtualmente impossibile. Lo studente quindi ben tutelato, anche perch lesito non laporia, bens una ricerca che tutta da farsi. Ne scaturiscono stimoli differenziati: un invito a ragionare con la propria testa e ad avventurarsi nella ricerca filosofica, un addestramento allesercizio di una diffidenza intellettuale che non sia n vagabonda n irresponsabile, una metodologia per la ricezione non frettolosa di nuclei dottrinali, una metodologia per la lettura vigile di unit testuali aventi spessore epistemico. A sua volta la multimedialit del programma, che impone di riflettere prima di digitare alcunch, e possibilmente di riflettere insieme ad altri (si consiglia infatti la compresenza di pi utenti davanti ad ogni postazione), favorisce lo scambio di idee tra studenti senza dar luogo ad una competitivit di dubbio gusto (lesperienza insegna che il fatto di porre gli studenti di fronte alla fallacia latente puntualmente annulla il vantaggio iniziale di chi ha maggiore dimestichezza con il computer e con i video-giuochi). Anche per il docente la multimedialit tale da risolversi in unesperienza gratificante: in primo luogo perch, per una volta, avr modo di coinvolgere gli studenti al solo scopo di mettere in moto il pensiero, senza proporsi di insegnare un qualche altro mathema; in secondo luogo perch grandemente agevolato nel tentativo di liberare energie latenti; in terzo luogo con locchio rivolto alla dinamica di gruppo. Superfluo aggiungere che Dialog, specialmente se inteso come perturbato, richiede un docente-istruttore che, oltre ad essersi preventivamente familiarizzato con specifiche fallacie, abbia una idea non vaga degli obiettivi da perseguire e degli interventi presuntamente appropriati. E ben per questo che in atto un processo di ulteriore definizione delle strategie duso7. Le potenzialit della formula qui delineata probabilmente devono ancora essere compiutamente esplorate (ed esiste appunto un gruppo di lavoro ad hoc ), ma si intuisce che essa sia in grado di incidere sulla concezione stessa dei supporti informatici per linsegnamento. Prospetta infatti qualcosa come una maieutica al computer. L.R.
Note
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Cf. G. R. Ledger, Re-counting Plato: A Computer Analysis of Platos Style, Oxford 1989; L. Brandwood, The Chronology of Platos Dialogues, Cambridge 1990. Per una valutazione di questi nuovi apporti v. T. M. Robinson, Plato and the Computer, in Ancient Philosophy, n. 12, 1992, pp. 375-382. 2 S. A. F. Hubbard e E. S. Karnofsky, Platos Protagoras: a Socratic Commentary, London 1982. 3 Un punto cos essenziale meriterebbe di essere debitamente documentato, ma in questa sede pu farsi solo per campione. Per esempio, nel caso delle figg. 8-10, il programma assume che Eutifrone debba in qualche modo giustificarsi per aver esordito offrendo un esempio anzich una definizione, ma non ci vuol molto per intuire che la scelta di esordire con un esempio perfettamente ammissibile, quindi che giustificandosi egli conceda gi troppo a Socrate (tanto pi che nello stesso Eutifrone anche Socrate esordisce volentieri con degli esempi). Analogamente nel caso delle figg. 5-6 si passa indebitamente da una possibilit rapportata agli assunti della religione olimpica ad una impossibilit decontestualizzata (formale), come se il passaggio non avesse nulla di problematico. Per qualche esplorazione (settoriale) di questi passaggi problematici, su cui i commentatori tuttora sorvolano quasi sempre, v. almeno C. Carabba, I molti non sequitur dell Eutifrone platonico,in Sandalion, n. 5, 1982, pp. 9195; e due miei apporti: da un lato Encore une inconsquence dans Euthphr. 10, in Apei-

ron, n. 18, 1984, pp. 26-30; dallaltro La versione informatica di un dialogo platonico: lEutifrone, in AICA 93, Congresso annuale, 22-24 sett. 1993, Gallipoli, Atti, vol. I (Bari 1993), pp. 771-781 (specialmente il 4). 4 In Computer-Assisted Instruction for a Socratic Dialogue, in Philosophy and the Computer, 1991, pp. 235-246, D. Barker e S. Scott sono espliciti nello scrivere, in apertura, che The main thing we want a student to learn from the program is the force of the substantive arguments of Euthyphro. 5 In tal modo si deroga dagli obiettivi originariamente perseguiti nel compilare Dialog , e tuttavia si aderisce alla realt del programma cos come esso stato definito dai suoi compilatori. 6 Tanto studenti universitari di filosofia, quanto studenti della Scuola secondaria superiore: questa la gamma di destinatari sui quali si sta tentando di commisurare Dialog, anche in vista dellapprontamento di una versione italiana (in corso di realizzazione con il supporto tecnico del Centro di Calcolo Elettronico dellUniversit di Perugia). 7 Col concorso dellIRRSAE dellUmbria

Fig. 8

Fig. 9

Fig. 10 Figg. 8-10: una sequenza di Dialog

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TENDENZE E DIBATTITI
in guardia a questo proposito4. Barker e i suoi collaboratori si discostano, invero, dallortodossia platonica in un punto cruciale, allorch accreditano lenunciato: Religions based on faith are false; ma per il resto mostrano di ritenere che litinerario argomentativo, cos come viene da loro stessi ricostruito, sia impeccabile, tale cio da meritare un pieno assenso intellettuale. Posto per che svariati non sequitur siano effettivi, sia in rapporto al dialogo, sia in rapporto alla sua versione informatica, si profila la suggestiva possibilit di trasformare il limite appena segnalato in un pregio impagabile. Nulla vieta infatti di assumere che Dialog offra di proposito una simulazione perturbata (truccata) del percorso inferenziale e induca scientemente a non notare tutta una serie di passaggi ostensibilmente fallaci, ma anzi faccia di tutto per non farlo notare, e nulla vieta di raccogliere la sfida5. Una volta adottata lidea che il programma sia perturbato e decettivo in pi punti, scatta per il docente la possibilit anzi, lopportunit di aprire ogni tanto delle finestre di discussione, mentre gli allievi6 si cimentano a rispondere s o no: la possibilit di invitarli ad essere guardinghi ed accertarsi che in determinati punti non si nascondano per avventura dei non sequitur debitamente mimetizzati, per poi accordare al gruppo il tempo di provare a frugare, ed eventualmente passare ad offrire qualche appropriato input. Gli effetti sono decisamente interessanti: si delineano impensate opportunit di dissentire a ragion veduta e in modo non banale dalle posizioni difese da Socrate, cos come da certe sequenze inferenziali che la stessa informatica l ad avallare; diventa imperativo provare ad avventurarsi nellinesplorato e ricercare delle formulazioni alternative alle idee proposte; si dilatano quindi gli orizzonti intellettuali, ma non pi per gioco, e con la possibilit di capitalizzare acquisizioni di qualche rilievo riguardo a certe non trascurabili fallacie in cui Platone incorre con qualche facilit. Lesperienza fatta con Dialog si presta anzi ad essere assunta a simbolo (o paradigma) dellesigenza e della possibilit di decondizionarsi dalla pressione dei media. Quanto al rischio di un indottrinamento perfino temibile, questo in effetti cospicuo, qualora una scolaresca si cimenti con Dialog senza essere indotta a sospettare lintroduzione di forzature (ad esempio quando Dialog accredita lenunciato Religions based on faith are false senza n marcare uno stacco rispetto alle pagine di Platone, n distinguere tra formalmente falso e destituito di ogni attendibilit). Viceversa, qualora il docente inviti la classe a non fidarsi troppo della lettera di Dialog, un simile rischio

Fig. 5

Fig. 6

Fig. 7 Figg. 5-7: una sequenza di Dialog

ponente interattiva che lo connota; ma proprio qui si nascondono sia uninsidia sia una potenzialit didattica di primordine. Vediamo linsidia. Loperatore alla tastiera viene almeno in parte rispettato nelle sue opinioni e comunque ampiamente gratificato. Ci che Socrate gli presenta, e su cui chiede il suo assenso, infatti un insieme di opinioni ragionate e in generale ben argomentate. Il Socrate di Barker pu quindi attendersi il libero assenso dellintelligenza delloperatore, e questi, a meno di essere prevenuto o di voler esercitare di proposito unazione di disturbo (per vedere come se la caver il filosofo), a meno cio di optare di proposito e magari solo per gioco, con falsa coscienza per lopinione deviante, tender ad accordarglielo. Di fatto loperatore finisce per subire una pressione psicologica pressoch irresistibile. Tutto gli appare ben argomentato e largamente plausibile, anche perch supportato da schemi logici non controversi. Ergo non si pu non dar ragione a Socrate, e il tutto perfettamente in linea sia con limpatto che il dialogare di Socrate avr per lo pi avuto con i suoi interlocutori in carne ed ossa, sia con limpatto che il dialogo platonico per lo pi instaura con il comune lettore.

Ma che ne sar, in queste condizioni, del libero assenso dellintelligenza? Il dialogo platonico tentatore, e la versione informatica semmai accentua la capacit di strappare lassenso, anche perch litinerario deduttivo non tradotto in linguaggio-macchina: il linguaggio-macchina interviene solo nel prefigurare quale debba essere la videata successiva in base alla valutazione della bont del giudizio di merito formulato di volta in volta dallutente. Quindi, posto che qualche non sequitur si annidi nella singola videata, il programma non per nulla protetto dal rischio di incorrervi. Ora si d il caso che alcuni importanti passaggi siano veramente affetti da non sequitur , tanto nel dialogo originale, quanto nella sua simulazione al computer, e che le molte differenze che il passaggio dalluna allaltra versione inevitabilmente comporta non incidano, di norma, sui non sequitur. Per di pi questi passaggi, pur essendo inequivocabilmente fallaci3, passano facilmente inosservati, e il programma non fa nulla, assolutamente nulla per mettere in guardia lutente. In ci verrebbe fatto di ravvisare un difetto del programma, anche perch Barker (e il suo collega Scott) neppure in altra sede hanno fatto la minima messa
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sare come Socrate si sta regolando con Eutifrone e di rinviare allavviso del giudice ideale, non pu non lasciare perplessi). Se simili quesiti venissero discussi in classe, sarebbe probabilmente il docente a trovarsi in imbarazzo, e ne inferisco che gli studenti dovrebbero piuttosto cimentarsi da soli, anche perch i quesiti non sono tali da consentire un giudizio di merito sulla bont delle scelte effettuate dallutente. Si aggiunga il rischio che Labyrinth finisca per accreditare unimmagine della filosofia in cui tutto risulti essere paurosamente labile, fluttuante, inafferrabile. Con Labyrinth ci scostiamo gi largamente dallo standard della ComputerAssisted Instruction, perch lobiettivo non pi un vero e proprio addestramento, con memorizzazione ed uso corretto delle regole via via introdotte, che invece la norma nella generalit dei programmi CAI (ad esempio i CAI di logica formale, o di matematica, o di apprendimento dellortografia, ma anche un recente CAI di filosofia prodotto in Italia da Piero Carelli). Sia pure con i limiti indicati, Labyrinth sa mettere in moto le intelligenze (non propriamente la cultura filosofica), insegna a scomporre e ricomporre lunit testuale per fini analitici, induce ad avventurarsi in terrae veramente incognitae. Laltra simulazione dellEutifrone di cui si ha notizia si deve a Don Barker (Gonzaga University, Spokane, Washington) e collaboratori, denominata Dialog ed datata 1990. Lapproccio completamente diverso e, in prima approssimazione (ma solo in prima approssimazione), pi prossimo allo standard CAI. La novit davvero grande di Dialog di non porci ogni volta di fronte ad un frammento di dialogo, con coppie di domande e risposte dei due personaggi, ma di offrire alloperatore alla tastiera lopportunit di rimpiazzare Eutifrone e dialogare direttamente con Socrate. Per di pi loperatore pu accordare ma anche negare il suo assenso, e in tal caso il programma propone un Socrate disposto a seguire almeno per un po questo suo interlocutore inatteso, ovviamente tentando di ricondurlo entro lalveo del dialogo cos come questo stato definito da Platone nei suoi esiti parziali e complessivi. Nulla di simile era mai stato offerto finora, anche se si deve ricordare almeno un singolare commento al Protagora costituito unicamente da centinaia di interrogativi proposti al lettore2. In effetti un dialogo come lEutifrone , per il solo fatto di essere un testo chiuso affidato alla lettura, non pu non presupporre un lettore recettivo, se non addirittura un po passivo. La sola possibilit di riviverlo di impegnarsi in un processo di interiorizzazione del gioco delle parti, cos da reintrodurvi una certa dinamicit, per poi valutare in interiore homine lopportunit di accordare o negare il libero assenso della nostra intelligenza a quanto Platone prospetta di volta in volta. Per, quali che siano le nostre valutazioni, il dialogo continua ad andare per la sua strada, cio ad ignorare le nostre eventuali perplessit, e con ci stesso ottiene di forzarci un poco la mano inducendoci non solo ad entrare nel mondo mentale di Socrate e Platone e ad accantonare per il momento il nostro, ma anche a simpatizzare con il protagonista e, in definitiva, ad apprezzare le sue ragioni, cio a rimpiazzare il giudizio di merito (en philosophe ) con un approccio di tipo storiografico (Platone argomenta cos perch...), aderendo senza troppe remore al punto di vista platonico. Gentile violenza; ma anche temibile pressione psicologica. Grazie a Dialog, invece, riguadagniamo una inedita libert di giudizio e, come si gi detto, possiamo addirittura ottenere che sia Socrate a seguire, almeno per un po, i nostri pensieri, non sempre e soltanto noi a seguirlo nelle sue argomentazioni. Questo un avvenimento, perch ha il potere di reintrodurre un essenziale momento creativo altrimenti interdetto e di scongelare il dialogo. Per rendersene conto basta considerare che il momento creativo risultava, finora, confinato ai tempi beati in cui Socrate ed Eutifrone hanno forse trascorso per davvero unora insieme in prossimit della Stoa Basileios, poi al giorno in cui Socrate ne ha forse fatto ai suoi un dettagliato resoconto, e infine al periodo in cui Platone ha posto il tutto per iscritto, assumendosi la responsabilit di decidere che cosa far dire a ciascun interlocutore. Da allora il tutto, pur mantenendo una sua indubbia vitalit, si definitivamente congelato finch non comparso Dialog. E precisamente con questo sostituto informatico che si determina per la prima volta un sostanziale disgelo delloriginale platonico. Da qui il suo eccezionale fascino, che a ben vedere travalica di molto lambito della fruizione del programma a fini didattici, in quanto istituisce la possibilit di mettere in conto una vasta gamma di percorsi definitri alternativi che il dialogo platonico ha implacabilmente rimosso. Detto diversamente: posto di fronte ad un Eutifrone, Socrate ha buon giuoco, ma lavr ancora (ovvero: lavrebbe ancora) se Eutifrone fosse appena un po meno remissivo? Ed tuttaltra cosa tentare mentalmente di non cedere di fronte allapparente linearit del dialogo cos come noi lo leggiamo, o avere sistematiche opportunit sia di accordare o negare lassenso, sia di avventurarsi almeno per un po su una variet di percorsi alternativi, per giunta
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sotto forma di prese di posizione oggettivate in video. La formula adottata discreta e quanto mai efficace. In prima approssimazione allutente non si chiede che di pronunciarsi sulla congruit delle valutazioni proposte dallinterlocutore di Socrate, ma non appena prende il via litinerario inferenziale in base al quale le tesi di Eutifrone vengono progressivamente demolite, questi si fa da parte e spetta quindi alloperatore di misurarsi con gli argomenti di Socrate, accettando o meno di seguirlo nel suo ragionamento, cio di pronunciarsi sulla pertinenza di ogni passaggio. Quanto allitinerario argomentativo, questo viene opportunamente scomposto in una cinquantina di passaggi, a ciascuno dei quali corrispondono una o pi videate. Esso viene inoltre razionalizzato quanto basta per estrarne un nitido percorso inferenziale, e per tradurre i vari passaggi in rudimenti di logica deduttiva (figg. 5-7). Alloperatore alla tastiera spetta di pronunciarsi letteralmente ogni volta, cio ad ogni videata: spesso deve optare tra vero e falso; talvolta posto di fronte a risposte multiple; talaltra gli si richiede di digitare un enunciato. Inoltre per ogni risposta deviante previsto un apposito commento debitamente allineato sullEutifrone. Socrate, in altri termini, preparato ad argomentare e subargomentare: qualche volta in modo un po sbrigativo (con un sola videata) o pi ampiamente ovvero, se lutente proprio pertinace nel dissentire, accettando persino di gettare la spugna e prendere atto della riluttanza del suo moderno interlocutore, come ad esempio con unespressione di questo genere: Ho letteralmente esaurito le mie risorse, non saprei che altro dire. Vedo che non ci capiamo proprio. Se cos, posso solo consigliarti di uscire dal programma e porre fine al nostro scambio di idee. Rispetto allo standard dei programmi CAI, Dialog non ha bisogno di discostarsene poi troppo, perch insegna pur sempre ad aderire allortodossia socratico-platonica e, con loccasione, introduce alcuni preziosi rudimenti di logica formale. La funzionalit didattica senza dubbio assicurata. Di un file di controllo non c bisogno perch, a seconda delle risposte, il programma propone o lapprovazione di Socrate o sue ulteriori considerazioni atte ad indurre loperatore a ritornare sul giudizio di merito che ha appena formulato. Il programma, in altri termini, non va avanti se non a patto che lutente accetti, pi o meno di buon grado, di aderire al punto di vista di Socrate. Dialog consente insomma di fare unesperienza veramente fuori dal comune, non fossaltro per la vistosa com-

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cia incombente del minotauro che sempre sul punto di catturarlo. Viene inoltre proposta una intelligente panoplia di personaggi mitologici che intervengono ad orientare/disorientare loperatore ad ogni passaggio cruciale, cio ogniqualvolta lutente invitato ad effettuare una opzione e pronunciarsi per un s o per un no di fronte a determinati quesiti (figure 1-3). Coerentemente con limmagine del labirinto, lo stesso dialogo viene intelligentemente scompaginato, in modo che lo si possa esplorare sulla base di una variet di percorsi alternativi che partono tutti dallultima pagina: linatteso , tutto sommato, assai gradevole. Ai fini didattici, cio con la prospettiva di un uso in classe, stato predisposto anche un file di controllo che memorizza e classifica (di fatto giudica) la pertinenza delle risposte date da ciascun utente. Siamo dunque in presenza di un programma chiuso, che contempla per una variet di percorsi alternativi a seconda che si risponda s o no a ciascun quesito. A parte questa funzione di controllo, ci che con ogni evidenza caratterizza Labyrinth la scelta di mettere loperatore di fronte ad una situazione che non pu veramente controllare, fino a coinvolgerlo in una sorta di impegnativo Solitario (o partita a scacchi con il computer) da cui ben difficilmente pu sperare di uscir vincitore. Lo studente che si cimenta con Labyrinth deve insomma potersi disorientare fino a soffrirne, fibrillare, quindi accanirsi, provare, riprovare e tentare a pi riprese di dis-impaniarsi nella speranza, virtualmente vana, di riuscire prima o poi a districarsi e sfuggire quindi alle grinfie del minotauro. Lobiettivo insopmma lo shock , pi che l episteme . Lobiettivo scientemente perseguito dunque il coinvolgimento, liniziazione alla complessit del discorso filosofico, alle insidie della teoresi. Il programma include, invero, anche una componente ludica, ma a titolo di sfida intellettuale, allo scopo di instillare la perplessit, quindi di indurre loperatore a cimentarsi in un sostanziale salto di qualit rispetto al dichiarato che compare in video. Che lesperienza possa risultare avvincente per chi abbia una minima sensibilit filosofica pressoch inevitabile. Il maggior limite di Labyrinth costituito dalla natura dei quesiti, che spesso propongono delle alternative improprie ( il caso, per esempio, della fig. 4), e talvolta si spingono fino alle soglie del non-senso. Di fronte a simili quesiti lutente un po navigato spesso vorrebbe poter non rispondere n s n no anche senza bisogno di appellarsi a Wittgenstein per sostenere che gli vengono proposte domande alle quali non si pu propriamente rispondere (anche il quesito della fig. 3, per il fatto di non preci28

Fig. 1

Fig. 2

Fig. 3

Fig. 4

Figg. 1-4: una sequenza di Labyrinth

TENDENZE E DIBATTITI
Schachtner Christel, Geistmachine. Faszination und Provocation am Computer, Suhrkamp, Frankfurt/ M. 1993. Simon A. Herbert, Le scienze dellartificiale, Il Mulino, Bologna 1988 (ed. or. ing. 1969). Skyrms B., The Dynamics of Rational Deliberation, (Harvard, U.P., Cambridge MA 1989. Teschner George e McClusky Frank B., Computer Alternatives to the History of Philosophy Classroom, in Teaching Philosophy, n. 13, 1990, pp. 273-280. Dall articolo si intuisce che il courseware orientato verso una visione della filosofia come una serie di argomentazioni.

La logica e i software didattici


Luso di courseware per linsegnamento della logica cos diffuso nei paesi di lingua inglese che per alcuni oggi difficile immaginare come si sia mai potuto fare senza di essi. Ovviamente tutti i processi inferenziali si prestano facilmente ad essere strutturati in sequenze di problemi. Gi nel 1956 Newell Shaw e Herbert Simon avevano ideato il LOGIC THEORIST, un programma che era in grado di costruire automaticamente le dimostrazioni di semplici teoremi tratti dai PRINCIPIA MATEMATICA di Whitehead e Russell.

A pi di trenta anni di distanza, il mercato offre molti prodotti, organizzabili in tre generi. 1. Gli eserciziari elettronici come il Logical Text-Processing, creato alcuni anni or sono da Geoff Keene, oppure Philo the Logician (versione 2.0) o Barbara the Syllogizer, ideati da Robert Wengert alla fine degli anni Ottanta. Si tratta di software artigianali, molto economici, dalla grafica assai modesta e dalla difficile fruizione. Molto del lavoro simbolico e interpretativo riguardante la gestione del programma lasciato allutente (non sono user-friendly). La mancanza di manuali che accompagnino il software, di un men di facile utilizzo e di una funzione help on line rende questi eserciziari ancor meno interessanti e assai poco popolari tra gli studenti. 2. I software sviluppati per uno specifico manuale di logica gi esistente. Lemmi , per esempio, un programma studiato per svolgere gli esercizi contenuti in Beginning Logic di E. J. Lemmon; mentre gli studenti dellUniversit di Oxford si possono servire di Tableau, un programma accessibile via network che affianca Logic, il manuale di logica scritto da Wilfrid Hodges. 3. I pi recenti programmi di addestramento, in cui manuale e software sono strettamente coordinati. Si tratta di prodotti decisamente innovativi, dal costo sempre piuttosto contenuto (in genere al di sotto dei quaranta dollari tutto incluso) e dalla grafica a volte accattivante. Tra questi vale la pena menzionare alcuni.

1. MacLogic: un software per Macintosh che costruisce dimostrazioni per la logica di primo ordine, la logica intuizionistica, e le logiche modali S4 e S5. Roy Dyckhoff ha depositato una demo di pubblico dominio nel file-server dellUniversit di St. Andrews (internet 138.251.192.40) al seguente indirizzo: % ftp tamdhu.cs.st-and.ac.uk Name: digitare anonymous Password: digitare la propria e-mail ftp> cd pub/malt/maclogic ftp> get README.1 ftp> get README.2 ftp> get MACLOGIC.sea.Hqx ftp> quit %... 2. Bertie3: un software per lo studio delle dimostrazioni per i sistemi di deduzione naturale nella logica proposizionale e dei predicati. 3. Twootie: uno strumento con cui si costruiscono alberi di derivazione per problemi di logica proposizionale e dei predicati. 4. The LogicWorks: un altro programma per Macintosh dedicato al critical reasoning e alla logica simbolica. 5. The Logictutor: un software che accompagna il manuale The Art of Reasoning with Symbolic Logic di David Kelley. 6. The Logic Coach VI.82: programma ideato per il testo A Concise Introduction to Logic di Patrick Hurley (di questo courseware in via di realizzazione una versione italiana). 7. The Logic Works (versione 6.0): un software assai diffuso e molto flessibile, che fornisce esercizi su tutti i temi principali toccati da un corso di introduzione alla logica formale ed adattabile sia per macchine IBM compatibili che per macchine Macintosh. Pu essere adottato sia singolarmente sia in connessione con molti degli attuali manuali oggi disponibili sul mercato editoriale di lingua inglese. 8. Tarskis World 4.0: un corso di logica molto originale, ideato da Jon Barwise e John Etchemendy insieme al loro manuale, The Language of First-order Logic. L.F.
Bibliografia Barwise Jon e Etchemendy John, The Language of First-order Logic (including the IBM-compatible Windows version of Tarskis World 4.0) CSLI, Stanford 1992. Esiste anche una versione assai diffusa che lavora in ambiente Macintosh. French Steven e Hill Hammer, Teaching with the LogicWorks in Computers and Texts Newsletter (CTI Centre for Textual Studies & Office for Humanities Communication, Oxford), n. 3, 1992, pp. 11-12. Shagrin Morton L., Rapaport William J. e Dipert Randall R., Logica e Computer, McGraw-Hill, Milano 1986 (ed. or. ing. 1985). Lancashire Ian (a cura di), The Humanities Computing Yearbook 1989-90, Oxford University Press, New York 1991.

Due versioni informatiche dell Eutifrone di Platone


Quando si parla di Platone al computer normale pensare ad una minuscola porzione dellormai largamente noto (e usato) THESAURUS della lingua greca, il CD-ROM prodotto in California oltre dieci anni fa e successivamente proposto al pubblico italiano dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, ovvero ad una nuova fase delle indagini stilometriche che data appena dal 1989 1. Se si cerca qualcosa di pi specifico, vien fatto di pensare, tuttal pi, ad un apposito CD-ROM interamente riservato a Platone: un prodotto che, peraltro, non risulta essere neppure in preparazione e che comunque sarebbe funzionale per la sola ricerca specialistica. Ma c anche dellaltro: due recenti moduli elaborati negli Stati Uniti che simulano uno dei dialoghi pi brevi di Platone, lEUTIFRONE. La simulazione si materializza, in tutti e due i casi, in un floppy da 3 pollici e mezzo che gira su un normale personal computer, eventualmente anche su un PC un po obsoleto. Sotto il profilo della tipologia, in entrambi i casi ci muoviamo nellambito della Computer-Assisted-Instruction, cio nellambito dei sussidi didattici di tipo interattivo, sia pure con caratteristiche alquanto innovative rispetto allo standard corrente.

Il primo dei due programmi, denominato Labyrinth, datato 1988, stato ideato da Daniel M. Lachenman (Seton Hill College, Greensburg, Pennsylvania). Il programma si propone di accostare lutente alla complessit del discorso che fa Platone e alle insidie del dichiarato, dunque a quel tanto di intricato e di fluttuante che connota il dialogo - ricordo le dispute sia sulla consequenzialit di determinati passaggi, sia sulla possibilit di estrarre dallEutifrone una definizione positiva della santit, definizione che secondo alcuni come ad esempio Giovanni Reale si celerebbe appena in una delle ultime sezioni, mentre lopinione prevalente vuole che Platone abbia rinunciato ad offrire una definizione veramente affidabile. A tenaci perplessit d adito soprattutto loscuro nesso che lega le varie ipotesi definitorie, o almeno il passaggio da caro agli dei perch santo a la santit quella parte del giusto che.... Assumendo la tesi della complessit quasi inestricabile del percorso inferenziale, Lachenman ha addirittura scelto di presentare il dialogo a mo di labirinto, e non soltanto il programma si chiama appunto Labyrinth, ma loperatore alla tastiera formalmente collocato in un labirinto dedalico e posto sotto la minac-

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TENDENZE E DIBATTITI
scientifica delloccultismo o del razzismo. Si dovr perci fare attenzione alla retorica del computer come macchina infallibile. Nonostante questi limiti, i vantaggi della didattica elettronica sbandierati dal partito del Si rimangono enormi (Mller [1989] fornisce una panoramica storica, Karrer [1989] contiene una rassegna della bibliografia degli ultimi trentanni):(Ridgway [1988] fornisce una loro rassegna, Schachtner [1993] indaga i problemi fronteggiati da coloro che lavorano giornalmente con il computer). 1. Lutilizzo del computer utile sia per scardinare gli approcci abituali al tema trattato, sia per sottrarre un testo o un argomento dalla bacheca ideale in cui lo ha posto la tradizione culturale (per la descrizione di un caso specifico si veda larticolo che segue sul CAL dellEutifrone). 2. Mediante un courseware lo studente partecipa in modo pi attivo al processo di apprendimento, formulando il proprio pensiero in modo preciso e sintetico. 3. I software didattici facilitano enormemente lorganizzazione della didattica. Lo studente viene reso pi indipendente dallinsegnante, responsabilizzato come autodidatta, e pu personalizzare le modalit di apprendimento. Da parte sua, linsegnante ha modo di trarre vantaggio dalla diagnosi prodotta dal computer per individuare quali domande o problemi risultano pi difficili ad una classe, e perci adeguare meglio il suo insegnamento alle necessit sempre diverse dei gruppi di individui con cui si confronta di anno in anno. 4. I CAL possono essere di grande aiuto nei paesi in cui il numero degli insegnanti ridotto, nei corsi per portatori di handicap, o nella didattica a distanza via cavo. 5. I CAL promuovono lalfabetizzazione informatica. Luso dei software didattici rompe con lapproccio monomediale, ancora tipico della didattica sia scolastica che universitaria dei nostri anni, per introdurre un contesto multimediale che poi quello abituale nella nostra cultura e negli ambienti di lavoro. Ci si pu tradurre in una maggiore confidenza da parte degli studenti nei confronti degli strumenti attraverso cui viene gestito il sapere (demitizzazione del computer e sua de-antropomorfizzazione), ed in una minore attenzione da parte degli insegnanti per lapproccio nozionistico ed enciclopedico. 6. Il computer in classe pu essere la risposta migliore al dominio del piccolo schermo nel privato. Di per s la mente portata a contemplare o a giocare. La prima funzione passiva e trova la sua esaltazione nella televisione, la quale rende la mente acquiesciente nei confronti di un flusso informativo continuo e difficilmente strutturabile; la seconda attiva, e pu oggi essere soddisfatta anche valorizzando luso dei courseware nel contesto dellistruzione. Visti i pro e i contra, si pu dire che il computer potr trasformarsi in un ordinario ausilio didattico per linsegnamento della filosofia solo se verranno soddisfatte le seguenti condizioni. 1. Dovr essere promossa la funzione istruttiva della didattica elettronica. Fino ad oggi la filosofia analitica ed una certa continuit con il modello medievale di insegnamento hanno valorizzato quasi esclusivamente la funzione di esercitazione. Ma a fianco delle potenzialit di training vi sono quelle, tuttora assai poco apprezzate, di istruzione, ed qui che subentra la storia della filosofia. Primi tentativi di elaborare software per linsegnamento della storia della filosofia sono gi stati fatti (Teschner e McClusky [1990] e ora Teacher, un courseware ideato da Piero Carelli e descritto in Carelli [1993]), ma ancora non esiste un courseware completo che copra la storia del pensiero occidentale cos come la si studia al liceo. Nei prossimi anni questa sar una delle esigenze che la didattica elettronica dovr soddisfare, soprattutto se in Italia il fine sar quello di introdurre i courseware filosofici nelle scuole secondarie superiori. 2. I CAL futuri non dovranno pi essere pensati solo sulla base dei testi cartacei gi esistenti. Lesempio di Tarskis World, seppure ancora limitato alla logica assai indicativo. Si tratter di sfruttare tutte le potenzialit dello strumento (interazione, visualizzazione, contemporaneit della presentazione delle informazioni su pi finestre, navigazione ipertestuale, etc.) per valorizzare il contenuto, evitando di forzare linformatica a riprodurre lesposizione di un dato argomento solo per velocizzare o magari abbellire ci che gi stato fatto sulla carta. 3. I docenti dovranno farsi carico del loro ruolo di promotori di nuovi courseware. Nonostante lentusiasmo per le prime esperienze, risalenti alla fine degli anni Cinquanta, la delusione per i prodotti realizzati negli anni Sessanta (i cosiddetti volta-pagina elettronici) ed il miglioramento del sistema PLATO negli anni Settanta, la didattica elettronica ancora in una fase pionieristica. Solo negli anni Ottanta fattori come lenorme diffusione dei personal computer e dei portatili, lavvento delle serie avanzate dei microprocessori Motorola 680x0 e Intel 80x86 e la creazione di sistemi operativi basati sulla funzione iconica hanno reso possibile immaginare una reale permeazione capillare della didattica da parte dei courseware. Lindustria dellinformatica, tuttavia, non pu creare ci di cui il mercato ha bisogno se il mercato stesso non fornir la duplice spinta sia della domanda economica proveniente dagli acquirenti, sia delle esigenze teorico-didattiche provenienti dai docenti. Lo squilibrio a favore dei CAL di logica comprensibile solo in relazione ad una domanda alternativa ancora mancante. 4. Infine dovr essere superata la diffidenza dei docenti nei confronti dei nuovi strumenti informatici, e si dovr far apprezzare agli utenti tutti i vantaggi dei courseware.
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Accade infatti che un docente non conosca largomento o non sia interessato alla didattica elettronica, trovi il computer troppo difficile da usare o sospetti che gli studenti possano metterlo in difficolt (il computer come sostituto dellinsegnante), non riesca ad immaginare come potrebbe usare un courseware nelle sue lezioni oppure abbia visto solo qualche programma CAL poco attraente o versatile, rimanendone deluso. Gli studenti sono spesso pi entusiasti nei confronti della novit rappresentata dai courseware. Si tratter allora di instaurare un circolo virtuoso tra produzione ed utenza, cos da superare lattuale situazione di stallo, per cui una cattiva informazione, relativa soprattutto a prodotti mediocri, disincentiva lo studio e la produzione di courseware migliori e a minor costo, produzione che a sua volta potrebbe promuovere lideazione di ulteriori possibili applicazioni dellinformatica alla didattica delle discipline umanistiche. Il successo della nona edizione di Didamatica 93" - la manifestazione sulle applicazioni del calcolatore nella didattica promossa dallAssociazione Italiana per lInformatica e il Calcolo Automatico e svoltasi a Genova dal 14 al 16 aprile scorso - sta ad indicare che forse anche in filosofia il computer potrebbe presto affiancare il gesso e la lavagna. L.F.
Bibliografia Burkholder Leslie, Philosophy and the Computer, Westview Press, Boulder CO 1992. Burkholder Leslie, The PD WORLD Projects. 1. PD WORLD: The Book; 2. PD WORLD: The Software, 1993. Si tratta di un progetto sia cartaceo, che informatico, rivolto allo studio di varie teorie dei giochi e della razionalit. Il lavoro ancora in fase di elaborazione. Calvani Antonio, Computer e cambiamento nelleducazione umanistica in Epistemologia Informatica, una raccolta di testi pubblicata in BioLogica, n. 5, 1991, pp. 163-180. Carelli Piero, Computer e filosofia, un binomio...blasfemo ?, in Sensate Esperienze, n. 18, 1993, pp. 25-29. Celi Fabio, Le applicazioni del calcolatore nella didattica, in MC Microcomputer, n. 131, 1993, pp. 194-196. Gery Gloria, Making CBT Happen - Prescriptions for succesful implementation of computer-based training in your organization, Weingarten, Boston 1987. Karrer Urs, Computer-Assisted Learning: Toward the Development and Use of Quality Courseware , Lang, Frankfurt/M, New York, Paris 1989. Marinof L., Maximizing Expected Utilities in the Prisoners Dilemma, in Journal of Conflict Resolution, n. 36, 1992, pp. 183-216. Mller W. Ekkehart, Computer im Curriculum Technische Innovation und Pdagogische Reflexion, (Kiel 1989, dissertazione). Nievergelt J. et al., Interactive Computer Programs for Education - Philosophy, Techniques and Examples (Reading, MA 1986). Ridgway Jim, Of Course ICAI is impossible...worse though, it might be seditious, in Self John (a cura di), Artificial Intelligence and Human Learning Intelligent Computer Aided Instruction, Capman and Hall, London e New York 1988, pp. 28-48..

TENDENZE E DIBATTITI
di cui la vita si serve per organizzare la propria sopravvivenza e la lotta che questultima comporta. Una tesi, questa, che andrebbe confrontata con quanto, nel 1932, andava pubblicando E. Jnger con il suo Lavoratore. Dominio e forma. Escono ora in Italia anche i diari segreti, con il titolo: A me stesso. Frammenti, appunti autobiografici, che Spengler scrisse con il progetto di tradurli in un libro, che tuttavia non vide mai la luce, con il titolo greco: Eis heauton (A se stesso). Si tratta di un documento di grande interesse, in cui Spengler stesso si mette impietosamente a nudo, svelando gli angoli pi reconditi della propria personalit. Ne traspare unimmagine del pensatore completamente rovesciata: alluomo del destino, dallanimo forte e del tutto ametafisico, si sovrappone luomo dazione, che fonde in s i tratti del Romano e del Prussiano; alluomo dacciaio si sovrappone una personalit melanconica e timorosa, incline al tedio della vita e alla fantasticheria, che recide ogni legame con la realt e si corazza entro il proprio io. Cos annota Spengler il giorno dellentrata in guerra della Germania: Talvolta il mio terribile isolamento mi colpisce in modo doloroso. Oggi, nel giorno pi grande della storia universale, che cade nella mia vita e ha un cos stretto rapporto con lidea per la quale fui messo al mondo - oggi, 1 agosto 1914, sto seduto a casa, da solo. Nessuno pensa a me... Piango cos facilmente... Quanto ho gi sofferto per questa mia debolezza! In seguito, per giorni interi, non riesco a combinare nulla. Debolezza, solitudine, lacrime, paura: sono questi i sentimenti delluomo dacciaio che ha gettato la maschera: Il tempo di guerra. La paura folle. Evitare i giornali, chiudere gli occhi - cos prosegue Spengler - Non avere nessuno a cui importi qualcosa di te. Tutti si occupano di qualcuno che non sei tu... bisogno di un po dinteresse da parte degli altri, per mendicare lattenzione di qualcuno, la sensazione di essere sempre quello di cui si pu fare comunque a meno. Salvo contraddirsi poche righe dopo: un bel pensiero quello di poter vivere in una tenuta, sposato a una donna intelligente, raffinata... ma non potrei sopportarlo; il bisogno patologico di solitudine mi spingerebbe allodio... E ancora, la confessione della propria vigliaccheria, i tormentosi accessi di paura: Sono un vigliacco, pavido, inerme... ho paura di prendere in affitto un appartamento, di aprire una lettera, di scrivere qualcosa... ho paura degli incontri, delle donne (non appena si spogliano).... La personalit contraddittoria e contrastata delluomo Spengler si sovrappone continuamente al pensatore forte, al teorico del III Reich, in un intreccio complesso, intrigante che costringe a ripensare a fondo lintera sua opera. Sotto la maschera delluomo dazione appare il figlio di unepoca di transizione e di crisi. E.C. Gli argomenti trattati dai courseware vanno dalla matematica alle lingue naturali, dalle tecniche di programmazione allo studio della fisica o della storia. Per ci che concerne la filosofia, sebbene il mercato sia in continua espansione, la maggior parte delle decine di software oggi disponibili continuano a riguardare lo studio della logica (si veda la scheda informativa che segue). Pi di recente sono apparsi anche courseware dedicati alletica applicata. La teoria dei giochi ha suggerito lideazione di simulazioni nel settore delle scelte razionali e delle capacit decisionali, quindi la produzione di programmi quali Il dilemma del prigioniero o Right to die ? (Il diritto di morire, un software sul problema delleutanasia). Interessante notare che in questo caso i courseware sono stati in grado di fornire elementi innovativi anche per la ricerca. Levoluzione dei programmi CAL indica che presto la filosofia sar insegnata dal computer? La domanda ingenua, ma pu aiutare a mettere in luce sia i limiti che i vantaggi della didattica elettronica. Le ragioni addotte dal partito del No sono diverse (Ridgway [1988] fornisce una loro rassegna, Schachtner [1993] indaga i problemi fronteggiati da coloro che lavorano giornalmente con il computer). 1. Il grado di interazione raggiungibile dai docenti elettronici non sar mai neppure vicino a quello ottenuto in un dialogo ordinario; non esiste un CAL che possa superare un test di Turing e la figura dellistruttore rimane indispensabile. 2. Per poter dare vita a percorsi precodificati, i contenuti oggetto di insegnamento devono essere sottoposti ad una necessaria strutturazione e standardizzazione. Discrezione (modularit) e computabilit (assemblabilit) vanno di pari passo con la chiarezza dellesposizione, ma il processo di riordinamento delle informazioni gestite da un CAL pu nuocere a testi filosofici che abbiano uno scarso impianto argomentativo, oppure una scarsa coerenza nelluso della terminologia tecnica. 3. Saper manipolare e gestire non significa ancora aver compreso. Fin dove la conoscenza procedurale convertibile in conoscenza concettuale, i CAL richiedono la guida di un insegnante, affinch la ripetitivit del processo di apprendimento non instauri dei meri automatismi, ma dia vita ad una comprensione cosciente e critica degli argomenti trattati. 4. Il computer pu esercitare un pericoloso ascendente su alcuni individui. Contenuti che apparirebbero facilmente discutibili, se presentati da un docente, possono a volta godere di una forza di convincimento assai maggiore per il solo fatto di essere veicolati attraverso luso di una tecnologia avanzata. Ora non c nulla di male nellideare un software che elabori il mio oroscopo o argomenti a favore dellinferiorit genetica dei portatori di occhiali. Il guaio sarebbe quello di considerare limplementazione di questi programmi una prova della validit

Primo piano: filosofia e computer

Da Teuth a CAL: la didattica elettronica in filosofia


Luomo ha iniziato a scrivere cinquemila anni fa. A circa met di questo percorso, Platone sugger che sarebbe stato di gran lunga preferibile se il dio egizio Teuth non avesse mai inventato lalfabeto. Il testo scritto costringe il pensiero dialettico in strutture ad esso estranee, fissandolo in modo definitivo e limitante. Non invita ad esercitare la memoria ed instaura una fiducia presuntuosa in una multiscienza resa possibile solo da un accesso artificioso alla massa delle informazioni codificate, ma non fatte proprie. Oggi grazie ai software didattici, i cosiddetti COURSEWARE, noti anche come programmi CALCOMPUTER AIDED LEARNING, CAI-COMPUTER AIDED INSTRUCTION, CBT-COMPUTER BASED TRAINING, oppure CBI-COMPUTER BASED INSTRUCTION, la nozione di testo come qualcosa di chiuso in un maestoso silenzio, secondo la definizione platonica, entrata in crisi. Il concetto chiave rimane quello dellinterazione, gi identificato dal dialogo platonico. Ci che cambiato sono gli strumenti tecnologici. Con un pizzico di ironia della sorte, negli anni Sessanta gli ingegneri americani battezzarono il pi noto e diffuso dei sistemi per didattica elettronica con il nome di PLATO I-PROGRAMMED LOGIC FOR AUTOMATIC TEACHING OPERATION.

Un software didattico lavora come un istruttore personale. Una gerarchia di men invita lutente a confrontarsi con delle domande, o pi in generale con dei problemi. Le varie opzioni/risposte determinano le fasi successive in percorsi prestabiliti (nuova domanda precodificata, nuova alternativa, nuovo problema, trasformazione delle coordinate concettuali etc.). Il courseware pu fornire istruzioni per luso del software, suggerimenti riguardanti la migliore strategia per affrontare il problema, spiegazioni relative al contenuto teorico da cui il problema scaturisce, o la risposta giusta. Il software pu inoltre essere disegnato in modo tale da registrare e valutare i risultati ottenuti nel corso dellesercitazione dal singolo operatore.
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TENDENZE E DIBATTITI
questo approccio; infine accenna agli sviluppi delle logiche libere, polivalenti, e un approccio a tematiche gnoseologiche classiche. Il problema riguardante la natura della logica rimane tuttavia ancora aperto. E importante per che nel mondo accademico italiano sia sempre maggiore il numero di coloro che si pongono questa domanda e che considerano questa disciplina meritevole di uno spazio, di unattenzione e unimportanza adeguate al suo ruolo attuale e a quello nella storia del pensiero scientifico e filosofico. M.P.

Spengler rivisitato
Pubblicati in prima mondiale i diari segreti dellautore del TRAMONTO DELLOCCIDENTE . In A ME STESSO (trad. it. e cura di G. Gurisatti, Adelphi, Milano 1993) emerge il vero volto di Spengler, uomo melanconico e timoroso che il giorno dellentrata in guerra della Germania annota: Nessuno pensa a me. Oswald Spengler sta conoscendo in Italia una riscoperta che richiama lattenzione su di un pensatore complesso e coinvolgente. Stefano Zecchi, gi curatore dellANNUARIO DI ESTETICA 1991, interamente dedicata a Spengler, ha di recente curato ledizione italiana dellopera di Spengler: LUOMO E LA TECNICA. CONTRIBUTO A UNA FILOSOFIA DELLA VITA (Guanda, Parma 1992).

Oswald Spengler, come noto, ebbe in vita uno straordinario successo di pubblico, per poi essere rapidamente dimenticato. Una certa ripresa di interesse per questo autore c stata di recente con la pubblicazione della biografia critica di Detlev Felken Oswald Spengler: konservativer Denker zwischen Kaiserreich und Revolution, (Oswald Spengler: un pensatore conservativo tra impero e rivoluzione, 1988), che inquadra la figura di Spengler nel travagliato clima di transizione che caratterizza la vita culturale tedesca dei primi decenni del secolo, fino allavvento del nazionalsocialismo. A ci si affiancava limportante volume collettaneo Tramonto dellOccidente?, a cura di G. M. Cazzaniga, L. Sichirollo, D. Losurdo (1989). Questa ripresa dellinteresse, a carattere prettamente scientifico, ha riguardato non solo lopera maggiore, ma anche gli altri scritti di Spengler. Uno di questi, particolarmente significativo per gli sviluppi teorico-filosofici che contiene, Luomo e la tecnica. Contributo a una filosofia della vita, oggi disponibile in edizione italiana a cura di Stefano Zecchi. Si tratta di un saggio, pubblicato originariamente nel 1931, nel quale Spengler interpreta il fenomeno della tecnica come tattica della vita, cio come quell arte, quello strumento

Oswald Spengler (disegno di R. Grossmann, 1942) Manifesto di propaganda nazista

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TENDENZE E DIBATTITI

TENDENZE E DIBATTITI

Logica nella cultura


Un numero crescente di pubblicazioni, linteresse specifico di alcune case editrici sono il segno di un crescente affermarsi della logica matematica come disciplina matura, riconosciuta anche allinterno del panorama culturale italiano. STORIA DEL LA LOGICA (Garzanti, Milano 1993) di Corrado Mangione e Silvio Bozzi; COS LA LOGICA MATEMATICA (Muzio, Milano 1992); LOGICA E LINGUAGGIO (Pantograf, Genova 1993); DIMOSTRA ZIONI E SIGNIFICATO (Franco Angeli, Milano 1992): sono alcune delle pi recenti pubblicazioni degne di nota nel campo di questa disciplina.

Coloro che studiano la filosofia imparino anzitutto la logica, poi letica, quindi la fisica e, ultima fra tutte, la natura degli di. Questo il precetto di Crisippo nel De repubblica Stoicorum di Plutarco. Non molto diversa la ricetta di F. Enriques in Scienza e razionalismo (1990) contro il particolarismo filosofico, molto forte in Italia gi nei primi anni del secolo: Anzitutto, una cultura logica rigorosa per mezzo di uno studio serio ed assiduo della logica formale e dei principii di tutte le scienze moderne, della teoria della probabilit e di quella dellinduzione. La seconda condizione da realizzare sarebbe uno studio serio delle scienze positive per approfondire i loro rapporti e cogliere i loro metodi. Non che in terza o in quarta linea che verrebbe, in un sistema regolare deducazione filosofica, lo studio approfondito della storia della filosofia. La netta distinzione tra insegnamenti scientifici e umanistici, risultato delloperato gentiliano, non poteva aiutare la logica, strumento indispensabile per qualunque lavoro intellettuale rigoroso; si cre cos la separazione di questa disciplina in due tronconi: una logica formale, affiancata agli studi matematici, e una logica filosofica, che dovette rinunciare a parte della propria natura astratta per salvare lumanista dalla vacuit del simbolismo. Le cose cambiarono in Italia a seguito del diffondersi di

una mentalit neo-positivistica nella filosofia, che agevol di molto lo studio della logica formale, nonch il dialogo con gli ambienti scientifici. La situazione ulteriormente migliorata dopo lo sviluppo dellinformatica e dei contributi che questa scienza offre nellaffrontare i problemi gnoseologici classici della filosofia. Questa situazione, si pu in breve affermare, ha permesso un riavvicinamento tra discipline scientifiche e discipline umanistiche, provocando anche uno sviluppo della logica, che diviene, per un verso, lo strumento pi idoneo per questo riavvicinamento, per laltro, una disciplina feconda di concettualizzazioni e metodi per nuove direzioni di ricerca. Levoluzione di questa disciplina loggetto del volume curato da Corrado Mangione e Silvio Bozzi , Storia della Logica, nel quale lesposizione sistematica della logica, caratterizzata da unevoluzione lineare fino ai primi anni del secolo, diventa inevitabilmente frammentaria quando vuole essere un resoconto dello stato attuale di questa disciplina. Soprattutto dagli anni sessanta in poi, si sviluppano, autonomamente tra loro e in relazione con gli ambiti di scienze diverse come la linguistica, la geometria, la biologia e la fisica, sottodiscipline come la teoria dei modelli, degli insiemi, della dimostrazione, logiche modali, deontiche, ecc... Gli stessi autori, a fronte di questo sviluppo, si sentono in dovere, nel capitolo conclusivo, di tirare le somme ed esprimere un loro parere sullimportanza della logica nella cultura contemporanea: quello che crediamo debba risultare dallesame dello sviluppo della logica che abbiamo qui tratteggiato che proprio la logica matematica ha contribuito fortemente a colmare per certi aspetti quellarbitraria e improduttiva frattura che in varie culture veniva (e viene) operata fra filosofia e matematica. Un prova di come siano correlate logica matematica, informatica e matematica, da una parte, logica e linguistica dallaltra, fornito per un verso dallo studio di Gabriele Lolli, Cos la logica matematica, per laltro dalla raccolta Dimostra23

zioni e Significato, curata da Enrico Moriconi , e dallopera di Michele Marsonet, Logica e Linguaggio. Lolli vuole mettere in evidenza il carattere autonomo della logica matematica, che a suo giudizio non va pi considerata una mera disciplina propedeutica per gli studi filosofici e matematici, avendo assunto un ruolo e un obbiettivo pi specifico. Essa ha perso ogni velleit normativa per acquisire un proprio ruolo a fianco delle altre scienze, pur mantenendo la caratteristica peculiare di non avere un oggetto di studio ben definito: le problematiche che la coinvolgono sono i grandi problemi del ragionamento, delle dimostrazioni, del significato, dellintelligenza, dove la logica interviene in modo decisivo, come analisi e come strumento. Lo studio di Lolli si suddivide in tre capitoli concernenti le relazioni tra logica e matematica, intelligenza artificiale e scienze cognitive. La conclusione, se pu essercene una, che la logica ha unautonomia e un interesse intrinseco che deve coesistere con le applicazioni e le inevitabili sovrapposizioni con le altre discipline competenti. Una conferma di ci ci viene in particolare dal volume curato da Moriconi, che affronta la filosofia della logica di tre pensatori del calibro di Dummett, Martin-Lf , Prawitz, mostrando come alcune problematiche gnoseologiche e ontologiche, quali la natura dei numeri, il concetto di verit, di ragionamento, di significato, abbiano acquisito un carattere logico e come questo approccio sia utile a quelle discipline interessate agli stessi problemi per sviluppare nuove direzioni di ricerca. La linguistica in particolare ha un grosso debito con la logica, la cui applicazione allanalisi della struttura del linguaggio ampiamente affrontata da Marsonet in Logica e Linguaggio. La domanda che apre il primo dei due volumi di cui si compone lopera ancora la medesima: che cos la logica? Lautore fornisce una risposta specialistica: espone lapplicazione vantaggiosa dellanalisi logica allo studio del linguaggio; elenca gli strumenti atti a risolvere problemi semantici presenti in questi studi; indica i risultati ottenuti con

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Albert Einstein

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Einstein: scienziato o filosofo?


Limportanza di Albert Einstein nella storia della fisica fuori discussione, ma molto vi da dire ancora sul ruolo delle sue concezioni filosofiche e sullinfluenza che queste hanno avuto nel suo lavoro di scienziato. Nel volume EINSTEIN PHILOSOPHE (Einstein filosofo, PUF, Parigi 1993), recentemente pubblicato in Francia, Michel Paty evidenzia il nucleo non esclusivamente scientifico dei lavori di Einstein quando questi prende in esame il lavoro di creazione della teoria scientifica e lesigenza metafisica che ne alla base. Contemporaneamente Jacque Merleau-Ponty, nella sua biografia del fisico dal titolo: EINSTEIN (Flammarion, Parigi 1993), dimostra come lagire dellintellettuale Einstein, impegnato a difendere una visione etica molto marcata, sia correlato ad una concezione filosofica che influenza anche il suo modo di intendere la fisica.

Si torna a parlare di Albert Einstein. Alle numerose pubblicazioni sullo scienziato tedesco, alle biografie scientifiche, agli scritti commemorativi dei colleghi e a tutti gli studi pi o meno autorevoli sulla sua fisica, si aggiungono ora due nuovi studi ad opera di Michel Paty e Jacques MerlauPonty. Il punto di vista dal quale viene affrontata lanalisi degli studi di Einstein , in entrambe le pubblicazioni, quello filosofico. Identica la tesi: mostrare come la filosofia di Einstein abbia guidato lattivit e gli interessi di Einstein scienziato. Questi due nuovi studi non sono certo i primi a trattare la natura intellettuale dellideatore della relativit generale; ricordiamo, a tal proposito, lantologia di scritti redatta da Paul A. Schilpp dal titolo indicativo: Einstein scienziato filosofo (ed. it. Torino 1958). Ma, mentre in questi scritti si tentava di dare unimmagine quanto pi completa possibile delluomo Einstein, questi ultimi due studi sono opere a tesi: loggetto dellanalisi non tanto Einstein, quanto il suo ruolo di scienziato teorico e di intellettuale impegnato. E quindi il fisico Albert Einstein che viene analizzato con occhio filosofico, in un esame che prende

in considerazione gli anni di gestazione della relativit ristretta e, in quel periodo, i motivi che hanno determinato la scelta della difesa del principio dinerzia e della costanza della velocit della luce e labbandono della meccanica newtoniana. In tal senso viene analizzato limperativo estetico della simmetria che domina la costruzione razionale delle sue teorie, mettendo in evidenza la scelta metafisica realista che Einstein non abbandoner mai e che sar la causa principale delle sue incomprensioni con Bohr . La tesi che entrambi cercano di provare riassunta in una frase di Paty: La filosofia nel seno della scienza, nel suo movimento e nella sua trama, e non soltanto nella valutazione a posteriori dei suoi risultati. Viene cos mostrato il filosofo Einstein intento a costruire una vasta opera filosofica attraverso lelaborazione di quelli che sono gli strumenti a sua disposizione: i risultati della scienza totalitaria dellottocento. Nella sua celebre biografia di Galileo, Stillman Drake addita il diciassettesimo secolo come il termine dellegemonia filosofica nella descrizione della natura. Dopo Galileo colui che incaricato di ordinare il mondo esterno secondo ragione un personaggio che si distacca, per gli strumenti che adopera nella descrizione dellordine naturale, dal filosofo della natura della classicit. Giustificazioni religiose e metafisiche vengono man mano allontanate dalla descrizione dei fenomeni naturali a favore di una descrizione formale: quella matematica. Questa tendenza ha trovato pieno riscontro nel nostro secolo: la descrizione matematica si appropriata completamente della realt; le figure del fisico e dellastrofisico hanno sostituito quelle del metafisico e del teologo; la filosofia si ritirata in quei campi che gli empiristi chiamavano le scienze delluomo, letica, la politica, e nella sociologia. Sono le personalit carismatiche del mondo scientifico che si occupano di descrivere e diffondere le nuove visioni del mondo: Hawcking, Penrose, Prigogine, Thom, Barrow, Weinberg, Sexl... Il filosofo non pu far altro che prendere atto dei risultati, o discutere sulle metodologie dindagine corrette: il lavoro di costruzione lasciato allo scienziato. Il compito che Paty si prefigge in questo
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suo lavoro quello di restituire al filosofo il ruolo attivo nella costruzione della natura, rivendicando la natura filosofica della scienza teorica. Lo scienziato teorico necessariamente filosofo. Lattivit scientifica di Einstein, le sue dichiarazioni, gli scambi epistolari con scienziati suoi contemporanei non fanno altro che dar credito al giudizio di Koyr, secondo il quale fuori dubbio che vi sia una meditazione filosofica che ispira lopera di Einstein. Einstein diventa quindi larchetipo dello scienziato teorico; dello studioso dingegno che non pu separare la tradizione filosofica dal suo lavoro di ricostruzione della realt. In tal senso acquistano grande importanza gli accenni di Einstein alle sue letture di Spinoza, di Schopenhauer, di Kant e i suoi debiti con Mach. Nella prospettiva adottata meno importante sottolineare il debito di Einstein nei confronti della tradizione scientifica. Ancor pi interessante la proposta di Merlau-Ponty, che dietro al filosofo Einstein tenta di scorgere luomo curioso che vuole innanzitutto intanto capire e che solo dopo aver trovato una sua dimensione interiore, un suo sens artistique, tenta di rintracciarlo in tutto ci che lo circonda e nei pensieri di chi lo ha preceduto. Appartiene ad Einstein una concezione naturale di creazione artistica, dove per arte si intende una tendenza non necessariamente estranea a unattivit razionale; in questo senso va intesa laffermazione secondo cui il fisico non nientemeno che un filosofo che si interessa a certi argomenti particolari; altrimenti non che una sorta di tecnico. Un filosofo, dunque, che vuole essere innanzitutto un artista della conoscenza, che difende laffermarsi del pensiero in s stesso, come la musica. Un uomo che sogna coscientemente, come lo ha descritto Alan Lightman nel suo recente I sogni di Einstein (Guanda, Parma 1993), dove il giovane impiegato dellufficio brevetti di Berna, spettinato e con un paio di calzoni troppo larghi, sogna una concezione del tempo diversa, si immagina molteplici situazioni in cui il tempo ha significati diversi, esistenze fisiche diverse. Non il filosofo in primo piano, ma luomo nella sua complessit, che cerca di non costringere la propria natura allinterno dei binari morti

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del tecnicismo o del dogmatismo, ma di vivere liberamente la propria esigenza di conoscenza. Scienziato di professione, musicista dilettante, filosofo per natura, pacifista per scelta, perseguitato dalle contingenze storiche: a riassumere la biografia di Einstein vale la frase di Abraham Pays , suo biografo e amico, stato luomo pi libero che ho mai conosciuto. M.P. Muovendo da questa preziosa intuizione filosofica, che costituisce, secondo Penzo, il nocciolo originale del pensiero eckhartiano, si sviluppa quella particolare ermeneutica che verr portata avanti dai filosofi dellesistenza, come appunto Nietzsche, Heidegger e soprattutto Jaspers, nonch dai teologi dellesistenza, come Barth, Bultmann, Gogarten, Tillich, Bonhoeffer e altri, ma che trova il suo antecedente contemporaneo in Kierkegaard. In effetti Eckhart mette in luce i limiti di quel conoscere categoriale che legato al rapporto soggetto-oggetto, e va nella direzione di un conoscere come non-conoscere - ovvero come comprendere - libero dalla conoscenza legata alloggetto. E qui, secondo Penzo, che si apre lautentico conoscere, e, nello stesso tempo, la dimensione del sacro: momento di fondo della realt sacrale quello di essere liberi dal principio di non-contraddizione, caratteristico invece della realt non sacrale, cio ontica. La dottrina teologica della continua nascita di Dio nellanima attraverso il distacco, ovvero attraverso la liberazione da ogni legame e da ogni immagine - che come noto, la dottrina centrale di Eckhart - si rivela cos cifra filosofico-teologica per chiarire lessere autentico. Condividiamo pienamente linsistenza con cui Penzo sottolinea i profondi legami che il Maestro domenicano ha con la filosofia antica, medievale e - ovviamente sotto un diverso profilo - moderna e contemporanea; daltra parte parlare di mistica della ragione non significa affatto negarne le componenti etiche, sapienziali, spirituali in senso ampio e forte, proprio perch ragione - come Penzo peraltro chiarisce - va intesa nel significato pi profondo come quel fondo dellanima che ricco di tutte le sue potenze, senza comunque identificarsi con nessuna di esse - anzi, tutte trascendendole. In questo senso la mistica della ragione eckhartiana prima di tutto unesperienza dello spirito, alla quale non si giunge senza prima aver profondamente esperito tutto lumano, anche nelle sue dimensioni corporee e psichiche. Che la fortuna di Eckhart in Italia sia appena agli inizi confermato dal fatto che contemporaneamente alla pubblicazione del volume curato da Penzo apparsa ledizione italiana del trattato di Meister Eckhart, Commento al Vangelo di Giovanni (a cura di Marco Vannini, Citt Nuova, Roma 1992), che giungeva a seguito di una monografia sullautore ad opera di Marco Vannini, Meister Eckhart e il Fondo dellanima, (Citt Nuova, Roma 1991. M.V.

La libert in F. M. Pagano
A met del Settecento lIlluminismo, oltre che a Napoli, penetr e si irradi nei pi importanti centri della penisola, influenz decisamente in modo diretto o indiretto gli orientamenti culturali, le idee politiche e sociali, gli indirizzi, gli interessi e le forme della vita letteraria. LIlluminismo a Napoli permise a personaggi come Genovesi, Galiani, Filangieri, Pagano, Delfico di operare e di agire quali martiri, apostoli e confessori della religione del razionalismo, come ebbe a definirli Croce. E in questo contesto storico-politico-culturale che si inserisce la vita e lopera di Francesco Maria Pagano, secondo quanto ci riferisce Nunzio Campagna nel suo recente studio: POTERE, LEGALIT, LIBERT. IL PENSIERO DI F . M. PAGANO (presentazione di Antimo Negri, Calice Editore, Rionero in Vulture 1992).

La mistica della ragione di Meister Eckhart


Per un totale di pi di duecento pagine il recente volume di Giorgio Penzo MEISTER ECKHART. UNA MISTICA DELLA RAGIONE (Edizioni Messaggero, Padova 1992) costituito, nella sua seconda parte, da unampia antologia di alcune delle pi importanti opere del Maestro domenicano - sermoni tedeschi, sermoni latini, commento alla Genesi -; comprende poi integralmente i due trattati, anchessi in volgare tedesco, intitolati: LIBRO DELLA CONSOLAZIONE DIVINA e DELL UOMO NOBILE. Conclude il volume una cronologia essenziale e unampia nota bibliografica, pressoch unica sullargomento. Sotto questo aspetto lopera sembra in grado di dare una conoscenza sufficientemente articolata ed approfondita del pensiero eckhartiano, venendo incontro a quelle esigenze di lettura della mistica tedesca, nel suo pi grande rappresentante, che sempre pi si fanno sentire ai giorni nostri.

La prima parte del volume, ad opera di Giorgio Penzo, consta di unorganica Introduzione alla vita e agli scritti di Meister Eckhart sullo sfondo della cultura del suo tempo, mettendo in evidenza loriginalit della filosofia eckhartiana, incentrata sulla dimensione dellessere e sulla problematica del distacco. Particolarmente interessante il capitolo dellIntroduzione intitolato: Morte di Dio e nascita di Dio: Eckhart filosofo e teologo dellesistenza. Partendo dal fatto che la coscienza della propria nientit da parte della creatura rappresenta il punto di incontro tra creatura e Dio, giacch la coscienza della differenza data dalla coscienza dellessere nulla senza Dio, mentre, a sua volta, la coscienza dellessere-nulla implica, anche se indirettamente, la presenza del divino nella parte pi profonda dellanima, che la ragione, Penzo osserva che Dio e nulla sono due poli di una stessa dialettica esistenziale, dove nellidentit v la diversit e dove nella diversit v lidentit. In questa dialettica esistenziale viene messo tra parentesi il principio di non-contraddizione, che vale solo nellambito del temporale e non in quello delleterno.

Lo studio di Nunzio Campagna prende il titolo da uno dei capitoli pi significativi di questo volume, Libert, legge, potere. Questo tema ha una sua preminenza inequivocabile nellopera di Francesco Maria Pagano soprattutto perch qui egli si presenta in veste di filosofo della politica. La sua grande passione la lotta politica, attraverso la quale si dichiar sempre apertamente ostile a qualsiasi forma di dispotismo e intolleranza, sin dai tempi in cui difese in un processo alcuni giacobini napoletani, una difesa che gli cost la perdita della cattedra universitaria di diritto criminale, due anni di prigionia e lespulsione dal Regno di Napoli. Laspetto interessante, stando a quanto scrive Campagna, scoprire come lo spessore della riflessione politica di Pagano sembri anticipare e ricalcare alcune posizioni che saranno assunte centanni dopo da correnti di riformismo liberal-socialista della storia politica europea: si pensi a Piero Gobetti , Carlo Rosselli, Norberto Bobbio, che accetteranno anchessi, come unica garanzia, la stessa convinzione di fondo di Pagano, che cio soltanto la legge assunta a principio regolatore di tutte le vicende umane pu realizzare o avvicinarsi il pi possibile ad un ideale di giustizia sociale. Il senso profondo della democrazia liberale di Pagano, osserva Campagna, la libert, che al di fuori della legislazione forza e violenza; ma anche una legislazione senza libert forza e violenza. E necessario, dunque, continua Campagna, che il rapporto sia tale da conservarsi reciprocamente e concretamente nelle forme storiche di una nazione. Luomo sul quale Pagano riflette luomo politico della societ civile: luomo, cio, che avendo superato lo stato selvaggio e barbarico, deve improntare la sua esistenza ai fondamentali valori del vivere civile: la libert e la legge. Sembra dunque che Pagano abbia chiara la

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definizione minima di democrazia, con la quale, in regime democratico, si intende primariamente un insieme di regole e di procedure per la formazione di decisioni collettive, in cui prevista e facilitata la partecipazione pi ampia possibile degli interessati. Pagano sostanzialmente riprende la vecchia idea che diritto e potere siano due facce della stessa medaglia: solo il potere pu creare il diritto e solo il diritto pu limitare il potere. Ora, il problema che lo Stato dispotico il tipo ideale di Stato di chi si pone dal punto di vista del potere; allestremo opposto c lo Stato democratico, che il tipo ideale di Stato di chi si pone dal punto di vista del diritto. Per Pagano era necessario prender campo o per luno o per laltro. Egli sceglie la democrazia e dopo essersi rifugiato a Roma, una volta espulso dal Regno di Napoli nel luglio del 1798, prende parte alla vita politica di quella repubblica e torner a Napoli nel 1799 per partecipare al governo della Repubblica partenopea. La sua attivit nel comitato di legislazione, giudicata da qualcuno moderata, fu in realt estremamente concreta e rappresent il tentativo di realizzare una costituzione capace di proteggere il cittadino dallautorit politica. Il problema che resta ancora da considerare se il giusnaturalismo di Pagano, innervato da una profonda sensibilit storicistica, fosse maturo a tal punto da saper affrontare un problema cos arduo come quello di una possibile conciliazione tra liberalismo e democrazia. Dobbiamo chiederci, cio, osserva Campagna, se nonostante la sua inequivocabile scelta di campo a favore della democrazia, il filosofo napoletano fosse realmente cosciente dei contenuti e dei problemi che il liberalismo e la democrazia presentano in s e della possibile e sempre concreta prospettiva di non riuscire a conciliare libert e uguaglianza. Evidentemente lo Stato dispotico, che Pagano rifiut, avrebbe potuto al massimo permettergli di essere giusto per sentimento, ma non per certezza di diritto. Il suo umano e caldo entusiasmo fu infatti vergognosamente spento semplicemente per la paura dei suoi pensieri e delle sue parole. M.Ma. Come sostiene Paolo Spinicci , curatore delledizione italiana, queste Lezioni sulla sintesi passiva costituiscono una lunga, analitica riflessione sulle condizioni originali di possibilit di unesperienza di oggetti. Daltra parte, rispetto allintento husserliano degli anni Venti e Trenta di dar luogo a una filosofia fenomenologica, concepita come introduzione teoretica a metodo e presupposto dellindagine fenomenologica, queste Lezioni si muovono in senso opposto: i materiali qui presentati costituiscono, infatti, proprio lo svolgersi di una riflessione in medias res, dove la preoccupazione metodologica passa decisamente in secondo piano nei confronti dellarticolarsi dellindagine nel suo sviluppo. Si pu dunque sostenere che qui la questione del metodo non si ponga come tale, cio come questione, bens come pratica concreta. Il testo originale, che trae origine da tre corsi tenuti da Edmund Husserl a Friburgo su Logica (1920-21), Questioni fenomenologiche scelte (1923), Problemi fondamentali della logica (192526), trova la sua unit tematica nel tentativo di delineare una descrizione fenomenologica dellesperienza concepita come sistema di percezioni. Lessere degli enti non pu, in altri termini, essere considerato immediatamente ed esaustivamente riconducibile al loro essere percepiti, perch, cos facendo, si verrebbe a perdere proprio la dimensione trascendentale, ovvero la dimensione a priori, relativa alle condizioni di possibilit dellesperienza, in quanto condizioni di unificazione delle percezioni. Occorreva dunque, per Husserl, tener fermo alla fondamentale distinzione tra ci che viene percepito propriamente, e ci che non propriamente percepito e che costituisce, nondimeno, il senso oggettuale di ci che viene percepito propriamente: la cosa nella sua interezza, a fronte dellirrimediabile unilateralit della percezione, superabile solo nel momento della sintesi dei vari sguardi prospettici unilaterali, cio delle singole percezioni. Daltra parte, proprio ciascuna singola percezione, nella sua parzialit, a esigere il rinvio al continuum percettivo, allintreccio delle percezioni possibili, che costituisce lonnilateralit delloggetto percepito; dimensione cui attinge, appunto, la sintesi. In altre parole, tutto ci che si manifesta propriamente una manifestazione di cosa solo in quanto intrecciato con, e attraversato da, un orizzonte intenzionale vuoto; orizzonte che costituisce, per Husserl, lente percepito nella sua oggettualit. E precisamente lidea di tale orizzonte uno dei caposaldi dellanalisi fenomenolo gica h usse rliana mutu ati da Heidegger, quando Husserl - identificando anchegli, non casualmente, il momento della sorpresa, della rottura
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del continuum percettivo che accade nellirrompere dellinaspettato, dellinusuale, del dubbio, con il momento critico in cui il continuum medesimo si mostra nel suo ruolo di orizzonte di ci che viene percepito propriamente - parla, a questo proposito, dell in-vista-dicui della percezione come del luogo originario del presentarsi dellente come oggetto. Lattivit sintetica riveste, per Husserl, un carattere processuale; da essa quindi esclusa limmediatezza. La ripresa husserliana della determinazione dellIo penso kantiano ne comporta dunque una riformulazione radicale: laddove lappercezione kantiana si qualifica come frutto della spontaneit dellintelletto, la sintesi fenomenologica di Husserl si presenta come radicalmente passiva, intrinseca alla dimensione materiale dellesperienza. F.C.

Heidegger, Aristotele e la metafisica


Mentre in Germania prosegue la pubblicazione, nellambito della Gesamtausgabe, di opere e corsi di lezioni di Martin Heidegger, in Italia si segnala la traduzione di alcuni testi del filosofo relativi a corsi e seminari. E il caso delle lezioni del semestre invernale 1929-1930, CONCETTI FONDAMENTALI DELLA METAFISICA: MONDO - FINITEZZA - SOLITUDINE (trad. it. di Paola Coriando, a cura di Carlo Angelino, Il Melangolo, Genova 1992), di quelle del semestre invernale 1931-1932, ARISTOTELE, IX, 1-3. SULLESSENZA E LA REALT DELLA FORZA (trad. it. di Ugo Maria Ugazio, Mursia, Milano 1992). A ci si aggiunge la traduzione dellintero contenuto del vol. XV della Gesamtausgabe, che comprende il seminario (19661967) dedicato a Eraclito, diretto da Heidegger in collaborazione con Eugen Fink, pubblicato nel volume dal titolo: DIALOGO INTORNO A ERACLITO (trad. it. di Mario Nobile, a cura di Mario Ruggenini, Coliseum, Milano 1992), e i seminari di Le Thor (1966, 1968, 1969), Zhringen (1973), e Zurigo (1951), raccolti nel volume: SEMINARI (trad. it. di Massimo Bonola, a cura di Franco Volpi, Adelphi, Milano 1992). Infine, con il titolo: ERACLITO (trad. it. di Franco Camera, Mursia, Milano 1993), stato tradotto il vol. LV della Gesamtausgabe, contenente i corsi dei semestri estivi del 1943 e del 1944.

Passivit sintetica
Dai manoscritti di Edmund Husserl, relativi a tre corsi di lezioni, venne tratto nel 1966 un volume, pubblicato con il titolo: ANALYSEN ZUR PASSIVEN SYNTHESIS . Questopera ora tradotta in italiano con il titolo : LEZIONI SULLA SINTESI PASSIVA (trad. it. di Vincenzo Costa, a cura di Paolo Spinicci, Guerini e Associati, Milano 1993) costituisce la proposta di una fenomenologia della percezione, concepita come momento e strumento della costruzione di una filosofia dellesperienza.

Nel corso friburghese del 1931, Aristotele, IX, 1-3. Sullessenza e la realt della forza, la riflessione sul concetto di dynamis in Aristotele rappresenta per Martin Heidegger la chiave per penetrare nellambito della questione dellessere conce-

PROSPETTIVE DI RICERCA
Aristotele perviene a una determinazione del filosofare autentico (riguardante, cio, lessere dellente) in quanto, da un lato, interrogazione concernente lente come tale, dallaltro, questione dellente nella sua totalit. Il tentativo di determinazione dellessenza della metafisica attraverso il contemporaneo richiamarsi allimpostazione aristotelica e ad alcune tematiche (noia, decisione, solitudine) tipiche della riflessione esistenzialista di ascendenza kierkegaardiana, indica, nel periodo del corso, un interesse di Heidegger per un proseguimento delle ricerche di Sein und Zeit in una direzione che, se quella indicata dalla svolta - la tematizzazione della centralit della questione ontologica nel suo legame con il logos - non ancora orientata sui sentieri che Heidegger percorrer dagli anni Trenta in poi. In altri termini, il progetto di ontologia fondamentale, legato soprattutto agli scritti degli anni Venti, e pi direttamente connesso con il trascendentalismo kantiano (e, attraverso questo, con la fenomenologia husserliana), pare gi qui cadere in sospetto di antropologismo, dal quale ultimo Heidegger prende le distanze, insistendo sulle possibilit di decentramento dellessenza delluomo, offerte dallanalitica esistenziale. Come noto, altre e pi originali risulteranno, in seguito, le strade battute da Heidegger; e gi nellorganizzazione di questo corso di lezioni, dove il pi ampio spazio e il carattere della trattazione, dedicati al concetto di mondo, conferiscono alla categoria della noia una tonalit peculiare, lontana dalle elaborazioni dellesistenzialismo, si annuncia il cammino futuro. In questo corso, lo spirito, pi che la lettera, del progetto di distruzione-fondazione della metafisica tradizionale, attraverso l ontologia fondamentale, si coniuga con la tesi relativa a una possibile fine della filosofia, che non comporti quella del pensiero e che preluda, invece, allapertura di uno spazio per un pensare non metafisico, originario, iniziale. E questa, come noto, una delle direzioni in cui si avviano le ricerche heideggeriane degli anni successivi, che giungono talvolta a ipotizzare, nella storia del pensiero, la realt storica effettiva di unepoca non metafisica. In questo senso, come accade nel corso del semestre estivo del 1944 dedicato a Eraclito (raccolto, come quello del semestre estivo del 1943, dedicato al medesimo pensatore, nel volume LV della Gesamtausgabe), il pensiero presocratico viene valutato come premetafisico. Con Anassimandro e Parmenide, Eraclito appartiene appunto al gruppo di quei pensatori che pensano nellambito dell inizio, i pensatori iniziali. Il problema che si pone Heidegger , anzitutto, come determinare il rapporto tra il pensiero iniziale e quello metafisico; un rapporto che, nella prospettiva di un futuro superamento della metafisica, va considerato come storicamente determinato e si giustifica sulla base della tesi -

Martin Heidegger

pito come presenza. Da questo punto di vista, a parere di Heidegger lanalisi aristotelica si muove sul terreno originario della questione ontologica, proprio perch finisce per portare la domanda sullessere, pensato a partire dalla sua differenza dallente. La domanda su dynamis e energheia, sostiene infatti Heidegger, rientra in quella sullente in quanto tale, alla stessa stregua di quella relativa al categorein, con la quale, per, non si identifica. Proprio perch in Aristotele lente, al quale lessere viene equiparato, va inteso come lente in quanto tale, una tale equiparazione, secondo Heidegger, legittima nel filosofo greco; ai giorni nostri, viceversa, essa il luogo di uninsanabile confusione, perch parlando dellessere si intende spesso lente, e viceversa, dimostrando con ci di non comprendere n luno, n laltro. Secondo Heidegger, Aristotele ha ben chiaro che lente, in quanto tale, altra cosa dalla somma dei singoli enti, e proprio per questo posto come differente dallessere. La distinzione fra lessere e lente risulta dunque tanto antica quanto il linguaggio che pronuncia, di un singolo ente, la copula , rendendo con ci possibile la predicazione. Il progressivo oblo di questa differenza rappresenta, nella prospettiva heideggeriana, il principale capo daccusa nei confronti della metafisica. Tale oblo anzitutto conseguenza della falsa dottrina secondo la quale, a partire dallidenti-

ficazione tra predicazione e suo fondamento, viene teorizzato il risiedere dellessere, ovvero della verit, nel giudizio; laddove, al contrario, essere e verit rendono possibile, secondo Heidegger, laprirsi dello spazio per il giudizio, per il discorso apofantico, e non viceversa. Questo corso friburghese deve essere letto in stretta connessione con quello di Marburgo del 1925-26, tradotto in italiano con il titolo: Logica. Il problema della verit (Milano 1986), in cui, pure non casualmente, Aristotele appare come interlocutore di rilievo per Heidegger. Lobiettivo interpretativo di questultimo consisteva qui, dichiaratamente, nel liberare il testo del pensatore greco dalle incrostazioni e dai fraintendimenti operati nei secoli successivi a partire dalla scolastica medioevale. Cos nel corso del 1931 la meditazione heideggeriana sul concetto di dynamis mira a mostrare come la sua essenza non coincida con la realt della sua esecuzione; mira cio, ancora, a mostrare come in Aristotele venga prospettata la differenza tra una potenzialit ontologica e la sua realizzazione sul piano ontico. Anche nel corso del 1929-30, dedicato ai Concetti fondamentali della metafisica. Mondo - finitezza - solitudine, Aristotele appare come un interlocutore decisivo per Heidegger, proprio in sede di definizione della nozione di metafisica. A parere di Heidegger, attraverso il concetto di physis
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PROSPETTIVE DI RICERCA
sostenuta da Heidegger, come si detto, in questi corsi di lezioni - delleffettiva esistenza storica, nel passato, di una fase iniziale del pensiero. Linizio, nonch ci che va inizialmente pensato, consiste per Heidegger nella verit dellessere, che viene alla luce nei concetti metafisici quando, portati allestremo del significato del loro detto, fanno affiorare un senso non detto che li colloca al limite della loro significanza, sullorizzonte che li circoscrive e li definisce. Questo metodo di lettura, che Heidegger aveva rivendicato negli anni Venti come fenomenologico, in quanto consistente in un lasciar essere le cose stesse, allepoca dei corsi su Eraclito si presenta piuttosto come un ascolto del logos, in cui si attua lo spiazzamento di ogni prospettiva antropologica e psicologica. Il logos, in quanto riunione delle cose che sono, e in ci loro custodia, costituisce laccesso allessere nella sua differenza dallente. Il legein del logos pone infatti, secondo Heidegger, la questione della totalit in quanto riunificazione che salvaguarda originariamente; nellidentit di essere e logos, luomo che ascolta questultimo diventa custode dellessere, anzich soggetto al quale il logos sarebbe riferibile come sua facolt. Il rapporto delluomo con lessere, dove dominano lappello e la risposta, si identifica come evento (Ereignis) dellessere; questa la regione originaria della logica, ovvero della metafisica occidentale, il luogo di nascita del pensiero rappresentativo, che si muove chiuso nellorizzonte della relazione fra soggetto e oggetto, e perci impossibilitato a far questione della propria genesi. Il volume XV della Gesamtausgabe heideggeriana comprende anche il seminario, dedicato a Eraclito, diretto da Heidegger e Eugen Fink a Friburgo nel 1966-67, i cosiddetti Quattro seminari (tenutisi a Le Thor nel 1966, nel 1968 e nel 1969, e a Zhringen nel 1973), e il resoconto relativo a un seminario zurighese risalente al 1951. La traduzione italiana di questi materiali ha seguito percorsi differenti: il seminario con Fink stato tradotto con il titolo Dialogo intorno a Eraclito, mentre gli altri testi sono stati pubblicati con il titolo di Seminari. Discutendo di Eraclito, Fink rappresenta per Heidegger un interlocutore non occasionale. Come ricorda infatti Mario Ruggenini nel suo saggio introduttivo al Dialogo intorno a Eraclito, linterpretazione finkiana di Eraclito debitrice a Heidegger del proprio motivo ispiratore, consistente nel porre la questione dellorigine della filosofia, presso i presocratici, come questione relativa alla sua origine non metafisica. Eraclito dunque, insieme ad Anassimandro e Parmenide, pensatore iniziale, per Fink come per Heidegger, passibile cio di uninterpretazione liberata dalla tradizione metafisica, inaugurata da Platone e Aristotele. Parmenide ed Eraclito sono, entrambi, pensatori dellessere in quanto
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Aristotele(presuntoritratto)

PROSPETTIVE DI RICERCA
pensatori della differenza ontologica, ovvero dellassoluta trascendenza e irriducibilit dellessere agli enti nei quali esso si manifesta. Per Heidegger, e cos pure per Fink, il carattere aristocratico del sapere eracliteo mutua la propria ragion dessere dalla medesima fonte di quello parmenideo: il logos di Eraclito, cos come la aletheia di Parmenide, rappresentano comprensioni di quella manifestativit dellessere che, in questo seminario, tanto Heidegger quanto Fink qualificano come Lichtung. Ma proprio su questo punto, rimarca Ruggenini, si divaricano le prospettive di lettura dei due pensatori: mentre Fink pensa la determinazione della Lichtung a partire dallesemplificazione sensibile della luce, e si trova cos a insistere sul carattere positivo (che si traduce in una sorta di illuminazione) della manifestazione dellessere, Heidegger invece, radicalizzando il proprio tentativo di pervenire all originario, riconduce la determinazione della Lichtung a quella della aletheia, sottolineando, di conseguenza, loriginaria consustanzialit della dimensione della chiarezza e di quella della non evidenza, del non ancora chiarito. A partire da questa divergenza Heidegger respinge limpostazione cosmologica di Fink, nella quale egli legge una non sufficiente sottolineatura della differenza ontologica, anche per leccessivo credito concesso alle esemplificazioni mutuate dallambito ontico. La differenza ontologica, sostiene Heidegger nel seminario di Le Thor del 1969, non pu essere compresa a partire dallente, perch essa consiste nel mantenere a distanza lessere dallente. Cos il pensiero metafisico, che pensa lente, non pu comprendere la differenza ontologica; o, perlomeno, non pu comprenderla, come Heidegger spesso si esprime, tematicamente. Anche nei Quattro seminari emerge dunque il tema che, a partire dagli anni Trenta, si impone progressivamente come dominante nella riflessione di Heidegger, quello del rapporto tra pensare metafisico e pensare non metafisico, nonch quello di come si configuri questultimo. La questione del linguaggio si delinea, a questo proposito, come il terreno decisivo del confronto, come la cosa del pensiero. Linteresse non ultimo di questi seminari risiede nel fatto che in essi appaiono accenti che, senza poter essere definibili come autocritici da parte di Heidegger, costituiscono comunque precisazioni decisive nei confronti della sua riflessione. F.C.

Husserl, Brentano e i segni


Nasce da un interesse per il ruolo della semiotica nel pensiero di Husserl lo studio di Dieter Mnch INTENTION UND ZEICHEN. UNTERSUCHUNGEN ZU FRANZ BRENTANO UND ZU EDMUND HUSSERLS FRHWERK (Intenzione e segno. Ricerche su Franz Brentano e sulle prime opere di Edmund Husserl, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1993), che intende mostrare come nelle RICERCHE LOGICHE, con la chiarificazione della conoscenza in base al concetto di intenzionalit, Husserl proponga unalternativa alla prospettiva di carattere semiotico che aveva sviluppato un decennio prima nella FILOSOFIA DELL ARITMETICA. I concetti di intenzione e segno, chiavi di lettura dellinterpretazione offerta da Mnch della filosofia di Husserl, si trovano allorigine di due grandi correnti parallele della filosofia contemporanea: la fenomenologia e la filosofia del linguaggio.

Punto di partenza delle ricerche di Dieter Mnch sul rapporto tra intenzionalit e segno (o tra analisi della coscienza e analisi del linguaggio) nella chiarificazione fenomenologica della conoscenza la questione relativa alla funzione della semiotica nellopera husserliana: perch le ricerche semiotiche che si trovano nella prima opera di Husserl, Filosofia dellaritmetica (1891), e nel manoscritto del 1890, pubblicato postumo, Zur Logik der Zeichen (Semiotik) (Sulla logica dei segni. Semiotica) non trovano prosecuzione (se si escludono le osservazioni sulla funzione costitutiva dei segni che si trovano nel tardo manoscritto Sullorigine della geometria) nelle opere successive? Per lautore la presa di distanza di Husserl dalla semiotica legata allo sviluppo del concetto di intenzione: un concetto che il fondatore della fenomenologia trova nel suo maestro Brentano e che costituisce, liberato da quelli che a Husserl apparivano i residui psicologistici brentaniani, uno dei nuclei concettuali centrali dellanalisi fenomenologica. Sotto questo profilo, lopera di Mnch vuole essere unanalisi della storia del concetto di intenzione, e intende mettere in luce le connessioni tra il concetto di intenzione e quello di segno. Se le Ricerche logiche husserliane rappresentano unalternativa a una chiarificazione semiotica della conoscenza (in quanto cercano di descrivere gli atti psichici che stanno alla base del segno e di altri fenomeni linguistici), esse possono anche essere intese, secondo Mnch, come un tentativo da parte di Husserl di rispondere alla questione della conoscenza simbolica. Se nella Filosofia dellaritmetica Husserl stabiliva unop38

posizione tra conoscenza intuitiva e dimensione segnica, nelle Ricerche logiche egli formula una teoria della conoscenza simbolica che - attraverso i concetti di intenzione e rappresentazione - intende la conoscenza come intenzione riempita simbolicamente. Interpretando le Ricerche logiche come soluzione di un problema posto nella Filosofia dellaritmetica, Mnch rovescia cos consapevolmente una prospettiva tradizionale degli studi sul pensiero di Husserl: quella che interpreta il primo Husserl delle Ricerche logiche alla luce dell ultimo Husserl della fenomenologia trascendentale. Va per ricordato che, come del resto osserva lo stesso Mnch, tale interpretazione trova sostegno in esplicite affermazioni husserliane, che indicano nella fenomenologia una forma di idealismo trascendentale. Con la sua analisi del rapporto tra intenzione e segno, analisi intenzionale e analisi linguistica nel pensiero di Husserl, lo studio di Mnch propone anche lanalisi di un momento preciso nella la storia di una polarizzazione concettuale, che svolge un ruolo centrale nel dibattito filosofico contemporaneo. Se il concetto di intenzionalit (e la sua discussione critica) sta alla base della fenomenologia non solo husserliana, ma anche nei suoi sviluppi successivi in Ingarden, Heidegger, Sartre, Scheler e Merleau-Ponty, il concetto di segno costituisce uno degli strumenti e degli ambiti di indagine privilegiati delle diverse modalit semiotiche e linguistiche della filosofia, tra cui soprattutto la filosofia analitica del linguaggio. Si esprimono qui due diversi programmi filosofici, uno rivolto alle cose stesse e basato sullanalisi e la descrizione della coscienza e del suo essere diretta intenzionalmente verso qualche cosa, laltro che parte dallintrascendibilit dellorizzonte dei segni e del linguaggio ed persuaso che una chiarificazione del pensiero pu nascere solo da unanalisi del linguaggio. Mnch osserva per che tali orientamenti talora si avvicinano, nelle loro origini storiche e nellambito problematico della loro ricerca: Husserl, padre della fenomenologia, e Frege, antenato della filosofia analitica, furono in contatto tra loro e si occuparono di problemi simili; i segni e la coscienza che li costituisce possono diventare un tema dellanalisi fenomenologica, cos come la semiotica pu cercare di trattare i fenomeni intenzionali nel contesto di una teoria dei segni. M.M.

NOTIZIARIO
Con il titolo di LE IPOTESI DEL SOGGETTO & LA SCIENZA (Edizioni Biblioteca dellImmagine, Pordenone dicembre 1993) prende avvio una nuova rivista, che nasce nellambito della collana Il Soggetto & la Scienza delle Edizioni Biblioteca dellImmagine, una collana che ospita da alcuni anni opere quali i Moralia di Plutarco (di cui sono disponibili i primi tre volumi - La serenit interiore, Leducazione dei ragazzi ed Etica politica), opere di Marsilio Ficino, di Giordano Bruno, di Paul Valry ed altre. Si tratta di testi per lo pi inediti, di traduzioni integrali di opere che, come nel caso dei Moralia , sono assenti da secoli dal panorama editoriale italiano, con testo originale a fronte. Opere di grande respiro filosofico e di rigoroso impegno filologico. Nella stessa collana usciranno tra poco unopera di Joseph de Maistre, Chiarimento sui sacrifici e unopera rinascimentale di Leone Ebreo, Dialoghi damore; sono in preparazione inoltre le Opere latine di Giordano Bruno (il primo testo proposto sar il De umbris idearum ) e un trattato sul tempo del V secolo d.C. di Simplicio, ultimo esponente dellAccademia, il Corollarium de tempore. In questo contesto nata lesigenza di creare un luogo di discussione vivo ed aperto dove linteresse per determinate aree tematiche potesse esprimersi non solo nella scelta di particolari opere, perlopi classici di indiscutibile rilievo filosofico, ma vivere anche nel confronto aperto del dialogo e della discussione. Da questa esigenza nasce Ipotesi, una rivista quadrimestrale di cultura varia, dedicata volta per volta ad un unico tema. Il tema del primo numero Lapertura . che viene affrontato sulla base di tre ambiti tematici. Il primo , Il mito e lapertura, contiene i seguenti saggi: Platone e il mito della memoria, di Roberto Melchiori; Le ombre delle idee nellarte della memoria di Giordano Bruno, di Maddalena Maddamma. Il secondo ambito, Genesi delle Forme, presenta Sullinterpretazione delle figure paleolitiche e in particolare sulle rappresentazioni umane dellarte rupestre occidentale, di Jean Louis Schefer; Freud secondo natura. Dalla psicanalisi alla fisiognomica della psiche attraverso le illustrazioni del corpus freudiano, di Moreno Manghi; Morire alla luce del sole. Intorno alla clinica dellautismo, di Sandra Pujatti; Tecnica della grazia. A proposito di Oskar Schlemmer e Heinrich von Kleist, di Eric Michaud. Da ultimo, Vocazioni ; un ambito che annovera i saggi Valery e il tempo del mondo , di JeanMichel Rey; La trasformazione interiore. La sventura e lesperienza damore nel pensiero di Simone Weil, di Grazia Giacomazzi.

NOTIZIARIO

EPOCH. A JOURNAL FOR THE HISTORY OF PHILOSOPHY FROM A CONTINENTAL PERSPECTIVE

La BIBLIOTECA SAN CARLO trae la sua origine dalla antica libreria della Congregazione della B. Vergine e San Carlo di Modena e del Collegio dei nobili creato vari anni prima della morte di Ludovico Vedriani (1670) e notevolmente arricchita dal lascito dei suoi libri. Istituita lUniversit, nel 1778 i volumi andarono a costituire il nucleo originario della biblioteca del nuovo ente. Data per la persistenza della funzione educativa del Collegio, la Congregazione mantenne una sua biblioteca per gli studenti fino a tempi recenti, quando le scuole vennero statalizzate. Nel 1971, arricchito il fondo moderno, venne riaperta al pubblico; e infine nel 1976, dopo un accurato restauro e riadattamento del palazzo, venne definitivamente sistemata nella sua attuale configurazione. La Biblioteca San Carlo si caratterizza per il grande patrimonio di periodici e per la specializzazione in filosofia, scienze sociali e religiose; negli ultimi anni la biblioteca ha curato particolarmente laggiornamento dei materiali relativi a queste discipline con lacquisizione di riviste e saggi di studio, anche in lingua straniera. Possiede 21000 volumi moderni e 4300 antichi, nonch 1252 periodici italiani e stranieri di cui oltre 700 in corso e 732 audiocassette relative a conferenze, lezioni, seminari e presentazioni di novit editoriali organizzati dalla Fondazione. Tra le principali attivit la Biblioteca presenta repertori di novit editoriali - volumi e riviste - e predispone bibliografie su argomenti e autori specifici, in genere a supporto delle iniziative culturali della Fondazione; organizza anche visite guidate per le Scuole Medie Superiori orientate allutilizzo della biblioteca ed alla impostazione di una ricerca bibliografica su temi concordati con linsegnante. La Biblioteca anche centro di coordinamento del Servizio Spoglio Periodici, progetto di catalogazione cooperativa a cui partecipano 6 diverse biblioteche, il cui scopo fornire informazioni catalografiche su articoli apparsi in pi di sessanta riviste italiane presenti in biblioteca. Tra i servizi offerti segnaliamo la disponibilit gratuita del catalogo dei periodici posseduti dalla Biblioteca (Catalogo dei periodici della Biblioteca San Carlo, a cura di M. Bellei e

G.P. Turrini, Modena 1984 e Catalogo dei periodici. Aggiornamento 1989 ), delle liste di nuove accessioni (volumi e periodici) e delle bibliografie realizzate a partire dal 1988 in occasione di iniziative del Centro Culturale e del Centro Studi religiosi della Fondazione. A partire dal settembre 1993 la Biblioteca sar aperta con il nuovo orario dei servizi al pubblico: luned-venerd ore 10-13 (Emeroteca, Sala periodici, consultazione e prestito volumi); ore 15-21 (Emeroteca, Sala periodici, consultazione e prestito volumi, Sala lettura). La Segreteria aperta dal luned al venerd dalle ore 10 alle ore 13 e dalle 15 alle 18.30.

(Brigham Young University, Provo, Utah) una nuova rivista americana che si occupa prevalentemente di problemi della filosofia continentale, andando incontro a unattenzione sempre pi diffusa in America per il pensiero europeo. Nel comitato di redazione figurano, tra gli altri, Jaques Derrida, Michel Haar, Dominique Janicaud, Mario Perniola e Fanco Volpi. Tematica centrale della rivista la storia della filosofia e i suoi metodi. Questi gli articoli che figurano nel primo numero: Limits and Grounds of History: The Nonhistorical, di Michel Haar; Thinking Non-Interpretively: Heidegger on Technology and Heraclitus, di Charles Scott; Paramodern Strategies of Philosophical Historiography, di Steven Daniel; Nihilism and Beatitude, di Henri Birault; The Will as the genuine Postscript of Modern Thought: At the Crossroads of an Anomaly, di Frank Schalow.

La DE MARTINIS & C. EDITORI si costituita a Catania (via Aloi 40, tel. 095/530900, fax 095/274546), nellottobre del 1992 con un progetto editoriale incentrato sulle culture del bacino del Mediterraneo. Tale progetto nasce dallesigenza, in un momento storico cos travagliato e soggetto a spinte disgreganti, di presentare insieme culture diverse tra loro, ma tutte unite dal medesimo denominatore comune: il Mediterraneo. Soltanto negli ultimi anni il panorama editoriale italiano, a differenza di quello straniero, ha mostrato qualche segno dinteresse verso paesi a noi cos vicini geograficamente, sempre per in maniera sporadica e senza una volont precisa di presentarli legati alla nostra cultura in un progetto comune. La collana saggistica, diretta da Manlio Sgalambro, si propone di contribuire al culto del lettore di saggi con opere nelle quali lidea di saggio sia il pi presente possibile e la tentazione della verit pi sottilmente costruita. Le Ispirazioni mediterranee di Paul Valry, edito in cinquecento esemplari fuori commercio, da considerarsi come una sorta di manifesto editoriale. Tra i titoli filosofici in catalogo segnaliamo: Borislav Pekic, Come placare il vampiro; Piero Martinetti, Dellonore e altre cose; Gabriele DAnnunzio, Su Nietzsche; Julien Benda, Saggio di un discorso coerente tra Dio e il mondo ; Giuseppe Rensi, La filosofia dellautorit ; Giulio Cesare Vanini, Confutazione delle religioni; Giuseppe De Lorenzo, La terra e luomo.

La collana FARE LEUROPA nasce dalliniziativa di cinque editori europei di lingua e nazionalit differenti: Beck (Germania), Basil Blackwell (Inghilterra), Crtica (Spagna), Laterza (Italia), Seuil (Francia). I volumi che vengono proposti sono dovuti ai migliori storici del momento e affronteranno i temi essenziali della storia europea nei diversi campi: economico, politico, sociale, religioso, culturale. Avranno come orizzonte problematico la ricerca dellidentit collettiva dellEuropa attraverso le peripezie della sua storia e la pluralit delle sue componenti. I volumi prescelti non costituiranno una collana accademica, ma si indirezzeranno a un pubblico pi vasto, esigente nelle proprie richieste culturali, ma non specialistico. Tra i volumi pubblicati: La citt nella storia dEuropa, di Leonardo Benevolo; LEuropa e il mare, di Michel Mollat du Jardin; La fame e labbondanza. Storia dellalimentazione in Europa , di Massimo Montanari; LEuropa dellIlluminismo , di Ulrich Im Hof; La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, di Umberto Eco; Le rivoluzioni europee. 1492-1992 , di Charles Tilly. In preparazione: I contadini nella storia dEuropa , di Werner Rsener.

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CONVEGNI E SEMINARI
messo in relazione da Gadamer alla dottrina greca della reminiscenza. Questa , per Gadamer, metafora dellintersoggettivit linguistica in cui noi da sempre viviamo. In tal modo, il problema della verit viene a coincidere con quello del linguaggio come universo di relazioni. A tal proposito Gadamer ha sottolineato la vicinanza della Logica di Hegel al Parmenide platonico, ritenuto da Hegel stesso la pi grande opera dialettica dellantichit. Il fatto che questo dialogo non abbia una conclusione indica, per Gadamer, che il linguaggio non ha fine, conclusione, ma sempre capace di formare nuove combinazioni di parole, di idee per esprimere le nostre intenzioni. In una tale prospettiva la filosofia non pu ridursi alla scienza, al progresso della tecnica. Il linguaggio che noi adoperiamo ci precede, per cui la cosa non loggetto che si trova nelle nostre mani, ma fra noi, espressa dal linguaggio. A differenza delle scienze, il metodo filosofico qui ascolto che non forza il dato per ottenere certezze. Filosofare ascoltare la logica delle cose. La scienza, ha proseguito Gadamer, deve superare il cartesianismo moderno riappropriandosi dellidea-guida della logica antica: nella filosofia greca, l evidenza della matematica non viene sancita da chi indaga la natura, ma insita nelle cose stesse. Tale evidenza detta dai greci aletheia, disvelamento, evento che si esprime. Lideale della luce che rischiara come aletheia alla base dellautocoscienza in Hegel; mentre Heidegger prende le distanze dallidea di uno spirito trasparente, nel quale non resta niente di oscuro, di velato, e riferendosi ad un modello di coscienza di stampo psicanalitico, rifiuta la riduzione della vita alla totalit della coscienza. Dopo i progressi della modernit, nei secoli XVIII e XIX, anche il concetto di aletheia acquista una nuova attualit: essa ha a che fare con lentrata della luce, non intesa come perfezione e possesso della verit, ma come un discorso interrotto e ripreso nella temporalit della nostra coscienza. E.V.

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CONVEGNI E SEMINARI

Parmenide e Georg Wilhelm Friedrich Hegel

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CONVEGNI E SEMINARI
no Martelli, per quanto riguarda Mauss, in particolare, non si tratt di unadesione supina alle tesi del fondatore della scuola durkheimiana. Proprio su un tema di fondamentale importanza per la sociologia della religione si verifica la divergenza di interpretazione: secondo Mauss i sentimenti che hanno per oggetto il sacro non sono distinguibili da altri e, questo il punto centrale, la stessa categoria di sacro si dimostra utilizzabile solo in riferimento alle religioni basate sulla dicotomia puro/ impuro. Le ricerche di Mauss, condotte assieme ad altri studiosi, quali il sinologo Marcel Granet o letnologo Robert Hertz, furono volte allapprofondimento di una nozione pi comprensiva e pi duttile, applicabile a culture religiose non fondate su schemi binari o dicotomici, efficacemente trans-culturale, quale quella di mana. Mauss, dunque, non condivise la cosiddetta svolta essenzialistica di Durkheim e cerc invece di mostrare come il sacro fosse una specie di cui il mana era il genere, aprendo un dibattito sul ruolo e sul significato del sacro, che proseguito fino ai giorni nostri. Leffetto di relativizzazione storico-antropologica della societ di mercato e della sua morale, accomuna il prodotto delle ricerche di due studiosi tra loro, per altri versi, molto differenti, quali Mauss e Polany. Alfredo Salsano ha ripercorso in parallelo i loro lavori, mettendone in evidenza le diversit. Mentre Polany utilizza un comparativo sostanziale e guarda alla forma della redistribuzione, Mauss si riferisce al principio euristico del fatto sociale totale e mostra preferenze per forme di reciprocit. I punti di contatto tra i due riconducevano invece ad un comune programma, culturale e politico a un tempo, che, a partire dalla diagnosi di eccezionalit della forma di vita della societ capitalistica, tenta di individuare strade possibili per ristabilire il primato della societ sulleconomia, senza per questo rinunciare allo scambio di mercato. Lanalisi polanyana delle forme di integrazione (reciprocit, redistribuzione, scambio), cos come lo studio maussiano del dono, prendono origine da un comune riconoscimento della valenza sociale dellagire economico: da un rifiuto di letture economicistiche o utilitaristiche dei moventi dellazione sociale, che in questi due autori ha una sua prima legittimazione, prende origine un percorso di ricerca che nelle scienze sociali contemporanee ridiscute, anche in termini empirici, lorganizzazione della vita economica e dei problemi che ne derivano (in questa direzione si muovono, ad esempio, gli studi di un gruppo di ricercatori che ruotano attorno al M.A.U.S.S. (Mouvement Anti-Utilitariste dans les Sciences Sociales). Lambivalenza del dono sempre presente nelle analisi di Mauss, che, in particolare nel suo saggio su Lespressione obbligatoria dei sentimenti (contenuto in Mauss-Granet, Il linguaggio dei sentimenti, 1975), ma anche nel suo Saggio sul dono (in M. Mauss, Teoria generale della magia ed altri saggi, 1965), ne fa un nodo di decisiva importanza per la sua interpretazione del contratto sociale. Paola Bora ha in tal senso preso in considerazione elementi del discorso maussiano quali limpossibilit nelle lingue indeuropee di distinguere tra dono e scambio, la capacit di creare a un tempo alleanza o rivalit di certe forme di scambio (il potlc come prestazione totale antagonistica), lespressione obbligatoria dei sentimenti di lutto e di dolore e, pi in generale, le analisi di Mauss e dei suoi collaboratori delle forme di contratto sociale, basate sulla osservazione delle strutture delle societ studiate e non sul dibattito filosofico del Sei-Settecento. Da qui Bora approdata al problema di fondo, che Mauss lascia in eredit a molte successive ricerche, vale a dire il problema di come si istituisce lobbligazione sociale prima della costruzione del diritto: una riflessione questa che sfocia nella comprensione dellobbligatoriet del dono intesa come fondamento della reciprocit sociale nei sistemi a prestazione totale. Sulla base anche di una grandissima mole di lettere e documenti, molti dei quali finora inediti, Marcel Fournier , che ha appena concluso la stesura di un nuovo studio su Mauss (previsto per il 1994 presso leditore Fayard di Parigi), ha messo a fuoco, tra laltro, il duplice aspetto con cui si presenta in Mauss il tema del sacrificio, in quanto utilit ed obbligazione ad un tempo: Se il sacrificante dona qualcosa di s - scrive Mauss, e anche Hubert - non dona se stesso; si risparmia con prudenza. E se dona , in parte, per ricevere. Da ci Mauss fa, in qualche modo, discendere anche una conclusione pi propriamente politica: si deve donare di s, senza donarsi. Nel richiamare lattenzione sullimportanza delle nozioni di sacrificio, dono, reciprocit, sia nellopera che nella vita di Marcel Mauss, Fournier ha fatto emergere come entrambe siano infatti attraversate da questioni politiche, che stanno al fondo dellimpegno dello studioso nel caso Dreyfuss, della sua attivit di pubblicista militante e, allo stesso tempo, delle sue ricerche sul concetto di nazione, sul bolscevismo, ma, in fondo, anche del suo pi celebre Saggio sul dono, nelle cui conclusioni troviamo scritto: Si adotti, dunque, come principio della nostra vita, ci che stato e sar sempre un principio: uscire da se stessi, dare, liberamente e per obbligo; non c il rischio di sbagliare. Tuttavia questa sua passione politica non sembr andare a scapito della correttezza scientifica: al contrario, il suo porre al centro delle ricerche le forme concrete, storiche, della reciprocit gli forn un ancoraggio pragmatico delle sue posizioni politiche, oltre che sostanziosi materiali per la critica dellutilitarismo delle teorie economiche. V.B.
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Il pensiero greco in Hegel


Il seminario dal titolo: HEGEL E IL SUO RETROTERRA GRECO, tenuto da Hans Georg Gadamer dal 4 al 9 gennaio 1993 nella sede dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, ha avuto come tema centrale la definizione della portata del pensiero greco nella filosofia di Hegel e Heidegger.

Muovendo dal rapporto che lega Hegel e Heidegger alla cultura greca, Hans Georg Gadamer ha affrontato il problema del compito della filosofia nel nostro tempo. Il punto di partenza della riflessione stato il contrasto che, a partire dal processo di matematizzazione della scienza moderna, si venuto a creare tra scienza ed esperienza: in tale contesto, ha osservato Gadamer, Hegel e Heidegger si presentano come due grandi pensatori della modernit che tentano di produrre un ravvicinamento fra scienza ed esperienza, riprendendo i temi fondamentali della filosofia greca. Il concetto che caratterizza in modo essenziale la filosofia hegeliana quello di dialettica. Gadamer ha analizzato il termine nelle sue due radici: una di origine greca, in cui esso assume il significato di arte del dialogare, laltra di stampo hegeliano, in cui si connota come rielaborazione della contraddizione. Lo sviluppo di tale argomento esige che si prenda le mosse dal problema dell inizio. Nei presocratici, linizio ricercato come arch , principio dellessere e del pensiero. In Parmenide, infatti, lessere coincide col pensiero; il noein parmenideo, a differenza di quello aristotelico-platonico, che distingue il pensiero dalla percezione, la percezione stessa intesa in senso passivo rispetto a ci che si presenta. Alla luce di una tale prospettiva Gadamer ha illustrato la posizione heideggeriana come gi presente al fondo dellontologia parmenidea, considerando invece Hegel come lultimo greco. In Hegel, infatti, il concetto di soggetto svincolato dal miracolo della presenza per esporsi alla presentazione della verit. In tal senso la Logica hegeliana, ha inizio col superamento del soggettivismo; la certezza sensibile implica, in quanto principio della fenomenologia, la certezza del reale come vero. La verit, in Platone ed Aristotele, di cui Hegel parla nel primo libro della Logica, fatta coincidere con leidos: lidea, in quanto visibile e presentantesi con questo aspetto e non con un altro. Qui, ha fatto osservare Gadamer, in gioco la dimostrazione argomentativa, caratteristica del metodo matematico, a cui Hegel si riferisce nella costituzione del metodo dialettico-speculativo, in vista dellelaborazione del sistema. Il tentativo hegeliano di elevare la filosofia dal desiderio di sapere a vera scienza attraverso la dialettica speculativa, stato

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Ermeneutica: questioni di confine
Nella sede dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli si svolto, dal 24 al 26 maggio 1993, un seminario tenuto da Gianni Vattimo, dal titolo ERMENEUTICA: QUESTIONI DI CONFINE. In questi incontri Vattimo ha percorso la storia dellermeneutica, in senso tematico pi che cronologico, puntualizzando i rapporti della filosofia ermeneutica con la scienza, la religione e letica.

Filosofia dellinterpretazione con vocazione nichilistica: cos Gianni Vattimo ha definito lermeneutica. Infatti, muovendo dalla lezione di Heidegger della differenza ontologica e quindi dellimpossibilit didentificare lessere con la semplice presenza, lermeneutica contemporanea si muove in un campo sempre aperto allinterpretazione: la verit non pi intesa come corrispondenza al dato. Il senso dellessere, ha osservato Vattimo, si annuncia in modo sottrattivo: lessere non si d nella presenza, ma solo nelloblio; pu essere colto dal pensiero rammemorante (An-denken) come un problema che inerisce la trasmissione, il tramandare, e va quindi ricollegato al problema della provenienza, al senso della verit. A tal proposito, Vattimo ha chiamato in causa lesperienza della verit dellarte, rivendicata da Gadamer in Verit e metodo. Lesperienza estetica vera esperienza in quanto evento che implica il cambiamento storico del mondo. Per Vattimo, qui si opera uno spostamento da una argomentazione di stampo fenomenologico, in cui lesperienza storica viene epochizzata, a una ermeneutica, posta come vero e proprio tramandamento interpretativo. Lo sfondo che legittima lermeneutica il nichilismo di Nietzsche, che non si pone come tentativo di nullificazione dellessere, ma come movimento, interpretazione radicale, circolo ermeneutico. Tra le questioni di confine il tema della scienza emerge, per Vattimo, come problema della relazione fra ermeneutica e modernit. Lermeneutica di Gadamer e Habermas , ha rilevato Vattimo, sostenuta dal tentativo di ricondurre i vari sistemi al mondo della vita; questo tentativo di sfuggire al relativismo culturale porta entrambi ad identificare ancora lessere come presenza. Negando la separazione fra scienze dello spirito e scienze della natura, Gadamer e Habermas rivendicano la superiorit delle scienze dello spirito. In Heidegger , invece, linterrogazione sulla scienza non pi posta in termini di contraddizione fra scienze della natura e dello spirito, ma sulla base delle trasformazioni che la scienza stessa ha prodotto riguardo al senso dellessere nel nostro presente. Riferendosi al saggio Lepoca dellimmagine del mondo, Vattimo ha mostrato come

Heidegger descriva qui lo spostamento della scienza moderna in direzione di una dissoluzione del senso stesso dellimmagine del mondo, cio del divenire irrappresentabile del mondo a causa del conflitto delle interpretazioni; a partire dal processo di matematizzazione della scienza moderna, non si pu pi parlare di esperienza diretta della realt, ma solo di sedimenti interpretativi. Da questo punto di vista, ha notato Vattimo, lermeneutica di stampo nichilistico risulta essere il compimento della modernit; essa stessa fu considerata da Dilthey come sfondo della modernit. Per Vattimo, la filosofia ermeneutica non poteva che nascere nellOccidente cristiano: essa ha radici di stampo religioso ed legata al pensiero ebraico-cristiano, dove lessere pensato come accadimento interpretativo, con un insuperabile elemento di deiettivit. Concetto chiave per Vattimo quello di secolarizzazione: lermeneutica secolarizza la storia della salvezza, attuando il cristianesimo nella modernit, e optando maggiormente per motivazioni etiche (quali ad esempio il rifiuto della violenza), pi che teoretiche, essa rivela le proprie radici cristiane. Infine, Vattimo ha analizzato il rapporto tra ermeneutica ed etica prendendo in esame tre diversi modelli etici: letica della comunicazione di Habermas e Apel, letica della continuit di Gadamer e letica della riconoscibilit di Rorty, individuando nella mancanza di unarticolazione meta-narrativa la loro comune insufficienza. Vattimo ha sottolineato, infatti, la necessit di dare un contenuto alla nostra provenienza attraverso il ripercorrere la storia dellessere a partire dal nichilismo, consapevoli che lontologia interpretativa nichilista anchessa uninterpretazione. E.V.

Marcel Mauss e il fatto sociale totale


Tra aprile e maggio 1993, presso il Centro Culturale della Fondazione Collegio San Carlo di Modena, si tenuto un seminario di studio sul tema: MARCEL MAUSS, IL FATTO SOCIALE TOTALE. Allinterno di questo contesto tematico si sono succedute le lezioni di Riccardo Di Donato, su Introduzione allopera di Marcel Mauss: dalla sociologia allantropologia; Stefano Martelli, su Mana o sacro? Il contributo della scuola durkheimiana alla fondazione della sociologie religieuse ; Alfredo Salsano, Il dono come forma di integrazione sociale: Marcel Mauss e Karl Polany; Paola Bora, Marcel Mauss: il dono e lobbligo dei sentimenti; Marcel Fournier, Marcel Mauss o il dono di s. 55

Il seminario si posto in ideale continuit col precedente, tenutosi tra ottobre e dicembre 1992, che aveva come oggetto lopera di Emile Durkheim : Emile Durkheim. Societ, sacro, individuo. Si tratta, pi complessivamente, della prosecuzione in ambito francese dellattivit di discussione e di ricerca svolta negli ultimi anni dal Centro Culturale della Fondazione Collegio San Carlo sulla teoria delle istituzioni di Gehlen, sul conflitto tra vita e forme in Simmel, sulla relazione tra condotta di vita e ordinamenti sociali in Weber e sulle strutture del mondo della vita in Schutz, mantenendo al centro dellinteresse lambito tematico comune delle Istituzioni del senso (seminari, la cui rielaborazione comparir, sotto forma di una serie di volumi, a partire dal 1994). Riccardo Di Donato ha introdotto lopera e la vita di Marcel Mauss , legato a Durkheim non solo da vincoli di parentela o di ambiente familiare e culturale, ma da un pi profondo programma di ricerca comune. Fu, infatti, proprio lo zio ad indirizzare Mauss, una volta che questi ebbe ottenuto lagrgation, verso lo studio della sociologie religieuse, ed a introdurlo allimpresa dell Anne sociologique. E con il precoce approdo allinsegnamento, presso lEcole Pratique des Hautes Etudes, che ha forse inizio un processo di emancipazione dalla dominante personalit di Durkheim: nei suoi corsi, coerentemente con la lezione inaugurale, Mauss parla di psicologia ed antropologia e d corpo al chiaro orientamento etnologico che le sue ricerche prenderanno successivamente. Grande peso, nellattivit intellettuale di Mauss, ebbe poi il suo impegno politico, e in questo senso la coincidenza non solo temporale dei suoi studi sul bolscevismo e delle sue riflessioni sul dono - ricerche che fissano lattenzione alle forme dello scambio come struttura fondamentale sia delle societ non dotate di scrittura, sia delle altre - pu costituire una chiave di lettura dellappassionato intrecciarsi di interessi di studio e militanza politica. Purtroppo, ledizione delle Ouevres (Minuit, Parigi 1968-69, 3 voll. a cura di V. Karady) al momento disponibile non comprende proprio nessuno dei pi importanti lavori di carattere politico, che pure ebbero collocazioni anche scientificamente prestigiose, come - il caso dellApprciation sociologique du Bolchevisme - la Revue de Mtaphysique et de Morale. Nel mettere, infine, in evidenza le enormi potenzialit delle nozioni di homme totale e di civilisation come oggetti di ricerca e non come concetti definiti una volta per sempre, Di Donato ha approfondito la grande significativit del rapporto, spesso trascurato, che Mauss intrattenne con lo psicologo Ignace Meyerson. Mauss, Hubert, Bougl, Siamiand, Fauconnet, per ricordare solo i pi noti, costituirono un aiuto fondamentale al lavoro di Durkheim. E tuttavia, ha ricordato Stefa-

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emerge dunque il duplice ordine dellhegelismo diltheyano: il presupposto relativo allautotrasparenza del soggetto, da una parte, e quello relativo all epigonismo, esemplificato dalla nottola di Minerva (per cui solo il compimento d senso alla totalit dello sviluppo), dallaltra. Se in Dilthey dunque possibile rilevare la connessione tra autobiografismo, istanza della totalit e intimit del soggetto con s medesimo, Ferraris ha allora affrontato la posizione heideggeriana alla luce del rapporto, da essa istituito, fra le nozioni di autobiografia, totalit, morte, finitezza, autenticit. Ma questo legame non si d mai effettivamente come tale, perch lesperienza autentica della morte, la nostra, non si d mai. La morte degli altri non pu, dal punto di vista dellesperienza autentica, surrogare la propria. Emerge qui, ha osservato Ferraris, il pregiudizio antioculare che Heidegger mutua dal conte Yorck, secondo il quale ci che si vive rimane ineluttabilmente differente, e di valore superiore, rispetto a ci che si vede. Il tema dellautobiografismo nella scrittura filosofica emerso anche nella relazione che Rocco De Biasi (Il metalogo) ha dedicato alla riflessione di Bateson. Contestando la tesi secondo la quale gli ultimi sviluppi del pensiero batesoniano avrebbero abbandonato lepistemologia, per giungere a una fase di misticismo e di narrativismo autobiografico, De Biasi ha ricordato che per Geertz la scrittura delletnografo d spesso luogo a un testo di tipo narrativo, romanzesco, ricco di elementi retorici e, appunto, autobiografico. Per De Biasi, Bateson rappresenta un esempio di ci, e la difficolt a introdurre il proprio s nel discorso rinvia a quella di inserire l altro nel discorso etnografico. Il cosiddetto autobiografismo imputato a Bateson rappresenta, dunque, la difficolt insita nel tentativo di definire loggetto antropologico. In questo parlare di s, infatti, il parlare medesimo riguarda altro. Per Bateson, dunque, la scrittura etnografica si qualifica anzitutto come un pensiero autoreferentesi, e in secondo luogo, in quanto pensare per storie, come narrativo. Il suo carattere ecologico rinvia allapproccio sistemico, olistico di Bateson, secondo il quale lappartenenza delluomo alla natura, espressa dalla religione, viene tradita dalla volont di potenza della tecnica, che ne costituisce una degenerazione. La questione dellautobiografismo viene messa in gioco anche dalla relazione di Gianfranco Gabetta (La lettera e la scienza della scrittura in Montaigne), che in un clima di profonda costernazione e rimpianto stata letta da altri, a causa della prematura scomparsa del suo autore. La questione della possibilit della scrittura, secondo Gabetta, costituisce in Montaigne il caso di unopera consustanziale al proprio autore, un ritratto di s, dove lo scrittore parla di s medesimo. In questa dinamica ha luogo una sorta di contrazione, come se lopera promettesse una risposta che viene di continuo elusa: ci che non viene esibito, ma solo enunciato, pu continuare a essere scritto proprio e solo in forza del fatto che esso , appunto, annunciato, ma non esibito. E questa, in realt, una condizione interna al testo, ha rilevato Gabetta, che consente al testo di perpetuarsi senza fissarsi. Proprio attraverso questo limite, che impedisce alla scrittura di diffondersi, essa si itera. A questo scacco della scrittura, che ne costituisce lessenza, si perviene anche, ha aggiunto Gabetta, esaminando il tentativo di Montaigne di esprimere il rapporto che lo legava allamico Etienne de la Botie. Montaigne si dichiara incapace di esprimere le motivazioni del proprio affetto per lamico se non rispondendo: perch era lui, perch ero io. C qui, secondo Gabetta, una sospensione della natura denotativa del linguaggio, e unattenzione al suo carattere puramente connotativo, cio inerente al fatto che qualcosa . Edoardo Greblo (Benjamin, immagine e scrittura) ha enucleato, allinterno della prospettiva di Benjamin, alcune specificit e caratteri della scrittura filosofica. In primo luogo la sua non sistematicit, che si manifesta nella non linearit dellargomentazione. La prosaica sobriet della scrittura benjaminiana riposa sulla contiguit, e sullaffinit, fra la scrittura medesima e la cosa che essa esprime. Questa concezione della scrittura filosofica, sottolinea Greblo, si muove in una filosofia del linguaggio, estranea allidea di un carattere strumentale della lingua, in quanto parole e scrittura non vengono concepiti come veicoli inerti di significazione. Nel collocarsi al di qua della distinzione fra significante e significato, nella prospettiva benjaminiana immagine e linguaggio risultano avere in comune il carattere metaforico. Emerge inoltre un carattere frammentario dellargomentazione, in cui ciascun frammento micrologico e monadologico, e pone in primo piano lesigenza del montaggio paratattico: loggetto storico non dato, bens costruito, e questo il compito, musivo e micrologico, dello storico. Daltra parte, per Benjamin non si deve tentare di dire, occorre bens mostrare; ma in questo programma, nota Greblo, Benjamin abdica dal compito monadologico e finisce per condividere con il suo antagonista, Heidegger, la passione per l autentico. Giampiero Comolli (Figura e scrittura in Oriente) ha identificato nella possibilit, attribuita al soggetto, di raggiungere lassoluto attraverso la coincidenza con esso quel minimo comune denominatore che unifica varie correnti, raggruppabili sotto la dizione di pensiero orientale. Lontologia si determina qui come soteriologia, in quanto tale coincidenza implica la beatitudine. Occorre, in questa prospettiva, abbandonare larticolazione del54

le categorie per attingere allinarticolato, che non rappresenta per un annullamento della coscienza, ma una sorta di surplus rispetto a essa. Il mantra, il testo, valgono non di per s, ma per come essi vengono correttamente pronunciati o eseguiti: lassoluto non viene rappresentato, bens manifestato. Lideogramma non rinvia a un significato altro da s, ma rappresenta, invece, una sorta di autoscrittura da parte del cosmo. Ci che conta dunque (si pensi allimportanza della calligrafia, o ai gesti esemplari dei maestri zen) lesecuzione, non il contenuto, scisso dalla sua espressione. Al contrario, in Occidente la scrittura si pone come pratica di trascrizione di una verit che la trascende, in quanto proveniente da un altrove rispetto a essa; per questo essa richiede, stante linattingibilit della verit nella sua interezza, uninterpretazione, e la dimensione oracolare costituisce larchetipo della scrittura occidentale. Il dibattito che ha concluso il ciclo seminariale ha avuto come tema la questione della filosofia come genere letterario. Pier Aldo Rovatti ha messo in evidenza come la risposta risulti, di necessit, ambigua: in prima istanza negativa, in quanto nella filosofia non si presentano elementi specifici nel senso di una tale qualificazione. In secondo luogo, la questione della scrittura appare inscindibile da quella del pensiero, e occorre dunque determinare luna e laltro. Pensiero e scrittura emergono allora come relativi a ci che non padroneggiabile, che per Rovatti coincide con il dominio della soggettivit. Per accostarsi a questo terreno Rovatti ha indicato come compito della scrittura la salvaguardia del silenzio. Ricorrendo allesempio degli Essais montaigneani, laddove essi si pongono come commento di unopera, quella di La Botie, che non c, Giampiero Comolli ha sostenuto che questa salvaguardia del silenzio appare come uniperfecondazione: il testo nasce da un fuori testo che non si d. La scrittura appare cos articolata come il tentativo di riempire un vuoto, in quanto commento a qualcosa che non si d; organizzata cio intorno a un centro che, in quanto non padroneggiabile, per essa un vuoto. Rosella Prezzo, richiamando il nesso fra scrittura e pensiero, ha infine osservato come nella scrittura sia in gioco la pretesa alla continuit sostenuta dal pensiero. La scrittura mostra infatti la discontinuit, lintermittenza del pensiero medesimo; in ci emerge, e si rende esperibile, un senso che trascende le intenzioni di colui che scrive. F.C.

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ge. In tal senso le parole mancano linconscio, cio non lo colgono in quanto loro oggetto; nel contempo, per, dicono anche questa mancanza. Per rappresentare il tentativo di scrittura dellinconscio si rivela, dunque, adeguata la metafora, che fa riferimento a ci che sta dietro le quinte, nella messa in scena del teatro filosofico. Cos, al di l dellindubbio debito di Lacan nei confronti di Heidegger, ha concluso Rovatti, se il filosofo tedesco, con la grande narrazione delloblo dellessere, mette in scena una tragedia, la rappresentazione lacaniana mostra piuttosto le caratteristiche della commedia. Attraverso lesame di testi di Platone , Kierkegaard e Nietzsche, Rosella Prezzo (La narrazione del femminile nel testo filosofico) ha preso in considerazione lampio uso, da parte della scrittura filosofica, di rappresentazioni immaginali, che risultano avere un ruolo ambiguo: necessarie allargomentazione da un lato, per ci che concerne il loro significato risultano per incompatibili con il sistema del pensiero in quanto tale. In questo, secondo Prezzo, limmagine del femminile diventa, in filosofia, archetipo del ruolo dellimmagine: una presenza che tale in quanto assenza, unassenza che presente nel discorso filosofico. Nellerotica platonica il femminile cade nella differenza fra il modello e la copia, fra il mondo delle idee e quello dei corpi: limmagine del femminile , appunto, immagine, cio copia del modello ideale, in quanto incarnazione del momento genetico della nascita. Ma la nascita propriamente filosofica, quella delle idee provenienti dallanima gravida del filosofo, , per lappunto, ideale, differente e opposta a quella corporea, frutto del parto femminile. La dialettica hegeliana, con il suo tentativo di riappropriazione e dominio, da parte del logos e della verit, dellapparenza, del caduco, del non sufficientemente reale, sviluppa ulteriormente la contrapposizione platonica fra maschile e femminile. A essa si sottrae invece, ha rilevato Prezzo, tanto lironia kierkegaardiana, che lascia essere lapparenza, quanto, e ancor pi, la denuncia nietzscheana della metafisica come storia di contrapposizioni, che rimandano a quella fondamentale tra verit e menzogna, come lotta antitetica di valori. Al testo di Nietzsche stata appunto dedicata la relazione di Fabio Polidori (Il testo di Nietzsche). Polidori, anzitutto, ha ricordato che Nietzsche individua, come propri obiettivi polemici, verit e soggetto. La nozione di verit, dal punto di vista del pensiero, rappresenta un errore, per quanto necessario alla vita umana: essa rimanda infatti al concetto di permanenza (dellio, della sostanza), e si fonda nel linguaggio. Il rapporto tra filosofia e linguaggio costituisce cos, ha osservato Polidori, il tema principale della filosofia, il suo soggetto. C linguaggio anche laddove non c filosofia; ma non c filosofia senza linguaggio. La filosofia il luogo della verit; proprio per questo non oltrepassabile, come afferma Heidegger: non si d linguaggio che non pretenda la verit; non c linguaggio che non sia irretito (la menzogna, in massimo grado) nella volont di verit. Emerge qui, ha notato Polidori, la questione del rapporto fra linguaggio e tempo: il linguaggio fornisce stabilit e permanenza a ci che viene nominato, alle cose e a noi stessi. Leffetto di verit la presenza in quanto sottrazione al tempo, e nel luogo della presenza si producono gli oggetti e il soggetto. Ma, con particolare riferimento a Nietzsche, emerge qui anche, allinverso, la questione del rapporto fra tempo e linguaggio: la dottrina delleterno ritorno si qualifica come impronunciabile, e Nietzsche tenta appunto di sottrarsi alla volont di verit, evitando di dire. In Nietzsche, di fatto, non si chiarisce che cosa sia il tempo, ma come esso , e ci spiega limpossibilit di dire il tempo nella sua verit. Cos, la dottrina delleterno ritorno indicibile, ha ribadito Polidori, proprio perch essa non consiste solo in un pensiero delleternit, bens in un pensare come tempo. Lindicibilit del tempo rimanda dunque, in modo speculare, allintemporalit del linguaggio; luna e laltra pongono capo alla reciproca negazione di tempo e linguaggio. Alessandro Dal Lago (La scrittura etnografica) ha prefigurato la possibilit, attraverso la scrittura etnografica, di sfuggire al discorso metafisico sullAltro, attraverso lintroduzione, allinterno della presunta identit con s di colui che scrive, della reale alterit che egli stesso . Per giungere a ci, ha osservato Dal Lago, occorre per ripensare la prospettiva della scrittura etnografica tradizionale, quella che ricopriva il ruolo di ancilla anthropologiae. Per quanti meriti essa abbia avuto nella costruzione di unantropologia scientifica, liberata cio dalle affabulazioni mitologizzanti - e mitologizzate - intorno ai popoli selvaggi, la scrittura etnografica novecentesca, che ha dato luogo allantropologia intesa come scienza delluomo, non ha intaccato il pregiudizio fondamentale dellinteresse antropologico per laltro. Esso consiste nel fatto che questultimo viene ridotto a elemento speculare di fondo di una scena dove lattore sempre colui che scrive, che pretende di parlare dell altro. Questo perch a siffatto sguardo etnologico, scientifico o meno che fosse, veniva sempre, di principio, sottratto losservatore: gli altri sono costituiti in culture da indagare, con strumenti che riterremmo per inadeguati per studiare la nostra realt. Per rovesciare la prospettiva che cerca negli altri sempre limmagine di s, ha concluso Dal Lago, occorre dunque sospendere questo pregiudizio; occorre considerare noi stessi come possibili altri, scoprire, anzich il s (ov53

vero il noi) dellaltro, laltro che insito nellidentit del noi. Riccardo De Benedetti (I Quaderni di Simone Weil) ha inteso in primo luogo evitare il rischio di ridurre la riflessione della Weil alla sua biografia, per quanto sia stato spesso sottolineato, legittimamente, il parallelismo fra il carattere di incompiutezza dellopera da un lato, e quello di una vita marcata da un azionismo, tanto febbrile quanto impotente, dallaltro. Lo stile dei Quaderni non daltra parte, per De Benedetti, casuale, poich esso a suo parere intende riflettere il carattere di non finito della stessa riflessione weiliana; nel paludarsi del punto di vista dellautore dietro la selva di citazioni c il desiderio di esporsi, di farsi portatore di istanze altrui, piuttosto che della propria identit. Lonnivoricit della Weil, in campo spirituale e religioso, giustappone suggestioni e citazioni provenienti da tradizioni e misticismi diversi e alquanto eterogenei. Non si pu tuttavia parlare, ha osservato De Benedetti, di contaminatio fra diverse tradizioni, perch nella prospettiva della Weil esse rivestono tutte, consapevoli o meno che siano di ci, un ruolo anticipatore nei confronti della figura del Cristo. Il risvolto teologico dei Quaderni esce comunque dal solco del pensiero teologico tradizionale, se inteso come riflessione sul rapporto fra uomo e Dio. I tentativi di comunicazione con Dio, che innervano la meditazione weilliana, approdano alla pi radicale alterit fra i due poli. Di qui la sua posizione antinomica, rispetto alla metafisica religiosa ebraica. Non si d infatti per la Weil, in senso proprio, n lettura, n interpretazione n, quindi, riflessione: lunico autentico lettore, in grado di cogliere il senso vero, Dio; ma con ci la filosofia viene annichilita. A partire dallesperienza della monumentale Storia dellautobiografia di Georg Misch, risalente al primo decennio del secolo, Maurizio Ferraris (Lutto e autobiografia) ha rilevato che lautobiografia non appartiene, originariamente, al novero dei generi filosofici, bens a quello dei generi letterari, di cui costituisce una delle manifestazioni pi antiche. Perch lautobiografia divenga un genere filosofico (o, almeno, perch possa essere interpretata come tale) occorre la presenza di una filosofia che metta in primo piano il concetto di vita. Questo accade con Dilthey (suocero di Misch), il cui storicismo rinvia, con una forma radicale di hegelismo, allidea che il senso della vita risieda nella postumit. In primo luogo, la comprensione non pu, per Dilthey, essere altrimenti che empatica: si comprende, in senso proprio, solo ci in cui ci si traspone. La comprensione storica di un personaggio, o di un evento, biografica in quanto comporta il comprendere la vita che vi pulsa; per questo lautobiografia rappresenta il caso limite, e ottimale, di comprensione. Nel carattere senile dellopera autobiografica

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Max Ernst, The Illustrious Forger of Dreams, 1959

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Se il nome di Guglielmo Ferrero pu essere per molti sconosciuto, sono invece molto note alcune sue tesi, come ad esempio quelle sulla decadenza di Roma, sulla legittimit del potere politico, sulla debolezza della democrazia italiana, su cesarismo e banapartismo, e altre ancora, che sono state spesso fatte oggetto di studio. Personaggio dagli interessi alquanto compositi, Ferrero ebbe altres una certa notoriet in Europa, cos come anche nel continente americano, grazie ai suo soggiorni e alle sue costanti collaborazioni a giornali e riviste. Guglielmo Ferrero nasce a Portici, Napoli, nel 1871. Linfluenza dellincontro a Torino con Cesare Lombroso si ripercuote nei suoi primi lavori; nelle Cronache criminali, mirando a conferire al diritto una base positiva, Ferrero sostiene la necessit di una radicale riforma della giustizia e del sistema carcerario. Successivamente emerge nei suoi studi un interesse pi propriamente sociologico che lo distanzier progressivamente dalla scuola positiva di Torino e quindi da una criminologia naturalistica che si limita a spiegare in chiave di patologia criminale - e non in chiave storica e sociopolitica - i delitti politici. Coinvolto nei processi crispini contro il partito socialista, processato col Treves e condannato a due mesi di domicilio coatto, Ferrero lascia lItalia e viaggia per due anni in Europa: Francia, Inghilterra, Germania, Russia e Scandinavia, scrivendo una serie di articoli dapprima pubblicati sul Corriere della Sera e poi raccolti ne LEuropa giovane (1897), primo esempio di reportage politico-psicologico e sociale con cui Ferrero si impone allattenzione della cultura italiana. Tra il 1902 e il 1906 escono i 5 volumi di Grandezza e decadenza di Roma, risultato di lunghe ricerche sul tema della decadenza, avviate dal 1898. Questa opera monumentale gli conferisce vasta notoriet, soprattutto allestero; da Albert Sorel viene invitato a tenere un corso a Parigi al Collge de France e da Edouard Rod una conferenza a Ginevra sulla storia romana. A New York, gli viene conferita la laurea honoris causa presso la Columbia University. Nel 1913 Ferrero pubblica Fra i due mondi, una sorta di dialogo filosofico scritto al rientro del viaggio in America, in cui elabora la teoria delle due civilt e la filosofia del limite, mettendo a confronto la moderna civilt quantitativa con lantica civilt qualitativa. A partire dagli anni 20 si interessa quasi esclusivamente del problema della legittimit. I totalitarismi al potere e la maturazione della filosofia del limite attraverso la lettura dellopera di Talleyrand, lo portano ad elaborare una teoria della legittimit la cui interpretazione impegna tuttora validi studiosi italiani e stranieri. Alla pubblicazione di scritti come Da Fiume a Roma (1923), Le dittature in Italia (1924) e La democrazia in Italia (1925), nei quali viene sviluppata la tesi della continuit tra il fascismo ed i precedenti regimi politici, la risposta del regime fascista il sequestro de La democriazia in Italia e linizio della persecuzione. Nel 1930 riesce ad avere, grazie a innumerevoli intercessioni, fra cui quella del re del Belgio, il passaporto e si trasferisce a Ginevra nella cui Universit gli viene conferito il duplice incarico di tenere un corso di storia moderna in qualit di professore ordinario alla Facolt di Lettere e uno allInstitut des Hautes Etudes Internationales. A Ginevra insegna per dieci anni, fino alla morte sopraggiunta il 3 agosto 1942, a Mont-Plerin. Lo stesso anno esce postuma a New York la sua ultima opera, Potere . Lelemento che ha di fatto pi colpito i partecipanti alle giornate di studio di Roma e Napoli stato il radicale anticonformismo di Ferrero, che gli permise di rivolgersi ad un pi vasto pubblico mondiale, anche quando fu costretto allesilio dal fascismo. Nonostante la vastit degli interessi culturali, la sua produzione scientifica pu essere in ogni caso raccolta sotto quattro filoni particolari, che sono poi stati gli assi portanti del convegno, assieme allesposizione dellattuale stato delle ricerche sullautore e la sua opera. Il primo filone pu essere individuato nella riflessione di carattere sociologico e filosofico-politico, il cui nucleo centrale costituito dalla teoria della legittimit e del potere; su questo tema sono intervenuti tra gli altri: C. Mongardini, G . Sorgi , D . Settembrini, L. Pellicani, R . Baldi , D. Pacelli. Il secondo riguarda in particolare gli studi e la critica di Ferrero alla civilt contemporanea, anche come civilt della paura; a questo hanno fatto riferimento le relazioni di A . Negri , L . Battaglia , V. Frosini. Allinterno di questa riflessione non vanno dimenticati gli scritti ferreriani di antropologia criminale, scritti assieme, o sotto la diretta influenza del suocero, Cesare Lombroso (come ha rilevato da N. Zapponi ), a cui sono direttamente connessi alcuni studi sulla questione femminile (come hanno ricordato G. Conti Odorisio e M. Calloni ). Il terzo filone dinteresse del lavoro di Ferrero riguarda il pensiero storicopolitico e istituzionale, con particolare attenzione per lantichit romana e per la Rivoluzione francese, su cui sono intervenuti: F. Amarelli, L. Dondoli , L. Campagna, D. Cofrancesco. Lultimo filone di riflessione stato quello rappresentato dallantifascismo di Ferrero e dallanalisi delle sue ragioni, su cui hanno relazionato: P. Ungari , E. Jacchia, H. Ulrich, A. Sarubbi , A. M. Isastia, G. Ceci, M. P. Patern. Alla fine delle due dense giornate di studio, stata proposta e approvata la fondazione dell Associazione Internazionale di Studi su Guglielmo Ferrero, i cui presidenti onorari saranno gli eredi, Bogdan Raditsa e Leo Raditsa. M.Cal./L.Ce.
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Scritture del pensiero


Organizzato dalla rivista aut-aut e dallUfficio Cultura dellISU, si svolto a Milano, a partire dal 27 gennaio 1993, un ciclo di incontri seminariali con cadenza settimanale, dedicato al tema: SCRITTURE DEL PENSIERO. Il presupposto ispiratore delliniziativa consiste nellaffermazione della rilevanza decisiva, in filosofia, di forma e stile del testo. Ciascun incontro si articolato in una relazione, nel commento, da parte del relatore, di alcuni brani di testi filosofici precedentemente distribuiti agli intervenuti, e in un dibattito conclusivo.

Per Pier Aldo Rovatti (Lacan, scrivere linconscio?), che ha aperto il ciclo seminariale introducendone le motivazioni, la questione della scrittura rinvia a quella della pratica filosofica in quanto tale. Prendendo le mosse dallesame del testo relativo a un seminario di Lacan del 1955-56, e assumendo come metafora della pratica filosofica il tentativo di scrivere linconscio, Rovatti ne ha enucleato alcuni elementi a suo parere essenziali. In primo luogo, lelemento della scena, cio dellaspettativa rispetto alla quale, nel soggetto in ascolto del linguaggio, della scrittura, si verifica una sorpresa: una frase, un concetto inaspettati, vengono improvvisamente alla mente. Si pongono a questo punto, ha evidenziato Rovatti, due questioni. La prima relativa alla determinazione della modalit dell ascolto, la seconda riguarda invece la comprensione di che cosa accada quando, nella modalit dellascolto, emerge linconscio, per esempio quando viene in mente una frase. Ma questo, ha osservato Rovatti, non altro che il problema di scrivere linconscio che riguarda ogni linguaggio, in particolare quello filosofico. In generale, la questione di Lacan, come scrivere linconscio, si pone nei termini di come scrivere la sorpresa; proprio questo scrivere la sorpresa, cio linconscio, costituisce il senso, e lessere, della scrittura. Rovatti ha inoltre evidenziato il carattere fenomenologico della questione relativa allascolto del linguaggio, consistente in un vissuto che non , per, quello fenomenico. Per collocarsi nellapertura dellascolto occorre infatti operare, nei confronti del mondo, quellepoch che consiste in una chiusura. Al carattere di significante dellascolto (che si fa chiaro nel suo essere sorpresa) infatti connesso il fatto di non identificarsi con lattesa di quel linguaggio che ci viene come significante. Per poter ascoltare occorre dunque operare una chiusura, che si rivela, in un senso pi profondo, unapertura. In merito alla questione relativa a ci che accade al momento dellirrompere dellinconscio, Rovatti ha ricordato come per Lacan lessenziale sia ci che sfug-

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tismo e relativismo. A proposito, invece, del problema di Dio, le perplessit rilevate di fronte alle posizioni adorniane sono state ricondotte a quelle gi riscontrate nelle argomentazioni kantiane in merito, di cui Adorno riprende i passaggi fondamentali. G.F. lontoteologia, dal Dio della metafisica, ma anche dal Dio della religione cristiana. In effetti, ha rilevato Cacciari, la differenza dei Beitrge rispetto a Sein und Zeit consiste nel pensare lapertura non pi come un semplice progetto delluomo, ma come possibilit offerta alluomo dallEreignis stesso. Bisogna cio appartenere allEreignis perch luomo possa aprirsi. I Beitrge sono il testo in cui si sviluppa in maniera pi radicale la critica dellontoteologia. Secondo lo schema heideggeriano possiamo constatare nella nostra tradizione tutta una serie di differenze di tono allinterno della proposizione fondamentale che considera larch , linizio, come Ente, la cui straordinariet rispetto agli enti consiste nel fatto che questo Ente causa sui e coimplica in s la totalit degli enti. E cio, in termini heideggeriani, dimenticanza dellEssere rispetto allEnte. Ma questa posizione del discorso heideggeriano , secondo Cacciari, ulteriormente problematizzabile soprattutto se la confrontiamo con la tradizione neoplatonica, secondo la quale il problema non riguarda pi la differenza tra lEnte Sommo e gli Enti, ma tra lEnte in generale e lUno. La tradizione neoplatonica non interroga pi la differenza nellambito degli enti, del Dasein, ma la differenza tra lEnte in generale e lUno. Per Plotino, ha rilevato Cacciari, il punto di confronto la teologia aristotelica che pensa il Dio come Primo Intelletto, e in quanto Dio stabilisce lunit tra il pensiero e il pensato. Il Dio aristotelico dunque pensiero di pensiero, e questo primo pensiero per Plotino identico a quello della seconda ipotesi del Parmenide di Platone , all Uno che , in cui lUno pensato identico e differente insieme allEssere. L Uno che identit di pensiero e pensato, identit che risolve in s la differenza, e in quanto tale insieme Uno ed Essere. Per Cacciari, Plotino dunque il primo ad indicare lo spostamento dallindagine allinterno dellessente allindagine sulla differenza tra lUno e lessente. L UnoUno della prima ipotesi del Parmenide lUno-Bene platonico, il quale non lo stesso dellEssere come totalit dellessente. Questa differenza tra Unum-Unum e Unum-Esse, ha fatto notare Cacciari, avvicinabile proprio al tema della differenza ontologica che riguarda leccedenza dellessere, nellaccezione heideggeriana, rispetto ad ogni predicazione di essenza, rispetto ad ogni ente. Il pensiero della teologia cristiana dellarch, ha poi proseguito Cacciari, presuppone una causa necessariamente legata a un effetto; questa teologia cio legata necessariamente ad una rivelazione, ad una scrittura, e deve dunque pensare il principio come causa e determinarlo, rappresentarlo, proprio come indicava Heidegger. Daltra parte, fa notare Cacciari, questa teologia non pu limitarsi allo schema ontoteologico, giacch se si limitasse a
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Critica dellontoteologia
Nella sede dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli si svolto dal 5 all8 aprile 1993 un seminario tenuto da Massimo Cacciari dal titolo: CUR DEUS ESSE. CRITICA DELLONTOTEOLOGIA, in cui la filosofia teologica classica stata messa a confronto con il pensiero di Heidegger, soprattutto quello espresso nei BEITRGE ZUR PHILOSOPHIE, dove compare appunto il tema ontoteologico e la posizione critica di Heidegger stesso nei confronti di ogni teologia.

Per Heidegger, ha esordito Massimo Cacciari, bisogna ripensare un inizio che non lorigine, segnata da Platone, della tradizione metafisico-teologica, ma quellinizio cosiddetto presocratico che non mai cominciato e non ha dunque mai prodotto effetti. Nei Beitrge viene riformulato il tema della differenza ontologica gi aperto da Sein un Zeit : tornare allaltro inizio significa tornare alla domanda riguardante lEssere e la differenza tra lEssere e la totalit dellessente, il Dasein in generale, e, superando la posizione di Sein und Zeit, chiamare leccedenza dellessere rispetto allente Ereignis , evento, termine che sta ad indicare proprio limpossibilit di rispondere alla domanda su che cosa lEssere; limpossibilit cio di rappresentare lEssere, a meno di non rendere di nuovo lEssere il Deus Esse della filosofia teologica. Per Heidegger lEreignis un adveniens che non potr mai farsi fatto, avvento; avvenire appropiantesi che sottolinea la distanza da ogni rappresentazione teologica. LEssere avviene, appropiandosi delluomo, chiamandolo ad una apertura radicale, per la quale appunto rinuncia ad ogni contenuto determinato. Il Dasein di Sein und Zeit qui chiamato al compito, offertogli dallEreignis , di restare aperto, di disporsi a questa chiamata. Chiaramente, ha sottolineato Cacciari, non si tratta di unapertura allevento in quanto effimero, ma di unapertura allassenza di contenuti determinati, alla mancanza di ogni religio, di ogni rappresentazione. Lessere come Ereignis il tuttaltro eccedente rispetto ad ogni rappresentazione, il tuttaltro che Heidegger chiama anche ultimo Dio come quel Dio che non pi concettualizzabile metafisicamente, non pi rappresentabile, non pu pi rivelarsi. Lultimo Dio radicalmente diverso dal Dio del-

questo, non solo determinerebbe la causa, ma la collegherebbe anche alleffetto, facendo di Dio, a-priori, un Deus sive natura, causa immanente alleffetto e rappresentabile nelleffetto; un Dio necessitato alleffetto. Ma se per la teologia cristiana non si pu ammettere un Dio necessitato, questa non pu che rivolgersi alla tradizione platonica, allidea di una divinit totalmente libera dallessere causa, anche se cos facendo incorre nel problema della relazione tra Unum-Unum, lindefinibile, e lUno-che . La tradizione neoplatonica salva la differenza ontologica, ma non spiega questa relazione; la tradizione cristiana invece corre il rischio opposto di spiegare profondamente la relazione tra causa ed effetto, ma di perdere la differenza. Cacciari ha rilevato come queste due tradizioni siano continuamente intrecciate tra loro ed entrambe si interroghino sul problema dellontoteologia, disegnando, col problema dellUno e dellEssere, un circolo vizioso. Se infatti viene posto lUnoBene al di l di ogni predicazione dessenza, ha osservato Cacciari, non si pu considerare la molteplicit, ma si costretti a ricorrere alla mitologia. Se viceversa lUno Trinitas, pensa la moltitudine e necessita Dio alleffetto. Nella VII Lettera di Platone appare, sotto forma di mito, il problema dellUno, che qui viene chiamato matema, in quanto scienza che non comunicabile in alcun modo. Si tratta di una Cosa, di un pragma che sfugge al logos in quanto episteme, in quanto discorso della scienza. Si tratta dunque delluno stesso in quanto indefinibile nella sua singolarit rispetto alla quale la ragione, lepisteme, insufficiente. E il matema dellistante e della sua paradossalit, rispetto al quale il pensiero ammutolisce e insieme lo indica nellistante appunto in cui esso appare. A.C.

Guglielmo Ferrero
A cinquantanni dalla sua scomparsa, Guglielmo Ferrero stato ricordato a Roma e a Napoli con due Giornate Internazionali di studio (3-4-5 dicembre 1992), organizzate dallUniversit Luiss, Facolt di Scienze Politiche, e dallIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, grazie anche al contributo del CNR. Il convegno ha avuto come scopo non solo di tracciare - per quanto possibile - gli itinerari culturali di un intellettuale assolutamente atipico per la sua epoca, grazie allutilizzo degli inediti conservati alla Columbia University di New York, ma anche di comporre una visione dinsieme dellenorme produzione di lavori antropologici, storici, sociologici, politici, letterari, giornalistici di questo autore, che rimane un interessante interlocutore del nostro secolo.

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con gli insegnamenti di Agostino e Lutero, denunciando il fallimento di una teologia incapace di confrontarsi con la modernit. Sulla base di Calvino, egli pu ricordare che Dio alterit e Cristo totalmente coinvolto: la causa del Vangelo la proposizione di questi due aspetti, che si raccolgono nel tema della fedelt di Dio. Il tema filosofico-teologico della crisi presente in altri due maestri della teologia cristiana, Rahner e Bultmann, in cui il problema della modernit e dellemancipazione, si pone al di l degli scenari deludenti dellideologia. Bultmann si riferisce al primo Heidegger e parla delluomo come essere posto nella decisione; Rahner, nella sua antropologia trascendentale, parte dalla rivisitazione della Scolastica per aprirsi ad un dialogo con la soggettivit moderna. Bultmann, ha rilevato Forte, porta con s leredit della teologia dialettica e della teologia liberale, nel tentativo di cogliere lalterit nellautenticit dellesperienza esistenziale: lessere si manifesta nellesserci e lesserci possibilit di autenticit e inautenticit, come testimoniano le pagine del Vangelo. La storia, per Bultmann, non una serie di fatti bruti, ma la possibilit di un incontro, che non stato contemplato n dalla concezione greca delluomo, n dagli esiti nichilisti del pensiero contemporaneo. In campo religioso, ha fatto notare Forte, Bultmann critica limmissione del concetto non teologico di natura e di essenza, giacch Dio non una forma, bens un pungolo che ci spinge a decidere di noi stessi. Rahner parte invece da una sostanziale dedizione alla fede della sua Chiesa, ma non si accontenta di una riproposizione asettica delloggettivismo classico, avendo ben presente che la teologia e la filosofia contemporanee devono fare i conti con il problema della soggettivit. Egli teorizza la concezione della trascendentalit come incontro tra oggettivit e soggettivit: la-priori segno della trascendenza delluomo. Il complesso e fecondo rapporto tra filosofia e teologia ha condotto Forte ad unattenta analisi anche del pensiero di Bloch; emersa qui limmagine di un Hegel pensatore della rivoluzione, ma anche quella di un Hegel filosofo della restaurazione. Lanalisi della problematica di Moltmann ha condotto invece Forte al tema dellescatologia e alla prospettiva della speranza come forma del pensiero: la trascendenza la dimensione dellincontro personale col Dio vivente perch, in ciascuno di noi, viva linquietudine della promessa e dellattesa. Il confronto tra teologia e filosofia ha indotto, infine, Forte ad interrogarsi sulle varie e intricate vie della filosofia di Heidegger , di cui non va proposta una fuorviante teologizzazione. Heidegger ha insistito sul tema dellascolto, che si differenzia nettamente dallatteggiamento speculativo di un Occidente segnato dalloblio del senso dellEssere: nella dimensione dellascolto non si tratta di rinunciare alla domanda, ma al protagonismo della domanda, consentendo al linguaggio di divenire dimora dellEssere. LEssere si dice nel linguaggio, perch levento del dire originario composizione ed amore, glorificazione e lode. Il rifiuto della teologia in Heidegger, ha osservato Forte, legato alla constatazione che la stessa dimensione teologica non ha saputo resistere alla violenza di spiegare lessere con lente, lalterit con lidentit. Daltra parte, limpostazione teologica autentica, in quanto ermeneutica, consapevolezza dellalterit e della differenza: la teologia pu anche essere vicina alla consapevolezza dellimpossibilit di scambiare lente con lEssere, alla coscienza che lEssere non va dominato, ma accompagnato. Inoltre, per Heidegger, la poesia luogo di un avvento che non si estingue neppure nel tempo della povert e della notte del mondo; tale tensione ontologica trova riscontro in due tappe fondamentali del pensiero teologico, quella dello Pseudo-Dionigi e quella di Lutero, in cui vive profondamente il senso di un approccio diverso al Divino e al linguaggio. F.deC.

Pensiero e verit in Adorno


Con il titolo
PENSIERO E VERIT NELLA DIALETTICA DI T. W . ADORNO ,

si svolto a Chieti nei giorni 22 o 23 aprile 1993, presso la Facolt di Lettere e Filosofia, una conferenza organizzata dai Cattolici Popolari con la partecipazione di Massimo Nardi, autore del volume: PENSARE NELLA VERIT. LITINERARIO DELLA RAGIONE DIALETTICA IN TH. W. ADORNO (Ed. Studium, Roma 1993).

Karl Barth

La conferenza si articolata in due momenti, il primo dei quali stato dedicato allapprofondimento del problema della conoscenza e della verit, col delinearsi del rapporto tra soggetto ed oggetto alla luce di tre componenti fondamentali, che Massimo Nardi individua nel pensiero di Adorno, vale a dire quella fenomenologico-trascendentale, quella linguistico-ermeneutica e quella esistenzialistico-dialettica. In secondo luogo lattenzione stata rivolta al rapporto controverso di Adorno con Kierkegaard, rapporto caratterizzato da un forte contrasto critico, in termini teoretici, a cui corrisponde una sostanziale dipendenza genetico-strutturale tra i due autori. Sempre in relazione alla tematica gnoseologica stata messa in evidenza la portata antropologica delloriginale definizione che Adorno d dellio umano: insieme di logos e mimesis. E da questa connessione originaria che scaturisce il legame fondamentale tra filosofia ed arte e la possibilit di uscire dalla contrapposizione di dogma49

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Karl Rahner, Ernst Bloch

siano solo un contenitore, prive di contenuto proprio; dallaltro unattrazione, che fa da contrappeso, per i testi originali, per quanto fittizi, come quelli di Ossian. A proposito di stratagemmi di traduzione, Yves Hersant ha ricordato il dibattito in Francia sul nome del traduttore (XVI secolo). Nel momento in cui, uscendo dalla pratica anonima del Medio-Evo, il traduttore acquista una sua identit, egli fa in qualche modo pagare allautore la sua identit per procura: la figura ricorrente del traduttore in questepoca quella del servitore fedele pronto a ribaltare il ruolo di dipendenza. Uno sguardo pi attento ai problemi contemporanei della traduzione ha preoccupato altri relatori: Georgy Katzarov, traduttore in bulgaro di Derrida, si pronunciato sul nome tradotto, sui rapporti conflittuali e di scambio reciproco fra traduttore e autore; Vladimir Trendafilov si espresso sui collages postmoderni e sui reciproci furti fra le lingue, evocando una soglia di traducibilit feconda sulla medesima linea di differenza; Karel Thein ha analizzato il testo di Benjamin sui compiti del traduttore; Andr Lyotard-May ha testimoniato delle difficolt della ricezione di Freud nellAmerica puritana. F.M.Z.

Tratti del moderno tra filosofia e teologia


Dal 22 al 26 marzo, presso lIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, si tenuto un seminario condotto da Bruno Forte sul tema: FIGURE E MOMENTI DEL DIALOGO MODERNO TRA FILOSOFIA E TEOLOGIA, in cui, attraverso lopera di autori come Barth, Bultmann, Rahner, sono stati messi in evidenza i problemi di un dibattito culturale, che permette di comprendere molti dei tratti salienti del nostro tempo e delle inquietudini del mondo contemporaneo.

Uno dei pensatori pi significativi della modernit, anche in campo teologico, certamente Hegel, che in nome di una rivisitazione del pensiero cristiano individua il carattere della filosofia nel desiderio di totalit, dispiegamento della ragione e dellAssoluto. Hegel, ha notato Bruno Forte , parla di Dio come spirito e riconciliazione della coscienza; la manifestazione progressiva dellIdea, fino allo Spirito Assoluto, il cammino di Dio. Diversamente da questimpostazione, Barth vive invece profondamente lesperienza della totale alterit di Dio, rinvenendo una via nuova per scoprire lumanit di Dio nella divinit del Cristo. In Barth, ha osservato Forte, presente il problema della crisi epocale novecentesca, contrassegnata dalle crepe del mondo liberale e dalla doloro48

sa esperienza della guerra mondiale. Barth comprende la difficolt di cogliere le direttrici del cambiamento, soprattutto perch luomo contemporaneo, pi che appartenere ad un tempo, vive tra i tempi e tra diverse esperienze; il problema del tempo induce alla questione del silenzio, dellinquietudine, della nostalgia. Di fronte alle sfide epocali crolla la possibilit di un ottimismo teologico-filosofico, lidea di una ragione che superi i conflitti. Riguardo allidea che il cambiamento sia legato al dominio della ragione, Barth non accetta pi le impostazioni della teologia liberale: le tesi di Schleiermacher e dei teologi liberali, sottomettendo lannuncio alla ragione interpretante, finiscono per applicare il metodo di Hegel alla teologia e rendono la fede una provincia dello Spirito. Occorre, dunque, mettere in discussione la religione dello Spirito, che non cambia le contraddizioni dellesistenza, e che pone Dio come proiezione dellumano su un piano pi elevato. Barth, ha rilevato Forte, introduce in tal senso le categorie della differenza e dellalterit: Dio infinitamente altro dalla finitezza; pone in crisi i valori e i concetti umani. E dunque necessaria una teologia del Verbo; Dio va pensato come sconosciuto e rivelato. Eppure, ha osservato Forte, il Dio totalmente altro di Barth non lontano da noi; Egli limpossibile possibilit, la differenza che pu anche condurre allidentit. Barth rinnova di fatto il legame del cristianesimo

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nente variabile-individuale che nella comunicazione verbale responsabile delle variazioni allinterno del sistema linguistico. Ma questo punto di vista appare del tutto inadeguato a chi, come Bral e de Saussure, affermava che la linguistica non descrizione di forme ma frutto delluomo, delle sue diversit e a lui deve ritornare. Questa stessa complessit nativa degli approcci metodologici allo studio del linguaggio responsabile, secondo Federico Albano Leoni , della difficolt di reperire un ruolo definito per la fonetica. E infatti accaduto che le diverse correnti teoriche, di volta in volta dominanti nel panorama scientifico complessivo, fossero scarsamente interessate alle manifestazioni esteriori del linguaggio e che perci alla fonetica stricto sensu subentrassero poi la fonematica e la fonologia. Per una serie di contingenze, per, che vanno dalla rivalutazione nellambito dellanalisi linguistica del linguaggio parlato, alla messa a punto di tecniche e strumenti pi raffinati per la rilevazione dei dati, fino alle esigenze pratiche dellindustria informatica, si giunti ai nostri giorni a una effettiva rivalutazione dello studio fonetico. Peirce rappresenta una delle voci pi autorevoli e significative del pensiero logico-matematico del nostro secolo. Massimo Bonfantini ha sottolineato la stretta contiguit teorica del pensatore americano con le problematiche dellincomunicabilit e del valore del senso che sono rivalutate da Peirce sulla scorta dellinfluenza delle Untersuchungen wittgensteiniane. Nel considerare le radici neolatine della questione linguistica, Giovanni Polara ne ha sottolineato soprattutto gli aspetti filologici e ha focalizzato lattenzione sui problemi storico-culturali legati alla nascita della tradizione sulla scorta dei testi grammaticali del tardo impero romano. A partire dai secoli II e III d.C., lindagine del fatto linguistico diviene esclusiva pertinenza dei retori e dei grammatici, di coloro, cio, che consapevoli della funzionalit burocratica e politica della lingua rimangono interessati agli aspetti meramente grammaticali, pi che poetici, del discorso. Di fatto, una preoccupazione di natura squisitamente filosofica sullessenza del nome, tratto speculativo che ancora ricorreva nellopera varroniana, ricompare solo verso la fine del VI secolo con Isidoro di Siviglia. Lanalisi della parola si fa studio del significato, indagine della struttura profonda della comunicazione, e il linguaggio non viene considerato pi come strumento da utilizzare, ma anche come uno scrigno di valori semantici da comprendere e da trasmettere. Ora, proprio intorno alla problematica nascita della significativit del discorso (quale testimonianza della messa a confronto di due parlanti, di due soggetti di langue ), la riflessione di Ricoeur recupera, riallacciandovisi idealmente, il bagaglio culturale della tradizione scolastica medievale. Domenico Iervolino ha sottolineato, infatti, come la semplice datit del fatto linguistico che, per uno studioso di problemi del linguaggio costituisce un fenomeno (su cui poi stabilire una serie teorica), rappresenti gi invece per Ricoeur un problema. Questionare intorno al linguaggio comporta inevitabilmente che si assuma la difficolt del rapporto intersoggettivo: il discorso superamento delle individualit, contatto fra le alterit, pensiero comune di identit ed alterit; non a caso, come pi avanti ha notato Iervolino, un momento cruciale nella riflessione di Ricoeur rappresentato dallanalisi del problema dellintersoggettivit in Hegel e Husserl. Il valore della comunicazione discende allora proprio da questa originaria tensione monadica che separa e isola i soggetti nelle loro individualit irripetibili, ma che li mette in questione nella loro molteplicit quando essi divengono altrettanti momenti di un discorso. Il discorso dunque il momento dellincomunicabilit superata, afferma Ricoeur, ed gi una risposta al problema della comunicazione: dalla semplice messa a confronto degli unici si potr giungere a una definizione multivoca delle individualit. Ma al Discorso Trionfante si arriva solo percorrendo una lunga strada, infinita, quasi asindoto della comprensione; ed in effetti noi ancora vaghiamo negli sterrati del discorso militante. M.P.R. tace o nega. E la mancanza di voce e non solo la sua torsione. Sulla violenza della traduzione connessa al potere, soprattutto gli ospiti bulgari hanno portato numerose testimonianze: Stoyan Atanassov ha raccontato gli ostacoli incontrati per la pubblicazione di unantologia degli scritti di R. Barthes; Dimiter Zachev, invece, si occupato della traduzione di Jaspers in russo. Vladimir Gradev ha ricordato, daltro canto, la volont politica di normalizzazione dei testi in Bulgaria, centrando il suo intervento su una cattiva traduzione di Pascal. Ma sul nesso violenza-potere intervenuta anche Camilla Cederna, con un intervento sulle strategie di traduzione in Sicilia, alla fine del XVIII secolo. Cederna ha ricostruito il doppio filo di attrazione e repulsione che la cultura siciliana ha intrattenuto con le lingue straniere, atteggiamento composito ben espresso dal motto nutrire laltro e divorare se stesso con cui il popolo siciliano sembra essersi identificato. Pierre Penisson ha invece indagato le ragioni ideologiche e pregiudiziali, secondo cui la traduzione di Kant in francese fu considerata a lungo impossibile, a causa di una netta contrapposizione culturale fra la Germania, profonda e oscura, e la Francia, cartesiana e leggera. Un caso particolarmente interessante di violenza, met giudiziaria, met letteraria, stato quello presentato da Guillaume Monsaingeon: trattasi di un processo intentato da Victor Hugo a Mennier che ha tradotto la sua Lucrezia Borgia dallitaliano per farne un libretto musicale. Attraverso laccusa e la difesa viene sollevato il problema del rapporto fra teatro e opera, e sulla differenza (di stile, di pubblico, di livello) fra rappresentazione e letteratura. Della traduzione interna alla lingua si occupato Philippe Roussin, analizzando il rapporto di Cline con la traduzione, in particolare riguardo alla tensione fra lingua morta e lingua, viva nel seno della lingua poetica. Sulla traduzione invece fra due lingue estremamente lontane si pronunciata Viviane Alleton, specialista di lingue orientali, con un brillante intervento sulla trascrizione dal cinese al francese. Alcuni partecipanti hanno insistito sul ruolo fecondo della traduzione e della sua inevitabile violenza: tradurre nel XVI-XVII secolo, afferma Nuccio Ordine, un autore antico, cio un classico, significa entrare in competizione con lo riginale e impa dronirsi d i un auctoritas altra per rivendicare la propria originalit. Philippe Roger ha invece individuato nellepoca della Rivoluzione francese due tendenze contraddittorie: da un lato la parola dordine dellesportazione della lingua francese e la convinzione che le lingue straniere

Violenza e traduzione
A Melnik, in Bulgaria, si tenuta una tavola rotonda franco-bulgara sul tema: VIOLENZA E TRADUZIONE. Lincontro nato come bilancio e apertura: bilancio di un gruppo di lavoro in seno al Centre Europe di Parigi, che si occupato questanno del carattere violento della traduzione; apertura a dei colleghi bulgari che della violenza, in particolare ideologica e politica hanno una cognizione concreta e dolorosa. I lavori si sono svolti dal 7 al 10 maggio 1993 con il concorso dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli.

Il termine stesso di violenza stato al centro delle discussioni, durante le quali le posizioni si sono scontrate ma anche poco per volta raffinate, assottigliate. Per alcuni, violenza termine macroscopico: indica le procedure di lavoro di una lingua sullaltra, le torsioni del traduttore sullautore, le invenzioni linguistiche, che tanto cercano di essere fedeli al testo, quanto mistificano, deviano il senso. Per altri, violenza termine microscopico: contrassegna la presenza di un potere che censura, manipola,
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noto, Benjamin contrappone allapproccio classicista, allidea di un mondo senza turbamenti, allo sguardo solare e panoramico della totalit, la prospettiva barocca, connotata invece dalla Vergnglichkeit, dal senso di caducit di tutte le cose, dalla riflessione sulla morte, che trova nellallegoria la pi adeguata manifestazione della mentalit barocca, nel loro comune procedere e porre a tema il momento dello scacco, del naufragio, del frammento. A partire dallequazione di Benjamin per cui le allegorie sono, nel regno del pensiero, quello che sono le rovine nel regno delle cose, Agazzi ha concluso sottolineando in Benjamin lassimilazione di verit allegorica e archeologismo. P.C. dividuato tracce di platonismo e di aristotelismo nella filosofia della matematica di Clavius, sottolineando labuso che molto spesso si fa dei due termini. Delle fonti medievali dellontologia di Suarez ha parlato L. Gentile, che ha spiegato le due modalit dellanalogia, quella di attribuzione e quella di proporzionalit; questultima ritenuta da Suarez poco idonea, perch include qualit metastoriche. Lanalogia propria in primo luogo del concetto di ente, per cui Dio ente per essenza e le creature per partecipazione. La relazione di P. Casini ha delineato la complessa personalit del gesuita Tiraboschi ed il suo contributo per il progresso della scienza. Nella Storia della letteratura, Tiraboschi si ispirato agli enciclopedisti francesi; pur esaltando la genialit di Galileo, Tiraboschi fa notare la testardaggine del pisano nel pretendere il riconoscimento ufficiale delle proprie teorie e nellammettere la fallibilit del tribunale che lo condann nel 1633. Dopo aver ricordato il contributo di padre Clavius alla riforma del calendario, lastronomo J. Casanovas ha sottolineato limpegno dei gesuiti nella promozione dellinsegnamento dellastronomia o della matematica. Clavius non riscrisse mai completamente le sue opere, per lasci un folto gruppo di discepoli ben addestrati alla ricerca scientifica. Tra i relatori stranieri H. Enszenberg ha parlato del rapporto societ-religione nel 500 e 600 a Bamberga, mettendo in luce le deficienze dellegemonia vescovile che si rivel poco attenta alla causa cristiana. E. Knobloch ha mostrato la poliedricit della speculazione di Clavius, soffermandosi sulla tematica della quadratura del cerchio; A. Ziggelaar ha invece illustrato la corrispondenza tra diversi studiosi gesuiti europei che non ammisero la validit delle teorie di Galileo, non perch erano ideologicamente contrari, ma perch (non avendo un cannocchiale perfetto) non riscontravano la certezza empirica dei postulati galileiani. P. Tabarroni ha riferito sul ruolo della scuola di Clavius in una situazione di degrado dellastronomia tolemaica, ridottasi ad ancella dellastrologia giudiziaria, mettendo in luce lesattezza del sistema ticoniano oltre a proporre la rivalutazione del Biancani, allievo di Clavius e studioso delle maree. Dei rapporti che istaur la Compagnia di Ges con le citt in cui essa oper tra il Cinquecento e Seicento, hanno riferito diversi relatori. R. Moscheo ha messo in evidenza la precariet culturale della Sicilia e il rapporto guardingo e poco fiducioso del matematico messinese Maurolico nei confronti dei gesuiti; A. Romano ha invece riferito sulla situazione, tra il 1560 e il 1643, della Francia, tormentata dalle guerre di religione; nel 1594 venne infatti soppresso il collegio di Parigi. Clementi ha ricordato limpegno di Bellarmino a Acquaviva per listituzione di collegi gesuiti
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Christoph Clavius
Un convegno internazionale dal titolo: CRISTOPH CLAVIUS E LATTIVIT SCIENTIFICA DEI GESUITI NELL ET DI GALILEO, si tenuto dal 28 al 30 aprile 1993, organizzato dallIstituto di Filosofia dellUniversit di Chieti con il contributo particolare di Ugo Baldini, autore del volume, recentemente pubblicato,
STUDI SU FILOSOFIA E SCIENZA DEI GESUITI IN

a lAquila, superando lopposizione dei signori aquilani. A Napoli invece, come ha riferito R. Gatto, si istaur un buon rapporto tra la cittadinanza e i gesuiti, che mostrarono (almeno a livello teorico) molta sensibilit verso le nuove teorie copernicane anche se Clavius si mostr, verso di esse, sempre cauto e ritenne il vecchio sistema solare il pi probabile. I gesuiti non operarono soltanto in Europa, ma addirittura in Oriente; ad illustrare il contributo scientifico della scuola di Clavius in Cina stato I. Iannacone , che ha riferito dellopera dei missionari gesuiti, in particolare di Rho, Schall e Terrentius, che riuscirono a creare uno scambio significativo tra la cultura rinascimentale europea e quella cinese. Gli allievi di Clavius introdussero un tipo di sperimentazione laica, priva di dogmatismo teologico, ed il loro impegno si rivolse prevalentemente allambito scientifico piuttosto che a quello religioso. A.S.

Linguistica, semiotica, ermeneutica


Un ciclo seminariale in cinque lezioni sul tema: LA PLURALIT DEGLI ASPETTI LINGUISTICI. LINGUISTICA, SEMIOTICA, ERMENEUTICA, si svolto dal 9 marzo al 6 aprile presso il dipartimento di Filosofia dellUniversit Federico II di Napoli. Organizzata da Domenico Iervolino, che ne ha concluso il ciclo, la serie di appuntamenti settimanali ha visto alternarsi docenti e studiosi di diversa formazione scientifica, da Rosanna Sornicola e Federico Albano Leoni, a Giovanni Polara, a Massimo Bonfantini.

ITALIA, 1540-1632 (Bulzoni, Roma 1993).

Il convegno nato dal proficuo rapporto di collaborazione internazionale tra le Universit di Chieti e Bamberga, dove nacque Cristoph Clavius . Lavvio ai lavori stato dato dalla relazione di E. Pastine che ha evidenziato leredit dellumanesimo nella cultura gesuitica, mostratasi una forza religiosa altamente riformatrice. A riferire sulle innovazioni della cosmologia dei gesuiti nella Rosa Ursina di Scheiner, si presentato C. Dollo, che ha sottolineato la convergenza delle tesi di Galilei e Scheiner nel convalidare la regola di Agostino secondo la quale, quando vi contrasto sui dati osservabili, linterpretazione del Testo Sacro che deve adattarsi ai fatti certificati, non viceversa. Le relazioni di A.Garibaldi e di S.Corradino hanno trattato rispettivamente la problematica della risoluzione della quadratrice da parte dei gesuiti e lassiomatica euclidea nel Cinquecento. Clavius inizia infatti unopera di riorganizzazione e liberazione della matematica euclidea dalle strettoie dellantefatto letterario, nel rispetto della specificit scientifica, ristabilendo definitivamente lavvio assiomatico della deduzione geometrica. C. Casadio ha parlato della risolubilit delle prove matematiche in sillogismi nellopera di Clavius e nella filosofia della matematica tra Cinquecento e Seicento ed ha riproposto la tesi di Clavius dellinutilit di ridurre in forma sillogistica le dimostrazioni matematiche. G. Lucchetta ha invece in-

Nel sottolineare la sequenza di discontinuit che definisce la pluralit strutturale dello studio del linguaggio, Rosanna Sornicola ha puntualizzato le difficolt oggettive che si incontrano nel tentativo di tradurre reciprocamente modelli linguistici afferenti alle diverse discipline scientifiche e, richiamandosi alla distinzione chomskyana tra adeguatezza descrittiva e adeguatezza esplicativa, ha posto laccento sulla sostanziale incompatibilit della modellistica teorica con loggettualit bruta del fatto linguistico. E tuttavia possibile rintracciare una seria problematica comune allinterno delle diverse teorie che, sicuramente, presentano una divergenza fondamentale nella descrizione linguistica, ma che condividono per un obiettivo epistemologico unico, quello di fornire una buona descrizione di una lingua. Ora chiaro, ha osservato Sornicola, che uno strutturalista, sulla scorta di Bloomfield e Mathesius , dar rilievo soprattutto alla forma linguistica per spiegare le ragioni e le economie di funzionamento del linguaggio, trascurando con ci la compo-

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Il moderno di Benjamin
Si svolto a Milano nel marzo 1993, presso la Casa della Cultura, un dibattito, coordinato da Marina Calloni, sul tema: WALTER BENJAMIN. LO SPAZIO DELLA MODERNIT, con la partecipazione di Elena Agazzi, Gianfranco Bonola, Giuliano Della Pergola, Ubaldo Fadini, Ugo Perone.

Lincontro, come ha ricordato Marina Calloni che lo ha organizzato e coordinato, ha inteso focalizzare due zone differenti, interessate dalla riflessione di Walter Benjamin: quella degli scritti di filosofia della storia, in qualche modo legati a Angelus novus, e quella costituita dalle teorizzazioni estetiche riferite allambiente urbano. Gianfranco Bonola (Metafore di salvezza) ha focalizzato le tesi benjaminiane relative alla filosofia della storia, sottolineando in esse il legame intercorrente fra la riflessione pi propriamente filosofica e i testi di carattere narrativo. La storia, pi che materia di scienza, oggetto di rammemorazione, e ci vieta di poterla pensare prescindendo da una dimensione teologica. Questultima diventa cos una sorta di nuovo inquadramento, in funzione ancillare e insieme direttiva, del materialismo storico. Tra un determinato presente, e altrettanto determinati segmenti di passato, si stabiliscono, per il materialista storico, nessi che fanno di presente e passato significanti reciproci, per cui solo alcuni passati sono significativi per alcuni presenti, e viceversa. E cos che il passato viene redento, strappato com, prima ancora che alloblo, a una considerazione museale, ovvero alla sua fruizione sotto le spoglie dell eredit. La funzione redentrice del presente nei confronti del passato, cio la funzione della prassi storica della classe operaia, distingue per Benjamin lautentico materialista storico dal socialdemocratico positivista. Per questo Benjamin privilegia, nella considerazione storica, il motivo del salto, la discontinuit, lintermittenza, la contraddizione. L attualizzazione (Jetztheit) ha valore, dunque, solo in una prospettiva funzionalizzante rivoluzionaria; daltro canto, ha sottolineato Bonola, tale attualizzazione possibile solo ipotizzando una giustizia superiore, trascendente, o redentrice, rispetto al presente da cui si parte. In un medesimo ambito di riflessione, Ugo Perone (Redenzione del moderno) si soffermato sul nesso-tensione tra materialismo storico e teologia, proponendo la metafora del manichino giocatore di scacchi, il materialismo storico, i cui fili sono mossi da un abilissimo nano nascosto, la teologia. Lintreccio, ha sottolineato Perone, inscindibile, non resolubile nei termini di una distinzione di aspetti, n tantomeno in quelli di una successione di fasi allinterno dellevolversi della riflessione

benjaminiana. Questi due aspetti sono in realt reciprocamente escludentisi, negantisi: il materialismo storico intende assorbire la teologia, risolverla in s; ma il momento del riscatto qualifica teologicamente, e rovescia, il materialismo medesimo, messianizzandolo. La fedelt alla storia costringe daltra parte nellimmanenza, come solo orizzonte del riscatto, il messianismo ebraico; questultimo si connota cos non come compimento ma, al contrario, come frammentazione, come rottura della continuit, come arresto del movimento della storia. Contro Marx, la societ senza classi, o il Messia, non arrivano alla fine della storia, al termine del suo sviluppo, ma si qualificano invece come loro rottura, loro interruzione. Il messianesimo un riscatto della storia e dalla storia; ma tale riscatto pu avvenire solo nella storia. Partendo dal concetto di esperienza, Ubaldo Fadini (I luoghi comuni di Benjamin) ha preso in considerazione la svalutazione di questo concetto nella prospettiva benjaminiana, in cui l esperienza intesa come patrimonio, eredit del passato. La tecnica, mentre getta luomo in unopprimente povert, in quanto lo priva del sostegno dellesperienza, al contempo lo arricchisce, in questa povert, di unaltrettanto opprimente ricchezza, ampollosa di false idee e false speranze. Quanto pi lesperienza non si collega (e non ci collega) pi a un patrimonio culturale, quanto pi si , in questo senso, poveri di esperienze - sia private, sia politiche, riferite cio allumanit in generale - tantopi si cerca rifugio nella dispersione, nel guazzabuglio, nel barocchismo. Nasce cos, e va superata, la fase, peraltro necessaria, della nuova barbarie, intesa come annientamento dei resti soggettivi, delle scorie immaginali (ovvero, marxianamente, ideologiche), distaccate dalla corporeit reale, quali le nozioni di uomo interiore, psiche, individualit, e cos via. Laddove, per converso, lazione reale produce limmagine, ed questimmagine, non c posto per le scorie immaginali, per la menzogna, per lideologia; resta il corporeo, la fisicit che si realizza nella tecnica, nelloggettivit, dove corporeit e attivit immaginale si compenetrano. La tecnica diventa protesi di uno spazio corporeo collettivo che produce il proprio spazio immaginale. Giuliano Della Pergola (La Parigi di Benjamin) ha ricordato le riflessioni benjaminiane contenute in Parigi capitale del XIX secolo, dove la capitale francese viene interpretata come luogo privilegiato dellaffermarsi della modernit nellOttocento. Le teorizzazioni di Benjamin hanno, insieme, la caratteristica di riflessione estetica e politica, come individuazione delle forme di sviluppo della metropoli, nel momento in cui essa si evolve dal localismo al cosmopolitismo. Lessenza del cosmopolitismo, che cifra della modernit, consi45

ste in quel processo di fatuit di cui la metropoli spazio principe: consiste nella sovrabbondanza, nellapparire contrapposto allessere, nellostentativit, nella moda, che la ricerca sempre vana, spesso ridicola, talvolta pericolosa, di una superiore bellezza ideale. Dal punto di vista antropologico la vita viene strutturata dalla velocit: la conoscenza diviene essenzialmente strumentale, rimane al livello dellinformazione. Il tipo di sapere delluomo metropolitano finalizzato alla comunicazione: non un sapere per s, ma un sapere per altri, ripetitivo e massivo. Relativamente a Parigi, Benjamin ha come obiettivo polemico la ricostruzione ottocentesca attuata da Haussmann, che ripens una metropoli dellordine e della geometria urbana. Fu attuato, nel contempo, un riordino sociale attraverso una selezione antropologica improntata alla razionalit pianificatoria, tipica caratteristica dei ceti emergenti post-rivoluzionari, e allodio profondo per lindividualit. In unaccezione tipica della Scuola di Francoforte, nel progetto urbanistico di Parigi si manifesta per Benjamin la dialettica della razionalit: un progetto geometrico che scompare come senso generale, per riemergere solo come aggregato di funzioni urbane manipolate. Nella societ di cui la Parigi ottocentesca prefigurazione, lindividualit diventa un feticcio, privata di un autentico rapporto con la realt, ricacciata nella dimensione onirica. Parigi medesima diventa, ha sottolineato Della Pergola, il prodotto onirico di unindividualit schiacciata in esso: dal sogno della citt imperiale di Napoleone III alla Parigi delle fogne possibile parlare di una citt sognata che si sovrappone a quella reale; un sogno che racchiude lArco di Trionfo e le cloache. Elena Agazzi (Walter Benjamin: verit del frammento e culto delle rovine) ha infine incentrato il proprio intervento a partire dalla polemica che Benjamin ingaggia nei confronti del mondo classico, e dal suo rapporto con la figura di Winckelmann. Agazzi rileva unambivalenza fra la netta condanna espressa nei confronti del classicismo, dove Benjamin vede rilucere la falsa apparenza della totalit, e il pi sfumato giudizio su Winckelmann, nel cui approccio estetico il filosofo tedesco individua invece lemergere delle istanze, totalmente aclassiche, del frammento e dellespressione allegorica, riguadagnata alla dignit di espressione artistica, con valenza gnoseologica, al di l del suo mero aspetto di tecnica. Benjamin si richiama esplicitamente alla componente rinascimentale dellopera winckelmanniana, quando evidenzia il carattere euristico e poietico dellallegoria: lallegoria insegna allartista a inventare, al di l e contro latteggiamento mimetico che contraddistingue, invece, lapproccio classicista. Questultimo si instaura a partire da uno sguardo simbolico, che si esplica sotto gli auspici del mito. Come

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Walter Benjamin nella Bibliothque Nationale a Parigi (1937)

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sazione dei confini della discussione filosofica sulletica, Magri si soffermato in primo luogo sulla registrazione dellesclusione, in questo fascicolo di Paradigmi, della prospettiva analitica, ad eccezione di un saggio. Si tratta di una scelta che, per Magri, pu essere in qualche modo discussa indicando le ragioni di un etica analitica come soggetto del dibattito filosofico-morale contemporaneo. Quattro ambiti o aree di impostazione analitica, hanno compiuto notevoli sviluppi nella discussione della moralit. In primo luogo, le discussioni sul significato del linguaggio morale, sui modi in cui si possono formulare e difendere linguaggi morali; si passati qui da una visione atomistica di discussione dei singoli enunciati morali ad un approccio molto pi ampio e pi radicale, con una crescita delloggetto della metaetica nel campo pi importante degli esami dei procedimenti di costruzione e di controllo di argomentazioni di pi singoli enunciati e addirittura di intere teorie morali. In secondo luogo, un passaggio di filosofi analitici dalla semplice analisi logico-linguistica ad un altro tipo di analisi dichiaratamente metafisico. In terzo luogo, il convincimento che in filosofia morale si pu aspirare a giungere a delle conclusioni normative, a delle vere e proprie prese di posizione. Da ultimo lo studio del rapporto tra norme morali ed azioni. I problemi delletica sono problemi che devono essere affrontati e definiti sulla base di una costruzione teorica razionale fortemente controllata; proprio in tale prospettiva che la nuova filosofia analitica offre uno sfondo di discussione. Per Arnalo Petterlini vi una convinzione che fa da sfondo e che collega i contributi presenti nel fascicolo monografico Paradigmi: il venir meno di una realt assoluta in campo etico, non solo rende problematico il tu devi, ma carica luomo stesso del peso e della responsabilit delle proprie scelte. Oggi assistiamo molto spesso ad un richiamo alletica della solidariet e al collegamento tra la negazione dellassolutezza da un lato e lassunzione di responsabilit dallaltro. Si pervenuti a dire, ha osservato Petterlini, che la morte di Dio il prezzo pi o meno elevato per lautentica emancipazione delluomo. Se la garanzia teologica o metafisica venuta meno non si pu che assistere al dispiegarsi delleffettualit, dellindifferenza; assistere a quello che stato detto il politeismo dei valori, secondo cui per ognuno sono sacri i propri valori, non solo, ma la realizzazione di un valore nella prassi ottenuta contro altri valori. La prassi si rivela, cos, come il luogo dellintolleranza, il luogo della violenza, nel senso che limpossibilit di determinare in maniera decisiva il valore della scelta comporta, per ci stesso, limpossibilit di determinare il disvalore delle scelte opposte: la violenza il necessario appannaggio del problema della condizione umana, in quanto conseguenza di un impossibile fondamento teorico. Ci che si realizza con la determinazione di un valore un puro fatto, che si impone, che prevarica. Se il luogo delletica, della prassi il luogo della violenza si tratta allora, ha ribadito Petterlini, di collocarvi, ove possibile, una ragione pratica, intesa in termini contemplativi, come una regola del gioco utile anche se non vera, utile sino a quando non prevarranno altre regole e altri giochi. Augusto Ponzio ha proposto di ricercare una specie di filo conduttore della raccolta di saggi nella domanda: C ancora tempo, c ancora spazio per letica nella cultura contemporanea? Ma se il tempo non il tempo lineare, continuo, il tempo di Kant, di Hegel, della predizione, della filosofia della storia, ma il tempo della rottura, della divisione, della discontinuit: C ancora spazio per laltro? C ancora spazio per la politica? Nel fascicolo di Paradigmi la temporalit tematica esplicita del saggio di Giuseppe Barletta (La vertigine del cominciamento. Congetture (meta) etiche sul tempo e la morale), che sembra paradigmatico della lettura di Ponzio proprio perch sottolinea la discontinuit della situazione storica dell Homo temporalis come essere vacuo; la nascita e dallaltra parte la procreazione come momento di separazione tra due tempi, il procreante e il procreato, che malgrado la loro connessione, sono in due tempi completamente separati, per cui il tempo quello della discontinuit, apre immediatamente al problema dellalterit e dunque al problema della responsabilit e quindi al tema della comprensione. Questo nesso tra temporalit, alterit, responsabilit si ritrova con implicazioni pedagogiche nel saggio di Bertolini La crisi della contemporaneit: possibilit e limiti delletica e della pedagogia. Letica come obbligo di trascendere il presente, che unaltra versione della dimensione temporale, uno dei temi del saggio di Franco Bianco, Complessit dellagire e sua comprensione . Un altro saggio importante, in tale prospettiva, quello di Giovanni Cera, Agire razionale e agire morale. Sulla coalterit come fatto e come valore, dove si parte dal comprendere, collegandosi con il significato dellesserci come poter-essere, che in quanto tale apertura, trascendenza, progetto, distinto dalla semplice presenza chiusa, rappresa. Se lessere dellesserci un poter-essere, comprendere quindi comprendersi. Nel saggio di Ferruccio De Natale si evidenzia che lepoch husserliana non un fatto gnoseologistico, ma un fatto prettamente etico. Lepoch rappresenta la fuoriuscita dalla continuit spazio-temporale e la possibilit di immaginare e di comprendere spazi diversi. Quello di Mario Manfredi un saggio incentrato sullaltro, sulla responsabilit, sullapprensione per laltro, sulla paura per/dellaltro connessa alla tem43

poralit come futuro. Nel saggio di Sergio Moravia, Esistenza, etica e complessit ritorna la problematica della discontinuit temporale, l dove lautore mostra come allinterno dello stesso individuo, dello stesso io ci sia una molteplicit di io; si delinea cos allinterno del singolo una discontinuit temporale, che pone allinterno dello stesso io la domanda dellalterit. Infine, la problematica della temporalit si piega in quella de La scelta, che il titolo del saggio di Giuseppe Semerari. La temporalit della scelta concerne il suo rapporto con la necessit, non ci pu essere scelta se c soltanto una libert. Il rapporto tra necessit e libert di natura temporale. Franca Pinto Minerva intervenuta sul bisogno delletica nella societ contemporanea, che societ aperta al possibile per tutti, caratterizzata dalla comparsa sulla scena di nuovi soggetti di diritto e da un ampliamento di riconoscimento di diritti e dalla possibilit per tutti di intraprendere percorsi di autoaffermazione; ma che contemporaneamente il teatro della negazione di diritti, dellespansione della violenza. E intorno al tema della differenza e dei diritti della differenza, ha osservato Pinto Minerva, che si pone per la pedagogia il problema dello spazio delletica. In tale prospettiva la pedagogia si presenta come un discorso antinomico, un discorso di fini ma anche di mezzi; di fatti ma anche di valori; di analisi ma anche di progetti per costruire il futuro. Il discorso delletica in pedagogia , da una parte, quello di una ridefinizione continua dei fini delleducazione. Dallaltra parte, la parola etica si carica in pedagogia di significato empirico, perch il problema non solo quello di individuare le dimensioni del possibile, ma anche quello di attivare realmente dei comportamenti etici che devono diventare fatti nella prassi di ciascuno. Le sollecitazioni derivanti dalletica per la pedagogia riguardano lesclusione di qualsiasi monocentrismo, antropocentrismo, logocentrismo, bloccocentrismo e il riconoscimento di una ragione problematica e pluriculturale. Giuseppe Semerari, direttore di Paradigmi, ha concluso il dibattito soffermandosi sulle caratteristiche della rivista che pi la caratterizzano: la dimensione pluralistica e il rifiuto di ogni prospettiva orto-scolastica. Linserimento e la dimensione locale sempre stata complementare ad una apertura nazionale e ad una collaborazione con studiosi di altre culture, di altre nazioni. Infine Semerari ha ricordato il significato celebrativo di questo fascicolo monografico con il compimento, nel 1992, del primo decennio di vita della rivista, rendendo giusto ringraziamento al coraggio imprenditoriale delleditore Nunzio Schena il cui impegno organizzativo si rivelato essenziale per la vita della rivista. F.R.C.

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base di ci che essi ci raccontano. La traduzione diventa allora un operazione fondamentale perch in questo modo ci sforziamo di rendere ci che i nativi dicono di se stessi in un idioma differente da quello che essi usano. Molti antropologi descrivono la loro attivit come traduzione di unaltra cultura - dei suoi segni e dei suoi simboli - nella nostra lingua e nella nostra forma di vita; io arrivo addirittura a sostenere che il modo con cui la traduzione concepita e realizzata sia il vero nocciolo dellantropologia. D. Un presupposto fondamentale del suo approccio alla realt dei nativi quello di considerarla come un testo da decifrare. Il suo collega Kevin Dwyer ha definito questa strategia interpretativa una sorta di contemplative pattern e ad essa ha contrapposto il pattern of dialogical fieldwork, che considera il momento discorsivo sul campo, con le sue dinamiche interattive, pi adeguato per la comprensione dellAltro, pur nella consapevolezza dei limiti di ogni operazione interpretativa. R. Questa discussione con Dwyer dura da parecchio tempo e non sono daccordo con il suo punto di vista. Ritengo infatti che linterpretazione del testo - di qualsiasi tipo di testo - sia molto attiva e la distinzione tra i due modelli non sia valida. Il metodo di lavoro che sviluppa Dwyer, e che mi sembra interessante, consiste nella costruzione del testo antropologico in base allinterazione dialogica con linformatore; ma sinceramente non vedo in che cosa si distingua specificamente dal mio tipo di lavoro. Anchio faccio quello che fa lui; ovvero parlare con i nativi, cercare di capirli, di comunicare e di costruire un testo che descriva la loro realt. Tuttavia Dwyer pensa che la rappresentazione di un incontro basato sul dialogo consista nella pura e semplice registrazione di esso, mentre ci richiede necessariamente uninterpretazione, contro la presupposizione che di per s la registrazione sia pi reale e diretta. In ogni caso sono convinto che linterpretazione sia necessariamente limitata e che non sia possibile n per mezzo del dialogo, n con altri strumenti catturare pienamente lesperienza altrui; ci che possiamo fare di fornire uninterpretazione dotata di senso sulla base delle differenze tra la nostra forma di vita e quella dei nativi. D. Lei ha ribadito con forza di essere contrario alle generalizzazioni affrettate e allindividuazione di categorie e sistemi classificatori astratti. Tuttavia, vi sono criteri teorici in base ai quali ha condotto le sue ricerche e le sue comparazioni? R. Sono daccordo che vi siano comparazioni che si possono fare; anzi, uno dei motivi per cui ho fatto la scelta di studiare la realt del Marocco, dopo il mio soggiorno in Indonesia, stato proprio di indagare unaltra societ plasmata dalla tradizione islamica, riservandomi quindi la possibilit di individuare sia le affinit che le differenze. Questo confronto non lho limitato esclusivamente al campo della religione, ma lho esteso ad altri campi, quali leconomia e il sistema politico. Il mio modo principale di procedere nelle generalizzazioni di fare un assiduo avanti-indietro tra i due oggetti di studio e di costruire una sorta di struttura di comparazione, in modo da riuscire a parlare di entrambe le realt, tenendo conto dellindividualit di ciascuna ed evidenziando il tipo di rapporto che pu essere istituito tra di esse. E un tipo di generalizzazione delimitata in base allincrocio di diversit ed analogie, per cui ho sostenuto che il sapere antropologico si costituisce in tal senso come local knowledge. Faccio un esempio per chiarire questo concetto: il confronto tra il Marocco e lIndonesia mette in evidenza come una religione - essenzialmente la medesima religione possa assumere una specifica fisionomia in una realt sociale rispetto allaltra. In primo luogo, il Marocco un paese quasi totalmente islamico, mentre in Indonesia accanto allislamismo coesistono differenti altri riti e strutture religiose. Inoltre, per i marocchini lislamismo la base tradizionale costitutiva della loro societ, mentre per gli indonesiani quella religione arrivata ad insediarsi relativamente tardi, per cui i primi sono prevalentemente preoccupati di difendere la loro tradizione a differenza dei secondi, pi inclini ad adattare e conciliare lislamismo con il contesto storico precedente. Se qualcuno trascura o attenua queste differenze, che si estendono oltre il campo prettamente religioso, finisce per operare generalizzazioni troppo astratte e superficiali. D. Lei ha indicato strade nuove di ricerca con la sua proposta di un antropologia interpretativa ed ha prospettato un incontro tra antropologia e filosofia. Per il futuro della sua ricerca ritiene pi importante lo sviluppo dei suoi rapporti con i filosofi o con gli antropologi? R. Certo, la mia una strada di ricerca possibile e promettente, anche se non posso sbilanciarmi nel dire che sia del tutto nuova, perch in realt stata indicata gi da altri prima di me. Su certe direttrici possibile, a mio parere, procedere ulteriormente, studiare culture diverse, raccogliere serie di interpretazioni e collegarle luna con laltra, quanto stanno gi facendo molti degli antropologi contemporanei. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, non voglio operare una distinzione, in quanto qualsiasi antropologo deve tenere rapporti con i suoi colleghi per reciproci scambi di lavoro; ma devo ammettere che le intenzioni e gli obiettivi dellantropologia sono fondamentalmente filosofici, per questo intendo mantenere stretti rapporti con i filosofi. Ritengo tuttavia importante lavorare sia con gli uni che con gli altri, senza discriminazioni, e, personalmente, ho cercato di stabilire sulla base di analisi e ricerche antropologiche alcune posizioni filosofiche nello studio delle relazioni allinterno delle culture e tra le differenti culture.
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Lo spazio delletica
Per iniziativa dellAccademia Pugliese delle Scienze il 27 aprile 1993, nellAula Magna dellUniversit di Bari, ha avuto luogo una Tavola rotonda, coordinata da G. Dotoli e da Francesco Tateo, per la presentazione e discussione del fascicolo monografico n. 31 della rivista Paradigmi, dedicato al tema: LO SPAZIO DELLETICA NELLA CULTURA CONTEMPORANEA. Sono intervenuti, F. Tateo, D. Bigalli, T. Magri, A. Petterlini, F. Pinto Minerva, A. Ponzio.

C spazio per letica nella cultura contemporanea? Letica non si risolve nella politica, nelleconomia? Non ancora scomparsa come principio dellazione? Non si ridotta ad un oggetto della storia della cultura? Francesco Tateo ha considerato i diversi saggi presenti in Paradigmi come risposte a tali questioni. Riprendendo le argomentazioni della Presentazione del fascicolo a cura di Giuseppe Semerari , Tateo ha indicato le ragioni storiche che fanno delletica il banco di prova della filosofia e le difficolt in cui si imbatte la scienza condizionata dal persistere di reazioni nichilistiche e conferme dogmatiche. La riflessione etica, ha osservato Davide Bigalli, si trova in un bilico tra una specializzazione tecnico-disciplinare e uno spazio che fa riferimento ad una generalit. Da un lato, si delinea unetica in situazione, che porta alla riflessione, a saperi particolari, alla disseminazione delletica nelle etiche (questo un prezzo che il moderno sta pagando). Dallaltro lato si tende a considerare letica non disseminata come qualcosa che appartiene al passato, come una metanarrazione. Lesaurirsi di una figura dellattivit filosofica non significa, immediatamente, per Bigalli, il venir meno dellesigenza di totalit. Forse si sta assistendo ad una dimissione del grande spazio dedicato alletica allinterno della storia della filosofia, che va dal Rinascimento a Cartesio, sino al bon ton seicentesco, settecentesco, fino alle grandi pagine da Kant a Husserl, che si caratterizzano soprattutto come etica nei termini di una scienza dei costumi, come progetto, quindi, di umanizzazione delluomo e ridefinizione moderna del magnum miraculum della scienza occidentale. Il dramma delletica e della filosofia la dialettica irrisolta tra il filosofo come spettatore disinteressato e il filosofo come funzionario dellumanit. Tito Magri ha invece sottolineato come nella cultura filosofica contemporanea, proprio lo spazio delletica tanto pi esteso di quanto non fosse nei decenni trascorsi, cos da essere, probabilmente, uno dei pochi spazi rimasti autonomi. Nello stesso tempo si tratta di uno spazio estremamente complesso, che si configura con aspetti di tendenziale contradditoriet. Come elemento di integrazione e di preci-

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A fatto compiuto: lantropologia culturale di Geertz


Per il ciclo di lezioni Questioni del tradurre il Centro Culturale della Fondazione Collegio San Carlo di Modena ha organizzato il 21 maggio 1993 una lezione di Clifford Geertz dal titolo: RIFLESSIONI SULLO STUDIO DELLA CULTURA. A FATTO COMPIUTO, in cui il noto antropologo, introdotto da Maurizio Viroli, ha presentato alcuni passaggi dellopera a cui da alcuni anni sta lavorando con lintento di raccogliere oltre quarantanni di esperienze di lavoro antropologico sul campo e nella discussione teorica, intervenendo su problemi fondamentali dellantropologia culturale, come quelli della comprensione, dellargomentazione, della verifica del punto di vista, della concettualizzazione teorica. Hanno partecipato al dibattito Silvana Borutti, Alessandro Dal Lago, Franco La Cecla, Steven Lukes.

Dopo aver presentato Clifford Geertz come un cultore dellarte dellinterpretazione, Maurizio Viroli ha richiamato lattenzione sulla possibilit di ricercare significati, e non leggi, e di considerare lelaborazione concettuale meno importante della comprensione dei processi di vita. Negli scritti di Geertz sono di fatto innumerevoli gli spunti che conducono in tale direzione. In primo luogo, ha fatto notare Viroli, ci troviamo sempre pi a dover fare i conti con aree di ricerca per noi oscure e minacciose, che richiedono non di rinunciare al nostro punto di vista, ma di avviare un processo di interpretazione in cui i diversi parlano con la loro voce, non con la nostra. In tale situazione, non capire le differenze significa precluderci la possibilit di allargare i nostri orizzonti mentali e di diventare visibili a noi stessi: linterpretazione delle culture risulta in tal senso un presupposto fondamentale per comprendere chi siamo noi. Per convalidare la sua nozione di comprensione in antropologia Clifford Geertz ha esordito citando una frase di Kierkegaard: La vita vissuta in avanti, ma compresa allindietro. Ricercare in prima istanza i fatti, per poi passare allinterpretazione come effetto della configurazione degli

elementi raccolti in fase di ricerca: sono questi i presupposti con cui Geertz sta raccogliendo la sua esperienze di studioso di antropologia in un opera dal titolo: After the fact (A fatto compiuto), che vuole essere nel contempo una sintesi delle sue ricerche su due paesi da molti decenni sotto la sua osservazione, il Marocco e lIndonesia, ed una riconsiderazione riflessiva dellantropologia come disciplina appartenente allambito delle scienze sociali. Il volume, suddiviso nei capitoli: Paesi, Culture, Egemonie, Discipline, Modernit, si presenter come uno studio comparativo che a partire dallanalisi di due cittadine, Pare, che si trova a est di Giava, e Sefrou in Marocco, si sviluppa in una considerazione pi allargata della cultura di questi due paesi. La domanda fondamentale a cui Geertz cerca in questopera di dare una risposta riguarda il problema della descrizione delle realt assunte come oggetto di osservazione. La tentazione dello studioso della cultura di ingabbiare la realt nei suoi postulati teorici, costruendo modelli, processi, teorie, in base ai quali distingue stadi (Tradizionale/Moderno, Feudalesimo/Colonialismo/Nazione), individua tendenze (ad esempio: maggior individualismo, minore religiosit, benessere crescente), postula mete di riferimento (ad esempio la realizzazione dello Stato). Ci porta, secondo Geertz, alla illusione della quiddit, alla presunzione di inquadrare le realt osservate allinterno di boriose categorie, che occultano il lungo ed ininterrotto processo di sedimentazione che le ha formate, ovvero una sorta di paesaggio storico. Contro questa impostazione Geertz solleva forti obiezioni; il ricercatore raccoglie materiali eterocliti (storie confuse, resoconti intuitivi, collegamenti instabili, sciami di eventi e di inserti biografici) che scorrono su una superficie temporale non lineare, percorsa da correnti che ora viaggiano in parallelo, ora deviano e si separano per poi incrociarsi e dividersi di nuovo. Lesattezza, il parametro delloggettivit, la sicurezza della verit diventano delle pure chimere. In realt, lantropologo un bricoleur, che lavora ad hoc e ad interim per mostrare come elementi particolari possano essere intrecciati in una interpretazione che pro41

duce un senso: la configurazione di una certa realt secondo unipotesi descrittiva resta dunque una decisione dello studioso, la cui validit dipende dalla capacit di tale configurazione di render conto di tutte le implicazioni successive e degli ulteriori resoconti destinati ad ampliare lorizzonte rappresentativo in essa implicito. In tal senso descrivere una cultura significa caratterizzare una forma di vita, mostrarla sotto una certa luce e cercare di indurre qualcun altro a guardarla allo stesso modo, assumendosi tutte le responsabilit della prospettiva adottata. Queste posizioni teoriche rappresentano il punto di arrivo di oltre quarantanni di studi e ricerche; Geertz ne fa il punto nel momento in cui la cultura occidentale ha radicalmente mutato il suo atteggiamento nei confronti delle altre culture e ha abbandonato la certezza della sua superiorit e della continuit dei cambiamenti in atto. Gi nel corso degli anni 50 questo processo di revisione delle relazioni tra le nostre rappresentazioni delle culture indigene e le loro realt inizi a svilupparsi. Parallelamente, cominci a declinare limmagine romantica dellantropologo come esploratore solitario ai margini della civilt. In questo scenario il ruolo dellantropologo pu diventare quello di voce per altre voci, di narratore di altri discorsi, i discorsi appunto degli altri. F.S. Alla luce di questa prospettiva Franco Sarcinelli ha rivolto a Clifford Geertz le seguenti domande in occasione della sua conferenza alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena.
D. Sulla base delle presupposizioni di Wittgenstein, possiamo definire loggetto dellantropologia come una forma di vita con le sue regole, che sono di tipo linguistico. In tal senso possiamo considerare legittima laffermazione secondo la quale la traduzione costituisce il principale mezzo di accesso alloggetto antropologico? R. Certamente! Ritengo che la traduzione sia il principale strumento per il materiale fornitoci dai nostri informatori; il che significa che dobbiamo riuscire a interpretare ci che dicono, non avendo un modo diretto di accedere alla loro vita se non sulla

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Nellambito delle attivit culturali della Casa della Cultura di Milano ha preso avvio nellottobre 1993 un ciclo di seminari a cura di Fulvio Papi con il titolo: La filosofia moderna. Verit e destino dei classici. Questo il calendario degli in-

q Informazioni: Centro Culturale Polivalente, Piazza della Repubblica 31, 47033 Cattolica, 0541/967802.

In occasione della presentazione del libro di Umberto Eco, La ricerca


della lingua perfetta nella cultura europea (Laterza, Roma-Bari

contri: 14 ottobre, Carlo Sini: Cartesio; 21 ottobre, Fulvio Papi: Bruno; 4 novembre, Valerio Verra: La filosofia moderna. Verit e destino dei classici; 11 novembre, Fulvio Papi: La filosofia moderna. Verit e destino dei classici. Marx; 18 novembre, Mario Ruggenini: Kant; 25 novembre, Giorgio Pasqualotto: Nietzsche; 2 dicembre, Salvatore Veca: Hume; 16 dicembre, Giuseppe Semerari: Spinoza. Sempre presso la Casa della Cultura, il giorno 15 novembre 1993, in occasione della presentazione della pubblicazione della rivista Nuova civilt delle macchine, Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Luca Bianchi, Giulio Giorello, Mario Vegetti intervengono sul tema: Le et della scienza. q Informazioni: Casa della Cultura, Via Borgogna 3, 20122 Milano, tel. 02/795567.

1993), il 26 ottobre 1993, alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, sono intervenuti: Maria Corti, Raffaele Simone, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri. q Informazioni: Editori Laterza, Via di Villa Sacchetti 17, 00197 Roma.

Nellambito delle attivit del Centro Culturale della Fondazione Collegio San Carlo di Modena ha preso avvio nellottobre 1993 il ciclo di lezioni: La Prova dello straniero. Figure per il confronto fra le culture. Questo il program-

Il Centro Culturale Polivalente di Cattolica, in collaborazione con lIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, ha organizzato una serie di colloqui dal titolo: Libri in cerca di gloria. Letture. Queste letture sono iniziate nellottobre 1993 con un seminario introduttivo di Ezio Raimondi, La retorica doggi, che ha avuto il seguente svolgimento: 18 ottobre, La comunicazione inautentica; 19 ottobre, I topoi nella letteratura e nellarte; 20 ottobre, Per unantroplogia della retorica; 21 ottobre, La rinascita della retorica. Nel novembre 1993 si tenuto il seminario di Andrea Battistini, La scienza nuova
di Vico: un farmaco per la fantasia, con il seguente calendario: 10

ma degli incontri fino a febbraio 1994: 29 ottobre, Romano Mdera: Lombra dello straniero; 17 novembre, Francesco Remotti, Cannibali, schiavi e sovrani. Il ricorso allo straniero in una prospettiva antropologica; 3 dicembre, Giovanni Filoramo: Pellegrino, straniero, senza patria. Figure dellestraneit al mondo nel Cristianesimo antico; 28 gennaio, Pierre Rosanvallon (introd. Paolo Pombeni): Straniero e cittadino. I confini della politica; 11 febbraio, Francisco Jarauta: Abitare la frontiera. Riflessioni su meticciato e interculturalit; 25 febbraio, Simonetta Tabboni: Lo straniero e la modernit. Dalluguaglianza del diritto al riconoscimento della differenza. Sempre nellambito della Fondazione Collegio San Carlo, il Centro di Studi Religiosi ha organizzato a partire da ottobre 1993 il ciclo di lezioni: In cammino verso Dio.
La metafora del viaggio nellesperienza religiosa . Questo il

novembre, Vico, filosofo dellalba: la teoria antropologica delle origini; 11 novembre, Gli strumenti genetici di mito, metafora, etimologia; 12 novembre, Robusti sensi e vigorosissima fantasia. Per unermeneutica delle passioni; 13 novembre, Vico in USA, ovvero la terapia dellingegno enciclopedico.

calendario degli incontri fino a gennaio 1994: 7 ottobre, Raimon Panikkar: La metafora del viaggio nelle religioni; 28 ottobre, Filippo Gentiloni: Abramo contro Ulisse; 11 novembre, Amalia Pezzali: Il viaggio spirituale di Siddharta, il Buddha; 9 dicembre,

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CALENDARIO
Ermenegildo Manicardi: Il cammino di Ges e la via di Dio; 13 gennaio 1994, Paolo Branca: Le vie di Allah. Infine da ricordare che in occasione della presentazione del volume di Hans Blumenberg, Passione secondo Matteo (Il Mulino, Bologna 1992), tenutasi il 22 ottobre 1992 con la partecipazione di Sergio Givone, Pierangelo Sequeri e Carlo Gentili, stato organizzato un Seminario di studio su Hans
Blumenberg. Metafora, mito, modernit, che prevede i seguenti inter-

venti: 19 gennaio 1994, Vincenzo Vitiello; 16 febbraio, Barnaba Maj; 2 marzo, Michele Cometa; 23 marzo, Bruno Accarino. Infine per il 10 maggio 1994 in programma una Giornata di studio su Hans Blumenberg, con la partecipazione di Remo Bodei, Gianni Carchia, Pier Aldo Rovatti e Francesca Rigotti. q Informazioni: Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, 41100 Modena, tel. 059/222315.

A cura dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore, nei giorni 15-16-17 novembre si svolto un seminario di fenomenologia e ontologia dal titolo: Lidea di persona. Gli incontri hanno avuto il seguente svolgimento: 15 novembre, Paul Beauchamps: Dimensioni della persona nellantropologia biblica; 16 novembre, Aldo Masullo: Persona e tempo; Jean-Franois Courtine: La persona nella fenomenologia di E. Husserl; Philibert Secretan: Il personalismo di E. Stein; 17 novembre, Nicolas Grimaldi: Lo statuto dellinteriorit; Michele Lenoci: Prospettive scheleriane sulla persona; Ada Lamacchia: Il personalismo americano tra Ottocento e Novecento; Roberta Corvi: La persona nella filosofia analitica. q Informazioni: Universit Cattolica del Sacro Cuore, largo Gemelli 1, 20100 Milano.

un seminario di studio alla presenza di Richard C. Lewontin sul tema: The


Genetics, Evolutionary Theory and the Genome Project. Alle due

relazioni di Richard C. Lewontin della prima giornata (ore 10.00, Inside and Outside - Gene, Environment and Organism; ore 15.30, Fitness, Optimality and the Evolution of Cognition) ha fatto seguito, nella seconda giornata, una Tavola rotonda con Giorgio Bignami, Edoardo Boncinelli, Aldo Fasolo, Vittorio Sgaramella, Pietro Corsi. q Informazioni: Centro di Studi Semiotici e Cognitivi, Contrada Omerelli 77, 47031 San Marino, tel. 0549 882516. Nellambito dellattivit convegnistica organizzata dalla casa editrice Il Saggiatore di Milano in occasione della pubblicazione del volume di Alain Touraine, Critica della modernit, (Il Saggiatore, Milano 1993), si tenuto il 1 dicembre 1993, presso lAula Magna dellUniversit degli Studi di Milano, in collaborazione con lI.S.U., un convegno sul tema: Quale modernit. Questo il programma degli interventi: ore 15.00, Alain Touraine: La crisi della modernit; ore 15.30, Carlo Sini: Il transito; ore 16.30, Severino Salvemini: Organizzare senza organizzare: i dilemmi e paradossi del management contemporaneo; ore 17.00, Fulco Pratesi: La questione ecologica: un ostacolo o un contributo alla modernit?; ore 17.30, Discussione. q Informazioni: Il Saggiatore, via Bianca Maria 26, 20100 Milano.

Organizzata dal Centro Internazionale Studi di Estetica di Palermo e dallUniversit degli Studi di Palermo, il 10 dicembre 1993 si tiene una giornata di studio su Wladislaw Tatarkiewicz. Storia dellestetica Storia delle idee, in occasione del-

la pubblicazione del volume di W. Tatarkiewicz, Storia di sei idee. LArte, il Bello, la Forma, la Creativit, lImitazione, lEsperienza estetica (Aesthetica Edizioni, Palermo 1993). q Informazioni: Centro Internazionale Studi di Estetica, Universit degli Studi, Via delle Scienze, 90128 Palermo.

Il Centro culturale Casa Zoiosa di Milano ha organizzato nei mesi di novembre e dicembre 1993 un ciclo di lezioni dal titolo: Il 900: il Secolo dei Limiti. Questo il programma degli incontri: 8 novembre, Enrico Bellone: La fisica come violazione dei limiti; 15 novembre, Giuliano Toraldo di Francia: Limitazioni nellindagine del mondo fisico; 22 novembre, Giorgio Lunghini: I limiti delleconomia; 29 novembre, Aldo Gargani: I limiti del dicibile: Wittgenstein e la filosofia contemporanea; 6 dicembre, Francesco Moiso: I limiti della ragione e i limiti della corporeit; 13 dicembre, Maurizio Mori: Limiti etici per la medicina e la biologia? Un punto di vista bioetico; 20 dicembre, Corrado Mangione: Aspetti della teorizzazione umana. q Informazioni: La Casa Zoiosa, C.so di Porta Nuova 34, 20121 Milano, tel. 02/6551813.

Nellambito del ciclo: La filosofia in Germania oggi, che ha preso avvio nel marzo 1992 grazie alla collaborazione tra lUniversit degli Studi di Milano e il Goethe Institut di Milano, il 16 novembre 1993 ha avuto luogo un incontro con Dieter Heinrich, introdotto da Franco Volpi. q Informazioni: Goethe Institut, Via S. Paolo 10, 20100 Milano, tel. 02/76005571.

Il Centro di Studi Semiotici e Cognitivi dellUniversit di San Marino ha organizzato il 29-30 novembre 1993

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici


Via Monte di Dio 14, Napoli 29 novembre-3 dicembre Mario Agrimi
Lunit della filosofia di Vico

10-13 gennaio 1994 Adriaan Peperzak


Lineamenti di unetica

Organizzato dalla Scuola Europea di Psicanalisi in collaborazione con lUniversit degli Studi di Milano, l11 dicembre 1993, presso la Sala Incontri I.S.U., si tiene un convegno dal titolo: Jacques Lacan. La psicanalisi, lermeneutica, il reale. Intervengono, nellordine: Massimo Recalcati: Il reale di lacan; Pier Aldo Rovatti: Ci che sfugge; Igino Domanin: Lacan e la scena della scrittura; Ettore Perrella: Individuazione e fine della psicanalisi; Adone Brandalise: Perfezione e realt; Laura Fragasso: Il reale nello spazio lacaniano; Maria Teresa Maiocchi: Ascesi della scrittura; Marco Focchi: Lostacolo; Carlo Vigan: La differenza reale; Graziano Senzolo: Lanima e il numero: Lacan e il tempo del significante; Francesca Bonicalzi: Lacan versus Cartesio: il soggetto della scienza; Fabrizio Palombi: Cartesio e il vaso di fiori rovesciato; Domenico Cosenza: La causa del desiderio: Lacan tra Spinoza e Marx; Riccardo Massa: Desiderio, struttura, formazione. q Informazioni: I.S.U. Universit degli Studi di Milano, Ufficio Cultura, C.so di Porta Romana 19, Milano, tel. 02 809431 int. 162/186.

Il 13 novembre 1993, in occasione della pubblicazione del volume di AA.VV., Dio nella Filosofia del Novecento (a cura di Giorgio Penzo e Rosino Gibellini, Queriniana, Brescia 1993), presso il Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche di Roma, Francesca Brezzi, Aniceto Molinaro, Pietro Coda, Giorgio Penzo e Rosino Gibellini, hanno parlato su Dio nella Filosofia del Novecento. Il giorno 11 dicembre 1993 previsto un incontro con Bruno Callieri, Aldo Masullo, Bianca M. dIppolito e Alberto Gaston su: La psichiatria come scienza delluomo, in occasione della pubblicazione dellomonima opera di L. Binswanger (Ponte delle Grazie, Firenze 1992). q Informazioni: Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche, Via dei Serpenti 100, 00100 Roma.

Vico e la tradizione platonica - Il De antiquissima e le polemiche con il Giornale de Letterati dItalia. 6-10 dicembre Alessandro Ghisalberti
Forme e figure dellaristotelismo Medievale

17-19 gennaio Gian-Carlo Rota


Lintelligenza dallilluminismo alla fenomenologia

17-21 gennaio Giorgio Agamben


Esperimentum potentiae: verso unontologia della potenza

Gli inizi dellaristotelismo scolastico - Laristotelismo mediato - Dallaverroismo latino allaverroismo bolognese - Aristotelismo e Nominalismo. 13-17 dicembre Saverio Ricci
Una filosofia milizia. LAccademia dei Lincei

Il pensiero come esperienza della potenza - Aristotele e la potenza del pensiero. 24-27 gennaio Andrew Packard
Luomo biologico nel mondo progettuale

Le origini lincee tra alchimia e astronomia - Lo svolgimento della vita accademica - Lidea lincea a Napoli. 10-14 gennaio Sanja Roic
Poetica e oratoria in Vico

31 gennaio-3 febbraio Girolamo Cotroneo


Il metodo storico e i suoi problemi. Hegel e i tipi della considerazione storica

Il Dipartimento di Filosofia dellUniversit degli Studi di Genova organizza, il 14 dicembre 1993 a Palazzo Cambiaso, una Giornata di studio sul tema: Jacques Maritain 19731993. Ventanni dopo la morte. Intervengono Giuseppe Goisis (Jacques Maritain: dallinterpretazione della storia allimpegno sociale), Angelo Campodonico (Esperienza e metafisica), Letterio Mauro (Il problema di Dio), Ignazio Semino (Il problema delle scienze), Francesco Botturi (Ragion pretica e politica nel personalismo di Jacques Maritain), Edilia Cassani Traverso (Legge naturale e legge eterna), Gianni Baget Bozzo (Jacques Maritain contadino della Garonna). q Informazioni: Dipartimento di Filosofia, Via Balbi 4, 16126 Genova, tel. 010 2099857.

Eclettismo e fantasia: il poetico o tracce di una poetica vichiana La poesia vichiana fra tradizione e Barocco.

Dalla filosofia della storia alla storiografia - La storiografia originaria La storiografia riflettente.

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DIDATTICA

DIDATTICA

a cura di Riccardo Lazzari

Manuali di filosofia a confronto (II parte)


La TAVOLA III riassume lapparato didattico dei diversi manuali. Quattordici sono gli indicatori prescelti per questo esame e non tutti sono ugualmente significativi. In questo caso il confronto non quantitativo, limitandosi a segnalare la sola presenza di alcuni sussidi e descrivendone brevemente le caratteristiche.

La prima colonna registra la presenza di una introduzione alla storia della filosofia vera e propria. La maggior parte dei manuali preferisce iniziare direttamente da Talete o dalla cultura della Grecia arcaica, inserendo eventualmente allinterno di questa descrizione qualche considerazione sulla natura della riflessione filosofica. Molti docenti invece amano dedicare le loro prime lezioni a unintroduzione teorica alla nuova materia, soffermandosi su concetti, metodi e problemi che caratterizzeranno il lavoro successivo. In questo senso ben pochi testi vengono loro in aiuto. Solo due manuali (Lacchini -Rivoltella e Merker ) hanno una vera e propria unit didattica di introduzione teoricometodologica alla nuova materia di studio, con indicazioni molto concrete per il lavoro degli studenti. Sono state per inserite in questa colonna anche presentazioni di altro genere. Berti e Severino introducono la materia con un discorso prevalentemente teoretico legato alla ricostruzione delle origini della filosofia. Pi o meno analogo lintento di Firrao-Cambi, che affida il compito ad alcune letture critiche come nello stile del manuale; orientata in senso filologico lintroduzione di Giannantoni, mentre la prefazione di CasiniBenvenuti, per la sua dimensione e limpegno contenutistico pu essere destinata anche alla lettura degli studenti. Metodologicamente interessante la soluzione di Trombino, che suddivide lintroduzione teoretica ai diversi problemi della filosofia nel corso del volume, in unit didattiche che preparano alla trattazione di periodi e autori di specifica rilevanza. La bibliografia un sussidio presente in quasi tutti i manuali. Si tratta sempre di

suggerimenti bibliografici di base, anche se insieme ai classici viene talora indicata una letteratura di difficile reperibilit, ma non siamo voluti entrare nel merito delle scelte. E stata invece segnalata la collocazione della bibliografia e la sua impaginazione (la formula ben leggibile indica una bibliografia in cui i libri sono ordinatamente elencati su righe separate in modo da individuarne facilmente titolo e autori). Non si sono distinte le bibliografie dedicate solo alla letteratura critica da quelle che riportano sia le edizioni delle opere dei filosofi che (magari a parte) i saggi critici. Lobiettivo quello di evidenziare la presenza di uno strumento di semplice avvio a studi ulteriori; e in tal senso sembra pi funzionale la collocazione della bibliografia alla fine di ciascun capitolo, anzich alla fine del volume dove solo lo studente gi motivato avr la pazienza di andare a ricercare ci che lo interessa in mezzo a pagine piene di riferimenti. Alcuni manuali offrono preliminarmente una sintesi sugli strumenti di consultazione generale in ambito storico-filosofico: le proposte pi significative ci sembrano quelle di Giannantoni, Merker e Perone-Ferretti-Ciancio. In qualche caso si trovano bibliografie ragionate che orientano brevemente le scelte dei lettori. Nel caso di Voltaggio c un vero e proprio saggio critico (dovuto alla collaborazione di E. Ronchetti) che ricostruisce levoluzione della letteratura principale sui vari argomenti. Il sommario la sintesi del contenuto di un capitolo. La sua utilit piuttosto discutibile, ma pu servire per un ripasso veloce o per riassumere argomenti che non si ritiene di dover trattare in maniera diffusa. Di solito alla fine di un capitolo, ma pu trovarsi allinizio, con la diversa funzione di preparare allo studio delle pagine seguenti. Merker propone entrambe le versioni, con uno schema conclusivo intelligentemente elaborato. Originale anche lidea di Abbagnano-Fornero di riepilogare il contenuto di un capitolo attraverso un glossario finale. La paragrafazione a margine presente in numerosi manuali, non solo di filosofia. Si tratta di un accorgimento che sostituisce o accompagna la titolazione dei paragrafi nel corso del testo ed caratterizzato so60

prattutto dalla collocazione allesterno del testo scritto, in posizione di facile evidenza per rintracciare argomenti o per ripercorrere la materia. Per lo pi si tratta di brevi indicazioni, segnalate come titoli nel nostro quadro riassuntivo; nel caso di Geymonat e Moravia troviamo invece articolati riassunti dei vari argomenti, con funzione simile a quella di un sommario (che peraltro Moravia ha gi). Limpostazione grafica di Giannantoni potrebbe far segnalare in questa sede luso del neretto nel testo quale strumento di riconoscimento dei temi in corso di trattazione. Trombino usa invece i margini del testo per ampie citazioni di testi che documentano la ricostruzione storica. La cronologia un sussidio didattico non troppo frequente, ma che sarebbe logico attendersi in descrizioni storiche. Un quadro sinottico della storia filosofica, civile, artistico-letteraria consente di stabilire correlazioni spesso interessanti, ma va detto che un simile espediente adottato di rado dai docenti e ancor meno dagli studenti, soprattutto se questi prospetti sono inseriti alla fine dei singoli volumi in posizione di non frequente consultazione. Solo sette manuali, e non dei pi recenti, presentano sinossi del genere: si segnalano per originalit di impostazione le tavole cronologiche tematiche del Berti, che isolano singoli periodi o autori stabilendo analitici confronti, utili anche per impostare delle lezioni. Mancini- MarzocchiPicinali propone solo per i filosofi maggiori una cronologia della vita, per senza alcun confronto sinottico. L iconografia un elemento che non ci si aspetterebbe di trovare in un manuale di filosofia, ma da qualche tempo anche in questo campo comincia ad affacciarsi luso di questo strumento comunicativo. Fatta eccezione per qualche grafico riassuntivo, presente in quasi tutti i testi, si segnalano qui i manuali che ospitano almeno un numero ridotto di disegni e qualche rara cartina geografica. Pi interessante invece la presenza di foto, che solo in cinque manuali dato ritrovare. Se usate in maniera intelligente, le foto possono essere (con didascalie opportune) una vera integrazione al testo e non solo un riempimento decorativo. Risultano un po estempora-

DIDATTICA
nei gli inserti fotografici di Casini-Benvenuti e purtroppo isolati fuori testo quelli pi problematici e monografici di Severino. Solo Reale-Antiseri riesce in qualche caso a far dialogare le immagini con il manuale, ma chiaro che per questo risultato non ci si pu limitare a riprodurre i ritratti o i busti dei filosofi, anche se vedere il volto di un filosofo pu renderlo pi concreto e vicino agli studenti abituati a una comunicazione iconica altrove sempre pi spinta. Mancini -Marzocchi-Picinali accompagna le cronobiografie dei maggiori con piccoli ritratti. Gli indici sono il complemento essenziale di ogni libro. Non sono qui in discussione gli indici generali, ma solo quelli analitici, che permettono di usare un testo come strumento di consultazione e ricerca. In questo senso, un indice analitico pressoch indispensabile in un manuale scolastico e stupisce constatarne lassenza in quattro casi. Di solito questi manuali propongono un indice dei nomi, del resto il pi facile da realizzare. Solo PeroneFerretti-Ciancio e Santinello-PierettiCapecci aggiungono un indice dei concetti o degli argomenti, che si presta ad essere usato anche per approfondimenti tematici. Merker addirittura presenta tre indici: dei nomi, dei concetti e delle schede monografiche (piuttosto numerose). Anche Vegetti-Alessio-Papi aggiunge lindice delle schede lessicali, ma si tratta di poche unit. Mancini -Marzocchi-Picinali ha appositi indici degli autori e delle opere nei volumi antologici. La presenza di un glossario pu essere ritenuta importante in un testo scolastico che deve introdurre anche alluso di un linguaggio tecnico piuttosto complesso. Invece solo pochi manuali propongono questo utile sussidio didattico. La soluzione pi originale quella di AbbagnanoFornero che riepiloga il contenuto di ogni capitolo alla fine con un ampio glossario specifico. Gli altri preferiscono collocare un dizionario pi o meno sintetico (solo brevissime definizioni in Dolci) alla fine del volume, posizione che in questo caso pu per rivelarsi utile se il dizionario destinato a una consultazione rapida per ritrovare parole di uso poco frequente. Geymonat offre un vero e proprio dizionario (discendente dalla consolidata tradizione Garzanti) in un fascicolo a parte allegato al primo volume. Le note sono un altro elemento caratteristico dei testi scolastici. In questo caso per solo pochi manuali le adoperano, e di solito per spiegare le letture inserite nel volume. E infatti pi logico attendersi un apparato di note per commentare un classico che non per accompagnare una parte manualistica che ha gi il compito di essere chiara da s. Alle note sono per lo pi affidate osservazioni marginali, ma Adorno-Gregory-Verra preferisce destinarle sistematicamente alla trattazione di autori e argomenti minori. Ne fa ampio uso Voltaggio, ma in ci assume talvolta laspetto di un vero testo scientifico, disorientando forse lo studente secondario che ancora abituato alle sole note esplicative e non comprende sempre la funzione del riferimento bibliografico. Per schede si intendono quelle porzioni di testo, di solito graficamente identificate da una cornice, che sviluppano un argomento a parte nella pagina. Servono a movimentare limpaginazione, ma anche a fornire informazioni che altrimenti interromperebbero il filo del discorso svolto dal testo. Isolando queste informazioni, ne fanno intendere la diversa importanza rispetto al resto del discorso, favorendone una lettura concentrata ed estemporanea. Il manuale che ne fa maggiore uso quello di Merker , che le distribuisce ampiamente nel testo, utilizzandole per piccole monografie e raccordi tematici. Sono chiamate schede e ne hanno laspetto, ma occupano talvolta pi di una pagina, quelle di Firrao-Cambi, raggruppate alla fine dei capitoli per sviluppare argomenti minori o collaterali. Altrettanto ampie, ma destinate a contenuti diversi, quelle di Trombino (biografiche, critiche e antologiche). Negli altri quattro casi alle schede affidata linformazione sulla vita degli autori. Gi ricordate, infine, le schede lessicali di Vegetti-Alessio-Papi. Le letture di testi sono il necessario complemento di ogni ricostruzione manualistica. Al posto di una antologia separata, molti manuali propongono una sezione antologica al proprio interno per rispondere allesigenza di documentazione contenendo i prezzi. Andrebbe valutata la funzione di queste letture, ora usate solo come conferma di quanto gi esposto nel manuale, ora proposte come itinerario alternativo o integrativo alla ricostruzione storica. In entrambi i casi sembra per necessario che la lettura di un testo non si riduca a poco pi di una citazione. Occorre che lo studente possa apprezzare la capacit argomentativa e lo stile di un autore, imparando a dialogare con esso. Perci si cercato di segnalare anche la lunghezza delle letture e leventuale introduzione che (comunque quasi sempre molto sintetica) mira a commentare e contestualizzare il testo. Le sezioni antologiche sono quasi sempre inserite alla fine di ogni capitolo. Solo in Badaloni -Pompeo Faracovi occupano la seconda met di ogni volume, mentre in Moravia sono raccolte in tre volumi a parte, inseparabili dal resto del manuale. Del tutto originale la proposta di Mancini -Marzocchi-Picinali che, in aggiunta a quello di storia, hanno tre volumi di sole letture raccolte per argomenti che consentono un diverso uso del manuale in senso teoretico e problematico. Le interpretazioni critiche sono un altro capitolo controverso. Ogni storia della filosofia uninterpretazione ed anche i manuali scolastici non sfuggono a questa regola, ma qui si vuol parlare della lettera61

tura critica pi consolidata, che dovrebbe costituire un importante complemento della mera informazione su autori e problemi. Invece questa integrazione manca significativamente in quasi tutti i manuali esaminati, come forse manca nella didattica di molti insegnanti, riproponendo cos una forma neanche tanto aggiornata di nozionismo nella preparazione scolastica, che gli studenti per lo pi acquisiscono. Certo, c il rischio che laggiunta di una rassegna delle interpretazioni anche divergenti di filosofi e filosofie possa ingenerare il sospetto di un fondamentale relativismo storicistico nello studente gi abituato alla dossografia dei filosofi che si succedono contestandosi lun laltro. Ma una fondata analisi comparativa dellermeneutica costruitasi su ogni argomento potrebbe arricchire e rinnovare positivamente lo studio della materia. Luso delle letture critiche invece di solito - in quei pochi casi in cui presente - quasi sostitutivo della ricostruzione manualistica, senza proporsi come prospettiva autonoma ed originale. Del resto lo spazio dedicato a queste letture assai ridotto; solo Firrao-Cambi ne fa una sezione ampia e costante del manuale, abituando a conoscere quanto meno gli autori della pi consolidata storiografia filosofica sui vari argomenti. Anche Trombino affida spesso in apposite schede agli autori pi accreditati la trattazione di alcuni problemi o proposte interpretative, aggiungendo alla fine di ogni volume brevi cenni biografici sugli autori utilizzati. In questa colonna sono stati anche segnalati gli unici due casi di vera e propria storia della critica, proposti alla fine di ogni capitolo da Dolci e Perone-Ferretti-Ciancio. Probabilmente non si tratta dei paragrafi pi consultati di questi manuali, ma sono due utili repertori delle principali interpretazioni succedutesi sui diversi argomenti: pi didascalica quella di Dolci, pi scientifica e ragionata quella di Perone-Ferretti-Ciancio. Va infine ricordato il saggio critico bibliografico di Voltaggio. Per guide alla ricerca si intendono quelle indicazioni, per lo pi di carattere bibliografico, che cercano di orientare approfondimenti tematici, suggerendo letture e collegamenti tra gli argomenti studiati. Se un manuale scolastico va inteso principalmente come uno strumento di lavoro, legittimo attendersi la presenza di questi incoraggiamenti allo studio personale o di suggerimenti per lo stesso lavoro dellinsegnante. Invece, solo due manuali (Adorno-Gregory-Verra e Merker ) presentano questa integrazione, mentre in altri due casi si hanno solo bibliografie orientate praticamente in questo senso: da un lato il gi citato saggio critico-bibliografico di Voltaggio, dallaltro le bibliografie di Lacchini-Rivoltella che comprendono anche una specie di esercitazioni di approfondimento. Lultima colonna praticamente vuota, poich dedicata alla presenza di que-

DIDATTICA
AUTORI INTRODUZIONE BIBLIOGRAFIA SOMMARIO PARAGRAFI A MARGINE CRONOLOGIE ICONOGRAFIA INDICI GLOSSARIO

Abbagnano-Fornero Adorno-Gregory-Verra Badaloni- Pompeo Faracovi Balducci Berti Bontempelli-Bentivoglio Casini-Benvenuti Ciancio-Ferretti Pastore-Perone Dolci Firrao-Cambi Geymonat Giannantoni Lacchini-Rivoltella Mancini-Marzocchi-Picinali Merker Merker teorica e metodologica teorica e metodologica storico-filologica teorica e metodologica storico-teorica (letteratura critica) premessa teorica storico-teoretica

ben leggibile a fine capitolo ben leggibile a fine capitolo a fine capitolo nella sezione antologica

glossario riepilogativo a fine capitolo

sintesi e titoli a fine volume titoli

foto ad inizio dei capitoli pochi disegni pochi disegni poche cartine tematiche a fine volume schemi e cartine tavole b/n fuori testo

dei nomi dei nomi dei nomi dei nomi dei nomi

(v. sommario) riepilogativo a fine capitolo

a fine volume

introduttivo al capitolo ben leggibile a fine volume

ben leggibile a fine capitolo

titoli

dei nomi dei nomi

a fine volume ben leggibile a fine capitolo a fine volume a fine volume ragionata per ricerche a fine capitolo ben leggibile a fine volume ben leggibile a fine capitolo ben leggibile a fine capitolo a fine capitolo ragionata a fine capitolo premessa teorica e concettuale a fine volume ragionata a fine capitolo a fine capitolo titoli sintesi

dei nomi

sintetico a fine volume

dei nomi dei nomi dei nomi dei nomi degli autori delle opere

in volumetto separato a fine volume

introduttivo al capitolo

titoli titoli biografia degli autori maggiori

schemi ritratti dei maggiori filosofi

Moravia Perone-Ferretti-Ciancio Plebe-Emanuele Reale-Antiseri Santinello-Pieretti-Capeci Severino Trombino storico-teoretica capitoli teorici e problematici

introduttivo al capitolo e prospetto sintetico a fine capitolo a fine capitolo

titoli

a fine volume

sintesi titoli titoli a fine volume a fine volume foto nel testo

prospetti analitici e sintetici

dei nomi dei concetti delle schede dei nomi dei nomi dei concetti dei nomi dei nomi dei nomi dei concetti

tavole a colori fuori testo

Vegetti-Alessio-Papi Voltaggio

ben leggibile a fine capitolo saggio critico di bibliografia ragionata a fine volume a fine capitolo

titoli titoli

sintetiche all'inizio di ogni sezione

foto nel testo

dei nomi dei nomi

alcune schede su parole chiave

TavolaIII

stionari che solo Giannantoni contiene nella sua ultima edizione (curati da F. Aronadio). Uninterpretazione tradizionale dellinsegnamento filosofico, fatto di sola comunicazione verbale, fatica ad accettare lingresso di questi nuovi strumenti di verifica dellapprendimento, ma il rinnovamento generale della didattica inizia a suggerire anche nel nostro campo ladozione di queste tecniche valutative (cfr. i programmi Brocca per il triennio). La proposta di Giannantoni-Aronadio precorre quindi soluzioni non troppo lontane e si fa apprezzare per una certa cura nel distinguere quasi tassonomicamente i diversi livelli dei test. Anche Trombino propone alcune esercitazioni nel suo testo, ma si tratta di un supporto pensato pi per

lesercizio e lo studio degli alunni che per la valutazione dellapprendimento. Vale la pena di segnalare a questo proposito alcuni testi appositamente costruiti come eserciziari di filosofia: Marco Cerasti , Prove di controllo graduate di filosofia, 3 voll., Nuove Edizioni del Giglio, Genova 1992, e R. Ameruso-S. Tangherlini -M. Vigli, Esercizi di filosofia, 3 voll., Lucarini, Roma 1990. Nel primo caso si tratta di un sussidio abbinabile a qualunque manuale; nel secondo invece gli esercizi sono un supporto specifico al gi citato manuale degli stessi autori, I percorsi del pensiero, non compreso in questa rassegna. Si possono aggiungere a questo punto solo delle brevi note informative per completa62

re la descrizione di ciascun manuale. Il manuale di Abbagnano-Fornero il risultato di unindovinata operazione editoriale, consistita nellutilizzazione di parti della grande Storia della filosofia di Abbagnano (Utet), che molti insegnanti hanno utilizzato o quanto meno conoscono ed apprezzano. E un manuale tradizionale, ricco di uninformazione analitica dedicata soprattutto agli argomenti maggiori della storia della filosofia (cfr. gli indici del testo effettivo e dei classici). La chiarezza espositiva confermata da un alto indice di leggibilit e la seconda edizione ha arricchito il supporto didattico. Il manuale di Adorno-Gregory-Verra non pi recentissimo e la stessa casa editrice gli ha affiancato di recente un nuovo pro-

DIDATTICA
dotto. Ma la diffusione di cui continua a godere conferma la novit dellimpostazione registrata allepoca della sua prima uscita: ogni volume era curato da uno specialista e ogni capitolo era accompagnato da unampia sezione antologica. Il testo effettivo piuttosto ridotto e i capitoli sono per lo pi monografie sui singoli autori. Ne risulta un manuale pratico e agile, pur se di complessa leggibilit. Limpostazione di Badaloni-Pompeo Faracovi altrettanto tradizionale, anche se si tratta di unedizione recente. La caratteristica principale di aver concentrato la sezione antologica nella seconda met di ciascun volume. La ricostruzione storica essenziale, ma leggibile e accompagnata da un apparato didattico piuttosto articolato. Lantologia chiara e ben curata. Il manuale di Balducci presenta alcune peculiarit interessanti dal punto di vista del contenuto. Fin dal titolo tende a prestare attenzione al pensiero umano, senza circoscriversi al solo ambito filosofico e alla sola area occidentale. Sono sistematicamente presenti capitoli dedicati alla filosofia orientale e ad aree culturali solitamente trascurate (cfr. infatti il basso indice dei classici). La veste tipografica piuttosto povera, ma linformazione ricca: si tratta di un manuale tutto-testo, che lascia poco spazio agli apparati didattici. Il manuale di Berti firmato anche da Volpi nel terzo volume. Si caratterizza per le dimensioni contenute, anche se una verifica pi attenta scopre che le pagine estremamente dense racchiudono un testo effettivo piuttosto abbondante. Limpostazione tradizionale e sono ben valorizzati tipograficamente i pochi sussidi didattici presenti, tra i quali si segnala soprattutto loriginale uso delle tavole cronologiche tematiche. Bontempelli-Bentivoglio un altro manuale tutto-testo, praticamente privo di apparati didattici, come anche nello stile del corrispondente manuale di storia (Bontempelli-Bruni). Il testo abbondante e leggibile, nettamente suddiviso per ogni capitolo in una prima parte, che ricostruisce il contesto storico-culturale, e una seconda, dedicata allelaborazione della filosofia vera e propria. Il titolo metafisicoheideggeriano non trova piena conferma nel contenuto sostanzialmente tradizionale dei primi due volumi, mentre emerge una scelta teoretica pi originale nel terzo volume attraverso lampia trattazione di alcuni autori contemporanei. Il manuale di Casini-Benvenuti ancora un manuale tutto-testo. Il sottotitolo indica una particolare attenzione alla ricostruzione delle atmosfere storico culturali in cui si inserisce lattivit filosofica vera e propria (cfr. il bassissimo indice dei classici). Leggibile e chiaro, ha una strumentazione didattica limitata allessenziale. E interessante, per il lettore esperto, la segnalazione delle fonti critiche utilizzate per la stesura di ogni capitolo, poich consente una rapida identificazione degli orientamenti storiografici, culturali e ideologici degli autori. Ciancio-Ferretti-Pastore -Perone forse lequipe pi collaudata di autori in questo settore. Si esaminano qui due loro prodotti, mentre un terzo rimasto fuori da questa analisi. Questo Profilo si propone soprattutto come supporto al pi voluminoso e recente manuale antologico, ma pu vivere autonomamente soprattutto se si ricerca un testo maneggevole e uninformazione essenziale. Praticamente privo di qualsiasi apparato didattico, il risultato dei sostanziosi tagli operati sul precedente manuale tradizionale (sul quale v. oltre). Si distingue dagli altri il manuale di Dolci, che riprende in un certo senso la formula del vecchio Dolci-Piana. Pensato soprattutto dalla parte dellalunno per la chiarezza dellimpostazione, la schematicit della trattazione e le dimensioni ridotte dellinsieme, non sempre ha riscosso la stima dei docenti. Lapparato didattico discreto e arricchito da soluzioni originali come lapprezzabile storia della critica. Disturba un po luso ormai superato di italianizzare i nomi di battesimo degli autori moderni e contemporanei. Il recente Firrao-Cambi mantiene la promessa fatta con il sottotitolo. Si tratta effettivamente di una raccolta di materiali didattici per linsegnamento della filosofia, ordinatamente ripartiti tra una sezione storica, una di letture antologiche, una di letture critiche, una di schede monografiche e una di bibliografia. Gli autori lasciano spesso la parola alla letteratura critica pi autorevole per sviluppare argomenti anche di una certa importanza; perci si ritenuto di calcolare le letture critiche allinterno del testo effettivo, altrimenti si sarebbe avuto un valore notevolmente pi basso. La leggibilit stata invece calcolata sul solo testo degli autori. Il manuale di Geymonat pu contare su una trentennale sperimentazione scolastica, sostenuta dalla fama dellautore e della sua grande Storia del pensiero filosofico e scientifico. Si presenta in veste completamente rinnovata, ma con un impianto sostanzialmente tradizionale, arricchito solo dalla sezione antologica e dal dizionario filosofico aggiunto in un volumetto separato. Il manuale di Giannantoni un altro veterano della scuola. Arrivato alla sua quarta edizione rinnovata, conserva sempre lattenzione al dato storico, alla completezza dellinformazione (cfr. la bassa percentuale dei classici) e alla dimensione filologica. In questa ultima edizione sono stati diversamente suddivisi i capitoli ed stata aggiunta loriginale appendice di questionari. Sono state anche diversamente utilizzate le letture, inserite - con dimensioni minori - in schede sparse nel corso del testo. Il testo di Lacchini-Rivoltella una novit particolarmente attenta alla dimensione
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didattica, curata con una serie articolata di sussidi e con unimpaginazione chiara che ha sempre presenti le esigenze del lettore studente. Gli argomenti principali sono accompagnati da schematizzazioni molto utili e linformazione piuttosto ampia (v. testo effettivo). Ridotta la trattazione dei minori e dei panorami storici riassuntivi. Il manuale di Mancini -Marzocchi-Picinali diretto da Salvatore Veca e si avvale della collaborazione di alcuni altri specialisti. La caratteristica principale data dallaver raccolto in un unico grosso volume la storia della filosofia, riservando a tre volumi pi piccoli i materiali antologici che sono riuniti per argomenti (verit, etica, politica, bellezza, linguaggio, storiatempo, ecc. ), consentendo anno per anno una lettura trasversale dei filosofi e uno studio per problemi della materia. Un indice per autori dei testi antologizzati consente per anche un uso pi tradizionale. Il manuale di Merker , era originariamente pubblicato presso gli Editori Riuniti. Riproposto in versione aggiornata presso Giunti-Marzocco, non ha ottenuto il successo che avrebbe meritato per la cura dedicata allapparato didattico (il pi ricco tra quelli esaminati). Lautore ha scritto solo una met del manuale, affidando il resto a una ventina di specialisti, ma il risultato finale omogeneo e caratterizzato da un taglio teorico peculiare. Quello di Moravia tra i manuali pi ricchi in termini quantitativi. Costituito da sei volumi (tra storia e antologia), ha il maggior numero di pagine senza per eccedere nel prezzo. Anche il testo effettivo tra i pi vasti e presenta uninformazione ampia (pur se non di facilissima lettura), che tocca enciclopedicamente quasi tutti i possibili campi della cultura filosofica. E alla terza edizione (in soli otto anni) e in alcuni capitoli si avvalso della collaborazione di alcuni specialisti. Quasi ventennale la vita del Perone-Ferretti-Ciancio, che viene oggi presentato anche nelledizione minore gi segnalata. Si ritenuto di dar conto anche della versione originaria, ancora in circolazione, data la chiarezza espositiva (cfr. lindice di Flesch) e linformazione attenta anche alla dimensione critico-teoretica. La coppia Plebe -Emanuele ha realizzato un manuale piuttosto essenziale, il cui testo semplicemente arricchito da validi prospetti analitici e sintetici che rispondono allintento di sviluppare anche la dimensione critica dei lettori, gi stimolati da alcune discussioni teoretiche presenti nelle sue pagine. Il manuale di Reale-Antiseri - affiancato recentemente da una buona antologia sempre a cura degli stessi autori, accompagnati da M. Baldini - si caratterizza per linformazione ricchissima e chiara (ha valori elevati sia nel testo effettivo che nella leggibilit). Lampiezza del testo ha suggerito alleditore di pubblicarne unedizione ridotta con il titolo: La filosofia nel

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suo sviluppo storico, ma si preferito qui esaminare ledizione maggiore, che ha proprio nellestensione il suo pregio principale. E da ritenere il maggior esempio di manuale tutto-testo, povero di sussidi didattici. Santinello-Pieretti-Capecci un manuale non pi recentissimo, che si fatto apprezzare a suo tempo per la maneggevolezza e limpostazione, al tempo stesso tradizionale e nuova, caratterizzata da una dimensione problematica che lo stesso titolo lascia supporre. La veste tipografica appare oggi un po dimessa, ma lessenziale - informazione e apparato didattico presente ed anche esposto chiaramente. Il manuale di Severino la rielaborazione scolastica delle fortunate sintesi di storia della filosofia pubblicate negli ultimi anni dallautore presso Rizzoli. Lapparato didattico ridotto allessenziale e anche il testo effettivo il pi breve. Ogni capitolo articolato in una ricostruzione storico-teorica, una breve sintesi bibliografica e una sezione antologica. Chi sceglie questo testo lo fa soprattutto per limpostazione teoretica che lautore gli ha dato, senza tuttavia nuocere alla sua leggibilit e chiarezza. Particolarmente originale il recentissimo testo di Trombino, soprattutto per la disposizione del contenuto. Il primo volume si ferma a S. Agostino, mentre la filosofia medievale trattata sinteticamente per problemi allinizio del secondo. Il terzo volume si divide in due tomi, di cui il secondo (pi piccolo) dedicato a undici autori del novecento. Lapparato didattico discreto e limpaginazione movimentata da schede e citazioni. Caratteristici i capitoli di introduzione ai principali problemi filosofici. Il manuale di Vegetti-Alessio-Papi la terza edizione di un testo che in precedenza si era avvalso anche della collaborazione di R. Fabietti e che ha finora goduto di ampia diffusione. Nelledizione attuale (in cui il secondo volume dovuto alla stesura completamente nuova di F. Alessio e il terzo ampiamente rimaneggiato) si conferma limpostazione teorica che gi il titolo lasciava trasparire. E tra i testi pi vasti quanto al numero di pagine, ma contiene al suo interno un ricco repertorio antologico. Infine, Voltaggio un manuale tuttotesto in cui ci sembra di avvertire lesperienza didattica dellautore, anche se i sussidi sono piuttosto ridotti. Limpostazione tradizionale, con trattazioni analitiche degli argomenti principali (cfr. lindice dei classici) e rapide sintesi sui minori. S.C.
nazionale riguardante linsegnamento della filosofia nelle scuole italiane fu prodotta nel 1985-86 e pubblicata con il titolo: LINSEGNAMENTO DELLA FILOSOFIA. RAPPORTO DELLA SOCIET FILOSOFICA ITALIANA (a cura di L. Vigone e C. Lanzetti, Laterza, Roma-Bari 1987). Lindagine fu condotta da un gruppo di ricercatori, diretto da Clemente Lanzetti, nellambito di un programma di ricerca voluto dalla Societ Filosofica Italiana con lobiettivo di una messa a fuoco del reale stato dellinsegnamento della filosofia nelle scuole. Il volume LINSEGNAMENTO DELLA FILOSOFIA NELLE SCUOLE SPERIMENTALI. RAPPORTO DELLA SOCIET FILOSOFICA ITALIANA (a cura di C. Lanzetti e C. Quarenghi, di prossima pubblicazione presso Laterza, RomaBari), offre ora una prosecuzione e un completamento di quella inchiesta, con riguardo allinsegnamento della filosofia negli istituti sperimentali. Peraltro il tempo intercorso (con la crescita del credito dellinsegnamento filosofico presso lopinione pubblica e con la proposta, contenuta nei programmi Brocca, di generalizzare la presenza della filosofia in quasi tutti gli istituti superiori) e la peculiarit del campione non potevano evitare di proporre anche un nuovo obiettivo, insieme a quello documentario: raccogliere eventuali indicazioni, modelli, innovazioni utili al miglioramento dellinsegnamento filosofico italiano.

La filosofia nelle scuole sperimentali


La prima indagine empirica su base

Questultima ricerca, condotta dal 90 al 92, col patrocinio della S. F. I. e per iniziativa di un progetto dei Dipartimenti di filosofia dellUniversit di Messina (Girolamo Cotroneo), dellUniversit Cattolica di Milano (Virgilio Melchiorre) e del Dipartimento di pedagogia dellUniversit Statale di Milano (Luciano Corradini), stata finanziata dal C. U. N. (Ministero dellUniversit) e curata da Clemente Lanzetti e Cesare Quarenghi. Il volume, attualmente in corso di stampa, apparir in libreria presumibilmente a partire da febbraio del 1994. Lindagine vera e propria, di tipo quantitativo, stata preceduta da una ricerca condotta qualitativamente, come studio dei casi, sui seguenti quattro istituti: lIstituto Magistrale Stefanini di Mestre, lI. T. I. S. di Bollate (Milano), lI. T. I. S. Cobianchi di Verbania (Novara), lI. T. C. a indirizzo linguistico di Paderno Dugnano (Milano). Essa ha permesso le opportune integrazioni e modifiche del questionario dell85-86 e la redazione di due distinti questionari, per docenti e presidi, inviati per via postale. I punti focalizzati dal questionario sono stati i seguenti: - tipologia distituto e di indirizzi in cui presente la filosofia; - aspetti organizzativi e strutturali della scuola;
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- collocazione, significato ed importanza dellinsegnamento della filosofia nellarea comune e nellarea dindirizzo; - compiti assunti dalla filosofia allinterno del curriculum sperimentale; - taglio metodologico adottato; - argomenti trattati e importanza riservata al pensiero del 900; - innovazioni introdotte negli ultimi anni; - legame tra indirizzi scelti e programma di filosofia; - valenza formativa e professionalizzante della filosofia; - aspetti relativi alla pratica dinsegnamento (uso dei testi classici, del manuale, criteri di selezione del manuale, altri strumenti utilizzati, tipo di orientamento filosofico sostenuto, lavoro di gruppo, ecc. ); - verifica e valutazione; - collegamenti con le altre discipline; - aggiornamento effettuato e richiesto; - valutazioni personali su aspetti innovativi dellinsegnamento; - dati generali sulla scuola e sui docenti. Interessate allindagine sono state sia scuole statali che non statali dei settori classici, scientifici, magistrali (molte delle quali trasformate in istituti linguistici) e tecnici. Per quanto concerne gli istituti statali sono state privilegiate le cosiddette maxisperimentazioni (328 al maggio del 1990), anche se le minisperimentazioni non sono state affatto escluse dal campione. Queste ultime hanno costituito luniverso di riferimento pressoch esclusivo degli istituti non statali, in quanto in essi le maxisperimentazioni sono molto rare. Complessivamente si sono raggiunti 562 istituti (con unelaborazione conclusiva dei dati riferita a 174 istituti, quota che rappresenta circa il 50% delle scuole sperimentali delluniverso potenziale, cio dellinsieme delle scuole con la filosofia presente nel curriculum e toccata dallinnovazione) dellintero territorio nazionale, con una soddisfacente rappresentativit sia dei vari indirizzi, sia delle varie aree geografiche. A questultimo proposito, per, va precisato che, in rapporto alla pi diffusa presenza di esperienze sperimentali al Nord rispetto al Centro e al Sud, risulta anche nel campione pi rappresentata la scuola del Nord rispetto a quella delle altre regioni dItalia. Come gi detto, lottica che ha guidato la presente indagine di tipo essenzialmente operativo. Infatti, fermo restando lo scopo di dare unimmagine per quanto possibile completa dellinsegnamento filosofico nelle sperimentazioni, si fatta una ricognizione di tale insegnamento con lobiettivo di trarre dalle esperienze in atto stimoli e proposte per un aggiornato insegnamento della filosofia. A tale scopo lindagine ha riservato una particolare cura ai seguenti tre poli del comportamento didattico dei docenti: il rapporto coi testi, il rapporto coi diversi saperi, lo spazio dato al pensiero filosofico contemporaneo (o del 900), cio

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i temi che, per molti studiosi, costituiscono i pi significativi requisiti di qualit dellinsegnamento filosofico. Daltro canto sono esattamente questi i fronti sui quali i nuovi programmi Brocca di filosofia intendono attestare linsegnamento della filosofia nella scuola superiore. Il resoconto dettagliato dei risultati sfugge di necessit alleconomia di questa nota. Essi, comunque, sono destinati a produrre pessimismo o ottimismo. Pessimismo in chi pensi (ma esiste?) a proposito delle sperimentazioni tutto il bene possibile, indipendentemente dai travagli che le hanno attraversate e le attraversano e dalla cronica incapacit del Ministero a fornire indirizzi, supporti e, soprattutto, governo, intendendo con tale concetto, beninteso, quanto di meglio si possa e si debba intendere. Ottimismo, invece, in quanti ben conoscono i caratteri di vischiosit della scuola italiana, cio limmobilismo e quella sorta di a-storicit che la contraddistinguono o, per lo meno, i tempi lunghi dei suoi processi modificativi. Da questo punto di vista ci si trova di fronte ad una complessiva dinamicit che, seppur con lentezza e forse non senza qualche staticit, disloca comunque linsegnamento filosofico in atto certamente pi avanti sul segmento ideale della qualit. Ci vale per tutti e tre i nodi citati, vale per lo stile didattico, fattosi certamente pi vario e flessibile rispetto alla met degli anni 80 - per quanto sia improprio un raffronto stretto fra le due immagini, data la diversit dei campioni e il tempo trascorso - e vale soprattutto per la consapevolezza che dimostrano di avere i docenti stessi a proposito di quelli che essi stessi considerano difetti o limiti da superare. Emergono, a questo proposito, le carenze della formazione di base fornita dallUniversit, le quali, se possono essere in qualche modo affrontate e forse superate con un aggiornamento mirato per quanto concerne il pensiero del 900, pi difficilmente possono venir eliminate con tale sistema a proposito del rapporto coi saperi, in specie fisico-matematici e naturalistici. La tavola rotonda, tenuta al termine dellindagine proposta nella forma di interventi organici di Enrico Berti, Virgilio Melchiorre , Pietro Rossi, Carlo Sini, Carlo Lazzerini e Cesare Quarenghi , si occupata specificamente di questi problemi, contestualizzandovi i risultati della ricerca, tanto pi importanti in un momento di potenziale espansione dellinsegnamento filosofico anche in curricoli tecnici. Il volume aperto da una prefazione di Girolamo Cotroneo, presidente della S. F. I. dal 1986 al 1989, e da una introduzione di Luciana Vigone , curatrice dellindagine sullinsegnamento della filosofia del 1985-86. C.Q.

Interventi, proposte, ricerche


Due recenti interventi sulla rivista Paradigmi (n. 32, maggio-agosto 1993), luno di M. L. Gavuzzo, laltro di L. Podini Alano, hanno messo in rapporto il problema dellinsegnamento della filosofia nelle scuole con il problema delle motivazioni o dellinteresse (tuttaltro che scontato) dei giovani per la disciplina. Sulla rubrica insegnamento e programmazione di Nuova Secondaria (n. 1, settembre 1993) F. Minazzi, F. Bottin e A. Girotti avanzano proposte concrete per la didattica della filosofia.

Nel suo intervento su Paradigmi, dal titolo: Insegnamento filosofico e metafilosofia, Maria Luisa Gavuzzo (III Universit di Roma) prende spunto dalla diffusa e pressante ricerca, da parte degli insegnanti, di metodologie adeguate e di forme nuove di didattica, per sottolineare come essa celi in realt un disagio profondo, relativo al declino dellinteresse degli studenti per il programma di filosofia. Assistiamo cos a questa situazione assurda: in tempi in cui era scarsissimo, se non nullo, linteresse per la didattica (vedi ad esempio G. Gentile), linsegnamento della filosofia era sostanzialmente adeguato e riscuoteva vivo interesse negli allievi, mentre oggi le metodologie pi moderne e stimolanti lasciano gli allievi indifferenti e spesso del tutto demotivati. Questo affievolimento dellinteresse degli studenti per la filosofia non discende tanto, secondo lautrice dellarticolo, da una inadeguatezza della didattica o dei manuali in uso, bens dalla incertezza circa lo statuto e lidentit della disciplina stessa. Ne deriva un compito che quello di discutere non tanto intorno alle tecniche dinsegnamento, quanto al problema della legittimit della filosofia nel panorama odierno dei saperi. La proposta di Gavuzzo quella di una nuova chiave di lettura della filosofia, vale a dire, come proponeva P. Filiasi Carcano in alcuni suoi studi divenuti oggi quasi irreperibili (Introduzione alla metafilosofia, Roma 1968-69; Genesi psicologica della problematica filosofica, ivi, 196970; Analisi metafilosofica e storia della filosofia, ivi, 1973-74) di assumere nei riguardi della filosofia un atteggiamento autonomo e distaccato, in modo da considerarla come un oggetto di indagine al pari di ogni altra attivit culturale, nellottica di indagare sui caratteri dellattivit filosofica e sulla sua funzione culturale. Ci richiede una metodologia pi ampia di quella tradizionale, ossia una metodologia di tipo storico-genetico, che rimanga aperta a tutte le sollecitazioni che vengono da altre discipline. Lautrice esemplifica questa prospettiva in una sintetica considerazione circa la storia della progressiva carenza della capacit partecipativa, che
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contraddistingue la storia del pensiero filosofico come pensiero che privilegia la conoscenza logico-formale. Conoscenze tratte dallambito della biologia (E. Neumann), dalla psicologia genetica (Piaget), dalla psicologia storica (J. -P. Vernant) aiutano a focalizzare la mutazione mentale che stiamo vivendo e che impone alla filosofia, oggi, di non essere pi soltanto la coscienza critica della cultura, ma della crisi della cultura stessa. Leonella Podini Alano (Istituto Magistrale Virgilio - Milano), nel suo intervento su Paradigmi, dal titolo: La didattica della filosofia, invita a fare i conti... con quel principio di realt, che lattuale utenza della Scuola Secondaria. Occorre non dare affatto per scontato il bisogno di filosofia nei giovani, almeno nel senso in cui gli insegnanti sono abituati a riconoscerlo. Lintervento di Alano, che prende spunto dal tema dellapertura del disagio in cui si gioca lidentit culturale dellinsegnante di filosofia, precedentemente messo a fuoco da F. Papi (Paradigmi, n. 26, 1991; cfr. questa rivista, n. 5, 1991), avanza la tesi che insegnare oggi filosofia richiede di dover scalzare una sorta di renitenza, di sorda riluttanza a... correre il rischio cui lesercizio del pensare inevitabilmente ci espone. Lapproccio alla filosofia porta inevitabilmente ad una esplorazione di orizzonte simbolici diversi e altri rispetto a quelli soliti, abituali, ed impegna ad aperture mentali e revisioni talora costose. Da qui la necessit di una regia duttile e accorta dello spazio didattico, cio una impostazione dellinsegnamento che non miri alla semplice ripetizione-memorizzazione e che valorizzi invece lo sforzo euristico-interpretativo, facendo inoltre i conti con lo statuto aperto della disciplina. Fabio Minazzi (Istituto L. Geymonat Milano), nel suo intervento su Nuova Secondaria, dal semplice titolo: Filosofia, pone il problema di distinguere, nellambito della programmazione didattica di inizio anno, fra lavviamento dellinsegnamento della filosofia ed il suo regolare proseguimento. In entrambi i casi il metodo pi opportuno per tale insegnamento consiste, secondo Minazzi, in quello che gi Kant aveva indicato con il nome di metodo erotematico o dialogico-socratico, basato sul costante confronto critico fra il docente e il discente. Tale metodo appare infatti il pi atto a sviluppare in questultimo autonome capacit criticodialettiche ed un autonomo punto di vista, suscettibile di essere confrontato con altre prospettive. Minazzi indica alcuni obiettivi che si pongono allinterno di una strategia delleducazione al dialogo e alla libera discussione critica, ma avverte anche come i possibili confronti che possono essere avviati fra discenti e docenti devono essere sempre vincolati, come punto di partenza, dai testi filosofici, in modo da superare ogni rischio di genericit culturale e da

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abituare i discenti a storicizzare sistematicamente argomenti delimitati e problemi ben specifici. Fra gli obiettivi indicati nellarticolo, acquista particolare rilievo quello di abituare lo studente ad individuare i differenti concetti cui pu far riferimento un medesimo termine del lessico filosofico e ad inserire ciascuno di questi differenti significati nella tradizione di pensiero che gli pi appropriata. Inoltre, sottolinea Minazzi, di fronte alla polimorfa variet del testo filosofico bisogna sviluppare nel discente la capacit di compiere letture diversificate di una stessa pagina filosofica...; di saper individuare il tema fondamentale affrontato dallautore, ricollegandolo, eventualmente, con il suo tipico orizzonte filosofico, nonch con altre - e conflittuali - tradizioni di pensiero. Francesco Bottin (Universit di Padova) e Armando Girotti (Liceo scientifico Cornaro - Padova) avanzano, sul medesimo numero di Nuova Secondaria, un progetto articolato per linsegnamento della filosofia (Filosofia: proposta per una didattica). Convinzione degli autori che linsegnamento filosofico, pur interagendo ed integrandosi con le altre discipline curricolari, non deve mai mancare di caratterizzarsi in maniera autonoma, in base alla sua finalit fondamentale che quella di sviluppare lo spirito critico proprio della razionalit contemporanea. La proposta degli autori si traduce poi in una ipotesi di definire la struttura e le fasi sequenziali in cui articolare le lezioni di filosofia, secondo uno schema basato sui seguenti titoli principali: premessa generale (definizione degli obiettivi, scelta dei metodi e degli strumenti), argomento specifico (tesi portante, selezione dei contenuti, strutturazione delle sequenze di approfondimento, preparazione dei materiali), attuazione, verifica e questionari.
Su Il tempo della scuola, n. 3 (1993), compare un articolo di Ennio dAmico, che propone un test di verifica dellapprendimento del criticismo kantiano. La proposta nasce dal tentativo di misurarsi con i problemi relativi alla valutazione dei processi di apprendimento in itinere.

nonch delle discussioni e degli approfondimenti in classe. Gli obiettivi del test, presentato sulla rivista, riguardano la comprensione terminologica, la comprensione dei problemi, la verifica della capacit di analisi delle risposte kantiane, della capacit di generalizzazione, di trasformazione e di adattamento dei risultati. Si sono utilizzati quesiti a scelta multipla, quesiti del tipo Vero/Falso (anche con correlazione logica), quesiti del tipo corrispondenze, e infine quesiti del tipo saggio breve. Vengono poi specificate le istruzioni per lanalisi e la valutazione esatta dei risultati.

Secondo Ennio dAmico il docente deve, per una sua seria riqualificazione professionale, maturare competenze relative alla conoscenza dei processi di apprendimento, alla valutazione e alla verifica dei livelli di apprendimento dei propri allievi, alla costruzione di strumenti di verifica. Il test approntato intende individuare i livelli di apprendimento di una classe quinta di liceo scientifico, in relazione alla problematica epistemologica, cos come si presenta nel criticismo kantiano. Nel costruire gli items si tenuto conto non solo del programma svolto, ma anche dei testi utilizzati (manuale e antologia di scritti kantiani)
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RASSEGNA DELLE RIVISTE

RASSEGNA DELLE RIVISTE

a cura di Silvia Cecchi


RIVISTA INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA DEL DIRITTO

n. 1, gennaio-marzo 1993 Giuffr editore, Milano Questo numero della rivista dedicato alla figura di Renato Treves. Renato Treves (1907-1992), di N. Bobbio. Renato Treves filosofo del diritto, di M. A. Cattaneo. Renato Treves sociologo del diritto, di V. Ferrari. La schiavit in Aristotele, di L. Bagolini: larticolo prende spunto dalla tesi che la teoria aristotelica della schiavit inerisca al problema morale e riguardi quindi la questione della perfettibilit dello schiavo. Integrit, tradizione, interpretazione, di B. Pastore: la riflessione di Dworkin, in Limpero del diritto (1986), sulla nozione di integrit alla luce dei concetti di pratica sociale e tradizione. Bioetica y poder, di J. M. Serrano RuizCalderon.

a proposito di critica della conoscenza e critica della metafisica: la critica hegeliana, pur muovendo dalle posizioni kantiane, si propone come un vero e proprio superamento di Kant. I principi delletica biomedica e il personalismo, di P. Cattorini. La recuperacion de la politica como cienca pratica y Santo Tomas de Aquino, di J. M. Barrera. Aristotele in Hegel secondo G. R. G. Mure, di M. Demofonti: lo studioso inglese Mure e la sua interpretazione di Hegel alla luce di un effettivo rapporto con Aristotele. Ontosemantica en el umbral de la metafisica, di L. V. Burgoa.

Wittgenstein e la natura felice del colore, di G. Cascione: la riflessione su spazio, colore e immagine nello sviluppo del pensiero di Wittgenstein. Wittgenstein e Peirce sullesperienza interna, di R. M. Calcaterra: la riflessione di Wittgenstein e Peirce sui fatti interni rappresenta un aspetto significativo della impostazione anti-coscienzialista di entrambi. Dalla macchina intelligente alla macchina socializzata, di D. Sparti: una critica filosofica dellintelligenza artificiale. La critica dei pregiudizi in DHolbach, di D. Di Iasio. Il ritmo del pensiero nei Quaderni del carcere, di G. Baratta. Compare inoltre un ricordo di C. Luporini, recentemente scomparso, a cura di D. Bigalli.

NOVECENTO

Vol. 3, n. 7, 1993 Centro di Studi Italiani, Roma Lautonomia scientifica della linguistica: intervista di F. Casadei a Raffaele Simone sul suo recente libro: Il sogno di Saussure (Laterza, Bari, 1992). Un enigma platonico, di F. Fronterotta: la questione della dottrine non scritte e la storiografia platonica. Verso una sistemazione del concetto di immagine corporea, di F. Castellana. Tra ambiguit e conflittualit permanente, di M. Gracceva: note a Die Betrogene di Thomas Mann.
STUDI KANTIANI

n. 6, 1993 Giardini Editori e Stampatori, Pisa Del criticismo kantiano o della filosofia come riflessione trascendentale, di F. Barone: testo dellintervento di Barone a Napoli nel 1991 in occasione della presentazione dellopera di Kant, Epistolario filosofico (1761-1800) (Il Melangolo, Genova 1990). Spontaneit e libert nella filosofia pratica di Kant, di K. Dsing: unanalisi accurata della teoria kantiana della libert nella Fondazione della metafisica dei costumi, in cui ancora ben presente la riflessione degli anni Settanta, per poi rivolgersi al rapporto tra legge morale e libert nella Critica della ragion pura. In questa evoluzione si registra un passaggio da una concezione della libert vicina a quella dellidealismo fichtiano alla dottrina propriamente kantiana della libert, in cui pur sempre permane un significato teoretico.

AQUINAS

Anno XXXVI, n. 1, gennaio-aprile 1993 Pontificia Universit Lateranense Larcheologia del post-moderno: Bataille, Lacan, Derrida, di P. Pellecchia: determinante per la comprensione del pensiero della post-modernit non tanto Nietzsche, quanto le letture di Nietzsche, soprattutto a partire dallinterpretazione heideggeriana. Christian anthropological conceptions and their foundation in the Holy Scripture and the Magisterium, di G. Blandino. Hegel e Kant: critica della conoscenza e critica della metafisica, di L. Messinese: analisi della critica hegeliana alla filosofia teoretica di Kant, con particolare attenzione ai rapporti intercorrenti tra i due filosofi

PARADIGMI

Vol. XI, n. 32, maggio-agosto 1993 Schena Editore, Brindisi La filosofia delle forme simboliche di Cassirer e il suo significato per il presente, di E. W. Orth.
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RASSEGNA DELLE RIVISTE


Pietro Siciliani Lettore positivista di Kant, di L. Bellatalla. Luigi Pareyson ad un anno dalla scomparsa, di S. Givone. Il significato ecologico di alcune pagine kantiane della Critica del Giudizio, di S. Marcucci: unanalisi del cap. 63 della Critica del Giudizio teleologico. Il ritorno di Hermann Cohen a Marburg, di P. Fiorato. Filosofia della natura e soggettivit in Kant. Alcuni punti di vista, di P. Vasconi: una rassegna di testi recenti sulla filosofia della natura di Kant in rapporto ad alcuni temi della riflessione epistemologica odierna e ai progressi delle scienze empiriche. La Kant-Forschungsstelle dellUniversit di Magonza, di C. La Rocca.
AUT AUT

che cosa consiste il post del Postmoderno. Lospitalit, di P. A. Rovatti: alcune pagine sullospitalit di E. Jabs. Gadda e il caleidoscopio delleuresi, di G. Gabetta Di un gatto (Malraux e la gloria) di J. F. Lyotard. La citt aperta ed i suoi emblemi, di H. D. Bahr: limmagine della citt nella storia della filosofia. La verit del cercare, di F. Rella e O. Cecchi: una corrispondenza tra i due amici. Filologia col botto, di M. Ferraris: ancora un intervento sul dibattito relativo alla recente pubblicazione della Volont di potenza, a cura di Ferraris e Kobau, con particolare riferimento allambito della denazificazione di Nietzsche. Per unepistemica costruttiva, di A. Sciacchitano.

n. 254-255, marzo-giugno 1993 La Nuova Italia, Firenze Tema della rivista: Il soggetto di Leibniz Il fascicolo si apre con un contributo di H. G. Gadamer del 1946, in occasione del trecentesimo anniversario della nascita di Leibniz, in cui viene delineato un profilo storicoteoretico del grande filosofo moderno. Seguono poi interventi che indagano su aspetti particolari del pensiero leibniziano: Lineamenti fondamentali del senso interno, di A. Robinet, sul problema del senso interno della monade; La teoria leibniziana della relativit di spazio e tempo, di H. Poser, sul contesto teoretico di spazio e tempo della monade; Relazioni intramonadiche e percezioni, di M. Mugnai, sul rapporto di relazione nelle percezioni monadiche; Il proscritto del re. Leibniz gentilhomme de coeur, di G. Zingari, sul ruolo di Leibniz come impiegato di corte; Il lato notturno della filosofia di Leibniz, di V. Mathieu, sullaspetto non rigorosamente razionale del pensiero di Leibniz; Un incontro monadologico tra Oriente ed Occidente. La recezione di Leibniz nel poeta giapponese Kenji Miyazawa, di K. Sakai; Perch qualcosa piuttosto che niente? Leibniz e lonto-teo-logia moderna, di M. Ruggenini, sulla domanda metafisica fondamentale che lega Leibniz a tutta la storia della metafisica occidentale; Su Leibniz, di G. Deleuze; Leibniz, paradigma di sistematicit. Intorno alla lettura di Michel Serres, di A. Delc; Che cos il neobarocco filosofico?, di M. Perniola; La camera oscura. Implicazioni e complicazioni del soggetto in Leibniz, di R. Cristin. Lo sforzo di tutti questi interventi quello di porre in rilievo il tema del soggetto, tema che, al di l di una specifica ricerca, rappresenta senzaltro un tentativo di risposta ad una delle questioni che pi caratterizzano la nostra epoca. In questo senso lattualit di Leibniz si coglie soprattutto nello sforzo di ridimensionamento del ruolo del soggetto , alla ricerca di un nuovo rapporto organico con il mondo che ben si lega alle esigenze ecologiche da pi parti emergenti. Daltra parte, se senzaltro risultano innegabili i contributi forniti dal filosofo alla scienza, degna di attenzione anche la sua prospettiva politica di stampo europeista, che rappresenta unanticipazione di problematiche proprie del nostro tempo.

RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA

Anno LXXXV, n. 1, gennaio-marzo 1993 Vita e Pensiero, Milano Il Gaetano e lente primum cognitum, di F. Riva: la questione dellente come primum cognitum al centro della riflessione di Tommaso de Vio Card. Gaetano (14691534), il quale non pu essere considerato semplicisticamente come il prodotto di una certa tradizione filosofica di stampo aristotelico-tomista. Questa problematica assume infatti una curvatura problematica che, oltre allambito ontologico, investe anche larea teoretica. Il problema del dovere nel pensiero di Moritz Schlick e di Ludwig Wittgenstein, di S. Marini. Per una interpretazione fenomenologica di Jonas, di S. Mancini: riesame di alcuni temi etici della filosofia di Jonas, connessi anche a problematiche teoretiche; infatti il contributo pi importante che Jonas ha lasciato alla riflessione del nostro secolo appunto incentrata sulle tematiche etiche, legate anche a problemi di ordine economico ed ecologico, a partire soprattutto dal 1979. Prove elnchiche relative allimmaterialit ed immortalit dellanima, di F. Rivetti Barb.

ZEITSCHRIFT FR PHILOSOPHISCHE FORSCHUNG

Vol. 47, n. 2, aprile-giugno 1993 Klostermann Verlag, Frankfurt a/M Formale Semantik im Verhltnis zur Erkenntnistheorie, di H. Hrachovec. Die Konsequenzialistische Begrndung des Lebensschutzes, di G. Pltner. Zwischen Wissenschaftskritik und Hermeneutik: Foucaults human Wissemschaften, di D. Teichert: una riflessione sullevoluzione del pensiero di Foucault. Freiheit und Determinismus (2), di G. Seebass.

ZEITSCHRIFT FUR PHILOSOPHISCHE FORSCHUNG

Klostermann, Frankfurt a/M Vol. 47, n. 3, luglio-settembre 1993 Interkulturalitt und inter-Intentionalitt, di E. W. Orth: gli articoli di Husserl del 1923-24 (Kaizo- Artikel).

AUT-AUT

Il senso di presenza e la concezione postfenomenistica dellessere (il problema di una semantizzazione elementare dellessere), di M. Mangiagalli.

n. 256, luglio-agosto 1993 La Nuova Italia, Firenze Il postmoderno come parte del Moderno, di O. Marquard: lautore sostiene, in modo originale, che Moderno e Postmoderno non sono in contraddizione, indicando anche in
68

Jenseits von Cartesianismus und Skeptizismus, di W. Ltterfelds: il paradosso wittgensteiniano della certezza del contingente. Die Fden im Gewebe der Natur, di W. Lbbe: determinismo e probabilismo nella teoria della causalit di J. Stuart Mill.

RASSEGNA DELLE RIVISTE


Kants Theorie der formalen Bestimmung des Willens, di F. Schroeter. lit probabilistica in J. von Kries (1888). What is species?, di M. Mahner: unanalisi dellontologia di Mario Bunge.
DEUTSCHE ZEITSCHRIFT FR PHILOSOPHIE

za del ruolo di Sartre per la nascita del poststrutturalismo. Discontinuous becomings. Deleuze on the becoming-woman of philosophy, di R. Braidotti. Gilles Deleuze: the aesthetics of force di R. Bogue: una ricostruzione della riflessione estetica di Deleuze a partire da Francis Bacon: logique de la sensation (1981) e dai suoi scritti sul cinema e sulla musica. Making it whit death: remarks on thanatos and desiring-production, di N. Land: Deleuze come emblema dello spinozismo trascendentale di molti pensatori contemporanei. Language games, expression and desire in the work of Deleuze, di J. M. Heaton. Nomads and revolutionaries, di S. Plant: la riflessione politica di Deleuze e Guattari in Mille Plateaux: capitalisme et schizophrnie (1980).

Vol. 41, n. 4/1993 Akademie Verlag, Berlin Der Tod des Subjeckts, di A. Heller: la questione della soggettivit nella filosofia contemporanea. Habermas liest Humbolt, di J. Trabant: un confronto tra Habermas e Humbolt intorno al problema del linguaggio. Was Computer noch immer nicht knnen, di H. L. Dreyfus. Und noch einmal: Ob Computer denken knnen?, di K. Meyer-Drawe. Die umfassende Rolle des Krpergefhls im Denken und Sprechen, di E. T. Gendlin. Werfen wie ein Mdchen, di I. M. Young: la corporeit e la riflessione di MerleauPonty. Die Situiertheit des Denkens, Wissens und Sprechens im Handeln, di H. J. Schneider: gli orizzonti di pensiero aperti dalla riflessione dellultimo Wittgenstein.

Is there an incommensurability between superseding theories?, di A. Polikarov: alcune considerazioni sul concetto di incommensurabilit. Philosophy of science in Finlaand: 19701990, di I. Niiniluoto.

JOURNAL OF THE HISTORY OF PHILOSOPHY

Vol. XXXI, n. 2, aprile 1993 Washington University, St. Louis The moral status of the Many in Aristotle, di J. E. Garrett: sul significato dei termini hoi polloi, hoi fauloi e le loro implicazioni, legate alla riflessione dellEtica nicomachea e della Retorica II, 12-17. Burudan and skepticism, di J. Zupko: il confronto tra Buridano e le tesi scettiche di Nicola di Autrecourt.

J. B. S. P.

Mathematical demonstration and deduction in Descartess early methodological and scientific writings, di D. A. Recker. The rational warrant for Humes general rules, di M. A. Martin: dopo una breve rassegna dei pi significativi interventi sul tema humeano delle leggi generali e un esame preventivo di questa teoria, viene analizzato il rapporto tra leggi generali e autorit normativa. Limiting reasons empire: the early reception of Hegel in France, di B. Baugh: Hegel in Francia, ovvero il concreto universale nellepistemologia francese e il ritorno dallepistemologia alla storia.

Vol. 24, n. 2, maggio 1993 University of Manchester, Manchester Tema della rivista: Io, Politica, Metodo. The question of the transcendental Ego: Sartres critique of Husserl, di J. M. Edie: a partire da La trascendenza dellego (1936) di Sartre, larticolo ricostruisce il rapporto tra Sartre e Husserl sulle nozioni di io trascendentale e di intenzionalit; tali nozioni, se da un lato consentono a Sarte di abbandonare la fenomenologia dei suoi maestri francesi, come Brunschvicg, Lalande, Meyerson, dallaltro gli appaiono inficiate da una profonda irrazionalit. A question concerning Heideggers involvement in national socialism , di F. Schalow.

ZEITSCHRIFT FR ALLGEMEINE WISSENSCHAFTSTHEORIE

Vol. 24, n. 1, 1993 Kluwer Academic Publishers, Dordrecht, Boston, London Nachruf auf Wolfgang Stegmller, di R. Kleinknecht. The seven sins of pseudo-science, di A. A. Derksen: il criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza e le riflessioni di Laudan e Lugg. Mathematical progress: between reason and society (I), di E. Glas: esame dello statuto epistemologico della matematica; alla luce anche della riflessione di Lakatos; ci si chiede se la matematica sia una conoscenza svincolata da ogni condizionamento storico, culturale, sociale o temporale, o non sia piuttosto un prodotto storicamente contingente della cultura umana. Physical constants and reference dynamics, di B. Lauth. Die Theorie der adquaten Verursachung, di W. Lbbe: il concetto di causa-

J. B. S. P.

Vol. 24, n. 1, gennaio 1993 University of Manchester, Manchester Tema della rivista: Il pensiero di Gilles Deleuze. The system and its fractures: Gilles Deleuze on otherness, di T. G. May: la riflessione dellultimo Deleuze. Deleuze and empiricism di B. Baugh: la particolarit dellempirismo di Deleuze, venato di metafisica ed ispirato da Hume. Foreclosure of the other. From Sartre to Deleuze, di C. V. Boundas: sullimportan69

Recent american perspectives on Nietzsches political significance, di H. Weiss: distinguendo tra una Destra, un Centro ed una Sinistra nietzscheana, larticolo affronta alcune questioni centrali nella critica americana al filosofo tedesco: lolismo ermeneutico, lintegrit logica, il postmoderno. Marxs Capital from the viewpoint of transcendental philosophy, di K. Hartmann: una valutazione dellaspetto teoretico del Capitale a partire dalla filosofia trascendentale. Towards a unified epistemology of the human and natural sciences, di S. Glynn.

RASSEGNA DELLE RIVISTE


THE PHILOSOPHICAL REVIEW

Vol. 102, n. 2, aprile 1993 Cornell University, Ithaca, New York Descartes on mind-body interaction and the conservation of motion, di P. McLaughlin: la questione cartesiana del rapporto anima-corpo e linterpretazione di Leibniz. Spinozas argument of the identity theory, di M. Della Rocca: la questione del rapporto anima-corpo in Spinoza. Anomalism, uncodifiability and psychophysical relations, di W. Child.

Socratic questioning, logic and rhetoric, di J. Hintikka: larticolo indaga lorigine della teoria logica, metodologica e retorica di Aristotele. Persuasion and moral reform in Plato and Aristotle, di G. Klosko: limportanza della riflessione platonica sulla retorica nel Fedro e nel Gorgia per lo sviluppo della teoria aristotelica, in funzione anche del forte legame tra retorica e politica. Style & sense in Aristotles rhetoric BK 3, di S. Halliwell. La possibilit di una formalizzazione della logica aristotelica degli entimemi, di A. Plebe: la logica aristotelica degli entimemi dei cap. 23-24 della Retorica d la possibilit di una formalizzazione di una logica della scelta, gli entimemi dimostrativi, da un lato, e di una logica paralogica, gli entimemi apparenti, dallaltro. Remarks on induction in Aristotles dialectic and rhetoric, di S. Knuuttila.

perte sono state di recente rivalutate (Dalla logica contemporanea alla logica medievale, di A. Maier). Troviamo inoltre interventi sul rapporto tra fede, scienza e concezione della storia (Scienza ed epistemologia nellIslam medievale, di M. Campanini; La concezione del tempo e della storia nellIslam. Linterpretazione fenomenologica di H. Corbin, di R. Silva). Numerosi interventi anche sulla medicina medievale, sullaritmetica e sulla concezione scientifica di Dante.
INTERSEZIONI (Vol. XIII, n. 2, agosto

1993, Il Mulino, Bologna) dedica un numero monografico al tema: La tecnica alla fine del millennio.
PROSPETTIVA PERSONA (N. 1-2, lugliodicembre 1992, Demian Edizioni, Teramo) presenta un intervento di P. Ricoeur dal titolo: Il nuovo ethos per lEuropa. MERKUR (Vol. 47, n. 6, giugno 1993, Klett

REVUE PHILOSOPHIQUE DE LOUVAIN

Vol. 91, maggio 1993 Institut suprieur de philosophie Louvain la Neuve vnement et destine chez Schelling, di M. Maesschalck: nella fase finale dello sviluppo della sua filosofia Schelling tenta di superare le aporie relative alla questione dei principi primi dellesistenza in rapporto allAssoluto; le difficolt interpretative proprie di questa fase della riflessione schellinghiana hanno determinato un certo oblio storiografico che solo di recente ha recuperato la portata ontologica di una filosofia essenziale per la comprensione dellesito finale dellidealismo tedesco. Anthropologie et philosophie: un double retour au fondement, di P. Watt: la questione, posta da Cassirer, delle condizioni di oggettivit e dello statuto epistemologico dellantropologia sociale negli studi pi recenti. La sagesse de lhistoire. Jean Baptiste Vico et la philosophie pratique, di M. R. Natale; recensione dellomonimo volume di F. Botturi (Vita e Pensiero, Milano 1991). Hegel, des annes de jeunesse la fondation du premier systme. Aperu de la littrature rcente sur le jeune Hegel, di O. Depr. Sur la spcificit philosophique du Japon, di B. Stevens: recensione di N. Kitar: La culture japonaise en question (Publications Orientalistes de France, 1991). Penser lAutre: thologie ngative et postmodernit, di P. W. Rosemann.

Cotta, Stuttgart) presenta interventi su Shakespeare, Stendhal ed una conversazione tra Duby, Geremek e Sainteny sul ruolo delle donne nel Medioevo
TEOLOGIA (Anno XVIII, n. 2, giugno 1993,

ER, REVISTA DE FILOSOFIA (n. 14, 1992/

1, Er editorial, Sevilla) presenta un numero monografico dedicato a Friedrich Nietzsche.


LES TUDES PHILOSOPHIQUES (gennaio-marzo 1993, Paris, PUF) dedica il fascicolo a Revaisson, lintelligence de lhabitude. REVUE DE METAPHYSIQUE ET DE MORALE (Vol. 98, n. 1-2, gennaio-giugno

Glossa, Milano) presenta un intervento di P. Gilbert dal titolo: La ragione teologica nel sec. XIII: a proposito di figure medievali della teologia, a proposito del volume di I. Biffi: Figure medievali della teologia (Milano, Jaka Book, 1992)
CULTURA E LIBRI (n. 86, maggio-giugno

1993, Armand Colin, Paris) dedicata al centenario della fondazione della rivista. In questo numero speciale vengono raccolti articoli significativi per la storia della rivista e dei suoi importanti collaboratori ed un elenco degli articoli pubblicati dal 1893 al 1992.
NUOVA CIVILTA DELLE MACCHINE

1993, Dante Alighieri, Roma) dedicata al tema: Epistemologia contemporanea (II): Popper e Kuhn e propone una rilettura critica delle opere di Popper e Kuhn, segnalazioni bibliografiche e recensioni dei principali testi di critica epistemologica ed un glossario dei termini fondamentali per capire la moderna filosofia della scienza.
RIVISTA ROSMINIANA (Anno LXXXVII,

REVUE INTERNATIONALE DE PHILOSOPHIE

Vol. 47, n. 1, 1993 Universa, Wetteren Tema della rivista: La retorica di Aristotele.

(anno XI, n. 2, aprile-giugno 1993, Nuova Eri, Torino), presenta un fascicolo monografico dedicato al tema: Scienza e tecnica nel Medioevo, in ideale continuit con un analogo fascicolo del 1991 dal titolo: Scienza e tecnica nel mondo classico. Il Medioevo cristiano, anche grazie allapporto della cultura araba, integr la concezione greca delluniverso e dellordine cosmico attraverso lidea dellorigine divina di esso, pur non rinunciando ad unanalisi razionale che potesse allargare il campo delle nostre conoscenze. Questo quanto afferma M. T. Beonio Brocchieri Fumagalli (Teologia e scienza nel pensiero medievale), che con ci dimostra linfondatezza dellopposizione, nel Medioevo, tra religione e scienza naturale. Rilevante anche lapporto dei logici medievali, le cui sco70

n. 2, aprile-giugno 1993) presenta un articolo di W. A. Daros: Ser y verdad en la filosofia de Rosmini, che propone un confronto tra il pensiero di Rosmini e quello di Heidegger.
RIVISTA ROSMINIANA (Anno LXXXVII,

n. 3, luglio-settembre 1993 presenta larticolo di G. Giannini: La nozione di mondo nella Teosofia di Rosmini.
SCHERIA (Anno I, n. 3, settembre-dicem-

bre 1992, Valentino Editore, Casamicciola Terme) presenta un intervento di K. O. Apel dal titolo: La dimensione ermeneutica delle scienze sociali e la sua fondazione normativa; compare inoltre Raffaello Franchini: la filosofia come vocazione, di G. Cotroneo.

NOVIT IN LIBRERIA

NOVIT IN LIBRERIA

AA.VV. Filosofia e cultura nellEuropa di domani a cura di Battista Mondin Citt Nuova, settembre 1993 pp.224, L. 20.000 NellEuropa da fare la sintesi classico-cristiana rimane esemplare e orientatrice, ma essa deve restare aperta alle necessit e urgenze delloggi e del domani: per esempio, la cultura della solidariet e dell altro deve prendere il sopravvento sullattuale disgregante modello edonistico.

del nostro secolo, in particolare su quella italiana.

sul problema dellessere; discussioni polacche sul reismo.

Alighieri, Dante Convivio Rizzoli, settembre 1993 pp. 376, L. 14.000 La grande enciclopedia filosofica di Dante, mista di versi allegorici e prose esplicative, per la nuova aristocrazia spirituale degli italiani, fu scritta fra il 1304 e il 1307.

AA.VV. Interiorit e comunit. Esperienze di ricerca in filosofia a cura di A. Rigobello Studium, settembre 1993 pp. 339 Il volume raccoglie diversi saggi che affrontano la filosofia dal punto di vista della ricerca e del ricercare come domande fondamentali della filosofia e, sotto questo profilo, prendono in esame varie forme in cui questo ricercare della filosofia si concretizza nellesperienza comunitaria: dal dialogo al seminario, dalla lectio alla disputatio.

Alverny, Marie-Thrse d Aviecienne en Occident: receuil darticles de Marie Thrse dAlverny runis en hommage a lauteur Vrin, luglio-agosto 1993 pp. 272, F 320 La redazione degli articoli raccolti in questo volume accompagn lelaborazione e la pubblicazione da parte di M. T. dAlverny del catalogo metodico del Avicenna latinus, apparso negli Archivi di storia dottrinale e letteraria del Medioevo tra il 1961 e il 1972. I manoscritti di Avicenna vanno a controbilanciare, nella nostra conoscenza della vita intelletuale medioevale, il peso dellaristotelismo.

Baas, Bernard Le Dsir pur: parcour philosophique dans les parages de J. Lacan Peeters, luglio-agosto 1993 pp. 219, F. 123 Il nostro secolo filosofico ha fatto della finitezza loggetto di dibattito intorno al pensiero. Le prospettive aperte dalla comprensione lacaniana ci invitano ad una rilettura dei filosofi, a cominciare da Platone. Ai filosofi restano molte cose da scoprire del pensiero di Lacan, che troppo spesso si voluto ridurre alle motivazioni liguistiche della sua ricerca.

Bianchi, L. - Randi E. Vrit dissonantes: Aristotes la fin du Moyen Age pref. M. Fumagalli Beonio Brocchieri trad. dallitaliano di C. Pottier Ed. Univ. de Fribourg, giugno 1993 pp. 266, F 45 Gettando uno sguardo nuovo sulla storiografia medievale, questopera affronta diversi problemi relativi al quadro filosofico e culturale dei secoli XIII e XIV: onnipotenza divina, pluralit dei mondi possibili, calculationes, armonia delluniverso

Balibar, Etienne La Philosophie de Marx La Dcouverte, luglio-agosto 1993 pp. 128, F 45 Allievo e collaboratore di Louis Althusser, lautore tenta una doppia scommessa: rendere accessibili i temi ed i problemi propriamente filosofici che sono stati trattati da Marx o che possono essere suscitati dalle sue opere, e proporre gli elementi di un bilancio e di un pronostico.

Borreil, Jean La Raison nomade a cura di C. Buci-Glucksman, J. Fraisse, G. Rancire pref. J. Rancire Payot, giugno 1993 pp. 264, F. 160 Lo scrittore e filosofo Jean Borreil, nato nella Catalogna francese nel 1938, rintraccia il suo percorso paziente, dalla fondazione della rivista Rivolte logiche (nel 1975) fino alla sua scomparsa nel 1992.

AA.VV. Chaos- das schpferische Prinzip? a cura Engadiner Kollegium Herder, maggio 1993 pp. 240, DM 38

Abel, Gnther Interpretationswelten. Gegenwartsphilosophie jenseits von Essentialismus und Relativismus Suhrkamp, maggio 1993 pp. 535. DM 64

Antony, Louise M. (a cura di) A Mind of ones own. Feminist Essays on Reason and Objectivity Westview Press, maggio 1993 pp. 330, 12 Tredici femministe discutono se riservare o meno un posto agli ideali tradizionali di razionalit ed obiettivit, allinterno del modo femminista di vedere la filosofia ed il mondo.

Baruzzi, Arno Die Zukunft der Freiheit Wissenschaftl. Buch., maggio 1993 pp. 370, DM 69 Si riflette sul futuro della libert attraverso la sua origine: libert classica, libert cristiana, Liberalismo, Idealismo tedesco, Socialismo, Liberalismo postmoderno. Nel capitolo finale viene posta la domanda sulla dignit umana in relazione alla libert.

Bos, E. P. - Krop H., A. (a cura di) Franco Burgersdijk (1590-1635). Neo-Aristotelian in Leiden Edition Rodopi, giugno-luglio 1993 pp. 185, Fior. Ol. 60

Abosch, Heinz Das Ende der groen Visionen. Pldoyer fr eine skeptische Kultur Junius, maggio 1993 pp. 180, DM 34

Aubenque, Pierre La Prudence chez Aristote PUF, luglio-agosto 1993 pp. 224, F. 62 La prudenza aristotelica rappresenta, secondo P. Aubenque, la fortuna ed il rischio dellazione umana.

Bayertz, K. (a cura di) Evolution und Ethik Reclam, giugno-luglio 1993 pp. 375, DM 14

Bourg, Dominique (a cura di) Les Sentiments de la nature La Dcouverte, luglio-agosto 1993 F 120 Per superare il mito di una simbiosi uomo-natura che sarebbe propria delle societ africane, in opposizione allessenza predatrice che caratterizzerebbe le societ cristiane occidentali, questo libro offre uninformazione rigorosa sulle interpretazioni della natura nelle grandi civilt.

Albertazzi, L. - Poli, R. Brentano in Italia Guerini, settembre 1993 pp.350, L. 54.000 Il volume tratta della complessa influenza che il filosofo tedesco Franz Brentano ha esercitato sulla cultura

Augustynek, Z. - Jadacki, J.J. Possible Ontologies Edition Rodopi, giugno-luglio 1993 p. 193, Fr. Ol. 100 Rassegna di una certa ontologia; il minimo ontologico; Carnap e Leibniz

Bell, David (a cura di) Wissenschaft und Subjektivitt. Der Wiener Kreis und die Philosophie des 20. Jahrhunderts Akademie Verlag, luglio 1993 pp. 160, DM 98

Bourgeois, Bernard DHondt, Jacques La philosophie et la Rvolution franaise Vrin, luglio-agosto 1993 pp. 313, F 240 Con lintento di aiutare a forgiare una concezione meditata della Rivoluzione, questo Convegno internazionale

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NOVIT IN LIBRERIA
(Socit franaise de philosophie, 31 maggio- 1 e 2 giugno 1989) permette di chiarire il ruolo e la funzione della filosofia nella storia. Punti di vista e competenze eterogenee si confrontano, ragionando intorno al multivalente concetto di Spazio: artistico, urbanistico, teatrale, testuale, cognitivo, estetico, letterale e metaforico; visibile e invisibile; referenziale e ideologico. Eric Weil (1904-1977), filosofo francese dorigine tedesca e di religione ebraica, ha elaborato una concezione ed una pratica della filosofia interamente rivolte al problema della violenza. Si tratta di una filosofia politica che ci permette di interrogare la nostra realt, segnata dal post-comunismo. convenzionale? Il testo indaga su queste questioni e fa il punto sulletica del commercio, dellambiente e della biomedica.

Breadzeale, D. Janke, W.- Krmer, F. Hiltscher, R. Theorethische Vernunft Edition Rodopi, luglio 1993 pp. 244, Fior. OL. 80

Brykman, Genevive Berkeley et le voile des mots Vrin, luglio-agosto 1993 pp. 445, F 280 Fondato sulla critica dellastrazione, limmaterialismo di Berkeley si evolse privilegiando il carattere metaforico delle forme del discorso degli uomini. In effetti il velo delle parole una realt doppia: il primo velo nella polvere sapiente dei partigiani delle idee astratte; il secondo si mostra nel carattere indicibile di ci di cui non abbiamo idea e di cui parliamo per analogie e metafore.

Caputo, Cosimo Su Hjelmslev La nuovola di Amleto: segno, senso e filosofia del linguaggio E.S.I., settembre 1993 pp.168, L. 22.000 Lesigenza di determinare lorizzonte semiotico generale della ricerca di Louis Hjelmslev (1899-1965) finora non pienamente focalizzata nei numerosi studi che la considerano in funzione di un interesse strettamente linguistico, fa emergere cos un altro Hielmslev. La problematica dellinterpretazione non dunque estranea al linguista- danese, non il tema pi evidente, ma scavando nei suoi scritti, nella sua pratica teorica e storiografica se ne rintraccia la presenza.

Coreth, Friedrich Der Zeitbaum. Grundlegung einer allgemeinen Zeittheorie Insel-Vlg, maggio 1993 pp. 288, DM 38

Ceynowa, Klaus Zwischen Pragmatismus und Funktionalismus. Hans Vaihimgers Philosophie des Als Ob Knigshausen & Neumann maggio 1993 pp. 250, DM 50

Buccianti, Giovanni 1989: idoli infranti, fantasmi di guerra Giuffr, settembre 1993 pp.172, L. 18.000 Il crollo dellimpero sovietico, labbattimento del muro di Berlino, il fallimento dellideologia comunista, la fine della guerra fredda: i grandi avvenimenti del 1989 che hanno chiuso definitivamente unepoca, al vaglio di uno storico delle relazioni internazionali.

Cassirer, Ernst Erkenntnis, Begriff, Kultur a cura di R.A. Bast Meiner, maggio 1993 pp. 302, DM 38 Questo volume riunisce sei importanti saggi scritti fra gli anni 1913 e 1939 - altrimenti difficilmente raggiungibili in originale - nei quali Cassirer presenta i tratti fondamentali del concetto della conoscenza sviluppato nelle sue opere principali e respinge i fraintendimenti dei suoi contemporanei.

Cicerone Plaisir et vrit: De finibus, livre I et II du souverain bien et du mal suprme a cura di e trad. di Chantal Labre Arla, luglio-agosto 1993 pp. 153, F 95 Una nuova traduzione di una delle maggiori opere dellautore, consacrata ai temi cari agli epicuristi.

Courcelles, Dominique de La Parole risque de Raymond Lulle: entre judasme, christianisme et islam Pref. A. De Libera Vrin, luglio-agosto 1993 pp. 192, F 162 Il volume propone una lettura dinamica di alcuni grandi testi nei quali Lulle parla di se stesso e rivela diverse convinzioni fondamentali della propria esistenza. La tesi centrale che Lulle, nato tra il mondo ebraico, cristiano e musulmano nel XIII secolo, si sia convertito al Cristianesimo in linea con le interpretazioni talmudiche e midrasciche.

Cohn, Jonas Thorie de la dialectique: doctrine des formes philosophiques Age dhomme, luglio-agosto 1993 pp. 349, F 180 Dopo un excursus sulla storia del pensiero occidentale, questopera propone un inventario sistematico delle contraddizioni contro cui urta ogni coscienza al momento della ricerca di un discorso coerente.

DHolbach, Paul Thiry Saggio sul pregiudizio Guerini, settembre 1993 pp.246, L. 38.000 Il pregiudizio, afferma DHolbach, tutto ci che ingombra la strada della verit, lerrore che occorre sradicare dalla metodologia politica di governo: linganno, la menzogna, lideologia di cui il regime si serve come sistema per reprimere i popoli governanti.

Burbage, Frank Chouchan, Natalie Leibniz et linfini PUF, luglio-agosto 1993 pp.128, F 280 Leibniz uno degli inventori del calcolo infinitesimale. Qual il senso di questa invenzione? Si tratta del punto di ancoraggio di una filosofia nuova che farebbe della comprensione razionale dellinfinito la sua preoccupazione principale?

Cavallari, Giorgio La forma, limmaginario, luno. Saggi sullanalogia e il simbolismo Guerini, settembre 1993 pp.239, L. 35.000 Insegnare che lalbero simboleggia i molteplici stati dellessere, o che la montagna simbolo del cosmo, o che il sole rimanda ai principi intelleggibili delluniverso, significa mettere in evidenza come le varie forme della vita siano intrecciate in modo indissolubile con le immagine archetipe scaturite dai miti dellOrigine.

Colli, G. - Montinari, M. Miller, N. - Pieper, A. (a cura di) Nietzsche-Briefwechsel. Kritische Gesammtausgabe Briefe von und an Friedrich Nietzsche Oktober 1849-April 1869 (Sez. I, vol. 4) de Gruyter, giugno-luglio 1993 pp. 960, DM 360 La prima opera con i resoconti aggiuntivi alledizione critica completa delle lettere di Nietzsche.

Derrida, Jacques Khra Galile, giugno 1993 pp. 90, F. 100 Khra fa riferimento alla famosa materia informe di cui dispone il demiurgo nel Timeo di Platone per formare il mondo sensibile sul modello del mondo intellegibile. J. Derrida commenta il testo di Platone alla luce dellanalisi di J.-P. Vernant e presenta Khra come il modello di un nome di cui sottolinea la femminilit essenziale.

C. Chalier, M. Abensour (a cura di) Cahier de lHerne Emmanuel Lvinas LGF, giugno 1993 pp. 626, F 70 Contiene dei testi di filosofia, tra i quali: Trascendenza e tempo; La coscienza non intenzionale; Socialit e danaro. Diversi autori, tutti operanti in ambito universitario, e specialisti stranieri apportano il loro contributo a questo studio dellasse portante del pensiero di Lvinas.

Cavazzani, Guido Interpretazioni di Weber e teorie della societ Franco Angeli, settembre 1993 pp.160, L. 24.000 I temi weberiani della politica, della burocrazia e della razionalizzazione nella societ moderna sono visti come interpretazioni di Habermas e di Luhmann e di un particolare marxismo italiano di forte rilevanza sociologica.

Coniglione, F.(a cura di) Polish Scientific Philosophy. The Lvov- Warsaw School. Edition Rodopi, giugno-luglio 1993 pp. 358, Fior. Ol. 150 Scritti su Twardowski, Adjukiewicz, Kotarbinski, Tarski e Lukasiewicz, come pure sulletica, sulla scienza, il nominalismo e la metodologia della psicologia.

Derrida, Jacques Passions Galile, giugno 1993 pp. 90, F. 98 Meditazione sui paradossi delleducazione, sul senso del dovere e sul segreto che riveste i nomi propri.

Cabibbo, Paola Lo spazio e le sue rappresentazioni: stati modelli, passaggi ESI, settembre 1993 pp.190, L. 26.000

Cavinez, Patrice Le Politique et sa logique dans loeuvre dEric Weil Kim, luglio-agosto 1993 pp. 296, F 180

Coombs, Jerrold R. - Winkler, Earl Applied Ethics. A Reader Blackwell, giugno-luglio 1993 pp. 450, 15 Qual la natura delletica applicata? Qual il rapporto tra letica applicata, la scienza e la tecnologia? Pu letica applicata essere criticamente sovversiva e riformare la moralit

Derrida, Jacques Sauf le nom Galile, giugno 1993 pp. 115, F.100 Due interlocutori discutono di ci che ruota intorno al nome: dal nome dei nomi e dal nome di Dio che viene presentato come una realt spirituale che non si pu nominare. Dio diventa allora un SopraNome, che conta di

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pi del nome ma che viene al suo posto. contentare dellautodeterminazione dellessere umano come essere umano. Nessuna realt esterna pu decidere rispetto a questa questione, solo lessere umano stesso. In un dialogo interdisciplinare rappresentanti di diverse discipline (teologia, filosofia, geografia, pedagogia, psicologia e scienza comportamentale) discutono in maniera rappresentativa diverse questioni etiche sul rapporto delluomo con la natura e lambiente. Gauthier, D. - Sugden, R. (a cura di) Rationality, Justice and the Social Contract. Themes from Morals by Agreement Harvester Wheatssheaf giugno-luglio 1993 pp 192, 35 Filosofi, economisti e teorici politici discutono lopera di David Gauthier, il quale cerca di dimostare che individui razionali sarebbero disposti ad accettare certe costruzioni morali sulle loro scelte. Vengono analizzate possibilit e limitazioni di un approccio contrattuale su questioni giudiziarie.

Descombes, Vincent The Barometer of Modern Reason. On the Philosophies of Current Events Oxford University giugno-luglio 1993 pp. 224, 25 Lautore esplora e mette in discussione i mezzi di misurazione - il barometro - che vengono utilizzati dai filosofi per valutare lo spirito del tempo e/o la natura della ragione moderna.

Ehrlich, L. H. - Wisser, R. Karl Jaspers. Philosopher Among Philosophers. Edition Rodopi, giugno-luglio 1993 pp. 357, Fior. Ol. /5

Di Gennaro, Antonio Lermeneutica idealistica Filosofia politica neoidealistica italiana e interpretazione ESI, settembre 1993 pp.172, L. 22.000 Una storia del pensiero giuridico presuppone un valore delle varie e successive formulazioni in una loro considerazione nel tempo. Questa possibilit sorger solo superando la dicotomia tra un diritto e una interpretazione che ne specchio.

Ehrlich, Leonhard H. Fraglichkeit der jdische Existenz. Philosophische Untersuchungen zum modernen Schicksal der Juden Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 366, DM 78 La domanda sul futuro dellEbraismo viene sviluppata in tre parti: 1. lincontro dellEbraismo con lepoca moderna ed il suo ingresso in essa; 2. la distruzione della comunit ebraica europea da parte della Germania nazista; 3. la necessit di assicurare lesistenza delle comunit ebraiche attraverso i moderni mezzi di esercizio del potere .

Fischer, Hubert Einfhrung in die Philosophie. Grundlegende Begriffe und Vorstellungen im Rahmen einer essentiellen Philosophie Kovac, giugno-luglio 1993 pp. 200, DM 79,80

Fisher, K. R. - Wimmer, Fr. M. (a cura di) Der geistige Anschlu. Philosophie und Politik an der Universitt Wien 1930-1950 Wiener Universitt, maggio 1993 pp. 250, S 248

Dorschel, A. (a cura di) Transzendentalpragmatik. Ein Symposium fr Karl-Otto Apel Suhrkamp, giugno-luglio 1993 pp. 456, DM 30

Eichel, Christine Vom Ermatten der Avantguarde zur Vernetzung der Knste. Perspektiven einer interdisziplinren sthetik im Sptwerk Theodor W. Adornos Suhrkamp, maggio 1993 pp. 360, DM 48

Foley, Richard Working Without A Net. A Study of Egocentric Epistemology Oxford University, maggio 1993 pp. 256, 27.50 In questo libro, lautore offre unimportante nuova teoria sulla razionalit. Il suo scopo di sottrarsi alla malinconia di Cartesio, abbassando il livello di ci che razionale dallimpossibile livello di richiesta di certezza preteso da Cartesio.

Gesche, Astrid Johann Gottfried Herder: Sprache und die Natur des Menschen Knigshausen & Neumann maggio 1993 pp. 172, DM 38 Lo scopo del lavoro di stabilire, in maniera il pi possibile riassuntiva, la posizione di Herder allinterno della discussione filosofica e del dibattito sulle scienze naturali a lui coevi tesi a stabilire la motivazione antropologica della lingua.

Duchesneau, Franois Leibniz et la mthode de la science PUF, giugno 1993 pp. 424, F. 258 Al di l del regno, poi leclisse, dal paradigma newtoniano, si pone lopera filosofica e scientifica di questo pensatore che invent il calcolo infinitesimale, la dinamica e dei nuovi modelli per la teoria dellorganismo e forn un punto di ancoraggio privilegiato allanalisi epistemologica.

Elster, Jon Argomentare e negoziare Anabasi, settembre 1993 pp.141, L. 20.000 Il centro teorico di questo mirabile saggio di filosofia politica lindagine su due tipi di atto linguistico: largomentare - che rinvia alluso della ragione e al principio di imparzialit - e il negoziare - in cui legoismo scoperto si esprime mediante promesse, avvertimenti e minacce.

Freimuth, Frank Wie kultiviere ich die Freiheit bei dem Zwange? Zum Bildungsverstndnis Friedrich Albert Langes Centaurus-Verl.-Ges., maggio 1993 pp. 176, DM 38

Ebbinghaus, Julius Gesammelte Schriften Vol.IV: Studien zum Deutschen Idealismus. Schriften 1909-1924 a cura di H. Oberer e G. Geisman Bouvier, maggio 1993 pp. 430, DM 85 Il quarto ed ultimo volume dellopera raccoglie lavori del periodo precedente al 1924, principalmente gli Studien zum Deutschen Idealismus. Contiene lattesa prima pubblicazione della tesi per labilitazione alla libera docenza, Die Grundlagen der Hegelschen Philosophie 1793-1803 del 1921.

Enderle, G. (a cura di) Lexikon der Wirtschaftsethik Herder, giugno-luglio 1993 pp. 704, DM 158 Il testo offre una conoscenza orientativa per coloro i quali cercano delle risposte affidabili nel campo problematico dei rapporti tra economia e morale.

Freistetter, W. - Weiler, R. (a cura di) Die Einheit der Kulturethik in vielen Ethosformen Duncker & Humbolt, maggio 1993 pp. 360, DM 98

Giorello, Giulio - Regge Tullio Veca Salvatore Europa Universitas Feltrinelli, settembre 1993 pp.128, L. 20.000 I tre saggi che compongono questo libro, frutto di una originale e inedita collaborazione tra un filosofo della scienza, uno scienziato e un filosofo della politica, intendono mettere a fuoco, da tre diverse angolazioni prospettiche, questa specificit europea. In particolare, Giulio Giorello ricostruisce nel suo saggio alcuni momenti cruciali del percorso storico dell Europa dei saperi e spiega come si costituita ed evoluta e quali effetti di lunga durata ha prodotto la comunit degli scienziati europei.

Friedrich, Janette Der Gehalt der Sprachform. Paradigmen von Bachtin bis Vygotskij Akad. Verlag, maggio 1993 pp. 224, DM 68

Gloy, K - Burger P. (a cura di) Die Naturphilosophie im deutschen Idealismus Frommann-holzboog giugno-luglio 1993 pp. 399, DM 142 Atti del convegno tenutosi presso la Reimers Stiftung di Bad Homburg nellaprile 1992. Questo volume viene promosso dallo Hegel-Archiv della Ruhr-Universitt di Bochum.

Ebeling, Hans Das Subjekt in der Moderne. Rekonstruktion der Philosophie im Zeitalter der Zerstrung Rowohlt, giugno-luglio 1993 DM 22,90 Lautore fa riferimento alla dibattuta questione se ci si debba o meno ac-

Engelen, Eva Maria Zeit, Zahl und Bild. Studien zur Verbindung von Philosophie und Wissenschaft bei Abbo von Fleury de Gruyter, maggio 1993 pp. 171, DM 42

Gadamer, Hans-Georg Hermeneutik - sthetik praktische Philosophie. Hans-Georg Gadamer im Gesprch a cura di C. Dutt Winter, maggio 1993 pp. 48, DM 24

Erdmann, K.-H. Perspektive menschlichen Handelns: Umwelt und Ethik Springer, giugno-luglio 1993 pp. 216, DM 48

Graham, George Philosophy of Mind. An Introduction Blackwell Publishing, maggio 1993 pp. 224, 11 Unintroduzione alla filosofia della mente, che copre argomenti quali mente/corpo, identit personale, coscienza, intenzionalit e libert della volont. Il libro include anche argomenti come lesperienza dopo la morte, le menti degli animali e di Dio, la malattia mentale e la felicit.

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Grtzel, Stefan Organische Zeit. Zur Einheit von Erinnerung und Vergessen Karl Alber, maggio 1993 pp. 150, DM 48 Lautore concepisce il rapporto, fondato dal punto di vista esistenzialeontologico, tra spazio e tempo ricorrendo al principio del Gestaltskreis (V. v. Weiscker) come regolazione organica di ricordo e oblio. Sotto questo aspetto egli indaga i criteri dellaccesso e della disponibilit di passato presente e futuro. Hager, Fritz-P. Aufklrung, Platonismus und Bildung bei Shaftesbury Haupt, giugno-luglio 1993 pp. 240,, DM 48 Herbart, Johann Friedrich Lehrbuch zur Einleitung in die Philosophie a cura di W. Henckmann Meiner, giugno-luglio 1993 pp. 408, DM 78 Questa seconda edizione, riveduta e corretta criticamente, unimportante opera di confronto con lIdealismo tedesco ed contemporaneamente un paradigma della didattica filosofica. Hornung, E. von - Schabert T. (a cura di) Auferstehung und Unsterblichkeit W. Fink, giugno-luglio 1993 pp. 300, DM 48 Sulla possibilit di sperimentare la vita nella morte esistono diversi percorsi di riflessione. In questo volume vengono mostrati i pi importanti: la psicologia spirituale, i riti socio-religiosi, la meditazione filosofica, la purificazione dellanima, la dottrina della Redenzione, la conoscenza razionale, i culti sacrificali tesi alla riconciliazione con il mondo spirituale e naturale.

Grethlein, Thomas Reservate der Geltung. Untersuchungen zum Verhltnis von Transzendentalphilosophie zu Hermeneuthik und Pragmatik Knigshausen & Neumann giugno-luglio 1993 pp. 200, DM 38 Il lavoro verifica come potrebbe realizzarsi unulteriore espansione del programma della filosofia trascendentale rispetto a quanto gi tematizzato da Kant come Gegenstandsbereiche, o se esistano delle pretese di validit in unoperazione di questo tipo.

Haller, Rudolf Neopositivismus. Eine historische Einfrung in die Philosophie des Wiener Kreises Wissenschaftl. Buch., maggio 1993 pp. 308, DM 59 Il libro non fornisce solamente una panoramica delle premesse del Neopositivismo, della sua evoluzione interna ed esterna, ma corregge anche limmagine steoreotipata dellEmpirismo logico.

Hansen, Chad A Taoist Theory of Chinese Thought. A Philosophical Interpretation Oxford Univ., giugno-luglio 1993 pp. 496, 50 Nel tentativo di abbattere le barriere tra la filosofia cinese e la filosofia del resto del mondo, questo studio si propone di presentare una teoria unificata del pensiero classico cinese. Lautore utilizza il Taoismo, invece del Confucianesimo, come principio centrale ed unificante.

Hersch, Jeanne LEtonnement philosphique: une histoire de la philosophie Gallimard, giugno 1993 pp. 464, F. 44,50 Lo stupore quella capacit di interrogarsi su di una evidenza accecante, che ci impedisce cio di vedere e di comprendere il mondo. E attraverso la storia di questo stupore, di continuo ripreso, che J. Hersch ci racconta come la filosofia sia sempre stata attuale.

Hinske, N (a cura di) Kant und die Aufklrung Meiner, giugno-luglio 1993 pp. 134, DM 58

Hsser, Heinz Natur ohne Gott. Aspekte und Probleme von Ludwig Feuerbachs Naturverstndnis Knigshausen & Neumann giugno-luglio, 1993 pp.164, DM 38 Lesautorazione della teologia e del Dio monoteistico vengono realizzati da Feuerbach ricorrendo alla natura fisico-matematica. Questo fa sorgere la domanda se questa natura senza Dio significhi una rivalutazione della natura o se questa venga abbandonata definitivamente alla prassi umana.

Greven, M.Th. - Koop D. (a cura di) War der Wissenchaftliche Kommunismus eine Wissenschaft? Leske u. Budr., giugno-luglio 1993 pp. 180, DM 28

Groheim, M. - Waschkies, H. J. (a cura di) Rehabilitierung des Subjektiven. Festschrift fr Hermann Schmitz Bouvier, giugno-luglio 1993 pp. 540, DM 180 Hermann Schmitz ha presentato negli ultimi decenni una concezione completamente nuova della filosofia attraverso il metodo di una lucida fenomenologia empirica. Invece di lavorare con le dicotomie tradizionali (corpo-anima, mondo interioremondo esteriore), Schimtz prende in considerazione il coinvolgimento affettivo, la sensualit, i sentimenti come atmosfere, le situazioni, le sensazioni.

Haug, Wolfgang Fritz Elemente einer Theorie des Ideologischen. Mit einer Einleitung in die ideologietheoretische Fragestellung von Juha Koivistu und Veikko Pietil Argument-Verlag, maggio 1993 pp. 176, DM 18,50

Hausman, Carl R. Charles S. Peirces Evolutionary Philosophy Cambridge University, maggio 1993 pp. 288, 30 Il testo pone lattenzione su quattro dei concetti fondamentali per Peirce: il pragmatismo e la sua evoluzione in quello che Peirce chiama pragmatismo; la sua teoria del segno; la sua fenomenologia e la sua teoria che la continuit di importanza primaria per la filosofia.

Hinterberger, Norbert Der philosophische Aberglaube des Antirealismus Bouvier, giugno-luglio 1993 pp. 260, DM 58 In questa raccolta di saggi e critiche vengono analizzati - allinterno della parte critica - sia due autori contemporanei (Baudrillard e Niklas Luhmann), sia un classico del cosiddetto Idealismo oggettivo (Hegel); questo avviene tramite i mezzi della logica utens in relazione ad un confronto con i modelli di realt critici realistici.

Hckmayr, Karl Die Evolution des menschlichen Geistes zwischen Haben und Sein Profil Vlg., maggio 1993 pp. 140, DM 35

Husserl, Edmund Ides directrices pour une phnomnologie et une philosophie phnomnologique pures Vol. 3 La Phnomnologie et les fondements des sciences a cura di D. Tiffeneau PUF, giungo 1993 pp. 320, F. 298 Ottanta anni fa Husserl terminava la redazione del Manuscrit au crayon. Ma furono necessari ancora diversi lavori prima che il terzo volume delle Idee si staccasse dal tronco comune del secondo libro e che lopera venisse pubblicata nel 1952. Il volume contiene anche la Postfazione alle Ides directrices pour une phnomnologie pure di Husserl (a cura e tradotto dal francese da Arion L. Kelkel).

Guyer, Paul (a cura di) Kant and the Experience of Freedom. Essays on Aesthetics and Morality Cambridge University, maggio 1993 pp. 480, 45 Questa raccolta di saggi si propone di trasformare il nostro modo di concepire lestetica e letica di Kant. Guyer mostra che al centro della teoria estetica di Kant il disinteresse per il gusto diventa unesperienza di libert e quindi un accompagnamento indispensabile alla moralit stessa.

Heidegger, Martin Eraclito 1. Linizio del pensiero occidentale 2. Logica. La dottrina eraclitea del Logos Mursia, settembre 1993 pp.272, L. 45.000 I due corsi universitari tenuti rispettivamente nel semestre estivo del 1943 e del 1944, costituiscono un ampio materiale su cui si basano gli scritti su Eraclito gi pubblicati dallo stesso Martin Heidegger.

Hoeres, Walter Offenheit und Distanz. Grundzge einer phnomenologische Anthropologie Duncker & Humbolt, maggio 1993 pp. 456, DM 98

Hffe, Otfried Moral als Preis der Moderne. Ein Versuch ber Wissenschaft, Technik und Umwelt Suhrkamp, giugno-luglio 1993 pp. 320, DM 24

Jacobs, W. G. - Schieche, W. (a cura di) Fichte in zeitgenssischen Rezensionen (4 voll.) Frommann-holzboog giugno-luglio 1993 pp.1600, DM 200 (1 vol.)

Hogrebe, W. von (a cura di) Philosophie in Jena. Reden anllich der Neugrndung des Philosophischen Instituts der Friedrich-Schiller-Universitt Palm und Elke, maggio 1993 pp. 40, DM 20

Jacobs, Wilhelm G. Gottesbegriff und Geschichtsphilosophie in der Sicht Schellings Frommann-Holzboog, maggio 1993 pp. 88, DM 105

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Janich, Peter Erkennen als Handeln. Von der konstruktiven Wissenschaftstheorie zur Erkenntnistheorie Palm & Enke, giugno-luglio 1993 pp. 30, DM 18 strutturazione concettuale del sapere in una comunit. Lea, F. A. The Tragic Philosopher: Friedrich Nietzsche The Athlone, giugno-luglio 1993 pp. 354, 16.95 Basato su fonti letterarie e biografiche originali, questo libro traccia lo sviluppo del pensiero di Nietzsche attraverso le sue fasi principali e sottolinea la sua importanza per i nostri tempi. libert del volere, critica lutilitarismo ed offre al lettore una guida alle attuali teorie della punizione.

Jonas, Hans Das Prinzip Verantwortung. Versuch einer Ethik fr technologische Zivilisation Suhrkamp, giugno-luglio 1993 pp. 426, DM 24,80

Kobusch, Theo Die Entdeckung der Person. Metaphysik der Freiheit und modernes Menschenbild Herder, maggio 1993 pp. 300, DM 48

Kauffmann, Clemens Ontologie und Handlung. Untersuchungen zur Platons Handlungstheorie Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 490, DM 128 Il libro tratta di un modello, finora non rivelato, significativo sia nella prospettiva sistematica che in quella storica. Si tratta del modello della teoria dellazione di Platone.

Khler, Dietmar Schematisierung des Seinssinnes als temporale Interpretation. Untersuchungen zur Thematik des dritten Abschnittes von Heideggers Sein und Zeit Bouvier, maggio 1993 pp. 168, DM 48 Lautore ricostruisce la tematica centrale del terzo capitolo - progettato e non pubblicato - della prima grande opera di Heidegger Sein und Zeit, che in realt avrebbe dovuto essere il fulcro sistematico della trattazione.

Leger, Franois Monsieur Taine Critrion, giugno 1993 pp. 520, F. 159 Un esame minuzioso dellesistenza intima dello storico e del filosofo, destinato a riabilitare la memoria di questo grande umanista.

Lyotard, Jean-Francois Letture dinfanzia Anabasi, settembre 1993 pp. 190, L. 24.000 Larte e letica, la legge e il mito rinviano allinfanzia, intesa non come et della vita, ma come luogo dellesperienza originaria, inarticolata, del corpo, della differenza sessuale, della voce.

Kaufman, Arthur ber Gerechtigkeit. Dreiig Kapitel praxisorientierter Rechtsphilosophie Haymann, giugno-luglio 1993 pp. 544, DM 240

Kissling, Christian Gemeinwohl und Geregtigkeit. Ein Vergleich von traditioneller Naturrechtsethik und kritischer Gesellschaftstheorie Herder, maggio 1993 pp. 520, DM 96

Kolmer, P. - Korten, H. Grenzbestimmungen der Vernunft. Philosophische Beitrge zur Rationalittsdebatte Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 500, DM 90 Il volume, dedicato a Hans Michael Baumgarten per il suo sessantesimo compleanno, offre una vivace immagine speculare delle definizioni contemporanee del concetto di ragione.

Lennon, Thomas M. The Battle of the Gods and Giants. The Legacies of Descartes and Gassendi Princenton UP, giugno-luglio 1993 pp. 456, $ 74,50 Questa monografia mostra come il pi importante dibattito filosofico della seconda met del XVIII secolo fosse la disputa tra i sostenitori di Cartesio e quelli di Gassendi, nel tentativo di stabilire quale immagine scientifica sarebbe succeduta al modello aristotelico.

Mac-Beath, Murray (a cura di) The Philosophy of Time Oxford University maggio 1993 pp. 232, 10 Il testo presenta una serie di letture che introducono gli argomenti centrali della filosofia del tempo. Due di questi saggi sono stati scritti appositamente per questo volume. I curatori riassumono i punti salienti del dibattito e dimostrano come gli argomenti della filosofia del tempo si rapportano ad altre branche della filosofia.

Koslowski, Peter Postmoderne Kultur und Wirtschaft. Eine Auseinandersetzung Schulz-Kirchner, luglio 1993 pp. 216, DM 32

Klein, H.-D. (a cura di) Systeme im Denken der Gegenwart pp. 290, DM 85 Una recente tematizzazione del concetto di sistema filosofico di nuovo attuale, anche se poteva sembrare facilmente accantonabile. Questa attualit pone il sistema non come dogma, ma come problema. Nel primo volume della serie: Studien zum System der Philosophie viene proposto un bilancio generale.

Krger, Hans-P. Perspektivenwechsel. Autopoiese, Moderne und Postmoderne im kommunikationsorientierten Vergleich Akademie-Vlg, maggio 1993 pp. 256, DM 68

Lequier, Jules-Clair, Andr La Recherche dune premire verit: et autres textes a cura di A. Clair pref. C. Renouvier PUF, giugno 1993 pp. 384, F. 250 Jules Lequier (1814-1862), precursore del neocriticismo, ha un pensiero unico: impiantare stabilmente la libert. La libert, che indimostrabile, si afferma attraverso un atto di auto-posizione e, attraverso il gesto pi semplice, mette gi in scacco la necessit. La libert, parteggiando solo per se stessa, si scopre come incondizionale.

MacIntyre, Alasdair Enciclopedia, genealogia e tradizione Massimo, settembre 1993 pp.200, L. 35.000 Breve storia del tomismo, inteso come genere specifico di ricerca morale: il paragone tra il modo enciclopedistico di ricerca che dominava la cultura accademica a cavallo tra i due secoli, e il modo genealogistico di ricerca sviluppato per la prima volta da Nietzsche.

Mader, Johann Philosophie in die Revolte. Das Ende des Idealismus im 19. Jahrhundert WUV-Universitt-Vlg, maggio 1993 pp. 400, S 348

Klueting, H. - Hinske, N. Hangst, K. (a cura di) Katholische Aufklrung. Aufklrung im katholischen Deutschland Meiner, giugno-luglio 1993 pp. 424, DM 128

Khn, Rolf Franzsische Reflexions und Geistesphilosophie. Profile und Analysen Hain, giugno-luglio 1993 pp. 224, DM 74

Liessmann, Konrad Paul Philosophie der modernen Kunst. Eine Einfhrung WUV-Univ.-Vlg. giugno-luglio 1993 pp. 200, S 238

Kober, Michael Gewiheit als Norm. Wittgensteins erkenntnistheoretische Untersuchungen in ber Gewiheit de Gruyter, maggio 1993 pp. 429, DM 198 Diversamente rispetto alle interpretazioni correnti di ber Gewiheit, viene rivelato come Wittgenstein non riesca a sgretolare lo scetticismo filosofico. Egli ha per sviluppato una

Kutschera, Franz von Die falsche Objektivitt de Gruyter, maggio 1993 pp. 314, DM 48 Il materialismo, con le sue implicazioni per la concezione dei fenomeni del pensiero, in particolare del riconoscere e dellagire, al centro della prima parte, di impostazione critica, del volume. Nella seconda parte, di impostazione costruttiva, viene trattato il concetto di persona ed il problema corpo-anima.

Lo Schiavo, A. Il segno della distinzione Biblipolis, settembre 1993 pp.256, L. 35.000

Maerker, Peter Konservatorismus - noch modern? Theorie des konservativen Denkens Bouvier, giugno-luglio 1993 pp. 220, DM 58 La teoria del pensiero conservativo spiega il conservatorismo, al di l delle sue manifestazioni storiche ed antropologiche, come un pensiero dellessere, che nella soggettivit concreta cerca di tenere in perenne equilibrio il pensiero determinato dalle idee e che ha la sua stessa origine.

Lucas, J.R. Responsibility Clarendon , giugno-luglio 1993 pp. 288, 30 Questo volume presenta unampia ed accessibile discussione sulla responsabilit in vari settori della vita umana, dai rapporti personali e sessuali alla politica. J.R. Lucas discute della

Maier, W - Zoglaurer, Th. (a cura di) Technomorphe Organismuskonzepte. Modellbertragungen zwischen Biologie und Technik Frommann holzboog, maggio 1993 pp. 350, DM 38

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Majer, U - Schmidt, H. J. (a cura di) Sematical aspect of Spacetime Theories B. I. Wissenschaftsverlag maggio 1993 pp. 300, DM 48 Non esiste preticamente nessunaltro settore scientifico in cui la fisica e la filosofia si compenetrino come accade nelle teorie dello spazio e del tempo. La domanda riguardante che cosa si intenda per spazio-tempo fondamentale per la semantica delle teorie fisiche. sugli esseri umani ed anche della ricerca medica, di quella sulla droga e nel campo delle scienze sociali. Il libro riflette sulletica di tale sperimentazione e chide: chi difende gli interesse di questi soggetti umani ed assicura che non vengano danneggiati? Hume, Berkeley e Kant e poi ai compiti e ai supercompiti, alle promesse ed ai paradossi di Skolem, ai modelli ed alla realt, al caso Makropolus ed al tedio dellimmortalit. monografia sulla sua filosofia, ma come un contributo alla interrogazione sulla questione della possibilit di una concezione empirica sia allinterno della filosofia del linguaggio sia nella teoria scientifica.

Mannella, Maria Amelia Owen e Rousseau Pacini Fazzi, settembre 1993 pp.112, L. 18.000 Le somiglianze e le differenze tra il filosofo inglese Robert Owen e il ginevrino Jean-Jacques Rousseau sul piano della morale, della scienza, della societ e di una prospettiva essenzialmente pedagogica, nel tentativo di spiegare come due pensatori cos diversi abbiano assunto posizioni simili in relazione al mondo loro contemporaneo.

Metzinger, Thomas Subjekt und Selbstmodell. Die Perspektivitt phnomenalen Bewuteins vor dem Hintergrund einer naturalistischen Theorie mentaler Reprsentation Schhning, maggio 1993 pp. 320, DM 48

Moore, Edward C. (a cura di) Charles S. Peirce and the Philosophy of Science. University of Alabama pp. 512, 39.95 Una selezione delle relazioni tenute durante il Centocinquantesimo Congresso Internazionale su Charles S. Peirce a Harvard nel settembre 1989. Si tratta della filosofia della scienza e della sua logica in Peirce.

Neurath, Otto Anti-Spengler Palomar, settembre 1993 pp.194, L. 26.000 Un pamphlet critico contro lautore del Tramonto dellOccidente .

Michel, Romain Du Dieu des philosophes au Dieu des chrtiens:au del du catchisme Quinquet, giugno 1993 pp. 171, F. 124. Lautore riflette sul Dio della metafisica arrivando al Dio delle religioni cristiane.

Mller, Christof Geschichtsbewutsein bei Augustinus. Ontologische, antropologische und universalgeschichtlichheilgeschichtliche Elelemente einer augustinischen Geschichtstheorie Augustinus-Vlg., maggio 1993 pp. 368, DM 87.

Neveu, B. Lerreur et son juge. Remarques sur les censures doctrinales lpoque moderne Biblipolis, settembre 1993 pp.624, L. 160.000 E difficile oggigiorno, sia allo storico che al teologo, riprendere i principi e le applicazioni dell ars censoria praticata dallautorit teologica nei secoli XVII e XVIII. Lindividuazione dellerrore associato a un testo e ad un autore mette in gioco delle realt storiche e dottrinali complesse.

Marcus, Ruth Barcan Modalities. Philosophical Essays Oxford UP, giugno-luglio 1993 pp. 288, 30 Una raccolta degli scritti pi importanti di questo filosofo e logico americano, comprendente i suoi primi e pi significativi scritti di logica modale e la sua opera pi recente sulla filosofia morale e la razionalit.

Millet, Louis - Mourral, Isabelle Petite encyclopdie de philosophie Ed. universitaire, giugno 1993 pp. 300, F. 220 L. Millet e I. Mourral, professori aggregati di filosofia, sono entrambi membri dellAssociazione degli scrittori cattolici, dellAccademia di educazione e di studi sociali e fondatori dellAssociazione dei filosofi cristiani.

Mnkler, Herfried Thomas Hobbes Campus Vlg., maggio 1993 pp. 150, DM 17,80 Lautore presenta il pensiero politico di Hobbes sullo sfondo della guerra civile inglese e mette in relazione la teoria di Hobbes con i grandi progetti di sistema della filosofia politica.

Noichl, Franz Gewissen und Ideologie. Zur Mglichkeit der Rekonstruktion eines unbedingten Sollens Herder, maggio 1993 pp. 330, DM 49

Mascolo, Dyonis Haine de la philosophie: Heidegger comme modle bassesse et profondeur J.-M. Place, giugno 1993 pp. 184, F. 120 Il pensiero ed i testi di Heidegger sono il pretesto per un pamphlet sulla filosofia, nella misura in cui questa sempre in scarto, se non in contraddizione, con il metodo di vita. Per lautore la teoria e la pratica possono essere daccordo.

Mongardini, Carlo La cultura del presente.Tempo e storia nella tarda modernit Franco Angeli, settembre 1993 pp.160, L. 24.000 Per recuperare i valori e gli ideali della cultura moderna occorre ripensare il senso, le funzioni e i limiti delle istituzioni che lhanno prodotta e ne rappresentano la struttura portante. Solo dalla ripresa della coscienza storica e dalla consapevolezza critica del presente pu derivare un recupero del progetto moderno e dei suoi ideali.

Nathanson, Stephen Patriotism, Morality and Peace Rowman & Littlefield, maggio 1993 pp. 220, 18 Questo testo offre un dibattito intorno alle domande: Il patriottismo unidea valida, unidea che si dovrebbe promuovere e sostenere? Oppure si tratta di una idea pericolosa e distruttiva che porta alla guerra e allostilit? Vengono definite forme di patriottismo pericolose, preziose e costruttive.

Noll, Wulf Sloterdijk auf der Bhne Zur philosophischen und zur philosophiekritischen Positionsbestimmung des Werkes von P. Sloterdijk im Zeitraum von 1978-1991 Vlg. Die Blaue Eule giugno-luglio 1993 pp. 258, DM 48

Mayer, Hans Walter Benjamin Congetture su un contemporaneo Garzanti, settembre 1993 pp.88, L. 16.500 Viene ripercorsa lesistenza di Benjamin ed evidenziati i nessi profondi che legano la sua esperienza a quella dei suoi contemporanei, Bloch, Hofmannsthal, Brecht, Lukcs, Adorno e Horkheimer, e viene ricostruito il rapporto con Berlino, Parigi, Mosca.

Moore, A. W. (a cura di) The Theory of Meaning Oxford University, maggio 1993 pp. 320, 10 Questo volume presenta una selezione dei maggiori scritti relativi al dibattito sulla natura del senso e del referente che inizi cento anni fa con il saggio di Frege On Sense and Reference. Un argomento che di primaria importanza per la filosofia del linguaggio.

Natoli, Salvatore Lincessante meraviglia Lanfranchi, giugno 1993 pp.184, L. 28.000 Unattenta indagine sulla verit, che viene qui a coincidere con quel che si cerca piuttosto che con quel che si trova . Gli scritti qui raccolti si soffermano sulla verit senza pretendere di darne unesposizione sistematica, ma al contrario, ne mostrano le diverse sfacettature, i molteplici volti.

Nuttal, Jon Moral Questions An Introduction to Ethics Polity Press, maggio 1993 pp. 240, 12 Questo testo discute valori e giudizi, esamina leducazione morale e religiosa e la punizione. Nuttal prende in considerazione la moralit sessuale, con capitoli sulla pornografia, sullaborto, sulla ricerca fetale, sui bambini; esamina argomenti morali realitivi alla morte, ai diritti degli animali ed alle teorie morali.

McNeill, Paul M. The Ethics and Politics of Human Experimentation Cambridge UP, giugno-luglio 1993 pp. 328, 37.50 Il testo tratta della sperimentazione

Moore, Adrian (a cura di) Infinity Dartmouth, maggio 1993 pp. 500, 60 Questopera affronta gli aspetti filosofici del concetto di infinit, passando da Aristotele a Zeno, attraverso

Naumann, Ralf Das Realismusproblem in der analytischen Philosophie. Studien zu Carnap und Quine Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 560, DM 168 Largomento centrale di questo libro la filosofia di W. V. Quine. Il lavoro non da intendersi come unulteriore

Oberrauch, Marta Maria Aspekte der Operationalitt. Untersuchungen zur Struktur des Cusanischen Denkens R.G. Fischer, giugno-luglio 1993 pp. 258, DM 68

Ott, Konrad kologie und Ethik. Ein Versuch praktischer Philosophie Attempo Vlg., maggio 1993 pp. 188, DM 38

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NOVIT IN LIBRERIA
Questo libro presenta molto di pi del semplice resoconto della discussione e tratta invece di come poter finalmente arrivare a risultati praticabili attraverso letica applicata. Pggler, Otto Hegels Idee einer Phnomenologie des Geistes Karl Alber, maggio 1993 pp. 450, DM 89 Il libro stato pubblicato per la prima volta nel 1973; in questa seconda edizione, riveduta ed ampliata, una postfazione include nella discussione anche gli ultimi risultati della ricerca in questo campo. Reif, A. - Reif R. R. (a cura di) Grenzgesprche. Dreizehn Dialoge ber Wissenschaft und Weltverstndnis Wiss. Verl- Ges., maggio 1993 pp. 154, DM 29,90 Ruprecht, E. - Ruprecht A. (a cura di) Tod und Unersterblichkeit. Texte aus Philosophie, Theologie und Dichtung vom Mittelalter bis zur Gegenwart (3 voll.) Vol. 2: Goethezeit und Romantik Vlg. Urachhaus, giugno-luglio 1993 pp. 600, DM 128

Otto, Marcus sthetische Wertschtzung. Bausteine zu einer Theorie des sthetischen Akad.-Vlg., maggio 1993 pp. 336, DM 64

Paetzold, Heinz Ernst Cassirer zur Einfhrung Junius, maggio 1993 pp. 160, DM 17,80

Pareyson, Luigi Prospettive di filosofia contemporanea Mursia, settembre 1993 pp.380, L. 40.000 Questi saggi lasciano trasparire quella profondit e quel rigore che sono i tratti caratteristici della filosofia pareysoniana: nellinsieme si rivelano unottima introduzione ad essa, consentendo una facile collocazione delle sue proposte speculative nel quadro della filosofia contemporanea e un documento estremamente significativo della vivacit di un pensiero che non ha cessato di confrontarsi con gli aspetti pi importanti della cultura filosofica del nostro tempo.

Pggler, Otto Schritte zu einer hermeneutischen Philosophie Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 550, DM 120 Queste trattazioni e conferenze tendono a dimostrare, in quali condizioni il far filosofia in quanto formazione ermeneutica pu separarsi dalla filosofia analitica e dialettica. Il percorso da Hegel, Bergson e Dilthey, attraverso Scheler e Heideger fino a Gadamer ed alla filosofia dialogica viene cos discusso criticamente.

Rensi, Giuseppe Spinoza Guerini, settembre 1993 pp.112, L. 20.000 Limpegno filosofico di Giuseppe Rensi fu innanzitutto finalizzato allindagine aperta, senza dogmi, mettendo in crisi i fondamenti di tutte le regioni del sapere.

Popkin, R. H. - Vanderjagt, A. (a cura di) Sceptisism and Irreligion Brill, giugno-luglio 1993 Fior. Ol. 125

Robinson, Howard (a cura di) Objections to Physicalism Clarendon Press, maggio 1993 pp. 288, 32.50 Questi saggi mettono in discussione ladeguatezza delle contemporanee teorie materialiste, specialmente per quanto riguarda la filosofia della mente. Le forme di materialismo qui discusse sono state alla ribalta nel recente dibattito, sebbene da esso emerga quanti problemi queste teorie devono affrontare.

Salmeri, Giovanni Doppia verit, doppio errore La questione delluomo nellEtica di Spinoza Studium, settembre 1993 pp.216 Il libro considera il problema antropologico come tema fondamentale dellEtica spinoziana e ne rivela anche la complessit, laddove impostato come problema della doppia verit, la via sentimentale e quella razionale, si rivela anche un doppio errore per limpossibile contemporanea coesistenza delluna e laltra.

Schaefer, Alfred Die Anonymitt des Denkens. Agnostischer Essay Berlin Verlag Spitz, maggio 1993 pp. 160, DM 32

Portales, Gonzalo Hegels frhe Idee der Philosophie frommann-holzboog giugno-luglio 1993 pp. 220, DM 105

Pauthier, Gillaume (a cura di) Confucius. Le Ta Hio ou la Grande Etude Trad. dal cinese di G. Pauthier Ed. du Prieur, luglio-agosto 1993 pp. 114, F 105 Il primo dei quattro libri di filosofia morale e politica della Cina.

Rohr, Susanne ber die Schnheit des Findens. Die Binnenstruktur menschlichen Verstehens nach Charles S. Peirce. Abduktionslogik und Kreativitt M & P, maggio 1993 pp. 200, DM 39,80

Scheler, Max Schriften aus dem Nachla Vol. V: Inedita et Varia Bouvier, maggio 1993 pp. 450, DM 110

Petrarca, Francesco ber seine und vieler anderer Unwissenheit De sui ipsius et multorum ignorantia a cura di A. Buck Meiner, giugno-luglio 1993 pp. 201, DM 68 Alla Scolastica, che si preoccupa della comprensione concettuale dellordine dellessere, Petrarca contrappone una nuova ars vivendi umanistica orientata al superamento dellesistente, i cui principi vengono da lui esaminati in unesposizione non sistematica.

Putnam, Hilary Rappresentazione e realt Garzanti, settembre 1993 pp.180, L. 36.000 Hilary Putnam stato uno dei primi filosofi a rendere plausibile lipotesi del computer come modello adeguato alla mente umana. Questo possibile mediante la proposta di una visione funzionalista: per capire cos la mente non abbiamo bisogno di riprodurre dei processi materiali, ma dobbiamo specificare soltanto le sue funzioni. Da allora, tutti i filosofi della mente sono funzionalisti.

Rombach, Heinrich Phnomenologie des sozialen Lebens. Grundzge einer phnomenologischen Soziologie Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 220, DM 48 Rombach descrive ed analizza gli ordini trascendentali, la creativit, la sociogenesi ed il senso civico come fenomeni sociali fondamentali e in questo modo rivela le condizioni per la costituzione di qualsiasi comunit vivente.

Schickel - Bakker - Nagel Indische Philosphie und Europische Rezeption Pref. Hans Heinz Holz Dinter, maggio 1993 pp. 90, DM 24,80

Platone Werke. bersetzungen und Kommentar Vol. III, 4: Phaidros a cura di E. Heitsch - C.W. Mller Trad. di Ernst Haitsch Vandenhoeck & Ruprecht maggio 1993 pp. 280, DM 66

Putnam, Hilary Renewing Philosophy Harvard University, maggio 1993 pp. 224, $ 29.95 Con il.proposito di rinnovare la filosofia, Putnam passa in rassegna un ampio spettro di problemi primari che vanno dallintelligenza artificiale alla selezione naturale e propone un approccio nuovo ben definito, un atteggiamento, alle questioni filosofiche.

Rose, Ulrich Friedrich Heinrich Jacobi. Eine Bibliographie Metzler, maggio 1993 pp. 160, DM 34 Questa bibliografia personale evidenzia lorizzonte di discussione storico e quello attuale, in cui si trovava e si trova la figura di Friedrich Heinrich Jacobi (1743-1819)

Schiller, Friedrich Kallias, o della bellezza a cura di Cesare Marchi Mursia, settembre 1993 pp.128, L. 13.000 I tre testi di Schiller qui presentati: kallias, o della bellezza, pensieri sulluso volgare e del basso nellarte, e Lezioni di estetica. Frammenti da una trascrizione, contengono il nucleo del pensiero estetico del grande autore classico tedesco: essi affrontano in modo rigorosamente teorico il problema di una definizione del bello darte.

Quante, Michael Hegels Begriff der Handlung froomann-holzboog giugno-luglio 1993 pp. 270, DM 110

Rota, Gian Carlo Pensieri discreti Garzanti, settembre 1993 pp.200, L. 35.000 Le tappe essenziali del percorso intellettuale di un matematico che riuscito a coniugare la ricerca scientifica e la speculazione filosofica. Ritratti di alcuni grandi matematici del nostro secolo.

Schndelbach H. - Keil, G. (a cura di) Philosophie der Gegenwart Gegenwart der Philosophie Junius, maggio 1993 pp. 400, DM 68

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NOVIT IN LIBRERIA
Schneider, Martin Das mechanistische Denken in der Kontroverse. Descartes Beitrag zum Geist-Maschine-Problem Steiner, maggio 1993 pp. 480, DM 148 Seung, T. K. Intuition and Construction. The Foundation of Normative Theory Yale University, maggio 1993 pp. 240, $ 30 Molti teorici normativi hanno prodotto tre tipi di construttivismo che corrispondono a tre concezioni della razionalit: quella formale (Hare e Gerwirth), quella strumentale (Gauthier) e quella ideale (Rawls). Seung esamina questi tre tipi e sostiene la posizione di Rawls, secondo il quale solo il construttivismo della razionalit ideale - che ha alla sua base gli ideali kantiani - praticabile. differenze, sia nel suo statuto secolare che nella sua ripresa nella dipendenza dalla fede. Thnges, Bernd Das Genie des Herzens. ber das Verhltnis von aphoristischem Stil und dionysischer Philosophie in Nietzsches Werken M & P, maggio 1993 pp. 400, DM 49,80

Schnherr, Hartmut Einheit und Werden. Goethes Newton-Polemik als systematische Konsequenz seiner Naturkonzeption Knigshausen & Neumann giugno-luglio 1993 pp. 208, DM 58 Lautore dimostra che la teoria di Goethe sulla luce pura come fulcro della sua polemica contro Newton comprensibile solo sulla base delle concezioni speculative sulla natura e di quelle sulla teoria dellunit.

Sosa, Ernest (a cura di) Causation Oxford University, maggio 1993 pp. 264, 10 Il volume presenta una selezione delle pi influenti e recenti discussioni sulla questione metafisica cruciale: che cosa significa per un evento causarne un altro? Il tema della causalit porta con s altri argomenti, come il tempo, la spiegazione, gli stati mentali, le leggi della natura e la filosofia della scienza.

Schuller, A. - Rahden, W von (a cura di) Die andere Kraft. Zur Renaissance des Bsen Akademie Verl., maggio 1993 pp. 370, DM 38

Simkin, Colin Poppers Views on Natural and Social Science E. J. Brill, maggio 1993 pp. 196, FR. OL. 75 Un chiaro resoconto delle idee di Sir Karl Popper sulla metodologia scientifica che vanno da Logik der Forschung nel 1934, a A world of Propensities nel 1990. Lautore si occupa sia del trattamento della interrelazioni tra metafisica e scienza sia dei problemi delle scienze sociali.

Spet, Gustav G. Die Hermeneuthik und ihre Probleme a cura di A. Haardt et al. Trad. dal russo Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 360, DM 86,40 Spet (1879-1937), il pi importante rappresentante del movimento fenomenologico in Russia, fornisce un quadro della problematica ermeneutica.

Tierceline, Claudine La Pense-signe: tude sur C.S. Peirce J. Chambon, giugno 1993 pp. 399, F. 150 Il volume introduce a certi aspetti del pensiero di Charles Sanders Peirce (1839-1914), il filosofo americano fondatore del pragmatismo e della semiotica, in particolare attraverso unanalisi dei legami che Peirce stabil tra la logica (o semiotica), la psicologia e la filosofia della conoscenza.

Titze, Hans Das philosophische Gesammtwerk Vol.IV: Theorie der Information Schuble, maggio 1993 pp. 94, DM 58

Schtt, Rolf Martin Heidegger Versuch einer Psychoanalyse seines Seyns Vlg. Die Blaue Eule giugno-luglio 1993 pp. 240, DM 68

Seo, Djeong-Uk Logik und Methaphysik der Erkenntnis. Kritischer Vergleich von Hermann Cohens und Nicolai Hartmanns philosophischen Grundpositionen Haag & Herchen, giugno-luglio 1993 pp. 332, DM 48

Simmel, Georg Saggi di cultura filosofica Lestetica, le religione, la moda e la filosofia dei sensi Guanda, settembre 1993 pp.256, L. 30.000 Saggi scritti tra il 1903 e il 1911, che affrontano la questione femminile, la sessualit come momento conoscitivo, la moda e la civetteria, il problema di Dio e la religione.

Stamm, M. - Bernecker, Sv. Elementarphilosophie. Grnde und Folgen der Systemkrise K. L. Reinholds (1790-1792) Intr. D. Heinrich Klett-Cotta, giugno-luglio 1993 pp. 650, DM 96

Tortolone, Gian Michele Invito al pensiero di Sartre Mursia, settembre 1993 pp.256, L. 15.000

Simon, Ren Etique de la responsabilit Cerf, giugno 1993 pp. 354, F. 160 E il concetto della responsabilit che fornisce il principio di intellegibilit delletica esposta in questo libro ed esaminata, salvaguardando tutte le

Stenzel, Jrgen Kein Recht auf Leben. Peter Singers Kritik des Lebensrechte im Lichte der Philosophie Constntin Brunners Vlg. Die Blaue Heule, maggio 1993 pp. 116, DM 21

Ueding, G (a cura di) Zutrauen zur Wahrheit. Groe Tbinger Reden aus fnf Jahrzehnten Attempto Verlag,giugno-luglio 1993 pp. 308, DM 44 Questo volume documenta in modo imponente il ruolo dellUniversit di Tbingen dal dopoguerra ad oggi, simile a quello di un sensibile seismografo delle modificazioni storiche, sociali e culturali. Si tratta di una raccolta di diversi discorsi di Bloch, Bollnow, Jens, Jngel, Kng, Schmid, Schulz, Spranger e altri.

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Suggerimenti


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Valenti Cesare La svolta emotiva E.S.I., settembre 1993 pp.98, L. 13.000 Lintenso sviluppo tecnologico ha esaurito le possibilt di unetica oggettiva e sistematica, sia nellordine empirico che in quello razionale e ideologico. Si impone oggi una ricognizione e revisione della convivenza umana su una pi ampia base emotiva, una svolta emotiva. Di questa il presente lavoro indaga e profila la struttura di fondamento, la condizione filosofica originaria.

Unanalisi statistica esemplare nellambito della logica matematica. Base statistica: 55000 pubblicazioni di logica.

Wielad, J. (a cura di) Wirtschaftsethik und Theorie der Gesellschaft Suhrkamp, giugno-luglio 1993 DM 18

filosofica. Propone una nuova piattaforma di discussione sulle posizioni di quei realisti che credono la verit pienamente oggettiva e quelli che non lo credono.

Vico, Giambattista La science nouvelle: 1725 Pref. P. Raynaud Trad. dallitaliano C. Trivulzio Gallimard, giugno 1993 pp. 434, F. 85 Questo testo segna il momento in cui, alla fine dellIlluminismo, la riflessione si emancipa dalle presunte leggi eterne per riconoscere il suo radicamento nello spirito umano e la sua dipendenza dalla storia. Questo diventa del resto loggetto della scienza. Si tratta di scoprirne le leggi, poich essa non n un destino n un prodotto del caso, ma un processo razionale.

Weinheimer, Joel C. Eighteenth-century Hermeneutics. Philosophy of Interpretation in England from Locke to Burcke Yale University, giugno-luglio 1993 pp. 272, $ 35 Esaminando le opere di Swift, Locke, Toland, Bolingbroke, Hume, Reid, Blackstone e Burke, J.C. Weinsheimer discute i comuni problemi filosofici della comprensione, concentrandosi specialmente sulle loro teorie riguardanti lutilizzo del gusto per distinguere la verit interpretativa.

Wilson, John E. Schellings Mythologie. Zur Auslegung der Philosophie der Mythologie und der Offenbarung Kohlhammer, maggio 1993 pp. 330, DM 138

Yolton, John A Locke Dictionary Blackwell, giugno-luglio 1993 pp. 224, 15 Presenta e spiega le parole-chiave ed i concetti del pensiero di Locke e dei suoi libri.

Wetz, Franz J. Hans Blumenberg zur Einfhrung Junius, giugno-luglio 1993 pp. 200, DM 19,80

Voss, Stephen (a cura di) Essays on Philosophy and Science of Rene Descartes Oxford University giugno-luglio 1993 pp. 336, 15 Questi saggi di prominenti studiosi di Cartesio, finora non pubblicati in inglese, rappresentano un compendio della ricerca contemporanea sulla filosofia e la scienza di Cartesio.

Wetzel, Manfred Praktisch-politische Philosophie: Grundlegungen Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 570, DM 148 In unimpostazione etica integrativa vengono accostate - sulla base della funzione guida delle Idee del Bene di Platone - le posizioni dellutilitarismo sociale, di Aristotele, di Kant e delletica del discorso e del procedimento. Unanalisi critica dei tentativi dogmatici di impossessarsi del discorso politico e di quelli scettici di esautorazione della forza del discorso politico.

Winter, Michael Ende eines Traums. Blick zurck auf das utopische Zeitalters Europas Metzler, maggio 1993 pp. 230, DM 48 Winter nel suo saggio tira il lucido bilancio di quattro secoli di sviluppo culturale e filosofico, nel corso dei quali stato dimostrato che le utopie sociali non raggiungono il loro scopo di fondare una societ ideale se vengono considerate come indicazioni operative concrete.

Zarone, Giuseppe Pensiero e verit ESI, settembre 1993 pp.212, L. 28.000 Nellepoca post-moderna caratterizzata da fenomeni diffusi di frammentazione sociale, politico-nazionalistica, culturale e religiosa, unepoca priva di fiducia in verit diverse da quelle relative e provvisorie delle scienze positive, che senso ha parlare di Verit? Il libro intende mostrare come e perch filosofia e teologia possano e debbano riconsiderare questo tema essenziale per il pensiero.

Winter, Stefan Heideggers Bestimmung der Metaphysik Karl Alber, giugno-luglio 1993 pp. 260, DM 76 Questa analisi si confronta con la concezione di Heidegger di una continuit della conoscenza metafisica passando per la posizione hegeliana e fino a Nietzsche, dimostrando che questa continuit pensabile solo sulla base di una deformazione della metafisica.

Zea, Leopoldo Filosofia latinoamericana Pacini Fazzi, settembre 1993 pp.152, L. 20.000 Le linee fondamentali del percorso storico della filosofia del Sudamerica.

Wagner-Dbler, R. - Berg, J. Mathematische Logik von 1847 bis zur Gegenwart. Eine bibliometrische Untersuchung de Gruyter, giugno-luglio 1993 pp.271, DM 148

Wickham, L. R. (a cura di) Christian Faith and Greek Philosophy in Late Antiquity. Essays in Honour of Pr. Steads 80th Birthday Brill, giugno-luglio 1993 pp. 300, Fior. Ol. 125

Wright, Crispin Truth and Objectivity Harvard University giugno-luglio 1993 pp. 224, $ 29.95 Basandosi sulle conferenze Waynflete, tenute a Oxford nel 1991, Wright offre una prospettiva originale sul ruolo del realismo nellindagine

Zecher, Reihard Wahrer Mensch und heile Welt. Untersuchungen zur Bestimmung des Menschen und zum Heilsbegriff bei Ludwig Feuerbach M & P, maggio 1993 pp. 370, DM 49,80

a cura di A.M.; trad. it. di L.T.

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