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FIRENZE

M AG G IO

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IL

RITORNO ALLORDINE

1938 - Limmagine di Firenze per la visita del Fuhrer


Archivio Storico del Comune di Firenze 25 settembre 31 ottobre 2012

In collaborazione con

In occasione della mostra

Firenze
9 Maggio 1938

IL RITORNO ALL'ORDINE
1938 - Limmagine di Firenze per la visita del Fuhrer

Archivio Storico del Comune di Firenze Settembre 2012

I Quaderni dellArchivio della Citt n. 1

Progetto Firenze e il Novecento


Pubblicazione a Cura della P. O. Archivi e Collezioni Librarie Storiche Servizio Attivit Culturali ed Eventi Direzione Cultura
Si ringrazia per la collaborazione il SETTORE ARTI PER LO SPETTACOLO DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI FIRENZE

Ideazione: L. Brogioni, G. M. Manetti Redazione, impaginazione e grafica: G. M. Manetti con M. Silveira e R. Saettone

IL

RITORNO ALLORDINE

1938 - Limmagine di Firenze per la visita del Fuhrer


Per la visita del Fuhrer la citt della cultura mette in scena una rappresentazione della sua storia dai colori cupi e irreali (un Medioevo romanticamente vissuto come archetipo e un Rinascimento centro delle glorie cittadine e della supremazia culturale fiorentina) spezzati dalla modernit razionalista delle nuove architetture. Il punto finale der hhepunkt del Viaggio in Italia del cancelliere germanico diviene cos il simbolo del legame della nuova alleanza con il Reich tedesco e il punto di partenza di un nuovo ordine. Mentre unaltra Firenze sta crescendo nello studio delle culture europee, del diritto (violentato dal regime totalitario e dalle leggi razziali) e nellironia contro il nuovo tanto esaltato quanto vuoto.

25 settembre 31 ottobre 2012 Orario Luned e Venerd 10,30 16,00 Marted, Mercoled e Gioved 10,30 18,00 Sabato e Domenica 10,00 13,00

Archivio Storico del Comune di Firenze Via dellOriuolo 33-35 www.comune.fi.it/archiviostorico archstor@comune.fi.it

La tribuna sul lato arrivi della Stazione con la quinta di fogliame e la serie di manufatti in gesso e muratura. Fra questi spicca la lunga teoria di copie dei due leoni posti allingresso della Loggia dei Lanzi.

FIRENZE. RASSEGNA DEL COMUNE


Anno VII, n. 6, Giugno 1938

IL SOGGIORNO IN ITALIA DI ADOLFO HITLER


si concluso fra grandiose manifestazioni a Firenze
Per la venuta del Fuhrer Firenze apparsa sfolgorante di bellezza. Il sole aveva indorato lincanto delle sue ridenti colline e la vetusta magnificenza dei suoi palazzi, dei suoi monumenti che costituiscono la testimonianza della sua gloria artistica: mai tante bandiere, mai tanti arazzi e damaschi preziosissimi, avevano adornato le finestre ed i balconi dei suoi antichi edifici. E gli addobbi non coprono, ma inquadrano ed esaltano quanto il genio ha creato nei secoli in una successione di pittoresche apparizioni, in unapoteosi di colori. Le felici e geniali decorazioni ideate e realizzate da un apposito ufficio comunale dei festeggiamenti hanno trovato, secondo lo stesso concorde ed entusiastico giudizio delle personalit ospiti e della stampa italiana ed internazionale, completa armonia e perfetta ispirazione e fusione con larchitettura dei palazzi, con la struttura delle strade e con le linee dei monumenti. Linterno della Stazione preannunzia i motivi degli addobbi della citt: bandiere bianco-gigliate e rosso-uncinate, fasci littori dorati e piante ornamentali, magnifiche azalee in tute le sfumature dal bianco al rosso. Nel piazzale esterno della Stazione, di fronte alluscita del padiglione reale, stata eretta una grande esedra di verde con tre vasche, in mezzo alle quali sorgono le riproduzioni del Nettuno e delle sirene del Giambologna. Sul ripiano antistante, coperto di pratoline, , al centro, il giglio fiorentino formato da primule rosse. Lesedra di verde, alta 15 metri, si prolunga di fronte al lato arrivi formando ampie anse equidistanti che accolgono otto fontane zampillanti, le quali, a loro volta, sovrastano una grandiosa tribuna a gradinate per la folla degli invitati alla cui base sono sedici leoni michelangioleschi. Entrando nella piazza dellUnit, sul lato destro labside e la facciata trecentesche e lagile campanile quattrocentesco di S. Maria Novella si mostrano nella loro mirabile nudit: sul fianco sinistro, dietro lobelisco, che ricorda i caduti per la Patria, i palazzi sono adorni di labari bianco-gigliati, rosso-uncinati e nero-dorati, spioventi dai tetti

fino a terra: le file delle finestre sono pavesate di bandiere. Via Panzani trasformata in una meravigliosa galleria a grandi campate di stoffa bianca che portano impressi gigli rossi. Le campate salgono dai marciapiedi sino ai tetti, traversando le strade e ridiscendendo ai marciapiedi opposti. Ad ogni finestra sventolano insegne azzurre del Capo del Governo. Via Cerretani continua la galleria con grandi campate rosse recanti impresso lemblema del Terzo Reich. In Piazza del Duomo le moli meravigliose di S. Maria del Fiore, della cupola del Brunellesco, del campanile di Giotto e del Battistero con le porte del Pisano e del Ghiberti, che furono dette del Paradiso, formano di per s stesse una zona monumentale di incomparabile armonia. I palazzi circostanti, decorati di arazzi e gonfaloni bianchi gigliati in rosso, infondono al quadro di insieme una austerit solenne e mistica. Via Calzaiuoli ammantata di bandiere bianco-rosso e di campate cilestrine, su ciascuna delle quali sono disegnati i simboli delle ntiche corporazioni fiorentine. Via Speziali a bandiere rosse e bianche. In piazza Vittorio, cuore della citt medioevale, ove si incrociavano le grandi arterie romane del cardo e del decumano, sono erette due immense tribune per il popolo. Sugli attici dei palazzi svettano selve di bandiere tricolori. Via Strozzi ha le campate in giallo-oro e festoni robbiani di verde e di frutta. Palazzo Strozzi, la massiccia costruzione cinquecentesca di Benedetto da Maiano, ha infisso nei suoi mirabili portabandiera di ferro battuto le bandiere degli antichi nobili casati e quelle delle arti. I palazzi di Via Tornabuoni si ammantano di antichissimi arazzi. Piazza S. Trinita ed il ponte omonimo dellAmmannati sono trasformati in un delizioso giardino fiorito. I palazzi della Via Maggio, tra cui quello ove dimor Bianca Cappello, sono addobbati con gli arazzi degli antichi rioni, con bandiere delle arti e con decorazioni robbiane.1

Da: Firenze. Rassegna del Comune, Anno VII, n. 6, Giugno 1938, pp. 242-244.

IL

RITORNO ALLORDINE
di Luca Brogioni

La cifra artistica del mondo fiorentino vede aprirsi gli anni Trenta con la ricerca di una nuova forma di espressione. Spente le vivaci fiammate volontariste e pragmatiste delle avanguardie dellinizio secolo accese con le riviste Leonardo, La Voce, Lacerba e il violento contrasto con lestablishment culturale e politico, si ricerca una collocazione nella Nuova Italia del regime fascista. I riconoscimenti e linserimento nellempireo culturale ed espressivo sono importanti e ricercatissimi, cos come le committenze e gli incarichi. Loccasione della realizzazione delle feste e degli apparati scenici e comunicativi del Regime sono uno dei momenti significativi di consenso del mondo artistico e culturale. La polemica e la critica non sono pi forma espressiva in voga. Allavvicinarsi degli anni trenta, il richiamo allordine, allordine italiano2 proclamato da Ardengo Soffici, uno degli artisti fiorentini pienamente partecipe allavanguardie novecentiste, fatto proprio da generazioni di artisti. Si abbandona la sperimentazione e la provocazione, per ritornare a un ordine individuato nella tradizione della migliore arte italiana (Masaccio, Raffaello, Michelangelo). Si abbandona la rappresentazione del conflitto sociale e della vita moderna per il ritorno a una Toscana agreste, dura e ferrigna nella natura e nei rapporti personali. Si teorizza, sempre usando le parole di Soffici, labbandono del futurismo cittadinesco e meccanico e si vagheggia un ritorno alla pittura di paesaggio come rigenerazione artistica e sociale: perch la pittura non potrebbe ai nostri giorni esortare allamore dei campi e distogliere la gente nostra dalla tendenza allurbanesimo causa di tanti mali?3 Si riscoprono autori dinizio novecento come Federigo Tozzi e scultori come Medardo Rosso che diventano esempi della continuit artistica con il passato e guide della riscoperta di una narrazione e di una pittura che guarda alla campagna con la sua vita arcaica e apparentemente semplice e naturale. La Toscana agreste, la toscanina di granducale memoria, ritorna soggetto di romanzi e pitture, rievocata nelle sue tradizioni (il
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Ardengo Soffici, Periplo dellarte . Richiamo allordine, Firenze, Vallecchi Editore, 1928 3 Ardengo Soffici, Periplo dellarte . Richiamo allordine, cit. p. 57

Maggio e la Festa dellUva) e allo stesso tempo vissuta come luogo di ispirazione e conversione. Basti pensare allo scrittore fiorentino di maggior successo dellepoca Giovanni Papini, il polemista arrabbiato e futurista che lavora alle sue opere, non pi in citt, ma nel buen retiro di Bulciano, una piccola frazione perduta nellAppennino nei pressi di La Verna. Lo scrittore autore dellappello Bruciamo le biblioteche quale unico sistema per liberare Firenze dalla sua cultura passatista si appresta nel 1938 ad assumere la carica di presidente del nuovo Centro Nazionale di Studi sul Rinascimento con sede nel Palazzo Strozzi diventato di propriet pubblica. E in questo clima che, per la visita del Fuhrer, Firenze, la citt della cultura per eccellenza, mette in scena una rappresentazione folcloristica della sua storia proponendo un Medioevo romanticamente vissuto come archetipo delle virt civili e un Rinascimento centro delle glorie cittadine. Medioevo e Rinascimento spezzati dai lampi vividi della modernit razionalista delle nuove architetture4, ma il tutto unito a formare la supremazia culturale fiorentina. Un tripudio di colori e festoni fioriti in strade e palazzi ripuliti e riportati a nuovo, quinte di verde e schieramenti militari che occultano cantieri e brutture, devono rendere, insieme ai cortei dei figuranti dei giochi storici toscani5, il mondo medioevale e la primogenitura culturale fiorentina, toscana ed italiana. La Primavera della citt in simbiosi con la primavera meteorologica si bea dei propri monumenti e delle proprie collezioni, si realizza una profusione di stendardi gigliati, ma si dimentica la lezione profonda della cultura umanistica e la centralit della dignit delluomo e della sua libera azione. Lallestimento del percorso serale verso il Teatro Comunale e le Cascine, cambia di tono e si trasforma nellesaltazione della potenza militare italiana e dellospite germanico in un crescendo drammatico dai colori cupi e irreali in cui si moltiplicano svastiche, soldati, cannoni, torce e nomi fiammeggianti. La rappresentazione ha lo scopo preciso di impressionare il dittatore tedesco e decretare una sicura supremazia italiana: non frutto di una improvvisazione, ma di una puntuale e precisa regia creata con listituzione di uno speciale Ufficio comunale destinato a curare limmagine della citt. La Stazione di Michelucci, lo Stadio di Nervi, la Scuola di guerra Aerea, la Gil di piazza Beccaria. 5 La giostra del Saracino di Arezzo, il Gioco del Ponte di Pisa, Il Palio di Siena e il corteo del Calcio Storico di Firenze.
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Il giubilo spontaneo delle bandiere, dei drappi e delle scritte inneggianti i due dittatori studiato e programmato nei minimi particolari. I condomini e le case poste lungo la ferrovia e i percorsi cittadini sono minuziosamente fotografati e rilevati. Vengono progettati gli addobbi, il numero e il tipo di bandiere (nessuna bandiera tedesca o svastica doveva comparire sugli edifici pubblici), i cartelli, nonch i restauri e gli occultamenti6. I cartelli di saluto e di inneggiamento ai due dittatori erano dettagliatamente contati e bilanciati tra i due ed era disegnato il luogo dove apporli. Un intervento pubblico che sembra funzionare nella realizzazione della impeccabile ospitalit e nellorganizzazione delle masse di cittadini, ma che non riesce a colpire nel profondo lanimo pseudo artistico del Fuhrer che rimanda ogni manifestazione culturale a una primogenitura della mitica Atlantide germanica dalla quale viene fatta derivare dai nazisti la cultura greca e occidentale. Il punto finale der hhepunkt del Viaggio in Italia del Cancelliere In poco pi di tre mesi sono realizzati un migliaio di disegni, bozzetti, rilievi e progetti. Le schede descrittive dei progetti e dei disegni con le relative immagini sono consultabili attraverso gli inventari informatizzati dellArchivio storico comunale: www.comune.fi.it/archiviostorico
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tedesco, unico luogo nel quale si ritrovano soli senza la subordinazione gerarchica del Duce alla Monarchia, vede il rovesciarsi dei ruoli e delle gerarchie tra i due dittatori: lItalia si vede costretta ad accettare la supremazia militare e strategica tedesca e lannessione dellAustria quando, solo quattro anni prima spostava le truppe al Brennero a difesa dellindipendenza austriaca. Il Cerimoniale della Presidenza del Consiglio aveva fatto si che il fitto programma impedisse colloqui approfonditi e risposte imbarazzanti7, ma commedia recitata nella giornata del 9 maggio 1938 abbandona i colori della primavera e gli echi grotteschi che ci ha fatto rivivere Chaplin nel Grande dittatore per divenire cos il simbolo drammatico della nuova alleanza con il Reich tedesco e il punto di partenza di un nuovo ordine8. Lorganizzazione della giornata della visita che voleva mettere in luce la supremazia della cultura italiana e fiorentino/toscana nella rievocazione forzatamente medioeval-romantica e il forte legame del Duce con le folle attraverso il tripudio offerto al passaggio delle autorit, si tinge di toni sempre pi oscuri. La gioia del paesaggio e delle bellezze artistiche ripulite e lucidate a tappe forzate pervaso dal problema della sicurezza: imponenti cordoni militari e di polizia fanno da sfondo. La paura di contestazioni fa arrivare persino a sostituire lallestimento progettato, nel popolare quartiere di Santo Spirito, in piazza S. Felicita, con uno schieramento di soldati. Le preoccupazioni continuano per la serata al Teatro Comunale per lopera del Maggio dove funzionari dellOvra, la polizia segreta, erano strategicamente disseminati in sala. Una preoccupazione che unita a misure di polizia eccezionali contro i possibili oppositori, evit in quegli anni di cosiddetto consenso manifestazioni eclatanti, ma non evit lironia diffusa per levento. Le vignette ironiche sui lavori e le frettolose ripuliture, i rifacimenti delle strade e le coperture dei cantieri, delle case fatiscenti e dei numerosi pollai lungo la ferrovia, trovarono spazio persino su La Nazione. Nella memoria popolare rimane forte la vetrina di un pasticcere, che davanti allinvito9 di onorare i due dittatori apponendo le loro foto in vetrina, le circonda di scatole di biscotti Fratelli Lazzaroni. La stessa ironia accoglie il Rinascimento di cartapesta e gesso che copiosamente aveva invaso
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Il mese precedente la visita il governo italiano si era riavvicinato alla Gran Bretagna e ipotizzava ancora una autonoma iniziativa diplomatica. 8 Il Nuovo Ordine Europeo sancito dal Patto dacciaio del 1939 nel quale Germania e Italia oltre allalleanza militare rivendicavano un ruolo guida nel continente e Il Nuovo Ordine mondiale con lalleanza Roma, Berlino, Tokio. 9 Fu indetto un concorso per premiare la migliore vetrina sul tema della visita.

le strade. Ma forse proprio la conclusione della giornata del 9 maggio che con un transfert temporale fa presagire il dramma futuro: lopera rappresentata al Maggio, il nuovo festival musicale fortemente voluto dal regime fascista e ideato dallo stesso Alessandro Pavolini, il Simon Boccanegra di Verdi. La storia, dalla trama complessa e ricca di drammi di amore e di cospirazioni, con il testo di Antonio Garca Gutirrez, ridotto in libretto da Francesco Maria Piave, poi da Giuseppe Montanelli e nella versione definitiva da Arrigo Boito, narra delle lotte e della crisi del potere della Genova trecentesca e si conclude con lavvelenamento del tiranno, il doge, ed ex corsaro Simon Boccanegra. Una atmosfera triste, una tangibile sofferenza, pervadono il melodramma riscattato dal messaggio finale di pace, di giustizia e di amore per un futuro migliore.

I Documenti di Archivio ci illustrano la rappresentazione che si voluto dare della citt e della sua cultura, ma non sappiamo quale sia stata la reazione emotiva dei due leader nel vedere luccisione di un tiranno, ma queste musiche di Verdi, meno conosciute al largo pubblico e forse non ben comprese neppure dagli organizzatori, le possiamo leggere come premonitrici di un futuro possibile di libert e giustizia.

Un futuro che, oltre lironia, unaltra Firenze sta ricercando nelle culture europee, negli interrogativi della fede, nel disincanto, in forme che ancora non divengono azione sociale, ma che lieviteranno tra pochi anni. Lantifascismo organizzato aveva visto una repressione feroce: pensiamo che solo lanno prima, nel 1937, erano stati uccisi in Francia i fratelli Carlo e Nello Rosselli, ma diffusissima era la fronda interna allo stesso fascismo e quello che potremmo definire la-fascismo. Sono gli anni della Firenze repubblica delle lettere10, di Solaria, di Montale al Gabinetto Vieusseux, del Frontespizio, delleclettismo, dellattenzione alle culture straniere e dellisolamento nellestetica pura e nella stilistica, del sorgere della nuova corrente poetica dellermetismo. Sono queste esperienze letterarie che fanno incontrare giovani cresciuti nelle riviste e negli eventi del regime e partecipare alla creazione di spazi di autonomia di pensiero e azione letteraria come Campo di Marte di Gatto e Pratolini, rivista ermetica che inizia le pubblicazioni alla fine del 1938 e viene chiusa dimperio lanno successivo. Come non ricordare il pi importante successo letterario di quelli anni, il romanzo Le sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi uscito nel 1934 per Vallecchi e pi volte ristampato. Lautore, scrittore originale e fuori dagli schemi, sempre in anticipo sui tempi, aveva fatto suo il linguaggio futurista: pacifista e ironico sanzionatore di imperi e poteri, narra delle sorelle Materassi, signorine dedite interamente al ricamo, che vivono nella campagna fiorentina teatro delle storie del Boccaccio e della permanenza di DAnnunzio, ridotte sul lastrico da un nipote tanto moderno e bello quanto vuoto e incolto. Scritto in un linguaggio che possa essere letto da tutti e sfugga alla censura11, mette alla berlina il nuovismo di maniera del regime evidenziandone la realt falsa e arrivista. Linteresse per le culture europee apre a correnti di idee totalmente diverse: ricordiamo le suggestioni che provengono dal nuovo cattolicesimo francese con la rivista Esprit di Emmanuel Mounier, gli scritti di Jacques Maritain e lazione del nuovo cardinale Elia Dalla Costa. Stimoli che modificano latteggiamento di consenso verso il governo autoritario e verso lalleanza con la Germania con lipotizzato Nuovo Ordine Europeo razzista e bellicista. E proprio Dalla Costa che Giorgio Luti, La letteratura del ventennio fascista. Cronache letterarie tra le due guerre 1920-1940, Firenze, La Nuova Italia, 1972; ibidem Firenze corpo 8, Firenze Vallecchi, 1983; Gabriele Turi, La cultura tra le due guerre in Storia dItalia. Le regioni dallunit ad oggi. La Toscana, Torino, Einaudi, 1986. 11 Presentato nella pubblicit editoriale come scritto in forme castigatissime da poter liberamente circolare Il pubblico e il libro V, 1934 n. 3-4
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richiama i credenti fiorentini con la lettera pastorale del febbraio 1938 e lancia un messaggio diverso ricordando il valore della pace e delluomo: Sono poi affatto contrarie alla dottrina della Chiesa le teorie di coloro che a Dio sostituiscono la stirpe, lo stato o qualsiasi ideologia politica, e pretendono che lindividuo, la famiglia e persino la Chiesa debbano servire a queste pretese deit. Siamo lontani dal clima dei Patti Lateranensi di dieci anni prima e dal festeggiamento allUomo della Provvidenza. La scelta di campo profondamente diversa e quella giornata del maggio del 1938 vede il cardinale imporre con fermezza la sua nuova linea: contro la festa paganeggiante dei due dittatori, le chiese dovranno restare chiuse e non adornate. La Chiesa fiorentina non partecipa alla rappresentazione, non festeggia, n recita Te Deum. Il Duomo chiuso, nel centro dellitinerario di visita, rimarr schermato alla vista degli ospiti, da una barriera di giovani delle organizzazioni del regime (i balilla moschettieri) schierati in gran numero sulle scalinate della cattedrale. Il vicino Palazzo Arcivescovile non mostrer alcun addobbo. In una situazione totalitaria dove la violazione e il sopruso violento sono legge, in una situazione nella quale si stanno promulgando leggi razziste e la persecuzione di interi gruppi a partire dai cittadini ebraici norma, mantenere un corretto insegnamento del diritto non cosa semplice. In una Italia nella quale gi dal 1921 si erano pubblicati, per la cura di Giovanni Preziosi, i Protocolli dei savi anziani di Sion, un falso antisemita della polizia zarista (riportato allattenzione del pubblico da Umberto Eco nel Cimitero di Praga) e il mondo scientifico si era avvicinato allo studio del tema ebraico: esce proprio a Firenze nel 1919 per la Libreria della Voce, con la sua bella copertina gialla delle pubblicazioni politiche, Gli ebrei alla luce della statistica di Livio Livi12, certo non razzista, ma emblematico di un interesse al tema. Si giunge nellestate del 1938 alla definizione di una radicale politica razzista con la pubblicazione del Manifesto per la razza a partire da Il fascismo e i problemi della razza13 e alla promulgazione delle leggi razziste e antiebraiche a cominciare dal Regio Decreto Legge 5 settembre 1938, n. 1390 - Provvedimenti per la Livio Livi, Gli ebrei alla luce della statistica, Firenze, Libreria della Voce, 1919 2 vol. Firenze, Vallecchi, 1920. 13 Il giornale dItalia 15 luglio 1938 poi sottoscritto il 25 luglio da firma di dieci scienziati quale Manifesto degli scienziati fascisti e pubblicato su La difesa della razza I, 5 agosto 1938 con il titolo Razzismo italiano ma comunemente conosciuto come Manifesto della razza. [Dobbiamo ricordare che le razze umane non esistono e il concetto non ha nessun senso logico e ancor meno biologico].
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difesa della razza nella scuola che espulse tutti gli studenti e gli insegnati ebrei dalle scuole, universit e accademie14. Lo studio e laffermazione libera del diritto sembrano impossibili, dobbiamo ricordare due insigni giuristi che in quei tempi difficili mantennero un insegnamento che guardava al futuro: Piero Calamandrei docente di diritto processuale civile, vicino a Amendola e ai Rosselli, sorvegliato come antifascista si adoper nella formazione civile di generazione di giuristi. Docente tra i pi insigni della materia tent di mitigarne gli aspetti totalitari del nuovo codice di Procedura Civile del 1942 con alterni successi, ma riuscendo a influenzare profondamente in senso antiautoritario la dottrina e lapplicazione successiva. Rettore dellUniversit dalla caduta del fascismo, vicino al Partito dAzione, diede il suo apporto alla Costituzione e alla creazione della democrazia questo patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignit e non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo.15 Giorgio La Pira, cattolico, docente di diritto romano (costituente e futuro grande sindaco del dopoguerra) con la sua rivista Principi16 afferma il valore delluomo e della libert. Lo stesso La Pira cos commenter lazione del tempo: Eravamo alla svolta fatale satanica della storia, bisognava perci - se e come possibile - elevare la voce
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Dopo la pubblicazione del Manifesto della razza si ha un susseguirsi di ordini del giorno e provvedimenti razzisti sotto la forma di Regi Decreti Legge firmati dal Governo e promulgati da Vittorio Emanuele III: - Segreteria Politica del PNF, 25 luglio 1938 Comunicato: Il Fascismo e il problema della razza; - R.D.L. 5 settembre 1938, n. 1390 - Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola; - R.D.L. 7 settembre 1938, n. 1381 - Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri; - R.D.L. 23 settembre 1938, n. 1630 - Istituzione di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica; - Gran Consiglio del Fascismo 6 ottobre 1938 - Dichiarazione sulla razza; - R.D.L. 15 novembre 1938, n. 1779 - Integrazione e coordinamento in testo unico delle norme gi emanate per la difesa della razza nella scuola italiana; - R.D.L. 17 novembre 1938, n. 1728 - Provvedimenti per la razza italiana; - R.D.L. 29 giugno 1939, n. 1054 - Disciplina dell'esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica; 15 Lo avrai camerata Kesserling, Lapide ad ignominia, Cuneo, Palazzo comunale, 1952 16 Principi Firenze 1939-1940 esce come supplemento di Vita cristiana la rivista dei domenicani di San Marco.

indicatrice di questa ora pessima, di questa tenebra demoniaca nella quale stava per precipitare la storia della Germania, dellItalia, dellEuropa e del mondo!17

Foto Arch. Nello Baroni: incendio delle macerie allalba del 4 agosto 1944. Veduta da Palazzo Pitti. Da: Firenze. Rassegna del Comune maggio 1951

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Dalla prefazione di Giorgio La Pira a Principi, Ristampa fotostatica, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1974

Il progetto di addobbo di Palazzo Strozzi e di Via Tornabuoni per la visita del Fuhrer il 9 maggio 1938

DER HHEPUNKT
LA
META DEL VIAGGIO
di Giulio M. Manetti Nel maggio del 1938, il cancelliere del Reich, Adolf Hitler, restitu la visita che Benito Mussolini aveva fatto in Germania nel settembre dellanno precedente. Mussolini era rimasto colpito dallimmagine di efficienza e perfetta organizzazione che il regime nazista, instauratosi da soli 4 anni, riusciva a trasmettere. Limmagine di preminenza del dittatore italiano, che era apparsa evidente, attraverso i cinegiornali, nel primo incontro fra i due condottieri a Venezia nel 1934 (sottolineata da un Hitler non in divisa, rivestito da un modesto impermeabile e con il cappello perennemente in mano) rischiava ora di ribaltarsi completamente: il parvenu che, a torto o a ragione, si considerava lallievo, pareva aver superato il maestro. In realt limmagine di efficienza e potenza che i tedeschi avevano voluto dare a Mussolini durante la sua visita a Monaco era, forse, mirata ad un preciso obiettivo: evitare una seconda reazione italiana alla progettata annessione dellAustria che di l a poco nel marzo del 38 - si sarebbe realizzata. Se questo fu lo scopo, la mossa riusc e, contrariamente a quanto era accaduto il 26 luglio del 1934 (significativamente poco pi di un mese dopo lincontro di Venezia avvenuto, il 14 giugno) questa volta il Duce non invi le proprie divisioni al Brennero per scoraggiare lintervento tedesco, difendere lAustria e mantenere il Reich lontano dai confini1. I rapporti di forza erano ormai irrimediabilmente cambiati a favore della nuova Germania nazista e diventava impossibile per Mussolini far credere di avere ancora una posizione di superiorit e di poter svolgere un ruolo di sottaciuto controllo sulla politica tedesca. Lunico modo per contrastare laffermarsi della nuova Germania era, ormai, quello di stare al passo manifestando un uguale grado di efficienza: su questo presupposto fu organizzata la visita in Italia del cancelliere. Oltre ad offrire allospite unimmagine che riflettesse il pi possibile quella fornita dal Reich tedesco, si volle, per, giocare anche una carta
1 Intervento che doveva aver luogo a seguito dei disordini organizzati che avevano portato allassassinio del cancelliere austriaco Dolfuss proprio mentre i figli e la moglie di questi erano ospiti della famiglia Mussolini al mare a Riccione.

sicura per marcare un punto di vantaggio: offrire allammirazione dellospite la cultura e larte italiana certi che questo avrebbe spiazzato e messo a dura prova il sentimento di superiorit dei gerarchi nazisti e del loro Fuhrer. Fu Firenze tappa conclusiva del visita in Italia di Hitler ad assumersi il compito di rappresentare la supremazia culturale italiana. Si progettarono e si realizzarono, per questo, una serie di interventi di abbellimento tesi a migliorare limmagine della citt. Per tre mesi, a partire dal 7 febbraio 1938 (giorno in cui con deliberazione dellallora Podest Paolo Venerosi Pesciolini fu costituito dal Comune un apposito Ufficio festeggiamenti, definiti i lavori e stanziate le somme per la loro esecuzione) la citt fu un enorme cantiere: si rifecero lastrici e facciate, si acquistarono bandiere e stendardi, si fecero fabbricare arazzi e drappi, si costruirono fontane e copie in gesso e cartapesta di opere rinascimentali oltre ad una enorme quinta di fogliame per parare i cantieri dei nuovi palazzi di Piazza Stazione: Firenze doveva apparire allospite come la vivente rappresentazione della cultura italiana dal Medioevo dei liberi comuni alla fioritura e allaffermazione del Rinascimento. Era una rappresentazione posticcia che manifestava lestremo tentativo di Mussolini di far risaltare il primato culturale del proprio paese come compensazione per il perduto primato politico. La soddisfazione del cancelliere del Reich per la giornata fiorentina non manc ma dubbio se essa debba attribuirsi alla riuscita della messa in scena predisposta per lui o alla presunta corrispondenza fra la citt e limmagine che il Fuhrer, sedicente artista ed ex pittore, aveva di essa. Scrive Ranuccio Bianchi Bandinelli - storico dellarte incaricato di far da guida ai due condottieri - che Hitler considerava lultima tappa del suo viaggio, Firenze - dove non era mai stato - come der hohepunkt, il punto pi alto, la meta della sua visita in Italia2. Ma cosa veramente si aspettava dalla citt? Scrive ancora Bianchi Bandinelli che, di fronte al panorama dal Piazzale Michelangelo: Hitler stette un lungo tempo a guardare. Gorgogliava in gola suoni indistinti. Poi parl. Disse: Endlich; endlich verstehe ich Bcklin und Feuerbach! (Finalmente, finalmente capisco Bcklin e Feuerbach!)3. I due pittori ottocenteschi, coevi e ambedue vissuti in Italia, sono interpreti di un neoclassicismo romantico e paganeggiante che, specialmente in Bcklin, si sostanzia BIANCHI BANDINELLI R., Hitler e Mussolini. 1938, il viaggio del Fhrer in Italia, s.l., edizione e/o, s.d., p. 51. 3 Ibidem., p. 53. Arnold Bcklin, svizzero (Basilea, 19 ottobre 1827 Fiesole, 16 gennaio 1901) e Ansel Feuerbach, tedesco (Spira, 12 settembre 1829 Venezia, 4 gennaio 1880)
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nella frequente scelta di soggetti mitologici inseriti in paesaggi mediterranei. Era questa dunque limmagine di Firenze e della Toscana che aveva il cancelliere tedesco? Il paese pi ricco di cultura al mondo4 in cui si era perpetuata, nei secoli, e ancora si manifestava, leredit classica? Qualche giorno prima al Museo delle Terme di Diocleziano, a Roma - sempre Bianchi Bandinelli che lo riporta - di fronte ad una serie di motivi ornamentali di derivazione germanica Hitler aveva affermato che, come la Grecia era stata il centro di irradiazione della civilt mediterranea, cos anche per il mondo germanico doveva esservi stato un primitivo ed unico centro di creazione e di irradiazione che rimaneva sconosciuto ma che poteva benissimo coincidere con lipotesi dellAtlantide, il continente scomparso.5 Interessandosi allantichit classica, il Fuhrer, nella sua delirante visione, inseguiva forse le tracce di una pi antica civilt atlantidea culla della Stirpe germanica6 e origine di tutte le antiche civilt (e, quindi, anche di quella greca da cui era nata Roma)? E un interrogativo che non pu che rimanere aperto. Una cosa , per, certa: egli vedeva nel Cristianesimo e nella sua origine giudaica il distruttore della cultura classica7 (la cui eredit era rintracciabile nei capolavori dellarte rinascimentale e i cui simboli avevano ispirato la pittura tedesca dell800 che egli amava.) ma anche - specialmente nella cattolica Austria da cui proveniva - dello spirito tedesco su cui il Reich millenario avrebbe dovuto fondarsi.

Ibidem, pp. 53-54. Si impone perci lipotesi di un continente scomparso, culla di questa civilt: lAtlantide.Ibidem, p. 29. 6 E, quindi, della cosiddetta Razza Ariana, una sorta di razza pura di cui i popoli germanici mantenevano le caratteristiche e che costituiva uno dei tre elementi della teoria nazista di Popolo: Razza, Nazionalit, Patria (Rasse, Volkstum, Heimat). 7 Nel corso di quella stessa visita al museo delle Terme di Diocleziano, Hitler paragon le decorazioni di un sarcofago paleocristiano allo stile secessionistico ed impressionistico che ho bandito dalla Germania aggiungendo che: Il Cristianesimo distrusse Roma pur divenendo universale solo attraverso Roma. Ibidem, p. 27.
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LIsola dei morti e lo Spirito Tedesco Die Toteninsel und der Volksgeist

Arnold Bklin Lisola dei morti (die Toteninsel) terza versione dipinta a Firenze nel 1883. Nel quadro una figura bianca accompagna, su una barca, verso lisola, quella che presumibilmente una bara, anchessa bianca. La tomba della giovane figlia di Bklin, Maria, al cimitero degli inglesi certo l'indizio maggiore per ritenere che il pittore abbia, da l, preso ispirazione per il suo quadro pi famoso, dipinto in varie versioni. Morte e vita un binomio inscindibile, ma se la morte fa parte della vita questa diventa un sogno su cui incombe un tragico risveglio, pi tragico ancora quando la morte non giunge nell'autunno dellesistenza ma nella sua primavera. Lapprodo sullaltra sponda rappresenta, infatti, larrivo ad una meta in cui le singole individualit si dissolvono, insieme ai loro affanni, e in cui il Nulla regna, in un solenne silenzio. Hitler acquist la terza versione dellopera di Arnold Bcklin nel 1933. Lopera fu, in un primo momento, collocata al Berghof, il rifugio di montagna sullObersalzberg, una sorte di buen retiro del Fuhrer. Nel 1939 lopera risulta per nella Cancelleria del Reich a Berlino dove fa da sfondo ad una foto che immortala lavvenuta firma del patto russo-tedesco - conosciuto come patto Ribbentrop-Molotov che dette lavvio alla seconda guerra mondiale.

Non si sa quale fu il motivo che spinse il Fuhrer ad acquistare lopera, possibile tuttavia ipotizzare che nei simboli contenuti nel quadro (in cui traspare il rifiuto dellidea giudaico-cristiana di immortalit individuale) e, meglio, nella personale interpretazione che Hitler dava a quei simboli, egli vedesse la conferma delle sue idee. Se, infatti, la vita sogno deve essere vissuta con spirito di fatalit: il singolo individuo pu solo accettare il ruolo che il Fato gli riserba; a questo solo deve tendere la sua volont poich egli ha importanza solo quando, volontariamente, sceglie di essere una pedina nel gioco della Storia; un gioco dove l'attore la Stirpe (il Popolo, das Volk) perch nella Stirpe si incarna lo Spirito (der Volksgeist) ed essa sola immortale. Dovere di ciascun individuo , dunque, quello di rinunciare alla propria, mortale, individualit per contribuire, sotto la guida di un capo scelto dal Destino (il Fuhrer), alla conquista dell'immortalit collettiva. G. M. Manetti

Il Cimitero degli Inglesi nel 1938. Piazza Donatello, bench fuori dagli itinerari della visita di Hitler, fu interessata da lavori di sistemazione e consolidamento dellarmamento tramviario eseguiti in occasione di quellevento.

IL

MAGGIO RADIOSO DEL FHRER


di Michele Rossi1

Dallalto del piazzale Michelangelo, Firenze si mostrava in uno dei pi bei pomeriggi di primavera. Era piovuto il giorno innanzi, e laria era trasparente sino alle vette azzurrognole delle Apuane; gli olivi e i cipressi di Fiesole sembravano ravvicinati da un apparecchio stereoscopico. Lunica cosa che disturbava il panorama erano le orecchie dasino [...] sulla Biblioteca Nazionale, e io ne approfittai per suggerire a Bottai di farle demolire. Mi disse che aveva gi impartito lordine in proposito. Ma ci sono sempre. E adesso, purtroppo, ben altre cose infrangono la bellezza del panorama di Firenze, dopo che lamorosa rabbia di Hitler ne ha fatto dilaniare il volto, al momento che le sue truppe furono costrette a lasciarla, perch nessuno la riveda come la vide lui. (Ranuccio Bianchi Bandinelli, Incontro con Hitler, 1948)2 un evento storico conosciuto ai pi da alcuni ancora a livello di memoria popolare la visita ufficiale fatta da Adolf Hitler al nostro Belpaese dal 3 al 9 maggio 1938. La calata in Italia, come venne battezzata dai giovani nazionalsocialisti3, lapoteosi che sembra conferire al fascismo italiano un certificato di solidit nazionale e un alone di grandiosit europea4. Il folle monobaffo5 arriva per Il presente contributo una rivisitazione del mio saggio, appositamente ridotto e integrato per loccasione, Primavera hitleriana. Il diavolo sullArno - 9 maggio 1938, edito ne La Casa dei Doganieri - Rivista di libri, lettere, arti, a. II, n. 2-3, maggio-dicembre 2009, pp. 47-76. 2 RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, Incontro con Hitler, in Id., Dal diario di un borghese e altri scritti, Milano, Mondadori, 1948, pp.171-193, alla p. 190. 3 PAUL SCHMIDT, Da Versaglia a Norimberga (titolo orig. Statist auf der diplomatischen Buhne, 1949), Roma, Larnia, 1951, pp. 355-361, a p. 357. 4 Per una dettagliata ricostruzione dellevento, vd. Hitler in Italia, a cura del Ministero della Cultura Popolare, Direzione Generale della Propaganda, Roma, Novissima, 1938; RAFFAELE ASCHERI e FRANCESCO PANZIERI, Una giornata particolare. Firenze, 9 maggio 1938: le Contrade, Mussolini e Hitler. Analisi di un evento di grande valore simbolico, Siena, Betti Editrice, 2003; DARIO FERTILIO, Hitler in Italia, in Una giornata particolare: un film di Ettore Scola. Incontrarsi e dirsi addio nella Roma del 38, a cura di Tullio Kezich e Alessandra Levantesi,
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loccasione con un seguito di circa cinquecento persone e portandosi appresso, come gli altri, pesanti valigie in cui ha stipato, oltre agli effetti personali, una variet di abbigliamento degne di una masnada di comparse di un set cinematografico: frac di gala, costumi dordine cavalleresco, divise dammiraglio, grossi mantelli ornati dellemblema del Reich, alti stivali da cavallerizzo, spadini da appendere alla cintola e sciabole. Per ogni occasione della visita, e per quasi ogni ora della giornata, hanno previsto un cambio dabito adeguato. Non avrei mai creduto confess un ufficiale tedesco ridendo allinterprete tedesco Paul Schmidt, uscendo dallo scompartimento dopo aver sistemato il guardaroba di dover un giorno percorrere lItalia dentro un armadio6. Sette giorni dura la calata. Sette giorni trascorsi tra Roma, Napoli e Firenze, tra ricevimenti nelle regge, banchetti ufficiali e una fantasmagoria di manifestazioni spettacolari tra loquacit generale, eccitazione e acceso entusiasmo. Quello che meno noto di questo memorabile evento, che si tratt, come ha scritto Renzo De Felice, di un balletto dopera buffa7. Il Fhrer, oltre che per festeggiare il pericolo scampato di una guerra Torino, Lindau, 2003, pp. 29-42; MAURIZIO MARTUCCI, Hitler turista: viaggio in Italia, Milano, Greco&Greco, 2005. Per una memoria cinematografica della visita, vd. il film-documentario Il viaggio del Fhrer in Italia, regia di Leonardo Tiberi, musiche di Angelo Poggi e Giovanni Cera, con testi e consulenza storica di Piero Melograni, Istituto luce, 2005, DVD. Un anno dopo la pubblicazione del mio saggio, Roberto Mancini ha dato alle stampe Liturgie totalitarie. Apparati e feste per la visita di Hitler e Mussolini a Firenze (1938), con la collaborazione di Claudio Centanni, Lando Pieragostini, Livia Scarpellini e Alessandro Scarponi (Firenze, Le Criti, 2010). 5 una definizione coniata per definire il Fhrer da Alberto Moravia nel romanzo 1934. Si tratta di unopera letteraria, pubblicata nel 1982, sulla disperazione, in unaccezione tipicamente esistenziale come evidenzia Marino Biondi , alla Kierkegaard, dove il fascismo (e sullo sfondo il nazismo, appena salito al potere, di cui si riflettono immagini inquietanti nella pigra e sonnolenta villeggiatura di Anacapri) un ospite muto, o un cartone di scena, una decadente scenografia del tedio epocale, che rende pi acutamente contestualizzata la sensazione dellexsistere, del vivere fuori (dal concetto, dallessenza) (MARINO BIONDI, Il fascista secondo Moravia. Il conformista e il capitolo escluso, in Cultura e fascismo: letteratura, arti e spettacolo di un Ventennio, a cura di Marino Biondi e Alessandro Borsotti, Prefazione di Enrico Ghidetti, Firenze, Ponte alle Grazie, 1990, pp. 407-468, a p. 457n). 6 PAUL SCHMIDT, Da Versaglia a Norimberga, cit., p. 358. 7 RENZO DE FELICE, Mussolini il duce. Lo Stato totalitario 1936-1940, Torino, Einaudi, 1996 (1a ediz. 1981), p. 479.

contro le potenze occidentali dopo lannessione dellAustria nel marzo del 38, viene in Italia con uno scopo ben preciso: concludere un trattato dalleanza con il Duce. Ma, mentre i tedeschi cercano di stringere e di portare le conversazioni sul concreto, gli italiani, per non pregiudicare i loro rapporti con Londra e Parigi, tentano di non scoprire troppo le loro vere intenzioni e di evitare ogni discorso impegnativo, organizzando grandiose cerimonie di programma e non lasciando tempo alle domande degli invitati. I gerarchi nazisti hanno limpressione di vivere qualcosa di magico. Tutto assomiglia a unenorme rappresentazione teatrale capace di suscitare commozione e meraviglia. La recitazione dei due dittatori impeccabile. Il primo attore del Reich vuole offrire agli italiani il suo volto pi amabile, fatto di grande ammirazione per lItalia, per la sua arte e la sua invidiabile storia, nonch manifestare apertamente la grande stima che nutre per Mussolini, riconoscendolo come il primo fondatore di un ordine totalitario. Il Duce, dal canto suo, fortemente influenzato dalle lusinghe che gli arrivavano da un capo di Stato cos potente, e lammirazione finisce per agire in modo irresistibile sul narcisismo del personaggio. Ranuccio Bianchi Bandinelli singolare Virgilio antifascista, archeologo e storico dellarte, precettato dal regime come cicerone per i due dittatori li ricorda come moderni Mario e Silla: il primo appare grottesco e bruttissimo. Cammina come un burattino, con curve e mosse oblique del capo, che vorrebbero mitigare la sua massiccit, ma sono soltanto goffe e sinistre. Chiude gli occhi, sorride, fa continuamente una commedia puerile. Si stringe troppo in vita, il che lo rende pi goffo. Ha la presenza antipatica di certi agenti di campagna pieni di boria perch sanno di essere i pi abili sul mercato del bestiame e hanno grossi portafogli. Silla meno ripulsivo. Composto, ordinato; quasi modesto. Quasi puerile, anche. Una personalit di aspetto subordinato: qualche cosa come un controllore del tram8. Parole pi sarcastiche e pungenti per sottolineare la loro diversit aveva adoperato, in un libro edito lo stesso anno del diario di Bandinelli, un giornalista di vaglio e un impareggiabile caricaturista degli italiani, Leo Longanesi: Mussolini alla testa di un paese di gente povera, in fondo pacifica, di quaranta milioni di italiani che silludono di appartenere a una grande nazione: Hitler a capo del popolo pi capace, pi bellicoso, pi romantico della terra. [] Mussolini ama DAnnunzio, Hitler ama Wagner. Mussolini pi eclettico del tedesco. Mussolini ha dietro di s il Pincio, Hitler la Selva
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RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, Incontro con Hitler, cit., p. 171.

nera9. Ma torniamo alla visita italica della delegazione tedesca. Un walzer in pompa magna quindi, con un giro di ballo anche a Firenze. La visita venne fissata per il 9 maggio. Non un giorno qualsiasi, ma una giornata di festa perch ricorre il secondo anniversario della fondazione dellImpero. La citt trasformata per loccasione in un'enorme bomboniera. Le vie del centro di Firenze corrono tra fitte selve di drappi, stendardi e bandiere bianche con il giglio rosso fiorentino. Alle campate bianco-gigliate di via Panzani, seguono quelle rosso-uncinate di via Cerretani, che in via Martelli diventano bianche con laquila dorata reale impressa sopra la svastica. E a perdita docchio gruppi di fasci littori dorati alle pareti e grandi stemmi sabaudi stilizzati. Alcune strade sono avvolte da collage di labari e drappi, altre catturano lattenzione per il continuo alterarsi di luci filtrate dai panneggi posti a bande. I due Condottieri10 arrivano da Roma con treni speciali poco prima delle due del pomeriggio. Al loro apparire, la folla scatta in un grido altissimo che riesce a coprire il rombo dei motori che solcano il cielo, il rullo sonoro dei tamburi e gli squilli acuti delle fanfare. Per le vie della citt gli altoparlanti diffondono le note dellinno tedesco, della Marcia Reale e di Giovinezza. Percorrendo linterno della stazione di Santa Maria Novella festosamente addobbata con teorie di bandiere italiane e germaniche, ornata ovunque con piante di azalee, ortensie e margherite, e abbellita con stupendi e preziosi tappeti persiani, Hitler lascia la firma dautore su uno di essi, strappandolo inavvertitamente con lo sperone di uno stivale. Oggi restaurato e esposto come il tappeto di Hitler nella parete maggiore dello scalone del Museo civico Stefano Bardini, possibile posarci con avida curiosit lo sguardo e verificare il segno del diavolo11. Il corteo passa da Piazza San Giovanni, imbattendosi incessantemente in blocchi neri umani, per poi discendere via Tornabuoni, attraversare il ponte Santa Trinita e raggiungere Palazzo Pitti, dove si trova lappartamento reale destinato allospite tedesco. Sono le 14,45. Il programma concede una breve pausa, e il Duce si
9 LEO LONGANESI, In piedi e seduti: 1919-1943 [1948], Milano, Longanesi, 1980, pp. 134-135. 10 SERGIO CODELUPPI, Il primo vibrante saluto di Firenze ai due Condottieri, in Il Telegrafo, 10 maggio 1938. 11 Per una scheda descrittiva e una fotografia del bello e grande tappeto persiano (280x750) del diciassettesimo secolo, isfahan a nastri e palmette, vd. Geometrie dOriente. Stefano Bardini e il tappeto antico, a cura di Alberto Boralevi, Livorno, Sillabe, 1999, pp. 110-111.

licenzia recandosi nella sua residenza di Palazzo Riccardi. Il Fhrer, invece che riposarsi, preferisce in solitaria dare uno sguardo, prima della visita ufficiale, alle opere darte raccolte nella galleria Palatina adiacente lappartamento. I due primi attori si ritrovano nel pomeriggio. Rendono onore, tra le acclamazioni altissime dei feriti e dei mutilati di guerra, al Famedio dei Caduti di Piazza Santa Croce, per poi inerpicarsi per viale Michelangelo fino a raggiungere lomonimo piazzale che apre la vista della citt. I due si fermano a conversare tra di loro e ammirano lincomparabile panorama sorridendo. Hitler rimane a lungo tempo vicino alla balaustra a guardare le bellezze artistiche, gorgogliando in gola suoni indistinti, per poi affermare: Finalmente; finalmente capisco Bcklin e Feuerbach! 12. Ridiscesi in citt, si trovano immersi in unatmosfera fiabesca: al giardino di Boboli sono circondati da paggi, cavalieri, giostratori e sbandieratori del gioco del Ponte Pisano, della Giostra del Saracino, del Calcio Fiorentino e del Palio di Siena. Bellissimi colori e sorprendenti coreografie scelti per mostrare allospite le vecchie usanze ludiche ancora radicate nelle tradizioni popolari italiane, ma anche il grado di penetrabilit del giovane movimento fascista nel tessuto sociale. Sono tutte opzioni scenotecniche, assieme al marchingegno cerimoniale organizzato per le strade cittadine, scientemente studiate per approntare una regia delle folle, se ci consentito mutuare questa felice espressione dallarchitetto Agnoldomenico Pica13, assai conosciuto allepoca. Subito dopo ha inizio il pomeriggio culturale, tanto aspettato dal Fhrer. Entrano nella galleria Palatina di Palazzo Pitti, e il clamore dellesterno svanisce allistante. Se Mussolini non nasconde il suo disinteresse e si accosta a unopera, a leggere il cartellino, per poi restare un po di fronte a essa a pancia protesa a guardarla come se fosse un muro bianco, o dondolando la testa, Hitler rivela un gusto radicato nellaccademismo, ma alquanto esteriore e poco coltivato, in quanto si sofferma a lungo dinanzi alle opere di minor pregio, rimanendo colpito e sensibilmente impressionato da quelle che sono false qualit artistiche allo stesso modo in cui commenta Bandinelli si commuove agli acuti del tenore il barbiere dilettante di

Citazione riportata in RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, Incontro con Hitler, cit., p. 190, corsivo dellautore. 13 AGNOLDOMENICO PICA, Regia delle folle, in Architettura delle cerimonie,a cura e con introduzione di Carlo Enrico Rava, G. Ulrich e Virginio Vaj, Milano, Edizioni I.P.I, 1942, pp. 17-18.

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musica14. Percorrendo il corridoio vasariano giungono agli Uffizi. Hitler mormora: Michelangelo, Michelangelo. Poi rivolgendosi a Mussolini: Se fosse venuto il bolscevismo. . Il ritornello viene completato da Mussolini, con una certa malgrazia e una spallucciata, ma nel suo schietto tedesco romagnolo: Alles zerstert (Tutto distrutto)15. Quindi fanno ingresso in Palazzo Vecchio. Inoltrandosi nel Salone dei Cinquecento, Hitler si sofferma dinanzi alla Vittoria di Michelangelo e alla magnifica Cavalcata del maestro delle armi antiche, nella quale c anche un guerriero cinese che porta il segno dellInfinito, che altro non che la svastica con gli uncini che vanno dalla destra alla sinistra16.. ormai quasi giunta lora del tramonto. Preceduti dagli squilli di tromba di quattro trombettieri fiorentini, si affacciano nella piazza della Signoria chiamati dalle interminabili acclamazioni provenienti da pi di centomila persone. Con mirabili mosse teatrali, escono una prima volta, una seconda, una terza e una quarta volta. Ogni apparizione sottolineata da orla di giubilo. Ai loro lati e alle loro spalle stanno le pi alte cariche dei rispettivi regimi. In questa cornice darte superba, in un garrire di bandiere, in un clamore di musiche, in un fremito di passione e di entusiasmo17, il Segretario del Partito Nazionale Fascista, Achille Starace, avanza e invita i cittadini assiepati in ogni anfratto della piazza, arrampicati pure sopra i tetti, al silenzio, e a voce alta esclama: Per il Fhrer, eia, eia, eia.. Il triplice alal dei toscani ha il fragore del tuono. il momento culmine della manifestazione fiorentina. Dopo una brevissima cena a Palazzo Riccardi, viene il momento della musica. Al teatro comunale assistono al Simon Boccanegra di Verdi, opera che sembra risuonare dimessa e timida rispetto ai clamorosi accordi dei colori e le alte tonalit della giornata. Alle 23,30 la processione laica continua la sua marcia, e nei Lungarni avviene lanomala nevicata sulle spallette dellArno di cui parla Montale nella Primavera hitleriana composta nel 1939 e ripresa nel 194618, per poi essere inclusa nella silloge La Bufera e altro edita RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, Incontro con Hitler, cit., p. 183. Ivi, p. 191. 16 ALEARDO CAMPANA, Dalladunata in Piazza della Signoria alla serata al Teatro Comunale, in Il Telegrafo, 10 maggio 1938. 17 Firenze. Rassegna mensile del Comune, a. VII, n. 6, giugno 1938, s.a., p. 251. 18 Il componimento venne pubblicato la prima volta nella rivista trimestrale Inventario fondata a Firenze nel 1946 da Luigi Berti (a. I, n. 3-4, Firenze, autunno-inverno 1946-47, pp. 11-12), per essere poi riprodotto nellAntologia poetica della Resistenza italiana, a cura di Elio Filippo Accrocca e Valerio Volpini,
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da Neri Pozza nel 1956. Al poeta, con una puntuale testimonianza del momento storico, la messa in scena collettiva suggerisce la denunzia della tragicit assoluta del nazifascismo, definendo gli spettatori plaudenti alla manifestazione, con un pregnante ossimoro, dei miti carnefici, complici dei due dittatori, con il loro conformismo e il loro entusiasmo, nella preparazione delle future tragedie dellumanit. Nessuna condanna quindi di Hitler e del Duce per scagionare tutti coloro che li hanno subti, nessuna rappresentazione dei nazisti e dei fascisti come mostri crudeli che si scagliano contro degli agnelli innocenti. Al contrario, il poeta richiama tutti gli ossequienti alla violenza della dittatura a una generale corresponsabilit. Dovunque passa Hitler impressiona le masse giubilanti, sfrenate, incontenibili assiepate lungo i tragitti. Il messo infernale danna tutti. Tutto travolto: le botteghe, la citt si cancellano, tutto diventa un sozzo trescone dali schiantate, una lugubre danza di larve, di spettri sulle golene dArno. Dopo un finale pirotecnico, con laccensione di duemila candele a ripetizione in piazza Santa Maria Novella, c laddio commosso di Mussolini a Hitler. Il Duce gli dice: Ormai nessuna forza potr pi separarci19. Gli occhi del Fhrer si riempiono di lacrime. Poco dopo mezzanotte, come una favola, la primavera hitleriana svanisce come un sogno. Gli attori si svestono dei sontuosi abiti da cerimonia, divenuti ormai inutili e ridicoli. Scendono dal palco e le loro espressioni facciali, tenute cos a lungo per lacuta consapevolezza di essere osservati da migliaia e migliaia di spettatori, a poco a poco riprendono la loro forma ferina naturale. Aprono gli armadietti dove avevano deposto in bellordine le divise militari e cominciano a indossarle. Allimprovviso si diffondono nellaria acuti e funesti squilli di sirene. Prontamente impugnano moschetti automatici e pistole mitragliatrici e vanno a combattere, e pi nessuno incolpevole.

San Giovanni Valdarno-Roma, Landi, 1955 ( poi in tutte le edizioni de La bufera e altro), pp. 47-48. Nelle Note lautore scrive: La primavera hitleriana. Hitler e Mussolini a Firenze. Serata di gala al teatro Comunale. SullArno, una nevicata di farfalle bianche. Per un articolato commento e unaccurata analisi filologica della lirica, si rinvia alla laboriosa opera critica di MARICA ROMOLINI, Commento a La bufera e altro di Montale, Firenze, University Press, 2012, pp. 281-289. 19 GALEAZZO CIANO, Diario 1937-1943, a cura di Renzo De Felice, Milano, Rizzoli, 1990 (1a ediz. 1980), p. 13

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SONO CHIUSE LE VETRINE, POVERE

E INOFFENSIVE BENCH ARMATE ANCHESSE DI CANNONI E GIOCATTOLI DI GUERRA, HA SPRANGATO IL BECCAIO CHE INFIORAVA DI BACCHE IL MUSO DEI CAPRETTI UCCISI, LA SAGRA DEI MITI CARNEFICI CHE ANCORA IGNORANO IL SANGUE S TRAMUTATA IN UN SOZZO TRESCONE DALI SCHIANTATE, DI LARVE SULLE GOLENE, E LACQUA SGUITA A RODERE LE SPONDE E PI NESSUNO INCOLPEVOLE.
DA: LA PRIMAVERA HITLERIANA DI EUGENIO MONTALE

La Primavera di Pietro Francavilla prima e dopo la guerra. Fu ricomposta e ricollocata, con le altre, sul ponte a Santa Trinita, ricostruito, nel maggio 1958. La testa, perduta, fu ritrovata in Arno solo nel 1961.

FIRENZE FASCISTISSIMA
di Franca Orlandi

Il Fuhrer e il Duce saranno domani a Firenze. La citt del Fiore si ammantata di colori, di fulgori, di festoni dei vessilli della Germania nazista e della Patria fascista; con le bandiere delle nostre arti e della nostra storia, con le brune insegne del Littorio, coi grandi drappi gigliati su sfondi rossi e su sfondi bianchi. Sfider la penombra della sera e le tenebre della notte con una fantasmagoria di luci che creer agli occhi dellOspite una visone da sogno Cos si poteva leggere su La Nazione dell8 maggio 1938 e, a giudicare dai commenti dei contemporanei, gli organizzatori dellevento devono essere riusciti a raggiungere il loro scopo perch Hitler, al momento della partenza per la Germania, appariva visibilmente soddisfatto della sua visita a Firenze e quasi commosso dallaccoglienza dei fiorentini. Telegrammi di ringraziamento e gratitudine per lottima riuscita dellevento arrivarono dal ministro del Reich, Rudolf Hess, dal capo delle SS, Himmler, dal presidente dellAssociazione della stampa estera in Italia Theodore Vaucher, mentre lAgenzia Stefani si apprestava a pubblicare un volume di 120 pagine dal titolo Il Fuhrer in Italia illustrato da fotografie deccezione. La Commissione superiore, presieduta dal ministro degli esteri Ciano, aveva lavorato con impegno fin da quando, nellinverno del 1938, era stato ufficializzato il viaggio del cancelliere tedesco in Italia, per affascinare e stordire lillustre ospite con palesi dimostrazioni dellefficienza e delloperosit fascista in grado di recuperare e riproporre in chiave moderna gli antichi simboli della potenza italica. Opere pubbliche ed interventi infrastrutturali vennero estesi a tutto il territorio nazionale e non solo nelle tre citt oggetto della visita del Fuhrer: Roma, Napoli e Firenze. Basta dare unocchiata allenorme mole di documenti ed elaborati grafici, conservati presso il nostro Archivio storico, relativi a lavori pubblici di restauro e ammodernamento di strade, piazze e interi quartieri

cittadini per rendersi conto che il 1938 stato un anno di grandi interventi urbanistici per la nostra citt; ricordiamo, solo per fare qualche esempio, il risanamento del quartiere di S. Croce, labbattimento delle abitazione che circondavano la chiesa di S. Lorenzo, la costruzione del palazzo per la mostra dellartigianato al Parterre, la costruzione e linaugurazione, proprio nella primavera del 1938, dellAccademia dellaeronautica alle Cascine. La venuta di Hitler fu indubbiamente, per alcuni, anche unoccasione di buoni guadagni. Appaltatori, fornitori, artigiani, furono in molti a trovare il loro tornaconto, come accade anche oggi per qualsiasi evento che metta in moto leconomia trasformandosi in affari doro per qualcuno. La citt era piena di lavori in corso e qualche mugugno fra i cittadini non si sar potuto evitare. Sul giornale umoristico strapaesano Il brivido, fondato nel 1925 e sopravvissuto fino agli anni 50, ben radicato nel tessuto sociale della citt e che ebbe tra i suoi collaboratori lillustratore Piero Bernardini e, a partire dal 1939, lappena sedicenne Jacovitti, comparvero in quel periodo molte vignette che ironizzavano in qualche modo sul gran fervore di lavori che aveva trasformato la citt in un grande cantiere. Una vignetta del 17 aprile del 1938 raffigura un signore che rivolgendosi ad un Impiegato dellUfficio tecnico del Comune afferma: - Gli abitanti di S. Niccol si lamentano perch ancora non decidete a rifare il ponte di ferro e ottiene come risposta - Per, ne abbiamo fatti tantidi legno in tutta la citt!. Unaltra, sempre dello stesso giorno e intitolata Adeguamenti, mostra una coppia di benestanti signori borghesi. La moglie chiede al marito: Ma come! Ti sei fatto tagliare la barba e i baffi? e lui: Sicuro: non c lordine di far pulizia su tutte le facciate? Lamentele e spiritosaggini a parte, come titolava Il Telegrafo il 9 febbraio 1938, cera la Necessit impellente di rinfrescare il volto di Firenze. Lautore dellarticolo sottolineando leccezionalit dellevento e laltissimo onore toccato alla citt di ospitare il capo del fascismo e quello del nazismo, ritiene che Firenze abbia .il dovere di rispondere nel pi entusiastico dei modi alla grande prova di fiducia che le stata data, di non essere, per nessuna ragione, inferiore alla sua fama. Per apparire dunque, come suo dovere, incomparabile nella sua bellezza antica, inappuntabile nei suoi apprestamenti moderni, necessario che i fiorentini comincino fin dora a rinfrescarne il volto. Lintento del duce era da un lato quello di far apparire allestero la miglior immagine possibile della Italia mussoliniana incassando giudizi positivi dalla critica internazionale, dallaltro completare la costruzione dello stato totalitario, favorendo ladesione delle masse al

regime e garantendo una legittimazione alla dittatura attraverso il favore del popolo e un processo di coartazione delle coscienze. Il decennio tra il 1929 e il 1939 stato fondamentale per cementare il vincolo tra masse e regime. Se la trasformazione della struttura istituzionale era oramai pressoch completa, quella interiore delluomo medio italiano non lo era ancora. Politica estera e politica interna nellItalia fascista sono sempre state profondamente connesse: consolidare la disciplina interna e sviluppare una politica estera pi aggressiva sono le due facce della stessa medaglia. Anche lorganizzazione del viaggio del Fuhrer rientra in questo quadro. Non per caso nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio viene allestita una imponente Mostra delle armi che possa dimostrare il progresso compiuto nellaffinamento delle armi a Colui che , in fraternit darmi e dintenti col Duce dItalia, segna il cammino della Germania Novella Lorganizzazione della visita del Fuhrer curata nei minimi dettagli da un Ufficio comunale dei festeggiamenti appositamente istituito: non c strada, non c piazza cui manchi loperosa attivit di squadre di lavoratori. La domenica 8 maggio, cos riporta Il Telegrafo, i negozi di abbigliamento e di generi vari potranno rimanere aperti fino alle 24 per compensare la chiusura totale di luned 9 maggio, quelli di generi alimentari potranno rimanere sempre aperti anche la notte, cos come bar, caff, ristoranti, trattorie, fiaschetterie, ecc. LUnione Fascista dei Commercianti ha perfino bandito un concorso per le mostre pi belle dei negozi. I ragazzi non andranno a scuola, le Borse chiuderanno e gli impiegati dello Stato civile si sposteranno sul Lungarno delle Grazie per non intralciare le cerimonie e i ricevimenti in Palazzo Vecchio. Norme precise vengono stabilite per la circolazione dei veicoli sia pubblici che privati. Lorganizzazione dei Quattro storici giochi riconsacrati alle tradizioni della terra Toscana, il calcio storico fiorentino, il gioco del Ponte di Pisa, il palio di Siena e la giostra del Saracino di Arezzo, affidata allOrganizzazione nazionale del dopolavoro. I giornali dellepoca parlano di aria di festa, di folla entusiasta, di orgogliosa partecipazione dei fiorentini allevento e oggi noi ci chiediamo come sia stato possibile che tante persone si siamo prestate a rendere omaggio a simili personaggi. Certo la citt, come sempre in occasione dellarrivo del Duce, era stata ripulita dai soggetti antifascisti o pi semplicemente scarsamente fascisti, che erano stati opportunamente messi in galera per qualche giorno; gli altri erano giovani entusiasti del regime, fanatici fascisti, ma prevalentemente curiosi e persone che tiravano a campare. La folla festante era il frutto di un misto di voglia di esserci, opportunismo e

costrizione; non bisogna infatti sottovalutare lenorme grado di mobilitazione delle varie organizzazioni, primi fra tutti i gruppi rionali fascisti. Augusto Hermet, scrittore, giornalista e critico musicale triestino, cos descrive latmosfera della citt dalle colonne de Il Telegrafo: .Le vie della citt hanno ora un volto di festa favolosa: le loro addormite memorie, di cupi e di lieti tempi, si risvegliano al chiaro vento di maggio che muove i lunghi pavesi, i drappeggi, bianchi col rosso giglio, rossi con la nera croce germanica, neri col littorio doro, in una concordanza fatasiosamente concreta e canora. Grande entusiasmo e scarsissimo senso profetico emerge dal pezzo Saluto agli amici tedeschi pubblicato sempre sullo stesso periodico e firmato dallo scultore fiorentino Romano Romanelli, che chiude il suo intervento con queste parole: ..Firenze, fiera del suo passato, ma forte del suo presente che scintilla illuminato dal genio del nostro Duce, Vi d il benvenuto, sicura della Vostra amicizia, dellamicizia di tutto il grande e forte Popolo TedescoSicuri che dalla nostra amicizia questa civilt non potr che progredire e portare pace, ordine, prosperit e felicit al mondo Vi salutiamo. Appena due anni dopo il Fuhrer torner ad onorare Firenze di unaltra visita. E il 28 ottobre 1940 e il clima molto cambiato. In questi due anni sono successe molte cose, purtroppo non belle, fra cui la promulgazione delle Leggi razziali tra il settembre 1938 e il giugno 1939 e l entrata in guerra dellItalia, il 10 giugno 1940. Il 28 ottobre, il giorno stabilito da Mussolini per lattacco alla Grecia, nonch il diciottesimo anniversario della Marcia su Roma, Firenze spalanca nuovamente le porte al cancelliere tedesco, il cui umore questa volta di gran lunga meno entusiasta: non ha apprezzato molto liniziativa italiana, consapevole della nostra debolezza militare. La notizia dellarrivo del Fuhrer questa volta non sbandierata, anzi tenuta segreta per motivi di sicurezza fino allultimo. Anche questa volta tutto lapparato fascista si mobilita e Firenze d il meglio di s per apparire fascistissima. Arrivo dei treni puntualissimo, fotografi e cineoperatori che riprendono la scena, corteo di auto con personalit tedesche e italiane, ambasciatori, addetti stampa, folla acclamante lungo il percorso per il Palazzo Medici Riccardi, sede del vertice, ma manca laria di festa della precedente visita, meno colori e bandiere e molti pi soldati. E solo linizio di cinque anni terribili.

LA

FIRENZE, 9 MAGGIO 1938, COREOGRAFIA, LE DECORAZIONI MURALI


GLI INTERVENTI ARCHITETTONICI PER ACCOGLIERE

HITLER

di Alessandro Sardelli La visita di Hitler a Firenze, il 9 maggio 1938, un evento molto ben documentato. Innanzi tutto dalla stampa di regime, ripetitiva e pesantemente retorica. Poi, da moltissima documentazione iconografica: fotografie, studi grafici per allestire le vie di Firenze, cartoline illustrate, un documentario dell'Istituto LUCE. Sulla giornata di Hitler a Firenze c anche unampia bibliografia, poich un avvenimento al quale viene quasi sempre dedicato almeno un accenno nella memorialistica e nella saggistica del Ventennio. Personalmente ho poi raccolto su questevento alcune testimonianze. Un ruolo rilevante, fra le fonti che documentano la visita di Hitler a Firenze, ce lha senzaltro la documentazione conservata presso l'Archivio storico del Comune di Firenze, il quale possiede, tra laltro, i bozzetti preparatori dellallestimento del percorso che fecero quel giorno Hitler e Mussolini. Il viaggio del Cancelliere tedesco in Italia era iniziato il 3 maggio 1938 e rappresentava, dal punto di vista diplomatico, la restituzione di un analogo viaggio fatto da Mussolini in Germania, nel settembre dellanno prima; mentre dal punto di vista politico era l'ostentazione Sintesi di una relazione che ho tenuto al Convegno di studi Arti figurative e Arti dello spettacolo, organizzato dallIstituto Ludovico Zorzi nel Palazzo MediciRiccardi di Firenze dal 15 al 17 ottobre 1990. La relazione stata successivamente pubblicata in Biblioteca teatrale, Nuova serie, n. 19-20, 1990, pp. 189-204 con il titolo: Decorazione murale, architettura e coreografia nelle parate del regime fascista: il caso di Firenze durante la visita di Hitler. Avevo scelto di fare una relazione sulla visita di Hitler a Firenze in ricordo di Ludovico Zorzi, poich quellavvenimento politico e spettacolare era stato spesso un argomento di conversazione tra noi, durante la preparazione della mia Tesi di laurea sul teatro a Firenze durante il fascismo.

del patto di collaborazione tra l'Italia fascista e la Germania nazista, il cos detto Asse Roma-Berlino. Il viaggio di Hitler in Italia prevedeva la visita di Roma, Napoli e Firenze. Ed facile intuire come l'intero viaggio fosse stato organizzato nei minimi particolari, sia sotto il profilo della sicurezza (sul cui aspetto intervenne la polizia tedesca), sia come coreografia. Per organizzare il viaggio era stata formata, dal novembre 1937, una speciale commissione ministeriale, anche se ogni iniziativa era attentamente controllata dallo stesso Duce. Il controllo fu talmente capillare che i Prefetti furono sollecitati a inviare copia di qualsiasi volume, numero unico, fotografia, disegno o anche oggetto ricordo, che fosse stato prodotto nell'occasione.1 Insomma, senza la preventiva autorizzazione non fu possibile produrre e commerciare tutto quel materiale librario e non librario che solitamente realizzato per gli eventi, come ad esempio: gadget, distintivi, cartoline ecc.2 Nel febbraio 1938, Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri, per preparare laccoglienza di Hitler, diramava la seguente disposizione: Lungo la linea ferroviaria, diversamente disposta a seconda della natura del terreno, sar schierata la popolazione. Nei campi che affacciano sulla strada ferrata saranno gruppi di contadini con attrezzi da lavoro e, dove, come in provincia di Verona, esistono speciali allevamenti di bestiame, con capi di bestiame scelti fra i migliori.3 Altre disposizioni affermavano che la parata, quasi fosse la replica di uno spettacolo, doveva essere ripetuta al passaggio del treno successivo a quello del Fhrer con Ribbentrop, Hess, Goebbels, Himmler. Ma la disposizione pi esplicativa della logica che guid l'allestimento scenografico, fu quella che riguardava l'addobbo degli edifici prospicienti la ferrovia. Oltre a dare l'indicazione delle scritte da esporre, che dovevano essere inneggianti al Fhrer e all'Asse Roma-Berlino, si precis, senza troppo pudore, che dei cartelloni pubblicitari dovevano essere collocati per mascherare le case che non era possibile migliorare imbandierandole.4 Queste disposizioni interessarono direttamente Firenze, dove furono usate 4.340 bandiere (rigorosamente suddivise in 2.170 nazionali e
1 ACS, PCM, f. 2414. b. 13. (Archivio Centrale dello Stato. Presidenza del Consiglio dei Ministri) 2 Nelloccasione fu pubblicata una serie di 60 cartoline illustrate. Sul verso compare l'annullo commemorativo predisposto per la bollatura meccanica della corrispondenza ordinaria negli Uffici Postali delle citt di permanenza di Hitler (Firenze, Napoli e Roma), dal 3 al 9 maggio. 3 ACS, PCM, f. 2405, b. 2-2. 4 Ibidem.

2.170 hitleriane) e lungo la ferrovia furono collocati 51.000 manifesti per comporre le scritte: HEIL, HEIL, HEIL; HEIL HITLER; DUCE-FHRER; DUCE e ASSE ROMA BERLINO (vale a dire gli slogans imposti da Roma e trasformati, per l'occasione in gigantesche immagini grafiche). La giornata di Firenze, essendo l'ultima tappa del viaggio di Hitler in Italia, fu caratterizzata come la festa del saluto.5. Lo stesso Mussolini intervenne dando disposizioni perch nessun invito fosse diramato per le manifestazioni di Firenze agli altri membri del Governo oltre a Ciano, Starace, Medici, Alfieri e Bottai, poich la sosta fiorentina doveva rimanere delimitata a salutare e congedarsi da Hitler.6 Ai fini dell'analisi dell'apparato scenografico, possiamo quindi considerare la giornata fiorentina in tutto dieci ore, dalle 14 a mezzanotte del 9 maggio 1938 come un unico spettacolo. La manifestazione fu filmata dall'Istituto Nazionale LUCE,7 con un ampio spiegamento di mezzi,8 e trasmessa dall'EIAR, con radiocronache in diretta diffuse in tutto il mondo.9 Per addobbare Firenze fu deliberato dallAmministrazione comunale, nel febbraio 1938, l'istituzione di un apposito Ufficio per i festeggiamenti in occasione della visita del Fhrer e fu incaricato un gruppo di giovani artisti di preparare i bozzetti per l'addobbo delle strade, mentre il coordinamento delle varie fasi della festa e la regia dell'intera manifestazione furono affidati a Giorgio Venturini,10
5 La caratteristica delle manifestazioni di Roma e di Napoli, che precedettero la visita a Firenze, fu l'ostentazione della forza militare: a Napoli ci fu una simulazione di guerra navale nel golfo; a Furbara, vicino Roma, delle esercitazioni a fuoco. 6 ACS.PCM,f.2414,b.26. 7 L'istituto LUCE dedica al viaggio del Fhrer in Italia nel 1938 i seguenti numeri unici: Dal Brennero a Roma; L'arrivo alla stazione Ostiense; La prima e la seconda giornata romana; Le manovre navali nel mare di Napoli; La rivista imperiale sulla via dei Trionfi; A Piazza di Siena; La terza giornata romana; Esercitazione tattica a S. Marinella; La manovra di fuoco a Furbara; II commiato da Roma e la giornata fiorentina. Cfr. G. Bernagozzi, Il mito dell'immagine, Bologna, 1938, p. 177. 8 Per realizzare i film LUCE sul viaggio del Fhrer in Italia furono impiegati centinaia di postazioni, centinaia di riflettori, 22 automezzi, 25.870 metri di negativo e 36 operatori. 9 Le radiocronache da Firenze furono di Luigi Bonell e Franco Cremascoli dal Giardino di Boboli; Fulvio Palmieri e Vittorio Veltroni da piazza della Signoria; Luigi Bonelli dal Tetro Comunale. Nell'occasione venne inaugurata la nuova stazione radio di Addis Abeba. 10 Giorgio Venturini era in quel momento direttore del Teatro sperimentale dei GUF

regista e autore drammatico, a confermare lo stretto rapporto tra la manifestazione politica e lo spettacolo teatrale. I documenti che descrivo sono alcuni degli studi e dei bozzetti che furono sottoposti al Venturini per l'addobbo delle piazze e delle strade di Firenze come fossero un palcoscenico. Fra questi documenti c un bozzetto che si riferisce all'allestimento di Piazza della Stazione. Vi si ritrae la tribuna a gradoni che fu costruita dal lato arrivi della Stazione di S. Maria Novella. Una struttura praticabile realizzata con false siepi e sculture di cartapesta che si estendevano da via Valfonda a via Nazionale, era alta oltre 14 metri e doveva coprire il cantiere che stava costruendo il palazzo dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni ancora esistente in quel punto della piazza. La realizzazione di questo praticabile fu concepita come un vero e proprio monumento effimero, ottenuto con l'assemblaggio di elementi architettonici presenti in altri punti della citt. I gradoni per accogliere il pubblico e l'alta siepe riproducevano la parte rettilinea della gradinata dell'Anfiteatro in Boboli. Nella parte superiore dei gradoni furono sistemate, a intervalli regolari, otto fontane, ricavate dal calco della fontana dell'Oceano nella Vasca dell'Isola, sempre in Boboli. Le fontane furono costruite in legno e calce modellata a pietra e, per rendere pi verosimile il monumento, da esse zampillava dell'acqua che veniva raccolta in vasche di lamiera. Gli accessi ai gradoni erano formati da rampe di scale ai cui ingressi erano posti dei leoni di gesso, copie fedeli di quelli di pietra all'ingresso della Loggia dell'Orcagna in Piazza della Signoria. Il risultato appare in una fotografia ampiamente pubblicizzata dal regime che ritrae un vero e proprio falso: un leone di Piazza della Signoria con sullo sfondo il campanile della Chiesa di S. Maria Novella. Gli studi per i bozzetti furono fatti sulle superfici che si sarebbero presentate frontalmente a Hitler e Mussolini, utilizzando gli angoli dei palazzi, le facciate delle case, gli imbocchi delle strade come fondali. Per lo stesso fondale furono preparate diverse scene: alcune molto rozze ed esplicative del tipo di intervento che si voleva fare (cio coprire i palazzi trasformandoli in pannelli propagandistici inneggianti a Hitler e al nazismo); altre, forse pi raffinate si fa per dire , con statue e sculture, come nel caso del bozzetto che ritrae di Via Laura. In seguito cur alcune importanti regie per il Maggio Musicale Fiorentino. Nel 1938 figurava come direttore responsabile de II Bargello , il foglio d'ordini della federazione fiorentina dei fasci di combattimento, e durante la Repubblica Sociale Italiana diventa direttore generale dello spettacolo presso il Ministero della Cultura Popolare.

un'enorme svastica sopra una vasca con Nettuno. Altre volte la realizzazione fu pensata come un monumento sovrapposto all'architettura dei palazzi, come nel bozzetto che raffigura all'inizio di via de Panzani una struttura architettonica formata da due colonne di cemento armato che incorniciano una sequenza verticale di simboli del potere nazi-fascista: due grandi aquile stilizzate, una gigantesca croce uncinata e tre fasci littori. Un po in tutti i bozzetti possiamo notare l'abbinamento tra il simbolismo nazista e quello fascista: l'aquila tedesca sopra la svastica che viene contrapposta all'aquila romana sul fascio littorio. Il cattivo gusto e, forse, l'imperizia di alcuni degli artisti chiamati a eseguire i bozzetti, produsse soluzioni quasi assurde, come il bozzetto per via de Cerretani, vista all'altezza di via de' Rondinelli, dove gli addobbi ricordano vagamente degli alberi di Natale. Mentre nei disegni meglio riusciti prevale quasi sempre una visione scenica. E il caso del disegno di Piazza Vittorio Emanuele, oggi della Repubblica, ritratta come fosse il tavolato di un palcoscenico. In un altro bozzetto via Strozzi (vista dell'omonima piazza) addobbata con uno stendardo gigliato nel punto di fuga prospettico: la loggetta che forma il cuneo tra via della Vigna Nuova e via della Spada. Fu utilizzato ampiamente anche il motivo floreale e da un'analisi comparata tra i bozzetti e le fotografie scattate durante la parata, emerge come la simbologia fascista e nazista sia stata in alcune strade abbastanza contenuta. Specialmente nelle strade pi esclusive via de Tornabuoni, via Maggio , per le quali gli stessi bozzetti prevedevano addobbi fatti con arazzi raffiguranti i simboli delle Arti e festoni con rami di foglie e frutta di cartapesta. Da alcune testimonianze raccolte so che in via Maggio furono chiusi gli stretti vicoli trasversali che immettono nel popolare quartiere del Canto de Quattro Leoni, alzando tra i palazzi signorili dei falsi muri oltre i quali furono sistemate delle piante a simulare dei giardini. Ma il massimo della simulazione si ebbe nelle soluzioni cercate per allestire Piazza S. Felice, dove il percorso dellautomobile che portava Hitler e Mussolini avrebbe dovuto fare una curva a gomito per entrare in Piazza Pitti. In questo caso si tent, probabilmente per ragioni collegate alla sicurezza, di far scomparire alla vista dei due dittatori la chiesa di San Felice e gli accessi al popolare quartiere di S. Spirito. In realt, nessuna delle scenografie ideate fu realizzata e l'allestimento di Piazza San Felice fu infine attuato con una doppia fila di militari in tenuta da combattimento. Evidentemente si prefer privilegiare la sicurezza alladdobbo, poich nei giorni precedenti il 9 maggio, nelle strade limitrofe alla Piazza, cerano stati espliciti

segnali di opposizione al regime.11 Una volta giunti da via Maggio in Palazzo Pitti, il Fhrer e Mussolini trovarono ad attenderli nel Giardino di Boboli i figuranti del Gioco del Calcio in Costume che, sotto la regia del Venturini, dettero vita a una coreografia di saluto per l'ospite. Successivamente i figuranti del Palio di Siena, della Giostra del Saracino di Arezzo e del Gioco del Ponte di Pisa dettero vita a parate coreografiche in vari punti del Giardino. L'esibizione dei giochi storici toscani doveva essere unoccasione per esibire l'aspetto guerriero della citt e della Toscana. In realt, l'esibizione del travestimento nei panni degli antichi fiorentini e toscani, sottoline pi che altro quella ricerca didentificazione piccolo borghese che era in fondo il vero veicolo d adesione al fascismo. Ma lo spettacolo pi rappresentativo di tutti i festeggiamenti fu quello pirotecnico, naturalmente anche questo accompagnato da una virile esibizione di popolo armato. I fuochi pirotecnici furono fatti nel parco delle Cascne e in Piazza della Stazione per la partenza del Fhrer, sempre sotto la regia del Venturini che si avvalse della collaborazione di tecnici di una ditta specializzata.12 Per ottenere gli effetti voluti dal regista furono utilizzati potenti bracieri a fiamma con accensione elettronica. La realizzazione dei fuochi pirotecnici aliment una linea del fuoco lunga 10 chilometri, realizzata utilizzando 2.300 bracieri che produssero per dieci minuti riflessi giallo oro e rosso rubino.13 Il gran finale si ebbe dal tetto della Stazione di Santa Maria Novella con l'accensione di 2.000 candele a ripetizione che produssero una cascata di stelle luminose.14 Poich qualsiasi spettacolo anche il pubblico che vi assiste, questanalisi non pu ignorare quale fu il pubblico bene o male
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Nonostante la repressione della polizia gli antifascisti non cessarono di manifestare la propria opposizione al regime. La notte del 2 maggio 1938, alcuni manifesti con la scritta Viva la libert, sovrapposta dai simboli della falce, e martello e del libro aperto, furono affissi in via delle Caldaie e in via del Campuccio. L'autore dell'iniziativa risulta essere stato Danilo Masi che, inoltre, invi al Consolato tedesco e alla Questura di Firenze alcune lettere che minacciavano la preparazione di un antenato a Hitler e Mussolini, con lo scopo d attuare un'azione di disturbo. Cfr. D. MASI, Parole come pietre, Firenze, 1987. p. Il e 138. Si veda anche T. GASPARRI, R. MARTINELLI, Il Partilo Comunista d'Italia 1921-1943, Firenze, 1988. p. 44. 12 Lo stabilimento chimico pirotecnico Quintilio Mugnaioni di Ponsacco (Pisa). ASCF, f. 5947 (Archivio storico del Comune di Firenze) 13 Ibidem. 14 Ibidem.

coinvolto nellevento. Innanzi tutto la massa di popolazione che fu convogliata con i camion da tutta la regione. Poi gli stessi cittadini di Firenze, inquadrati e irreggimentati, compresi gli oppositori del regime che furono preventivamente incarcerati (almeno quelli conosciuti). Per reprimere ogni forma di dissenso, gli arresti si susseguirono anche durante la giornata del 9 maggio. Tuttavia, qualche lieve forma di dissenso si ebbe anche durante la parata. Per esempio quella che mi stata raccontata dal critico teatrale Paolo Emilio Poesio, che quel giorno si trovava schierato in Piazza della Stazione fra la Milizia Universitaria. Racconta Poesio che i giovani universitari iniziarono a un certo punto ad intonare una goliardica parodia dell'inno nazionale tedesco, concludendola poi, allapparire di Hitler, con una sonora azione labiale di dileggio. Episodio che evidenzia non tanto la presenza nei giovani universitari di una coscienza antifascista, quanto piuttosto una componente trasgressiva, presente in ogni festa, che si manifest anche in quell'occasione. Un altro episodio di trasgressione, forse pi politico, di cui ho notizia collegato all'addobbo dei negozi. L'Unione fascista dei commercianti aveva organizzato una mostra delle vetrine, stabilendo dei premi per quelle meglio riuscite. La soluzione pi adottata fu l'esposizione di due foto incorniciate, rispettivamente di Hitler e di Mussolini, sistemate fra i prodotti e gli articoli in vendita. In una pasticceria di una strada centrale le foto dei due festeggiati furono esposte fra scatole di biscotti della ditta Fratelli Lazzaroni, la cui denominazione appariva come un'allusione poco benevola nei confronti dei due dittatori. Il risultato fu che il negozio venne devastato da una squadraccia fascista e il proprietario malmenato. Ricordiamoci che in quel momento ogni pur minima espressione di dissenso veniva repressa e che il Tribunale Speciale era in piena attivit. Nonostante tutto ci, una certa critica alla visita di Hitler a Firenze comparve sul II Brivido, un settimanale umoristico. Fondato nel 1925, II Brivido, era diretto da Alberto Manetti e dichiarandosi apolitico era una voce libera, rispetto al plumbeo panorama del giornalismo locale e nazionale. Ma, dietro l'apparente qualunquismo della sua apoliticit una concessione evidentemente dovuta al regime -, II Brivido si faceva portatore di un certo dissenso, forse tollerato perch mai indirizzato ad attaccare il regime fascista, semmai, piuttosto, il Municipio della citt o, al massimo, il suo Podest. Scritto e disegnato in gran parte dallo stesso Manetti, aveva rubriche in vernacolo fiorentino e, pur usando una prosa vernacolare, non era mai sciatto. Affrontava con tempismo tutti gli aspetti riguardanti la vita della citt ed era talmente burlesco

che usava costruire dei falsi15, sul tipo di quelli pubblicati negli anni Settanta dal giornale satirico II Male.16 Le sue vignette e i suoi articoli erano portatori di una satira molto lieve. Per esempio, nel caso della visita di Hitler, denunciarono linconsistenza degli interventi sulla citt che erano molto spesso solo delle rimbiancature. Ma, proprio sfruttando l'ambiguit della satira, II Brivido ebbe l'audacia di uscire all'arrivo del Fhrer a Firenze con il titolo: Viva i restauratori e accidenti agli imbianchini. La visita di Hitler fu anche una non trascurabile occasione economica per Firenze. Fu, innanzi tutto, un'occasione di guadagno per gli artigiani e le maestranze impiegate nell'allestimento della festa: per realizzare levento furono confezionati 21.000 pezzi di frutta di cartapesta, la cui fabbricazione fu addirittura all'origine di unagitazione operaia;17 furono lastricate diverse strade (e non solo quelle interessate al percorso); furono risistemate le fogne e consolidati i binari tranviari; in Boboli furono sostituite diverse piante e sparsa nuova ghiaia nei viali interni; in Piazza Santa Croce e nelle strade adiacenti fu restaurata tutta la pavimentazione in lastrico e sostituite le vecchie panchine con quelle attuali in pietra. Fu, inoltre, potenziata la luce elettrica nelle strade del centro storico e ampliato lingresso al Sacrario ai Caduti fascisti costruito nel 1934.18 Un altro interessante intervento architettonico fu la risistemazione del piazzale di Porta Romana, dove fu aperta una nuova porta nel muro che delimita il Giardino di Boboli, per farvi passare il corteo delle auto con Hitler e Mussolini. 19 Il Brivido usciva tal volta imitando la prima pagina de La Nazione o de II Nuovo Giornale con dei clamorosi falsi. Si veda sul caso Bruneri Canella Il Brivido, a. VII(1931), n. 13 bis, p. 3, e sulla falsa visita di Creta Garbo a Firenze Il Brivido, a. XIV(1938), n. ll.p. 1. 16 Un clamoroso falso del Il Male fu la prima pagina de La Repubblica con lannuncio che i capi delle Brigate Rosse erano Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. 17 La notte del 4 maggio gli operai incaricati della lavorazione e dell'essiccazione della frutta decisero, a sorpresa, di abbandonare il lavoro perch consideravano la produzione a cottimo poco redditizia, riuscendo a ottenere dall'Amministrazione comunale due centesimi in pi al pezzo. Si veda ASCF, f. 5947. 18 Lallestimento del sacrario con lastre di marmo nero, finestre chiuse da grate di bronzo ornate di fiammelle dorate e per illuminazione una luce fredda proveniente da coppe dorate, ne facevano un monumento significativo del gusto necrofilo del fascismo, comune a molti regimi totalitari. 19 Per realizzare il nuovo ingresso al Giardino di Boboli, fu spostato il Perseo e il Mostro, di Vincenzo Danti, e un sarcofago romano, che rappresentavano la conclusione prospettica del Viale dell'Oceano. Le due statue furono arretrate e girate
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Come in ogni festa che si rispetti era stato previsto anche un banchetto: la cena si svolse a Palazzo Medici-Riccardi, nella Sala Luca Giordano, alla presenza di 108 selezionatissimi invitati, appartenenti in gran parte all'aristocrazia fiorentina.20 Infine, dopo la cena, era stato previsto uno spettacolo teatrale: il Simon Boccanegra diretto dal maestro Vittorio Gui. Lo spettacolo si svolse al Teatro Comunale che per l'occasione era stato rinnovato e restaurato.21 Un ulteriore elemento che prova quanto questavvenimento politico sia collegato alla storia dello spettacolo e della citt.

di 180 gradi in modo da essere rivolte verso il nuovo ingresso e, in tal modo, costituire una sorta di legittimazione prospettica che, altrimenti, sarebbe apparsa irrimediabilmente sbilenca rispetto alla prospettiva del viale. 20 ACS.PCM, f. 2414. 21 All'esterno del teatro fu costruita una pensilina, sul lato di Corso Regina Elena (oggi Corso Italia), illuminata da allora modernissime luci al neon, e costruito in via Solferino un capannone tutt'oggi esistente per l'ingresso posteriore al palcoscenico.

Da: II Brivido, 1 maggio 1938

Da: II Brivido, 8 maggio 1938

LA CATTURA IDEOLOGICA DELLA STORIA IL FASCISMO E LIMMAGINE MEDIEVAL-RINASCIMENTALE DI FIRENZE


di Pierluigi Di Baccio La religione delle pietre vecchie mebbe seguace appassionato per molti anni. Forse pi che un seguace, un fanatico. [...] Gli altri formavano cenacoli e gruppi di battaglia, per rinnovare la vita intellettuale e politica italiana, ed io mi facevo eccitatore duna masnada di scalcinatori che andava, di notte, per le vie di Firenze a devastare coi bastoni, con gli ombrelli e con le unghie gli intonachi stesi, in secoli di mollezza, sulla ruvida austerit della pietra delle vecchie case della citt repubblicana e ducale.1 Cos scriveva, in un suo libretto del 1928 dedicato al tema della nuova citt fascista, Ridolfo Mazzucconi, fascista fiorentino, giornalista e scrittore di novelle e romanzetti a puntate per il quotidiano La Nazione, di cui fu anche direttore per due brevi periodi. Il compiacimento per aver compiuto il gesto innovatore e dissacrante accompagnava lidea della ri-scoperta di un passato destinato a ispirare limmagine stessa del futuro: un futuro inondato di luce, che avrebbe ucciso lo sbigottito grigiore degli intonachi dellottocento. Colla roggia gaiezza dei suoi mattoni, col sorriso sereno dei graffiti e delle terrecotte e la misurata forza della pietra e dei marmi. La battaglia contro gli intonaci fu in realt uno dei capitoli delloperazione di immagine che invest Firenze nei primi decenni del novecento e che potremmo riassumere con lo slogan di Firenze come citt tre-quattrocentesca. Operazione alla quale il fascismo dette linfa e vigore inserendola in quel pi generale programma di rifondazione turistica e artigiana della citt enunciato e perseguito da Alessandro Pavolini, segretario federale del fascio fiorentino dal 1929 al 1934, al fine di ridonare alla citt il suo primato. Ma la rappresentazione fascista della citt seguiva un modello che
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RIDOLFO MAZZUCCONI, La citt fascista. Il governo fisico degli abitanti secondo alcuni nuovi principi di politica edilizia, Grosseto 1928, pp.7-10

appare regolato da un preciso meccanismo interno, che prevedeva di aggiustare e connotare fascisticamente una costruzione simbolica preesistente: il mito di Firenze capitale dellintelligenza italiana, o Atene dItalia, operava infatti almeno dalla seconda met dellottocento (primo propugnatore Ubaldino Peruzzi, sindaco dal 1870 al 1878) come prospettiva identitaria per una citt che aveva dovuto assorbire nel giro di un decennio la perdita del ruolo di capitale granducale, prima, e di capitale del regno dItalia, poi. Limmagine di una Atene dItalia edificata sul primato nella lingua e nellarte e sul richiamo diretto alla tradizione tre-quattrocentesca affondava le proprie radici nellattrazione che la sensibilit romantica aveva percepito verso il comune medievale, dove politica, economia e vita artistica si componevano in un microcosmo. Tale immagine era stata essa stessa fattore di sviluppo, capace di determinare i primi flussi di visitatori, linstallazione delle colonie straniere in citt, il conseguente ampliamento delle attivit produttive legate al collezionismo darte e al mercato antiquario: tasselli di un mosaico che originava dal mito e a suo volta lo alimentava, confermandone lo stretto legame con la cosiddetta industria del forestiero.2 Limportanza del settore turistico era oggetto di discussione gi dagli esordi del novecento, con le prime sollecitazioni a gestire razionalmente i flussi turistici e ad attivare strumenti promozionali che incoraggiassero il passaggio da turismo dlite a turismo di massa. Proposte che avrebbero raggiunto una sintesi stabile durante il periodo fascista, quando laspetto qualificante del programma politico elaborato per Firenze da Alessandro Pavolini fu proprio il rilancio del mito del primato culturale, artistico, artigiano e turistico della citt, assistito dalla nuova capacit di penetrazione garantita dallo strumento organizzativo e di coordinamento costituito dal partito fascista e dalle strutture dello stato totalitario. Lintento di qualificare il ruolo della citt attraverso il richiamo alla grandezza passata era dunque un fattore persistente nella storia recente fiorentina e che aveva determinato la continua riproposizione degli stessi temi-chiave in contesti mutevoli, ogni volta caricandoli di significati diversi. Nel caso del fascismo esso si spos facilmente con gli scopi propagandistici e di costruzione del consenso perseguiti a scala pi generale dal regime, costantemente impegnato ad utilizzare il passato nella sua retorica politica, manipolandolo e schierandolo al servizio della costruzione della propria legittimit storica. Mentre le rivendicazioni mussoliniane sui monumenti e la retorica di Cfr. LAURA CERASI, Gli Ateniesi dItalia. Associazioni di cultura a Firenze nel primo Novecento, Milano 2000
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Roma antica sono ampiamente conosciuti, un aspetto parzialmente meno noto della politica culturale del fascismo sono gli sforzi ad ampio raggio per adattare il patrimonio nazionale medievalrinascimentale a soddisfare i programmi del regime di rigenerazione nazionale. Qui vale precisare che lutilizzo della locuzione medievalrinascimentale serve ad esplicitare il fatto che oggetto di attenzione da parte del regime era un medioevo concettualmente dilatato a comprendere lintero quattrocento. Piazze, palazzi, giardini, feste e tradizioni medievali (il Palio a Siena, il Calcio Storico a Firenze, il Gioco del Ponte a Pisa, la Giostra del Saracino ad Arezzo) furono restaurati o reinventati per adattarsi ad una visione del passato modellata dalle nozioni fasciste di potere virile, ordine sociale e superiorit nazionale nel campo delle arti e della cultura.3 Il Fascismo maschio. Ama il pericolo, rifugge dalle chiacchiere, sdegna, per naturale selvatichezza, i corteggiamenti, mena, ove occorra, le mani; fatto di pietra dura [...] , in una parola, suscitatore di virilit contro ogni infemminimento e infrollimento dello spirito.4 La diffusione di unimmagine della mascolinit aggressiva, autoritaria e marziale, funzionale allidea di uomo nuovo fascista, era uno dei corollari ideologici della pretesa rigenerazione della Patria attuata dal regime, il quale inform della propria retorica lintero campo semantico dellaggettivo virile, facendone un sinonimo di inequivocabile appartenenza al mondo fascista. Con uno scarto dal corpo delluomo al corpo della citt, risultava immediatamente spendibile in termini fascisti quellimmagine di una Firenze maschile, fatta di pietra e di ferro, contrapposta ad esempio alla dimensione femminile di Venezia, che larga fortuna aveva conosciuto fin dalla fine dellottocento e di cui si trova traccia nei diari di viaggio degli stranieri illustri che affluivano numerosi in citt, letterati, poeti e artisti.5

Cfr. D. MEDINA LASANSKY, Towers and Tourists. The Cinematic City of San Gimignano, in Donatello among the Blackshirts. History and Modernity in the Visual Culture of Fascist Italy, a cura di Claudia Lazzaro e Roger J. Crum, Ithaca, Cornell University Press, 2005 4 Cfr. GIUSEPPE MAGGIORE, Maschilit del fascismo, Milano 1929 5 Cfr. CLAUDIO PAOLINI, Larredo urbano di Firenze: materiali per una catalogazione, Firenze 2004, pp. 43-44

A Firenze [...] i palazzi levano contro lo straniero le loro mute facciate quasi ostilmente, un vigile orgoglio perdura intorno alle buie nicchie e alle porte e neppure il sole pi vivo pu cancellarne le ultime tracce. Singolarissimo leffetto del sospettoso cipiglio di questi antichi palazzi cittadini [...] Poche e avare finestre ornate dun fregio, il cui splendore , al pi, simile al sorriso di un bimbo intimidito, interrompono la greve taciturnit, paurose di lasciar trapelare qualche cosa del senso che anima quei muri. Ma con un veemente impeto dalle fessure di pietra scaturiscono verso lalto i reggi-fiaccole e i porta-bandiera; quasi ledificio fosse nellinterno pieno di ferro, cotesti arnesi traboccano come un flusso di metallo per irrigidirsi, in vigile attesa, fuori dellimmenso edificio. Sono i monumenti di unepoca forte e bellicosa, i testimoni dellorgoglio fiorentino nella fase di ascesa, quando sulla superbia e sulla virt poggi la base per larte pi serena dei suoi giorni pi luminosi.6 Il riferimento alla severit delle pietre dei palazzi fiorentini costante in tutti gli articoli che durante gli anni venti e trenta una rivista di carattere divulgativo e di promozione turistica come Illustrazione toscana dedicher alla realt fiorentina. Delle architetture storiche veniva sottolineato laspetto severo e austero, cui non potevano non associarsi virt morali, di ardimento e coraggio: qui tutto grave, semplice, solido, maestosissimo, sobrio e, ad un tempo, elegante, come si conviene ad una citt che affonda le sue radici nellantico genio etrusco. Daltra parte, per, ci si preoccupava di sottolineare che Firenze ha pure molti gioielli di architettura armoniosa, molti suoi monumenti cantano.7 Sulle pagine della medesima rivista, Giovanni Papini invitava a ricordare allItalia nuova del fascismo sia gli spiriti di lotta del medioevo che gli aspetti di bellezza della Rinascita, liberando dai segni della degradazione sofferta nei tetri decenni dellottocento la citt sepolta sotto suoli dintonaco, di polvere, di pigrizia, di noncuranza.8 I lavori auspicati per riportare in luce il pietrame delle antiche facciate medievali implicavano la stonacatura degli edifici cittadini, in modo da metterne in rilievo il primitivo carattere artistico e donare
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RAINER MARIA RILKE, Diario fiorentino, Milano 1950 (ed. or. Das Florenzer Tagebuch, 1942), pp. 20-21. Rilke soggiorn a Firenze nellaprile 1898, appena diciottenne, in una camera allultimo piano della Pensione Scandinava sul lungarno Serristori. 7 Illustrazione toscana e dellEtruria, a. XI, ottobre 1933, pp. 2-4 8 Illustrazione toscana e dellEtruria, a. XII, gennaio 1934, p. 8

maggiore suggestione ai quartieri pi caratteristici della citt. Ai fini della promozione degli interventi di restauro sul patrimonio edilizio esistente, a Firenze era stato emanato fin dal 1910 uno speciale Regolamento per il conferimento dei premi e concorsi di spesa a restauri da farsi con criteri artistici a stabili di propriet privata, con lintento di ridonare alla citt le opere darte nascoste o manomesse da ricostruzioni posteriori o commerciali, ed affinch i privati contribuiscano con nobile gara a ripristinare nella loro propriet il carattere artistico primitivo9. In virt di questo regolamento potevano ottenere un concorso di spesa da parte del Comune sia i privati che avessero gi compiuto, sia quelli che fossero in procinto di compiere restauri importanti, allo scopo di ripristinare il carattere storico e artistico dei loro stabili. Le istanze per lottenimento del contributo pubblico dovevano essere rivolte al Sindaco che le rimetteva allUfficio di Belle Arti per lesame dettagliato: ci se il progetto o i lavori eseguiti riguardavano solamente parti decorative di facciate e di affreschi; nel caso di consolidamenti o di ricostruzioni anche parziali veniva coinvolto lUfficio Tecnico. I rapporti compilati dagli Uffici competenti, con la proposta dellentit del premio da concedere, passavano al vaglio della Commissione consultiva di Belle Arti che ne disponeva linvio alla Giunta comunale, alla quale spettava di autorizzare il pagamento della somma. Alcuni cambiamenti a questo schema di funzionamento intervennero sia nei periodi di mancato rinnovo della Commissione consultiva (1932-36), sia con lintroduzione dellistituto del Podest (a partire dal 1927), cui vennero trasferiti tutti i poteri deliberativi. LUfficio di Belle Arti del Comune di Firenze era stato istituito il 26 dicembre 1907 dallamministrazione guidata dal sindaco Francesco Sangiorgi. Al nuovo ufficio, retto dal sindaco con lassistenza della succitata Commissione (composta da dodici membri scelti tra artisti, cultori darte, di storia e di archeologia), veniva affidata la tutela dellimmenso patrimonio artistico, storico ed architettonico di propriet o di competenza comunale, compito che fino a quel momento era stato affidato alla prima sezione dellUfficio Lavori Pubblici. Lintenzione era creare un organismo municipale, distaccato dallUfficio Tecnico, che avesse responsabilit precise nel campo storico-artistico e fosse in grado di assicurare unit di indirizzo nella tutela dei tesori artistici comunali, primi fra tutti le sette chiese monumentali e Palazzo Vecchio. Il consenso cittadino fu
9 Regolamento per il conferimento dei premi e concorsi di spesa per restauri da farsi con criteri artistici a stabili di propriet privata, in ASCFi, Atti del Consiglio comunale del 1910, seduta del 4 marzo 1910, pp. 260-268

ampio e fra i commentatori si lev la voce di Guido Carocci che, dalle colonne della sua rivista Arte e Storia, applaud la nascita del nuovo ufficio rallegrandosi che il municipio di una citt cos ricca di gloriose tradizioni prendesse il suo posto in prima linea (per) esercitare unazione efficace in argomenti dai quali non pu disinteressarsi10. Alla guida del nuovo ufficio venne chiamato il giovane Alfredo Lensi proveniente dal Gabinetto del Sindaco, ove aveva gi messo in mostra doti di organizzatore e di ambizioso ricercatore, pur essendo privo di una specifica preparazione accademica. Fin dal 1889, inoltre, era vicesegretario della Commissione Storica Artistica Comunale e in tale veste aveva partecipato ai lavori di sorveglianza sulle famigerate demolizioni dellantico centro cittadino (1890-95): a fianco dellarchitetto Corinto Corinti e di un assistente visitava i cantieri delle demolizioni rilevando piante, alzati e particolari decorativi degli antichi stabili dellarea di Mercato Vecchio. Pi tardi egli stesso ricorder come quellesperienza sul campo aveva svegliato in lui la passione per larchitettura dellet di mezzo11, passione che lo guider nellarco della sua lunga direzione dellUfficio fino al pensionamento avvenuto nel 1934. Nel corso degli anni le attribuzioni e competenze dellUfficio di Belle Arti andarono progressivamente ampliandosi e precisandosi e oltre alla mole dei lavori di restauro, di ripristinazione, di ordinamento da farsi anno per anno intorno agli edifizi e cose darte (di propriet comunale, nda), fu deferita al nuovo ufficio la tutela del carattere della citt12. Il citato Regolamento del 1910 rimase in vigore per tutto il Ventennio fascista e si configur come un utilissimo strumento dincentivo alla rimozione degli intonaci e alla ricerca del pietrame antico, in una forma di collaborazione pubblico-privato ante-litteram per il restauro di edifici residenziali di piccola e media dimensione, animata dalla volont di rafforzare lidentit urbana. Il Comune contribuiva con una quota variabile, di entit comunque quasi mai significativa, alla spesa sostenuta dai privati per il restauro delle facciate visibili dalla pubblica via, perseguendo come ideale risultato finale la creazione di una successione ordinata di nuove quinte urbane di sapore medievale, a sostituzione delle fronti edilizie che nel corso dei secoli erano state pi volte intonacate e variamente modificate nelle

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G. CAROCCI, LArte al consiglio comunale, in Arte e Storia, XXVI, nn. 19-20, 1907, p. 158 11 Cfr. ALFREDO LENSI, Quaderni di ricordi, Firenze 1985 12 Ivi, p. 73

aperture.13 Tra gli autori dei numerosi interventi emerge la figura dellarchitetto Luigi Zumkeller, professore di Restauro dei Monumenti alla Regia Scuola di Architettura di Firenze dal 1929 al 1944. Egli si occup a pi riprese, fra il 1927 e il 1930, del ripristino delle facciate di alcune case-torri localizzate in Borgo San Jacopo, a poca distanza luna dallaltra (numeri civici 2, 5, 7 e 24). Se si aggiungono altri quattro cantieri di ripristino che furono curati da altri tecnici e interessarono edifici posti nella medesima via (numeri civici 1, 21, 22 e 34), il quadro che si compone quello di un vero e proprio tentativo di ripristino a scala urbana, finalizzato a restituire alla citt nel suo primitivo aspetto una antica via medievale.14 I cantieri citati ricevettero il contributo pubblico proprio per aver concorso alla ricostruzione dellambiente storico di una zona dOltrarno che fra le pi caratteristiche della Firenze medievale e pi volte Alfredo Lensi sottoline nei suoi scritti limportanza che tali interventi assumevano ai fini della ricostruzione dellambiente storico e del carattere medievale di Borgo San Jacopo, elogiando la seriet dei criteri seguiti per i ripristini. La consapevolezza di poter determinare nel lungo periodo, attraverso la composizione di pi interventi singoli, il ripristino di interi comparti del centro antico della citt medievale emerge a pi riprese dalle relazioni e dai rapporti compilati da Alfredo Lensi, o dal suo collaboratore Ezio Zalaffi, a sostegno delle richieste al Podest per la concessione dei premi. Tale obiettivo, anzi, guidava lemissione dei provvedimenti con cui si intimavano i proprietari a restaurare le facciate dei loro stabili per ragioni di decoro pubblico, a causa di intonaci cadenti o altro tipo di degrado: si sperava cos di attivare processi di rinnovamento generalizzato di cui guidare gli esiti verso il ripristino dellimmagine primitiva. La possibilit poi di elargire un contributo pubblico, spesso senza fornire indicazioni circa la sua reale entit, veniva utilizzata come argomento di pressione verso i privati. E possibile elaborare una classificazione degli interventi, da un grado di massima ad uno di minima complessit: restauro generale della facciata; restauro parziale della facciata; restauro dei soli
13 Cfr. GUIDO LICCIARDI, Luigi Zumkeller: gareggiate a medievalizzare Firenze, sarete premiati! Il cofinanziamento pubblico-privato per i restauri nella Firenze dinizio Novecento, in ANANKE , n. 47, gennaio 2006, pp. 34-42 14 Per ironia della storia, tutti gli sforzi profusi verranno vanificati di l a pochi anni dal passaggio della guerra, quando le mine tedesche nelle zone ai due capi del Ponte Vecchio distruggeranno gran parte degli edifici ripristinati.

finestrati. Il primo passaggio era solitamente rappresentato dalla demolizione degli intonaci e dalla rimessa in vista del paramento originale in pietra. A quel punto si poneva il problema, oltre che di un eventuale consolidamento delle strutture, di riaprire o meno le luci originali delle finestre, nella configurazione che era possibile ricostruire dalle tracce (pi o meno evidenti) emerse da sotto lintonaco. Altra operazione necessaria al ripristino del paramento in pietra a vista era la ripresa delle sue parti mancanti, ad esempio laddove erano state praticate nel tempo nuove aperture o modifiche di quelle esistenti: per questintervento lUfficio non ammetteva lutilizzo del pi economico cemento colorato (tranne in rarissimi casi minori) e prescriveva lutilizzo della pietra naturale, dello stesso tipo di quella originale, come condizione indispensabile per elargire il contributo pubblico. La riapertura delle luci originali delle finestre e dei portoni obbligava a sostituire tutti gli infissi, i quali per intonarsi al carattere medievale delledificio dovevano essere in legno e muniti di vetrate tessute a piombo. Gli ultimi due passaggi per il totale ripristino erano, infine, la realizzazione della gronda cosiddetta alla fiorentina (assai sporgente e con i correnti in legno a vista) e la messa in opera dei caratteristici ferri di facciata (arpioni, ganci per tende, anelli, campanelle, staffe reggibandiera). A partire da questo schema generale, erano possibili interventi pi contenuti che prevedevano la rimessa in vista del paramento in pietra senza la riapertura delle luci originali delle finestre, o il ripristino solo di una porzione della facciata, generalmente il piano terra con le caratteristiche arcate trecentesche delle botteghe. Oppure si interveniva per ripristinare le dimensioni originali delle aperture e sostituire gli infissi in facciate che, pur non essendo state ricoperte dintonaco, erano state variamente manomesse nel corso dei secoli. Il grado di completezza del ripristino dipendeva da vari fattori, anche tecnici, ma per lo pi dalla disponibilit dimostrata dai proprietari a sobbarcarsi una spesa che poteva divenire anche molto ingente, ad esempio nel caso di edifici che, profondamente riconfigurati negli interni con laggiunta o lo spostamento di solai e finestre, richiedevano interventi pesanti per riportarli allimmagine esterna originale. Gli interventi per i quali il Comune dette il proprio contributo finanziario furono oltre sessanta nel corso dei tre decenni di funzionamento del Regolamento (o almeno tale il numero di quelli di cui rimane traccia nelle carte dellarchivio storico comunale). In

questa sede ci limitiamo a citare le vie interessate, sottolineando ancora una volta come lattenzione dellUfficio Belle Arti si concentr su alcune aree dove maggiore era la probabilit che da sotto gli intonaci riemergessero i paramenti in pietra, le finestre ad arco, i portoni e le arcate delle botteghe dellantica Firenze: lambito urbano di Borgo S. Jacopo, via Guicciardini, via de Bardi, via S. Niccol; via Maggio e via S. Spirito; la zona di via Por S. Maria, via Lambertesca e Borgo SS. Apostoli; via Calzaioli e le strade limitrofe, via de Cerchi, via de Cimatori, via dellOche, via S. Elisabetta; lasse via del Corsovia Porta Rossa; la zona retrostante Palazzo Vecchio, via del Proconsolo e via dei Leoni; nel quartiere di Santa Croce, via de Neri, via della Vigna Vecchia, via Ghibelllina e la Piazza del mercatino di San Piero; lasse Borgo San Lorenzo-via de Ginori; infine, pi isolati, alcuni interventi in via della Vigna Nuova e via de Cerretani. La concessione dei premi o contributi comunali era solo uno degli aspetti di una pi vasta politica portata avanti dallamministrazione pubblica e della cui applicazione si occupava lUfficio di Belle Arti, in quanto braccio operativo dellomonimo Assessorato. Tale ufficio per tutto il Ventennio esercit una stringente opera di controllo e di verifica dellaspetto delle vie del centro e un altro grande capitolo del suo programma operativo riguard le mostre delle botteghe, le vetrine, i cartelli e le iscrizioni pubblicitarie. Il processo di rinnovamento edilizio, legato al periodo in cui Firenze fu capitale dItalia, che nella seconda met dellottocento dette un nuovo volto ufficiale alla citt aveva investito anche le attivit commerciali ed artigiane. Le attivit commerciali ebbero un ruolo importante nella definizione della nuova fisionomia della citt, sia perch si introdussero tipi e tipologie fino allora sconosciuti, sia perch limmagine urbana delle vecchie botteghe cambi profondamente. Le tradizionali botteghe che da sempre facevano parte delle facciate degli edifici, integrandosi con sobriet nei prospetti dei piani terreni e allinterno dei profili dei portoni, si arricchirono negli arredi, esterni come interni, e nei messaggi pubblicitari, distaccandosi progressivamente dal carattere e dallo stile dellimmobile nel quale erano inserite: grandi sporti, mostre, cartelli ed apparecchi illuminanti, uniformati nel disegno come nei materiali a modelli europei. Le mostre raggiunsero dimensioni notevoli e accanto a materiali pi poveri come il ferro comparvero legni pregiati, lasciati a vista o tinteggiati, lavorati dai principali maestri intagliatori. Questa trasformazione aveva portato i piani terreni degli edifici, soprattutto nelle vie commerciali del centro cittadino, a vivere di vita autonoma

rispetto ai piani superiori.15 A partire dagli anni dieci del novecento cominciarono ad affiorare critiche sempre pi feroci contro il deplorevole sconcio di certe mostre di botteghe festaiole e fieraiole per trionfante volgarit, indecenti baracche di legno dorato a risvolte di cartone che affliggono le nostre storiche strade16. Con la riforma dei regolamenti di polizia municipale si impose che le mostre delle botteghe fossero in armonia con le linee delledificio, negando il permesso di rivestire le facciate con vetrine in aggetto, cartelli e mostre di fogge e colori fantastici. Analogo atteggiamento censorio cominci ad operare contro le rclames luminose (negate in centro ma consentite in periferia), le iscrizioni a guazzo fatte direttamente sulle facciate, i cartelli e le vetrine poste lontano dai negozi cui si riferivano. Nel centro storico e per gli immobili di particolare pregio lUfficio interveniva intimando la rimozione o prescrivendo un disegno semplificato di insegne e mostre, per garantire finalmente la piena visione delle linee architettoniche, dei paramenti lapidei e degli apparati decorativi degli edifici. Tuttavia, nonostante il richiamo allordine e alla semplicit, non mancavano i casi in cui a tale invito si contravveniva e forte era la resistenza opposta dai commercianti, i quali si sentivano danneggiati nel loro interesse oppure lamentavano che ingenti somme di denaro erano state spese solo pochi anni prima per la costruzione di quelle mostre di cui adesso si chiedeva la rimozione. Per vincere queste resistenze, che andavano dalla semplice inottemperanza allingiunzione ricevuta fino alla richiesta di continue proroghe dei termini di scadenza, fin dal 1919 lUfficio Belle Arti propose lemanazione di un Regolamento che disciplinasse in modo univoco e razionale i criteri per la concessione dei permessi per le insegne, e imponesse ununica tassa comprensiva delle tre gi esistenti (sulle insegne in lingua estera, sulloccupazione di suolo pubblico e sulla pubblicit). La tassa, variabile in base alle dimensioni dellinsegna, avrebbe avuto una funzione coercitiva implicita, tale da frenare il collocamento delle mostre pi grandi e ingombranti. Lauspicato regolamento non vide mai la luce, tuttavia nel corso degli anni Venti intervennero alcuni provvedimenti normativi, come larticolo 5 della legge n. 788 del 1922 (Norme per la tutela delle Cfr. ELISABETTA PIERI, Le botteghe del centro di Firenze tra tradizione, modernismo ed eclettismo (1884-1920), in Storia dellUrbanistica Toscana/IV Arredo e decoro urbano dallUnit dItalia alla Prima Guerra Mondiale, a cura di Ezio Godoli e Gabriella Orefice, Roma, Edizioni Kappa, 1996, pp. 67-86 16 Cfr. La Nazione del 5.1.1913, riportato in E. Pieri, Le botteghe, cit.
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bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico) che vietava laffissione con qualsiasi mezzo di cartelli e di altri mezzi di pubblicit, i quali danneggino laspetto e lo stato di pieno godimento delle cose e delle bellezze panoramiche tutelate dalla legge stessa. La norma, che aveva valore retroattivo e prescriveva la rimozione dei cartelli fuorilegge, venne ripresa dallarticolo 59 del Regolamento dellEdilizia emanato dal Comune nel 1924, con il quale si cerc di fare ordine nella materia. Allarticolo 34, infatti, si impose che, cos come nelle nuove costruzioni era necessario predisporre appositi vani e spazi per il collocamento di insegne e mostre commerciali, anche nei fabbricati esistenti sottoposti a restauro le mostre dovessero inserirsi in armonia con il disegno della facciata, rispettando aggetti massimi molto ridotti (5 cm dallallineamento stradale). Gli stessi obblighi sussistevano in caso di rinnovo delle mostre o delle insegne in seguito al cambiamento della ragione sociale della ditta. La politica comunale si and cos precisando e strutturando su alcuni punti fermi. Nei luoghi di particolare interesse per il carattere della citt o per la bellezza del paesaggio, casistica in cui rientravano le principali vie del centro, era vietato il collocamento di insegne di qualsiasi specie, laddove potessero turbare lo stato di pieno godimento della veduta e/o laspetto caratteristico del luoghi. In tutti gli altri casi, il collocamento era consentito solo negli spazi preordinati, ovvero allinterno dei vani degli sporti, dei soprapporti e delle roste. Solo nei casi in cui tali elementi non esistessero, si consentiva di porre direttamente sul muro della facciata una iscrizione composta di lettere metalliche staccate, prive di telaio di congiunzione. Con lordinanza podestarile n. 82 del 17 maggio 1934 vennero revocati, a decorrere dal 31 dicembre, tutti i permessi fino ad allora concessi per lapposizione di cartelli a braccio di qualunque specie essi siano e a qualunque uso destinati, e in genere per lapposizione di qualsiasi altra insegna (non escluse le lampade che abbiano iscrizioni o disegni) che non sia collocata nei vani o negli spazi prestabiliti, in modo conforme al disegno architettonico del fabbricato17. La revoca aveva effetto senza bisogno di un particolare avviso e la rimozione sarebbe dovuta avvenire a cura del proprietario, entro il termine stabilito. Si trattava di quella disposizione coattiva per tutti auspicata da tempo da pi parti, ad esempio gi in un articolo pubblicato su lIllustrazione toscana nel settembre 1928, in cui lautore invocava un provvedimento imperativo che le insegne dei
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ASCFi, Registro delle Ordinanze del Podest dal Gennaio 1933 al Giugno 1934, pp. 373-375

negozi sopprima tutte, almeno dalle strade e dalle piazze principali: toglierle, sarebbe, a parer nostro, un resuscitare addirittura la bellezza architettonica di quelle stesse piazze e strade; e ce ne prova quanto si ottenuto in certi tratti della via Tornabuoni, dove alcune facciate, non tutte veramente eccelse, ma gentili e armoniose per la maggior parte, hanno ripreso, con la loro integrit, tutta lormai dimenticata risuonanza del particolare loro stile18. Durante gli anni Trenta il mutamento del gusto dovuto agli influssi dellarchitettura razionalista facilit in parte lopera di smantellamento delle imponenti mostre in legno e il recupero dellunit delle facciate degli antichi palazzi. A garanzia di questa progressiva semplificazione degli apparati commerciali e della razionalizzazione di forme, linee e colori, sorse alla fine del 1933 lEnte Rinnovamento Esercizi (E.R.E.) che impresse una notevole accelerazione al processo di modernizzazione dellestetica dei negozi. LEnte, costituito nellambito dellAzienda Autonoma di Turismo per volont del suo presidente Alessandro Pavolini, aveva lo scopo di assistere ed incoraggiare i commercianti ad una radicale riforma delle vecchie attrezzature e di ottenere un effettivo miglioramento delle vetrine, delle insegne, dellarredamento interno, della illuminazione, negli esercizi commerciali di Firenze. Lintenzione dichiarata era quella di coadiuvare e facilitare lopera dei privati, sia fornendo assistenza tecnica ed estetica, grazie ad un gruppo di architetti e specialisti di riferimento, sia attribuendo premi e sussidi in denaro (assegnati mediante un concorso annuale).19 Il decalogo dellEnte, diffusamente propagandato sulle pagine de lIllustrazione toscana negli anni a seguire, presentava una serie di criteri che fondevano le istanze di recupero dellestetica e della tradizione cittadina a quelle di ammodernamento delle infrastrutture del commercio e del turismo. La collaborazione fra il neonato Ente e lUfficio di Belle Arti affrett i tempi, come scrisse nel 1938 Eugenio Gasperi Campani in un articolo per la Rassegna del Comune.20 Egli era il responsabile allinterno dellUfficio di Belle Arti del programma denominato
18 GUSTAVO PIEROTTI, Florentia restituta, in lIllustrazione toscana, a. VI, settembre 1938, p. 8-10 19 Cfr. larticolo LEnte per il Rinnovamento degli Esercizi contribuir ad adeguare lEstetica dei negozi cittadini alle esigenze della vita moderna, in Il commercio toscano: organo ufficiale delle Federazioni fasciste dei commercianti della Toscana, a. IX, n. 4, 03.02.1934, p. 3 20 EUGENIO GASPERI CAMPANI, Firenze che si rinnovella, in Firenze. Rassegna Mensile del Comune, a. VII, n. 11, novembre 1938, pp. 407-414

Firenze Bella e intratteneva i rapporti con lamministrazione dellE.R.E. e il suo presidente, il conte Alessandro Contini Bonacossi. Nel suo articolo, scritto nei mesi successivi alla venuta in citt di Hitler e Mussolini, illustrava i successi ottenuti dallamministrazione negli anni dal 1935 al 1938 e in particolare nei primi mesi dellultimo anno, durante i quali rividero la luce antiche strutture, ignorate dai pi, palazzi antichi ripresero intatte le loro linee (vedi via Rondinelli, via Tornabuoni, via Maggio, via Guicciardini, ed altre). Ma non solo si pens alle linee, si curarono le tinte degli intonachi, degli sporti, delle vetrine. Nonostante la fretta imposta dai tempi ristretti per preparare la visita e alcuni casi di opposizione da parte dei proprietari, Gasperi Campani era fiero di proclamare la bont del risultato ottenuto, ovvero che Firenze, almeno in alcune vie del centro, offrisse un senso gradevole di riposo alla vista ed allo spirito con larmonia delle linee dei suoi edifici non pi deturpati da sovrastrutture contrastanti col buon gusto, da colori stridenti e chiassosi. [...] via Cerretani, via Panzani, via Tornabuoni, via de Martelli, via Calzaioli, e, in parte, altre vie secondarie adiacenti alle centrali, paiono fiancheggiate da salotti, nei quali tutto curato, ben tenuto, ordinato, dove i colori non stridono, dove la stessa merce assume quasi un aspetto di signorilit e di eleganza[...]. Parlando del caso di via Maggio, poi, illustrava la metodologia adottata: le facciate degli edifici, le vetrine, le mostre erano state esaminate una per una e per ognuna si erano deliberati interventi che andavano dalla semplice verniciatura alla sostituzione di vetri rotti, alla rimozione di uninsegna vecchia o stridente col carattere delledificio, alla ripresa dellintonaco fino alla lavatura dei pietrami e delle persiane. Una serie di ritocchi che avevano permesso alla strada di tornare antica grazie alla forte bellezza dei suoi palazzi, alle tonalit basse delle facciate ritoccate con arte, alle mostre sobrie dei suoi negozi e le cornici delle vetrine. Enrico Barfucci, in due articoli apparsi sempre su lIllustrazione toscana nel gennaio e nel giugno dello stesso anno, aveva prima concordato sulla necessit dintensificare il ritmo di questi ritocchi e poi lodato lopera intrapresa dal Comune nel momento in cui in citt erano affluite le risorse economiche messe a disposizione dal governo centrale in previsione della visita del Fhrer (il conto finale generale super i 18 milioni di lire, cifra notevole per lepoca). Firenze si era ripulita, riscoprendo larmonia delle sue architetture, aveva rifatto mura e pavimenti logorati dal tempo, ma la gratitudine maggiore

andava rivolta a chi ha cos definitivamente liberato le sobrie linee delle nostre case dalle soprastrutture bottegaie ed allo slancio con cui i nostri esercenti, senza guardare a sacrifici, hanno smobilitato ferravecchi estetici a cui forse tenevano la duplice ragione del bilancio e di certo incurabile tradizionalismo.21 La visita ufficiale di Hitler e di Mussolini, prevista per il 9 maggio 1938, dette nuovo slancio alle attivit che ormai da decenni venivano portate avanti per il ripristino del decoro e lesaltazione di una certa immagine della citt. Per loccasione si attiv un meccanismo di ricognizione a tappeto della citt che coinvolse in particolar modo le strade dove sarebbe transitato il corteo ufficiale e lattenzione venne posta a quei negozi che ancora non avevano provveduto a togliere le vecchie ed ingombranti mostre di legno mettendo in vista gli elementi architettonici delle facciate. In questopera lUfficio Belle Arti fu affiancato sia dallo speciale Ufficio Festeggiamenti, creato per loccasione e che curava gli addobbi delle vie e i lavori straordinari in corso in citt, sia dallE.R.E. che si trov ad emanare direttamente ordini di rimozione ai singoli commercianti. Tanto zelo serviva a preparare lo sfondo, la tela su cui dovevano essere disegnate le imponenti scenografie studiate per la visita, in un complesso di sistemazioni che possono essere viste, daltronde, come lepitome della concezione urbana propria del regime. La storia di Firenze, la tradizione comunal-rinascimentale su cui si fondava lidentit cittadina propagandata dallapparato turistico, andarono incontro durante la visita ad una vera e propria esaltazione. Ma per realizzare lauspicata fusione tra retorica di regime e grandeur fiorentina si fin per alterare in modo significativo il tessuto spaziale urbano, attraverso un complesso gioco di schermature ed aperture; proprio dal rapporto tra ci che veniva fatto scomparire e ci che veniva mantenuto e posto in evidenza doveva emergere il carattere di Firenze citt fascista. Nonostante la dichiarata volont di rispettare le caratteristiche monumentali della citt, esaltandone laustera bellezza architettonica, alla fine si fin per isolare alcune emergenze architettoniche costruendo un percorso obbligato che le intersecasse o fosse tangente ad esse e la preoccupazione maggiore fu quella di escludere alla vista degli ospiti illustri tutte quelle parti di citt prive del necessario decoro. Ci determin la parziale manomissione di ENRICO BARFUCCI, Ritocchi, in Illustrazione toscana, a. XVI, gennaio 1938, p. 17; Ritmo di citt, in Illustrazione toscana, a. XVI, giugno 1938, p. 22. Enrico Barfucci era il fondatore e direttore della rivista, nonch instancabile promotore e animatore delle principali iniziative sorte negli anni 20 e 30 per la propaganda turistica di Firenze e della Toscana.
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alcune prospettive cittadine attraverso velature, mascherature e altri arredi posticci; quanto invece rimaneva alla vista, ovvero gli antichi edifici della Firenze guerriera, dovevano essere inquadrati ed esaltati da stemmi, bandiere, arazzi, labari che venivano posti ad ornare le finestre e i balconi.22 I resoconti della stampa parlarono di pittoresche apparizioni, felici e geniali decorazioni, completa armonia e perfetta ispirazione e fusione con larchitettura dei palazzi, con la struttura delle strade e con le linee dei monumenti. Dei palazzi, cos decorati, si sottolineava la austerit solenne e mistica. Limpegno che la citt profuse per loccasione non si esaur sul piano delle opere di sistemazione provvisoria, anzi, come gi detto, lenorme e inatteso afflusso di risorse determin laprirsi di un gran numero di cantieri: rifacimento delle pavimentazioni stradali, riparazioni fognarie e tutta una lunga serie di interventi di manutenzione straordinaria a carattere permanente. Nonostante il poco tempo a disposizione, vennero eseguiti anche alcuni restauri nei cortili di Palazzo Vecchio, alla Loggia dellOrcagna, al Teatro Comunale, ai tetti e alle facciate del Corridoio Vasariano, alle facciate degli edifici di Borgo S. Jacopo prospicienti il fiume Arno (fra cui la stonacatura e il ripristino del sottostante bozzato in pietra forte della parte tergale della chiesa di S. Jacopo soprArno). Un esempio di come la straordinariet dellevento consent anche di portare a compimento pratiche che si trascinavano da anni, fu il restauro eseguito al palazzo ed alla torre degli Alberti, posti in Via de Benci allangolo con Borgo S. Croce. Dei due stabili, in particolare dellantica torre dangolo, lUfficio di Belle Arti aveva caldamente consigliato il ripristino fin dal 1933, prescrivendo la demolizione dellintonaco che copriva gli antichi pietrami e il restauro degli altri elementi decorativi, colonne e capitelli della loggetta. Finalmente, grazie anche allelargizione da parte del Comune di un contributo di lire 5.600 (su una spesa totale di lire 21.900), il proprietario conte Amedeo Alberti port a compimento il ripristino, che cos venne descritto da Ezio Zalaffi (subentrato nel 1935 ad Alfredo Lensi alla direzione dellUfficio di Belle Arti) nel settembre 1938: E stato rimesso in vista lantico paramento di pietra forte, coperto totalmente dallintonaco e le finestre del primo e secondo piano della facciata, alterate da successivi rifacimenti, sono state ripristinate nel loro stato primitivo. Lantica Torre Cfr. ROBERTO MANCINI, Liturgie totalitarie. Apparati e feste per la visita di Hitler e Mussolini a Firenze (1938), Firenze 2010
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dugentesca che sovrasta la loggia detta Le Colonnine stata ripristinata nella sua struttura originale. Come pu vedersi dalle unite fotografie questantico Palazzo stato restituito nel suo carattere primitivo. La torre, nel suo rinnovato aspetto ferrigno, emerse quale nodo catalizzatore della visione lungo uno dei percorsi di visita, come testimoniano alcuni dei bozzetti realizzati per il progetto degli addobbi.

Via Val di Lamona, 2 (p.zza del Mercato Nuovo). Ripristino della facciata (1931).

Via de Cerchi.

Borgo San Jacopo, 24. Ripristino di facciata (1926-1927). Arch. Luigi Zumkeller. Raffronto fra lo stato emerso una volta rimosso lintonaco e
lo stato di progetto.

Borgo San Jacopo, 7. Restauro di unantica torre(1929-1930). Arch. Luigi Zumkeller.


Foto a lavori ultimati. Nella relazione che venne compilata dallUfficio di Belle Arti il 23.07.1930 si legge: La torre, di propriet dellIstituto delle Signore Montalve della Quiete, una costruzione che risale al sec. XIII ed era, prima del restauro, completamente rivestita di un rimpello di mattoni che ricopriva gli antichi pietrami. Era altres intonacata [...]. I lavori [...] sono consistiti nella demolizione totale del rimpello, nel ripristino dei pietrami delle finestre e degli archi, nella costruzione di nuovi affissi con vetri tessuti a piombo, nella messa in opera dei ferri battuti mancanti, ecc.. I lavori comportarono una spesa di oltre 52.000 lire, cui il Comune contribu, in proporzione tanto notevole quanto inusuale, con la cifra di 20.000 lire.

Borgo San Jacopo, 1. Restauro della torre e del palazzo Rossi de Cerchi (1924-1925).
I lavori, curati direttamente da Alfredo Lensi, portarono alla riapertura delle grandi finestre bugnate ad arco del 1 piano del palazzo (a destra nella foto) e al rifacimento degli infissi con vetri tessuti a piombo. Il paramento a bozze di graffito nonch il fregio ornamentale sotto la cornice daffaccio vennero ripristinati. Nel torrione dangolo, invece, una volta abbattuto tutto lintonaco e rimesso in vista il paramento a bozzette di pietra, furono ritrovati i finestroni originali e per riaprirli si demolirono due terrazzi settecenteschi sulla Via Guicciardini. Al piano terreno vennero riportate alla forma originale, con larco a sbarra sottostante allarco di scarico a conci di pietra, due degli antichi sporti.

Via Maggio, 24. Restauro della facciata (1929-1933). Arch. Carlo Del Zanna. Stato dopo la stonacatura e stato di progetto.

Via Cerretani, 2 (angolo Borgo S. Lorenzo). Ripristino di facciate (1933-1937). Antiche case de Marignolli. Foto dello stato delle facciate
appena stonacate e disegno di progetto, che interess anche le mostre e le vetrine dei negozi al piano terra, interamente rinnovate al fine di integrarle nelle linee che il restauro confer alledificio.

Via della Vigna Nuova, 11-13. Ripristino parziale di facciata (1934-1935).


Rimessa in vista dei tre grandi archi in pietra forte dei fondi di negozio, di cui vennero rifatti gli sporti, i bandoni di chiusura e ripristinate le roste in ferro battuto a tortiglione. Ripristinati inoltre gli archi minori corrispondenti alle due porte dentrata ai numeri civici 11 e 13.

Ponte Vecchio. Ditta Cesare Settepassi. Modifica delle mostre e degli sporti (1939). Arch. Nello Baroni.
Nelle foto lo stato prima e dopo i lavori. Si trattava di una delle botteghe del ponte che nel settecento erano state fornite di sporti pi moderni, decorati con marmi e stucchi, al posto delle tradizionali chiusure a madielle di legno. Molto sentito era il contrasto con il severo carattere delledificio, tanto che lUfficio di Belle Arti fu lieto di approvare un progetto che rimuoveva le antiestetiche mostre in muratura e rimetteva in evidenza le antiche arcate trecentesche del Ponte Vecchio.

Chiesa di San Jacopo soprArno. Ripristino della parte tergale, prospiciente il fiume (1938). Arch. Luigi Zumkeller.
Una volta demolito lintonaco, le parti laterali mostrarono i filaretti regolari di sassi scapezzati di pietra forte. Di particolare interesse la finestrella romanica a feritoia con doppio strombo, in basso a sinistra, indizio di una cripta fino allora sconosciuta.

Via de Benci (ang. Borgo S. Croce). Restauro delle facciate della torre e del palazzo degli Alberti (1938).
Nella foto la parte superiore della torre ancora coperta dallintonaco. Lintervento eseguito comport: 1) Stonacatura generale delle pareti; pulitura e raschiatura dei pietrami, patinatura della pietra laddove tolto lintonaco. Ripresa a cemento delle cornici e davanzali delle finestre. 2) Smontaggio e restauro di tutti gli infissi in legno. Verniciatura finale delle persiane, delle finestre e del portone. 3) Ripristino dei ferri di facciata. Raschiatura e verniciatura delle ringhiere. 4) Restauro della loggetta dangolo al piano terra: sostituzione di alcune tegole, patinatura stile antico della gronda e verniciatura degli sporti.

UNA

RIVISTA DEGLI ANNI


di Francesca Gaggini

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Il primo numero di Firenze. Rassegna del Comune esce nel gennaio 1932, anno X dellEra Fascista. Gi da tempo altre importanti citt italiane si sono attivate con pubblicazioni attraverso le quali fanno conoscere le attivit dellamministrazione comunale: Capitolium. Rassegna di attivit municipali di Roma, Rivista mensile della citt di Venezia, Torino. Rivista mensile municipale, Il Comune di Bologna, Milano. Rivista mensile del Comune. Per tutte, caratteristiche simili: la redazione composta da dirigenti e funzionari dei vari uffici comunali Segretario generale, Ragioniere capo, Responsabile dellUfficio tecnico, vari Capi ufficio - che illustrano la vita dellamministrazione e i servizi offerti ai cittadini; talvolta ci si avvale di collaboratori esterni; spesso vengono presentati articoli su avvenimenti storici, personaggi illustri, eventi. Le riviste contengono inoltre i dati statistici che ogni citt deve fornire in base alle normative vigenti allepoca: tabelle e grafici precedentemente pubblicati in un qualche Bollettino statistico municipale, adesso vengono incorporati nella rivista, organo ufficiale dellAmministrazione comunale. Firenze non vuole essere da meno delle altre citt e il primo numero della Rassegna del Comune presenta gli obiettivi della rivista: Questa Rassegna, che prende il nome da Firenze, nasce per volere

dellOn. Podest Conte Sen. Giuseppe della Gherardesca, il quale ritenne che non potesse la citt nostra rimanere ancora priva di una forma di illustrazione dellattivit comunale, da tempo adottata in molte delle citt consorelle. () Il proprio contenuto non sar di carattere giornalistico, non aspirando a risonanze fuori del campo comunale, () ma vari saranno gli argomenti trattati. () Agli articoli veri e propri, nei quali lesposizione dellattivit comunale non escluder il riferimento ove occorra a linee e problemi pi generali, seguir una cronaca amministrativa, che indicher succintamente i pi importanti provvedimenti podestarili; un semplice notiziario di ci che accade allombra della torre dArnolfo; e infine una breve rassegna di legislazione e dottrina limitata beninteso, alla parte interessante i comuni ed i servizi ad essi affidati. Il bollettino statistico, che gi ora veniva pubblicato, chiuder la Rassegna. 1 La delibera del Podest 29 gennaio 19322 che d disposizioni in merito alla Rassegna, definisce anche il piano finanziario: nessun aggravio per il bilancio comunale perch la rivista sar finanziata essenzialmente con il canone della pubblicit allinterno e in copertina per la quale si affida un incarico alla ditta Ufficio di Pubblicit A. Guarnieri. Lentrata presunta del canone di pubblicit stimata in 53.000 lire alla quale si aggiungono le somme gi stanziate per la stampa del Bollettino Statistico e del Bollettino di legislazione, 22.380 lire, che diventano parte integrante della rivista. E prevista anche unentrata da abbonamenti e vendite a numero, calcolati in misura limitatissima di 1.500 lire annue. Considerato il prezzo di vendita della Rassegna per il Regno e le Colonie lire 5 a copia, abbonamento annuo lire 50; per lestero lire 8 a copia, abbonamento annuo lire 80 evidente che la quasi totalit delle 1.000 copie di tiratura era inviata in omaggio a enti, amministrazioni, personalit. Firenze. Rassegna del Comune avr quindi un costo totale annuo stimato in 76.880 lire comprensivo di 2.840 lire per compenso allincaricato della redazione, correzione bozze, compensi eventuali per articoli di estranei allAmministrazione comunali, spese varie. Lincaricato della redazione il sig. Sante Lungherini, Capo servizio a ruolo, che per un compenso mensile di 150 lire dovr provvedere a tutto il lavoro inerente alla pubblicazione, alla spedizione, ai rapporti
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Firenze. Rassegna del Comune, anno I, n. 1, gennaio 1932 X, p. 1 Delibera del Podest 29 gennaio 1932 - Anno X Rassegna del Comune. Disposizioni per la compilazione, stampa e vendita della medesima in ASCFi Comune di Firenze Deliberazioni coll. CF 923

con la tipografia, alla correzione delle bozze ecc.. Il Lungherini coprir questo incarico per tutti gli anni di pubblicazione della Rassegna, dal 1936 figurer come Redattore Capo e nel 1939 la qualifica di Redattore sar istituita formalmente dallAmministrazione. Dettagliata la composizione della rivista: La Rassegna sar normalmente di 82 pagine, di cui 32 di testo con 20 clichs; 16 di pubblicit, 32 di bollettino statistico, copertina a due colori e una pagina fuori testo, 10 grafici per il bollettino, salve eventuali modificazioni che si rendessero necessarie. Gi dal settembre 1935 una disposizione restrittiva impartita a livello nazionale per tutte le pubblicazioni costrinse le notizie e gli articoli della Rassegna in sole 10 pagine.3 Qualche anno pi tardi, nel 39, la rivista dovette limitarsi a pubblicare il solo Bollettino mensile di statistica4. Organo ufficiale del Comune, la Rassegna illustra e glorifica le opere e le azioni del regime a livello locale. Nel decennale dellEra Fascista viene pubblicato un numero speciale dal titolo Le opere del Comune nel primo decennio dellEra Fascista, un lungo fascicolo con la presentazione del Podest e una serie di articoli firmati dal Segretario Generale Luigi Secondo Pugliaro dove vengono presentate le realizzazioni del Comune in tutti i settori della vita cittadina, dalle scuole alle palestre e lo stadio, dal politeama alle strade con nuove asfaltature e i ponti, dai lavori allacquedotto a quelli al sistema fognario, dallilluminazione pubblica al servizio tranviario, dalledilizia popolare ai restauri degli edifici storici, interventi importanti per una citt che cresce, si trasforma, vuole essere al passo con i tempi; opere ancora oggi ben visibili e presenti nella Firenze di questo secolo. Sfogliare la rivista un viaggio attraverso gli anni 30 quando la citt si stava espandendo, la popolazione aumentava, il regime aveva progetti ambiziosi per dare a tutti case, istruzione, assistenza sanitaria, si rendeva necessario un adeguato piano urbanistico, industriale e sociale, nascevano e si valorizzavano importanti istituzioni culturali che tuttora svolgono un ruolo preminente non soltanto a livello fiorentino. Nella rivista si affronta il problema della circolazione stradale, si presentano i provvedimenti per il riordinamento del Servizio Tranviario, si descrivono i progetti e lo stato di avanzamento dei lavori per opere quali la Casa del Mutilato, il Sacrario dei Soldati a Santa Croce, la Casa del Balilla, la Scuola di applicazione aeronautica, il Mercato allingrosso degli ortaggi e delle frutta, il piano di risanamento per il Quartiere di Santa Croce,
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Firenze. Rassegna del Comune, anno IV, n. 8, agosto 1935 XIII, p. 233 Firenze. Rassegna del Comune, anno VIII, n. 10, ottobre 1939 XVII, p. 1

linaugurazione della nuova Biblioteca Nazionale e della Stazione Santa Maria Novella. Di anno in anno si realizzano nuove strade e si descrivono i lavori di asfaltatura secondo le tecniche pi allavanguardia dellepoca documentate da foto, grafici, disegni; si adeguano lacquedotto e il sistema fognario ai nuovi requisiti igienico sanitari e alle esigenze di una popolazione in crescita. Negli anni 30 nascono, e poi si consolidano, diventando eventi internazionali, la Mostra mercato dellArtigianato, per la quale fu realizzata unapposita sede, e il Maggio Musicale Fiorentino, vengono organizzate importanti mostre darte come quella su Giotto nel VI centenario della nascita, quella delle Armi antiche in Palazzo Vecchio o la Mostra Medicea che avranno enorme risonanza e che la Rassegna mette debitamente in evidenza. Si realizzano restauri a palazzi, tra cui Palazzo Vecchio, e ad opere darte tutti accuratamente descritti nella rivista. Si diffonde listruzione di base con la costruzione di numerosi edifici scolastici tuttora in funzione: scuole con palestre progettate secondo regole e metodi educativi allavanguardia negli anni 30 e oggi spesso inadeguate alle esigenze dellattuale popolazione scolastica. LAmministrazione comunale sostiene e valorizza anche la cultura alta, quella delle istituzioni culturali che con il loro ingente patrimonio documentario hanno fatto, e continuano a fare, la storia di Firenze e dItalia. Agli inizi del 1940 la Rassegna esce con un numero unico gennaio-aprile con articoli su enti e istituzioni fiorentine quali, solo per citarne alcune, lAccademia di Belle Arti, lOpificio delle Pietre Dure, lIstituto Geografico Militare, lAccademia della Crusca e quella dei Georgofili, il Conservatorio Cherubini. Nel febbraio del 1941 invece esce un lungo fascicolo interamente dedicato al Gabinetto Vieusseux in occasione dellinaugurazione nella sua nuova sede in Palazzo Strozzi. La Rassegna non manca di dar conto delle azioni del governo fascista: segue le vicende della guerra in Africa Orientale, in particolare la Divisione Gavinana che parte proprio da Firenze, racconta del ritorno dei legionari dalla Spagna, dellUnione dellAlbania allItalia; pubblica discorsi e rapporti del Duce, descrive i suoi viaggi allestero e, ovviamente, il memorabile incontro con il Fuhrer proprio nel capoluogo toscano. Nel 1938 dopo aver annunciato il passaggio di Adolf Hitler da Firenze nei numeri di febbraio e aprile, la Rassegna dedica due interi fascicoli allavvenimento. Come noto la visita del Fuhrer e lincontro con il Duce avr luogo il 9 maggio 1938 anno XVI e lAmministrazione comunale istituir un apposito Ufficio

festeggiamenti5 che in poco meno di due mesi organizza levento nei minimi particolari: percorso del corteo, addobbi della citt, spettacoli, ricevimenti, visite ai musei, sicurezza delle personalit, cerimoniale e quantaltro. Anche la Rassegna, organo ufficiale della municipalit, parte di questo ingranaggio: nel mese di marzo il Podest Paolo Venerosi Pesciolini scrive al Conte Galeazzo Ciano, Ministro degli Affari Esteri, proponendo di dedicare il numero di maggio alla visita del Fuhrer. Ciano approva6. Qualche settimana pi tardi il Podest ritiene di dover informare anche il Ministro per la Cultura Popolare Dino Alfieri al quale invia larticolo intitolato Latinit e Germanesimo di Guido Manacorda. Anche la risposta del Ministro per la Cultura Popolare, bench sollecitata pi volte, sar positiva; larticolo di Manacorda viene approvato purch venga tolta la parte cancellata a matita blu7. Il numero di maggio della Rassegna sar quindi un fascicolo speciale dedicato alleccezionale, storico avvenimento: 116 pagine, copertina a tre colori, interamente bilingue tedesco e italiano, una tiratura molto superiore a quella ordinaria, stampa con due tipi di carta diversi a seconda dei destinatari. Per il Bollettino statistico non c posto, sar pubblicato su uno dei numeri successivi. La spesa di circa 33.000 lire include il compenso per alcuni articoli, il costo delle molte fotografie a corredo e la traduzione dei testi; sar sostenuta con i fondi messi a disposizione dal Governo per levento8. Limmagine in copertina estremamente evocativa: la torre di Arnolfo sullo sfondo, tre aquile in volo ed una in primo piano che ghermisce un fascio, una croce uncinata. E stata disegnata dallillustratore Dino Tofani, uno degli artisti coinvolti dallUfficio festeggiamenti per la realizzazione di disegni e progetti9.

Delibera del Podest 7 febbraio 1938 Anno XVI Costituzione dellUfficio festeggiamenti in ASCFi Comune di Firenze Deliberazioni coll. CF 959 6 Lettera dattiloscritta del Ministro degli Affari Esteri Galeazzo Ciano al Podest di Firenze Paolo Venerosi Pesciolini datata 6 marzo 1938 XVI in ASCFi Comune di Firenze Festeggiamenti in onore del Fuhrer coll. CF 5173 7 Lettera dattiloscritta del Ministro della Cultura Popolare al Podest di Firenze Paolo Venerosi Pesciolini datata 15 aprile 1938 XVI in ASCFi Comune di Firenze Festeggiamenti in onore del Fuhrer coll. CF 5173 8 Delibera del Podest 7 maggio 1938 - Anno XVI Rassegna Mensile del Comune. Numero speciale in ASCFi Comune di Firenze Deliberazioni coll. CF 961 9 Dispongo del Podest 16 febbraio 1938 Anno XVI in ASCFi Comune di Firenze Festeggiamenti in onore del Fuhrer coll. CF 5173

Nelle prime pagine campeggiano le foto di Hitler, Mussolini e dei loro pi stretti collaboratori. I testi pubblicati sono studiati per esaltare i rapporti tra Firenze e la Germania. Oltre al Saluto al Capo della nuova Germania di Luigi Secondo Pugliaro, il lungo testo di Guido Manacorda dal titolo Latinit e Germanesimo sottoposto allapprovazione del Ministro Alfieri e poi, a seguire, Giorgio Pasquali Poesia italiana e poesia tedesca nellItalia del Dugento, Alfredo Lensi Tre palazzi fiorentini, Robert Oertel Quadri di maestri tedeschi nelle gallerie fiorentine, Odoardo H. Giglioli Disegni di artisti tedeschi nei secoli XV e XVI nella raccolta degli Uffizi, Ezio Zalaffi, Antica arte fiorentina nel Museo Imperatore Federico a Berlino e La Mostra delle

Armi antiche in Palazzo Vecchio, Nando Vitali Interpretazione dei Giochi toscani, Philipp Rettig Il gruppo nazionalsocialista di Firenze, Hugo Max La Scuola Tedesca a Firenze, Werner Haftmann Listituto Germanico di Storia dellArte in Firenze. Si pu ben immaginare con quanta attenzione sia stato curato questo fascicolo che certamente venne inviato anche alle autorit tedesche.

Lincontro tra Benito Mussolini e Adolf Hitler descritto dettagliatamente nel numero di giugno. Ormai ampiamente riportato da tutti i quotidiani e le riviste dellepoca nei giorni immediatamente successivi con dovizia di particolari e le immagini di una Firenze

festante, la Rassegna che viene pubblicata oltre un mese dopo lo storico evento, vi dedica molte pagine ma lascia spazio anche alle solite rubriche compreso il Bollettino mensile statistico. Un lungo articolo dal titolo Nel segno dellAsse Roma-Berlino: il soggiorno in Italia di Adolfo Hitler si concluso tra grandiose manifestazioni a Firenze descrive il corteo, la citt con gli addobbi, la folla, il percorso, le autorit. Segue un breve testo su La Figlia di Jorio al Comunale, spettacolo a cui assistettero Hitler e Mussolini in serata prima di congedarsi. Adolf Hitler torner a Firenze due anni dopo, il 28 ottobre 1940: la cronaca dellincontro con Mussolini sar raccontata in un numero speciale della Rassegna del novembre 1940 pubblicato in italiano e tedesco con una prefazione di Alessandro Pavolini, Ministro della Cultura Popolare, e con un servizio fotografico inedito dal titolo Memorie e opere monumentali di Palazzo Vecchio dove si svolto il colloquio tra i due condottieri. Il Comune di Firenze continuer a pubblicare la Rassegna fino alla fine del 1943 seguendo in linea di massima limpostazione iniziale bench lo stato di guerra imponga limitazioni di pagine e utilizzo di carta meno costosa; per alcuni mesi sar pubblicato solo il Bollettino statistico. I venti anni dellEra Fascista vengono ricordati con articoli sulle opere realizzate in citt, ma i toni sono meno trionfalistici di quelli espressi nella ricorrenza del decennale10 anche perch il conflitto bellico e i proclami del Governo sono sempre pi presenti nelle pagine della Rassegna : dal 1941 viene pubblicata la rubrica Eventi della patria, successivamente intitolata Cronache, con le principali notizie dal fronte, i bollettini di guerra, le dichiarazioni del Duce e altre autorit; i caduti in guerra vengono ricordati con lAlbo di gloria dei fiorentini morti perch la patria viva11. Nel fascicolo di giugno-luglio 1943 viene riportata la notizia delle dimissioni di Mussolini e della nomina a Capo del Governo del Maresciallo Badoglio, in quello di settembre il bombardamento anglo-americano. Con lultimo numero novembre-dicembre 1943 uscito con notevole ritardo per ragioni tecniche e dopportunit la Rassegna si interrompe e annuncia: () Non appena le competenti autorit e la disponibilit di carta lo consentiranno, sar pubblicato come volume
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Firenze. Rassegna del Comune, anno XI, n. 11-12, novembre-dicembre 1942 XXI, p. 294-300 e Firenze. Rassegna del Comune, anno XII, n. 1, gennaio 1943 XXI, p. 4-9 11 Firenze. Rassegna del Comune, anno XI, n. 10, ottobre 1942 XX, p. 234-235

XIII un unico fascicolo speciale dedicato agli storici avvenimenti dellanno 1944. ()12. Ma non sar cos. Occorrer attendere quasi otto anni prima che il Comune di Firenze, nel maggio 1951, dia alle stampe il numero unico Firenze. Rassegna del Comune 1944-1951 con la presentazione del Sindaco Mario Fabiani e la lettera del suo predecessore Gaetano Pieraccini dove verranno descritte le attivit, le realizzazioni e le iniziative che hanno ridato a Firenze il suo volto, la sua operosit, la sua vitalit e il suo prestigio e verr ricordata la Medaglia doro al valor militare conferita alla citt.

Firenze. Rassegna del Comune, anno XII, n. 11-12, novembre-dicembre 1943, p. 249

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La collezione di Firenze. Rassegna del Comune conservata in volumi annui presso la Biblioteca delle Oblate Sezione di conservazione e storia locale. I fascicoli furono fatti rilegare, come era usanza, dal bibliotecario dellepoca Rodolfo Ciullini, autore tra laltro di un certo numero di articoli sulla Rassegna. La rivista sempre stata molto consultata da studenti, ricercatori, docenti perch racconta la citt degli anni 30 e inizi anni 40 del secolo scorso e le scelte che lAmministrazione comunale fece allora. Offre quindi notizie interessanti per chi fa ricerca anche in ambiti diversi: storia locale, urbanistica, storia dellarte, architettura, sociologia, scienze politiche, statistica, mobilit. Da non sottovalutare le tante pagine di pubblicit che raccontano, a modo loro, leconomia della citt fatta di piccoli e grandi imprenditori, artigiani, istituti bancari, industrie. Per favorire la consultazione degli articoli della Rassegna e garantire al tempo stesso la migliore conservazione delloriginale cartaceo, qualche anno fa la rivista stata inclusa nel progetto di digitalizzazione dei periodici storici che per non ha compreso, per mancanza di risorse economiche adeguate, il Bollettino mensile statistico. Un ulteriore progetto permetter a breve di consultare la Rassegna on line sulle pagine web della Biblioteca delle Oblate con un indice che ne favorir la ricerca.

IL

RESTAURO DEL MATERIALE DOCUMENTARIO RELATIVO ALLA VISITA DEL FUHRER


di Maise Silveira

Da cittadina straniera, italiana di recente acquisizione, sono veramente orgogliosa del mio piccolo contributo allimportante iniziativa intrapresa dallArchivio Storico e dalla sezione storica della Biblioteca delle Oblate in occasione della mostra sugli Anni 30 organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi. LArchivio Storico del Comune di Firenze ha uno spazio espositivo che offre buona fruizione allutente ed allo stesso tempo in grado di accogliere allestimenti di natura varia, dotato di una buona illuminazione e attrezzatura espositiva. Preparazione della mostra: Scelto il tema, La visita di Hitler a Firenze nel 38, il progetto espositivo ha avuto una fase lunga di elaborazione, con la verifica teorica e pratica della sua fattibilit. La selezione dei documenti, bozzetti e fotografie ha portato alla creazione di sezioni della mostra in base ad un criterio funzionale: nella prima stanza abbiamo fatto unintroduzione, nella seconda e terza stanza il percorso vero e proprio e nellultima stanza la conclusione, quindi la progettazione dellallestimento, del percorso espositivo e dei pannelli didattici esplicativi e per limmagine guida per la comunicazione dellevento La primavera di Pietro Francavilla, visibile anche nel totem allingresso della mostra. I documenti, i disegni e le fotografie, custoditi presso larchivio e presso la biblioteca, erano ben conservati; come restauratrice non ho avuto un compito molto difficile, poich sono intervenuta solo con interventi di piccolo restauro sia sul materiale grafico sia su quello documentario (pulitura, chiusura di piccoli strappi, spianatura della carta). I disegni e le fotografie (sia quelle originali, sia le riproduzioni) sono stati montati in passepartout, allestiti in pannelli a muro protetti da plexiglass, i documenti in teche disposte nelle sale seguendo il percorso da noi definito.

Uno dei pannelli preparati per lesposizione

Cercando di illustrare la visita di Hitler a Firenze, abbiamo scelto di abbinare i bozzetti preparatori per laddobbo della citt alle fotografie dellepoca, seguendo il percorso proposto dallUfficio speciale festeggiamenti: un ufficio creato appositamente per levento. Con i bozzetti in mano, laccostamento alle fotografie venuto e in maniera naturale, ci ha soddisfatto la nostra curiosit facendoci capire che cosa, dei progetti proposti, era stato realizzato. Queste immagini parlano di un pomeriggio apparentemente festoso nel quale i fiorentini escono di casa anche per semplice curiosit, per prendere parte ad un importante avvenimento, ignari delle tragiche conseguenze future di quella accoglienza cos calorosa. La mostra mette in evidenza come Firenze abbia cercato in questa occasione di far apparire in ogni modo il suo grande valore artistico e culturale. Devo confessare che ora cammino per le vie della citt con gli occhi pieni dei miei bozzetti perch Firenze una cartolina acquerellata, ma dietro quella cartolina c anche un passato brutto e carico di emozione. Per limmagine guida della nostra mostra abbiamo scelto La primavera, scultura di Pietro Francavilla raffigurante la primavera, situata sul Ponte Santa Trinit. Il Ponte voluto da Cosimo I dopo il crollo della precedente struttura a causa dellalluvione nel 1557 fu costruito da Bartolomeo Ammannati, decorato alle testate con quattro statue raffiguranti le stagioni. Lattuale la fedele ricostruzione (1952-58) di quello distrutto dai tedeschi in ritirata nel 1944. Le quattro statue furono ripescate nell'Arno in quegli anni, ma in un primo momento non fu trovata la testa della Primavera, ritrovata dai "renaioli" solo nel 1961. Nel totem, abbiamo messo la fotografia della scultura senza la testa abbinata alla riproduzione del bozzetto preparatorio per la visita di Hitler e ai versi della poesia di Montale. Il Ponte, fu ricostruito pi volte, con gran tenacia questo riassume il nostro pensiero di fronte ad un evento cosi drammatico: ricostruire, reagire, questo i fiorentini hanno saputo fare con gran dignit. In conclusione del percorso della mostra abbiamo messo la Firenze deturpata dalla guerra, ferita nel suo profondo da una ideologia assurda, per mano di uomini folli. Questo un periodo storico che ha segnato il destino di pi popoli: la connivenza con il personaggio che quel giorno visit Firenze ha cambiato anche la definizione di essere umano. Toccare con mano la storia sotto la guida dei colleghi che hanno curato la mostra ha aggiunto qualcosa di molto importante a quello che il mio quotidiano lavoro di restauro facendomi vivere unesperienza unica.

LA

MEMORIA NEI DOCUMENTI


di Giuseppe Cuscito

Lenorme sforzo organizzativo predisposto a seguito della visita del Fuhrer a Firenze per il 9 maggio 1938 - in vista del carattere di decoro cui la citt non poteva venir meno in cos eccezionale circostanza - ci testimoniato dalla gran quantit documentale prodotta e custodita nellArchivio Storico. Con propria delibera del 7 febbraio 1938, il Podest Pesciolini incarica il Direttore della Direzione III Lavori Pubblici ed Urbanismo, ling. Alessandro Giuntoli, della costituzione di un ufficio dedicato - per la speciale organizzazione artistica e tecnica - e dotato di personale tecnico, amministrativo e contabile perch il disbrigo delle numerose pratiche ed i numerosi lavori possano svolgersi nel modo pi semplice e pi celere - tanto pi celere da non prevedere limiti di orario nellespletamento dellattivit. Tra le migliaia di carte, affiorano le ansie a fare presto e a tenere sotto controllo le ingenti spese che si vanno a rendere indispensabili per rifacimenti di alcune facciate e strade, sistemazione degli impianti per lacqua potabile e antincendio, ma soprattutto rilevanti gli sforzi di immagine per dare alla citt un aspetto assolutamente artefatto, destinato a compiacere s lospite ma di pi a mostrare il volto del potere dominante. Da qui una produzione quasi smisurata, circa un migliaio fra disegni e bozzetti vari, per una citt di cartapesta e drappeggiata; ma di questa immagine e dei tratti salienti dellavvenimento rimando alla lettura degli altri articoli. Le unit archivistiche selezionate, le centinaia di immagini iconografiche del ricco fondo disegni utilizzate per dare testimonianza di questo avvenimento, rendono necessario rammentare gli sforzi effettuati in questi anni, dal 1976 lAmministrazione destin Palazzo Bastogi come sede dellArchivio Storico, per il riordino di oltre 5 km di carte documentali, frutto di una lunga attivit svolta dal 1782 dalla Comunit di Firenze prima e dal Comune poi. Lapplicazione delle norme e prassi archivistiche in uso, ma anche linnovazione frutto di percorsi sperimentali intrapresi, ci hanno guidato per un esito che voleva come obiettivi la conservazione della memoria attraverso la tutela del bene culturale, ma anche fornire strumenti innovativi per una pi efficace fruizione e gestione delle informazioni. Avendo ancora in eredit i danni provocati dallalluvione del 1966 anche al patrimonio archivistico della citt, gli sforzi si sono

concentrati sul recupero delle unit ricoperte di fango, attraverso lopera di ditte specializzate in restauro, ridando leggibilit, anche se parziale, a molte delle carte interessate; aver potuto poi rendere operativo anche un laboratorio di restauro interno, dotandolo di necessari strumenti e guidato da personale con alta professionalit, tanto da fare scuola in stage per gli allievi degli istituti di restauro pi prestigiosi, ha consentito la realizzazione di centinaia di interventi di pronto soccorso che hanno bloccato sul nascere situazioni di degrado avanzanti. A prendere coscienza che tutto questo non sarebbe bastato a preservare nel tempo la nostra memoria nelle carte, la scelta di realizzare estese campagne di riproduzione, in microfilm e poi in digitale, che hanno riguardato dallinizio le decine di migliaia di disegni del fondo elaborati grafici, testimonianza degli sviluppi urbanistici e dei processi costruttivi delledilizia e di quelli infrastrutturali, oltre ai catasti ottocenteschi e rilievi dellIstituto Geografico Militare, proseguendo con gli enormi volumi del censimento Napoleonico e poi di tutti gli strumenti di corredo, registri e repertori, utili per laccesso alla consultazione degli affari evasi dagli uffici dellAmministrazione. Necessario quindi preservare il documento originale ma rendere i contenuti informativi indelebili! Pochi clic sul mouse e attraverso percorsi guidati e sufficientemente intuitivi, linterrogazione dei database Archifirenze e Archidis creati e predisposti dallArchivio, ci offrono la risposta di quali e quanti documenti testuali (17 faldoni) e grafici (790 disegni) sono riconducibili alla visita del Fuhrer in quel 9 maggio del 1938. Nuovi orizzonti si aprirono negli anni 80 con lintroduzione di tecnologie informatiche nellambito dei beni culturali, cera da individuare per il percorso pi logico e utile per le singole discipline di settore. Tra gli archivi quello del Comune di Firenze stato artefice di una esperienza unica in quanto, non avendo precedenti a cui poter fare riferimento, intraprese un percorso di ricerca, collaborando inizialmente per la parte informatica con la Scuola Normale di Pisa e adottando su concessione Unesco il software ISIS destinato al trattamento dei dati riferiti ai beni culturali, per individuare un tracciato utile alla schedatura ed al trattamento dei dati rilevati. Le potenzialit degli strumenti informatici ci hanno fatto pensare a nuove formulazioni di schedatura, alla tradizionale necessit di ricostruzione delle serie archivistiche nel loro contesto storico si pensato anche al rilevamento di informazioni utili per un esito diretto di ricerca. Da qui tracciati complementari e diversi per rilevare distintamente dati riferiti allunit archivistica, al fascicolo ed al singolo documento, nascono cos dopo travagliate fasi evolutive i database Archifirenze e Archidis nella loro veste web. In Archifirenze

le informazioni relative allunit archivistiche ed ai fascicoli sono completate dalla necessaria ricostituzione con legami alla tipica gerarchia archivistica dei fondi, serie, sottoserie; Archidis esperienza di schedatura per carta, si caratterizza perch tipologia unica di documenti e con dati tecnici, in quanto tratta disegni di tipo progettuale provenienti dagli uffici tecnici comunali. Fornire informazioni con nomi, ruoli, date, eventi, luoghi, etc. con le loro correlazioni e strutturandoli in percorsi definiti per la miglior resa in ricerca, offre a tutti, esperti e non, la possibilit di avventurarsi nel mondo, considerato di nicchia, della conoscenza archivistica.

INDICE
Il soggiorno in Italia di Adolfo Hitler da Firenze. Rassegna del Comune 6, Giugno 1938 Luca Brogioni Giulio M. Manetti Giulio M. Manetti Il ritorno allordine Der Hhepunkt. La meta del viaggio LIsola dei morti e lo Spirito Tedesco Die Toteninsel und der Volksgeist Il maggio radioso del Fhrer Firenze fascistissima Firenze, 9 maggio 1938, la coreografia, le decorazioni murali e gli interventi architettonici per accogliere Hitler La cattura ideologica della storia Il fascismo e limmagine Medieval-rinascimentale di Firenze Una rivista degli anni 30 Il restauro del materiale documentario relativo alla visita del Fhrer La memoria nei documenti 7

9 19

22 25 33

Michele Rossi Franca Orlandi Alessandro Sardelli

37

Pierluigi Di Baccio

47 69

Francesca Gaggini Maise Silveira

79 83

Giuseppe Cuscito

FOLTA LA NUVOLA BIANCA DELLE FALENE IMPAZZITE STENDE A TERRA UNA COLTRE SU CUI SCRICCHIA ORA IL GELO NOTTURNO CHE CAPIVA

TURBINA INTORNO AGLI SCIALBI FANALI E SULLE SPALLETTE, COME SU ZUCCHERO IL PIEDE LESTATE IMMINENTE SPRIGIONA NELLE CAVE SEGRETE DELLA STAGIONE MORTA,
DA:

NEGLI ORTI CHE DA MAIANO SCAVALCANO A QUESTI RENAI.


"LA
PRIMAVERA HITLERIANA" DI

EUGENIO MONTALE

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