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Il Mondo Dei Desideri-Sibaldi - Anteprima

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Il Mondo dei Desideri - Anteprima del libro di Igor

Sibaldi
De-siderare

De-siderare
Analizzare i risultati
La pubblicit convince solo se noi vogliamo
Il futuro vuoto e il futuro spazioso
Un caso

De-siderare
Intanto, caro diavolo, faresti bene a tener presente che desiderare una parola
coraggiosa.
Viene dal latino siderei, astri. Siderare e considerare significava ragionare in termini
astrologici, cio valutare ci che in un dato momento gli astri consentono di fare.
Desiderare, invece, voleva dire: smettere di dipendere dalle potenze astrali, e guardare
altrove.
Oggi i nostri termini di riferimento sono meno poetici, e invece che agli astri siamo
abituati a conformarci ai governi, alle condizioni delleconomia, della societ: ma il tipo di
dipendenza analogo a quello di allora, e perci quella parola antica vale ancora,
metaforicamente. Ovvero, io de-sidero quando comincio a dire a me stesso: Qui tutto va
cos e cos? A me non importa pi di tanto, io punto a qualcosaltro, perch quello che
qui c gi non mi basta.
Ti spiace se dora in avanti lo scrivo, il verbo: desiderare?
Fa pure. Io per parte mia considerer, cio mi con-governer, mi con-economizzer, mi
con-socializzer. Ovvero: terr conto sopra a qualsiasi altra cosa dei poteri che dettano
legge allumanit. Penso sia una cosa molto pi sensata e pi naturale.
La mia ipotesi diametralmente opposta: secondo me, il de-siderare una nostra
capacit innata, ed indispensabile per capire cos e com il mondo in cui viviamo proprio perch se de -sideri stai prendendo le distanze dal mondo, e lo puoi osservare
meglio.
Mh. Il tuo modo di pensare troppo intuitivo: corri troppo. Spiegami perch mai una
nostra capacit innata ci spingerebbe a prendere le distanze dal mondo in cui viviamo.
Le capacit innate non servono ad adattarci meglio al mondo?
Non al mondo che conosciamo gi.
Tanti danno per scontato che la natura abbia dato alluomo tutti i mezzi necessari ad
adattarsi a quel che c gi, e che ladattamento sia lunico modo di sopravvivere e di
evolversi. Ma a me pare che di questidea possano accontentarsi solo i ricchi, i servi o i
disperati. A persone del genere conviene adattarsi. Per capire, invece, bisogna andare
oltre. E a giudicare dai bambini, noi nasciamo con una gran bisogno di capire, e
potremmo sviluppare questo bisogno per tutta la vita.
Io capisco quel che mi occorre, senza farmi domande eccessive. Ma curioso che tu
dica: potremmo. Se una dote innata, perch non dici: possiamo?

Perch cos nel nostro mondo. Si potrebbe, ma i pi non possono. E la prima cosa che
ti spiegher il modo in cui il nostro de-siderare - di cui tutti sarebbero capaci viene
solitamente ostacolato.
Cio, stando a questa tua idea, mi spiegherai le ragioni per cui la gente non capisce
abbastanza?
Precisamente.
solo perch la gente non abbastanza intelligente.
No, i motivi sono altri. E il periodo in cui viviamo si direbbe capitato apposta per farci
prendere questa questione molto sul serio.
Sicuramente mi dirai che perch in questo periodo le cose vanno male? Ma non
vanno male a tutti. Anzi, prima andavano peggio a molta pi gente. Pensa che fatica era
vivere quando non cerano gli elettrodomestici, le automobili, gli aerei di linea. Non puoi
negare che viviamo in unepoca piena di comodit. Forse per questo tu pensi che il
desiderio sia ostacolato: perch, di fatto, c meno da desiderare. Sei infondatamente
nostalgico. Oggi adattarsi un piacere, goditelo e parla e pensa come tutte le persone
ragionevoli.
No, egregio tentatore. Vantati pure del presente, ma ci a cui mi riferisco non un grado
di comodit. De-siderare sempre un non accontentarsi di ci che si ha gi. Ci che tutti
abbiamo gi la nostra epoca, cio il mondo cos come lo conosciamo ora: e al di l
della nostra epoca, oggi, c un gran vuoto. Lavrai notato, guardandoti intorno o anche
guardandoti dentro: da qualche tempo lOccidente bloccato da un vuoto di futuro, come
da una barriera invisibile ma molto solida.
Un vuoto di futuro? Ma il futuro sempre vuoto, ed bene che lo sia: il futuro non c,
lo facciamo noi, giorno dopo giorno, liberi di farlo come ci va, come possiamo, tutte le
volte che ci va.
Non cos oggi, se non per pochissimi.
Me ne sono accorto per la prima volta tre o quattro anni fa: durante una conferenza, tutta
un tratto mi venne in mente di domandare al pubblico: Ma, secondo voi, dopo i telefonini
superaccessoriati, dopo internet, cosa ci sar?
Cio, in che senso? borbott qualcuno, che sentendo parlare di telefonini si sent
toccato sul vivo. In quel periodo si parlava molto di Steve Jobs come di una specie di
profeta venerabile, le cui profezie erano appunto nuovi modelli di telefonini.
Cio provai a spiegare a un certo punto inventarono il telegrafo, e dopo un po arriv
il telefono. Poi il fax, e subito dopo i telefoni cellulari. Solo dieci anni prima, telefonare in
auto sembrava una cosa da agenti segreti: e tutta un tratto potevi avere il telefono
sempre in tasca. Poi arriv il Web. E poi gli smartphone. A questo punto dissi
dobbiamo aver capito come progredisce la tecnologia: si supera di continuo. Perci,
appena si ha un nuovo progresso viene spontaneo chiedersi cosaltro ci riserva il futuro.
La nostra mente portata ad anticipare sempre il futuro. Dunque voi cosa immaginate
che ci si inventi, tra qualche anno? Immaginare si pu, no?

Analizzare i risultati
Questa era stata la mia domanda. Il mio intento era di analizzare i risultati a cui pu
portare limmaginazione quando viene sollecitata allimprovviso. Ma non fu possibile: l
per l la totalit di quel mio pubblico si trov daccordo nel dire che dopo gli smartphone
non si sarebbe inventato pi nulla, ma si sarebbero solo perfezionati i dispositivi gi
esistenti. Uno aggiunse: A meno che lessere umano non cambi completamente e
sviluppi doti straordinarie.
La telepatia! esclam un altro.
Quella cera gi prima segnalai io.
Ah, infatti. Allora niente.
Insomma domandai secondo voi siamo gi al punto pi alto?
E qui alcuni capirono, e assunsero unespressione suggestiva: sorriso appena accennato
e sguardo triste. La maggioranza invece disse: Be, s. E con ci?
In seguito ho posto la stessa domanda in altre conferenze, e quelle risposte e quei sorrisi
si sono ripetuti ovunque. Che te ne pare?
Devo preoccuparmi se neanche a me viene in mente uninvenzione che faccia diventare
antiquato lo smartphone? Non sono un esperto di telefonia: da noi non usa.
Non questo il punto. Attraverso i cellulari ognuno di noi in rapporto immediato e
costante con il progresso tecnologico, e quel che pensiamo dei cellulari ci d unidea di
ci che ci aspettiamo dal progresso. Era una specie di test: tu hai qualche bisogno,
magari fantastico, di parlare, scrivere, leggere, che le telecomunicazioni non soddisfano
ancora? Se s, nel tuo futuro c qualcosa. Se no, sei tutto nel tuo presente: il tuo
presente pieno e il tuo futuro vuoto.
Tu sopravvaluti anche la tecnologia. Magari quelli che vengono alle tue conferenze
sono soddisfatti dei loro telefonini, ma si aspettano qualcosa dal futuro in altri ambiti.
Lho pensato anchio. Ma poco dopo ho letto che in sociologia si era cominciato a
studiare una tendenza chiamata: shock del presente. la sensazione che nel presente ci
sia gi tutto quel che si pu volere, e che perci il futuro non serva pi. E pare sia molto
diffusa.
Allora sar sicuramente un condizionamento a cui soggiacciono gli sprovveduti. Come
diavolo, sono esperto di queste cose. Si vede che la pubblicit ha convinto la gente che
non ci sono invenzioni pi progredite di quelle che si vendono gi nei negozi, e la gente
ne ha tratto conseguenze generali. Ma la gente incostante, i condizionamenti passano.
Quanta gente si lascia tentare da me e poi cambia idea! E siccome i condizionamenti
passano in fretta, non ci dicono nulla di coloro che vengono condizionati, se non che
sono condizionabili. Non trarrei deduzioni sociologiche dagli effetti della pubblicit, se
fossi in te.

La pubblicit convince solo se noi vogliamo


Al contrario: se la pubblicit ci pu convincere di qualcosa, perch volevamo crederlo
gi per conto nostro. che la gente, oggi, si sente come in cima a una piramide
evolutiva: cio in un gran brutto posto dove stare. Scenderne non si pu, perch
impossibile tornare a periodi precedenti. Salire nemmeno. Quindi possono solo stare
fermi. Devono essere contenti di quello che c gi, per non sentirsi disperati - cio senza
speranza di qualcosaltro. Ma uno che deve essere contento, non contento.
Il che dimostra che la gente non affatto pronta ai desideri. Dunque non vero che sia
un buon periodo per te.
La maggior parte della gente non in grado di desiderare, certo, perch ha quella
ripugnanza del futuro. Ma non tutti sono la maggioranza: ad alcuni quel futuro vuoto pu
sembrare spazioso. Il che cambia tutto.

Il futuro vuoto e il futuro spazioso


Pensa a quella piramide evolutiva: troppo alta, e con intorno il vuoto. E immagina,
invece, come ti sentiresti se non fossi in cima a nulla, ma avessi davanti a te un luogo
spazioso, dove mettere quel che ti pare. bello riempire pian piano un futuro spazioso,
facendolo diventare presente. Poi magari lo svuoti, e ridiventa futuro. Oppure, quando il
tuo presente troppo pieno, ti accorgi che diventato passato, e te lo lasci indietro. Io mi
figuro il passato come una stanza talmente ingombra da non poterci pi nemmeno
infilare una mano.
Il che, cosa dovrebbe significare?
Che nel passato non si rientra, come ti dicevo poco fa.
E se ci sono cose da risolvere, nel passato? Chi non ha qualche conto in sospeso, sul
pianeta?
Non occorre risolverle, e non si pu, dato che nel passato non puoi tornare. La miglior
cosa da fare con quelle questioni superarle.
Questa poi! Senza risolverle?
Quando le superi ti sembrano cose da poco, sulle quali non valeva proprio la pena di
fermarsi.
E se nel passato ci sono cose che continuano ad angosciarti? Io sono un esperto di
rimuginamenti.
No, impossibile che il passato ti angosci. Quel che passato precluso. Tutte le nostre
angosce sono nel presente e lunica cosa che ci pu angosciare il futuro. Ma non corri
questo rischio quando cominci a de-siderare, cio a esplorare quel che hai davanti, a
cogliere qualsiasi occasione di curiosit, in cerca di non si sa ancora cosa: talmente
piacevole. Pensa alla gente che passa ore e ore perlustrando internet: io, nella loro ansia
di trovare qualcosa, vedo proprio quellimpazienza dun futuro, che lantidoto della

ripugnanza del futuro, e il prodromo del de-siderare. Purtroppo limitata a internet, cio
a una macchina in cui si cerca riparo dalla vita.
Sar, ma non stai divagando troppo?
No, non preoccuparti. In questo libro, tengo alle digressioni tanto quanto allargomento
principale. Diciamo che un mio modo di essere spazioso. Daltronde stiamo parlando di
un mondo intero e di quel che c oltre: non mettiamoci limiti.
Comunque, non mi hai convinto neanche un po. Shock del presente unespressione
esagerata: suvvia, solo che il progresso andato troppo avanti, e ha soddisfatto pi
bisogni di quelli che la gente ha. La gente deve fare la fatica di sviluppare in se stessa i
nuovi bisogni che il progresso le ha imposto, e non le rimangono sufficienti energie per
inventarsene altri. Ci vorranno decenni, prima che si arrivi a desiderare pi di quello che
c gi.
Certo, ma pensa pi in grande. Hai notato che la gente vive pi di quanto si sarebbe
aspettata? Quando ero ragazzo, la gente a cinquantanni andava in pensione. A sessanta
cominciava gi la decrepitezza. Oggi lOccidente pieno di ottantenni in buona salute. E
chi non ancora vecchio intuisce che vivr anche pi di loro, in condizioni fisiche e
intellettuali migliori delle loro, e ha paura, perch la nostra mente non pronta
allimpresa di trovare ragioni di vita per molti decenni di fila. Cos i non-vecchi si fermano,
non vogliono che il tempo passi, e non perch dopo la vecchiaia c la morte, ma perch
nel xxi secolo dopo la vecchiaia si sta profilando unaltra fase, che non ha ancora un
nome, lunga poco meno di tutto il periodo che avr preceduto linvecchiamento.
In questo fatto, io ci vedo lequivalente fisiologico di quel che sta avvenendo alla nostra
epoca: sia le persone sia lepoca avrebbero davanti a s molto futuro, ma temono di
entrarci perch temono sia vuoto. Cos si impongono di perdere tempo, in vario modo.
Cos da un lato abbiamo i vecchi, che notoriamente detestano le novit, e dallaltro i
non-vecchi, che hanno paura di crescere? Un diavolo non potrebbe che rallegrarsene, se
il diavolo, come dici tu, conformista.
S.
E ci significa che il de-siderio non torner utile n ai vecchi n ai non-vecchi. Non
avranno abbastanza temperamento per realizzare quello che desiderano, o per goderne.
Meglio che si rassegnino e diano retta a me. Sorridi di loro, e non pensarci pi.
C poco da sorridere: la gente ha prospettive talmente indebolite, da credere che avere
molta vita in pi sia un inconveniente. Certo, non parlo degli individui eccezionali: sono
sicuro che ne esistano ovunque, inventivi, fiduciosi che la civilt trover e raggiunger
molti nuovi traguardi, oppure sicuri che la civilt attuale croller e sar sostituita da
unaltra migliore. Per individui del genere non vale il ragionamento che far nel seguito di
questo capitolo.

Un caso
Ma prendiamo il caso di qualcuno come tanti. Poniamo che uno non ritenga di essere gi
del tutto soddisfatto di quel che ha, e che, perci, ogni tanto provi a volere qualcosaltro:

non so, un elicottero, o un impiego prestigioso alla NASA, oppure un momento di gloria
per un suo magnifico atto di generosit. Allinizio gli piace immaginarlo ma, riflettendoci,
comincia a farsi strada nella sua mente una sensazione sottile, insistente: gi, ma poi, gli
dice quella sensazione, quando avrai quellelicottero o quel momento di gloria, che cosa
cambier veramente in te e intorno a te? E la risposta non arriva: o perch non c, o
perch lui la teme; allora limmagine che si era fatto di quelle belle cose si affievolisce,
diventa una fantasticheria, e poi pian piano sparisce. Cos il presente si richiude su se
stesso.
Oppure poniamo un altro caso, secondo me pi cupo. Poniamo che ti sia andata bene
nella vita, e che tu abbia gi tutto per essere felice: pu bastarti? No, come ben sai. Una
felicit ha senso se porta da qualche parte, cio se apre possibilit (in inglese, happy,
felice, e happen, succedere, sono parole apparentate); se no una condizione noiosa
o, peggio ancora, una condizione da difendere, che induce ansia e che dunque non pi
una felicit.
Cos tu, persona felice, provi a domandarti: Verso dove sta andando la mia fortunata
esistenza, cos che la mia fortuna aumenti sempre? E subito senti davanti a te quella
barriera di vuoto compatto: non c niente pi in l, n dentro n fuori. E, a meno che tu
non sia molto sventato, non c nemmeno nulla o nessuno che potr portarti via quel che
hai. Nessuna crisi, nessuna guerra, perch la tua civilt cauta, industriosa e - almeno
entro i suoi confini - in pace. Non ti succeder mai pi niente, salvo la morte tra
moltissimo tempo. Allora ti viene quasi voglia di perderla, la tua felicit, per riaprirti
direzioni future. Ma ti sembra troppo stupido perderla, la tua felicit, e perci non la
perderai, mentre rimani seduto sulla cima della piramide.
Questo testo estratto dal libro "Il Mondo dei Desideri".

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