01 Medievalia
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Medievalia
ricercare e raccontare il Medioevo
ISSN 2284-0303
Associazione Culturale Ave Gratia Plena
Medievalia
ricercare e raccontare il Medioevo
ISSN 2284-0303
Medievalia ricercare e raccontare il Medioevo
collana di studi
Dicembre 2013
ISSN 2284-0303
Indice
Vincenzo De Rosa
Educazione e istruzione nel Medioevo p. 5
Laura Di Giugno
Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente p. 31
Laura Di Giugno
Liquidi per il corpo e per l'anima p. 61
Luca Donadio
L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo p. 83
Pietro Di Lorenzo
Misurare e scandire il tempo tra scienza e vita:
qualche riflessione p. 111
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
Vincenzo De Rosa
L'articolo presenta gli aspetti sociali e culturali cruciali delle prassi pedagogiche del
Medioevo cos come furono organizzate in diversi contesti (il mondo monastico,
l'Oriente, il contesto occidentale imperiale carolingio e quello cittadino, in cui
fiorirono le universit) e per i diversi obiettivi di formazione delle lite culturali e
sociali del tempo.
This paper shows the social and cultural aspects concerning with pedagogic
methods during Middle Age in different contest: the world of monks, the East
Empire, the western Carolingian Empire and the citizen society, where arose the
universities. Thus, it is possible to emphasize differences among different educative
procedures but all converging to the same goal: to build up men (never women!)
able to became leader in each society in cultural as well as politic roles.
1
Leducazione nellAlto Medioevo VI-XI secolo in Monastica, II, Miscellannea Cassinese,
Montecassino, 1984, a cura dei MONACI DI MONTECASSINO.
Medievalia, I, 2013 5
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
secolari2 sono ancora scuole tecniche nate per formare monaci e chierici. Le
scuole religiose sono lunico strumento per trasmettere cultura.
Leducazione, per, non impartita alle giovinette seppure di nobile
famiglia.
Leggendo la Regola benedettina3 ci si rende conto che i ragazzi, di
cui ci si occupa, sono giovani oblati4. Tuttavia, per lo meno in Irlanda, per
una vecchia tradizione druidica, fin dai tempi del paganesimo, gi i figli di
re, o capi, normalmente vengono affidati a un monastero per il tempo della
loro formazione, rientrano poi in societ e vi riprendono il rango a loro
destinato dalla nascita.
Le parrocchie rurali sopperiscono al bisogno di preparazione e cos
di successione del mondo ecclesiastico sottolineato dal II Concilio di Vaison
del 529, probabilmente per iniziativa di San Cesario, il quale prescrisse a
tutti i preti di una parrocchia di ammettere fra di loro in qualit di lettori dei
giovani, per educarli cristianamente, insegnar loro salmi e le lezioni della
Scrittura, in modo da poter preparare fra di essi dei degni successori.
La fondazione delle scuole presbiterali5 offr a tutti la possibilit
distruirsi e queste ricevettero molti alunni anche senza coscienza di una
vocazione ecclesiastica perch persisteva, nella classe nobiliare, lusanza di
imparare a leggere: la cultura sopravviveva dall'epoca romana come uno
degli elementi del prestigio di cui godeva la classe dominante. Per lo pi il
livello di tale insegnamento rimane molto umile; proprio un insegnamento
tecnico mirante a soddisfare delle necessit immediate: leggere, scrivere,
conoscere la Bibbia, a memoria almeno i Salmi, avere un minimo di
conoscenza dottrinale, canonica e liturgica.
Linsegnamento comincia sempre con lalfabeto6, ma mentre lo
scolaro antico imparava lentamente tutti gli elementi successivi della lettura,
lalunno di queste scuole quasi immediatamente messo alle prese
direttamente di un testo il quale servir dargomento alla lezione; il pi delle
volte si comincia con un salmo, perch conoscere il Salterio il primo
2
M. G. DE SANTIS, Monachesimo benedettino ed attivit educativa nel Medioevo
cassinate, in Germano di Capua,a cura di F. CARCIONE, Venafro, Eva, 1999.
3
A. CECCARELLI, Note di pedagogia sulla regola di San Benedetto, Benedectina, Vol.
IV, Fascicoli trimestrali di studi benedettini, Roma, 1950.
4
C. XODO, Valore pedagogico dellumanesimo benedettino, in Benedectina, Vol. IV,
Fascicoli trimestrali di studi benedettini, Roma.
5
F. M. BONGIOANNI, Lintuizione educativa del cristianesimo, in Momenti di storia della
pedagogia, vol. III, a cura di F. M. BONGIOANNI ET ALII, Milano, Marzorati, 1969.
6
M. FERRARI F. PISERI, Scolarizzazione e alfabetizzazione nel Medioevo italiano, Reti
Medievali, 14, 1, 2013, pp. 320 - 322.
6 Medievalia, I, 2013
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
obiettivo dellinsegnamento.
Simpara a memoria il testo e lo si recita. Non si impara a leggere
per leggere, come lo scolaro antico, ma per leggere il testo, il Salterio, il
Nuovo Testamento. E il testo conosciuto la Parola di Dio, la Scrittura
rivelata, il solo libro che meriti dessere conosciuto.
Nelle terre dellImpero Bizantino, leducazione prolunga senza
soluzione di continuit leducazione classica. LUniversit di Costantinopoli,
dal 425 al 1453, rimane un centro di studi fecondi perpetuando la tradizione
classica. Il suo insegnamento rimane fissato nelle norme classiche: alla base,
le arti liberali (grammatica, retorica, dialettica, che formavano il trivium, e
geometria, aritmetica, musica, astronomia, le quattro vie della scienza
matematica o quadrivium), al vertice, la retorica, la filosofia e il diritto. Il
suo ufficio nella societ rimane lo stesso: formare unlite da cui lImpero
potr reclutare i suoi funzionari.
Si ignoreranno gli studi ecclesiastici, la chiusura della scuola
neoplatonica di Atene, ordinata da Giustiniano7 nel 529, connessa alla lotta
contro il paganesimo declinante, ma non ha significato da parte dellImpero
cristiano, di una volont di trasformare, in un senso pi religioso,
linsegnamento superiore.
Si conoscono molto meno i gradi inferiori dellinsegnamento, ma
probabilmente la tradizione antica continua; linsegnamento secondario
rimane sulla grammatica e il commento dei classici: manuali e commenti
ellenistici sono sempre usati o imitati. Il tipo ideale delluomo colto rimane il
classico. La societ bizantina, cos profondamente cristiana e che d tanta
importanza alle questioni propriamente religiose e specialmente alla
teologia, rimane, comunque, fedele alle tradizioni dellumanesimo antico8.
Le facolt di teologia con i maestri della Grande Chiesa, nominati
dal Patriarca, si contrappongono ai professori di Stato, nominati dal Senato.
La base la sacra Scrittura anche se la scuola patriarcale subisce anchessa
linfluenza dellumanesimo tradizionale. Non limita linsegnamento al solo
programma religioso; si vuole anche assicurare tutta una formazione di base;
ma accanto alla facolt di teologia vi anche una facolt delle arti, diretta da
un maestro con dei grammatici, e un maestro dei filosofi che non disprezza
linsegnamento propedeutico delle matematiche.
7
R. M. PARRINELLO, Il monachesimo bizantino, Roma, Carocci, 2012.
8
J. F. DUNEAU, Leducazione bizantina, in Storia mondiale delleducazione, Vol. I,
edizione italiana a cura di G. FLORES D'ARCAIS, G. GIUGNI, A. PIERETTI, Roma, Citt
Nuova Editrice, 1986.
Medievalia, I, 2013 7
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
3. Rinascita Carolingia
I Normanni, dalla met del IX secolo, poi gli Ungheresi, e nel Sud
dell'Europa i Saraceni, attaccano le ricche abbazie che erano i centri di
cultura pi attivi9: San Gallo, Montecassino, Saint-Martin di Tours, per fare
alcuni esempi, sono devastati. I monaci fuggono, per, portando via i tesori e
con loro i manoscritti pi preziosi. Nel 909 viene fondata in Borgogna, una
delle regioni preservate dalle invasioni, lAbbazia di Cluny, che presto
divenne un modello dellosservanza benedettina. La riforma monastica
realizzata sotto varie forme permette non soltanto una vita religiosa pi
fervente, ma anche un rinnovamento culturale.
Si voluto opporre a monasteri del genere Cluny, che avrebbero
favorito il culto a spese della cultura, (Kultmonchtum, monachesimo del
culto), ai monasteri di San Gallo, Fulda, Reichenau, pi accoglienti rispetto
alla cultura intellettuale (Kulturmonchtum, monachesimo della cultura); ma
questa opposizione molto rigida. Anche laddove la liturgia la prima
preoccupazione dei monaci, gli studi (e non soltanto quelli musicali) non
sono trascurati bisogni culturali. Ogni fondazione od ogni riforma di
monastero va pari passo con la costituzione di una biblioteca e con lattivit
dello scriptorium.
Comunque in Occidente bisogna arrivare ai Carolingi (sec. IX) per
avere le scuole palatine (schola palatina) o scuole ammesse al palatium dei
capi politici o di quelli periferici. Nei secoli X e XI troviamo gi in Europa
9
P. MALATESTA, La scuola monastica la civilt europea, in Benedectina, Vol. IV, Anno
28, Roma, 1981.
8 Medievalia, I, 2013
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
4. Universit
Una delle grandi originalit della civilt medievale, per quanto
concerne il problema delleducazione, quella di aver costituito, in tutte le
regioni dellOccidente, tra lXI e il XV secolo, unefficiente sistema di
scuole11. In esse sono state accolte, per, solo una minoranza del
popolazione del tempo e sempre quasi esclusivamente maschile. Il secolo
XII ha visto il rapido affermarsi di discipline, fino a quel momento di
secondaria importanza: il diritto civile e quello canonico, la medicina. Ci
da mettere in relazione al progresso economico, al processo di
urbanizzazione, alla formazione progressiva delle varie classi sociali, al
consolidamento delle strutture amministrative e politiche. Il successo di tali
scuole si avuto prima nei paesi mediterranei, in Italia, in Provenza. I centri
di scienza medica pi rinomati, nel corso del XII secolo, furono
Montecassino, Montpellier, Salerno (con benefici scambi con la medicina
10
Grammatico latino nato nella met del quarto secolo d. C., cfr. www.treccani.it, alla voce.
11
J. VERGER, Universit e scuole medievali dalla fine del secolo XI alla fine del XV , in
Storia mondiale delleducazione, cit.
Medievalia, I, 2013 9
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
12
P. SANTONI RUGIU, Storia sociale delleducazione, Milano, Principato editore,1999.
10 Medievalia, I, 2013
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
Medievalia, I, 2013 11
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
13
J. GOFF, Le universit e i pubblici poteri nel Medioevo e nel Rinascimento, in Id., Tempo
della Chiesa e tempo del mercante. E altri saggi sul lavoro e la cultura nel Medioevo, Torino,
Einaudi, 1977.
12 Medievalia, I, 2013
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
5. Altre scuole
Interessanti, anche se conosciute in modo minore, sono le scuole
apparse nel corso del XII secolo in un contesto cittadino le quali si
distinguono per un insegnamento di carattere pratico, specialistico,
caratterizzato da uno spirito accentuatamente laico. Le scuole nel tempo si
moltiplicano, grazie soprattutto a delle fondazioni sorte per iniziative dei
laici, di confraternite o dei poteri municipali.
Nelle citt delle Fiandre e dellItalia, dedite al commercio, si
aprirono scuole per insegnare ai figli dei mercanti non soltanto la
grammatica (ovvero latino), ma le lingue vive, la matematica e le nozioni di
contabilit mentre quelle giuridiche risultano numerose in Provenza, a
Narbona, Arls, Avignone. Esse pongono in evidenza le esigenze di una
formazione professionale15.
In Inghilterra, i re e i grandi signori fondarono vasti collegi, che si
possono considerare come gli antenati delle public schools; in
contrapposizione, i canonici, i cavalieri, i borghesi, le confraternite si
contentavano di fondare dei chantries, il cui cappellano, pur celebrando i riti
religiosi previsti, si occupava dellinsegnamento di decine di allievi.
I manuali in uso in queste scuole erano pressapoco gli stessi delle
facolt delle arti: grammatici antichi (Donato16, Prisciano17) e moderni
(Alessandro di Villedieu18, Eberaro di Bthune19); dizionari (come il
14
VERGER, cit.
15
FERRARO PIESERI, cit., pp. 316-320.
16
Vedi nota 10.
17
Filosofo neoplatonico del sesto secolo d. C. appartenente alla scuola di Atene,cfr.
www.treccani.it, alla voce.
18
Grammatico, vissuto intorno tra la met e la fine del 1100, cfr. www.treccani.it, alla voce.
19
Grammatico fiammingo della fine del 1100, cfr. www.treccani.it, alla voce.
Medievalia, I, 2013 13
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
20
Lessico latino con ampie digressioni grammaticali, etimologiche sintattiche, cfr.
www.treccani.it, alla voce.
14 Medievalia, I, 2013
De Rosa, Educazione ed istruzione nel Medioevo
Intanto, alla fine del Medioevo, una corrente didee si configur nel
nord Europa che avrebbe raggruppato in s i movimenti di ispirazione
mistica e devozione (devotio moderna) sviluppatasi in Germania e nei Paesi
Bassi con il rifiuto della teologia scolastica con un ritorno diretto alla Bibbia.
Una seconda corrente didee fu quella dellUmanesimo. Lumanesimo
elabora un sistema filosofico e una morale fondati su una nozione centrale
della dignitas hominis. Esso stato indotto anche ad affrontare
prevalentemente problemi di carattere pedagogico poich, nella sua
prospettiva, leducazione il mezzo privilegiato per far s che luomo prenda
coscienza della sua umanit (humanitas) e si risvegliassero in lui tutte quelle
qualit potenzialmente positive proprie della sua natura ma non con
mutamenti radicali.
Medievalia, I, 2013 15
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
Il mio intervento vuole concentrare la sua attenzione sui conti Della Ratta, una delle
famiglie signorili, vissute nel borgo medievale di Casertavecchia, borgo di fama
ormai internazionale. Si parla sempre e spesso delle meravigliose architetture di
questo gioiello medievale (cattedrale, castello, abitazioni e vicoli caratteristici), ma
poco dei suoi abitanti, di quelli che sono stati i suoi signori. Chi ha vissuto a
Casertavecchia in epoca medievale ? Pertanto, io illustrer le origini, le imprese
militari, i possedimenti dei conti Della Ratta, una delle novelle del Boccaccio,
relativa al conte Diego e la sepoltura del conte Francesco nella cattedrale di
Casertavecchia. I dati storici e letterari ci aiuteranno, per l'appunto, alla ricostruzione
e rivisitazione di un pezzo di vita casertana tra il XIV e XV secolo.
My intervention wants to concentrate attention on the counts Della Ratta, one of the
distinguished families lived in the well-known medieval city of Casertavecchia.
People often tell about the wonderful architectural works of this old town
(cathedral, castle, characteristic buildings and streets), but little about its
inhabitants, particularly noblemen. Who lived in Casertavecchia in the Medieval
Age? Therefore, Ill show the origins, military ventures, properties of the counts
Della Ratta, one of the short stories by Boccaccio, about count Diego and the burial
of count Francesco in the Cathedral of Casertavecchia. Historical and literary data
will help us, afterwards, to reconstruct a piece of the life of Casertavecchia between
the XIV and the XV century.
16 Medievalia, I, 2013
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
Il giglio, per lappunto, era uno dei simboli dei sovrani franchi, che
1
GIAN PAOLO SPINELLI, I Della Ratta conti di Caserta (secc. XIV-XVI), Caserta, Spring,
2004.
Medievalia, I, 2013 17
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
fu, poi, adottato dal regno di Napoli insieme alla figura araldica del leone,
altro simbolo di regalit, coraggio e forza. Nella maggior parte dei casi, lo
stemma dei Della Ratta presenta il leone di profilo, con la bocca aperta e
rampante, cio in piedi, poggiato sulla zampa posteriore sinistra, con la
destra sollevata e con le zampe anteriori protese in avanti.
Il loro stemma ben riconoscibile anche sulle lastre ai lati del
sarcofago di Francesco Della Ratta, ubicato nella navata sinistra della
cattedrale di Casertavecchia.
Figure 4-5. Lastre ai lati della tomba di Francesco Della Ratta, Casertavecchia,
Cattedrale.
18 Medievalia, I, 2013
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
2
FRANCESCO GRANATA, Storia civile della fedelissima citt di Capua, Napoli, 1752, rist.
Bologna, Forni, vol. I, libro terzo, p. 121.
3
CRESCENZIO ESPERTI, Memorie istoriche ed ecclesiastiche della citt di Caserta,
Napoli, 1773, rist. Bologna, Forni, cap. XII, pp. 241-242.
4
CARLO DE LELLIS, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, Napoli, 1671.
5
FRANCESCO TOMMASI, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 37- Treccani.it, 1989,
alla voce Della Ratta.
6
GIOVAN BATTISTA DI CROLLANZA, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili
e notabili estinte e fiorenti, Bologna, Forni, 2000, alla voce Della Ratta.
7
Il Decameron il capolavoro narrativo di Giovanni Boccaccio e raccoglie 100 novelle
raccontate a turno da 7 ragazze e 3 ragazzi che trascorsero dieci giornate in una villa in
Medievalia, I, 2013 19
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
campagna, per sfuggire alla peste che colp Firenze nel 1348. Boccaccio tratta una variet di
argomenti, situazioni, ambienti e personaggi, dai nobili ai frati, agli sciocchi e ai mercanti.
Egli racconta la realt umana, mescolando fantasie ed immaginazioni con figure tratte dalla
realt storica.
8
SCIPIONE AMMIRATO, Delle famiglie nobili napoletane, Firenze, 1651, pp.277-278.
20 Medievalia, I, 2013
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
9
La sesta giornata dedicata a storie di uomini e donne, che riescono ad evitare pericoli
oppure guai, grazie ai cosiddetti motti di spirito, cio a risposte pronte ed acute.
10
GIOVANNI BOCCACCIO, Decameron, Terza novella, Sesta giornata, Roma, Newton
Compton, 1995.
11
BOCCACCIO, cit., Terza novella, Sesta giornata: il vescovo di Firenze di allora si
chiamava Antonio dOrso. La fanciulla adocchiata da costui durante la sua passeggiata a
cavallo era monna Nonna de Pulci, una giovane e bella fanciulla, poi morta durante la peste
del 1348.
Medievalia, I, 2013 21
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
22 Medievalia, I, 2013
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
14
AMMIRATO, cit, pp. 278-279.
Medievalia, I, 2013 23
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
15
ESPERTI, cit, p. 242.
16
PIETRO VUOLO, Maddaloni nella storia di Terra di lavoro, Maddaloni, La Fiorente
2005, p. 60.
17
ESPERTI, cit, p. 243.
24 Medievalia, I, 2013
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
Carit18 .
Il coperchio riproduce le fattezze del conte, con lacconciatura a
caschetto, il collarino, il vestiario nobile e la spada, simbolo della cavalleria
signorile.
La sepoltura stata attribuita da DOnofrio alla scuola napoletana di
Tino di Camaino, scultore originario di Siena, che lavor al servizio del re
Roberto dAngi agli inizi del 300 e che realizz tombe monumentali in
onore di diversi personaggi dellalta nobilt napoletana, tra cui Caterina
dAustria, la regina Maria dUngheria, Carlo di Calabria, Maria di Valois, le
quali tombe hanno una certa somiglianza con quella del conte Francesco.
18
MARIO DONOFRIO, La cattedrale di Casertavecchia, Roma, 1974, pp.149-154.
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Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
26 Medievalia, I, 2013
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
Medievalia, I, 2013 27
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
19
FRANCA DELLA RATTA, LAnnunziata, Napoli, A. Guida, 2010, p. 49.
20
ANTONIO CANINO, Campania, Milano, Touring Club Italiano, 1981, p. 319.
21
FRANCESCO SENATORE, Spazi e tempi della guerra nel Mezzogiorno aragonese:
litinerario militare del re Ferrante, Salerno, Carlone, 2002, p. 240.
28 Medievalia, I, 2013
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
Figura 14. Stemma dei Della Ratta, Durazzano, porta del castello.
22
La notizia stata ricavata dal sito della Pro Loco di Durazzano,
web.tiscalinet.it/prolocodurazzano/storia.htm
23
www.nobili-napoletani.it/della_Ratta.htm.
Medievalia, I, 2013 29
Della Valle, Tra storia e letteratura: i conti della Ratta e Boccaccio
30 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
Laura Di Giugno
In questa relazione sar effettuata unanalisi sintetica delle modalit di utilizzo delle
spezie nel Medioevo e del valore loro attribuito. Si focalizzer lattenzione sulla
provenienza di queste preziose sostanze, individuando le principali rotte
commerciali e il ruolo che hanno avuto nei rapporti tra Oriente e Occidente nel
mondo medievale. Saranno descritte alcune delle principali spezie in voga allepoca
per comprenderne le propriet e il loro uso. Si dimostrer, inoltre, quanto le spezie
siano state un potente motore delleconomia medievale; merce preziosa, usata come
sfoggio di ricchezza, eleganza, potere e raffinatezza. Al contempo, si evidenzier
quanto lignoranza e la superstizione abbiano circondato tali sostanze di un alone di
mistero, attribuendo loro poteri immaginari e misteriosi. Le spezie ancora oggi
confondono e affascinano coi loro inebrianti profumi e ci invitano a scoprirne
lintrinseco valore.
This paper shows a synthetic analysis of the use of spices in Middle Age and of the
valued attributed to them. I try to point out the provenance of these precious
substances namely to speak about their commercial roads, in the framework of
relationships between Oriental/Occidental worlds. Moreover, I describe some of
principal used spices to understand their properties and usefulness. So, it will be
evident that spices were one of the motor of medieval economy; precious products
used to emphasize richness, elegance, power and sophistication. In the same
manner, it will be clear that spices were involved by ignorance and superstitions
aspects. Anyway, we can nowadays feel their inebriation and fascination.
Parole chiave: spezie, vie delle spezie, propriet delle spezie, rotte commerciali, uso
farmacologico, uso in cucina.
Key words: spices, spices roads, botanic and medical properties, commercial
relationships, food.
Medievalia, I, 2013 31
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
o erbe che di solito non sono endemiche in Europa, nel Mediterraneo o nel
Vicino Oriente.
La loro provenienza da mondi lontani e molto distanti, la loro
delicatezza e rarit, le rendeva sostanze nobili, riservate ai ricchi e ai potenti,
cio solo a coloro che potevano economicamente permettersi il lusso di
acquistarle e di usarle. Erano, pertanto, adoperate per manifestare lusso e
prestigio sociale, ed erano avvolte da un alone di mistero in quanto non se ne
conosceva bene lorigine. Ci dava adito alle pi favolose leggende e
quadruplicava i prezzi sul mercato, gi alti a causa dei lunghi viaggi
affrontati per reperirle e trasportarle in Occidente.
Le spezie erano talmente preziose da essere utilizzate come forma di
pagamento. La loro commercializzazione nel mondo occidentale non venne
mai meno, anche se si ridusse, dalla caduta dellImpero Romano per tutto il
Medioevo. Si soliti pensare che nel periodo altomedievale i traffici di
spezie fossero scomparsi, mentre attestato che i mercanti orientali le
portavano per mare a Marsiglia, da cui si diffondevano in Francia e nel Nord
Europa.
In Italia, Comacchio, centro nei pressi di Ravenna, prima ancora che
Venezia diventasse una potenza commerciale, fungeva da emporio
commerciale per le svariate merci trasportate lungo il corso del Po, verso le
citt longobarde1. Il capitolare di Liutprando del 715 autorizzava i mercanti
comacchiesi a commerciare vari prodotti, il sale in particolare, nei territori
longobardi, con la clausola di pagare diversi dazi doganali ai funzionari
longobardi nelle localit indicate nel documento: Mantova, Brescia,
Cremona, Parma. Pavia, la capitale del regno Longobardo (VI-VIII secolo),
fu un importante centro commerciale e politico; al suo mercato giungevano
merci e prodotti di tutti i generi, tra cui anche le spezie. Tra i dazi previsti
nel porto della citt di Parma vi erano oltre al sale, anche olio, garum e pepe,
a testimonianza del fatto che gi nel VII secolo, prima che Venezia
acquisisse il primato delle importazioni e del commercio fluviale lungo il Po,
si commerciavano le preziose spezie2.
Quanto valevano le spezie sul mercato, in relazione agli altri beni di
consumo? Si riporta di seguito un elenco indicativo dei prezzi di alcune,
ricordando che quelli rilevati sono i prezzi per libbra (320 g.) indicati in
1
Enciclopedia Treccani, alla voce spezie,
www.treccani.it/enciclopedia/spezie_%28Enciclopedia-Italiana%29, ottobre 2013.
2
Capitolare di Liutprando, in L. M. HARTMANN, Zur Wirtschaftsgeschichte Italiens
im frhens Mittelaters Analekten, Gotha, 1904.
32 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
kreuzer, moneta coniata in argento nei territori del Tirolo, della Svizzera e
del Sud della Germania dal 1271. Il nome deriva dalla doppia croce sul
rovescio3.
Pepe = 26 kreuzer
Zenzero = 32 kreuzer
Cannella = 40 kreuzer
Noce moscata = 48 kreuzer (costo di 4 buoi)
Zafferano = 180 kreuzer (costo di un cavallo)
Zucchero (anche lo zucchero era annoverato tra le spezie) = 16,8
kreuzer.
3
Enciclopedia Treccani, alla voce kreuzer,
www.treccani.it/enciclopedia/kreuzer_%28Enciclopedia-Italiana%29, ottobre 2013.
4
Archivio di Stato di Bologna, Capitano del popolo, Falegnami 1288, rubr. XVII, XLII;
Documenti e codici miniati, n. 1, rubr. XIX, XL; ibid., n. 2, rubr. XVII, XXXVI, LXII.
5
M. MONTANARI, Lalimentazione contadina nellalto Medioevo, Napoli, 1979, pp. 407-
411.
6
G. TAMBA, Le norme associative, lo statuto della Societ dei Muratori negli anni 1248-56,
in Muratori a Bologna. Arte e societ dalle origini al secolo XVIII, Bologna, 1981, pp. 119-
134.
7
Si vedano, per esempio, le preparazioni, anche quelle pi semplici di uno dei primi ricettari
italiani, il Liber de coquina, che, nel suo nucleo pi antichi probabilmente risale all'epoca
dell'imperatore Federico II di Svevia alla cui corte, forse, fu compilato.
Medievalia, I, 2013 33
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
8
Bisogna intendere il loro ruolo pi simile a quello degli imprenditori che di meri
commercianti, cfr. C. M. CIPOLLA, Storia economica dellEuropa pre-industriale, Bologna,
Il Mulino, 1997, pag. 71.
9
Aboca Museum, erbe e salute nei secoli, alla voce didattica-la via delle spezie, settembre
2013, www.abocamuseum.it/museo_new/didattica/spezie02.aspx.
34 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
Medievalia, I, 2013 35
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
10
Wikipedia, alla voce via dellincenso, settembre 2013,
www.wikipedia.org/wiki/Via_dell%27incenso.
11
Aboca Museum, cit..
12
M. MONTANARI, La fame e labbondanza. Storia dellalimentazione in Europa, Roma-
Bari, Laterza, 1993.
36 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
Lo speziale
Per commerciare al dettaglio merci cos diverse e cos preziose, nel
Medioevo ci si affid a figure professionali raccolte in corporazioni. In quel
contesto culturale le spezie avevano i pi svariati utilizzi: oltre che in cucina
e in farmacopea, servivano come cosmetici, per tingere panni vetri e pelli,
per dipingere e preparare inchiostri. Erbe e prodotti derivati erano venduti
nelle botteghe degli speziali. Questi ultimi erano dei maestri preparatori di
medicine, il corrispondente degli attuali farmacisti.
Avevano, perci, una profonda conoscenza delle propriet di erbe,
spezie e minerali ed erano in grado di comporli adeguatamente. Nelle loro
botteghe, inoltre, si vendevano dolci speziati, profumi ed essenze, inchiostri
e colori per pittori e tintori.
Si pu, quindi, dedurre che quello dello speziale fosse un mestiere
redditizio, visto lalta richiesta di questa tipologia di prodotti13. A Bisanzio,
come racconta il Libro dell'Eparco o Libro del Prefetto i venditori di
profumi, di spezie e tinture erano raccolti nella Corporazione dei
profumieri e nella Corporazione degli apotecari (scomparsa dal X secolo)
quelli di preparati farmaceutici14.
A titolo di curiosit si ricorda che nella Firenze della fine del
Duecento, tra le tante corporazioni di arti e mestieri, quella degli speziali
poteva annoverare tra i suoi membri Dante Alighieri.
A fissare quanta strada sociale avevano percorso gli speziali nel
Basso Medioevo si riporta tale esempio. Con un privilegio del 20 aprile
144315, Alfonso I il Magnanimo, re di Napoli e di Sicilia assunse a vita
Giovanni de Sancto Ginisi, esperto aromatariu catanese, tra gli aromatari
regi. Giovanni, cos, avrebbe aggiunto ai guadagni, ai diritti e ai privilegi
tradizionalmente spettanti alla categoria quelli riservati ai cortigiani, tra cui
la possibilit di esercitare fuori dalla giurisdizione e dal controllo del
protomedico del Regno, essendo soggetto soltanto a quello di corte16.
Lo speziale gi dal XIV secolo, dunque, diventava una figura
professionale rispettata e prestigiosa dal punto di vista sociale. Nella Sicilia
13
Wikipedia, alla voce speziale, www.wikipedia.org/wiki/Speziale, ottobre 2013.
14
Il codice prescriveva anche il massimo margine di profitto che i venditori potevano ricavare
dai prodotti, cfr. A. GOUILLOU F. BULGARELLA A. BAUSANI, L'Impero bizantino e
lIslamismo, Torino, UTET, 1981, ristampa 1992, p. 195.
15
Documento del 8/5/1443 conservato nell'Archivio di Stato di Palemo, Regia Cancelleria,
registro 79, cc. 56 v.- 58r.
16
D. SANTORO, Profili di speziali siciliani tra XIV e XVI secolo, Mediterranea - ricerche
storiche, Anno IV, n. 9, Aprile 2007, p. 63 - 76.
Medievalia, I, 2013 37
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
del Trecento, infatti, divent frequente che i figli degli speziali non solo
assumessero bottega e professione del padre, ma che ereditassero anche le
cariche cortigiane eventualmente conseguite dal genitore.
Il carattere corporativo, quasi iniziatico, della professione era
testimoniato dall'esistenza di statuti che, come nel caso di Savona nel 1403,
regolamentavano il prezzo di vendita al dettaglio, la composizione della
formula e la sua segretezza, per la preparazione della clrea, una sorta di
mulsum locale, cio vino, miele, spezie (variabili per aree geografiche ed
epoca) e persino zucchero17.
Ad imitazione del sovrano, anche le famiglie dei vassalli, i nobili
titolati del Regno di Napoli, acquistavano spezie per i loro banchetti e le
affidavano, per la conservazione, ai loro cortigiani pi fidati, quelli che
detenevano il guardaroba del principe, come fu il caso di Angelo Caldarario
che nel 1458 fu conservator della cera, del pepe e dei panni principalis
camere castri Licii, del principe di Taranto, Giovanni Antonio Del Balzo
Orsini18.
In quanto merce di lusso, nel Medioevo furono prese misure severe
contro i falsificatori di spezie. Nel 1305 a Pisa i Fundacarii erano obbligati a
denunciare chi conservava e vendeva zafferano contraffatto. La merce falsa,
sequestrata, era distrutta per combustione, e i falsari erano puniti
severamente con pene corporali e addirittura con la condanna al rogo19.
E le spezie potevano contribuire persino alla crescita urbanistica,
sociale ed economica di un territorio. Fu il caso del L'Aquila che, fondata
due secoli prima, nel Quattrocento era divenuta una grande e prospera citt
anche grazie alla produzione locale e al commercio dello zafferano, la cui
coltivazione era stata introdotta da un monaco domenicano nella piana di
Navelli, poco distante dal centro urbano. Lhabitat particolare lo rendeva
migliore di quello coltivato in molte altre zone20.
17
G. PALMERO, La clrea. Una bevanda medievale per i banchetti di festa, Anthropos &
Iatria, Anno XVI, n 2, 2012, p. 42 46.
18
R. ALAGGIO, Spese per la camera principalis di Giovanni Antonio Del Balzo Orsini da
un frammento di contabilit del 1463, in Studi in onore di Guglielmo de' Giovanni-Centellese,
a cura di ENRICO CUOZZO, Salerno, 2010, pp. 41 79.
19
Prove di coltivazione e vocazionalit dello zafferano nel territorio montano e pedemontano
maceratese, a cura di A. CATORCI ET AL., [Pollenza], 2007.
20
LUIGI MARRA, Il purissimo zafferano dellAquila. Storia e ricette, 2a edizione, Colacchi,
2004; Consorzio per la tutela dello zafferano dellAquila, www.zafferanodop.it/storia-
zafferano.asp.
38 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
21
E. CARNEVALE SCHIANCA, La cucina medievale Lessico, storia, preparazioni,
Firenze, 2011.
22
www.antika.it/007790_medioevo-le-spezie.html.
Medievalia, I, 2013 39
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
Anice: tonificante
Cannella (la pi conosciuta): propriet toniche, digestive,
carminative e antisettiche
Cardamomo: profuma lalito, aiuta lo stomaco ad espellere i gas
intestinali, antisettico e stomachico
Cassia: lassativo e rinfrescante
Chiodo di garofano: eccitante dellolfatto e del gusto, analgesico,
disinfettante
Coriandolo: tonificante e stimolante dellappetito, digestivo,
stimolante del sistema circolatorio
Cumino: favorisce la diuresi e la motilit intestinale
Curcuma: stimola fegato e bile, fluidifica il sangue, antibatterico, si
usa anche contro gastriti e acidit
23
Si veda la rassegna di banchetti storici, dall'XI al XVI secolo, in G. CIOCCA, Il pasticcere
e confettiere moderno, Milano, 1907, p. XXXI e ss.
24
Per approfondire: www.antika.it/007661_curarsi-nel-medioevo-spezie-ed-erbe-
officinali.html.
40 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
6.1. Pepe
Originario dellIndia, un arbusto rampicante sempreverde, con
lunghi tralci. Produce infruttescenze allungate formate da bacche sferiche
che divengono rosse maturando. Il pepe verde si ricava dallessiccamento del
frutto acerbo; il pepe nero costituito dal frutto colto allinizio della
maturazione, lasciato leggermente fermentare e poi essiccato; infine il pepe
bianco tratto dal frutto maturo messo a macerare nellacqua e poi privato
della buccia26.
25
HILDEGARD VON BINGEN, Physica, liber III, De arboribus, alla voce De vite.
26
CARNEVALE SCHIANCA, cit..
Medievalia, I, 2013 41
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
27
www.antika.it/007790_medioevo-le-spezie.html.
42 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
allo stomaco, alla tosse / giova di molto, e previen ancor, e toglie / dell'aspra
febbre l'accensione, e il freddo28.
6.2 Zafferano
Lo zafferano originario dellAsia Minore, ma la sua coltivazione si
diffuse anche in Italia, Francia e Spagna a partire dal XIII secolo. Si ricava
dagli stami del Crocus, un delicato fiore bianco o lilla; da millenni gli stami
sono staccati manualmente al mattino, per questa ragione, oltre ai difficili
processi di lavorazione, questa spezia particolarmente costosa29.
Si usava in cucina per il bel colore dorato che regalava alle pietanze. Per la
Scuola Medica Salernitana serviva ad allietare il cuore: Lo zafferano
riconforta, stimola alla gioia, risana le viscere e fa riposare il fegato.
6.3. Zenzero
La pianta cresce spontanea in India e nellAsia tropicale fino a un
metro di altezza su pendii soleggiati; ha foglie strette e appuntite e fiori
gialli.
28
La regola sanitaria salernitana, traduzione di FULVIO GHERLI, Roma, Newton
Compton, 1993, p. 62.
29
CARNEVALE SCHIANCA, cit.
Medievalia, I, 2013 43
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
30
CARNEVALE SCHIANCA, cit..
31
www.antika.it/007756_curarsi-nel-medioevo-zenzero.html.
32
CARNEVALE SCHIANCA, cit.
44 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
6.5. Cannella
La cannella originaria dellIndonesia, del Ceylon e delle isole
Molucche; se ne conoscevano due qualit: Cinnamomum Zeylanicum e
Cinamomum Aromaticum, di provenienza cinese.
La cannella vera e propria si identifica con la prima tipologia,
mentre la seconda veniva pi comunemente chiamata cassia. un albero
tropicale sempreverde che pu raggiungere anche i 12 metri di altezza. Per
ricavare le stecche di cannella si deve staccare la corteccia con uno speciale
coltello, successivamente la si fa macerare per un giorno per staccare la
cuticola esterna e infine la si lascia essiccare tenendola infilata in sottili
bastoncini.
La cannella migliore man mano che si sale dalla base alla cima del
tronco. Questa spezia, insieme al pepe e allo zenzero, fa parte delle
cosiddette spezie grosse e veniva considerata ottima in cucina33; era
ritenuta uno stimolante della digestione con propriet antisettiche. Dalla
corteccia si distillava anche un profumatissimo olio essenziale che
funzionava come digestivo e disinfettante delle vie respiratorie.
33
CARNEVALE SCHIANCA, cit..
Medievalia, I, 2013 45
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
34
ERODOTO, Storie, Libro III, 110, traduzione a cura di A. SOLDANI,
http://dariosoldani.interfree.it/index.html.
46 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
35
C. PLINIO, Della storia naturale, libro XII, 42, traduzione italiana con testo latino a fronte
a cura di M. LODOVICO DOMENICHI, Venezia, Antonelli, 1844, c. 1176 e ss.
Medievalia, I, 2013 47
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
6.8. Cumino
una pianta erbacea della famiglia delle ombrellifere che raggiunge
unaltezza di 50 centimetri, originaria dellEgitto e del Medio Oriente. Si
utilizzano i semi messi a seccare oppure polverizzati.
Usata prevalentemente in cucina, nel Medioevo si ridusse
decisamente il suo consumo rispetto al periodo romano. Si utilizzava
saltuariamente nelle preparazioni fredde o in qualche salsa37. Questa spezia
era nota anche per essere un diuretico.
36
www.antika.it/007671_curarsi-nel-medioevo-chiodi-di-garofano.html.
37
CARNEVALE SCHIANCA, cit.
48 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
6.9 Canfora
Originaria dellAsia orientale, si ricava da un grande albero
sempreverde, il Cinnamomum Canphora, attraverso il processo di
distillazione del legno, ovvero si scaldano a secco le parti legnose appena
tagliate poste in un recipiente con la paglia.
I l suo utilizzo si diffuse grazie alla Scuola Medica Salernitana, che
aveva acquisito la conoscenza delle sue propriet attraverso gli Arabi.
Essendo un efficace cardiodilatatore si usava per le malattie cardiache e
respiratorie; come olio essenziale, inoltre, curava le infezioni della pelle. Era
una spezia che si pagava a peso doro, tuttavia ogni speziale ne teneva una
piccola quantit nella propria bottega. In cucina si adoperava per la
conservazione dei cibi38. Secondo Avicenna, sotto agli alberi di canfora
soggiornava sempre un leopardo che rendeva quasi impossibile
avvicinarsi.39
38
www.abocamuseum.it/museo_new/didattica/spezie07.aspx.
39
CARNEVALE SCHIANCA, cit.
Medievalia, I, 2013 49
Di Giugno, Il mondo delle spezie: tra Oriente e Occidente
50 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
Il colore e la luce sono aspetti cruciali in ogni espressione artistica, in ogni tempo e
presso ogni civilt. L'articolo propone una rilettura di alcune indicazioni di
realizzazione ed impiego del colore, tratte dal celebre trattato di Cennino Cennini,
sulla scorta delle esperienze maturate nel corso dell'intera vicenda pittorica umana,
da quella Preistoria a quella Contemporanea.
Colors and light are crucial aspects in every artistic gesture, in every time, for each
human civility. This paper deals with the analysis of some information concerning
with colors (construction and use) selected by the celebrate treatise written by
Cennino Cennini. The analysis involve experience developed during all the history
of Fine Art, since Prehistoric Art to Contemporary one.
1. Introduzione
Nella storia dell'Uomo credo che si possa rintracciare in ogni epoca
un apporto costante e vitale della contemporaneit nella costruzione artistica,
apporto che , a mio avviso, alla base di tutta la conoscenza concreta della
pittura e delle sue tecniche. Daltra parte, dai primordi, l'Umanit risente in
tanti aspetti della vita, anche quotidiana, di contributi immateriali, non
tangibili, di qualcosa di sciamanico e di mistico.
Il contributo autentico dettato dal colore all'espressione artistica
avviene in termini di "luce". La luce un fenomeno studiato ancora
scientificamente ai nostri giorni ed oggetto di ricerche e diatribe e
discussioni che hanno anche un fascino narrativo eccezionale.
I graffiti delle grotte neolitiche risaltano sulle rosate rocce con segni
realizzati con sangue ed escrementi di animali; mentre il fondo chiaro,
quando possibile bianco, identifica la luce e l'Ente superiore. Il colore
sovrapposto reclama e richiede l'esistenza della specie nelle vittime e nel
carnefice, costretto quest'ultimo alla violenza. L'Ente superiore pretende il
sacrificio nel sangue e rivive nelle miracolose figure stilizzate e vivaci come
Medievalia, I, 2013 51
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
Nel principio che Iddio onnipotente cre il cielo e la terra, sopra tutti animali e
alimenti cre l'uomo e la donna alla sua propria immagine, dotandoli di tutte
virt.[.] S come piccolo membro essercitante nell'arte di dipintora, Cennino di
Andrea Cennini da Colle di Valdelsa, nato, fui informato nella detta arte dodici anni
da Agnolo di Taddeo da Firenze mio maestro, il quale impar la detta arte da
Taddeo suo padre; il quale suo padre fu battezzato da Giotto, e fu suo discepolo anni
ventiquattro3.
[..] Come ti dimostra la regola in quante parti e membri s'appartengon l'arti. El
fondamento dell'arte, e di tutti questi lavorii di mano principio, il disegno e 'l
1
Cennino Cennini (Colle di Val d'Elsa, 1370 Firenze, 1440), cfr. www.wikipedia.it alla
voce.
2
CENNINI CENNINO, Il libro dell'arte, a cura di FRANCO BRUNELLO, Vicenza, 1993. Il
trattato fu scritto presumibilmente ai primi del XV secolo. Il codice pi antico che lo
tramanda quello di Firenze, Biblioteca Laurenziana (LXXVIII, cod. 23), datato 1437; un
altro (incompleto e lacunoso) e alla Biblioteca Vaticana (cod. Ottoboniano 2974), un terzo
esemplare, cinquecentesco, nella Biblioteca Riccardiana di Firenze (cod. 2190).
3
CENNINI, cit., capitolo I.
52 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
colorire. Queste due parti vogliono questo, cio: sapere tritare, o ver macinare,
incollare, impannare, ingessare, e radere i gessi, e pulirli, rilevare di gesso, mettere
di bolo, mettere d'oro, brunire, temperare, campeggiare, spolverare, grattare,
granare, o vero camusciare, ritagliare, colorire, adornare, e invernicare in tavola o
vero in cona. Lavorare in muro, bisogna bagnare, smaltare, fregiare, pulire,
disegnare, colorire in fresco, trarre a fine in secco, temperare, adornare, finire in
muro. E questa si la regola dei gradi predetti, sopra i quali, io con quel poco sapere
ch'io ho imparato, dichiarer di parte in parte4.
Medievalia, I, 2013 53
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
batti sopra la detta tavoletta tanto, quanto vedi ch'ella sia bene asciutta. E viene
inossata igualmente cos in un loco come in un altro5.
5
CENNINI, cit., capitolo V.
54 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
6
OLIVIER BLEYS, Il maestro di blu, Milano, Piemme, 2000, p. 13.
7
C' da specificare che, dal punto di vista fisico, il colore della luce indice della temperatura
superficiale del corpo che la emette. Dal punto di vista fisico si verifica che lo spettro (cio la
composizione in componenti) della luce blu corrisponde ad una temperatura del corpo
emittente molto superiore a quella superficiale di un corpo che emette luce rossa. L'esempio
pi evidente il colore della luce delle stelle: le stelle cosiddette blu sono molto pi calde
delle rosse! Noi associamo il rosso al caldo perch nell'esperienza umana la fiamma del fuoco
(alla temperatura usuale di combustione della legna), fonte di calore pi calda disponibile
sulla Terra, mostra un colore rosso.
8
Un trattato universale dei colori. Il Ms. 2861 della Biblioteca Universitaria di Bologna, ed.,
trad. e commento di FRANCESCA MUZIO, Olschi, Firenze, 2002, p. 25 26. Il codice, sulla
Medievalia, I, 2013 55
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
56 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
e fa commo prima; poi vieni lavando quello che in nel sapone cum liscia ben
chiara et netta; poi tolli uno pignatto vitriato, cum orina, et fa bullire la dicta orina ne
la quale mecti per omni libra d' azurro meza oncia de goma rabico et schiumalo
molto bene e metili dentro alcuna cosa odorifera. E quando ha buito, levalo dal
fuoco, et como refredato e tu vi mecti dentro lo azurro e lassalo cus stare per una
nocte, e poi scola via la ditta orina, e poi pone a sciugare lo dicto azurro a l'ombra, e
apre el dicto azurro spesso cum uno bastone, poi lo ripone in uno sachecto de
corami10 innanti che sia in tutto fornito de sciugare, e menalo ben per mano: overo tu
lo pone in una viscicha de bove la quale sia attuata in questo modo. Farai stare la
visica in lo aceto e sale per una nocte e servalo bene e haverai azurro simili a l'
oltramarino.
10
Cuoiame, cuoio, cfr. VOCABOLARIO TRECCANI, alla voce,
www.treccani.it/vocabolario/corame.
Medievalia, I, 2013 57
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
5. Nero, il noncolore
In una mia personale storia del colore (tra le tante possibili), il nero
vive e si sviluppa come elemento fondamentale fin dagli albori della
conoscenza figurativa umana, per poi essere quasi cancellato dai colori e
definitivamente rinnegato dagli Impressionisti.
11
Andrej Arsenevi Tarkovskij (Zavraze, 1932 Parigi, 1986) realizz il film nel 1966, cfr
http://it.wikipedia.org/wiki/Andrej_Tarkovskij.
12
MICHEL PASTOUREAU, Nero. Storia di un colore, Milano, Ponte delle Grazie, 2008. E'
sorprendente la presenza dell'ossido di manganese perch ancora oggi prodotto con una
sintesi industriale complessa e ha un prezzo di mercato molto alto!
58 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
6. Luce e colore
A questo punto diventa importante stabilire come, per qualunque
applicazione di colore, siano fondamentali alcuni elementi: sostegno (muro o
tavola), collante, pigmento, mordente e solvente. In generale, sono le opere
pittoriche medievali a realizzare tecniche efficaci di fissazione dei colori.
Il termine colore trova definizione nellaltro termine, luce. In una
celebre tavola di Crivelli (Annunciazione, 1486, London, National Gallery),
De Botton ed Armstrong13 interpretano il ruolo della luce come una idea che
prende forma in senso figurativo. In genere, la luce Dio.
La luce del Creatore dal cielo in forma di astro, con un unico raggio,
penetra nell'abitato dove la Vergine prega e quindi colpisce la sua fronte.
Pertanto, l'idea di accettazione della Vergine, di concepire attraverso lo
Spirito Santo, viene accolta in una maniera altrettanto suggestiva e
miracolosa. A mio parere, il miracolo consiste nella realizzazione fattiva del
pittore: la Vergine accetta la luce per fede, pur rendendosi conto del fatto il
concepimento, mediante lo Spirito Santo, fuori dalla natura.
13
ALAIN DE BOTTOM JOHN ARMSTRONG, L'arte come terapia, Guanda, Parma,
2013.
Medievalia, I, 2013 59
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
60 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
Quindi, sono i nostri sistemi sia ottico sia nervoso a fare da interpreti
alle immagini, con le differenze dovute tra noi umani ed i diversi animali.
Noi siamo, comunque, sempre assoggettati al ritmo di vita e di morte, per le
quali le teorie religiose e psicologiche tanti dubbi continuano a seminare.
Le esperienze di fisica della luce di Newton, del 1666, definirono i
colori e quindi diedero un grande impulso alla produzione scientifica, tecnica
ed artistica. Si tratt della celebre esperienza della scomposizione del fascio
di luce, effettuata mediante un prisma ottico e della cosiddetta "ruota dei
colori": un cerchio i cui settori sono diversamente colorati e che posta in
rotazione fa percepire il bianco. Quindi il bianco la somma di tutti i colori
ed il nero inesistente, l'assenza dei colori.
Sar Seurat ad identificare la "ruota dei colori" e ad utilizzarla
pienamente nelle opere puntiniste, cio basate sulla composizione delle
campiture di colore mediante l'accostamento di microscopici puntini colorati.
14
Per esempio in BIBBIA, Genesi (1, 1-5) e, per la mitologia greca, ESIODO, Teogonia,
(proemio).
15
YANN ARTHUS-BERTRAND, La Terra vista dal cielo, Milano, Feltrinelli, 2010.
Medievalia, I, 2013 61
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
I semplici colori sono sei, de quali il primo bianco, bench alcuni filosofi non
accettino n il bianco n il nero nel numero de colori, perch luno causa de
colori, laltro ne privazione. Ma pure, perch il pittore non pu far senza questi,
noi li metteremo nel numero degli altri, e diremo il bianco in questordine essere il
primo ne semplici, il giallo il secondo, il verde il terzo, lazzurro il quarto, il rosso il
quinto, il nero il sesto; ed il bianco metteremo per la luce senza la quale nessun
colore veder si pu, ed il giallo per la terra, il verde per lacqua, lazzurro per laria,
ed il rosso per il fuoco, ed il nero per le tenebre, che stan sopra lelemento del fuoco,
perch non v materia o grossezza dove i raggi del sole abbiano a percuotere, e per
conseguenza illuminare17.
Leonardo nella creazione del colore intende il bianco come aria (lo
definisce aria grassa, aria pesante, aria leggera18). A mio parere, l'evidenza
che la luce attraversa e permea di s lo spazio. Ecco perch nelle sue opere,
le campiture di bianco risultano pi significative del disegno stesso, che gi
di per s eccezionale. Se vogliamo, proprio questo il miracolo visivo di
Leonardo. La luce nel bianco quindi. Il colore, evidentemente, per
Leonardo non una cosa che si esplica nello spettro. Il colore qualcosa in
cui devono entrare tonalit ed armonia. E' la diatriba della pittura del
Quattrocento, tra toscani (portatori delle essenze delle forme, del disegno) ed
i veneziani (portatori della luce, del colore). Polemica che rivivr nella
Francia del XIX secolo tra seguaci della perfezione formale accademica
(Ingres su tutti) e gli Impressionisti, fautori della natura pittorica assoluta del
colore e della luce.
In effetti, la composizione dei colori non primari e la loro resa
cromatica finale, su ogni supporto, principalmente sull'intonaco, stato uno
dei problemi tecnici fondamentali della pittura. Ottenere proprio quel colore
immaginato non fu semplice, per secoli.
16
LEONARDO DA VINCI, Trattato della Pittura condotto sul codice Vaticano Urbinate
1270, rist. anast. del volume del 1890, Roma, Newton Compton, 2006. Il trattato, compilato
dal suo discepolo Francesco Melzi, raccoglie i pensieri e le sperimentazioni di Leonardo
riguardo alle teorie della pittura (luce, colore, disegno, prospettiva etc.) e alla sue tecniche.
17
LEONARDO DA VINCI, cit., p. 92, dichiarazione 250.
18
LEONARDO DA VINCI, cit., p. 76, dichiarazione 189 e ss.
62 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
Figura 3. Malevic, Quadrato nero su fondo bianco, 1914-15, olio su tela, Mosca,
Galleria Tret'jakov (cfr. www.artinvest2000.com).
Medievalia, I, 2013 63
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
19
Kazimir Severinovi Malevi (Kiev, 1878 - Leningrado, 1935), cfr. http://it.wikipedia.org
alla voce.
20
Materia dalla luce: sar preso possibile?, Science, Gennaio 2014 [Dicembre 2013, n
12], pp. 5 6.
21
JOSEPH ALBERS, Interazione del colore. Esercizio per imparare a vedere, Il Saggiatore,
Milano, 2013.
22
LUIGI CAMPANELLA, Il cammino del colore dalle origini ai nostri giorni.
Dalla terra all'acrilico, Art e Dossier, Dicembre 2013.
64 Medievalia, I, 2013
Del Prete, Considerazioni sull'uso del colore e della luce
Figura 4. Anish Kapoor, White sand, Red millet, Many Flowers, 1982
Mixed media and pigment, 4 elements, London, South Bank Centre, Collection Arts
Council (cfr. http://anishkapoor.com/)
Medievalia, I, 2013 65
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
Laura Di Giugno
In questo saggio si vuole puntare lattenzione su tre liquidi particolari che nel
Medioevo, cos come ai giorni nostri, hanno una grande importanza sia dal punto di
vista sacro che profano: lacqua, lolio e il vino. Si analizzeranno le pi diffuse
modalit di utilizzo di tali elementi nel mondo medievale e si individueranno le
principali differenze relative al loro uso quotidiano comune e a quello religioso. Si
evidenzier, infine, che sacro e profano sono le due facce della stessa medaglia,
legate profondamente al modo abituale di intendere e adoperare questi liquidi.
This paper focuses the attention on three special liquids that had great relevance
during the Middle Age as well as nowadays either with respect to sacred point of
view or to the profane one: water, oil, and wine. We analyze the main procedure
concerning with using this elements and we emphasize the crucial differences
between the everyday use and the religious one. Thus, well discover that profane
and sacred are different faces of the same medal and they deeply interlace each
other.
Parole chiave: acqua, olio, vino, sacramenti, uso dei liquidi, sacro e profano.
Key words: water, oil, wine, sacraments, use of liquids, sacred and profane
symbols.
Introduzione
Bisogna, anzitutto definire la fondamentale distinzione tra uso sacro e uso
profano di acqua, olio e vino. Questi elementi, dal punto di vista profano,
hanno valore in quanto tali; lattenzione focalizzata sulle loro intrinseche
qualit, positive o negative che siano; da quello sacro, invece, tali liquidi
sono concepiti per la somministrazione dei Sacramenti, perci sono le
azioni, ossia i gesti sacramentali compiuti con quegli elementi, ad assumere
importanza e autorit.
I Sacramenti, per i cristiani, sono il luogo in cui lagire umano si
incontra con quello divino, in cui si pu compiere lesperienza concreta
dellamore di Dio per gli uomini, proprio attraverso quei gesti che
compongono il rituale1. Dio offre nel Sacramento la possibilit di salvezza
1
PIERANGELO SEQUERI, Ma che cos questo per tanta gente?, Milano, Glossa, 1990.
66 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
2. Lacqua
Analizziamo, ora, pi nello specifico le modalit di utilizzo
dellacqua nel mondo medievale. Lacqua la pi comune e accessibile delle
bevande, tuttavia anche la pi denigrata in quellepoca, perch spesso
considerata impura, insalubre, poco raccomandata pure a livello medico3.
Paradossalmente erano considerate migliori e pi sicure le bevande
alcoliche, in quanto pi nutrienti e meno inclini a guastarsi4.
Nelle enciclopedie medievali sono frequentemente riportate le
osservazioni di Plinio il Vecchio5, il quale cerca di classificare le acque per
poter individuare quelle meno pericolose per la salute.
2
BRUNO FORTE, Piccola introduzione ai sacramenti, Milano, San Paolo, 1994.
3
www.wikipedia.org/wiki/Alimentazione_medievale.
4
www.paleani.it/terretemplari/archivio/prodotti/bevande/index.html.
5
Plinio il Vecchio (Como, 24-23 a.C. - Ercolano, 79 d.C.), comandante della flotta imperiale
a Miseno, fu autore storico e letterato, celebre per la Naturalis historia in 37 libri dedicata
all'imperatore Tito (77 d.C.) una enciclopedica raccolta del sapere naturale dell'Evo Antico,
cfr. S. Ferri, Plinio il Vecchio, in Enciclopedia dell' Arte Antica, 1965, alla voce, edizione on-
line, http://www.treccani.it/enciclopedia/plinio-il-vecchio_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-
Antica%29/
6
PLINIO IL VECCHIO, Storia Naturale, libro 31, capo 3, traduzione italiana di M.
LODOVICO DOMENICHI, Venezia, 1603, p. 764.
Medievalia, I, 2013 67
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
da Siena, nel XIII secolo, conferma tali affermazioni asserendo che lacqua
necessario nutrimento per tutto il corpo, ma deve essere chiara e leggera7.
Chi beve acqua nel Medioevo? Certamente chi non pu permettersi
di avere altro da bere! , pertanto, riservata ai poveri, non la si trova di
sicuro sulle tavole dei ricchi e dei nobili e nemmeno su quelle del clero.
Paolo Diacono, nella Historia Langobardorum, rivela che bere
acqua rappresenta un fatto straordinario, perch la bevanda abituale era il
vino: lo si pu evincere, infatti, dalla narrazione dellepisodio in cui
Grimoaldo I, duca di Benevento, tent di avvelenare lex re Pertarito. Questi,
grazie ad una delazione, si salv compiendo linusuale quanto eclatante
gesto di riempirsi la coppa con dellacqua al posto del vino avvelenato che
gli era stato inviato8.
Nel penitenziale di San Colombano (sec. VI) poi, bere acqua
considerato essenziale per la vita, ma associato ad una punizione: Se un
chierico commette il crimine sodomita, digiuner per dieci anni, i primi tre a
pane e acqua e gli altri sette senza carne e senza pane.
Ancora oggi diciamo colloquialmente: Stare a pane ed acqua, per
descrivere uno stato di privazione punitiva, carceraria o penitenziale. Diversi
aneddoti esprimono al meglio lidea che lacqua non possa essere la bevanda
degli uomini di elevata condizione sociale.
In una contesa goliardica del XIII secolo, riportata in uno dei carmi
poetici trascritti allinterno dei Carmina Burana il vino apostrofa lacqua
rifiuto e sentina di tutte le cose, rinfacciandole che fa ammalare chi la
beve: cum quis de te fonte potat, si sit sanus tunc egrotat10..
Nellantichit e nellEvo di mezzo raccoglievano le acque piovane e
si utilizzavano le acque dei fiumi, dei laghi e delle sorgenti. Per evitare
7
JEAN VERDON, Bere nel Medioevo. Bisogno, piacere o cura, Bari, Dedalo, 2005.
8
PAOLO DIACONO, Storia dei Longobardi, libro V, capitolo 2, pag 192-193.
9
VERDON, cit.
10
PETRUS, De conflictu vini et aque, in Carmina Burana, Bayerische Staatsbibliothek
Mnchen, clm 4660/4660, canto 193, edizione on-line http://www.hs-
augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost13/CarminaBurana/bur_intr.html
68 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
11
VERDON, cit.
12
cfr. Il Sacro Corano, Traduzione interpretativa in italiano a cura di HANZA PICARD,
revisione e controllo dottrinale della Unione delle Comunit ed Organizzazioni Islamiche in
Italia, V edizione on-line www.corano.it/corano.html, sura LI, 15.
Medievalia, I, 2013 69
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
13
www.wikipedia.org/wiki/Cuba_sottana.
70 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
14
www.wikipedia.org/wiki/La_Zisa.
15
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Palermo-Zisa-bjs-1.jpg.
16
MARCELLO ROTILI, Archeologia e storia dellinsediamento fra tarda antichit e
medioevo, in Trentanni di studi sulla Tarda antichit: bilanci e prospettive. Atti del
Medievalia, I, 2013 71
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
72 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
sfatare lidea che nel Medioevo non ci si lavasse. In realt erano i popoli
germanici a manifestare una certa avversione per la pulizia, ma nelle regioni
europee del Sud era ancora viva la tradizione romana dei balnea.
I balnea medievali continuarono in parte la tradizione termale
romana: grossi vasconi nei quali ci si poteva immergere in acqua riscaldata
per mezzo del fuoco a legna e stanze, simili alle odierne saune, in cui ci si
purificava e tonificava con lazione dellaria calda. Non fu recuperata, per,
la funzione sociale delle terme romane che rappresentavano il luogo di
incontro e di conversazione. Col passare del tempo, nel corso del Medioevo,
le terme divennero ambienti equivoci e promiscui, in cui gli avventori vi si
recavano non solo per detergersi o curarsi, ma anche, soprattutto, per puro
piacere in particolare per soddisfare quello della carne18.
Per queste ragioni la Chiesa condannava i balnea pubblici, in quanto
divennero canali di diffusione di promiscuit e lussuria. Nel corso dei secoli
la Chiesa cercher di tenere severamente sotto controllo luso delle acque
proprio per arginare tali fenomeni, pur avendo in debita considerazione
lutilit delle pratiche igieniche anche dal punto di vista terapeutico.
Per il Cristianesimo infatti lacqua possiede grande valore: ha
funzione purificatrice ed lelemento attraverso il quale si riceve il
Sacramento del Battesimo, non ne condanna quindi luso appropriato.
importante, per, sfruttare i benefici dei bagni per la propria salute evitando
di indulgere ai piaceri del corpo19.
Ma qual lessenza sacra dellacqua per il Cristianesimo?
Lacqua per la religione cristiana allo stesso tempo segno di morte
e di rinascita; ambivalente, perci viene benedetta prima di essere
utilizzata per la somministrazione del sacramento del Battesimo. Con il
Battesimo i cristiani si immergono nel mistero della morte di Cristo; con Lui
rinascono alla nuova vita, libera dal peccato. Si comprende, intanto, come
non sia determinante lacqua in quanto tale, ma il gesto liberamente scelto
dellimmersione.
A partire dal 1200, nonostante le censure morali della Chiesa, a
partire dal 1200 ligiene e le pratiche termali compirono notevoli progressi in
tutta Europa, anche grazie allinflusso della cultura araba, molto pi attenta
alla cura del corpo. In Italia si scoprirono nuove fonti termali, oltre a quelle
gi in uso dai Romani e ci si dilettava a scrivere e catalogare gli influssi
benefici specifici delle singole acque. I manuali di idrologia divennero veri e
18
informaticapost.over-blog.it/article-bagni-medioevo-igiene-piacere-87915992.html.
19
www.balnea.net/biblioteca/33.html.
Medievalia, I, 2013 73
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
propri manuali pratici della salute e, con lavanzare dei secoli, si diffuse
sempre pi la moda dei soggiorni termali non solo a fini terapeutici, ma
anche a scopi esclusivamente ricreativi.
Uno dei pi importanti documenti relativi alla cultura balneo termale
medievale il De Balnea Puteolanis (1258-1266) di Pietro da Eboli. Si tratta
di un poemetto nel quale si descrivono le 35 fonti naturali attive del
territorio flegreo, tra Baia e Pozzuoli, comprensivo di illustrazioni. Le terme
del litorale napoletano non erano mai state abbandonate, anche dopo la
caduta dellImpero Romano; rifiorirono notevolmente nel XII secolo. Il De
Balnea una sorta di guida balneo-terapica semplice e pratica, scritta in
versi, in unepoca in cui le cure termali costituivano un rimedio universale
per uninfinita quantit di malanni soprattutto per le persone indigenti20.
difficile ritrovare in questa descrizione lantico splendore che dovevano aver
avuto le antiche terme romane.
Figura 4. ''De Balneis Puteolanis'". Miniatura del Codice Angelico Ms. 1474
(Biblioteca Angelica di Roma) che mostra il Balnea Sudatorium21.
20
www.balnea.net/default.asp?cmd=category&id=60.
21
www.wikipedia.org/wiki/File:Petrus_de_Ebulo_-_Balneum_Sudatorium.jpg.
74 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
Figura 5. "De Balneis Puteolanis". Miniatura del Codice Angelico Ms. 1474
(Biblioteca Angelica di Roma), che mostra il Balneum Sulphatara22.
22
www.wikipedia.org/wiki/File:Petrus_de_Ebulo_-_Balneum_Sulphatara.jpg.
Medievalia, I, 2013 75
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
Figura 6. "De Balneis Puteolanis". Miniatura del Codice Angelico Ms. 1474
(Biblioteca Angelica di Roma), che mostra il "Balneum Tripergulae"25.
23
www.balnea.net/biblioteca/33.html. I commenti delle didascalie sono tratti da Le Terme
Puteolane e Salerno nei codici miniati di Pietro da Eboli, Napoli, ed. Fausto Fiorentino Na. e
Sopraintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Napoli e Provincia, 1995.
24
www.wikipedia.org/wiki/File:Petrus_de_Ebulo_-_Balneum_Sulphatara.jpg.
25
http://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Nuovo.
76 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
3. Lolio
Nel Medioevo si acuisce la contrapposizione tra olio e grassi
animali, sebbene sia sempre esistita anche nel mondo romano: si pu a
ragione affermare che in questo periodo il maiale vive un momento doro.
I grassi animali venivano normalmente impiegati nella cucina
romana, mentre lolio di oliva si poneva come opzione pi costosa e, al
tempo stesso, pregiata. NellAlto Medioevo, la distruzione delle campagne
aveva portato a un netto impoverimento degli uliveti, la scarsa produzione
aveva reso ancora pi costoso lolio, derrata che comunque veniva da
sempre considerata di pregio e quindi appannaggio solamente delle tavole
dei ricchi e delle cucine dei signori27. Tale prodotto, inoltre, suscitava scarso
interesse nei popoli nordici che, non conoscendo le tecniche di coltivazione
dellulivo e quelle di oleificazione, continuavano a rimanere
tradizionalmente fedeli al lardo.
Tali ragioni indussero la stessa Hildegard Von Bingen a relegare
lolio nellambito della farmacopea, ritenendo che il suo uso a tavola
provocasse nausea e rendesse molesti i cibi a cui si mescolava. Infatti era
opinione diffusa nel Medioevo che lolio avesse spiccate qualit mediche e
cosmetiche grazie alle sue propriet lenitive, decongestionanti, idratanti e
nutritive; era considerato, inoltre, un buon purgante, utile per combattere il
freddo e capace di placare lacidit di altri principi medici.
Nelle cucine del Nord Italia, dove maggiore era linflusso
germanico, praticamente non si prevedeva luso di olio nei piatti; in ogni
caso, anche pi a Sud, in zone pi adatte alla coltivazione dellulivo, si
adoperava in modo molto parsimonioso, preferendolo esclusivamente come
condimento a crudo e per i giorni di magro e di Quaresima.
Lolio veniva considerato migliore quanto pi erano acerbe le olive
utilizzate; il prodotto ottenuto era chiamato onfacino. LItalia era celebre
26
www.wikipedia.org/wiki/File:Petrus_de_Ebulo_-_Balneum_Tripergulae.jpg
27
ENRICO CARNEVALE SCHIANCA, La cucina medievale Lessico, storia,
preparazioni, Firenze, Olschki, 2011.
Medievalia, I, 2013 77
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
nel mondo medievale per quello di Venafro, ricavato con olive di tipo
licinia, considerato eccellente a tavola e prezioso per le sue qualit mediche.
A partire dal XII secolo, gli ordini monastici cominciarono a dare
nuovo impulso alla coltivazione degli ulivi. In effetti lolio svolgeva
innumerevoli funzioni nellambito del cristianesimo: serviva per mantenere
accese le lanterne sugli altari e per la somministrazione del Battesimo, della
Cresima, dellEstrema Unzione, per lOrdinazione regale, sacerdotale e dei
cavalieri.
Il suo valore, anche in questultimo caso, come abbiamo gi visto
per lacqua, non dato dallelemento in s, bens dallatto che con esso si
compie. Bisogna comunque distinguere lolio dei catecumeni dal crisma.
Il primo utilizzato per lunzione pre-battesimale, che costituisce
una sorta di irrobustimento contro il male. Allo stesso modo degli atleti e dei
lottatori greci che si cospargevano con lolio prima dei combattimenti per
sfuggire pi facilmente alla presa del nemico, il catecumeno viene unto
perch il nemico, cio il peccato, non riesca a irretirlo con la sua presa.
Il crisma, invece, un miscuglio di oli e balsami aromatici che
nellAntico Testamento serviva a consacrare re, sacerdoti e profeti. Ancora
oggi adoperato nella somministrazione dei Sacramenti; essere unti col
crisma significa quindi venire consacrati a Cristo, resi partecipi della Sua
vita. un segno di benedizione oltre che di forza.
4. Il vino
Il vino costituisce la bevanda pi comune nel Medioevo nei luoghi di
maggiore diffusione della vite (Francia e intero bacino del Mediterraneo).
sempre presente sulle tavole dei ricchi e di monasteri e conventi, molto meno
invece tra poveri e contadini. Le classi meno abbienti, infatti, bevevano pi
facilmente birra, succhi estratti da bacche e sidro, soprattutto nel Nord
Europa. Dopo la caduta dellImpero Romano si pu parlare di una vera e
propria rinascita del vino durante il regno di Carlo Magno che ne incentiv
la produzione anche con lemanazione di apposite leggi. Tra queste si
ricorda la possibilit concessa ai produttori di vendere vino al dettaglio,
collocando una frasca sopra lingresso della propria cantina28.
Bevanda prestigiosa e salutare, elemento essenziale dei banchetti, il
vino era considerato un vero e proprio alimento con importanti propriet
nutrizionali, oltre che un farmaco. Secondo la teoria degli umori di Galeno,
era ritenuto elemento caldo e secco, a differenza di acqua e birra fredde e
28
www.brunelli.it/prosit-le-bevande-dallantichita-al-medioevo.
78 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
29
www.wikipedia.org/wiki/Alimentazione_medievale.
30
CARNEVALE SCHIANCA, cit.
31
www.brunelli.it/prosit-le-bevande-dallantichita-al-medioevo.
32
www.brunelli.it/prosit-le-bevande-dallantichita-al-medioevo.
Medievalia, I, 2013 79
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
80 Medievalia, I, 2013
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
Medievalia, I, 2013 81
Di Giugno, Liquidi per il corpo e per l'anima
il segno della consegna di Cristo ai suoi, del suo sangue versato sulla
croce: quindi una eterna benedizione. Numerose sono le rappresentazioni
visive di questa profonda simbologia, anche nel territorio campano, come nel
tabernacolo di Capua38.
Per il Cristianesimo di ogni tempo il vino il segno sacro della gioia
divina; esso non strettamente necessario alla sopravvivenza, come invece il
pane, piuttosto rappresenta la gratuit e la festa. il simbolo della maggiore
gioia che Dio vuole donare agli uomini. Nella Bibbia, infatti, simboleggia il
sapore della vita, perch trasforma la semplice assunzione di cibo in
banchetto39. Laccezione sacra di questa bevanda intimamente connessa al
senso della festa e quindi si avvicina nella sua sacralit alluso profano.
S, il vino: lui, non luva, il vero frutto della vigna. E come la vigna, ricco di
doni concreti e, al contempo, denso di rimandi simbolici. Da sempre, dai tempi di
No appunto, accanto al pane del bisogno, al pane che sfama, al pane quotidiano
necessario per vivere, luomo ha avuto il vino della gratuit e della festa: una
bevanda non necessaria alla sopravvivenza, ma preziosa per la consolazione, la gioia
condivisa, lamicizia ritrovata...
Il vino: bevanda che, bevuta in solitudine, ne stordisce lamarezza solo per
accentuarne la tristezza, ma anche bevanda che, gustata nellintimit di unamicizia,
ne esalta il sapore e ne affina il piacere. Bevanda esigente, anche, perch richiede a
chi la beve lo sforzo di liberarsi dalla schiavit dellefficienza esasperata per
abbandonarsi alla gratuit senza la quale la vita priva di sapore; bevanda che invita
a cantare la vita, a immettere nella consapevolezza della morte la volont di dire di
s alla vita40..
38
PIETRO DI LORENZO, Sculture rinascimentali in pietra tra Capua e Caserta: inediti e
aggiunte, Rinascimento Meridionale, IV, 2013, pp. 35 56.
39
ENZO BIANCHI, Vino, verit e vita, La Stampa, 10 settembre 2006.
40
BIANCHI, cit.
82 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
Luca Donadio
1. Introduzione
L'iconografia da considerarsi uno strumento indispensabile per
quanto riguarda lo studio dell'Antichit, e nel Medioevo in particolare,
laddove molto spesso non ci sono rimaste n testimonianze materiali n
documentali.
L'importanza dell'iconografia risiede nella capacit di essere quasi
sempre un valido metro di confronto fra le deduzioni ottenute dallo studio
sul campo, cio delle architetture costruite, con le testimonianze raffigurate
ad esse prossime o coeve.
Queste raffigurazioni sono molto spesso veicolo, come si vedr in
seguito, dell'immaginario della societ, testimonianze irrinunciabili sul modo
di percepire ed interpretare gli eventi / soggetto della raffigurazione, tanto gli
avvenimenti storici davvero accaduti tanto le imprese bibliche.
Medievalia, I, 2013 83
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
1
Si citano a titolo di esempio il Duomo di Colonia terminato nel 1880 e il Duomo di Firenze
consacrato nel 1436 ma definitivamente concluso soltanto nel 1887, che sono esempi tutt'altro
che isolati (facciata del Duomo di Milano, facciata del Duomo di Napoli etc.).
84 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
viaggio pi ampio e non solo attento al punto di vista formale sul mondo
dell'edilizia del medioevo.
Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli
uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero
l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco". Il mattone serv loro
da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una citt e una
torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la
terra". Ma il Signore scese a vedere la citt e la torre che gli uomini stavano
costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una
lingua sola; questo l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare
non sar loro possibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perch non
comprendano pi l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di l su tutta la
terra ed essi cessarono di costruire la citt. Per questo la si chiam Babele, perch l
il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di l il Signore li disperse su tutta la
terra.
2
L'episodio raccontato nella Bibbia nel libro della Genesi 11,1-9, La Sacra Bibbia, versione
CEI, 1974, edizione digitale cfr. http://www.maranatha.it/Bibbia/1-Pentateuco/01-
GenesiPage.htm.
Medievalia, I, 2013 85
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
3
Per approfondimenti si veda J. P. ADAM, L'arte di costruire presso i romani, Milano,
Longanesi, 1994.
86 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
facile trovare in luoghi non distanti fra loro, come vedremo, delle
nomenclature distinte e talvolta intraducibili delle stesse lavorazioni.
Ecco, perch, secondo me, ritorna forte cos il tema della confusione
delle lingue anche in senso proprio, significativo del lento processo di
alterazione della originale lingua latina che si sarebbe trasformata nei secoli
successivi nelle lingue volgari e quindi nei linguaggi nazionali europei.
I rapporti che si sono intrecciati fra la linguistica e l'arte di costruire,
uniti primordialmente dall'episodio babelico sono stati oggetto di ampio
interesse negli studi.
Trovo particolarmente chiara l'analisi di U. Eco che pi volte si
trovato davanti alla questione durante i suoi studi sulla genesi delle lingue
europee e sulla storia della linguistica.
Medievalia, I, 2013 87
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
dalla torre come oggetto finito, tal che anche l'autore gesuita pare affascinato dal
prodigio tecnologico di cui sta trattando.4
4
U. ECO, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Bari, Editori Laterza, 1996,
pp 368 370.
5
V. FRANCHETTI PARDO, Citt, Architetture, Maestranze, tra tarda antichit ed et
moderna, Milano, Jaca Books, 2001, cap. II, p. 76. Il contributo, dal quale si attinto l'elenco
succitato, contiene ulteriori interessanti valutazioni sul merito della denominazione delle
maestranze di cantiere edile, riallacciandosi anche ad altri studi sul tema e riferendosi in
particolar modo alla Puglia del periodo normanno-svevo.
88 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
6
Il codice Cott. Otho B.VI della British Library di Londra raccoglie i frammenti di 129 delle
166 carte di cui il manoscritto membranaceo si componeva prima dell'incendio che lo devast
nel 1731. La consistenza originaria del Cotton era di 221 carte, contenenti l'intero testo della
Genesi nella versione greca dei Settanta e 360 miniature. Insieme con il Genesi di Vienna
(sterraichisches Nationalbibliotheck, theol. gr. 31), il Cotton il solo manoscritto
paleocristiano noto che sia esclusivamente dedicato al primo libro della Bibbia. Le ipotesi di
datazione oscillano tra il 5 e la met del 6 secolo. Dal C. prende nome una versione
iconografica della Genesi che godette di grande fortuna soprattutto nel Medioevo occidentale.
La versione integrale di questa didascalia, con bibliografia esaustiva reperibile sul sito:
http://www.treccani.it/enciclopedia/genesi-di-cotton_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale).
7
E' possibile ritrovare informazioni e bibliografia su
http://it.wikipedia.org/wiki/Ipogeo_di_Trebio_Giusto.
8
A. BRACA, Gli avori medievali del Museo Diocesano di Salerno, Salerno, 1994. Gli avori
sono conservati nel Museo Diocesano di Salerno, alcune immagini sono inoltre reperibili sulla
rete anche se non esiste un archivio digitale completo e consultabile.
Medievalia, I, 2013 89
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
9
Le testimonianze su supporti fissi (affreschi, mosaici, sculture) che riguardano il tema
dell'edificazione sono sicuramente abbastanza frequenti. Tuttavia se gi risulta complicato
avere una panoramica completa del contesto italiano quasi impossibile fare altrettanto per il
resto d'Europa. Sarebbe opportuno avviare uno specifico progetto di ricerca in tal senso, per la
costituzione di una banca dati iconografica internazionale. Le collezioni di manoscritti sono
invece molto pi facilmente reperibili anche grazie alle imponenti opere di digitalizzazione
delle biblioteche europee, eccettuando proprio l'Italia che da questo punto di vista un po' pi
indietro. Si cita a titolo di esempio il fondo della Staatsbibliothek di Monaco di Baviera,
http://www.bsb-muenchen.de/Digitale-Sammlungen.72+M57d0acf4f16.0.html.
10
Archivio dell'abbazia, MS 132, Montecassino. Il codice di formato monumentale, scritto
su due colonne e con 335 miniature. Le illustrazioni dai colori vivaci e prive di cornice sono
generalmente poste alla fine dei capitoli dellenciclopedia di Rabano, di cui si conoscono
cinque copie illustrate. La grande quantit di immagini e la loro coerenza con le attivit
dell'uomo, nonch la presenza di bestie ed animali quasi mitologici, hanno reso questo
manoscritto oggetto di grande interesse in vari ambiti della storia dell'arte. Si sottolinea che
non sono stati rintracciati articoli o contributi specificamente ad oggetto della
rappresentazione del cantiere, seppure venga non di rado citata.
11
Rabano Mauro (Magonza 784 circa 856) stato enciclopedista, organizzatore e
divulgatore di cultura tra i pi importanti dell'alto Medioevo. Esplic un'intensa attivit di
commentatore del sacro testo nelle teorie esposte nelle Allegoriae in Scripturam sacram; di
compilatore di opere a carattere enciclopedico, come il De Universo, a carattere manualistico,
come l'importante De Institutione clericorum (819) o il De Arte gramatica o il Liber de
computo; di autore di scritti di teologia mistica, come il Devidendo Deum, di omelie e lettere e
anche di poesie e di inni, come quelli raccolti nel Liber de Cruce. Sono scritti che furono
concepiti come strumento di organizzazione enciclopedica del sapere e di diffusione della
cultura ovvero per l'addottrinamento del clero in funzione di una pi efficace penetrazione
apostolica. cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/rabano-mauro/.
90 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
12
Citt del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4939, c. 154r.
13
Arechi II (c. 734 26 agosto 787) longobardo, duca di Benevento dal 758 al 774, poi
principe della stessa citt dal 774 fino alla morte. Dal 774 per si radic a Salerno nella reggia
che lui stesso fece costruire. Informazioni sintetiche ma esaustive si possono rintracciare su
http://it.wikipedia.org/wiki/Arechi_II .
14
New York, Morgan Library, ms 638, folio 7 r. Il cardinale Bernard Maciejowski, Vescovo
di Cracovia, don il libro nel 1608 allo sci safavide di Persia Abbas I, il quale ordin di
aggiungere delle iscrizioni in persiano. Successivamente, forse nel XVIII secolo, furono
Medievalia, I, 2013 91
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
92 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
16
Le fonti di questo secolo sul tema sono molto numerose e non difficile trovare volumi
manoscritti diffusi in pi copie e di conseguenza rappresentazioni praticamente identiche al
loro interno. Queste fonti sono nei contenuti simili a quelle pi antiche bench il contesto
edilizio si sia gi sedimentato da tempo e dunque vanno considerate semmai un metro di
confronto con quelle pi antiche per verificarne la coerenza, ma con poche novit per quanto
riguarda gli oggetti e le azioni rappresentati.
17
Londra, British Library, Ms Add. 18850.
18
Questo tipo di nomenclatura comune tra gli storici dellarte per identificare miniatori o
artisti rimasti anonimi. Il Maestro di Bedford, o Maestro del Duca di Bedford, stato un
pittore anonimo francese, attivo a Parigi nella met del XV secolo. Deve il suo nome al suo
committente pi importante, ovvero il duca di Bedford Giovanni di Lancaster (John of
Lancaster, Jean de Lancastre).Fra le sue opere il Breviario di Salisbury (Parigi, Bibliothque
Nationale de France, nel seguito indicata BNF) e un Libro d'Ore (Londra, British Library, MS
Add.18850), realizzato per il duca e per la sua consorte Anna di Borgogna, sorella di Filippo
il Buono. Alla sua prima attivit, verso il 1405-15, si collocano opere realizzate
probabilmente insieme al Maestro di Boucicaut o al Maestro di Rohan: il Breviario
(Chteauroux, Biblioteca); il cosiddetto Libro delle meraviglie e il Libro di Re Modus
(entrambi alla Bibliothque nationale de France).
http://it.wikipedia.org/wiki/Maestro_di_Bedford. Cfr. L. CASTELFRANCHI VEGAS,
L'Arte Medioevale in Italia e nell'Occidente Europeo, Milano, Jaca Books, 1993.
Medievalia, I, 2013 93
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
gi citato esempio di Pieter Bruegel il Vecchio19, segno che quei cantieri che
erano gi di per loro un miracolo, una esaltazione delle capacit dell'uomo di
fronte a Dio, seguono ormai un processo consolidato che inizia ad
allontanarsi dall'immaginario collettivo.
Dopo aver delineato il quadro generale delle raffigurazioni della
Torre di Babele nell'orizzonte europeo, concentro la mia analisi in
particolare le iconografie di Sant'Angelo in Formis e di Santa Maria
d'Anglona, che oltre ad essere state poco studiate20 per quel che riguarda il
cantiere edile sono anche databili al periodo che pi interessante da
approfondire, cio quella soglia fra i secoli XI e XIII in cui si passer da un
processo di riassetto e sperimentazione di tecniche e forme a quello che
durante il XIV diventer un sapere condiviso e organizzato secondo regole
rigide negli statuti21.
19
Il maestro fiammingo (Breda, 1525/1530 circa Bruxelles, 5 settembre 1569) ha realizzato
due dipinti con soggetto la torre di Babele noti come Grande Torre e Piccola Torre. La
Grande Torre (114x155 cm) firmato e datato "BRVEGEL FE. M.CCCCC.LXIII"
custodito al Kunsthistorisches Museum di Vienna. La Piccola Torre (60x74,5 cm) databile
approssimativamente pure al 1563 circa ed conservato nel Museum Boijmans Van
Beuningen di Rotterdam.
20
Un primo studio su questo affresco riferito al cantiere medievale L. DONADIO, Misurare
e Costruire nel Medioevo: il cantiere, in Scientia Magistra Vitae. Creare, Conoscere,
Diffondere e Valorizzare la Scienza e la sua memoria storica, a cura di P. DI LORENZO - A.
REA, San Felice a Cancello, Edizioni Melagrana, 2011, pp. 88-100.
21
Lo storico dell'architettura Kimpel nei suoi studi pi volte afferma non a caso che il disegno
di in scala nel processo edilizio sembrerebbe cominciare a diffondersi sui cantieri proprio a
partire dall'XI secolo. D. KIMPEL, Lattivit costruttiva nel Medioevo: strutture e
trasformazioni, in Cantieri medievali, in Cantieri Medievali, a cura di R. CASSANELLI,
Milano, Jaca Books, 1995, pp. 11-50.
22
Sorta inizialmente come luogo di culto di una divinit locale, dal VI secolo fu trasformata
in chiesa, poi divenuto centro benedettino ed infine contesa fra la Curia ed i principi di Capua.
Desiderio di Montecassino, poi papa Vittore III (1086-1087), ispir e commission il ciclo di
affreschi. A questo lavorarono diversi pittori locali in diretto contatto con Montecassino ed
influenzati dalla cultura di Bisanzio fra il 1072 ed il 1087 (anno della morte di Desiderio).
Cfr. P. GRAVINA, La basilica benedettina di Sant'Angelo in Formis,
www.italiamedievale.org, 2007.
94 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
Medievalia, I, 2013 95
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
mentre negli altri esempi citati la torre in quanto opera grandiosa, sia pure
realizzata dall'uomo, sembra avere una maggiore importanza.
Va comunque specificato che questo processo ipotizzato piuttosto
lento e se si eccettuano gli estremi ovvero proprio Sant'Angelo in Formis e le
torri di Bruegel sicuramente difficile da ricostruire.
E' comunque verosimile pensare in quest'ottica che ad un certo punto
e parliamo dell'intervallo fra i secoli XIII e XV l'iconografia abbia un
momento di sedimentazione dove l'equilibrio degli elementi in campo, salvo
situazioni particolari sia mantenuto senza stravolgimenti.
I dettagli tecnici non sono facilmente individuabili purtroppo a causa
delle condizioni non perfette dell'affresco di Sant'Angelo tuttavia
assolutamente evidente che sia la preparazione che la malta nello scavo in
terra battuta che i ponteggi siano compatibili con le altre iconografie.
Lo stile rappresentativo dei ponteggi cos come la postura dei manovali e la
loro ubicazione sul cantiere richiamano con fortemente alle immagini di
Rabano Mauro a conferma dei forti legami che Montecassino ebbe con le
vicende di Sant'Angelo in Formis.
Un altro termine di continuit con le altre torri l'assenza di
macchine per il sollevamento che una caratteristica che sembra comune
soprattutto alle rappresentazioni su affreschi e mosaici, meno nei
manoscritti.
Stando comunque di fatto che queste macchine non compaiono
nemmeno nell'ipogeo di Trebio Giusto n negli avori di Salerno, difficile
pensare che all'epoca di Sant'Angelo in Formis e tantomeno in quella di
Trebio Giusto queste macchine non fossero utilizzate pur ammettendo che
l'avvicendamento dei regni barbarici a quello romano abbia provocato
l'irrimediabile perdita di molte conoscenze acquisite.
Sicuramente dal punto di vista figurativo, come per esempio
evidente nella Bibbia di Venislav gli operai godono di un aiuto divino che
consente loro di fare cose normalmente difficili, tuttavia nella stessa bibbia
sono raffigurate anche le macchine lasciando dunque il nodo sostanzialmente
ancora irrisolto.
96 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
23
Gli affreschi sono datati alla fine del XII secolo con influssi greco siculi principalmente da
Palermo e Monreale, ma con contatti benedettini da Cava de' Tirreni che aveva interessi nella
zona, cfr. C. D. FONSECA, Santa Maria d'Anglona, Lavello, 1999, pp. 41-42, che li descrive
cos: Abbastanza complesse sono le successive raffigurazioni della Costruzione della torre di
Babele e della Confusione delle lingue. I due momenti sono fusi in un'unica scena: la
costruzione della torre occupa lo spazio maggiore. All'estremit sinistra sono dipinti alcuni
operai che mischiano malta in una vasca circolare, mentre un personaggio solitario rifinisce
una pietra con un'ascia ed un altro guarda verso gli uomini che sulla scala si passano le pietre
ed i secchi di malta. Sul lato destro la scena della discordia, rappresentata dalla mano di Dio,
in alto, che emerge da un arco celeste e da altri uomini, sulla destra, che non lavorano pi in
armonia. Pur mancando tale scena nei cicli siciliani ancora una volta Monreale a costituire il
miglior confronto con Anglona, soprattutto nel motivo della doppia scala appoggiata alla
torre. Ricordiamo che l'episodio della costruzione della torre, presente sui cicli siciliani
invece assente nelle chiese dell'Italia centrale.
24
Oltre la cappella Aulla la parete era completamente affrescata da Benozzo Gozzoli con
storie del Vecchio Testamento tra il 1468 e il 1483 fra cui appunto la costruzione della torre di
Babele.
25
Purtroppo la qualit delle immagini in mio possesso non cos alta e lo stato di
conservazione delle pitture non ottimale.
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Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
98 Medievalia, I, 2013
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
26
Bench non sia rimasto molto del'architettura carolingia, noto l'interesse di Carlo Magno
per la diffusione della regola benedettino e la conseguente nascita dei monasteri in Francia e
in Germania. La memoria collettiva di questo dato storico, idealizzata e resa epica, potrebbe
essere stata tradotta proprio nella rappresentazione, piuttosto frequente, di Carlo Magno che
dirige il sacro cantiere della chiesa, la fabbrica di Dio. D'altra parte, la venerazione per
l'Imperatore San Carlo Magno era giustificata dalla canonizzazione sopraggiunta nel 1165, da
parte dell'antipapa Pasquale III. Il culto oggi conservato nella sola Aachen (Acquisgrana) e
"tollerato" dalla Congregazione dei Riti in pochi altri centri, cfr. http://www.santiebeati.it, alla
voce "San Carlomagno".
27
Sono presenti numerosi archivi che conservano i documenti relativi alla costruzione delle
pi celebri chiese e cattedrali europee, da Montecassino a Notre Dame de Paris e cos via
andando fino all'eccezionale collezione di documenti relativi alla fabbrica di San Pietro
dall'epoca dell'inizio dei lavori fino alle aggiunte di Carlo Maderno.
28
Si rimanda ancora all'opera citata di Kimpel che pi di altri riesce a tracciare un profilo
generale non solo sull'evoluzione dell'architettura medioevale ma anche dei rapporti che
potevano intercorrere fra le prassi esecutive ed i risultati di cantiere. Discorso a parte per
l'opera di Violett-le-Duc che, sebbene sia tutt'altro che contemporaneo a noi, ha avuto
l'occasione di osservare e studiare questi edifici prima e meglio degli studiosi odierni,
considerando anche l'importante bagaglio di conoscenze e osservazioni seguito ai numerosi
incarichi di restauro portati a termine in Francia. Bench da contestualizzare dal punto di vista
di alcuni contenuti, le osservazioni del suo volume Architettura ragionata sono assolutamente
interessanti per tracciare l'evoluzione della tecnica costruttiva. Cfr. E. VIOLETT-LE-DUC,
Architettura ragionata, Milano, Jaca Book, 1981, prima edizione a fascicoli tra il 1854 e il
1870).
Medievalia, I, 2013 99
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
29
Si fa riferimento alla Relatio de inovatione ecclesiae sancti Geminiani Multinensis
praesulis (Modena, Biblioteca Capitolare, ms. 0.II.II) ed alla Traslatio S. Geminiani (Modena,
Biblioteca Estense, ms. lat. n.28). cfr il volume di catalogo delle mostre sul Duomo di
Modena dopo il restauro, Lanfranco e Wiligelmo. Il Duomo di Modena, a cura di E.
CASTELNUOVO - V. FUMAGALLI - A. PERONI - S. SETTIS, Panini. Modena, 1984.
Figura 5. Costruzione dell'abbazia di Saint Denis (da Vie de Saint Denis, Parigi,
Bibliotheque Nationale de France, Fr 2092 fol 75 v).
30
Parigi, BNF, Fr. 2092 fol. 75 v., lat. 13836. Il manoscritto risale al 1317; rimase in possesso
dei re di Francia fino a Carlo VI e rientr alla Biblioteca Reale nel 1662.
Medievalia, I, 2013
101
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
31
Le note all'interno del manoscritto suggeriscono che il miniatore sia un monaco dell'abbazia
chiamato Yves.
32
Parigi, BNF, Fr. 2608 fol. 127 v. Il volume parte di un gruppo di quattro manoscritti la cui
realizzazione avvenuta negli ultimi anni del XIV secolo e si basata sulla copia "reale"
(BNF, fr. 2813; Vienna, sterraichische NationalBibliotheck, Codex 2564; Lione,
Biblioteque Municipale, 880). Dei 76 dipinti che adornano il manoscritto, solo 15 non sono
stati copiati dalla copia di Carlo V (fr. 2813), che riflette l'evoluzione della situazione politica:
la maggior parte dei dipinti che trattano della supremazia francese sugli inglesi sono stati
omessi, probabilmente perch la Francia aveva gi intrapreso negoziati di pace con
l'Inghilterra nel 1390, all'epoca della redazione del soggetto.
33
Parigi, BNF, Fr. 2609 folio 60 v. Questo manoscritto, come si pu notare facilmente anche
dalle figure rappresentate, successivo ai precedenti su Saint Denis ed stato realizzato da
Robinet Testard a Poitiers nel XV secolo.
34
Parigi, BNF, Fr. 185 f. 205 (Saint Denis) e f. 210 (San Valentino da Terni). Il manoscritto
datato intorno al secondo quarto del XIV secolo.
con l'episodio del manoscritto Fr. 2092 potrebbe proprio essere l'abbazia a
lui omonima.
Molto interessante inoltre il riferimento alla vicenda italiana di San
Valentino da Terni che in questo manoscritto rappresentato proprio mentre
dirige i lavori di edificazione della basilica. L'unica differenza fra questi due
disegni lo scambio fra i materiali che costituiscono i paramenti murari, cio
la pietra e i mattoni, cosa che tuttavia sembra, a mio avviso, essere una
semplice scelta stilistica.
L'unica rappresentazione su Saint Denis che sembra contenere
dettagli importanti sulla realt edilizia e costruttiva una immagine
realizzata a cavallo fra il XIV ed il XV secolo35 che dentro una decorazione
architettonica gotica rappresenta alcune fasi della realizzazione del tetto e
delle navate.
Figura 6. Costruzione della Basilica di Terni (da Vie des Saints, Parigi,
Bibliotheque Nationale de France, Fr 185 fol 210).
35
Parigi, BNF, Lat. 5286 fol. 144 RCB 11936.
Medievalia, I, 2013
103
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
In una edizione del XV secolo di un famoso testo sulla vita dei santi
noto come Legenda Aurea36 compare l'episodio della costruzione di un
monastero, ma anche questo episodio come quasi tutti quelli fin ora visti
sulla costruzione delle cattedrali non ricco di minuzie e di dettagli sul
mondo edilizio come le immagini della Torre di Babele bench si noti in
maniera evidente l'attenzione ai paesaggi ed al ruolo di tutte le figure.
Tornando in Italia, si nota come il tema della costruzione di chiese e
cattedrali sia stato trattato con particolare attenzione soprattutto in dipinti e
affreschi.
5. Il tempio di Salomone
Al filone della costruzione delle cattedrali si include infine l'episodio
biblico della costruzione del Tempio di Salomone. Nonostante di questo
edificio possediamo le misure non esistono assolutamente disegni n prove
della sua effettiva consistenza volumetrica e informazioni precise sulla sua
forma38.
Proprio come succede per la Torre di Babele quindi, l'immaginario
medievale si mette in moto in modo ben diverso da quello che potrebbe
essere il nostro. Probabilmente oggigiorno saremmo tentati di ricostruire il
tempio filologicamente (sulla scorta dei dati archeologici) o addirittura con
delle forme fantastiche, mentre i medievali hanno dato al tempio la forma di
quelli che erano i templi a loro contemporanei, ovvero proprio le cattedrali
gotiche.
Torniamo quindi nuovamente nel mondo dei manoscritti e delle
miniature, e su questo tema si indica una coppia di immagini appartenenti ad
una bibbia tradotta dal latino da Raoulet d'Orlans (scrivano), Jean de Bruges,
datata al 137239 che nella rappresentazione delle figure e sul loro impiego in
cantiere non si discosta dalla Vie de Saints: sembra pi una rappresentazione
37
A Perrinetto da Benevento sarebbe attribuita proprio la parte di cappella che rappresenta le
scene di vita eremitica. Cfr. F. ABBATE, Il Sud Angioino e Aragonese, pp. 149 150.
Perrinetto da Benevento (noto 1440 1468), originario di Benevento ma di origine francese,
fu attivo a Napoli (a San Giovanni a Carbonara al fianco di Besozzo) e in provincia.
38
La fonte primaria la Bibbia, Libro dei Re e Libro delle Cronache. Una sintesi delle
conoscenze attuali, anche alla luce degli scavi archeologici, su wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Salomone.
39
L'Aja, Centrale Bibliotheek, MMW 10 b 23 fol. 157 v. (Libro dei Re, Salomone costruisce
il tempio), fol. 204 r. (Libro delle Cronache, Salomone supervisiona il tempio).
Medievalia, I, 2013
105
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
schematica del cantiere per veicolare il messaggio che una magnificazione del
cantiere stesso.
L'ultima immagine su questo tema del XV secolo ed infatti le figure
sono pi rassomiglianti a quelle di Domenico di Bartolo a Siena e proprio come
il manoscritto della Legenda Aurea ci si allontana dagli sfondi decorati a tema
andando verso dei paesaggi pi curati, cosa che rende questa immagine ancora
pi interessante. Si tratta di una storia universale meglio conosciuta come Fleurs
des Histoire40 dove si trovano raffigurati gli operai al lavoro sulle pietra per la
costruzione del tempio con alle spalle lo sfondo di una citt che potrebbe essere
tratto dalla Parigi medievale.
Come si visto dall'analisi di questo secondo blocco di fonti
iconografiche la non omogeneit nella quantit di dettagli rappresentati non
sempre imputabile al contesto o al supporto: la carenza di dettagli
sull'episodio storico gioca un ruolo fondamentale. La necessit di raccontare
i gesti del Santo o del re porta i miniatori a sottolineare quella presenza
nell'immagine (presenza che poi si ripete chiaramente pi volte nell'arco
della narrazione) rendendo marginale il cantiere, ancorch quello che ha pi
valore non tanto l'atto di costruzione (che, come si visto, sottolineato
nella torre di Babele) ma pi precisamente l'atto di fondazione e la sua
straordinariet.
Non va tenuto da parte inoltre l'impatto che l'immagine ed il contesto
in cui stata prodotta ha sulla collettivit e sugli stessi miniatori; il caso
della costruzione di Saint Denis prova evidente di come la copia reale,
nella sua importanza politica e sociale, abbia influenzato tutti i successivi
miniatori ad uniformare lo stile della rappresentazione anche in presenza di
contesti diversi o storie diverse ma comunque accumunate dal tema della
fondazione di chiese.
40
Parigi, BNF, Fr. 55 fol. 70 v.
41
L'Aja, Nationale Bibliotheek, 1st Decade Book 6 fol. 134 r.
42
Si tratta di una edizione di Ad Urbe Condita di Tito Livio, Parigi BNF, Fr. 20071 fol. 5.
43
Parigi, BNF, Fr. 60 fol. 54 v.. Il manoscritto datato circa al 1330 ed una versione breve
di circa 10500 versi arricchita con episodi di carattere mitologico e dotto.
44
Parigi, BNF, Fr. 296 fol. 196 v.
45
Parigi, BNF, Fr. 20311 fol. 90 v.
46
Parigi, BNF, Fr. 9342 fol. 185 v.
47
Parigi, BNF, Fr. 9342 fol. 131 v.
Medievalia, I, 2013
107
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
48
Il celebre condottiero macedone fu ricordato nei secoli anche per la fondazione di molti
centri urbani che presero il suo nome, il pi famoso dei quali fu Alessandria in Egitto. Per una
rassegna ed una ricostruzione in cartografia delle fondazioni, cfr.
http://it.wikipedia.org/wiki/Alessandria_Bucefala.
49
L'Aja, Nationale Bibliotheek, MMW 10 A 17 fol 133 v.
50
Parigi, BNF, Fr. 64 fol. 209 v.
Medievalia, I, 2013
109
Donadio, L'iconografia dei cantieri edili del Medioevo
7. Conclusioni
Quello fino ad ora percorso vuole essere un viaggio di preludio al
mondo del cantiere medievale. Si voluto sottolineare l'importanza delle
fonti iconografiche e la loro tipologia, la loro provenienza e quali
caratteristiche possono essere su di esse rintracciate e trasmigrate sulla
realt51.
Ancora, si cercato di sottolineare quante cose stanno intorno a
questi affreschi e manoscritti, quanto sull'atto di costruire in s si
concentrasse l'immaginario degli uomini medievali e quando quindi l'attivit
edilizia fosse importante durante il medioevo e generatrice di un mondo ben
al di fuori dal semplice stile decorativo o formale.
Dal cantiere nascevano scelte che potevano cambiare equilibri
politici, economici e sociali e tutto questo ben prima che l'opera in s
trovasse una sua definizione.
Su chi fosse l'architetto del Medioevo e su quali tecniche si
utilizzassero durante il medioevo per la realizzazione degli edifici si potr
ragionare pi avanti, alla luce delle immagini e delle riflessioni qui
presentate.
51
Carente la documentazione sui manoscritti italiani conservati in Italia per la scarsa o nulla
disponibilit delle riproduzioni in digitale.
Pietro Di Lorenzo
Il Medioevo si connota per una incredibile divaricazione tra l'uso pratico della
misura del tempo da un lato, e sua percezione, cognizione e concezione astratta
dall'altro. Questo articolo propone qualche riflessione sul tema, anche alla luce della
vasta bibliografia (scientifica e storica), e suggerisce uno spunto originale di ricerca
riguardante un aspetto pratico, forse sinora trascurato: come si misurava il tempo
con le parole delle preghiere nella vita quotidiana medievale.
During the Middle Age there was a great gap between practical use and
measurement of time and its perception, cognition, and mental idea on the other
hand. According to the scientific and historic bibliography, this short paper
proposes some comments concerning with time and suggests a few original points
for future research lines: how it was possible to measure time using prayer during in
medieval everyday life.
Parole chiave: tempo astronomico, tempo umano, misura del tempo, strumenti,
meridiana, orologio meccanico, orologio ad acqua, clessidra, preghiere.
Key words: Astronomic time, human time, time measurements, instruments, clock,
sundial, water clock, hourglass, prayers.
1
1. Introduzione: cos' il tempo , tra scienza e filosofia
Il concetto di tempo di interesse per una molteplicit davvero
sorprendente di aspetti, a conferma del fatto che si tratta di un aspetto
cruciale del pensiero e della vita dell'uomo2.
1
Il tempo la grandezza fisica che consente di controllare la durata dei fenomeni naturali ed
artificiali cio l'intervallo che passa tra due eventi.
2
Basta consultare la voce di un dizionario o di una enciclopedia. Per esempio SALVATORE
BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 2000, vol. XX, alla
voce, propone l'analisi di 28 significati differenti (di cui l'unico estraneo al nostro ambito
quella relativa allo stato atmosferico locale, proprio della meteorologia e della climatologia) e
due lunghi elenchi di locuzioni e proverbi. Una voce enciclopedica, per esempio quella del
Dizionario Enciclopedico Treccani, www.treccani.it, edizione on-line, alla voce, propone
(sempre escluso il significato meteorologico) accezioni connesse con le discipline umane
dell'arte, della filosofia, della fisica, dell'istruzione, della linguistica, della musica, della
psicologia, della religione, delle scienze sociali, della tecnica.
3
Nel Sistema Internazionale (quello che definisce le grandezze fondamentali per la fisica da
cui si possono derivare tutte le altre) l'unit di misura del tempo il secondo.
4
E' stato cos, in modo sostanzialmente tacito, fino al 1960, quando per la prima volta una
convenzione internazionale fiss (sostanzialmente senza modifiche) la tradizionale
definizione di anno e, di conseguenza, quella di secondo come 1/86400 della durata di un
anno solare, cfr. Comptes Rendus de la 11e Confrence Gnrale des Poids et Mesures
(1960), 1961, 86, risoluzione 9. Dal 1967, il Bureau International des Poids et Measures per
ragioni di maggior precisione e affidabilit della misura, la definizione di secondo la
seguente: durata di 9192631770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra
due livelli iperfini, da (F=4, MF=0) a (F=3, MF=0), dello stato fondamentale dell'atomo di
cesio-133, cfr. http://www.bipm.org/en/si/si_brochure/chapter2/2-1/second.html.
5
per completezza della definizione bisogna aggiungere nelle stesse condizioni di progressivo
incremento o decremento del tempo di illuminazione giornaliera della Terra.
6
In effetti, ogni punto dell'orizzonte compreso tra il punto in cui sorge il Sole il 21 Giugno
(solstizio d'Estate) e quello in cui sorge il 21 Dicembre (solstizio d'Inverno), questi punti
estremi esclusi, vede sorgere il Sole due volte in un anno, ad intervalli di tempo di minore
durata rispetto a quello che separa due diversi solstizi successivi.
7
Per la capillare diffusione della illuminazione elettrica nelle abitazioni e nelle strade e per il
progressivo inurbamento nel mondo occidentale, completato negli anni 1970/80, le giovani
generazioni (quelle nate a partire dallo scorcio del XX secolo) non posseggono pi queste
conoscenze millenarie. Essi vivono in citt in cui il cielo di notte opaco e povero di stelle,
anche nelle notti pi serene (pochi conoscono la ricchezza del cielo notturno in campagna e in
montagna), e la luce vissuta come un bene (troppo spesso ritenuto a risorsa illimitata)
disponibile sempre ed ovunque, tanto da alterare la percezione del d. Ricavo queste
impressioni dalla mia esperienza (iniziata a Dicembre 2009) di educatore e programmatore al
Planetario di Caserta. Sulla scorta dei risultati delle prime analisi dei dati raccolti in una
ricerca promossa dal Planetario di Caserta, aggiungo che moltissimi bambini (e tanti, troppi
manuali scolastici) affermano che il Sole sorge sempre ad Est e tramonta sempre ad Ovest.
8
Tra gli altri, i seguenti passi erano divenuti celebri nella secolare diatriba tra tolemaici e
copernicani, in quanto affermavano (con tutta la forza della Parola di Dio) che era il Sole a
muoversi: Ezechia disse a Isaia: Qual il segno che il Signore mi guarir e che, il terzo
Che esso [il tempo] non esista affatto o che la sua esistenza sia oscura o
appena riscontrabile, lo si pu sospettare per il seguente motivo. Una parte di
esso stata e non pi, una parte sta per essere ma non ancora.... del
giorno, salir al tempio? Isaia rispose: Da parte del Signore questo ti sia come segno che il
Signore manterr la promessa, fatta a te: Vuoi che l'ombra avanzi di dieci gradi oppure che
retroceda di dieci gradi?. Ezechia disse: E' facile che l'ombra si allunghi di dieci gradi, non
per che torni indietro di dieci gradi. Il profeta Isaia invoc il Signore e l'ombra torn
indietro per i dieci gradi che essa aveva gi scorsi sulla meridiana di Acaz, cfr. La Sacra
Bibbia, CEI, 1974, edizione on-line, www.lachiesa.it/bibbia/cei1974/, Secondo libro dei Re,
20, 8-11; Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l'ombra sulla meridiana, che gi
scesa con il sole sull'orologio di Acaz. E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva
disceso, cfr. La Sacra Bibbia, cit., Isaia, 20, 8.
9
La pubblicazione delle prime due prime leggi di Kepler per spiegare il moto dei pianeti del
Sistema Solare in JOHANNES KEPLER, Astronomia nova, Praha, 1609. La prima
conferma sperimentale dell'esattezza del modello copernicano fu l'osservazione del moto delle
lune di Giove compiuta da Galilei del 7 Gennaio 1610, prontamente pubblicata in GALILEO
GALILEI, Sidereus Nuncius, Venezia, 1610. La formalizzazione della teoria della
gravitazione universale, che per la prima volta dava una valida spiegazione delle forze che
regolavano il moto planetario, in ISAAC NEWTON, Philosophiae Naturalis Principia
Mathematica, London, 1687.
10
Non il mio campo di indagine e non mi dilungo oltre su ci.
tempo alcune parti sono state, altre stano per essere, ma nessuna : l'istante,
che sembra discriminare il passato dal futuro, non ha durata11.
11
ARISTOTELE, Fisica, IV, 10, 217b, in Opere, volume III, Roma-Bari, Laterza, 1991. Si
ricordi che la conoscenza di Aristotele nel mondo medievale giunse attraverso la cultura araba
ma non prima della fine del XII secolo. Per una disamina delle posizioni dall'et classica al
Medioevo su tempo, spazio e movimento cfr. ALESSANDRO BRACCESI, Una storia della
fisica classica, Bologna, Zanichelli, 1992, pp. 1 7 e pp. 56 58.
12
AGOSTINO DI IPPONA, Confessioni,
13
Il computo, effettuato da Dionigi sulla scorta della descrizione evangelica, oggi
generalmente ritenuto errato per difetto, dovendo far risalire la nascita di Cristo all'indietro di
4-7 anni, cfr. www.wikipedia.it, alla voce Cronologia. Va rilevato la nascita di Cristo funse
da momento di separazione tra un tempo prima (avanti Cristo) ed un tempo dopo (dopo
Cristo), come istante zero (ma si ricordi che lo 0 fu introdotto in Europa dagli Arabi intorno al
XI secolo. E, soprattutto, che il 753 dalla fondazione di Roma vide i giorni dal 1 Gennaio al
24 Dicembre appartenere all'anno 1 a.C. e quelli dal 26 al 31 Dicembre appartenere all'anno 1
(che dur, cos, meno di una settimana).
14
Tra gli altri, di interesse per le riflessioni sul mondo contemporaneo, cfr. LUCIANO
ZANNOTTI, Non la fine ma solo l'inizio: la dimensione cristiana dal tempo, Stato,
Chiese e pluralismo confessionale, www.statoechiese.it, Ottobre 2008, pp. 1 6.
15
Per dettagli cfr. Tempus Aevum Aeternitas. La concettualizzazione del tempo nel pensiero
tardomedievale, Atti del Colloquio internazionale, Trieste, 4-6 marzo 1999, Firenze, Olschki,
2000; The Medieval Concept of Time. Studies on the Scholastic Debate and its Reception in
Early Modern Philosophy, a cura di PASQUALE PORRO, Boston, Brill, 2001.
16
Il quadro di paura e di sgomento che percorse tutto l'Evo Medio ben descritto in VITO
FUMAGALLI, Paesaggi della paura. Vita e natura nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 2000.
17
A riguardo, JOSE ENRIQUE RUIZ DOMENEC, La memoria dei feudali, Napoli, Guida,
1993.
coinvolse tutti gli ambiti di potere e di cultura, anche quelli ecclesiastici, dal
centro alla periferia18.
Gli aspetti della quotidianit medievale furono permeati
profondamente dalla concezione corrente del tempo e non qui il caso di
tornare sul tema solo per una rassegna bibliografica19.
18
Per le analizzare le ricadute, anche in una diocesi periferica nel Medioevo come quella di
Caserta, si veda ad esempio, PIETRO DI LORENZO, Lapidi ritratti e stemmi dei vescovi di
Caserta: conservazione della memoria e culto della persona, in Bulla Sennetis Episcopo
Casertano - Diocesi di Caserta 1113 2013 - giornata di studi per il 900 anniversario della
bolla di Senne, Quaderni Campano- Sannitici XI, a cura di D. CAIAZZA P. DI LORENZO,
Ass. Cult. Ave Gratia Plena, Centro Studi sul Medioevo di Terra di Lavoro, Ass. Cult.
Francesco Durante, Dragoni, 2013, pp. 209 236.
19
Ampia la disanima proposta in ARNO BORST, Forme di vita nel Medioevo, Napoli, Guida,
1990, pp. 33 138 (cap. Tempo e corso della vita). Resta pionieristico l'approccio proposto da
JACQUES LE GOFF, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, ed. italiana, Torino,
Einaudi, 1977.
20
Cito pochi testi tra i tanti: DAVID S. LANDES, Revolution in Time, Cambridge Mass.,
Belnap, 1983; GERARD LE. TURNER, Antique Scientific Instruments, Poole, Blanford,
1980; FEDERICO ARBORIO MELLA, La misura del tempo nel tempo. Dall'obelisco al
cesio, Milano, Hoepli, 1990; JEFFREY R. WIGELSWORTH, Science and technology in
medieval European life, Westport, Greenwood, 2006. pp. 125 e ss.; DENNIS D.
MCCARTHY KENNETH SEIDELMANN, Time From Earth rotation to atomic
Physiscs, Weinheim, Wiley, 2009.
21
LE GOFF, cit., riporta gli esempi di come la campana da torre civica ebbe un ruolo sociale
per la regolazione del tempo di lavoro dei salariati urbani nella Francia del XIV secolo. Era un
tempo pubblico applicato alla vita quotidiana individuale per ragioni di economia e di
diritto, nel per esigenze dell'individuo e sue funzioni private.
22
Principio che induce la realizzazione di strumenti assai differenti per forme e dimensioni, il
che ha avuto una ricaduta nell'iconografia, con conseguenze che non mi sbilancio ad
affrontare il questa sede. In attesa di completare la ricerca, mi limito a far notare che, a mia
26
Ed ancora alla fine del Quattrocento non mancano manoscritti di tavole astronomiche e gli
astrolabi sono raffigurati nei dipinti, tipicamente negli studioli e nelle scene di padri della
Chiesa (Agostino, Girolamo) allo studio.
27
terminata la caduta della sabbia o dell'acqua bisognava invertire il sistema per metterlo
nuovamente in condizione di essere funzionante.
28
Espressione felice che devo al prof. Luigi A. Smaldone, direttore scientifico del Planetario
di Caserta che ringrazio per il proficuo scambio di idee su alcuni punti di questo lavoro.
29
Per esempio, alla latitudine di Caserta le ore di luce oscillano tra un minimo di circa 9 di
luce al solstizio di Inverno ad un massimo di quasi 15 ore di luce al solstizio d'Estate.
30
Non questa la sede per affrontare il concetto pratico di tempo (cio di andamento) per la
danza e la musica medievale.
[T]olli v[er]zino raso cum vetrio o cum la raspa la quantita ch[e] tu volj. Et se la
raditura fosse pieno uno pichiero tolli la mita de lo d[i]c[t]o v[er]zino et pollo da
canto et laltra mita mictj a molle i[n] tanto ran[n]o da capo ch[e] lo v[er]zi[n]o stia
b[e]n[e] cop[er]to dalo d[i]c[t]o ran[n]o et lassa stare a molle p[er] spatio duna
noct[e] poi lo pone a bullire al foco te[m]perata m[en]t[e] et com[m]o ha bulito p[er]
una ave maria ...32.
R[ecipe] liscivium fort[e] et indicum q[uan]tum vis et macina eum cum dic[t]o
liscivio et pone tantum emdicum secundum vis ut sit coloratum viz. si vis ut sit
magis coloratu[m] pone magis indicum ad macinandum cum d[ict]o liscivio frigido
demum fatias dictum liscivium bollire cu[m] d[i]cto in dico p[er] spatium unius
miserere et postea33.
31
Credo che questa riflessione dimostri l'utilit del contesto multidisciplinare, tutt'altro che
accademico, in cui si sono tenuti questi cinque anni di eventi di Medievalia, in cui temi,
discipline, esperienze e professionalit individuali, grazie alla passione e alla generosit di
tanti relatori, si sono incontrate e confrontate, spesso su argomenti monotematici. Ringrazio in
particolare Patrizia Vertucci (cucina) e Gerardo Del Prete per (pittura) per avermi offerto la
possibilit di scoprire queste piccole curiosit.
32
Cfr. preparazione n 132 f. 110r, cfr. Un trattato universale dei colori. Il Ms. 2861 della
Biblioteca Universitaria di Bologna, ed., trad. e commento di FRANCESCA MUZIO,
Firenze, Olschki, 2002, p. 25 26. Il codice, sulla scorta dell'interpretazione di documenti
d'archivio e del glossario, messo dalla Muzio in stretta relazione con la bottega di illustri
ceramisti pesaresi del XV secolo.
33
Cfr. IDEM, preparazione n 136, f. 114 r.
... poi ce pon[e] doi onc[e] et de vit[ri]olo roma[n]o et mistalo spesso et stia
cosci p[er] alcunj dj poi el pon[e] al foco a bullire p[er] spatio duno miserere et
lassalo fredare ...35.
34
Cfr, IDEM, preparazione n 110, f. 95 r. A f. 103 v si prevede ...bullire p[er] doi
mis[er]ere ..., a f. 109 r ...p[er] spatium trium miserere....
35
IDEM, Preparazione 374, 283 r. Altre citazioni sono: un miserere, 208 v; un
paternostro, 112 r; un patrinostro, 114 r; 3 ave marie, 98 r.
36
ALESSIO PIEMONTESE, De secreti, Venezia, 1558, p. 133.
37
MAESTRO MARTINO DA COMO, Libro de arte coquinaria
in Arte della cucina. Libri di ricette, testi sopra lo scalco, i trinciante e i vini. Dal XIV al XIX
secolo, A cura di EMILIO FACCIOLI, volume 1. Milano, 1966, P. 172, versione digitale di
VALERIA ROMANELLI, 2004.
Per fare dece menestre di brodecto piglia trenta rossi d'ova, et bono agresto, et bono
brodo di carne, o di cappone che serr assai meglio, et un pocho di zafrano, et un
poche di spetie dolci, et mescolale inseme, et passale per la stamegnia et ponile in
una pignatta, et mitti la ditta pignatta sopra la brascia longi dal focho menando
continuamente col cocchiaro; et como tu vedi che lo cocchiaro comincia ad
imbrattarsi levala dal focho; et non lassare per di menare col cocchiaro tanto che
dicessi doi paternostri. Dapoi fa' le menestre et mettegli un poche de spetie dulci di
sopra; et fa' che scia dolce o agro secundo el comune gusto38.
Dapoi fagli la pasta ben sottile, et liga questa materia ne la pasta como vole essere.
Et questi ravioli non siano maiori d'una meza castagna, et ponili accocere in brodo
di cappone, o di carne bona, facto giallo di zafrano quando bolle. Et lassali bollire
per spatio dedoi paternostri. Dapoi fanne menestre, et mettili di sopra caso gratto et
spetie dolci mescolate inseme. Et simili raffioli si posson fare di petto di fasani et
starne et altre volatile39.
38
MASTRO MARTINO, cit, p. 137.
39
IDEM, p. 145.
40
IDEM, p. 182. A titolo di curiosit, ancor oggi qualche sito amatoriale di cucina riporta tra
le "leggende metropolitane" per la perfetta cottura dell'uovo alla cocque la recita "il tempo di
3 Ave Maria, cfr. http://www.arnaldagourmet.com/2011/08/come-cucinare-il-perfetto-uovo-
alla.html.
41
Si veda per esempio, la sequenza di divisioni del tempo definita, richiamando il testo di
Isidoro di Siviglia, in BEDA IL VENERABILE, De divisionibus temporum, in Patrologia
Latina, XC, Paris, 1850, c. 655 e ss.: Atomus, momentum, minutum, punctus, hora,
quadrans, dies, hebdomada, mensis vicissitudo triformis, annus, cyclus, aetas, saeculum,
mundus (oggi lattribuzione a Beda dibattuta).
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ISSN 2284-0303