Semiografia
Semiografia
Semiografia
Mentre riguardo ai valori della longa e della brevis la notazione franconiana giunge a
risultati che possono dirsi definitivi,circa il valore della semibrevis e dei valori inferiori
occore attendere le risoluzioni della notazione arsnovistica francese.Francone aveva
riconosciuto il valore autonomo della semibrevis e la sua possibilità di comparire in
gruppi di due o tre al posto di una brevis.Un passo in avanti lo aveva fato Petrus De
Cruce,con l’elaborazione di un sistema di notazione(notazionr petroniana)in cui fra
l’altro vengono studiati i gruppi di due,tre,quattro e più semibreves,cui viene
attribuito il valore complessivo di una B perfetta-che all’epoca rappresentava ancora
il tactus-e che vengono separati l’uno dall’altro per mezzo di un nuovo segno,il
punctus divisionis.Si tratta dunque di valori singolarmente anche piccoli,sull’esattezza
della cui durata però la notazione petroniana non si esprime;comunque all’interno di
ciascun gruppo è lecito pensare che le S abbiano tutte lo stesso valore,tranne il caso
del gruppo di due S,nel quale la prima vale la metà della seconda o viceversa.
La notazione francese del Trecento raggiunge queste conquiste:
1.il riconoscimento della S come valore autonomo sia sul piano teorico che pratico,e
quindi la sua precisazione in termini di durata;
2.l’assunzione della semibrevis minima,più tardi chiamata semplicemente
minima(M),come segno per i valori inferiori alla semibrevis;
Da tutto ciò deriva da una parte la codificazione precisa di tutti i tapporti variabili che
le durate più lunghe hanno nei confronti di quelle più brevi,ossia tutte le possibili
mensurae,dall’altra la totale legittimazione del rapporto binario.
Le quattro “prolationes”
Le ultime due mensurae possono dar luogo a quattro diverse combinazioni,a seconda
che si assuma un tempus perfectum o imperfectum con una prolatio perfecta o
imperfecta;sono proprio queste combinazioni le quatre prolacions che Philippe de
Vitry,enunciò nel corso di una serie di lezioni a parigi,lezioni trascritte e raaccolte da
alcuni dei suoi allievi in un trattato diviso in due parti,la prima denominata ars vetus,e
la seconda ars nova.
La principale novità dell'Ars Nova fu, come si diceva, la piena legittimazione del ritmo
binario (imperfectus) accanto al ritmo ternario (perfectus): mentre l'ars vetus
prevedeva tra le note solo un rapporto ternario e quindi solo misure "perfette"
ternarie, l'ars nova ammise anche il rapporto binario e di conseguenza consentì
l'adozione di misure "imperfette" binarie. La struttura definitiva del nuovo sistema
quale apparirà codificato nel Libellus cantus mensurabilis attribuito a de Muris,
prevederà 4 misure:
-tempo perfetto con prolazione perfetta
-tempo perfetto con prolazione imperfetta
-tempo imperfetto con prolazione perfetta
-tempo imperfetto con prolazione imperfetta
Si definisce tempo la divisione della breve in 2 o 3 semibrevi; si definisce prolazione
la divisione della semibreve in 2 o 3 minime.
L’altra novità della Ars Nova è l’introduzione di segni indicanti la durata della battuta.
Il cerchio indica il tempo perfetto, il semicerchio quello imperfetto, mentre la
presenza del puntino indica la Prolatio perfecta, altrimenti imperfecta.
Riassumendo lo stato del sistema della notazione francese del Trecento,si può
affermare che:
1.Tutti e tre i “gradi” dei rapporti di durata,modus,tempus e prolatio,hanno acquisito
pieno riconoscimento;
2.ciascun “grado” può avere mensura perfetta o imperfetta;
3.alla mensura perfetta possono venir applicati i principi franconiani della imperfectio
e della alteratio.
Se ne deduce che nelle sue linee fondamentali il sistema notazionale francese di
questo periodo corrisponde a quello della successiva notazione bianca,a parte
ovviamente il sostanziale mutamento grafico ed alcune particolarità.
Intanto,per quanto riguarda la trascrizione in notazione moderna,sulla base delle
fonti antiche che trattano l’ars nova si deve osservare che in ques’epoca i valori più
grandi si sono allungati per favorire l’introduzione dei valori più piccoli. Ciò significa
che il tactus è ora il valore della semibrevis,e dunque una trascrizione in notazione
moderna della musica del Trecento deve ridurre la scala da 1:8 confacentesi alla
musica del periodo franconiano,a 1:4.
Già molto precisi in questo periodo,i segni delle pause sono un aiuto prezioso per il
riconoscimento della mensura.
Un’altra novità dell’Ars Nova è l’isoritmia Questo procedimento consiste nella
ripetizione di uno schema melodico (detto color) e di uno schema ritmico (detta talea)
a una melodia per lo più tratta dal gregoriano che funge da tenor nei mottetti. Questa
ripetizione ritmica e melodia è detta isoritmia e i mottetti nei quali si trova applicata
sono detti isoritmici.
Punti
Ne esistono di due tipi,che utilizzano lo stesso segno grafico;tuttavia sono quasi
sempre distinguibili in base a determinate cosiderazioni:
a. Punctus additionis:posto alla destra di una nota,ne indica un aumento della
durata pari alla metà del suo valore(punto di valore odierno).Ciò implica che il
p.a. può venire applicato solo in una mensura imperfetta,e che la nota puntata
deve essere seguita da un valore uguale a quello del punto,a completamento
della mensura;l’assenza di tale nota indica allora che il punto in questione è un
punctus divisionis e che la mensura è perfetta.
b. Punctus divisionis:è posto ,come il p.a.,alla destra di una nota,ma indica la
separazione tra due perfezioni:l’una perfezione è rappresentata dalla nota
seguita dal p.d.,l’altra dal valore che a sua volta lo segue(il p.d. può essere
associato quindi alla moderna stanghetta di divisione di battuta).È utilizzabile
solo nella mensura perfetta ed è distinguibile dal p.a. in base al tipo di
concatenazione di note entro cui si trova:non è infatti seguito da un valore pari
alla metà della nota alla destra della quale si trova(il contrario del p.a.).
Coloratura
Nelle fonti più antiche dell’ars nova francese,la parte del tenor presenta talvolta
alcune note scritte con inchiostro rosso anziché nero.Si tratta di un artificio grafico
per indicare una modificazione della durata delle note:tre note rosse equivalgono a
due nere,ossia ciascuna nota rossa perde un terzo del valore che avrebbe se fosse
nera;e poiche la perdita di un terzo del valore originale indica sempre imperfezione,la
colorazione rossa indica che la mensura della composizione è perfetta e che diventa
imperfetta nel punto in cui compare la colorazione rossa.Così,ad esempio,la comparsa
di tre breves rosse dopo due breves nere indica che il valore complessivo delle due
breves nere è pari a quello delle tre breves rosse:se ne deduce che il tempus delle
note nere è perfetto perché le note rosse lo rendono imperfetto,ed anche che sicome
in corrispondenza delle note colorate il modus è perfetto,prima esso è da considerarsi
imperfetto.
Imperfezione e alterazione
Già note fin dal XIII secolo,quando però erano limitate al modus,nel repertorio
arsnovistico francese imperfectio e aleratio si trovano applicate anche al tempus e
alla prolatio,sempre comunque alle mensure perfette.Come è noto l’imperfezione
rende imperfetto(=2 sottounità)un valore che in base alla sua mensura sarebbe
perfetto(=3 sottounità),l’alterazione raddoppia il valore della seconda nota di un
gruppo di due note di uguale valore,in modo che si formi una perfezione.
Notazione italiana del trecento
Come Philippe de Vitry è considerato il maggior teorico della notazione arsnovistica
francese così il teorico e compositore Marchetto da Padova è considerato il fondatore
di una teoria e di una prassi italiana della musica mensurabilis.Il suo Pomerium
musicae mensuratae,scritto attorno al 1320,dunque negli stessi anni dell’ars nova di
Vitry,costituisce il punto di partenza per la decifrazione della notazione italiana di
questo periodo,testimoniata nei grandi manoscritti che conservano il repertorio del
tempo.La descrizione assai dettagliata in esso contenuta del sistema notazionale
italiano di questo periodo,sistema che risulta chiaramente influenzato dalla
precedente notazione petroniana,è assai utilmente accompagnata da una descrizione
del coevo sistema notazionale francese,il che consente un confronto costante fra i
due differenti criteri di articolazione temporale e di attribuizione dei valori di
durata.Alla sua base vi è il principio,chiaramente derivato da Petrus de
Cruce,dell’inalterabilità della brevis.Mentre nella notazione arsnovistica francese la
brevis,come si è visto,può venire accorciata dall’imperfezione o allungata
dall’alterazione,nella notazione italiana dello stesso periodo la brevis rappresenta un
valore fisso,passibile solo di suddivisione in gruppi di due,tre o più note di valore
inferiore,che nel complesso restituiscono sempre il valore di brevis.I raggruppamenti
di note in valori complessivi di breves sono distinguibili in base alla presenza,del resto
come in Petrus de Cruce di una brevis o di una longa o delle pause
corrispondenti,oppure di una ligatura,o ancora,molto frequentemente,del punctus
divisionis,che nella notazione italiana del Trecento assume sempre più il significato
della moderna stanghetta di divisione di battuta.È in riferimento alle possibili
suddivisioni della brevis in valori inferiori che si costruisce il sistema delle
divisiones,l’altra faccia per così dire, del sistema delle prolationes in uso nella
notazione francese dello stesso periodo,ma con una differenza sostanziale:mentre
nella notazione francese la suddivisione della brevis in valori inferiori si basa sul
tempus(divisione della B in S)e sulla prolatio(divisione della S in M),nella notazione
italiana la suddivisione della brevis in valori inferiori si basa unicamente sulle
divisiones,che in certo qual modo sintetizzano in un'unica catena di rapporti il tempus
e la prolatio della notazione francese.
Le “divisiones”
Il sistema delle divisiones si articola “orizzontalmente” secondo le due tradizionali
tipologie di divisione binaria e ternaria di un valore di durata,e “verticalmente”
secondo tre ordini di suddivisione della brevis in valori sempre più piccoli(divisio
prima,secunda,tertia).Ne risulta che la brevis può avere:
1.nella divisio prima una suddivisione binaria(1/2 + 1/2)o ternaria(1/3 +1/3+1/3).
2.nella divisio secunda una suddivisione quaternaria[nelle fonti indicata con
l’abbreviazione .q. =(1/4+1/4) + (1/4+1/4)] o senaria imperfetta [ .i.=(1/6+1/6+1/6) +
(1/6+1/6+1/6)],entrambe derivate dalla divisio prima binaria,oppure una suddivisione
senaria perfetta[.p.=(1/6+1/6)+(1/6+1/6)+(1/6+1/6)] o
novenaria[.n.=(1/9+1/9+1/9)+(1/9+1/9+1/9)+(1/9+1/9+1/9)],entrambe derivate
dalla divisio prima ternaria;
3.nella divisio tertia una suddivisione
octonaria[.o.=(1/8+1/8+1/8+1/8)+(1/8+1/8+1/8+1/8)],derivata dalla divisio secunda
quaternaria oppure una suddivisione
duodenaria[.d.=(1/12+1/12+1/12+1/12)+(1/12+1/12+1/12+1/12)+(1/12+1/12+1/12
+1/12)],derivata dalla divisio secunda senaria perfetta.
La suddivisione della B in note di valore 1/2 e 1/3 (divisio prima binaria e ternaria)ha
carattere puramente teorico in quanto non si riscontra nella pratica comppositiva
dell’epoca;le divisiones impiegate sono le sei corrispondenti alla divisio secunda e
tertia,che nelle fonti vengono indicate con le abbreviazioni seguenti:
.q.= divisio secunda quaternaria (1/4 della B)
.i.= divisio secunda senaria imperfecta(1/6)
.p.= divisio secunda senaria perfecta (1/6)
.n.= divisio secunda novenaria (1/9)
.o.= divisio tertia octonaria (1/8)
.d.= divisio tertia duodenaria(1/12)
Notazione mista e notazione di maniera
Una delle caratteristiche principali della notazione italiana della prima parte
del Trecento è l’impiego del punctus divisionis nel senso della moderna
stanghetta di divisione di battuta;nonostante l’evidente praticità di questo
strumento ai fini della chiarezza grafica,esso cadde tuttavia ben presto in
disuso.Una delle ragioni di ciò va ricercata probabilmente nel fatto
che,mancando ancora dall’insieme dei simboli notazionali la legatura di
valore,le combinazioni ritmiche,per quanto complesse venivano comunque
costrette all’interno dei raggruppamenti indicati dal punctus divisionis;e ciò
evidentemente contrastava con l’aspirazione alla libertà compositiva,al
continuo rinnovarsi dell’invenzione all’estrema complessità del gioco ritmico
che il conatatto con l’Ars nova francese aveva fatto conoscere ai compositorio
italiani verso la metà del XIV secolo.
Per poter sviluppare ulteriormente le conquiste di Vitry e di Machault si rese
dunque necessario abbandonare alcuni tratti peculiari della notazione italiana
della prima parte del secolo,in particolare il p.d. e,progressivamente il sistema
delle divisiones;se ne conservarono comunque alcune caratteristiche forme
notazionali che non erano presenti nella notazione francese,ed anzi se ne
introdussero di nuove(ad esempio note bianche e note con doppia coda
verticale verso l’alto e verso il basso-come il dragma(spiga)-,coda dotata talora
di occhiello).
Nasceva così un nuovo tipo di notazione sul quale si basa la maggior parte delle
opere italiane del tardo Trecento,comprese quelle di Francesco Landini(1335-
1397):non più propriamente italiano,non interamente francese,questo tipo di
notazione è stato definito notazione mista.
Sincopazione
È un tratto assai caratteristico dell’articolazione ritmica delle composizioni del
tardo Trecento,fortemente presente nella notazione mista e ancor più nella
notazione di maniera.Menzionata per la prima volta nella teoria di Philippe de
Vitry e di Johannes de Muris,la sincope viene definita come “la scomposizione
di una nota in parti separate(partes deparatae),che vengono collegate tra loro
cotando le perfezioni”.Ciò significa che in determinati raggruppamenti i
sottovalori di una nota data(ad esempio le tre M contenute in una S
perfetta)possono comparire non direttamente l’uno dopo l’altro aìma separati
tra loro da uno o più valori di durata superiore(come ad esempio una o più B o
S),e che il loro valore deve venir calcolato in relazione alla perfezione cui
complessivamente danno luogo.Impiegata inizialmente solo nella mensura
perfetta,la sincope venne utilizzata in seguito anche in quella
imperfetta.accanto alla sincope della prolatio,che prevale decisamente nella
pratica compositiva e come si è visto è determinata dalla scomposizione di un
gruppo di M,nelle composizioni del periodo si trovano anche la sincope del
tempus,che è determinata dalla S,e quella del modus,che è determinata dalla
B.
Poiché ovviamente valgono ancora appieno le regole sull’imperfezione e
sull’alterazione derivate dai principi fondamentali della notazione
mensurale,per rendere chiaro che in un dato passaggio vi è la presenza di una
sincope e non di una nota imperfetta o alterata,la notazione del periodo ricorre
all’inserimento di speciali punti di separazione,che altro non sono che i soliti
puncti divisionis,ma che per la funzione speciale che assumono e lo
spostamento della loro posizione naturale vengono denominati puncti
syncopationis.Nonostante il notevole ampliamento delle combinazioni
ritmiche impiegate,la musica italiana degli ultimi decenni del XIV secolo resta
piuttosto lontano dalla varietà e dalla complessità ritmica raggiunte dalla coeva
musica francese,soprattutto quella che si sviluppa nella parte meridionale del
paese.
Qui la sperimentazione sui rapporti di durata fra i suoni e la ricerca di metodi
di rappresentazione notazionale procedono parallelamente:da un lato l’utilizzo
intensivo della sincope a cavallo di battuta della diversità di battuta tra voce e
voce con risultati di enorme ricchezza poliritmica,di rapporti fra valori di
durata estremamente complicati come 7:3,8:3,8:5,dall’altro l’impiego di una
moltitudine di segni notazionali come note nere;rosse;bianche;mezze rosse e
mezze bianche;mezze rosse e mezze nere,note rosse vuote,note con testa intera
o con una sola parte di testa,svariate e spesso interpretativamente ambigue
semibreves caudatae simili a quelle della notazione italiana.
La complicazione intrinseca alla musica della Francia meridionale e alla
notazione che la rappresenta si estrinseca poi sul finire del secolo in forme di
plateale artificiosità:compaiono canoni enigmatici con relativa chiave
risolutiva proposta in forma di indovinello,e addirittura composizioni scritte in
forma di cerchio o di cuore,specchio,secondo alcuni studiosi,di un
atteggiamento decadentistico e di maniera che caratterizza alcuni dei trapassi
epocali della storia della musica occidentale.E proprio l’importanza che nella
notazione francese del periodo a cavallo del secolo si dimostra attribuita
all’invenzione segnica di per sé,così come l’amore per l’artificio e la stessa forte
aspirazione decorativistica che traspaiono nella scrittura musicale,hanno fatto
parlare,a proposito di questa notazione,di notazione di maniera.
Coloratura:note nere
Nel periodo della notazione bianca la modificazione del valore delle note mediante
coloratura si attua per annerimento.Per quanto attiene ai cambiamenti di valore
operati dall’annerimento si osservi che per principio:
1.Una nota annerita perde 1/3 del suo valore originale
2.una nota annerita è sempre imperfetta
Dal secondo principio discende che le note annerite non subiscono né
imperfezione,né alterazione.