Edmund Husserl
Edmund Husserl
Edmund Husserl
INDICE
BIOGRAFIA
VITA, OPERE E CONTESTO STORICO
ARITMETICA E LOGICA
LA FENOMENOLOGIA
L'IO E IL MONDO DELLA VITA
L'IDEA DELLA FENOMENOLOGIA
LE RICERCHE LOGICHE
LOGICA E PSICOLOGIA IN FREGE E IN HUSSERL
L'EROISMO DELLA RAGIONE IN HUSSERL
BIOGRAFIA
1859 Edmund Husserl nasce a Prossnitz, Moravia, l'8 aprile del 1859.
1878 Dopo aver studiato due anni prima astronomia all'Università di
Leipzig, si trasferisce a Berlino per studiare matematica. Egli segue i
corsi di algebra di Weirstrass.
1883 Conclude gli studi di matematica con una tesi sul calcolo delle
variazioni.
1884 Il 24 aprile muore il padre. Si trasferisce lo stesso anno a Vienna,
dove segue le lezioni di Brentano.
1887 Sposa il 6 agosto Malvine Steinschneider.
1891 Pubblica la Filosofia dell'aritmetica .E nel settembre dello stesso
anno si trasferisce a Göttingen dove viene nominato professore
nell'Università dell'omonima cittadina.
1906 Dopo aver pubblicato nel 1901 le Ricerche logiche , diviene
professore a tutti gli effetti, ricopre la cattedra di filosofia.
1913 Husserl mantiene uno stretto rapporto con Jaspers. Sono di
quest'anno le Idee per una fenomenologia pura e una filosofia
fenomenologica.
1916 Il 5 gennaio si trasferisce a Friburgo per ricoprire la cattedra di
filosofia. Lì avrà come allievo Heidegger.
1918 Inizia un'assidua corrispondenza con i fisici di Gottinga.
1926 Heidegger presenta al maestro, Husserl, una copia di Essere e
tempo .
1927 Lavora all'Enciclopedia Britannica.
1928 Venne obbligato dal regime nazista a lasciare l'insegnamento in
quanto ebreo. Egli si ritira così a vita privata. Pubblicherà nel 1929 la
Logica formale e trascendentale .
1938 Muore il 27 aprile del 1938.
ARITMETICA E LOGICA
La prima opera di Husserl, Filosofia dell'aritmetica (1891), é dedicato a
Brentano, dal quale Husserl riprende il concetto di intenzionalità come
carattere costitutivo degli atti psichici che 'tendono' sempre
necessariamente verso il loro oggetto. Su questa base, Husserl
considera la genesi del concetto di numero : esso a suo avviso deriva
da un atto unitario della mente, che dirige intenzionalmente la sua
attenzione su molteplicità di oggetti riuniti in 'aggregato' specifico (ad
esempio un insieme di mele). A partire da questo, esso procede a
ricavare per astrazione il concetto generale di aggregato, concepito
come collegamento collettivo delle unità costitutive di una
molteplicità; procedendo a contare tali unità, si arriva al concetto di
numero. Husserl riconosce l' esistenza autonoma dei numeri come
forme generali, cioè come strutture rappresentative costanti del
soggetto, le quali condizionano l'attività conoscitiva, ma nella misura
in cui descrive tali strutture nella loro genesi e organizzazione mentale,
resta ancora vincolato allo psicologismo . In seguito ad una recensione
critica di Frege, apparsa nel 1894, che Husserl rimprovera di
confondere ancora il piano logico con quello psicologico, e alla lettura
di Bolzano, Husserl si allontano a poco a poco dallo psicologismo.
Riconosce che la logica per compiere ragionamenti o deduzioni
corrette, ma ha a che fare anche con il significato dei concetti e, quindi,
con il loro contenuto oggettivo. Si pone dunque la necessità di
affrontare il problema delle relazioni tra logica e psicologia e Husserl
lo fa con lo scritto Ricerche logiche . Le leggi che descrivono i processi
psicologici sono generalizzazioni che partono dall'esperienza e
pertanto non hanno validità necessaria, ma sono modificabili o
correggibili in base all'accertamento di fatti empirici. I princìpi logici e
matematici, invece, sono necessariamente veri e la verità stessa é
atemporale, cosicchè il rapporto fra premesse e conclusione nei
ragionamenti non é riducibile all'accertamento empirico di relazioni di
coesistenza o di successione di atti psichici. Una logica pura non é
quindi fondabile su basi empirico-psicologiche, ma non può nemanco
avere un carattere meramente formale; essa invece deve essere la teoria
di ogni possibile tipo di ragionamento, in grado di determinare le
condizioni ideali di possibilità della scienza in generale. Su questa
base, Husserl analizza il concetto di significato ; egli é del parere che
l'unità minima di significato sia non il termine linguistico
singolarmente preso, ma la proposizione , la quale in generale enuncia
che qualcosa o é o non é. La logica studia la proposizione a prescindere
dal fatto che essa sia vera o falsa oppure che sia formulata verbalmente
o pensata da qualcuno; sotto questo profilo, dunque, essa é
pienamente indipendente dalla psicologia e non si configura come
scienza del pensiero. Per proposizione però Husserl intende non i
singoli enunciati, ma l'unità o l' essenza di tutti gli enunciati con lo
stesso significato. Questa essenza ha esistenza autonoma rispetto ai
singoli enunciati, allo stesso modo degli universali (ad esempio la
bianchezza), i quali non sono entità singole, ma l'insieme o l'essenza di
una molteplicità di cose singole (in questo caso le singole cose
bianche). Di queste essenze, secondo Husserl, abbiamo un'esperienza
autoevidente, caratterizzata da una certezza superiore a ogni certezza
data dalle scienze empiriche: egli chiama questa esperienza intuizione
categoriale, per distinguerla dalla semplice intuizione empirica, che
carpisce solamente oggetti individuali. La logica pura consiste nella
descrizione di queste essenze, che sono alla base di ogni tipo di
indagine e scienza: si tratta di un'analisi fenomenologica, che mostra
come le leggi logiche appaiono ed operano nel vissuto (in tedesco
Erlebnis ) concreto della conoscenza. Partendo dalla considerazione
dell'oggetto intenzionale dei vari atti psichici, essa descrive come tali
leggi, indipendenti dall'esperienza, si realizzano soggettivamente in
riferimento agli oggetti, che sono intenzionali negli atti conoscitivi.
LA FENOMENOLOGIA
Per Husserl l'ideale della vera filosofia consiste nel realizzare l'idea
della conoscenza assoluta, basandosi su un fondamento certo, e la
fenomenologia é il metodo che permette di raggiungere questo
obiettivo. Questo programma Husserl lo delinea e lo svolge negli scritti
successivi alle Ricerche logiche , nella Filosofia come scienza rigorosa e,
specialmente, nelle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia
fenomenologica . Per costituirsi come scienza rigorosa, la filosofia non
deve assumere nulla come ovvio e indiscutibile, ma deve raggiungere
criticamente un fondamento dotato di evidenza assoluta. A questo
scopo, essa non può partire dall' atteggiamento naturale , che assume il
mondo come un insieme di fatti ovvi: le stesse scienze empiriche si
fondano su questo presupposto e identificano la conoscenza con
l'accertamento dei fatti ritenuti oggettivi e indiscutibili. La scienza,
secondo Husserl, analizza il mondo in maniera ingenua, accettandolo
acriticamente come esistente e limitandosi ad accumulare sapere su
sapere. Ma l'esperienza delle cose é variabile e cangevole e, dunque,
non può garantire l' oggettività e la validità della conoscenza, cosicchè
le scienze della natura non possono propriamente risolvere i problemi
di una teoria della conoscenza. Dunque Husserl può affermare, nella
Filosofia come scienza rigorosa , che ' ogni scienza della natura é ingenua nei
suoi punti di partenza: la natura che essa vuole prendere in esame, per essa
esiste semplicemente ' . Bisogna invece liberarsi da ogni presupposto, sia
dalle credenze comuni, sia da quelle proprie di tali scienze, così come
dai contenuti dottrinali di tutte le filosofie precedenti. A questo
provvede quella che Husserl definisce, con un termine mutuato dallo
scetticismo antico, epochè , che letteralmente vuol dire 'sospensione
del giudizio' . L' epochè consiste nel mettere tra parentesi
l'atteggiamento naturale e tutto quel ch'esso comporta: ad esempio,
l'assunzione dell'esistenza del mondo o la distinzione di soggetto e
oggetto quali dati ovvi. Essa però non ha un compito meramente
distruttivo nei confronti delle credenze o dei pregiudizi diffusi e, in
questo senso, non coincide con il dubbio scettico. La sua finalità é
invece costruttiva ed é correlata all'assunzione di un atteggiamento
fenomenologico che raggiunge la consapevolezza che la conoscenza di
questi dati, che appaiono ovvi all' atteggiamento naturale, é possibile
solamente in riferimento alla soggettività. ' Io non nego questo mondo,
quasi fossi un sofista, non revoco in dubbio il suo esserci, quasi fossi uno
scettico, ma esercito in senso proprio l'epochè fenomenologica, cioè: io non
assumo il mondo che mi é costantemente già dato in quanto essente, come
faccio, direttamente, nella vita pratico-naturale ma anche nelle scienze
positive, come un mondo preliminarmente assente e, in definitiva, come un
mondo che non é un terreno universale d'essere per una conoscenza che
procede attraverso l'esperienza e il pensiero. Io non attuo più alcuna
esperienza del reale in un senso ingenuo e diretto ' ( Idee per una
fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica libro I, sez. II, cap. I,
§ 32) . Sospendendo l'affermazione della realtà del mondo, il mondo
stesso diviene un insieme di fenomeni che si danno alla coscienza e ai
quali la coscienza si rapporta come ad oggetti che essa intenziona nei
propri atti. Si tratta di apprendere a guardare le cose nel loro costituirsi
come fenomeni in relazione agli atti di rappresentazione, di
percezione, di ricordo e così via, cioè in relazione alle esperienze
vissute (Erlebnisse), in cui esse si danno. Si capisce allora il significato
del programma di Husserl di tornare alle 'cose stesse' : messa tra
parentesi l'esistenza del mondo come un dato ovvio, verso il quale si
prova interesse, l'atteggiamento fenomenologico diviene
l'atteggiamento meramente teoretico di uno spettatore disinteressato.
Lo sguardo di questo spettatore però é diretto non già verso le cose
empiriche nella loro accidentalità, bensì verso le essenze .
L'atteggiamento fenomenologico assume come criterio di validità l'
evidenza , con la quale i contenuti intenzionali dalla coscienza si danno
nella loro essenza in specifici atti intenzionali. Questo vuol dire che
l'analisi fenomenologica mette tra parentesi l'oggetto naturale nella sua
singolarità e opera quella che Husserl definisce riduzione eidetica (dal
greco , 'forme' , 'idee' o 'essenze'), che porta appunto alle essenze
quali si danno nell'intuizione della coscienza. Recuperando il progetto
di Cartesio, Husserl si propone dare una fondazione assoluta alla
conoscenza: e ritiene di poterlo fare con la fenomenologia (che è
scienza dei puri fenomeni), grazie alla quale egli dice di essere
approdato in un “mondo nuovo”. Anche Cartesio era approdato in tale
mondo, scoprendo la soggettività su cui poggia l’Età moderna,
ponendo la realtà tra parentesi e sottoponendo a indagine il modo in
cui avviene la conoscenza: solo che, alla stregua di Colombo, non s’era
accorto di essere giunto in un mondo nuovo e aveva finito per
intendere il “cogito” come un mero “io psicologico”. La prima mossa
della fenomenologia dev’essere, secondo Husserl, la messa tra
parentesi delle esistenze, ossia dell’esistenza reale di ciò che
continuamente ci si dà alla coscienza. Messe le esistenze “sotto indice
di questionabilità”, si studiano i puri fenomeni di coscienza, a
prescindere dalla loro reale esistenza: la coscienza è sempre una
“coscienza di”, è cioè caratterizzata da intenzionalità: si tratta appunto
di studiare tutto ciò a cui tende la nostra coscienza: le essenze o, come
Husserl ama esprimersi, le “singolarità eidetiche”. Portiamo un
esempio concreto del metodo fenomenologico: vedo di fronte a me un
tavolo; in opposizione al procedere della scienza, metto tra parentesi
l’esistenza reale del tavolo (che, come giustamente notava Cartesio,
non è certa), e lavoro sull’essenza del tavolo (infatti, sul fatto che io stia
percependo un tavolo non c’è dubbio). Anche Cartesio era, a suo
modo, giunto fin qui: solo che, troppo affrettatamente, aveva preteso
di dimostrare la reale esistenza del mondo esterno, per di più
passando dalla dimostrazione dell’esistenza di Dio. La fenomenologia
è, come Husserl ama esprimersi, un “puro guardare” che va contro la
tendenza naturale (e in questo senso essa è un atteggiamento
“innaturale”) a concepire le cose come esistenti: posso (e devo)
dubitare che il tavolo esista, ma non posso dubitare del fatto che lo sto
vedendo. Proprio la percezione così intesa (che Cartesio aveva
chiamato “clara et distinta perceptio”) è quello che Husserl chiama il
“principio dei principi” della fenomenologia. Il programma di Husserl
di fondazione della conoscenza non può però arretrarsi alla riduzione
eidetica: le essenze infatti sono i correlati intenzionali degli atti della
coscienza, i quali possono, a loro volta, essere fatti oggetti di
riflessione. La riflessione é una proprietà fondamentale del vissuto:
grazie ad essa ogni Erlebnis (vissuto) é coglibile e analizzabile. In altre
parole si può dirigere uno sguardo riflessivo sugli atti stessi della
coscienza e del pensiero: in questo modo, essi diventano oggetti di
quella che Husserl definisce percezione immanente , la quale é fornita
di evidenza assoluta. Si può infatti sospendere il giudizio sull'esistenza
del mondo, ma é evidente che esso appare alla coscienza: non posso
sospendere il giudizio sul fatto che io sto pensando. Questo vuol dire
che, mentre il mondo naturale e le cose che gli appartengono possono
essere o non essere, la percezione immanente garantisce
necessariamente l'esistenza del suo oggetto, cioè del vissuto
intenzionale della coscienza. La coscienza é dunque il risultato ultimo
e indubitabile della riduzione, non ulteriormente riducibile ad altro:
Husserl la chiama residuo fenomenologico . Non si tratta però della
coscienza empirica dei singoli individui: anche questa, infatti, é
sottoponibile ad una riduzione, che la liberi dai suoi caratteri
meramente empirici. Il residuo fenomenologico é invece la coscienza
pura o trascendentale , che non necessita di altre condizioni
antecedenti per esistere: tutto é neutralizzabile e riducibile a riduzione,
il mondo e Dio, le scienze e la teologia, ad eccezione dell'io puro, che
però non é una sostanza ma é la funzione originaria e universale della
coscienza che costituisce il mondo. Rispetto ad essa, il mondo naturale
é trascendente, ma esiste e ha senso solo tramite gli atti della coscienza:
quest'ultima infatti é intenzionalità, cioè é sempre coscienza di
qualcosa. La nozione di intenzionalità della coscienza consente dunque
a Husserl di tenersi alla larga dalle forme di naturalismo e positivismo,
per le quali la scienza basata su dati oggettivi, indipendenti dalla
coscienza, rappresenta il modello della conoscenza, sia dalle forme di
spiritualismo, che, ravvisando nella pura introspezione la via di
accesso privilegiata agli atti della coscienza, smarriscono appunto il
carattere intenzionale della coscienza, garante dell'oggettività della
conoscenza stessa. Husserl definisce la fenomenologia come eidetica ,
cioè 'scienza di essenze': a differenza dei fatti empirici, esistenti nello
spazio e nel tempo, che possono essere diversi da come sono, le
essenze sono necessarie ed universali. Ed é per questo motivo che
spesso gli interpreti hanno di vero e proprio 'platonismo di Husserl' .
Ogni scienza empirica racchiude anche conoscenze eidetiche, ma solo
la fenomenologia, al pari della logica e della matematica pura, é esente
da dati di fatto e riguarda anche essenze. Esse rappresentano le
strutture a priori, costanti e generali, dell'esperienza, le quali hanno
per correlato il mondo come insieme degli oggetti di un'esperienza
possibile. Il mondo e la realtà hanno senso solo se riferiti alla
coscienza, la quale ha appunto la proprietà di conferire senso ad essi.
Ogni vissuto intenzionale é costituito da un aspetto soggettivo,
chiamato noesi (che letteralmente vuol dire 'l'operazione del pensare'),
cioè dall'atto intenzionale che conferisce senso (il percepire, il
ricordare, il desiderare, ecc.) e da un aspetto oggettivo, chiamato
noema (che letteralmente vuol dire 'ciò che é pensato'), cioè il
percepito, il ricordato, il desiderato, ecc. Nel noema é dato il mondo
intenzionato dalla coscienza nelle sue differenziazioni regionali, cioè
nei diversi modi di essere in cui le cose si danno alla coscienza. In base
a queste differenziazioni si costituiscono le cosiddette ontologie
regionali , dove per regione si intende ' la complessiva e superiore unità di
generi pertinenti a un concreto ' . A ciascuna ontologia regionale
appartengono dunque specifiche essenze regionali: in virtù di esse si
può ricavare la costituzione fondamentale di ogni conoscenza possibile
e il fondamento ontologico di tutte le scienze empiriche. La
fenomenologia però é diversa dall'ontologia classica, la quale assume
le unità, di cui essa si occupa, nella loro identità, come se si trattasse di
qualcosa di fisso e definito; la fenomenologia invece assume le varie
unità, cioè le essenze, nel flusso che le correla al vissuto della coscienza
ed é finalizzata a stabilire non una dottrina delle varie realtà, ma della
costituzione delle realtà oggettive a partire dalla coscienza dell'io puro.
Husserl dedica alla trattazione di queste tematiche la terza parte delle
Idee , pubblicata postuma. Nella seconda parte, anch'essa pubblicata
dopo la morte del pensatore ebreo, Husserl fornisce un'analisi
fenomenologica dei modi in cui si costituiscono i tre strati della realtà
mondana. Il primo é quello delle cose materiali , cioè il campo delle
realtà trascendenti spaziotemporali, oggetto della percezione e delle
scienze naturali e rette dalla pura causalità. Il secondo strato é quello
del corpo proprio , cioè della totalità liberamente mobile degli organi
di senso, e delle nature animali, soggette a condizionamenti e oggetto
della somatologia, alla quale scorrettamente é collegata la psicologia,
dal momento che non ha senso per Husserl parlare di parallelismo
psico-fisico. Il mondo che sta di fronte al soggetto dipende per Husserl
dal corpo proprio e dalle peculiarità della psiche. E proprio il terzo
strato é costituito dalla psiche , uno strato caratterizzato dalla storicità,
in quanto flusso di Erlebnisse collegati tra loro e copn il corpo proprio:
a partire dalla psiche, si costituisce il vero, che non trasuda negli
Erlebnisse. L'io però per Husserl richiede il tu, il noi, l'altro, il mondo:
su questa base poggia il mondo spirituale, in cui la persona,
nell'associazione con le altre persone, è centro di un mondo circostante
che si configura come orizzonte aperto ai dati oggettivi naturali e
sociali che possono offrirsi. La vita spirituale ha la sua legge
fondamentale nella motivazione, cosicchè in tale mondo l'io si
configura come io libero: questo conferisce al mondo spirituale un
primato ontologico su quello meramente naturale.
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SINTESI DELL’IDEA DELLA
FENOMELOGIA
DI EDMUND HUSSERL
Ma se, sospesa l’esistenza, si ha a che fare con puri fenomeni, non si torna
forse al pànta rei di cui diceva Eraclito? Non si ha, in altri termini, un
sempre cangiante flusso di contenuti in divenire e accidentali? Come si
potrà far scienza del mutevole e dell’accidentale? Husserl ribatte che
occorre guardare le cose in maniera “chiara e distinta”, secondo
l’insegnamento di Cartesio: da quest’ultimo, Husserl recupera la nozione di
“clara et distincta perceptio” (p. 83), la quale garantisce la certezza e la
validità delle cogitationes: possiamo usare tranquillamente ogni cogitatio
di cui abbiamo una percezione chiara e distinta. Quando col “puro sguardo”
ho intuizione del rosso del tetto della casa, con ciò stesso intuisco anche il
senso universale del rosso, della cosa rossa, del tetto, della casa. Detto
altrimenti, anche “universalità, cioè oggetti universali e stati di cose
universali, possono pervenire ad assoluta datiti diretta” (p. 87). In questa
maniera, la fenomenologia può essere scienza a tutti gli effetti.
INDIETRO
Qualche appunto sulle Logische Untersuchungen di
Husserl
A cura di Jonathan Fanesi
[ Con queste poche pagine non ho intenzione di offrire un’esposizione sistematica delle
sarebbe al di fuori della mia attuale portata, bensì fornire a qualsivoglia lettore,
quell’insieme di appunti che io stesso ho avuto modo di scrivere durante lo studio dell’
opera. Nonostante siano solo appunti, ho pensato di far parlare lo stesso Husserl,
introducendo una serie di citazioni tratte dalle stesse Logische Untersuchungen con
tanto di note a fondo pagina, in modo tale che da rimediare, nel caso fosse necessario, a
una mia possibile nebulosità espressiva e, nello stesso tempo, far sì che queste “ carte “
visive o nella maggior parte dei casi, riassuntive, di alcune articolazioni concettuali che
sollevano questioni che non trovano una loro contestualizzazione critica all’ interno
e si esplicitano, per trovare la loro vera patria nella teoresi in senso lato.
Il precetto husserliano della chiarezza e dell’ evidenza, mai come nella nostra epoca,
risulta fondamentale; eppure, molti procedono come se l’ unica legge fosse l’arbitrarietà
assoluta, altri invece, affilano le punte di frecce che non scoccheranno mai contro il
bersaglio e, altri ancora infine, spolverano i fossili all’ interno del museo della Filosofia,
facendo passare il loro faticoso catalogare, il loro accurato spolverare, per un creativo e
critico operare. ]
Prefazione alla prima edizione “ dell’ opera ( 1900 ) –, sono sorte nel
orizzonte della teoria in generale e del rapporto che intercorre tra la forma e
rivelata inefficace nel momento in cui si passava dal piano dei nessi
di una determinata teoria scientifica e i risultati a cui essa può approdare sul
si viene a delineare così una distinzione ineludibile tra la sfera della scienza
Egli inizia distinguendo i tre fondamentali indirizzi della logica del tempo (
sotto l’ influsso di Stuart Mill, si può considerare, sia per il numero che per
ritenere forme più o meno esplicite di psicologismo, quest’ ultimo può solo
risultare fecondo nel momento in cui viene assunto all’ interno della logica
come tecnologia.
dei limiti teorici presenti nelle loro opere, hanno compiuto, seppur in
Kant, bisogna tributare il merito di aver distinto la logica pura dalla logica
psicologia dalla logica, infine a Leibniz, la tesi dell’ idealità della logica.
“ Tuttavia, ben più pericolosa è un’ altra deficienza nella delimitazione del
cattiva fondazione a cui era approdato nell’ opera del 1891, ma da precise
racchiude in sé tutti quegli errori che possono scaturire dalla confusione tra
i campi: non distingue la legge come membro della causazione dalla legge
logica come legge della fattualità della vita psichica: mentre nella scienza
la par destruens nel suo procedere ha posto le basi per la par costruens
vera e propria.
radicate nella soggettività e nel rapporto che questa nutre in relazione alla
Una teoria sopprime se – stessa se contravviene nel suo contenuto alle leggi
senza le quali una teoria non avrebbe alcuno senso: contravviene alle
ideale di significato.
però Husserl verso posizioni rigide e radicali care a chi, come a Frege,
aveva bollato la “ Philosophie der Arithmetik ”, come un’ opera tout court
verità.
“ La logica pura è il primo e più essenziale fondamento della logica
Da questo punto di vista, sia aritmetica che la logica pura, non dicono nulla
generali.
Al tal proposito, Husserl afferma che l’ evidenza non è altro che l’ accordo
tra il senso dell’ enunciato e lo stato di cose, mentre l’ idea di tale accordo é
la verità.
comprensivo della diverse scienze reali ) vuole conoscere ciò che è realiter
– reale, si evince che la scienza sarà tale in base all’unità del nesso
Tale nesso è, al tempo stesso, nesso delle cose e nesso delle verità; tra i due
vista astratto. Se al nesso delle cose spetta l’ essere in sé, al nesso delle
fondamenti; infine, c’è differenza tra una conclusione che segue da leggi e
logica pura.
adeguata “[8].
procedere degli scienziati che – come Husserl scriverà nella Krisis –, sono
nel migliori dei casi geniali tecnici del metodo, e i filosofi che, rispetto a i
primi, sono dotati di un’ autocoscienza teoretica e hanno di mira i
di tali concetti.
pura.
“ Pertanto questo esser – dato delle idee logiche e delle leggi pure che si
costituiscono insieme ad esse non può bastare. Sorge così il grande compito
fenomenologica “[9].
verifica ed essere ricompresi nella loro identità con se stessi ogni volta che
parole, bisogna ritornare alle cose stesse, ossia rendere evidente sulla base
di intuizioni pienamente sviluppate che ciò che è stato dato nell’ astrazione
“[11].
atti e il loro contenuto immanente, ma nel far ciò, ricade nel linguaggio che
cerca di chiarire.
“ Non è assolutamente possibile descrivere gli atti intenzionali senza
La fenomenologia intensa come conditio sine qua non della logica pura,
psicologici.
esprime: i segnali non esprimono nulla, a meno che, oltre alla funzione
afferma che quest’ ultimi non perdono il loro valore di significazione nella
vita psichica isolata: la sfera del significato, non può identificarsi con la
“ L’ espressione è piú che un mero complesso fonetico. Esso intende
quindi non solo per quanto concerne l’ intenzione significante; nell’ unità
intenzionata e data.
la sua complessità si rivela non appena ci si rende conto “ che tutti gli
oggetti ed i riferimenti all’ oggetto sono per noi ciò che sono solo in virtù
d’intuizioni non è per questo privo d’idee, con la conseguenza che nel
Un’ ulteriore distinzione che compare all’ interno della prima ricerca, è
flusso dei vissuti psichici, mentre le seconde, fossero avulse dal continuo
significare.
in questa ricerca, Husserl afferma che logica pura si occupa dei significati
intesi come unità ideali e dei rapporti a - priori che intercorrerono tra
questi: svolgendo questo compito, la logica pura è una disciplina
nomologica che si rivolge all’ essenza ideale della scienza come tale.
senso specifico, opponendosi così sia all’ individualità che alla realtà.
Come è facile intuire, Husserl sviluppa l’ analisi dell’ astrazione sul piano
degli atti della coscienza, ponendo una distinzione tra l’ atto individuale e l’
atto specializzante.
Per quanto concerne la teoria degli oggetti generali, sono state elaborate
( funzione psicologica ).
generalità specifica.
che gli oggetti di cui diventiamo coscienti non sono semplicemente dentro
la coscienza, come in una scatola, in modo tale che noi li possiamo reperire
sono e per ciò che essi valgono per noi, in diverse forme d’intenzioni
oggettuali “[20].
La terza ricerca s’intitola “ Sulla teoria degli interi e delle parti “. Husserl
– non indipendenti.
essenziale.
corrispondente “[21].
rappresentazione grafica.
Gli oggetti t1, t2, t3 sono non – indipendenti nella misura in cui esistono,
secondo una legge essenziale, solo come parti di un intero più comprensivo
T.
È bene notare che per Husserl anche l’ incompatibilità è una forma di non –
indipendenza.
contenuti intuitivamente distinti e fusi non può gettare luce sulla differenza
comprensivo, varia a seconda dei casi; ciò significa che le leggi che
hanno una verità pienamente indipendente dalla natura intrinseca della loro
oggettualità.
veritate.
fondazione unitaria.
concluse e in - concluse.
per accertare le categorie essenziali del significato nelle quali sono radicate
Le leggi a – priori del significato, che separano il senso dal non – senso,
danno alla logica pura le forme possibili di significato; tali leggi, inerenti
sostiene:
“ Il nome proprio E denomina l’ oggetto, per così dire, in un solo raggio
“[25].
senso dal non – senso; Husserl, ora distingue il non – senso di cui si
in quanto pur avendo un significato, non c’è nessun oggetto evidente che
forme dei contesti puri in cui dev’essere inserito “[28] ( nel connettere
formale ).
All’ interno delle leggi analitiche, Husserl distingue quelle leggi della
modi diversi, anche se, la stessa grammatica pura non abbraccia tutte le
lingue particolari.
Poiché la morfologia pura dei significati non tratta dei problemi relativi alla
in precedenza.
reale dell’ io; b) la seconda, come un interno rendersi conto dei propri
ha in sé solo gli atti correlativi del percepire, del giudicare, con il loro
“ L’ io fenomenologicamente ridotto non è nulla di peculiare che si trovi
Il vissuto intenzionale ( che non è mai una sensazione ) inteso come atto, è
ancora una volta – in che modo si ponga il problema di sapere che cosa
intenzionale.
Il contenuto come materia è una componente del vissuto – atto che quest’
Husserl afferma che la materia non si limita a far sì che l’ atto apprende l’
oggettualizza per noi in senso lato; inoltre, ogni atto è esso stesso una
maniera sistematica tutto quel novero di risultati a cui era giunto attraverso
le analisi precedenti.
atti che intervengono all’ interno del discorso espressivo “[39]; gli atti vanno
inteso come la fonte di tutte le unità di validità, delle idee generali e pure.
corrispondente.
intuizione riempiente.
gli atti sono esprimibili, questo non ci porta a concludere che possano
facendo sì che il senso resti identico, sia che si associ ad una percezione
significato, lo determina.
esempio, a questo foglio di carta di fronte ai miei occhi; ma essa stessa non
l’ elusione.
suo riempimento.
Husserl, dopo aver detto che in ogni riempimento si realizza una più o
scrive:
in senso pregnante.
L’intenzione significante possono essere o possibili o impossibili; questa
distinzione vale per tutti gli atti nella loro essenza conoscitiva.
stessa.
campo del significato è molto ampio di quello dell’ intuizione, cioè del
che sono privi di << realtà >> o di << possibilità >>, si tratta di formazioni
riempimento. “[44]
Husserl, a proposito del rapporto tra intuitivo e signitivo, ammette due casi
valore 0.
i+s=1
- a) [ ( i = 0 ) . ( s = 1 ) ]
- b) [ ( i = 1 ) . ( s = 0 ) ]
Nel caso b non c’è nessun contenuto signitivo, in quanto tutto è pienezza.
sulla base di un’ intuizione, le materie dei due atti si trovano, come prima si
inteso nel significato. Ma solo quando ciò accade, si può parlare veramente
Nel caso dell’ atto, bisogna distinguere lo statuto puramente intuitivo dallo
Dopo aver trattato del rapporto tra intenzione e intuizione, si giunge ad uno
logica.
“ Così, ad esempio, quando parliamo del colore come genere o della specie
Posto che l’espressione non è un rispecchiamento in immagine della
intuitivamente fondati.
di significato?
Husserl compie una distinzione interna all’ enunciato, che estende al piano
stesso degli atti oggettivanti, tra gli elementi sostanziali, che trovano
atti similari.
ma non l’esser – sonoro. Nell’ oggetto l’ essere non è nulla, non è una sua
intensità, e neppure una figura, una forma interna in generale, una proprietà
aggiunga all’ oggetto, come non è una proprietà reale esterna: per questo,
L’ origine del concetto di essere e delle altre categorie, non è insita nella
oggettuali ) nella sfera degli oggetti reali, espressione che non vuol dire
Deve esserci quindi un atto che svolga rispetto agli elementi significanti, la
elementi sostanziali.
riempimento, vuol dire che tali significati sono riferiti all’ oggetto stesso
Husserl distingue gli oggetti sensibili o reali, oggetti del grado inferiore di
superiore.
I primi si presentano nella percezione in un atto di un solo grado, non
Interrogandosi sul rapporto tra gli oggetti del grado inferiori e quelli di
Nel caso di P = {p1, p2, p3…pn}, dove P è la percezione continua e p1, p2,
P è fondata nel senso in cui un intero è fondato dalle sue parti ( l’ oggetto
identificazione, che concerne invece gli atti del secondo gruppo, essendo
forme categoriali lasciano intatti i loro oggetti primari, realizzando così una
Gli atti categoriali, distinti dagli atti sensibili intesi come atti dell’
L’aritmetica pura, la logica pura e la teoria pura delle varietà sono costituiti
pluralità, identità ).
essere, bensì sulla possibilità e impossibilità del generale e della sua datiti
[1]
E. Husserl, Ricerche logiche, V. 1, Net, Milano, 2005, p. 9.
[2]
Ivi, p. 29.
[3]
Ivi, p. 26.
[4]
Ivi, p. 138.
[5]
Ivi, p. 174.
[6]
Ivi, p. 172.
[7]
Ivi, p. 213.
[8]
Ivi, p. 248.
[9]
Ivi, p. 271 ( corsivo nostro )
[10]
Ivi, p. 271.
[11]
Ivi, p. 272 ( corsivo nostro ).
[12]
Ivi, p. 276 ( corsivo nostro ).
[13]
Ivi, p. 278.
[14]
Ivi, p. 286.
[15]
Ivi, p. 304 ( corsivo nostro ).
[16]
Ivi, p. 304.
[17]
Ivi, p. 316 ( corsivo nostro ).
[18]
Ivi, p. 308 ( corsivo nostro ).
[19]
Ivi, p. 319.
[20]
Ibidem, 435.
[21]
E. Husserl, Ricerche logiche, V. 2, Net, Milano, 2005, p .31.
[22]
Ivi, p. 41.
[23]
Ivi, p. 57 ( corsivo nostro ).
[24]
Ivi, p. 93.
[25]
Ibidem, p 98.
[26]
Ivi, p. 105.
[27]
Ibidem, p 107.
[28]
Ivi, p. 107.
[29]
Ivi, p. 127.
[30]
Ivi, p. 127.
[31]
Ivi, p. 128.
[32]
Ivi, p. 145.
[33]
Ivi, p. 145.
[34]
Ivi, p. 151.
[35]
Ivi, p. 175.
[36]
Ivi, p. 175.
[37]
Ivi, p. 175.
[38]
Ivi, p. 215.
[39]
Ivi, p. 299.
[40]
Ivi, p. 317.
[41]
Ivi, p. 319.
[42]
Ibidem, p 361.
[43]
Ivi, p. 361.
[44]
Ivi, p. 492.
[45]
Ivi, p. 374.
[46]
Ivi, p. 433.
[47]
Ibidem, 435.
[48]
Ibidem, 441.
[49]
Ivi, p. 441.
[50]
Ivi, p. 450 – 451.
[51]
Ivi, p. 452 – 453.
[52]
Ivi, p. 465.
[53]
Ivi, p. 484.
L’EROISMO DELLA RAGIONE
Con questo breve articolo mi propongo d’ illuminare, seppur con fioca luce,
nell’ essere una ricerca autenticamente teoretica che proprio in virtù del
suo statuto, coinvolge l’ uomo nella totalità del suo essente. In queste
che hanno guidato sin dai primi passi il cammino dei miei studi. Da qui, l’
detiene con la filosofia e con l’etica. Nel procedere dell’ analisi, mi sono
sfida per tutti coloro che rifiutano la filosofia come mero “ calcolo logico “,
Auspico che queste poche pagine possano offrire un’ immagine non
in cui si decidono le questioni vitali. Non so se sia riuscito nel mio intento.
minor uso possibile delle citazioni all’ opera husserliana, solo là dove era
autore si riduce all’ insieme dei connettivi logici che utilizza al fine di porre
occasione per riflettere su problemi che godono di vita propria, conscio del
essa incarna quel Fundamentalarbeit che non di rado cade nell’ oblio a
gnoseologico.
realtà in sé[2], ritenendo che tutto sia non solo esprimibile in termini
esista.
soggetto.
evince nella Krisis, dove Husserl – alla ricerca di una nuova scientificità –,
prima mostra come il mondo obiettivo e vero creato dall’ applicazione
della matematica alla scienza della natura sia solo una sustruzione logico –
teoretica, per poi, una volta giunto sul piano del mondo – della – vita,
riflessivo al come del modo soggettivo di datità del mondo – della – vita.
applicata all’ atteggiamento naturale sul piano del mondo – della – vita, ci
tempo sul problema della filosofia come scienza rigorosa e sulla relazione
Come ben si evince da più punti della vasta produzione dell’ autore delle
ricerca fenomenologia, tanto che lo stesso Husserl nei Discorsi parigini del
stessa.
attacchi di uno scetticismo che mai desiste nella sua millenaria guerra
Già nei Prolegomeni Husserl scriveva che al filosofo non interessa la mera
cui essa può approdare sul piano tecnico – pratico, egli, ha a cuore la
non fosse altro che una prefigurazione di quella filosofia come scienza
latente, alla luce di un filosofare che più dei termini della relazione, tiene
soggiace alla Kritik der reinen Vernuft, attraverso la cruciale distinzione tra
Agli occhi di Husserl, tanto le scienze dello spirito quanto quelle della
natura, hanno bisogno sia della spiegazione che della comprensione, con
spiritualista.
Ciò che alle scienze rimane precluso è “ la visione dell’ intero “ [9], queste –
come dirà in L’idea d’ Europa – crescono nel loro isolamento, nella loro
nociva astrazione; civettando con M. Horkheimer “ la filosofia è separata
Nell’ esporre le varie tesi dei logici psicologisti, Husserl non si limita a
conoscenza.
fenomenologia.
da tesi che intaccavano i cardini della sua ricerca teoretica, si tratta invece
rivelata inefficace nel momento in cui si passava dal piano dei nessi
comparse e avvicendatesi nel corso dei secoli, vuole essere una vera e
propria philosophia prima, come si evince del resto dalle battute iniziali di
Erste Philosophie.
da un’ istanza di sola critica delle idee, una sorta di dialettica tra una
della teoretica.
In questo suo continuo procedere, egli è guidato dall’ idea che al di sotto
così come essi stessi non sarebbero mai riusciti a capirsi “ [21]; tale
In quest’ ottica, bisogna “ localizzare ciò che realmente si nasconde “ [24] nel
L’ esigenza husserliana di non accettare “ nulla come già dato “ [25] non lo
custodisce la linfa di una vita spirituale che può essere risvegliata alla luce
loro parole e delle loro teorie, una vita filosofica con tutta la ricchezza e la
cose morte (eine Welt toter Sachen) , ma nello stesso tempo, l’orizzonte
Come ben si evince da una prima lettura dell’ opera di Marx, nonostante
fondazionale della prima sulla seconda, che si manifesta del resto, nella
tesi marxiana di far poggiare la dialettica hegeliana non sulla testa ma sui
piedi.
Nell’ ottica husserliana ciò che in Marx verrebbe relegato al piano della
tempo.
decide sul piano del fundamentum, all’interno di un’ unità di vita che viene
preservata solo da coloro che sanno cogliere la relazione decisiva tra noi e
storico, al di là della filosofia della storia stricto sensu e delle varie versioni
All’ interno della Krisis, a convalida delle tesi qui esposte, si legge che le
responsabilità ultima dell’ uomo autonomo “[27] è la stella polare che guida
interpretativa che fu molto feconda nella Germania del XIX secolo, basti
pensare a Treitschke che vide nei Discorsi alla nazione tedesca il culmine
religiose hanno nell’ autore della Dottrina della scienza, un vero e proprio
teoresi in senso lato, lungi dall’ essere scissa dalla vita individuale e
La filosofia dunque, lungi dall’ esser un normale lavoro che si compie nella
sempre pozzi per i Talete di ogni secolo; in perfetta sintonia con il lato
al contempo una fase del cammino che porta l’ umanità alla sua piena
autorealizzazione.
speculative.
da un lato, in che termini ciò che storico debba essere rispettato in quanto
Grecia filosofica.
principiarsi della teoresi occidentale che è caduto nell’ oblio in seguito alle
fondamentali: la prima, costituita dalla filosofia greca, sorta alla luce della
scienze.
Dinanzi alla separazione delle discipline scientifiche che caratterizza in
originalità delle sue scelte interpretative, bensì nel fatto che la triade “
Sorge quindi una dialettica che, lungi dall’ essere destinata ad una sintesi
Solo partendo da quest’ ottica, è possibile mettere tra parentesi tutto quel
Ciò non si traduce in un ritorno nostalgico alla natia patria della nostra
tutto assenti.
L’ eroismo della ragione consiste nel vivere all’ interno della radikale
[1]
E. Husserl, Fenomenologia e teoria della conoscenza, Bompiani, Milano, 2004, p. 268.
[2]
Al tal proposito è interessante soffermarsi sull’Introduzione a Esperienza e giudizio, in cui l’ autore
ribadisce in piena sintonia con quanto dirà nella Krisis, che il metodo è un rivestimento di idee sopra il
mondo delle intuizioni originarie, una sustruzione che ipostatizzata diviene mendace.
[3]
Le questioni riguardanti il rapporto tra metodo ed ontologia hanno una rilevanza notevole, sia nel
contesto del pensiero husserliano, che nella filosofia contemporanea in senso lato. In base al tipo di
relazione che intercorre tra i due termini, si può propendere per una visione riduzionista forte (nel caso
della perfetta identità), riduzionista debole (se la relazione è asimmetrica). In Husserl, da un lato si tratta
di mostrare la differenza tra metodo ed ontologia, dall’ altro, rivendicare lo statuto dell’ antepredicativo,
del mondo – della – vita che, come si dice in Krisis, non è altro che “ il mondo della mera ,
tradizionalmente trattata con tanto disprezzo “. (p. 490).
[4]
E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Net, Milano, 2002, p.
172.
[5]
E. Husserl, Meditazioni cartesiane, Bompiani, Milano, 2002, p. 3.
[6]
E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Net, Milano, 2002, p.
126.
[7]
Sulla genesi della fenomenologia è interessante ricordarsi come le problematiche trattate nelle
Logische Untersuchungen – come lo stesso Husserl afferma all’ interno della prefazione alla prima
edizione dell’ opera (1900) –, siano sorte nel tentativo di operare una chiarificazione filosofica della
matematica pura, chiarificazione che nel procedere delle analisi, ha dischiuso il più vasto orizzonte della
teoria in generale e del rapporto che intercorre tra la forma e la materia della conoscenza.
[8]
E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Net, Milano, 2002, p. 34.
[9]
E. Husserl, L’idea d’Europa, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1999, p. 127.
[10]
M. Horkheimer, La società di transizione, Einaudi Paperbacks, Torino, 1979, p. 106.
[11]
E. Husserl, L’idea d’Europa, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1999, p. 127.
[12]
Il limite fondamentale dello scienziato ingenuo, consiste per Husserl, nella ricomprensione simbolico
– esteriore dei passi originari della scienza, contrapposta all’ effettiva comprensione dello scienziato
autentico (filosofo), intesa come spontaneo e graduale ripercorrimento delle tappe decisive dello sviluppo
delle discipline scientifiche.
[13]
A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Supplementi al primo libro, Bur,
Milano, 2002, p. 185.
[14]
Ibidem.
[15]
La psicologia che vuole avere un ruolo fondazionale per la logica è fondata su leggi che lungi dall’
essere esatte e autentiche sono vaghe generalizzazioni dell’ esperienza: essa è quindi una scienza basata
sull’esperienza, i cui enuncianti non sono altro che regolarità approssimative della coesistenza o
successione dei fenomeni psichici. Le leggi psicologiche, in quanto leggi naturali, non hanno un’ evidenza
apodittica ed, essendo fondate attraverso un processo induttivo, si stagliano in un orizzonte di mera
probabilità. Lo psicologismo in questo senso racchiude in sé tutti quegli errori che possono scaturire
dalla confusione tra i campi: non distingue la legge come membro della causazione dalla legge come
regola della causazione, confonde le leggi naturali con le leggi logiche, i giudizi stessi con le leggi come
contenuti giudicativi.
I logici psicologisti non distinguono il piano reale da quello ideale, la regolamentazione causale da quella
normativa, la necessità reale dalla necessità logica, il fondamento reale dal fondamento logico.
Tutte queste coppie di concetti antitetici vanno riportate in seno all’ epistemologia in senso lato,
facendo scaturire una fondamentale distinzione tra le scienze ideali e le scienze reali: le prime,
totalmente a – priori, sono costituite da leggi generali ed ideali fondate con evidenza in concetti
generali, le seconde invece, sono empiriche e, in quanto dotate di proposizioni fattuali, formulano leggi
che hanno un’ universalità reale.
[16]
C’è una chiara analogia tra la strategia argomentativa che Husserl applica nella dialettica tra le scienze
della natura e dello spirito e quella relativa al dualismo “ psicologismo – antipsicologismo “: in entrambi
in casi, si manifesta il tentativo di superare (aufheben) posizioni rigide e unilaterali, che difficilmente
potrebbero illuminare la relazione in se stessa. L’ utilizzo del verbo “ superare “ (aufheben) dischiude
implicitamente un orizzonte semantico di matrice hegeliana. Qui, non c’è nessun richiamo teorico alla
dialettica di Hegel. La fenomenologia come “ superamento “ (Aufhebung) della sterile opposizione tra tesi
unilaterali, non va intesa in senso dialettico.
[17]
“ Nella controversia sulla fondazione psicologica oppure oggettiva della logica, io assumo una
posizione intermedia “.E. Husserl, Ricerche logiche, V. 1, Net, Milano, 2005, p. 174. Gli stessi
antipsicologisti cadono in errore nella misura in cui radicalizzano la funzione regolativa della conoscenza,
in quanto sussiste una profonda differenza tra lo statuto autonomo delle proposizioni della logica e la loro
applicazione pratica: in principi logici fondamentali – sentenzia Husserl –, benché possano fungere da
norme, non sono essi stessi norme.
[18]
La fenomenologia intesa come philosophia prima è in senso autentico un metodo. Due dei cardini
teorici della metodologia husserliana possono essere ravvisati: a) nel tentativo di superare le rigide
opposizioni tra tesi unilaterali (a tal proposito vedi nota 14); b) nello squarciare i veli naturalistici e
positivamente scientifici dalle nozioni fondamentali della gnoseologia. Riguardo al punto b, si potrebbe
prendere come esempio, la considerazione che fa l’ Autore sul concetto di esperienza in Fenomenologia e
teoria della conoscenza (p. 159), in cui dice che bisogna liberarsi dall’ errore di confondere l’ esperienza
(Erfarhung) con l’ esperienza naturale (naturale Erfarhung).
[19]
Come abbiamo detto in precedenza, l’ abbandono dello psicologismo (almeno nella sua versione
naturalistica), non porta all’ oblio della soggettività. A riguardo, è bene ricordare quanto dice Husserl
nella Krisis, sulla psicologia e sul rapporto che questa ha avuto con la filosofia trascendentale. Se infatti la
psicologia è rimasta impigliata in pregiudizi naturalistici, ciononostante se correttamente intesa
(attraverso l’ impiego di una riduzione psicologico – fenomenologica) , può divenire uno stadio
preliminare della fenomenologia.
[20]
E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Net, Milano, 2002, p. 99.
[21]
Ibidem, p. 101.
[22]
Ibidem, p. 101.
[23]
Ibidem, p. 101.
[24]
Ibidem, p. 103.
[25]
E. Husserl, La filosofia come scienza rigorosa, Editori Laterza, Bari, 2005, p. 104.
[26]
Ibidem, p. 105.
[27]
E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Net, Milano, 2002, p.
448.
[28]
È importante spendere qualche parole riguardo a tali questioni. La vita di vocazione del filosofo
(Berufsleben) o, in generale, dell’ artista o dello scienziato, è una vita il cui valore non è assoluto ma
relativo, in quanto solo la vita etica vale in senso assoluto. Husserl dice espressamente che bisogna
decidersi circa il rapporto tra la vita di vocazione e la vita etica autentica, con la conseguenza che la prima
non è in grado di regolare, determinandola, ogni azione dell’ uomo. La forma di vita della vera humanitas
fondata su un continuo rinnovamento, coglie l’ uomo nella sua totalità, rendendolo in grado di giustificare
dinanzi a sé, ogni sua azione. Queste riflessione gettano un’ intesa luce sull’ ethos della fenomenologia
husserliana, mostrandoci come non solo ogni questione teoretica autentica abbia in sé una forza direttiva
per la vita, ma come tra teoresi e vita non intercorra una sterile identità, ma un isomorfismo della
responsabilità. Inoltre, come ben si evincerà dalle analisi successive, ogni radicale rinnovamento dell’
umanità verso un’ umanità criticamente libera, presuppone una filosofia radicale, capace di superare i
limiti delle scienze ingenuamente intese.
[29]
E. Husserl, La filosofia come scienza rigorosa, Editori Laterza, Bari, 2005, p. 15.
[30]
E. Husserl, Fichte e l’ ideale d’ umanità, Edizioni ETS, Pisa, 2006, p. 51.
[31]
Ibidem, p. 54.
[32]
E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Net, Milano, 2002, p.
44.
[33]
L’ istanza fondamentale della Modernità – secondo Husserl –, consiste nel movimento di liberazione
che contrassegna in modo decisivo quest’ epoca; tale movimento, si rende manifesto sia sul piano
religioso, attraverso la Riforma protestante intesa come rivendicazione del modello originario del
cristianesimo, sia mediante la restaurazione del senso antico e antidogmatico dello spirito teoretico. In
questo modo, l’ Autore assume nei confronti del Medioevo un atteggiamento squisitamente anti –
romantico, non lontano da quello adottato da Hegel nella Fenomenologia dello spirito (1807) e nelle
Lezioni berlinesi: l’ epoca medievale è segnata da una profonda teologizzazione del conoscere e della vita
umana, dinanzi alla quale sorgerà il Moderno, come custode delle istanze di libertà e di liberazione ( da ).
Il Medioevo, appare agli occhi di Husserl, come un orizzonte storico – culturale nato dalla fusione e dall’
incontro della tradizione speculativa greca con la religione cristiana. L’ analogia Husserl – Hegel è
funzionale all’ inquadramento teorico della lettura husserliana della storia delle idee, ciò naturalmente
non ci deve portare ad identificare la visione hegeliana con quella dell’autore delle Ideen. In quest’
ultimo, è assente l’ idea che la storia sia la manifestazione temporale di una Ragione (Vernuft) assoluta,
immanente che cerca di comprendere se – stessa, dinanzi alla quale gli individui sono semplici occasioni
per riempire la biografia dell’ Assoluto. La teleologia in Husserl, non assume come in Hegel, un valore
teologico secolarizzato, bensì dischiude problemi circa il senso dell’ autentica teoresi: saper cogliere il
filo d’ Arianna all’ interno del labirinto della storia (nel senso husserliano), significa comprendere la
nostra responsabilità vitale rispetto alla epoca in cui viviamo e, in generale, dinanzi a quell’ Occidente –
europeo di matrice greca da cui proveniamo.
[34]
Sul problema della matematica e del ruolo che questa assume nella rivoluzione scientifica seicentesca,
si possono consultare le bellissime pagine spese da Husserl nella Krisis. Qui, come altrove, non si
argomenta contro il valore delle matematica e delle sue potenzialità tecnico – conoscitive, bensì si
sottolinea la non – assolutezza del metodo matematico, all’ insegna delle cruciali questioni circa il
rapporto tra ontologia del mondo – della vita e le sustruzioni logico – simboliche delle discipline formali.
Ad un ordine di problemi diversi ma interdipendenti, appartiene il rapporto tra scienze e fenomenologia.
Sul senso della rifondazione delle scienze a partire dalla fenomenologia, si vedano le Ideen.
[35]
La specializzazione delle scienze e la loro positivizzazione formale, l’ esigenza di non risolvere la
filosofia nei moduli strumentali e tecnologici del sapere scientifico, sono tematiche care ai pensatori della
scuola di Francoforte e a chi, come Horkheimer, auspicava di trovare in una rinnovata fusione tra la
ragione soggettiva e la ragione oggettiva, un’arma contro i signori del declino e contro la barbarie del
900’.
[36]
Qui, il ricorso ad un’ espressione tipicamente kantiana, vuol essere un’esemplificazione didattica
finalizzata ad illuminare criticamente la tripartizione adottata dall’ Autore.
[37]
In questo caso, scrivo volutamente “ quasi “: infatti, se Hegel si fermerebbe al mero ritornare indietro
fondante, indice di una teleologia rigidamente chiusa, nel caso di Husserl, c’è fondazione e rifondazione,
poiché la teleologia non è di tipo dialettico.
[38]
M. Horkheimer, Filosofia e teoria critica, Einaudi, Torino, 2003, p. 85.
[39]
E. Husserl, L’idea d’Europa, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1999, p. 142.