Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                

Fiabe Russe

Scarica in formato pdf o txt
Scarica in formato pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 148

I

I
I

1
'I
I
I
i :.
: I ;

,.
• I
I !'
.;
,,
i I

l
j
)

1a
i1
I
i /
r e IL
II . '
I
I
r I
I I
i

__ __
., ___________ ---·--.o-------------,
....,_
. . ;&4,044# ~!- ..--w;r.,,-• •_t-_ _ _ •·
I'"'•• - - ,,, ~
I! . .,
_..,....,~l!"'~"' ........... ~ - - , . , . ,...,J> ~• •
,i
rt
'1

l
I
I
ì
Al LETTORI
I
In questo libro sono state raccolte le
più belle favole popolari russe.
In un'atmosfera aperta ad ogni pro-
digio si dipanano storie d'animali vera-
mente eccezionali. Sono animali però, che
in tutto e per tutto somigliano agli uomjni.
Senza dire che chiacchierano di gran lena, I'
I hanno degli uomini i pregi e i difetti e,
quindi, tra loro troveremo buoni e cattivi,

J audaci e pavidi, stupidi e intelligenti.


Grazie al tocco magico di Evghenij
Raciov, cui dobbiamo le stupende illustra-
I
l
zioni, una semplice volpicina è diventata
l
una pettegola comarella, il leprotto ha
assunto il fare di un gagà di campagna,
I mentre il gatto si è trasformato in un pol-
trone inveterato.
I
I
I

J
Seconda edizione

© Traduzione in iMllano, Edizioni Progress, Mosca, 1976


'1

I
Il
I

n
V

La focaccia

a {42 •== ,222


(
I

)
I
I
I ; ì

J
I i'

'
erano una volta un vecchio e una vecchia. Un
giorno il vecchio disse:
- Vecchia, preparami una focaccia.
- Ma con cosa te la faccio? Non c'è piu farina! I
1)
'I
i;
- Ma, moglie ,mia, se raschi la madia e racimoli
I :1,
negli angoli, ne trovi quanto basta. ''
i
i''
E la vecchia fece proprio cosi: spazzò, raschiò
i
e racimolò due manciate di farina, impastò il tutto
con la crema, fece una focaccia, la mise a friggere
nel burro e la posò sul davanzale della finestra a
raffreddarsi. i : '
La foccacia si stancò di starsene li, saltò dal davan-
' zale sullo scalino, dallo scalino sull'erba, dall'erba sulla
I strada e qui cominciò a rotolare.
t•t Jf!
I
J 7

I
La foccacia se ne va cosi per la strada e incontra
j
la lepre:
- Focaccia, focaccina, ora ti mangio!
- No, non farlo, lepre; prova, invece, a sentire
l
questa canzoncina.
La lepre drizzò gli orecchi e la focaccia attaccò a
I cantare:
Sono la focaccia,
nella madia racimolata,
dagli angoli raschiata,
con la crema impastata
l nella stufa infornata,
I sul davanzale raffreddata.
Dal vecchio sono scappata,
dalla vecchia sono scappata,
) e da te, lepre, scappo
facilmente!
I La focaccia rotolò via e chi si è visto si è visto.

i
,I
I
I }i\.;,
~

. I}
...
. !',
l
I
.I

Rotola la focaccia lungo il sentiero nel bosco e le si


para davanti il lupo grigio.
- Focaccia, focaccina, ora ti mangio!
I - Non mangiarmi, lupo grigio, ti canto una can-
zone.
I E la focaccia cantò:
Sono la focaccia,
,I nella madia racimolata,
dagli angoli raschiata,
con la crema impastata,
):
nella stufa infornata,
I sul davanzale raffreddata.
I Dal vecchio sono scappata,
dalla vecchia sono scappata,
I :i dalla lepre sono scappata,
e da te, lupo, scappo
facilmente!
) La focaccia rotolò via e chi si è visto
I si è visto.
'

I
Rotola· la focaccia nel bosco e le viene incontro
l'orso, spezzando i rami e piegando a terra i ce-
l
spugli.
- Focaccia, focaccina, ora ti mangio!
- Oh, no, non sono fatta per i tuoi denti! Prova
un po', invece, a sentire questa canzone.
La focaccia attaccò a cantare, e l'orso si mise ad
ascoltare con tanto d'orecchi:
Sono la focaccia,
nella madia racimolata,
dagli angoli raschiata,
con la crema impastata,
nella stufa infornata,
sul davanzale raffreddata.
Dal vecchio sono scappata,
dalla vecchia sono scappata,
dalla lepre sono scappata,
dal lupo sono scappata,
scappare da te, orso,
è men che niente!
'
J
La focacia rotolò via e chi si è visto
l si è visto.
Rotola, rotola la focaccia, quando le
si para dinanzi la volpe.
_r
l - Buongiorno, focaccia! Che bell'a-
spetto hai, cosi tutta ben dorata!
j

.

-I + s ,;; :;
) ' 12

I
I
è: I
I
I
I
I
·1 La focaccia è contenta di essere lodata, e prende a
r cantare. La volpe la sta a sentire, e pian piano le si
avvicina senza dare nell'occhio.
Sono la focaccia,
nella madia racimolata,
dagli angoli raschiata,
con la crema impastata,
\ ,;:-
:".
)
· nella stufa infornata,
sul davanzale raffreddata.
i/ife•
l"~.':,
> '
4~'
:,. .
·-J·. Dal vecchio sono scappata,
dalla vecchia sono scappata,
1m, \, - '
dalla lepre sono scappata,
·'vlt: , dal lupo sono scappata,

,_r .
,~"!; :· J
t~ '•- ' .
'"'i.i -: r ,:, . dall'orso sono scappata,
da te, volpe, scappo facilmente!

/•r· · - Che bella canzoncina! - disse la volpe. - Pec-


/(., · cato, mia cara, che io sia ormai cosf vecchia e ci senta
7~·:. cosi poco. Prova un po' a metterti sul mio naso e a
,i,"'•;, ricantarmi la canzoncina.
, ' ,. La focaccia, lusingata dalle lodi fatte alla sua
I.. ' canzoncina, riprese a cantare:
,J•

,,.- Sono la focaccia ...


:l-.1, E la volpe, gnam!,
w ne fece un sol boccone.
. J,
I '
¼:,~-
'r·· .,,_::, p I
/ i. ........__
,/
,"""-<~.-l·f,'

J
}
.,.,. ··-·~. ~

15
I

I
l

l
La rapa gigante
j

I
I

I
)

I
I
I

U " '·
n vecchio piantò u:: rapa:
,... Cresci, cresci dolce, cresci, cresci forte!
La rapa crebbe dolce, forte e grande grande. Il
vecchio andò per raccoglierla, tira e tira, ma non
riusci a estrarla.
Il vecchio chiamò la vecchia.
La vecchia lo tirava per la cinta,
e il vecchio tirava la rapa.

I Tirarono e tirarono, ma non ce la fecero.


La vecchia chiamò la nipote.
J'
La nipote tirava per la cinta la nonna,
l la vecchia tirava il vecchio,
e il vecchio ti.rava la rapa.
Tirarono e tirarono, ma non ce· la fecero.

"' i,
17

I
) .I."
.. .;.1",
. .,.
~
I .-:
"
-l•"
,-,.,~ ··
?{ •
·,
)
.;
: \'
'. Z,·j

)
I ...~.,,,.,"""

,I . i•

I \
J
.,. .:r·J La nipote chiamò il cagnolino.
j Il cagnolino tirava la nipote,
la nipote tirava la nonna,
j la vecchia tirava il vecchio,
e il vecchio tirava la rapa.
j Tirarono e tirarono, m.a non ce la
.i fecero.
Il cagnolino chiamò il gatto.
Il gatto tirava il cagnolino,
il cagnolino tirava la nipote,
la nipote tirava la nonna,
,b -, ,f i=
)
18

..._J_.- - - - - - - - - - - - - - - - ~ J-
la vecchia tirava il vecchio,
e il vecchio tirava la rapa.
i Tirarono e tirarono, ma non ce la fecero .
., Il gatto chi.amò il topo.
Il topo tirava il gatto,
il gatto tirava il cagnolino,
il cagnolino tirava la nipote,
la nipote tirava la nonna,
la vecchia tirava il vecchio,
I
·' ,,
e il vecchio tirava la rapa.
Tirarono e tirarono, e la rapa usci fuori.
lì,
19
l
\
II 1.

L'uovo d'oro
)

l
I
•.l '

.I
I
}

I
l

11
11

«
I
)
I 11
. I,
j ,)
":,'
·,
"i
Iil'
J
I l!
..1
i
J
.,-,

erano una volta un vecchio e una vecchia che


avevano una gallina screziata.
La gallinella fece un uovo:
un uovo straordinario,
un uovo d'oro.
Il vecchio lo batté,
ma l'uovo non si ruppe.
La vecchia lo batté,
ma l'uovo non si ruppe.
Passò di corsa un topo,
agitò il codino,
l'uovo cadde
e s1 ruppe.
Il vecchio e la vecchia piansero,
la gallinella chiocciò: I 1
Non piangere, vecchio, non piangere, vecchia! i
!
Vi farò un altro uovo, '
[
un uovo non d'oro, un uovo normale.
.f- jj,

l 21

l
J
I
!
,. I'

Casa, casina
)

I
,I
)

I
,l

)
I ◊
J

l I1,R>
,l 11M
;i~

1'm1-r,
'l.t'-
., !'--'l)_
ì
! ~ .:s
'
!$"'>!
('l"I
\ i f
!
I i! I
J

n contadino che trasportava dei vasi ne cad-


de uno.
Arrivò volando la mosca-girellona e chiese:
- Casa, casina, chi abita qui?
Vide che non c'era nessuno. Volò dentro il vaso
)e e ne fece la sua abitazione.
Arrivò volando la zanzara-ronzante e chiese:
j - Casa, casina, chi abita qui?
- lo, la mosca-girellona. E tu chi sei?
- Sono la zanzara-ronzante. I
- Entra, che abiteremo insieme. ·
Cosi presero a viverci in due. ======;;;= '1,. ·
) }f"-=-~""~j;~.::-::---r-~=· --- {i,... __ .=,.,.:;--~ =ik ;,:_
I 23 il11·1.nI
, >i iil
·I· J!tJili,
I Arrivò il topolino-rosic-
!
I chio e chiese:
- Casa, casina, chi abita
qui?
' l
- lo, la mosca-girellona.
- lo, la zanzara-ronzante.
E tu chi sei?
- Sono il topolino-rosic-
J chid.
- Entra, che abiteremo ,.:, ·····::~


, ~✓ d:
1ns1eme.
I Cosi presero a viverci in ...
'y l
'
' .;

tre. ... ·"""·""' .,. ·~


'

j ,..,., ~

,l
)
I
'i..,
' '
'
'
) t···.
I
~/·

Arrivò saltellando la ra-


'J ! nocchia-saltella e chiese:
- Casa, casina, chi abita
qui?
- lo, la mosca-girellona.
- lo, la zanzara-ronzante.
- lo, il topolino-rosicchio.
E tu chi sei?
- Sono la ranocchia-sal-
··;.~ '
tella.
f :. ·••·•:'":..- - Entra, che abiteremo in-
sieme.
Cosi presero a viverci 1n
quattro.
.
Passò correndo il leprotto e chiese:
- Casa, casina, chi abita qui?
- lo, la mosca-girellona.
- lo, la zanzara-ronzante.
- lo, il topolino-rosicchio.
- lo, la ranocchia.-saltella. E tu chi sei?
- Sono il leprotto-piè storto.
- Entra, che abiteremo insieme.
Cosi presero a viverci in cinque.

I
:1
I
'
Ii .,
l i
' I '
.l .. i i
' ;,

!
I

I
..J
Passava per quei paraggi la volpe e chiese:
- Casa, casina, chi abita qui?
- lo, la mosca-girellona.
.l - lo, la zanzara-ronzante.
'
- lo, li topolino-rosicchio.
- lo, la ranocchia-saltella.
- lo, il leprotto-piè storto. E tu
chi sei?
I - Sono comare volpe.
- Entra, che abi-
teremo insieme.
Cosi pres.ero a
I viverci in sei.

'
,I
)
I
I
:i
)
I

)
28

.I
I
l
)

,
i r' '

,I
,,.'i'
/
f/
.1'

I •·~!"
"t:7~'
•,

. . . . . . . ..i,'

)ft
A,:.t
q,,.I
J
I•
I

'
I
.. ' .

,: ~~J ·,
'

I ,--
;j
'··~
"..... ~7.-

. ·"i

g.:
_,,,,
' - _,,.-
._-'c,c.f ·" ·,,,. 1
)1,:!_'"'
·4_è_'ì
)/;<i,,
-,._ {J:'fi
I·,,'
!:e,~··
J,l'
"'
'r··...... ~,1·.
k ,,,
"i:4->; •
:
.
l Arriv.ò il lupo:
- Casa, casina, chi abita qui?
- lo, la mosca-girellona.
l
- lo, la zanzara-ronzante.
- lo, il topolino-rosicchio.
- lo, la ranocchia-saltella.
- lo, il leprotto-piè storto.
) - lo, comare volpe. E tu chi sei?
- Sono il lupo-saltacespugli.
j '

- Entra, che abiteremo insieme.


E cosi presero a viverci
in sette: tutti quanti d'amore
e d'accordo.

'
J

!'
'I
.I
I
l
I

I
I
!
I

·,
_]

i
IJ

'
l
!
I
,),
o,
.•f'
,. '
l

I
__ .)
/,;\{1":'.j"',:,l~-

\
Venne poi l'orso e bussò:
- Casa, casina, chi abita qui?
- lo, la mosca-girellona.
- lo, la zanzara-ronzante.
l - lo, il topolino-rosicchio.
l - lo, la ranocchia-saltella.
- lo, il leprotto-piè storto.
I - lo, comare volpe.
- lo, il lupo-saltacespugli. E tu chi sei?
- Sono l'orso prepotente.
L'orso si sedette sul vaso: lo frantumò in mille
l cocci e fece fuggire tutti gli abitanti.

I
.I
,:-;· S"l"f
~,.

I
I
)

I J>'.
' G•

I
) ,,
)
I
}

.\

I
}

ce:a una volta una capra con i suoi capretti. La


capra se ne andava nel bosco a mangiare l'erba vel-
lutata e a bere l'acqua gelida. Appena usciva di casa,
i capretti chiudevano a chiave la casetta e restavano
dentro senza mai uscire.
Quando la capra tornava, bussava alla porta e
cantava:
Caprettini, miei bambini!
Sentitemi, apritemi!
Sono la vostra mammina bella,
vi porto latte nella mammella. L
Il latte scorre giu, giu, giu, ,'. .·
fino allo zoccolo e piu. i··
/i;'.
tt=:==-==a=-"'-1-1--=="'-.:"'·""-"'-::::=;,;:;:.==&;:,=::==;,,,;;==::;~;===:. r..: t
1
35
1
1'
tL ;;
il '
l1,s

flit
··''\·,,1,•···
;;
\·,~"
t
(
I
I

~s.1y,-
....,,..
~ .
,,
(;
,· '

"'"'~"' ,2/1, :../~:,,'·


-·---·

l
I
I
I
'
i

Il lupo e i capretti
)

I
I
.I

I
\'

l.
!

!
i
i
I capretti aprivano la porta e facevano entrare la
madre. La capra dava loro da mangiare e da bere e
quindi tornava nel bosco, mentre i caprettini si chiu-
i devano ben bene a chiave.
)
Il lupo senti di nascosto la canzoncina della capra,
e una volta che la capra se ne fu andata, il lupo corse
alla casupola e gridò con voce cupa:
,I ' Caprettini, miei bambini!
l Sentitemi, apritemi I
Sono la vostra mammina bella,
vi porto latte nella mammella.
E ho gli zoccoli pieni d'acqua!

I caprettini risposero:
- Ti sentiamo, tu non hai la voce di nostra madre!
Nostra madre canta con voce sottile sottile e poi dice
altre cose.
Il lupo capi che non c'era niente da fare. Allora
andò dal fabbro a farsi forgiare una nuova gola con
cui cantare con voce piu sottile. Il fabbro gliela forgiò.
I
'
Il lupo corse alla casetta e si nascose dietro un ce-
spuglio.
Ecco che torna la capra e bussa:
Caprettini, miei bambini!
Sentitemi, apritemi I
Sono la vostra mammina bella,
vi porto latte nella mammella.
Il latte scorre giu, giu, giu,
fino allo zoccolo e piu,
j
J

I
I I caprettini aprirono e racconta-
rono alla madre che era venuto il
lupo e che voleva mangiarli.
)
La capra diede loro da bere e da
I mangiare e proibf severamente di
aprire la porta:
- Se viene qualcuno e comincia a
cantare con voce cupa e a dire cose
che io non dico, non aprite la porta
e non lasciatelo entrare.
Appena se ne fu andata, il lupo
saltò fuori da dietro il cespuglio,
bussò e con voce sottile sottile in-
' tonò:
.1

)
I

}
38

)
I
I
Caprettini, miei bambini!
Sentitemi, apritemi!
Sono la vostra mammina bella,
vi porto latte nella mammella.
Il latte scorre giu, giu, giu,
fino allo zoccolo e piu .

. ~
, ,_;:l:';Z· V~ , ";~-~--~ -7
'.,.;.;P'~-~ . ...._,,
-
'

!
'
,I I caprettini aprirono la porta, il lupo saltò dentro
la casetta e li mangiò tutti. Soltanto uno dei caprettini
)
I riusci a nascondersi dentro la stufa.
Tornò la capra. Chiamò e richiamò, cantò e ri-
cantò, ma non le rispose nessuno. A un tratto s'ac-
corse che la porta era aperta. Corse in casa e non
. J
I trovò nessuno. Poi guardò dentro la stufa e trovò il
caprettino.

l
l -
. ..

!
Come seppe della disgrazia, la capra si
buttò sulla panca e cominciò a piangere
sconsolatamente:
Oh, caprettini, miei bambini!
I Perché avete aperto le porte,
perché avete aperto le ante?
I Il lupo vi ha mangiati, il brigante!
Il lupo ud[ il lamento, entrò nella ca-
setta e disse:
- Capra, mi fai torto accusandomi di
I tanto! Non sono stato io a mangiare i
I tuoi caprettini. Non disperarti; vieni, piut-
tosto, andiamo nel bosco a fare due passi.

)
I 40

I
I

l
1i
i l
i Il

Entrarono nel bosco e nel bosco videro


una fossa con un gran fuoco dentro.
La capra disse al lupo:
- Lupo, proviamo un po' chi di no,
riesce a saltare la fossa?
E si misero a saltare. La capra spiccò
il salto e fu subito dall'altra parte; il lupo
saltò, ma cadde dentro la fossa, nel fuoco.
Il ventre g.li scoppiò per il gran calore
e ne saltarono fuori i caprettini, tutti vivi
e vispi, che corsero subito dalla madre e
ripresero, tutti insieme, la vita di prima.
l

I
Il gallo e il fagiolo

I
.1

!
I
.!
I

.J
I ◊
/4"~
.·· ·j'/ <.i/,
•J
1'
,,
,,']

'\
' (,
'

~di' n galletto razzolando nel cortile trovò un fagiolo.


Voleva inghiottirlo, ma il fagiolo gli si bloccò in gola.
Il galletto soffocava e cadde a terra, dove giacque
senza respiro.
La gallinella lo vide, gli corse accanto e gli chiese:
- Galletto, galletto! Perché sei per terra, perché
non respiri piu?
I Il galletto rispose:
- Mi è rimasto in gola un fagiolo. Va' dalla mucca,
fatti dare del burro: mi aiuterà a deglutire il fagiolo.
La gallinella corse dalla mucca:
!
- Mucca, dammi un po' di burro! Il galletto giace
per terra senza respiro: un fagiolo gli è rimasto in
i;,

gola. :'
La mucca le disse:
.1 - Va' dai falciatori, fatti dare del fieno.
La gallinella corse dai falciatori:
I - Falciatori che falciate, datemi del fieno! Il fieno è
per la mucca, cosi la mucca mi darà il burro; il burro
è per il galletto. Il galletto giace per terra senza respiro:
!
un fagiolo gli è rimasto in gola.
I falciatori dissero: i
I - Va' dal fornaio, fatti dare delle ciambelle. u
~'.1

I La gallinella corse dal fornaio;:;:=============)[


I
!
~~·- +· ,!; • "' 43 ~- "' Ì~,-·••
)
I 1i11;
,,
!i<:\'
I I
ili
;:.Jt.
J
I,
! I
J

- Fornaio, fornaio, dammi delle ciambelle! Le


, I ciambelle sono per i falciatori, i falciatori mi daranno
del fieno; il fieno è per la mucca, la mucca mi darà
il burro; il burro è per il galletto. Il galletto giace per
terra senza respiro: un fagiolo gli è rimasto in gola.
Il fornaio le disse:
- Va' dai tagliaboschi, fatti dare della legna.
' La gallinella corse dai tagliaboschi:
I - Tagliaboschi, tagliaboschi, datemi della legna!
La legna è per il fornaio, il fornaio mi darà le ciambelle;
le ciambelle sono per i falciatori, i falciatori mi daranno
il fieno; il fieno è per la mucca, la mucca mi darà il
burro; il burro è per il galletto. Il galletto giace per
terra senza respiro: un fagiolo gli è rimasto in gola.
' - Va' dal fabbro, fatti dare un'accetta: non ab-
I biamo con che tagliare la legna.
La gallinella corse dal fabbro:
- Fabbro, fabbro, dammi l'accetta! L'accetta è per
)
I i tagliaboschi, i tagliaboschi mi daranno la legna; la
legna è per il fornaio, il fornaio mi darà le ciambelle;
le ciambelle sono per i falciatori, i falciatori mi daranno
1 il fieno; il fieno è per la mucca, la mucca mi darà il
burro; il burro è per il galletto. Il galletto giace per
I terra senza respiro: un fagiolo gli è rimasto in gola.
- Va' nel bosco, brucia la legna e fai del car-
1
l bone - disse il fabbro.
La gallinella andò nel bosco, bruciò la legna e fece
il carbone. Portò il carbone al fabbro, che le diede
l'accetta.
Portò l'accetta ai tàgliaboschi, i tagliaboschi le
I diedero la legna. Portò la legna al fornaio, il fornaio
le diede le ciambelle.
,~-. -. .
··-.-==;;------.-~•------·
r ·1::----z;··..·-~•:·~-~;

.I
I 44

I
, I

'

'
I

I
,I
I I

I
I
'

I
I' La casetta del leprotto

I
)
j "
I

J
I
'
I
j
"
____ ___
j

\': I,,-,----"-- _" __ , - , _ , , , , . , - , , _ ,________,, _____ ,. ----,----,-_, , ,


)

,I
erano una volta una volpe e un leprotto. La volpe
aveva una casa di ghiaccio e il leprotto l'aveva di
)
tiglio. La volpe perciò canzonava il leprotto:
- lo ho una casa luminosa e tu ce l'hai buia! La
mia è luminosa, la tua è buia!
Venne l'estate: con il sole la casa della volpe si
, 'j sciolse. La volpe chiese allora al leprotto:
- Fammi entrare, almeno nel cortile!
· - No, non ti lascio entrare: perché mi canzonavi?
La volpe cominciò a chiederglielo con maggiore
insistenza e il leprotto, infine, la lasciò entrare nel
cortile.
I
\ Il giorno seguente la volpe era nuovamente a
.I chiedergli:
- Fammi entrare, leprotto, almeno nel sottoscala.
i .I
- No, non ti lascio entrare: perché mi canzonavi?
) La volpe riprese a supplicarlo, a implorarlo. Il
leprotto acconsenti e fece entrare la volpe nel sotto-
scale.
Il terzo giorno la volpe riprese a implorare:
.l - Fammi entrare, leprotto, nella tua casetta.
- No, non ti lascio entrare: perché mi canzonavi?
l
)

I
I
:i.;''.. ,
•. ,, -,,

~!~1 "." ' i


j
I I

.
La volpe supplicò ancora e ancora e il leprotto la
I lasciò entrare nella casetta. La volpe si mise sulla
panca e il leprotto sulla stufa.
Il quarto giorno la volpe nuovamente implorò:
- Leprotto, leprottino, lasciami venire sulla stufa,
accanto a te!
- No, non ti lascio venire: perché mi canzonavi?
La volpe insistette ancora e la spuntò: il leprotto
la lasciò salire sulla stufa.
Passò un altro giorno, poi un altro ancora. La volpe

)
I decise di cacciare di casa il leprotto:
- Fuori di qua, lepre! Non voglio piu vivere in-
I
I
sieme a te!
I E lo cacciò per davvero.
Il leprotto si disperò e pianse asciugandosi le la-
crime con le zampette. Si trovarono a passare di lf
dei cani:
- Bau, bau! Perché piangi, leprotto?
)
I - E come potrei non piangere! Avevo _una casetta
di tiglio e la volpe l'aveva di ghiaccio. E venuta la
primavera, la casetta della volpe si è sciolta al sole.
Lei mi ha chiesto di farla entrare in casa mia e poi mi
ha cacciato via.
- Non piangere, leprotto - dissero i cani. - La
cacceremo via noi.
- Non ci riuscirete!
- Si, che la cacceremo!
Si avvicinarono alla casetta:
I
- Bau, bau! Volpe, vattene via!
I La volpe dall'alto della stufa minacciò:
.1
I
)
I
49

i
I
- Ora esco,
ora scatto,
il muso ti pesto,
il muso ti spacco!
Il cani si spaventarono e fuggirono via.
Il leprotto pianse e si disperò di nuovo. Passò il
lupo:
- Perché piangi, leprotto?
- Per forza, piango, lupo grigio! Avevo. una ca-
setta di tiglio e la volpe l'aveva di ghiaccio. E venuta
la primavera, la casa della volpe si è sciolta al sole.
Mi ha chiesto di farla entrare e poi mi ha cacciato di
casa.
- Non piangere, leprotto - disse il lupo. - Te la
caccio via io.
- Non ci riuscirai. I cani ci hanno provato
e non ci sono riusciti, e nemmeno tu ce la farai.~
- Si, che la scaccerò! ·
)
Il lupo arrivò alla casetta e ululò con una
voce da far paura:·
- Uuueee... u-u-u-eee... Va' via,
' vooolpee!
I E la volpe dall'alto della stufa gli fece:
, - Ora esco,

)
I ora scatto,
il muso ti pesto,
il muso ti spacco!
I
Il lupo si spaventò e scappò via.
I Il leprotto si disperò e pianse ancora.

,i ;;.=- =i= i
50

I
!,___,, ____________________ - l
2 &Li i z§
I

a ,:,•;~/t,•
'

·!"0
,,, "'""~
,,Jl'fi;.,-.

'
·1
j
I
I
I

l
T

i'

a ;;;p
Arrivò un vecchio orso:
- Perché piangi, leprotto?
- Per forza piango, orso! Avevo una
casetta di tiglio e la volpe l'aveva di ghiac-
cio. E venuta la primavera, la casetta della
volpe si è sciolta. Mi ha chiesto di farla
entrare e poi mi ha cacciato di casa.
- Non piangere, leprotto-disse l'orso.
- La caccio via io.
- Non ci riuscirai. I cani ci hanno pro-
vato, il lupo grigio ha tentato e niente!
Nemmeno tu ce la farai.
- Si, che la scaccerò!
L'orso andò alla casetta e ruggi:
- Rrrr-ooo ... rrrr ... Vattene via, volpe!
La volpe dall'alto della stufa gli fece:
- Ora esco,
ora scatto,
il muso ti pesto,
il muso ti spacco!
L'orso si spaventò e fuggi ',(ia.
li leprotto pianse e si disperò. Venne il
gallo con una falce in spalla:
-Chicchirichi! Leprotto, perché piangi?

},

I
l

I
'I

'
''
I.
i ,,,
,-
)

). 'I' ,Il,

I
,:.A
I
!Gtu•
- Per forza, galletto, piango! Av'?vo una casetta di
tiglio e la volpe l'aveva di ghiaccio. E venuta la prima-
vera, la casetta della volpe si è sciolta. La volpe mi
I chiese di farla entrare e poi mi ha cacciato di casa.
- Non disperarti, leprotto, te la caccio via io, la
volpe.
- Non ·ce la farai. I cani ci hanno provato, il lupo
grigio ci ha provato e non c'è riuscito, il vecchio orso
' ci ha provato e niente, e figuriamoci se la scacci tu!
- Si, che la scaccerò!
Il galletto andò alla casetta:
- Chicchirichi!
Calzo rossi stivali
che non hanno eguali.
La mia falce è affilata,
volpe, scappa di filata!
Scendi, volpe, dalla stufa,
ì.
se di viver non sei stufa!

1
La volpe senti, si spaventò e disse:
- Ora ... mi sto vestendo ...
Il gallo riprese:
- Chicchirichl!
Calzo rossi stivali
i che non hanno eguali.
La mia falce è affilata,
l volpe, scappa di filata!
Scendi, volpe, dalla stufa,
se di viver non sei stufa!
I La volpe disse:

)
I
55
I
j
i
i
(

,,... ..-
•·"
-~-;:;•:-

z_
.

=
- Mi sto mettendo la pellic-
cia ...
Il gallo cantò per la terza volta:
- Chicchirichi!
Calzo rossi stivali
che non hanno eguali.
La mia falce è affilata,
volpe, scappa di filata!
Scendi, volpe, dalla stufa,
se di viver non sei stufa!
I
.!

i !
d

La volpe si spaventò, saltò


giu dalla stufa e se la diede a
gambe. E il leprotto e il gallo ri- ·
masero nella casetta a vivere in-
sieme.
.i I
I '1
'
f

'
i >$

Il leprotto spaccone
)
l
,

I
,e,

I
)

I'
I
I
'
.l

J
l ><>

'
.
I.

i era una volta un leprotto. D'estate se la passava


bene, ma d'inverno era dura per lui, perché doveva
andare nell'aia a rubare l'avena ai contadini.
Un giorno si recò nell'aia di un contadino. Ma
quando vi giunse vide che vi si trovava già un intero
branco di lepri. Allora il leprotto cominciò a fare lo
spaccone:
- I miei baffi son baffoni, le mie zampe sono
J
I enormi e i miei denti sono zanne: non ho paura di
nessuno.
J Le lepri raccontarono a comare cornacchia le spac-
conate del leprotto. Comare cornacchia andò a cercare
lo spaccone e lo trovò dietro un cespuglio. Il leprotto
si spaventò:

)
I.
I
- Comare cornacchia, non farò mai piu lo spac-
cone!
- E di che cosa ti sei vantato?
I - Che i miei baffi son baffoni, che le mie zampe
1 sono enormi, che i miei denti sono zanne.
i chi:
Allora comare cornacchia gli tirò un po' gli orec-

- Non fare mai piu lo spaccone!


Un bel giorno comare cornacchia se ne stava su
uno steccato, dei cani la buttarono giu e presero a
strapazzarla. Il leprotto vide tutto questo.
« Come aiutare la cornacchia?»
Saltò fuori e si mise sul poggetto, bene in vista.
I cani subito lo videro, abbandonarono la cornacchia e
corsero dietro al leprotto. La cornacchia cosi risali
sullo steccato sana e salva. Il leprotto sfuggi ai cani.
Un po' piu tardi la cornacchia incontrò il leprotto
e gli disse:
- Ora non sei piu uno spaccone, ma un vero
prode: bravo!

.1
I
I

l
I
i

I
,.
.

'
.

'
-.. ,.,
~'.
,,#
..r='ò .-
!'"
•~-

~!~ :''~. ··--~: ,.:
,.'?
l ,."" ....

l
)

_j

..

i
I ì_
I
I
I
)

. I I
i

!
·1 · · Il galletto Cresta d'oro
I

i
;

I
I .

'1 ----=·····=·.
..... =·=·=··=···-····-···-·-···•-·--·~
Ii
I

I e ' erano una volta un gatto, un tordo e il galletto


Cresta d'oro, che vivevano tutti e tre assieme in una
i casetta nel bosco. Il gatto e i I tordo andavano nel
J bosco a far legna e lasciavano Cresta d'oro solo in
casa.
i Uscendo di casa gli raccomandavano:
' - Noi andiamo lontano, tu resta ad accudire la
I casa, ma bada di non farti sentire e, quando viene la
volpe, non affacciarti alla finestra.
La volpe venne a sapere che il gatto e il tordo
I
I erano fuori, corse alla casetta, si mise sotto la finestra
e prese a cantare:
Gallo, galletto,
' hai d'oro la cresta,
.1 la barba di seta,

)
I
I
lucente la testa,
se ti affacci al finestrino,
ti regalo un pisellino.

)
Il galletto mise fuori la testa. La volpe lo afferrò
I tra gli artigli e lo portò via.
Il galletto cominciò a gridare:
La volpe mi porta lontano,
al di là di boschi oscuri,
al di là di rapidi fiumi,
oltre le alte montagne .. .
Gatto, tordo, salvatemi! .. .

Il gatto e il tordo sentirono le grida, inseguirono


la volpe e le tolsero il galletto.
Un altro giorno il gatto e il tordo che dovevano
tornare nel bosco a tagliar legna, di nuovo gli rac-
)
comandarono:
I - Adesso non affacciarti piu ·alla finestra, gallo,
I
andremo ancor piu lontano e non ti sentiremo,.
I due se ne andarono e ·· · '
la volpe subito accorse alla
casetta e si mise a cantare: ,•···

j
I

I
l

I
I

I
)

Il galletto se ne stava quatto quatto, zitto zitto. E


la volpe riattaccò:
Correndo le bambine
il grano han rovesciato.
Lo beccano le galline,
presto lo avran mangiato.

I Il galletto a questo punto mise fuori la testa:


- Co, co, come? E a me?
La volpe lo afferrò e lo portò verso la sua tana.
I Il galletto cominciò a gridare:
La volpe mi porta lontano,
l al di là di boschi oscuri,
' al di là di rapidi fiumi,
j oltre le alte montagne .. .
Gatto, tordo, salvatemi! .. .

Il gatto e il tordo udirono le grida, si gettarono


all'inseguimento, il primo correndo e il secondo
volando ... Raggiunsero la volpe: il gatto la graf-
fiò, il tordo la beccò e infine le strapparono il gal-
letto.
Passò un certo tempo e, nuovamente, il gatto e
il tordo si accinsero ad andare per legna. Prima di
uscire ordinarono severamente:
- Non dar retta alla volpe, non affacciarti alla fi-
nestra: noi andremo ancor piu lontano, non sentiremo
la tua voce.
ì
.I
Il gatto e il tordo si inoltrarono nel bosco a far
legna.

)
66

)
I
\J
'/ I
j

i
I

i
.1
La volpe giunse immediatamente alla casa, si
mise sotto la finestra e cominciò a cantare:
)
Gallo, galletto,
hai d'oro la cresta,
la barba di seta,
ì lucente la testa,
·' se ti affacci al finestrino,
ti regalo un pisellino.
I
l Il galletto se ne stava quatto quatto, zitto zitto. La
volpe riprese:
I
.1
I
Correndo le bambine
il grano han rovesciato.
Lo beccano le galline,
l
presto lo avran mangiato.

68
I
'

?:as
I
I'
:,

Il galletto sempre zitto, sempre quatto. La volpe


cantò ancora:
) La gente correndo
! le noci ha rovesciato.
Le galline le beccheranno
e a te non ne lasceranno.

A questo punto il galletto si affacciò alla finestra:


- Co, co, come non ne lasceranno?
La volpe lo afferrò tra gli artigli e se lo portò nella
tana, al di là dei boschi oscuri, al di là dei rapidi fiumi,
oltre le alte montagne ...
I Per quanto il galletto gridasse e chiamasse, il gatto
) e il tordo non lo sentirono. Quando essi tornarono a
casa non trovarono piu il galletto.

)
i
69
.,i
I

j
I;
1:
:.,
"i
:1
:1
n
'!
' ir
Il
II
' I
I
iI
'I
'
'
i' 11
I
t
Il gatto e il tordo corsero seguendo le orme della i
volpe. Il gatto correndo, il tordo volando ... Giunsero I
iI II
alla tana della volpe. Il gatto accordò le corde della
,I guslia e cominciò a strimpellare:
II

1•
Suona, mia guslia
dalle corde d'oro ...
I
i!
I
È in casa comare volpe? q
! I
Sta al calduccio nella sua tana? I'
!
La volpe ascoltò il canto per un po' e poi si disse: I'
j
! - Voglio vedere chi è che suona cosi bene la \ i '
guslia e canta cosi soavemente. "i
Detto fatto, se ne usci dalla tana: il gatto e il
I tordo l'agguantarono e incominciarono a picchiarla. ' '''
La volpe salvò la pelle per miracolo. :Il
Il gatto e il tordo presero il galletto, lo misero nel Il
'
pan i ere e lo portarono alla loro casetta. i,,.
' ,,
i!

Là ricominciarono a viverci e da allora ci vivono 'i',


!' I,
'
ancora.
'' li
71
+
~1
!, I,1:
r-.

IH'l
1 I' •!.
I
La volpe e il tordo

!
I

.I

l
J
.J
I
I'
I
I
I
I
I
'
I
\ I I tordo si costrui il nido su un albero e fece una
bella nidiata. Lo venne a sapere la volpe. Questa si
recò sotto l'albero e -toc, toc - picchiò con la coda.
Il tordo si affacciò dal nido e la volpe gli fece:
- Ora, tordo, butto giu l'albero con la coda e
mangio te e i tuoi piccoli.
- Il tordo si spaventò e cominciò ad implorare e
I supplicare la volpe:
- Sora volpe, non buttar giu l'albero, non mettere
a morte i miei piccoli! Per ricompensa ti procurerò
pasticcini e miele.
- Beh, se mi dai pasticcini e miele non butterò giu
l'albero!
- Vieni allora con me sulla strada maestra.
La volpe e il tordo si avviarono per la strada mae-
J stra: il tordo volando e la volpe seguendolo di corsa.
Qui giunti, il tordo vide una vecchietta che andava
con la nipotina portando un paniere colmo di pastic-
cini e una brocca di miele.
j La volpe si nascose. Il tordo si posò sulla strada
.J
e zampettò un po', come se non potesse volare:

i
I
I
'\
I
l

i
'
'
''
I

l
I
I
I'
' J

I
! ''
l
'
l" ·--·· ~ - -
= E M
1··
.· I
l

l
spiccò un salto e ricadde subito a terra, spiccò un
I altro saltello e nuovamente ricadde.
La nipotina disse alla nonna: ·

I
I - Acchiappiamo quell'uccellino!
- E come vuoi che riusciamo ad acchiapparlo!
I - Si, che l'acchiappiamo. Si vede che ha un'ala
spezzata. E poi è cosi bello!
,I
I
;I
La nonna e la nipote posarono il cesto e la brocca ;i
)I e presero a rincorrere il tordo. jI
Il tordo le attirò lontano dal paniere e dalla brocca.
La volpe nel frattempo non si lasciò sfuggire l'oc-
i

casione: mangiò a sazietà pasticcini e miele e ne prese
anche un po' per pìu tardi.
I
I Il tordo si levò quindi in volo e se ne tornò al
nido.
I Ma la volpe fu immediatamente li, sotto l'albero e
éon la coda - toc, toc - diede dei colpettini:
I - Ora con la coda butto giu l'albero e mangio te
e i tuoi piccini!
Il tordo si affacciò dal nido e prese ad implorare
I e a supplicare la volpe:
• - Sora volpe, non buttar giu l'albero, non mettere
J a morte i miei piccoli! Per ricompensa ti farò bere
della birra.
- Su, allora, sbrigati! Ho mangiato roba ·grassa e
dolce e mi è venuta una gran sete!
Il tordo volò nuovamente verso la strada maestra
e la·volpe lo segui.
'I Qui il tordo vide un contadino che trasportava sul i
)
carro una botte di birra. Il tordo gli volò vicino e JJl'
com in ciò a posarsi, ora su I cav a~rl==l·o==,=o:;;.,,,;:::ra=s"":i'll=a=b::;:.=~=e=.=;,.==:;;,,.==,.~J~

lI
75 I 'i
:;~·
.$ '
l ., .
,,1 I

't i

I 'H i
,,r '
I
l

Cosi fece varie volte di seguito. Ciò fece infuriare il


contadino fino all'inverosimile.
Il tordo si posò quindi sul tappo che chiudeva la
botte e il contadino gli sferrò un colpo d'accetta che
fece letteralmente schizzar via il tappo. Il tordo volò
via e il contadino prese a rincorrerlo. _
La birra intanto si versava sulla strada.
La volpe ne bevve quanto volle e si allontanò
cantando.
Il tordo tornò al nido. Ma la volpe fu ben presto li,
sotto l'albero, a dare - toc, toc - dei colpi con la coda:
I - Tordo, o tordo, sentimi, mi hai procurato da
mangiare, è vero?
I - Si, è vero!
- Mi hai procurato da bere?
) - Si, te ne ho procurato!
- E ora devi farmi ridere, se no con la coda butto
giu l'albero e mangio te e i tuoi piccini.
J Allora il tordo condusse la volpe al villaggio. Vide
una vecchia che stava mungendo una mucca e accanto
I a lei suo marito, che intrecciava sandali di betulla.
Il tordo si posò sulla spalla della vecchia. Il vecchio
'1 le disse:
- Vecchia, sta ferma, non ti muovere che ora
I stendo morto quel tordo.
E il vecchio diede una gran botta sulla spalla della
vecchia, senza, però, riuscire a colpire il tordo.
La vecchia cadde a terra rovesciando i I secchio
con i I latte.
Si rialzò subito in piedi e cominciò a inveire con-
tro il vecchio.
,_I:,: , .=;;;
76
i
l

I
}
I
l
'l
.I

I,' '

I \./
'
I l
I :
I
'~
'_ .......

lr .
i'{
I •,
1:-{
I >

'
I
)

)
.l
i l
I
I
'

I
.,'
I
·,,
µ>
! ' '
i

' '
' '.; ''
l.
.,,'·

I
J f
.I
' ' !
.I
'''I I ', \ '
' ,,
'
!
'
I

La volpe rise lungamente del vecchio sciocco.


i
) Il tordo tornò quindi al nido. Ma non fece neppure
in tempo a dare da mangiare ai piccoli che la volpe
era già li a picchiare con la coda -toc, toc- sull'albero:
- Tordo, o tordo, sentimi, mi hai fatto mangiare,
è vero?
- Si, t'ho fatto mangiare!
- Mi hai fatto bere?
( - Si, t'ho fatto bere!
- Mi hai fatto ridere?
i - Si, t'ho fatto ridere!
- Ora mettimi paura.
Il tordo si arrabbiò e disse:
l - Chiudi gli occhi e corrimi dietro!
Il tordo volò facendo ogni tanto il suo verso e la
I volpe lo segui senza aprire mai gli occhi.
E cosi il tordo la condusse direttamente addosso
ai cacciatori:
- Ehi, volpe, ora spaventati!
La volpe apri gli occhi, vide i cani e se la dette a
I gambe.

I
r
\

i'
I

/
' .,
,, .,
\ , i ..-/4,·i
-\., ; .t
i t' ,_,!
/.~'<;- \
' '' '
I J
•I
I #"
) i
.,,}/
! .:;,",,""
. il(
..

I
l
I
l

.I
. "

I cani si gettarono subito all'inseguimento. La vol-


pe solo per miracolo riusci a raggiungere la sua tana.
S'infilò all'interno, riprese fiato e cominciò a
chiedere:

lt
80
- Occhietti miei, cosa avete fatto?
- Siamo stati attenti ché i cani non ti mangiassero.
- Orecchiucce mie, cosa avete fatto?
- Siamo state all'erta ché i cani non ti mangias-
\ sero.
I
- Zampette mie, cosa avete fatto?
I - Abbiamo corso ché i cani non ti acciuffassero. I
!
- E tu, codaccia, cosa hai fatto?
) - lo, codaccia, nei cespugli e nei ceppi mi sono
i
impigliata, e nella corsa t'ho impacciata. I
La volpe si arrabbiò con la sua coda e la mise
fuori della tana:
- Cani, prendete, mangiate la mia coda!
I cani afferrarono la coda e tirarono la volpe
fuori dalla tana.
,I

I
I
!

I
\
I, n

I I;
I
J'
I e!
.,r;
J I'
)i .,
,,);
11
! .,~!;
,,
"
I'

1',1
l/ '.\

IlJ,'i
I
'I
[i
,!
l
i "!, •
i
/,11
I \!
/:
I

l r'

Il contadino e l'orso
i 11
l '11
'
I il
' J
I )
~ l ''
!

''
I

I I I
!

,l
l ·9
!
I
I
I
I
'
)
I ,{

)
l
I I -~ i
I,

''
',
I
I
j
i~ i
) ,J'"... I
/ ;,,:_ :. .}
I '
-.!'',t
)~~§
Ii ,!" ,, ,
!i'i
,A ' ;,", ~
ss
l
) f'~!}J:~,\5 ;\
I
I

,'~-
-- .......
- ..\a.? I
J \.\"~✓ ·.... " t I
''f,. ,.
1:'
>'' ~~ J'
" ~
\ .,•..':•. t. ,.. '

) \ f-t<,., ' - if
~€~" ;_,.
,;. ,,.

I.l I\ ·~•;"','.:,:'.
-,:;;,.
'

'
U o cootad;oo aodò :,, b:,co , sem;o,ce I, cape.
Era intento al suo lavoro quando arrivò l'orso che
gli disse: I i
- Contadino, ora ti spezzo la schiena.
- Non rompermi la schiena, orso caro, seminiamo
invece insieme le rape. lo, se vuoi, mi prendo anche i',
solo le radici e a te do la parte superiore. i'
j - E sia - disse l'orso. - Ma se tenti d'imbro- , !,1
gliarmi, non azzardarti piu a venire nel bosco. ,,t
Detto questo, l'orso se ne tornò n=e=l;;;la=s::ae=lv:;::a:::.=::,;;:==;==::;;:==Jj
I ~ ~ " 'i- ' i~~
i, !I
I 83
ii
I •
'

I
., - --:-\,
,,. ..: !'.\
--· ·~-
·-!{ od#'
"
Crebbero delle rape belle e grosse e quando fu
autunno il contadino tornò per la raccolta. L'orso usci
( immediatamente dalla selva:
- Contadino, dividiamoci le rape: dammi la parte
che mi spetta.
-_ E va bene, orso caro, facciamo la divisione, a
te spettano le cime e a me le radici.
Il contadino diede all'orso le cime, caricò le rape
sul carro e parti per il mercato a venderle. D'un tratto
gli si parò dinanzi l'orso:
- Contadino, dov'è che stai andando?
- Vado, caro orso, in città a vendere le radici.
- Fammi assaggiare queste radici.
Il contadino gli passò una rapa. L'orso l'assaggiò
e cominciò a urlare:
- Ah, mi hai ingannato! La radice è dolce e buona.
Non venire mai piu nel bosco per legna, altrimenti ti
rompo la schiena.
L'anno seguente il contadino seminò nello stesso
punto il grano. Quando tornò per tagliarlo trovò l'orso
che lo attendeva:
- Ora, contadino, non m1 inganni piu: dammi la
mia parte.
Il contadino gli disse:
- Va bene. Prendi, orso caro, le radici e 10 m1
terrò le cime.
Raccolsero quindi il grano, il contadino diede
all'orso le radici, caricò il grano sul carro e se lo
portò a casa. L'orso penò e faticò per ricavare qual-
I cosa da quelle radici, ma senza nessun risultato.
I Si infuriò con il contadino e da quel momento tra
il contadino e l'orso regna l'inrmicizia.
! j
85

\l
H
il "".,
I I H

(~I
1
I
I .
I

I
l
I
' I
I
<l
L'airone e la gru
)

I
I
j
l
.l

I
'
.1

0
)
I

I
I
o!
I
I
!
) I
'I
.J

\
,\ I
I
1
I
I
I "li
I Vai ava la civetta,' testa gaia.
Vola e vola, poi si posò, si guardò intorno curiosa,
I
il codino fece frullare e riprese a volare. Vola e vola,
poi si posò, si guardò intorno curiosa, il codino fece
frullare e riprese a volare. Vola e vola ...
Questo è il preambolo, ed ecco la favola.
C'erano una volta in una palude un airone e una gru. II ..
La gru e l'airone si costruirono le casette per vi- I
verci. L'airone se la costruf nell'angolo più remoto '
della palude e la gru, nell'angolo opposto.
All'airone venne a noia vivere da solo e pensò bene
I di ammogliarsi.
« Vado a chiedere la mano della gru» - pensò. •I
'. i
L'airone andò dalla gru, tlamp tlap - sette chilo-
metri sfangò per la palude. Arrivato dalla gru chiese:
- Sei in casa, sora gru?
- Si, sono in casa.
- Sposami, sora gru.
- No, airone, non ti sposo: hai i piedi troppo
lunghi, la veste troppo corta, come volatore non sei
i un gran che e poi, non hai di che sfamarmi! Va'
I via, pertica!
L'airone se ne tornò a casa con le pive nel sacco.
ì
)
87
I
I
)
'

.:.,·-,_:iii?:::·,.
I -~,a_'.';\';
:~"' "

,.,,,.,,,,~,,_:;,.;:I'"

)
I ..,,. , Dopo un certo tempo la gru cominciò a pensare e
a ragionarci sopra:
« Invece di vivere solitaria, è meglio che mi sposi
I con l'airone.»
Andò dall'airone e gli disse:
- Airone, prendimi in moglie!
- No, gru, non ho bisogno di te! Non voglio spo-
sarmi, non voglio prenderti in moglie. Togliti dai piedi!
) La gru pianse per la gran vergogna e se ne tornò
a casa.
Quando la gru se ne fu andata, l'airone prese a
pensare, a ragionarci:
I « Ho fatto male a non sposare la gru! È cosi
)
brutto vivere da soli! »
I
: -.~=9;;:;;=:===;;;.;=::::;:=ir"'"'"""",;;;:',:;~;;;::r,=e~
)
88
J
I
1
I
I
.I
\ ,

'1. ·

Andò dalla gru e le disse:


- Gru! Ho deciso di prenderti 1n moglie,
sposami!
- No, airone, non ti sposo!
L'airone se ne tornò a casa. A questo punto
la gru cominciò a pensarci, a ragionare:
« Perché gli ho detto di no? Che me ne
faccio di questa vita solitaria? E meglio che
sposi l'airone ... »
E andò dall'airone per sposarlo, ma
l'airone non la volle piu.
E cosi fino ad oggi vanno e vengono l'uno
dall'altra chiedendo di sposarsi, ma senza com-
binare il matrimonio.

89
l

I
'
I Sora volpe e il lupo
I
I
'j
' ,
1
,I

I
I
j

-
l_a volpe se ne andava per la strada, quando d'un
tratto vide un vecchio con una slitta carica di pesci.
Alla volpe venne voglia di pesce. Correndo, superò la
slitta e si distese in mezzo alla strada, come fosse morta.
Il vecchio, vedendola, fermò la slitta, ma la volpe
\
non si muoveva; allora il vecchio la pungolò con la
I
,, frusta: la volpe pareva piu morta che mai. « Sarà
un magnifico colletto per la pelliccia della mia vec-
I chia!» - pensò il vecchietto.
Prese la volpe, la buttò sulla slitta e s'incamminò
precedendo il cavallo. La volpe non aspettava altro:
I si guardò attorno e prese quatta quatta a gettare i
pesci dalla slitta sulla strada. Un pesce dietro l'altro
e un altro ancora e poi ancora. Cosi tirò giu tutti i
pesci che c'erano e poi se ne andò.
Il vecchio arrivò a casa e disse:
j - Ora, vecchia mia, vedrai che colletto ti ho por-
tato per la tua pelliccia.
- E dov'è questo colletto?
- Li, nella slitta, ci sono i pesci e il colletto. Valli
a prendere!
La vecchia si avvicinò alla slitta, guardò dentro e
non vide niente: né il colletto, né i pesci. Tornò in
I
) casa e disse:
- Nella slitta, vecchio, c'è la stuoia e nient'altro!

}
I 91
)

i
!
!
i

i
I

.I

_,,
', ,:
"' :
_. {t ~-s
: :.:~--- o

. I
..-·(;;
!:,! ,,.
:p
,,
J:;;i·
t<
'\'.
'
...
'' , .
ri, .
' .
f-
'
)
I
I
I
'
I"

I
l
I
I
,I
I
I I
; 1
(!
I Il lupo corse al fiume, infilò la coda dentro un
buco nel ghiaccio, si mise seduto e cominciò a dire:
- Abbocca, abbocca, pesce piccolo e pesce
grosso!
La volpe accorse, cominciò a girare intorno al
lupo ripetendo:
- Gela, gela, coda di lupo! Gela, gela, coda di lupo!
Il lupo disse:
- Abbocca, abbocca, pesce piccolo e pesce
grosso!
E la volpe:
l
- Gela, gela, coda di lupo!
i Il lupo riattaccò:
- Abbocca, abbocca, pesce piccolo e pesce
l grosso!
J ' E la volpe:
- Gela, gela, coda di lupo!
I - Cosa dici, volpe? - chiese il lupo.
- Ti sto aiutando, lupo: spingo i pesci verso la
tua coda!
- Grazie, comare volpe!
- Non c'è di che, lupo caro!
)
l Si faceva sempre piu freddo. Cosi la coda del lupo
ghiacciò ben bene rimanendo bloccata nel buco.
i
j La volpe gli gridò:
- Dai, ora tira!
Il lupo diede uno strattone con la coda, ma senza
I riuscire a estrarla. « Mamma mia, quanti se ne sono
attaccati: non riesco neppure a tirarli fuori tutti!» -
J pensò il lupo. Poi si guardò attorno, volendo chiedere
aiuto alla volpe, ma della comare non c'era piu nem-
,k li,
94
-- :.. .
' ... <,,,~·-• '

.r
ÌJ
I
I ì
I
i ' I

I
II

:l

I ·11~il~1r···
. '

I
I

I
I,

r
I
i

E a a:'
-i~ I'
1
I
I meno l'odore: se ne era scappata. All'alba del giorno
li"
dopo le donne del villaggio si recarono al fiume a
prendere l'acqua. Videro il lupo e si misero a urlare:
- Il lupo, il lupo! Al lupo, al lupo!
.Si scagliarono contro il lupo e giu botte: chi con
la secchia, chi con la stanga. Il lupo, a forza di salti
e strattoni, strappò la coda e se la diede a gambe.
La volpe, intanto, era penetrata in una casa dove
la massaia aveva preparato la pasta. Rovistando, la
volpe andò a ficcare il muso nella madia e si trovò
con gli occhi e gli orecchi tutti impiastricciati ... I
I
Correndo per il sentiero, incontrò il lupo. i
- Ah, è cosi che mi insegni a pescare il pesce
attraverso il buco nel ghiaccio? - gridò questi.
- Eh, lupo caro - disse la volpe, - a te hanno I
'
soltanto strappato la coda; a me, invece, hanno rotto
la testa. Vedi che il cervello mi esce fuori? Mi reggo
a malapena!
- Anche questo è vero, comare - disse il lupo. -
Certo, da sola non ce la farai a camminare, conciata
come sei! Montami in groppa: ti porto io.
La volpe montò sul lupo e il lupo s'incamminò.
Mentre cavalcava il lupo, la volpe canticchiava:
- Il malato porta il sano! Il malato porta il sano!
- Cos'è che dici, comare? - chiese il lupo.

I
I - Caro lupo, sto dicendo che « il bastonato porta
il bastonato». .; I
- Giusto, comare, giusto! , 1!
Cosi il lupo portò la volpe fino alla sua tana. i !l
La volpe smontò dalla sua groppa, s'infilò nella , ì
tana e scoppiò a ridere e deridere: ·· :1
- Non ha il lupo cervello, né, tanto meno, senno! • ,I

)
~~,,~-==-~.•--.~=-==viò==-;;;•• ==-
,,-,: . '1' ;,;- ,,, .,... W •
~~!I
-·-·
-i ~=1
97

' !
I
I '
'', .li
!
/r 1
:
~;r------------------111111111111

La volpe e la cicogna

l
,1

I
'
I ◊

j
I
I'
!
i
J
I

;e.

~ ;

j La volpe e la cicogna m""'"'=~- ·- f::~--~"'~"'·


Un giorno la volpe pensò di invitare a pranzo la
cicogna, e andò a porgerle l'invito:
) - Vieni, comare, vieni, cara! Vedrai che gradirai!
La cicogna si recò al banchetto. La volpe aveva
I cucinato del semolino e sparse la pappetta su tutto
il piatto. Quindi la servi all'ospite:
- Assaggia, comare cara, l'ho preparata io.
La cicogna ticchettò un paio di volte col becco sul
piatto. Poi riprovò ancora: picchiettò, picchiettò, ma
) col becco non riusci a raccogliere nulla.
La volpe intanto continuava a leccare la pappa e
I alla fine se l'era mangiata tutta da sola. Terminato
che ebbe, disse:
- Non avertene a male, comare. Altro da offrirti
non ho.
La cicogna le rispose:
) - Graz1e, comare, per tutto! Ma_ permetti che ti
inviti a pranzo a casa mia.
I
99
I
\ '
\I/ì I ·,
\.:· --,.,· --..--...-.--••-..=---..----··-· ·-·- ·- -· ;.;· · ·-.·. . . . ------------·-·. . . . . . . . . . .-.. . . . . . . . . . . . . . . . -•-"'.:; ,;.'-
' '
I
I -";

i
'
/
I
I

j '
j
I
:rr:r;;""~
i
I I )
J
i '1

I
li giorno dopo la volpe andò alla cicogna. Questa
I aveva cucinato una minestra e l'aveva servita dentro
una brocca dal collo stretto:
- Assaggia, comare! Altro non avrei proprio da
offrirti!
La volpe prese a girare e rigirare intorno alla
brocca. Cercò il modo migliore di accostarvisi: ora le
si avvicina da un lato, ora dell'altro, ora le dava una
!
I leccata, ora una fiutata, ma alla minestra non arrivò
in alcun modo, dato che la testa non le entrava nel
I collo della brocca.
La cicogna, intanto, con il becco inghiotti, boccone
l
dopo boccone, tutta la minestra.
l - Non avertene a male, comare! Altro da offrirti
non ho!
) La volpe si indispetti enormemente. Credeva di
riempirsi la pancia almeno per una settimana e invece
I se ne tornò a casa con la bocca asciutta. Chi la fa
l'aspetti! I I
I 'I
' ' Da quel giorno tra la volpe e la cicogna non corre !I
I
.I (I 't
piu amicizia. I I
,I

'
I
,
i
i l
i <!

I I
' I

I
' <!
,I Il gatto e la volpe
i
.I
)

I
) <1

I
j <!

11

:
I.
j 1
r
. ' r
j
l
' I <1
I;
Iil_____
t

/ .
i' I
I

r~f:
.. I
.f

! !
i

i I ~Ii
'~,<'I
Q'r.t®

t
I
I 'à r-·· l
'I _,: I
.
,' ''I

i
l ~..
?--~~"7
,~~'
.
•"••.t:5
l
\i
;

I
i

i
i
I
''

I
I
I
e:, ""' volta oo oo~ad;no, e :v,va, q"Offio con-
tadi no, un gatto, ma cosi birichino che era una di-
sperazione! Insomma, questo gatto gli era ormai di-
.. l
)
I venuto insopportabile. Il contadino pensò e pensò
e un bel giorno prese il gatto, lo mise in un sacco i

iI
e lo portò nel bosco. Giunto nel bosco, ve lo ab-
bandonò, lasciandolo al suo destino.
Il gatto girò e rigirò per il bosco e capitò in un I

posto dove sorgeva una casetta. Si sistemò nel solaio


e ci viveva come un pascià. Quando gli veniva voglia
I di mangiare andava nel bosco, acchiappava qualche
uccelletto o qualche topo, mangiava a sazietà e ritor-
nava nel suo rifugio, senza avere preoccupazione al-
j cuna.
Un giorno, mentre passeggiava, il gatto incappò
! in una volpe. La volpe vide il gatto e si meravigliò:
« Son tanti anni che vivo nel bosco e non ho mai
J visto una bestia simile!»
La volpe rivolse al gatto un inchino e gli chiese:

103
I
.I
- Dimmi, bravo giovane, chi sei?
I Com'è che ti trovi da queste parti e
qual è il tuo nome?
Il gatto rizzò il pelo e rispose:
- Il mio nome è Gatto Soriano,
sono dei boschi siberiani, inviato da
queste parti per fare il governatore.
- Oh, Gatto Soriano! - disse la
I' volpe. - Non sapevo, non immagi-
navo certo chi fossi. Ora vieni, che ti
invito a casa mia.
Il gatto andò cosi dalla volpe.
Lei lo condusse alla sua tana e prese
ad offrirgli vari tipi di selvaggina e
a fargli domande:
- Gatto Soriano, sei ammogliato,
oppure scapolo?
- Sono scapolo.
- Anch'io sono nubile. Prendimi
in moglie!
Il gatto acconsenti e diedero ini-
zio al gran banchetto e alla grande
allegria.
i
,) All'indomani la volpe se ne andò
a far provviste e il gatto rimase in
casa.
) La volpe corse e cercò e infine
prese un'anatra. Mentre la portava
a casa per strada incontro il lupo.
- Ferma li, volpe! Dammi quel-
l'anatra!

)
r. "J. ~o~:f-~ ~~~~7'.

\\ I
j

i
'. I
/ l
r ,
I )l
l
I

l
l
I
l
I

i
I

"'"h '
.~
', -\
~

r
I
..
,.

j .-
) - ,',,
' "!_,,,
'
I
i
(
' I - No, non te la do!
I - Allora la prendo da solo.
- lo dirò a Gatto Soriano che ti farà mettere
a morte.
- E chi è questo Gattf) Soriano?
- Come, non lo sai? E venuto dai boschi siberiani
a governarci, il Gatto Soriano! E io che prima ero
ragazza ora sono la moglie del nostro governatore.
- No, non lo sapevo, sera Volpe. E non potrei
vedere il nostro governatore?
- Uh! Sai, il mio Gatto
Soriano è cosi arcigno: se
qualcuno non gli garba se
lo mangia sui due piedi! Tu
procura un montone e por-
taglielo in omaggio: metti il
montone bene in vista e
nasconditi ben bene, perché,
se il gatto ti vedesse, per te
sarebbero guai!
\ li lupo corse a procurarsi
il montone e la volpe si dires-
se nuovamente verso casa.

107
I
I
I ,
l

I
(
)

l ;_d..;,.,,,,
~'• ,,:-- '
.,........"' ;-;:"" 't:-.,,,·
,-
.
,
)

j
I . .,,
!'
... :.:. y
~-""-
,1 ' ~
-'\..._~

I
I
I
I
[
)

) .:4 ;'
~-
I
'C. '
J'
)
i .
I

I
Il lupo dopo essersi procurato il montone, lo aveva
scuoiqto e se ne stava li, indeciso sul da farsi. Ad un
J tratto vide l'orso che sopraggiungeva trascinando un
bue.
)
- Buongiorno, Orso Bruno!
- Buongiorno, fratello! Non hai visto per caso sora
I Volpe assieme a Gatto Soriano?
' - No, non li ho visti, Orso Bruno: sto aspettandoli
)
I anch'io.
- Tu va' a chiamarli - disse l'orso al lupo.
ij(
)
110

I
k-· · r:wr 12 11r r · ·: - r:: - $ o'
I
I
'
I
La volpe andava per la sua strada, quando in-
contrò l'orso.
- Ferma lf, volpe! A chi stai portando quell'ana-
tra? Dalla a me!
- Fila via, orso, che farai meglio, altrimenti lo
dico a Gatto Soriano che ti fa mettere a morte!
- Chi è questo Gatto Soriano?
- E quello che è venuto dai boschi siberiani per
governarci. E io che prima non ero sposata, ora sono
di Gatto Soriano, il nostro governatore, legittima con-
sorte.
- Non potrei vederlo,
sora Volpe?
- Uh! Sai, il mio Gatto
Soriano è cosi arcigno: se
qualcuno non gli garba se lo
mangia seduta stante. Tu pro-
cura un bue e portaglielo in
dono. Ma bada di metterlo
bene in vista e, a tua volta,
di nasconderti bene, ché Gat-
to Soriano non ti veda, altri-
menti sono guai!
L'orso andò a procurarsi
il bue e la volpe ritornò a
casa.
I
I,
I I

/
I .,
I

I - No, non ci vado, Orso Bruno. Non sono lesto:


,I è meglio che vada tu.
- No, non ci vado. Sono peloso, ho le gambe
storte: non sono proprio adatto!
D'improvviso, non si sa da dove, arrivò il leprotto.
I Il lupo e l'orso gli gridarono insieme:
J - Vieni qui, leprotto-piè storto!
)
Il leprotto si arrestò immediatamente, accovac-
I ciandosi e coprendosi con gli orecchi per la paura.
- Tu, leprotto, sei lesto e di piede veloce: corri

i
..I
)

I
.I
I,
I,
I I .
dalla volpe e dille che Orso Bruno con il fratello
l
)
Lupo Grigio sono bell'e arrivati e che, insomma, sora
Volpe, ti stanno aspettando con tuo marito, Gatto
Soriano, e che vogliono farvi omaggio di un montone
e di un bue.
Il leprotto corse di gran carriera dalla volpe. L'orso
e il lupo si misero e pensare a come e dove nascon-
dersi.
L'orso disse:
- lo mi arrampico sul pino.
E il lupo disse:
- E io dove mi metto? Sull'albero non riesco ad
arrampicarmi. Nascondimi da qualche parte.
L'orso nascose il lupo tra i cespugli, lo copri con
foglie secche e si arrampicò sul pino: proprio sulla
cima. Dall'alto guardava se stavano arrivando il Gatto
J Soriano e la volpe.
Il leprotto intanto arrivò alla tana della volpe:
- Orso Bruno e Lupo Grigio mi hanno mandato
a dirti che già da molto stanno aspettando te e tuo
marito, perché vorrebbero farvi omaggio di un bue
e di un montone.
I - Va' pure, leprotto-piè storto, ora veniamo.
) Il gatto e la volpe gli tennero dietro. L'orso li
vide e disse al lupo:
- Però! Com'è piccolo il governatore Gatto So-
riano!
Il gatto si gettò immediatamente sul bue, con il
i
pelo ritto, cominciando a strappare la carne con i denti
e con le unghie, e miagolando come fosse infuriato:
.I - Gnao, gnao ... rrr! ...
r-='5i:',;=-:,;;;===r·=-=•~-.-=-~,-
J 112
/

1
I
I
I ,v ":;.'->: ·,:-~
~ --<':...
<~ ,. . .,,. ·-, ....... ~.
,.•,,t~
j
)

I
'
l
,
I •.e: - "'"'. ,·c;t·-f)1~:.
I
I

,I
)

l
I

I -i'r~:;;:·>"
.I ✓- •••
,.,✓ ·~ <;,,
-,,~~-
.I
......~-•.-'
} '.':,w,.,,..,::;~
'i?,•Cf',J,
,, ;.,-

'

L'orso disse al lupo:


- È minuscolo, ma vorace! Tanta roba noi non
riusciremmo a margiarla in quattro, mentre a lui
neppure gli basta. E capace di voler mangiare anche
J noi!
! Anche al lupo venne voglia di vedere Gatto So-
riano, ma da sotto le foglie non si vedeva nulla. Il
lupo prese allora a raspare per scostare le foglie. Il
gatto sent[ le foglie frusciare, credette che si trattasse
di .un topo e - zac! - si buttò sul mucchio, conficcando
gli unghioni nel muso del lupo.
li lupo si spaventò a morte, saltò fuori e se la diede
I a gambe levate.
Ma anche il gatto si spaventò e si arrampicò
sull'albero dove stava l'orso.
,I « Uh - pensò l'orso, - mi ha visto!»
Poiché tempo per scendere dall'albero non ne
I aveva, si gettò a capofitto dall'albero, quasi sfracel-
landosi al suolo e si diede alla fuga!
La volpe a gridar loro dietro:
- Scappate, scappate, se no vi scortica! ...
Da allora tutte le bestie presero ad avere paura
del gatto. Il gatto e la volpe fecero provviste di carne
per tutto l'inverno, e cominciarono a vivere in comu-
nanza e abbondanza. E ci vivono tutt'ora.

115
'
I
I

I
j

I
La volpe, andando per un"sent;ero, trovò un mat-
terello. Lo raccolse e tirò diritto per la propria strada.
Giunse al villaggio e bussò ad una casa:
I - Toc-toc-toc!
- Chi è?
- Sono sorella volpe! Chiedo alloggio per la notte!
I
I - Qui stiamo già stretti anche senza di te.
- Ma io non vi incomodo: mi metto sulla panca,
la coda sotto la panca e il matterello sotto la stufa.
La fecero entrare.
I Cosi la volpe si mise sulla panca, la coda sotto
la panca, il matterello sotto la stufa.
La mattina presto la volpe si alzò, bruciò nella
I stufa il matterello e poi chiese:
- Dov'è mai il mio matterello? Per il danno voglio
una gallina.
Il contadino - non ci poteva far nulla! - le diede
per compenso una gallina.
La volpe, presa la gallina, si incamminò cantando:
La volpe va per la sua strada,
trova poi un matterello,
e per questo matterello si fa dare una gallina!

J
117
I
j
'
I
I
II
r
l :,: .
..
,

., .il -;,t·

I .
. ,•

..
·t
.
.
-
.

) ,
:.~;,

..,,~-.
~:P .
·"
I ' /'~
.
,
. '
' ..
Z
--~-:1:fl,_ ,
.
p--; □-TF
,,
,,
.
"""jjf 'fi7 a
I
ll!Lz
Ii
I
I •.
I
I
l

I
. ,I ..
La volpe e il matterello
I
I
)
I

I
Ii . .

·'
I

)
I I
I ·1
I_ f
s::mz;:r;-·'.TXiiZT-=- ----·--z;r;Zi:5-'7'.WiiWE5'___ è; ·----.-- ETFi'illEWaili7Dl7 -r-, ~c11,-sr =•
La mattina, tra il lusco e il brusco, la volpe si
buttò giu dalla panca, prese l'anatra, la mangiò e disse:
- E la mia anatra dov'è? Per il danno voglio vostra
figlia!
Al contadino dispiaceva dar via la propria figlia.
Mise dentro il sacco un grosso cane e lo diede alla
volpe:
- Prendi, volpe, la mia bambina!
La volpe prese il sacco e s'incamminò per la

)
I strada.
- Bambina, cantami una canzone! - disse.
Il cane dentro il sacco diede un ringhio.
La volpe si spaventò, buttò il sacco e ... gambe!
Il cane saltò fuori dal sacco e prese a rincorrerla.
La volpe corse, corse e si infilò quindi in una tana,
sotto un ceppo. Se ne stava li e diceva:
'r:
:: :
)
120

l
I

l
)
Orecchie mie, che cosa avete fatto?
Non abbiamo fatto che ascoltare.
)
E voi, gambe, che cosa avete fatto?
I Non abbiamo fatto che correre.
E voi, occhi?·
Non abbiamo fatto che guardare.
E tu, coda?
E 10 non ho fatto che impacciarti mentre scap-
pav1.
Ah, è cosi! Mi impacciavi! Adesso ti farò vedere
I io!
I
La volpe mise la coda fuori della tana: Toh,
mangiatela, cane!
Il cane afferrò la coda della volpe, tirò la volpe
fuori della tana e giu botte!
I
)
! 121
I

r
Arrivò in un altro villaggio:
- Toc-toc-toc!
- Chi è?
- Sono sorella volpe! Chiedo alloggio per la notte! II :..
' - Qui stiamo già stretti anche senza di te!
I - Ma io non vi incomodo: mi metto sulla panca, \
i
la coda sotto la panca e la gallina sotto la stufa. i• '
La fecero entrare.
La volpe si mise sulla panca, la coda sotto la panca,
la gallina sotto la stufa.
La mattina presto la volpe quatta quatta si alzò,
afferrò la gallina, la mangiò e poi disse:
- Dov'è la mia gallinella? Per il danno voglio un'a-
natra!
Il contadino - non ci poteva far nulla! - le diede
un'anatra.
La volpe prese l'anatra e cantò:
La volpe va per la sua strada,
trova poi un matterello,
per questo matterello si fa dare una gallina,
e per questa gallinella si fa dare un'anatra.
Verso sera giunse ad un nuovo villaggio:
) - Toc-toc-toc!
- Chi è?
- Sono sorella volpe! Chiedo alloggio per la notte!
J - Qui stiamo già stretti anche senza di te!
- Ma io non vi incomodo: mi metto sulla panca,
la coda sotto la panca e l'anatra sotto la stufa.
) La fecero entrare.
J E la volpe si mise sulla panca, la coda sotto la
panca e l'anatra sotto la stufa.
I + +
119
l
l
/ I
' I
I, '
'

I'
I
La volpe e l'orso
)

l
'
i

I
I

.I <>

!
I

il ~
.............i..,........._ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _...,,,,.
I
J

erano una volta un orso e una volpe.


L'orso teneva in serbo, nel solaio, un barile di
miele.
)
I La volpe lo venne a sapere. Come poteva fare per
arrivarci e prenderselo?
I La volpe corse dall'orso e si sedette sotto la
sua finestra.
I - Compare, hai saputo la mia disgrazia?
- Dimmi, cara comare: cosa mai ti succede?
- La mia casa è in rovina, gli angoli sono diroc-
cati e la stufa non l'ho nemmeno accesa. Fammi pas-
sare la notte in casa tua.
I - Vieni pure, volpe, a passare la notte.
Cosi i due si misero a dormire sulla stufa. La volpe
se ne stava li sopra, dimenando la coda. Come ar-
I rivarci, al miele? L'orso si addormentò e la volpe-toc,
' toc - diede un paio di colpetti con la coda.
.1 L'orso chiese:
- Comare, chi è che bussa?
~,.:._ e

123
r I.
\i ' ;,' ----- ~--- .-, .~

·
,t!· ~ ~' ·
-~,-. . ~,.
-~1-!~~ . -~ .... ...
...«;i.,,-.,.,"',l<(~·-
......
\~-~}.,, , .
',, <· -,
iii~.- -' ,
:,:",(,'1.1,_1:;
.... ,1'<..,i".,.,.-
~'··,
'
··t·«~'.!;,::/ ~ ;:.$;t;:
•A ·~
~:- •·. ---
,.,..-
-~\·(;
' :::. ~::·;:; '', '
', ,.
. "'?,_ ~-·~·
" ·' .. . ,~.•
.:,,.;,,
,,
·~-

,:f"~~~:;t_'
,·;''.,.,,'1,,,
; p,.-.. -

}}~:!t.-
.• '.' /'f &~if!"".."'!l•r.$&"~'° ....
v_C,. ,tJ ! , /'i'\.,.
,,.,, "i,•~~- ' • ' .. . -, ,.,•vi~.
, .~,
-~~-
,._ ,,:'?':~
,.,,,,, - ~ ' "''
,r,•j:
,J•· lu,' 1..,,,.. • > '
\ 'J J~:,r --~...,.,.... r
1';ip.r, •
{~·.r ·•,·'J'.f;' '
v;
;-,,.,,
r•'}"'.
,:I,
,ft-,.:<
\}''"'"
,,.>'Jh
,,~,{•
.. .
''-t¾:J--,-ir,

,.»\li fl,~,.-.-·
•li<j';'
,'. ~-,f
·i:~F _, .,,.t
;;,'f' ',}{"
: ";;, '/' ·,x
, i-:V
ftlr
' •• ,t.i' ,(-,,-,
I · ~t,~i' ,:(ì·
, h.,..
_,,1,.,..,....
:)-)I _,;-,léf·'
,;.;t
.,,.,,,.
... ,
; :t.~-~-
.. < • :'i': '
--k. ,tr, ::~Miffl~:
?J:S,J;/t
;t,r};{.,

";.i/
, ......
1-..9,
/\~,..,~,'
Ji''~'' -fì.l
,/;,4:
··:..~'th'.· ,:.
-,:. ;-',:rf.:::.:r-
-,~-Yti ·~. ;
tr_."· ,:-\\4f'
Ì "':1;, • ,._,.~,,
~l, l}'i·· '.:L.!•\:)-"
" .. .-~)h;'\
' - .1 '

' Cjlr, ·:r·_"" . !~,",


\ ~'-""'
I' • ;1,;4"
,r
/ I
J
J'~,,'IS•·
'• X,· j.,·(è

~
'

j'.,<l.
!.
IA c.lfl
. -~ (M,t'
..f
I - -A': - ':·. •,'1,
l

I
- Chiamano me, alla vicina è nato un bambino.
- E allora vai, comare.
La volpe si alzò, ma, anziché uscire, sali sul solaio
e incominciò a mangiare il miele dal barile. Dopo
averne mangiato a sazietà, tornò sulla stufa e si coricò
di nuovo.
- Comare, comare - chiede l'orso, - come lo
hanno chiamato?
I - L'hanno chiamato Inizio.
- È un nome carino, comare.
La notte seguente i due si misero nuovamente a
dormire e la volpe - toc, toc - diede un'altra volta
dei colpetti con la coda.
i - Compare, compare, è me che chiamano.
- E vai, comare.
l La volpe sali sul solaio e vuotò il barile a metà.
Tornò quindi sulla stufa e si sdraiò.
- Comare, comare, come lo hanno chiamato?
) - Metà.
- È un bel nome, comare.
La terza notte la volpe - toc, toc - diede nuova-
l mente dei colpetti con la coda.
.1 - È me che vogliono .
- Comare, comare, non star via molto, perché
voglio fare le frittelle.
I
I - Vado e torno, compare.
Subito sali sul solaio e mangiò il resto del miele,
I l raschiando perfino il fondo. Se ne tornò che l'orso
si era già levato.
- Comare, comare, com'è che lo hanno chiamato?
- Fine.

,I 4- i/'

125
l
l

\\ .·,");, '!~·
~-,i\,,
·~- ·i.,
.. ,.,.f ~~-

.
: < "-.

...
.:~
:r; '",?;·
"· -.,
f . . ,;, .,
t_~

1.
(i~ .,..

I'
I
\

I I - Questo n·ome è ancora p1u carino degli altri.


Ora però facciamo queste frittelle.
L'orso fece le frittelle e la volpe gli chiese:
- E il miele dove ce l'hai, compare?
- È nel solaio.
L'orso sali in solaio e vide che il miele non c'era:
il barile era vuoto.
- Chi l'ha mangiato? - chiese. - Sei stata tu,
comare! Nessun altro può averlo fatto!
- No, compare, io il miele non l'ho nemmeno
visto. Sei stato tu a mangiarlo e incolpi me!
L'orso si mise a pensare, a ragionare ...
- Bene - disse, - facciamo la prova. Ci mettiamo
al sole con la pancia all'aria. Quello a cui comincerà
a cqlare il miele dalla pancia, è il ladro.
Si misero al sole. L'orso si addormentò mentre la
I volpe non riusciva a chiuder occhio. Guarda e guarda,
e vide che sulla pancia le cominciava a spuntare il
I miele. La volpe, allora, cominciò in fretta a spalmarlo
sulla pancia dell'orso.
· - Co_mpare, compare! Guarda, guarda! Cos'è
I questo? E miele! Sei stato tu a mangiarlo!
Cosi l'orso, non c'era niente da fare, dovette ri-
conoscere di essere stato lui. ,,::,, ~
1'" ~~- -~,,,,.. / -
:i'.. "' \t~
,,,
t
J,,
.,-,,,
•·

127

)
I
I
I

Mascia e l'orso
)

i
I
I
I
iI
I

I
;

.I
J
.I
I
I
I
j
I

'.. I

\ )

I
I

J
c:ano un:' i~:;;~~un nonno e una nonna che
avevano una nipotina di nome Mascia.
Un giorno le sue amichette vollero andare nel
j bosco a raccogliere funghi e bacche, e passarono a
J. chiamare anche Mascia ..
I - Nonnino, nonnina - disse Mascia, - lasci.atemi
andare nel bosco con le mie amichette!
I Il nonno e la nonna risposero:
j
J - Vacci pure, ma bada di stare sempre insieme
alle altre, altrimenti nel bosco ti perdi!

)
l
129
,l
li

Le bambine entrarono nel bosco e cominciarono


a raccogliere funghi e bacche. Mascia, passando da un
albero all'altro, da un cespuglio all'altro, si spinse
lontano lontano dalle amichette. ,\y
l Cominciò a chiamarle, a gridare, ma le amichette
l non la sentivano e non rispondevang.
Mascia girò, vagò per il bosco:{si ~ra perduta per
davvero. '-- "'L,q,v
Arrivò cosi nella parte pili fitta e pili sperduta del
bosco.
I D'un tratto vide una casa. Mascia bussò alla porta,
ma nessuno rispose. Spinse allora la porta e questa
si spalancò.
Mascia entrò nella casa e si sedette vicino alla
finestra, sulla panca.
Se ne stava li seduta e pensava:
« Chissà chi ci abita? Perché non si vede nes-
suno? ... »
) In quella casa ci abitava un orso grande e grosso,
che in quel momento non si trovava in casa: era
fuori, nel bosco.
La sera l'orso tornò a casa, vide Mascia e si ral-
legrò.
- Ah - disse, - ora non ti lascio pili andare via!
Vivrai qui da me. Mi accenderai la stufa, mi cucinerai
.i il cibo e mi apparecchierai la tavola .
Mascia si rattristò, si disperò, ma non c'era niente
da fare. Prese a vivere nella casa dell'orso.
L'orso se ne andava per tutta la giornata nel bosco
e a Mascia ordinava di non uscire di casa.

}
l
131
J
'
I
I___
- Anche se provi ad andartene - dice, - ti ac-
chiappo comunque e, in tal caso, ti mangio!
Mascia cominciò a pensare a come poteva scap-
pare dall'orso. Tutt'intorno c'era il bosco, non sapeva
da che parte andare e non c'era nessuno a cui chie-
derlo ...
Pensò e ripensò e infine trovò la soluzione. hctv,<cA,L
Un giorno, l'orso tornò dal bosco e Mascia gli
disse:
- Orso, orso, lasciami andare per una giornata al
villaggio: voglio portare qualcosa ai miei nonni.
- No - disse l'orso, - nel bosco ti smarriresti.
Dammi quel che vuoi mandare: glielo porto io.
E Mascia non aspettava altro!
Preparò dei pasticcini, prese un grosso cesto e
disse all'orso:
- Ecco, guarda: metto i pasticcini in questo cesto,
tu portali al nonno e alla nonna. Ma bada bene: non
)
aprire il cesto e non mangiare i pasticcini. lo mi
arrampico sulla quercia e ti tengo d'occhio da lassu!
- Va bene - disse l'orso, - da' qui il cesto!
Mascia gli disse:
- Vedi un po' fuori, se piove!
Appena l'orso fu uscito, Mascia subito si raggomi-
tolò dentro il cesto e si mise sulla testa il piatto con
i pasticcini.
.l
L'orso tornò: vide il cesto bell'e pronto. Se lo
I caricò sulle spalle e parti per il villaggio.
Camminò l'orso tra gli abeti, s'inoltrò tra le betulle,
scese nei burroni e sali sui cocuzzoli. Camminò e
.1 camminò, si stancò e disse:

l 133

I
J___···
- Questo è proprio
I il posticino
per mangiarmi un pasticcino.
E Mascia gli fa dal cesto:
- Ti vedo, ti vedo!
Non toccare
i pasticcini!
Porta tutto
,I ai miei nonnini!
- Guarda che vista acuta - disse l'orso, - vede
tutto!
Si rimise in spalla il cesto e andò oltre. Cam-
minò e camminò, si fermò, si sedette e disse:
- Questo è proprio .
'
l il posticino
per mangiarmi un pasticcino.
E Mascia dal cesto:
- Ti vedo, ti vedo!
Non toccare
i pasticcini!
Porta tutto
ai miei nonnini!
- Guarda com'è furba! Si è messa bene in alto,
vede ben lontano!
Si alzò e cominciò a camminare piu in fretta.
Arrivò al villaggio, trovò la casa dove abitavano il
nonno e la nonna e prese a bussare con tutte le sue
forze contro la porta:

134

1 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _111111!81t!,;;;
.....
I
)

!
- Toc, toc, toc! Aprite, ehi, di casa! Mascia v1
manda dei pasticcini.
I cani che avevano fiutato la presenza dell'orso
gli si lanciarono addosso, abbaiando e accorrendo da
l tutti i corti li.
L'orso si spaventò, posò il cesto a terra accanto
I alla porta e scappò nel bosco senza nemmeno voltarsi
indietro a guardare. l',,UAr!C"'-
I 11 nonno e la nonna uscirono sulla porta. Guarda-
rono e per terra videro il cesto.

)
! - Cosa mai ci sarà dentro? - disse la nonna.
Il nonno alzò il coperchio, guardò e non credette
ai propri occhi: dentro c'era Mascia, sana e salva.
I Il nonno e la nonna si rallegrarono assai: presero
ad abbracciare, a baciare Mascia e a complimentarsi
,I con lei per essere stata cosi furba.
//1 U../'1 l '2"'

I
I
r
, I,
I I I
)

i I.
'. I
, ,I
! ',

Il gatto, il caprone
e il montone

I
I
i e
:

I
I
)
I
I
I

'
...~.. -
-~-'
.f..
l
I e tJ _;

erano una volta un caprone e un montone che


vivevano in uno stesso cortile; vivevano d'amore e
d'accordo, dividendosi tutto da buoni fratelli, foss'an-
che stata una sola manciata di fieno. E se volavano
botte, erano tutte per il gatto Basilio! Era un ladro e
un malandrino, sempre in giro a caccia, e se c'era
qualcosa da sgraffignare, non si lasciava sfuggire
l'occasione.
Se ne stavano una volta il caprone e il montone
a riposare, facendo quattro chiacchiere. A un tratto,
non si sa da dove, sbucò fuori il gatto-sornione, il
gatto musogrigio che pianse tanto da muovere a com-
passione.
Il caprone e il montone gli chiesero:
l - Gatto-gattino musogrigio, perché ti struggi, su
tre zampe fuggi?
I - Per forza, ahimè, piango! La padrona gli orecchi
mi ha tirato, le zampette mi ha fiaccato, poi si è
messa a picchiarmi e il collo vuol tirarmi.
I - Per quale colpa mai ti è capitata una disgrazia
simile?
.l - La disgrazia è che ho leccato la panna!
Il gatto-sornione scoppiò nuovamente in lacrime.
I 139
I
. \

- Gatto-gattino musogrigio, perché piangi ancora?


- Per forza, ahimè, piango! Quella donnaccia mi
picchiava e diceva: « Ho domani gente a pranzo e di
panna nemmeno un avanzo! Per forza dovrò ammaz-
zare il caprone e il montone!»
\ Il caprone e il montone s'infuriarono:
I - Ah! Gatto-bigio, testa vuota! Tu ci hai rovinati!
Ora ti prendiamo a cornate!
Il gatto-sornione riconobbe la sua colpa e chiese
perdono. Il caprone e il montone gli perdonarono e
si misero tutti e tre a pensare a quale via d'uscita j·
potesse esserci.
- Ehi, fratellino - chiese il gatto al montone, -
I prova un po' a dar di cozzo al cancello.
Il montone prese la rincorsa e colpi con le corna
J il cancello: il cancello traballò, ma non si apri.
,I - Ehi, fratello maggiore - chiese il gatto al ca-
prone, - prova un po' a dar di cozzo al cancello.
II Il caprone prese la rincorsa, s'avventò contro il
I cancello e il cancello si spalancò.
I
I Si levò un polverone, si curvarono le felci, cor-
I sero il caprone e il montone e dietro loro correva su
tre zampe il gatto musogrigio.
'
I

Il gatto si stancò e implorò i suoi fratelli di sven-


I
tura:
- Caprone e montone, non abbandonate il vostro
fratello minore ...
Il caprone lo sollevò, se lo mise sul groppone e
ripresero, i fratelli, la corsa per monti e per valli, tra
I sabbie e rocce.
•I
! Arrivarono a una collina e vi si accamparono su
uno spiazzo. Sotto quella collina c'era un campo mietu-

)
I
141
'
1
"

to, su quel campo c'erano biche che parevan castelli.


Il caprone, il montone e il gatto fecero sosta per
riprendere fiato.
I Calò una fredda notte d'autunno. Dove trovare
fuoco per scaldarsi?
I
Il caprone e il montone stavano li a meditare, ma
i il gatto aveva già trovato della scorza di betulla. Av-
volse questa scorza alle corna del caprone e ordinò
a questi e al montone di scontrarsi con le corna.
Il caprone e il montone lo fecero cosi forte che
dagli occhi sprizzarono scintille e in tal modo la scorza
prese fuoco. I fratelli di sventura fecero un falò e ci
si misero intorno a scaldarsi.
Non fecero nemmeno in tempo a riscaldarsi che
videro arrivare un ospite inatteso: l'orso.
- Permettetemi di scaldarmi, di riposarmi, non
mi reggo piu ...
- Siediti qui con noi, orso bruno! Da dove vieni?
j
- Vengo dall'alveare: ho dovuto battermi con i
contadini.
Cosi gli amici si accinsero a passar la notte in quat-
tro. D'improvviso apparvero sette lupi grigi e un altro
ancora, ma bianco, e si diressero dritti verso la bica.
Il caprone e il montone cominciarono a belare
per la paura, ma il gatto musogrigio pronunciò questo
.1
I discorso:
- Oh, lupo bianco, dei lupi principe! Non irritare
il caprone, nostro fratello maggiore. Fareste meglio ad
1 andare a chiedere, senza superbia, di fare a gara, per
vedere chi è il piu forte, con mio fratello minore,
I quello che sta sotto la bica.

}
I 143

!
/
~~" e• -

.-,,, - i" ";))1r"~"' ...


\
.. ~~ '.

I ·r~~

AF'"
.o·c/'"-

I
I

l,J~
J;[, '

. --
-

I
) '
I lupi ringraziarono il gatto, circondarono
l'orso e cominciarono a stuzzicarlo. L'orso si
trattenne fin che poté, ma poi -zac! - agguantò
un lupo per zampa! I lupi si spaventarono amor-
te e con la coda tra le zampe se la batterono.
Il caprone e il montone intanto avevano
preso il gatto ed erano corsi nel bosco, ma di
nuovo si imbatterono nei lupi. Il gatto si ar-
rampicò lesto sulla cima di un pino e il caprone
e il montone si aggrapparono a un ramo. Sta-
vano li penzolanti e i lupi erano sotto il pino
e digrignavano i denti.
Il gatto musogrigio vedendo che le cose si
stavano mettendo male, cominciò a tirare le
pigne addosso ai lupi, accompagnandole con
queste parole:
,... Un lupo! Due lupi! Tre lupi! Solo un lupo
a testa. lo, musogrigio, non è molto che ho
mangiato due lupi interi, comprese le ossa, e
sono ancora sazio. Mentre tu, fratello maggiore,
sei andato per orsi senza catturarne nessuno:
prenditi anche la mia parte!
Appena il gatto l'ebbe detto, il caprone
rovinò giu e andò a cadere con le corna sopra
un lupo. Il gatto non smise di gridare:
- Acchiappali! Al lupo! - Qui i lupi furono
presi da una tale paura che si misero a correre
senza neppure voltarsi e se la squagliarono.
Il gatto musogrigio, il caprone e il mon-
tone se ne andarono per la loro strada.

145
1
I ;
I ! I

<1>

Le oche selvatiche

!
.!

'
I
) .
ì
i
' iillilìiiiiiìlli!iiiiilillliiliilillilllillllllllllllllllllllllllllll!lllllllllll--illllllr,c:
I

c:ano
l

I una volta un contadino e sua moglie che


avevano una figlia e un figlioletto.
) - Figlia cara - disse la madre, - noi andiamo a
lavorare, stai attenta al tuo fratellino! Non uscire dal
cortile, fa' la brava e noi ti compreremo un fazzoletto.
l Il padre e la madre se ne andarono e la figlia
I dimenticò ciò che le era stato raccomandato: mise il
fratello a sedere sull'erba sotto la finestra, corse fuori
' in istrada e lf cominciò a giocare e divertirsi dimen-
J ticandosi di tutto.
Arrivarono in volo le oche selvatiche, sollevarono
il bambino e lo portarono via.
La bambina tornò e vide che il fratello non c'era
più! - Ohi! - corse di qua e di là, ma non lo trovò!
Essa chiamò e richiamò il fratello, pianse e im-
plorò caldamente, dicendo che sarebbero stati guai
quando i genitori fossero tornati, ma il fratellino non
rispose.
I'
)'
"' " li, >fC
147
i 'F

'
I
l
I
'j._,__ '.-,-- '
.i
La bambina corse nei campi e
riusci appena a scorgere in lon-
tananza, per un attimo, le oche
che volavano e poi sparivano
dietro l'oscuro bosco. La bambina
capi che erano state le oche a por-
J
I tare via il fratellino: da lungo
tempo ormai correva cattiva fama
su queste oche, la gente diceva
che rubavano e portavano via i
bambini piccoli.
La bimba si gettò al loro in-
seguimento. Corse e corse, e vide
d'un tratto una stufa, li in mezzo
) ' al campo.
- Stufa, stufetta, dimmi: dove
sono volate le oche?
La stufa rispose:
•J
I - Mangia una delle mie fo-
cacce di segala e te lo dico.

148
l
.
I
I --.,.,---::: .•
..........
~
.. - ~"'7;/,I
~~I'-.
( -":--~
~ - - . . . :.!,~
.
s"
.
...4~·· -'.~'>'
':~·,tf-,,.r, ~.:.~~
/ ••
~-""'. ~t-
.
. "-

. ~ - -·. I ~ - ;{r. ;~.,,:


.. ........
."r __ / . _,,,.,;-_

I . . ·... ,..
::-:,.~ .·'.,,,-,;'-'':
__

,..,.,. -·,,,
~,r._,_
}t,!t ._,
..... -
.•

l "~-- "\.,
,,;i/'''.}
I .,,...
,:;:,.
,{Jl'
. ,{' . .~
.,;,,.~-'.lr
.E
.

-;,-w

- Sf, stai fresca! A casa mia non le mangio nem-


meno quando sono di farina bianca ...
La stufa non le disse dove erano volate le oche.
La bambina corse avanti e vide un melo.
- Melo, melo, dimmi: dove sono volate le oche?
- Mangia una delle mie mele selvatiche e te lo
i dico.
l
)
- Una mela selvatica? A casa mia non mangio
nemmeno quelle del frutteto ...
I Il melo non le disse dov'erano volate le oche.
La bambina riprese a correre, e vide un fiume di
latte che scorreva tra rive di panna montata.
- Fiume di latte, rive di panna, dove sono volate
le oche?
I
.I - Mangia il mio latte con la panna e te lo dico .
J
-A casa mia la panna non la guardci nemmeno ...
La bambina corse a lungo per campi e per boschi.
Si stava facendo sera; non c'era niente da fare:
bisogna tornare a casa. Proprio a questo punto la
bambina vide una casetta che si reggeva su una

149
\
I
I
zampa di gallìna e la casetta aveva una sola finestra
e ruotava su se stessa.
Nella casetta la vecchia Jagà, la maga, stava fi-
lando il lino.
La bambina vide il fratellino sulla panca che stava
l giocando con delle mele d'argento.
I La bambina entrò nella casetta:
- Buona sera, nonnina!
- Buona, sera, bambina! Perché sei venuta al mio
cospetto?
- Ho camminato per pantani e paludi, la veste
\ ho bagnato e sono venuta per scaldarmi.
- Intanto mettiti a filare il lino.
La maga Jagà le diede il fuso e se ne andò. La
bambina si mise a filare e all'improvviso, da sotto la
stufa, saltò fuori un topolino e le disse:
- Ragazza, ragazza, dammi un po' di pappa e ti
dirò una cosa che ti riguarda.
La bambina gli diede la pappa e il topolino le
spiegò:
- La maga Jagà è andata ad accendere il bagno:
ti ci lava per bene, poi ti mette nella stufa, ti fa
arrosto e quindi ti mangia.
La bambina rimase di sasso, piu morta che viva:
pianse, ma il topolino continuò:

J
i - Non aspettare che torni: prendi il tuo fratellino
e scappa, mentre io filerò il lino al posto tuo.
La bambina prese il fratellino e scappò via. La
I maga Jagà di tanto in tanto si avvicinava alla finestra
e domandava:
I - Bambina, stai filando?

)
i 151
.

,,
~.-":

,.~.,,,
~

~
'


~&=.:
-~
--
--~~r't:
-::.;;;,-:·~
~-- .'»-
'

,
/,··,'.·--.~

I '
◄·,(/,•

~.,.
"" ,,
.,,:;....._ f,1:,,-:

...-.
_;:.

.·1 ~- '.
~

'
?~;:-::C, '
~.'.- ...~
< ""'- ' > .....

...."·i~ .._ - . ~ ;'_~;.


-;i'. ~:t,
'·",,
e':.:· __,.
..,.,. -1:_~

◄~-~
..idt~--~:
,,.~;_ ."'-::-.:. "'~-
,.~ ::.r-.,,1;.!
- ·'""-.,;; :::--;,,
,.,_,.___ J
J
·-..-

i
)
!* $

152
:V, i 'f

I
I
l

E il topolino le rispondeva:
- Si, nonnina, filo.
La maga Jagà scaldò ben bene
il bagno e andò per prendere la
bambina. Ma nella casa non c'era
piu nessuno. La maga Jagà gridò:
.:.. Oche, volate, inseguiteli! La
bimba ha portato via il fratel-
• ....
. 11no I
La sorella con il fratellino arrivò correndo fino al
fiume di latte. Vide che arrivavano le oche.
- Padre fiume, nascondimi!
- Bevi del mio latte.
La bambina bevve e ringraziò, il fiume la nascose
sotto la riva di panna montata.
)
Le oche non li videro e volarono oltre.
La bambina e il fratellino ripresero a correre, ma
le oche tornarono indietro: volarono incontro ai bam-
bini, ancora un attimo e li avrebbero visti. Cosa fare?
Che sventura! I bambini scorsero il melo.

153
l

I
j
I

.I

- Padre melo, nascondimi!


- Mangia una delle mie mele selvatiche.
La bambina mangiò in fretta e ringraziò, il melo
la protesse con i rami e la coprf con le foglie.
Le oche non li videro e volarono oltre.
La bambina riprese a correre. Corri e corri, ormai
era quasi arrivata. Le oche però la notarono. Schiamaz-
zarono, s'arrestarono sbattendo le ali, stavano per
strapparle il fratellino.
La bambina arrivò di corsa fino alla stufa:
- Madre stufa, nascondimi!
- Mangia la focaccia di segala che ho sfornato.
'·j .1 "'
154
;qr;/¾'itf tf,!;:;;;,i:.-_
-, +,';ff·t: 1- .<-,!,'--•10,(,Jt,~t:t;,')v
l'.,1Nffiz;~\
1

,~: :-..·. ;;y

iY<~ti,;:ii~r,1r: ..
·it./j:?~,;.:.-,,•_',' > '
"1,}·-<-:"_< ,;t

·';i'

.'.7-'~)'}i(\
;'.2,,·se ;-(,J;.,_~( S,
iY:'[,1J'f'Y..--::·.
''~,
(i,r.,,,)(/
_r,:,:,·t-l:, .fb.t4llV,- {~tl\~,:-F
,. ;· ...i··
•~j/••"·
1jl:r,l'i,(.~{,
_;,.11f·"!fa:,, _
A

i !i~f ".,:,,.
!,_~:-1 : ,_Y '.;
·-r-,11\,J•.
'e.,;.
,,,, ,,'!,,;J
w;,;t··
Jr..fK~t,ifJ:) .
'
t·1\·:'~'·:t),.fh.:."
~-· "-~'
t~ .•,\':ji'[ /_ .'.~I\
1.." ,;t:\ -e e;"~,

;¼i\-\i
,;1,}l,-;,
;-:-l''.if\:+,;,r,,.,~•~-\:C--~[,;-,.,
:-.-,{',-,f~"II~ :,•-.;,_,,,,,,,,-½_,
J:;>•1~-1<1;.t:-, .... •J',t•<:fr,i' ,
r,-,, ·.,.[___,_,,,. ,.~,, .....
,;,.q~ ,;,,-f,~~~~p<Oi,'-
~J::::-.',\'.-z1/~!'l''<: 'l('Ì jJ"è
,·.- ""' ., " . .i.lj,,1-.,'-i._/l f, ;>;
ft}~:-:X·fl~~j!l:?'
•,\o:,'-
;, . . .-- •,, .•.•,..,,.',,./;"
'/1., .•
l_!fi}',' ·--;-,;;'t,':_·,.:
l

La bambina svelta fece sparire in un boccone la


focaccia, e, assieme al fratellino, si nascose nella
stufa.
Le oche schiamazzarono a lungo, volarono e vo-
larono tutt'intorno e, infine, con un gran scorno se
ne tornarono dalla maga Jagà.
La bimba ringraziò la stufa e insieme al fratellino
corse a casa.
Qui riabbracciarono il padre e la madre.

J
I
1

I
.)
r Jl;
"
156
lt
"' ~

l
T
')
~ . , , _ iilr i J1
• • •

INDICE
LA FOCACCIA

"''''
I:;::: .. - CASA ' CASINA ................ . 22
.. - -~·""?
, , ,,.-.it;• /
IL LUPO E I CAPRETTI . . . . . . . . . . . 34

_ IL GALLO E IL FAGIOLO . . . . . . . . . . 42

LA CASETTA DEL LEPROTTO. . . . . . . 46 •

IL LEPROTTO SPACCONE . . . . . . . . . 58

, IL GALLETTO CRESTA D'ORO . . . . . . 62

LA VOLPE E IL TORDO . . . . . . . . . . . 72

IL CONTADINO E L'ORSO . . . . . . . . . 82

L'AIRONE E LA GRU . . . . . . . . . . . . 86
J
SORA VOLPE E IL LUPO . . . . . . . 90

I,
)
/ 157
I
)
)

L,,,
I
l

LA VOLPE E LA CICOGNA. . . . . . . . . 98
)
l
IL GATTO E LA VOLPE . . . . . . . . . . . 102
I LA VOLPE E IL MATTERELLO . . . . . . . 116

LA VOLPE E L'ORSO . . . . . . . . . . . . 122

MASCIA E L'ORSO . . . . . . . . . . . . . 128 y


IL GATTO, IL CAPRONE
E IL MONTONE . . . . . . . . . . . . . . . 138

_ LE OCHE SELVATICHE . . . . . . . . . . . 146 X


I

I
j

)
I

1________ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _....,.._

Potrebbero piacerti anche