Fiabe Russe
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Al LETTORI
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In questo libro sono state raccolte le
più belle favole popolari russe.
In un'atmosfera aperta ad ogni pro-
digio si dipanano storie d'animali vera-
mente eccezionali. Sono animali però, che
in tutto e per tutto somigliano agli uomjni.
Senza dire che chiacchierano di gran lena, I'
I hanno degli uomini i pregi e i difetti e,
quindi, tra loro troveremo buoni e cattivi,
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Seconda edizione
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La focaccia
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erano una volta un vecchio e una vecchia. Un
giorno il vecchio disse:
- Vecchia, preparami una focaccia.
- Ma con cosa te la faccio? Non c'è piu farina! I
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- Ma, moglie ,mia, se raschi la madia e racimoli
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negli angoli, ne trovi quanto basta. ''
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E la vecchia fece proprio cosi: spazzò, raschiò
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e racimolò due manciate di farina, impastò il tutto
con la crema, fece una focaccia, la mise a friggere
nel burro e la posò sul davanzale della finestra a
raffreddarsi. i : '
La foccacia si stancò di starsene li, saltò dal davan-
' zale sullo scalino, dallo scalino sull'erba, dall'erba sulla
I strada e qui cominciò a rotolare.
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La foccacia se ne va cosi per la strada e incontra
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la lepre:
- Focaccia, focaccina, ora ti mangio!
- No, non farlo, lepre; prova, invece, a sentire
l
questa canzoncina.
La lepre drizzò gli orecchi e la focaccia attaccò a
I cantare:
Sono la focaccia,
nella madia racimolata,
dagli angoli raschiata,
con la crema impastata
l nella stufa infornata,
I sul davanzale raffreddata.
Dal vecchio sono scappata,
dalla vecchia sono scappata,
) e da te, lepre, scappo
facilmente!
I La focaccia rotolò via e chi si è visto si è visto.
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Rotola· la focaccia nel bosco e le viene incontro
l'orso, spezzando i rami e piegando a terra i ce-
l
spugli.
- Focaccia, focaccina, ora ti mangio!
- Oh, no, non sono fatta per i tuoi denti! Prova
un po', invece, a sentire questa canzone.
La focaccia attaccò a cantare, e l'orso si mise ad
ascoltare con tanto d'orecchi:
Sono la focaccia,
nella madia racimolata,
dagli angoli raschiata,
con la crema impastata,
nella stufa infornata,
sul davanzale raffreddata.
Dal vecchio sono scappata,
dalla vecchia sono scappata,
dalla lepre sono scappata,
dal lupo sono scappata,
scappare da te, orso,
è men che niente!
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La focacia rotolò via e chi si è visto
l si è visto.
Rotola, rotola la focaccia, quando le
si para dinanzi la volpe.
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l - Buongiorno, focaccia! Che bell'a-
spetto hai, cosi tutta ben dorata!
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·1 La focaccia è contenta di essere lodata, e prende a
r cantare. La volpe la sta a sentire, e pian piano le si
avvicina senza dare nell'occhio.
Sono la focaccia,
nella madia racimolata,
dagli angoli raschiata,
con la crema impastata,
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· nella stufa infornata,
sul davanzale raffreddata.
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La rapa gigante
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n vecchio piantò u:: rapa:
,... Cresci, cresci dolce, cresci, cresci forte!
La rapa crebbe dolce, forte e grande grande. Il
vecchio andò per raccoglierla, tira e tira, ma non
riusci a estrarla.
Il vecchio chiamò la vecchia.
La vecchia lo tirava per la cinta,
e il vecchio tirava la rapa.
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.,. .:r·J La nipote chiamò il cagnolino.
j Il cagnolino tirava la nipote,
la nipote tirava la nonna,
j la vecchia tirava il vecchio,
e il vecchio tirava la rapa.
j Tirarono e tirarono, m.a non ce la
.i fecero.
Il cagnolino chiamò il gatto.
Il gatto tirava il cagnolino,
il cagnolino tirava la nipote,
la nipote tirava la nonna,
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la vecchia tirava il vecchio,
e il vecchio tirava la rapa.
i Tirarono e tirarono, ma non ce la fecero .
., Il gatto chi.amò il topo.
Il topo tirava il gatto,
il gatto tirava il cagnolino,
il cagnolino tirava la nipote,
la nipote tirava la nonna,
la vecchia tirava il vecchio,
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e il vecchio tirava la rapa.
Tirarono e tirarono, e la rapa usci fuori.
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L'uovo d'oro
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Passava per quei paraggi la volpe e chiese:
- Casa, casina, chi abita qui?
- lo, la mosca-girellona.
.l - lo, la zanzara-ronzante.
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- lo, li topolino-rosicchio.
- lo, la ranocchia-saltella.
- lo, il leprotto-piè storto. E tu
chi sei?
I - Sono comare volpe.
- Entra, che abi-
teremo insieme.
Cosi pres.ero a
I viverci in sei.
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- lo, la mosca-girellona.
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- lo, la zanzara-ronzante.
- lo, il topolino-rosicchio.
- lo, la ranocchia-saltella.
- lo, il leprotto-piè storto.
) - lo, comare volpe. E tu chi sei?
- Sono il lupo-saltacespugli.
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Venne poi l'orso e bussò:
- Casa, casina, chi abita qui?
- lo, la mosca-girellona.
- lo, la zanzara-ronzante.
l - lo, il topolino-rosicchio.
l - lo, la ranocchia-saltella.
- lo, il leprotto-piè storto.
I - lo, comare volpe.
- lo, il lupo-saltacespugli. E tu chi sei?
- Sono l'orso prepotente.
L'orso si sedette sul vaso: lo frantumò in mille
l cocci e fece fuggire tutti gli abitanti.
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Il lupo e i capretti
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I capretti aprivano la porta e facevano entrare la
madre. La capra dava loro da mangiare e da bere e
quindi tornava nel bosco, mentre i caprettini si chiu-
i devano ben bene a chiave.
)
Il lupo senti di nascosto la canzoncina della capra,
e una volta che la capra se ne fu andata, il lupo corse
alla casupola e gridò con voce cupa:
,I ' Caprettini, miei bambini!
l Sentitemi, apritemi I
Sono la vostra mammina bella,
vi porto latte nella mammella.
E ho gli zoccoli pieni d'acqua!
I caprettini risposero:
- Ti sentiamo, tu non hai la voce di nostra madre!
Nostra madre canta con voce sottile sottile e poi dice
altre cose.
Il lupo capi che non c'era niente da fare. Allora
andò dal fabbro a farsi forgiare una nuova gola con
cui cantare con voce piu sottile. Il fabbro gliela forgiò.
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'
Il lupo corse alla casetta e si nascose dietro un ce-
spuglio.
Ecco che torna la capra e bussa:
Caprettini, miei bambini!
Sentitemi, apritemi I
Sono la vostra mammina bella,
vi porto latte nella mammella.
Il latte scorre giu, giu, giu,
fino allo zoccolo e piu,
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I I caprettini aprirono e racconta-
rono alla madre che era venuto il
lupo e che voleva mangiarli.
)
La capra diede loro da bere e da
I mangiare e proibf severamente di
aprire la porta:
- Se viene qualcuno e comincia a
cantare con voce cupa e a dire cose
che io non dico, non aprite la porta
e non lasciatelo entrare.
Appena se ne fu andata, il lupo
saltò fuori da dietro il cespuglio,
bussò e con voce sottile sottile in-
' tonò:
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Caprettini, miei bambini!
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,I I caprettini aprirono la porta, il lupo saltò dentro
la casetta e li mangiò tutti. Soltanto uno dei caprettini
)
I riusci a nascondersi dentro la stufa.
Tornò la capra. Chiamò e richiamò, cantò e ri-
cantò, ma non le rispose nessuno. A un tratto s'ac-
corse che la porta era aperta. Corse in casa e non
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I trovò nessuno. Poi guardò dentro la stufa e trovò il
caprettino.
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Come seppe della disgrazia, la capra si
buttò sulla panca e cominciò a piangere
sconsolatamente:
Oh, caprettini, miei bambini!
I Perché avete aperto le porte,
perché avete aperto le ante?
I Il lupo vi ha mangiati, il brigante!
Il lupo ud[ il lamento, entrò nella ca-
setta e disse:
- Capra, mi fai torto accusandomi di
I tanto! Non sono stato io a mangiare i
I tuoi caprettini. Non disperarti; vieni, piut-
tosto, andiamo nel bosco a fare due passi.
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Il gallo e il fagiolo
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erano una volta una volpe e un leprotto. La volpe
aveva una casa di ghiaccio e il leprotto l'aveva di
)
tiglio. La volpe perciò canzonava il leprotto:
- lo ho una casa luminosa e tu ce l'hai buia! La
mia è luminosa, la tua è buia!
Venne l'estate: con il sole la casa della volpe si
, 'j sciolse. La volpe chiese allora al leprotto:
- Fammi entrare, almeno nel cortile!
· - No, non ti lascio entrare: perché mi canzonavi?
La volpe cominciò a chiederglielo con maggiore
insistenza e il leprotto, infine, la lasciò entrare nel
cortile.
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\ Il giorno seguente la volpe era nuovamente a
.I chiedergli:
- Fammi entrare, leprotto, almeno nel sottoscala.
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- No, non ti lascio entrare: perché mi canzonavi?
) La volpe riprese a supplicarlo, a implorarlo. Il
leprotto acconsenti e fece entrare la volpe nel sotto-
scale.
Il terzo giorno la volpe riprese a implorare:
.l - Fammi entrare, leprotto, nella tua casetta.
- No, non ti lascio entrare: perché mi canzonavi?
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La volpe supplicò ancora e ancora e il leprotto la
I lasciò entrare nella casetta. La volpe si mise sulla
panca e il leprotto sulla stufa.
Il quarto giorno la volpe nuovamente implorò:
- Leprotto, leprottino, lasciami venire sulla stufa,
accanto a te!
- No, non ti lascio venire: perché mi canzonavi?
La volpe insistette ancora e la spuntò: il leprotto
la lasciò salire sulla stufa.
Passò un altro giorno, poi un altro ancora. La volpe
)
I decise di cacciare di casa il leprotto:
- Fuori di qua, lepre! Non voglio piu vivere in-
I
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sieme a te!
I E lo cacciò per davvero.
Il leprotto si disperò e pianse asciugandosi le la-
crime con le zampette. Si trovarono a passare di lf
dei cani:
- Bau, bau! Perché piangi, leprotto?
)
I - E come potrei non piangere! Avevo _una casetta
di tiglio e la volpe l'aveva di ghiaccio. E venuta la
primavera, la casetta della volpe si è sciolta al sole.
Lei mi ha chiesto di farla entrare in casa mia e poi mi
ha cacciato via.
- Non piangere, leprotto - dissero i cani. - La
cacceremo via noi.
- Non ci riuscirete!
- Si, che la cacceremo!
Si avvicinarono alla casetta:
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- Bau, bau! Volpe, vattene via!
I La volpe dall'alto della stufa minacciò:
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- Ora esco,
ora scatto,
il muso ti pesto,
il muso ti spacco!
Il cani si spaventarono e fuggirono via.
Il leprotto pianse e si disperò di nuovo. Passò il
lupo:
- Perché piangi, leprotto?
- Per forza, piango, lupo grigio! Avevo. una ca-
setta di tiglio e la volpe l'aveva di ghiaccio. E venuta
la primavera, la casa della volpe si è sciolta al sole.
Mi ha chiesto di farla entrare e poi mi ha cacciato di
casa.
- Non piangere, leprotto - disse il lupo. - Te la
caccio via io.
- Non ci riuscirai. I cani ci hanno provato
e non ci sono riusciti, e nemmeno tu ce la farai.~
- Si, che la scaccerò! ·
)
Il lupo arrivò alla casetta e ululò con una
voce da far paura:·
- Uuueee... u-u-u-eee... Va' via,
' vooolpee!
I E la volpe dall'alto della stufa gli fece:
, - Ora esco,
)
I ora scatto,
il muso ti pesto,
il muso ti spacco!
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Il lupo si spaventò e scappò via.
I Il leprotto si disperò e pianse ancora.
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Arrivò un vecchio orso:
- Perché piangi, leprotto?
- Per forza piango, orso! Avevo una
casetta di tiglio e la volpe l'aveva di ghiac-
cio. E venuta la primavera, la casetta della
volpe si è sciolta. Mi ha chiesto di farla
entrare e poi mi ha cacciato di casa.
- Non piangere, leprotto-disse l'orso.
- La caccio via io.
- Non ci riuscirai. I cani ci hanno pro-
vato, il lupo grigio ha tentato e niente!
Nemmeno tu ce la farai.
- Si, che la scaccerò!
L'orso andò alla casetta e ruggi:
- Rrrr-ooo ... rrrr ... Vattene via, volpe!
La volpe dall'alto della stufa gli fece:
- Ora esco,
ora scatto,
il muso ti pesto,
il muso ti spacco!
L'orso si spaventò e fuggi ',(ia.
li leprotto pianse e si disperò. Venne il
gallo con una falce in spalla:
-Chicchirichi! Leprotto, perché piangi?
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- Per forza, galletto, piango! Av'?vo una casetta di
tiglio e la volpe l'aveva di ghiaccio. E venuta la prima-
vera, la casetta della volpe si è sciolta. La volpe mi
I chiese di farla entrare e poi mi ha cacciato di casa.
- Non disperarti, leprotto, te la caccio via io, la
volpe.
- Non ·ce la farai. I cani ci hanno provato, il lupo
grigio ci ha provato e non c'è riuscito, il vecchio orso
' ci ha provato e niente, e figuriamoci se la scacci tu!
- Si, che la scaccerò!
Il galletto andò alla casetta:
- Chicchirichi!
Calzo rossi stivali
che non hanno eguali.
La mia falce è affilata,
volpe, scappa di filata!
Scendi, volpe, dalla stufa,
ì.
se di viver non sei stufa!
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La volpe senti, si spaventò e disse:
- Ora ... mi sto vestendo ...
Il gallo riprese:
- Chicchirichl!
Calzo rossi stivali
i che non hanno eguali.
La mia falce è affilata,
l volpe, scappa di filata!
Scendi, volpe, dalla stufa,
se di viver non sei stufa!
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- Mi sto mettendo la pellic-
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Il gallo cantò per la terza volta:
- Chicchirichi!
Calzo rossi stivali
che non hanno eguali.
La mia falce è affilata,
volpe, scappa di filata!
Scendi, volpe, dalla stufa,
se di viver non sei stufa!
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Il leprotto spaccone
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- Comare cornacchia, non farò mai piu lo spac-
cone!
- E di che cosa ti sei vantato?
I - Che i miei baffi son baffoni, che le mie zampe
1 sono enormi, che i miei denti sono zanne.
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Allora comare cornacchia gli tirò un po' gli orec-
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..... =·=·=··=···-····-···-·-···•-·--·~
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lucente la testa,
se ti affacci al finestrino,
ti regalo un pisellino.
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Il galletto mise fuori la testa. La volpe lo afferrò
I tra gli artigli e lo portò via.
Il galletto cominciò a gridare:
La volpe mi porta lontano,
al di là di boschi oscuri,
al di là di rapidi fiumi,
oltre le alte montagne .. .
Gatto, tordo, salvatemi! .. .
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La volpe giunse immediatamente alla casa, si
mise sotto la finestra e cominciò a cantare:
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Gallo, galletto,
hai d'oro la cresta,
la barba di seta,
ì lucente la testa,
·' se ti affacci al finestrino,
ti regalo un pisellino.
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l Il galletto se ne stava quatto quatto, zitto zitto. La
volpe riprese:
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Correndo le bambine
il grano han rovesciato.
Lo beccano le galline,
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presto lo avran mangiato.
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Il gatto e il tordo corsero seguendo le orme della i
volpe. Il gatto correndo, il tordo volando ... Giunsero I
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alla tana della volpe. Il gatto accordò le corde della
,I guslia e cominciò a strimpellare:
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Suona, mia guslia
dalle corde d'oro ...
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È in casa comare volpe? q
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Sta al calduccio nella sua tana? I'
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La volpe ascoltò il canto per un po' e poi si disse: I'
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! - Voglio vedere chi è che suona cosi bene la \ i '
guslia e canta cosi soavemente. "i
Detto fatto, se ne usci dalla tana: il gatto e il
I tordo l'agguantarono e incominciarono a picchiarla. ' '''
La volpe salvò la pelle per miracolo. :Il
Il gatto e il tordo presero il galletto, lo misero nel Il
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pan i ere e lo portarono alla loro casetta. i,,.
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La volpe e il tordo
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\ I I tordo si costrui il nido su un albero e fece una
bella nidiata. Lo venne a sapere la volpe. Questa si
recò sotto l'albero e -toc, toc - picchiò con la coda.
Il tordo si affacciò dal nido e la volpe gli fece:
- Ora, tordo, butto giu l'albero con la coda e
mangio te e i tuoi piccoli.
- Il tordo si spaventò e cominciò ad implorare e
I supplicare la volpe:
- Sora volpe, non buttar giu l'albero, non mettere
a morte i miei piccoli! Per ricompensa ti procurerò
pasticcini e miele.
- Beh, se mi dai pasticcini e miele non butterò giu
l'albero!
- Vieni allora con me sulla strada maestra.
La volpe e il tordo si avviarono per la strada mae-
J stra: il tordo volando e la volpe seguendolo di corsa.
Qui giunti, il tordo vide una vecchietta che andava
con la nipotina portando un paniere colmo di pastic-
cini e una brocca di miele.
j La volpe si nascose. Il tordo si posò sulla strada
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e zampettò un po', come se non potesse volare:
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spiccò un salto e ricadde subito a terra, spiccò un
I altro saltello e nuovamente ricadde.
La nipotina disse alla nonna: ·
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I - Acchiappiamo quell'uccellino!
- E come vuoi che riusciamo ad acchiapparlo!
I - Si, che l'acchiappiamo. Si vede che ha un'ala
spezzata. E poi è cosi bello!
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La nonna e la nipote posarono il cesto e la brocca ;i
)I e presero a rincorrere il tordo. jI
Il tordo le attirò lontano dal paniere e dalla brocca.
La volpe nel frattempo non si lasciò sfuggire l'oc-
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casione: mangiò a sazietà pasticcini e miele e ne prese
anche un po' per pìu tardi.
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I Il tordo si levò quindi in volo e se ne tornò al
nido.
I Ma la volpe fu immediatamente li, sotto l'albero e
éon la coda - toc, toc - diede dei colpettini:
I - Ora con la coda butto giu l'albero e mangio te
e i tuoi piccini!
Il tordo si affacciò dal nido e prese ad implorare
I e a supplicare la volpe:
• - Sora volpe, non buttar giu l'albero, non mettere
J a morte i miei piccoli! Per ricompensa ti farò bere
della birra.
- Su, allora, sbrigati! Ho mangiato roba ·grassa e
dolce e mi è venuta una gran sete!
Il tordo volò nuovamente verso la strada maestra
e la·volpe lo segui.
'I Qui il tordo vide un contadino che trasportava sul i
)
carro una botte di birra. Il tordo gli volò vicino e JJl'
com in ciò a posarsi, ora su I cav a~rl==l·o==,=o:;;.,,,;:::ra=s"":i'll=a=b::;:.=~=e=.=;,.==:;;,,.==,.~J~
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- Occhietti miei, cosa avete fatto?
- Siamo stati attenti ché i cani non ti mangiassero.
- Orecchiucce mie, cosa avete fatto?
- Siamo state all'erta ché i cani non ti mangias-
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- Zampette mie, cosa avete fatto?
I - Abbiamo corso ché i cani non ti acciuffassero. I
!
- E tu, codaccia, cosa hai fatto?
) - lo, codaccia, nei cespugli e nei ceppi mi sono
i
impigliata, e nella corsa t'ho impacciata. I
La volpe si arrabbiò con la sua coda e la mise
fuori della tana:
- Cani, prendete, mangiate la mia coda!
I cani afferrarono la coda e tirarono la volpe
fuori dalla tana.
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Era intento al suo lavoro quando arrivò l'orso che
gli disse: I i
- Contadino, ora ti spezzo la schiena.
- Non rompermi la schiena, orso caro, seminiamo
invece insieme le rape. lo, se vuoi, mi prendo anche i',
solo le radici e a te do la parte superiore. i'
j - E sia - disse l'orso. - Ma se tenti d'imbro- , !,1
gliarmi, non azzardarti piu a venire nel bosco. ,,t
Detto questo, l'orso se ne tornò n=e=l;;;la=s::ae=lv:;::a:::.=::,;;:==;==::;;:==Jj
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Crebbero delle rape belle e grosse e quando fu
autunno il contadino tornò per la raccolta. L'orso usci
( immediatamente dalla selva:
- Contadino, dividiamoci le rape: dammi la parte
che mi spetta.
-_ E va bene, orso caro, facciamo la divisione, a
te spettano le cime e a me le radici.
Il contadino diede all'orso le cime, caricò le rape
sul carro e parti per il mercato a venderle. D'un tratto
gli si parò dinanzi l'orso:
- Contadino, dov'è che stai andando?
- Vado, caro orso, in città a vendere le radici.
- Fammi assaggiare queste radici.
Il contadino gli passò una rapa. L'orso l'assaggiò
e cominciò a urlare:
- Ah, mi hai ingannato! La radice è dolce e buona.
Non venire mai piu nel bosco per legna, altrimenti ti
rompo la schiena.
L'anno seguente il contadino seminò nello stesso
punto il grano. Quando tornò per tagliarlo trovò l'orso
che lo attendeva:
- Ora, contadino, non m1 inganni piu: dammi la
mia parte.
Il contadino gli disse:
- Va bene. Prendi, orso caro, le radici e 10 m1
terrò le cime.
Raccolsero quindi il grano, il contadino diede
all'orso le radici, caricò il grano sul carro e se lo
portò a casa. L'orso penò e faticò per ricavare qual-
I cosa da quelle radici, ma senza nessun risultato.
I Si infuriò con il contadino e da quel momento tra
il contadino e l'orso regna l'inrmicizia.
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I Vai ava la civetta,' testa gaia.
Vola e vola, poi si posò, si guardò intorno curiosa,
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il codino fece frullare e riprese a volare. Vola e vola,
poi si posò, si guardò intorno curiosa, il codino fece
frullare e riprese a volare. Vola e vola ...
Questo è il preambolo, ed ecco la favola.
C'erano una volta in una palude un airone e una gru. II ..
La gru e l'airone si costruirono le casette per vi- I
verci. L'airone se la costruf nell'angolo più remoto '
della palude e la gru, nell'angolo opposto.
All'airone venne a noia vivere da solo e pensò bene
I di ammogliarsi.
« Vado a chiedere la mano della gru» - pensò. •I
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L'airone andò dalla gru, tlamp tlap - sette chilo-
metri sfangò per la palude. Arrivato dalla gru chiese:
- Sei in casa, sora gru?
- Si, sono in casa.
- Sposami, sora gru.
- No, airone, non ti sposo: hai i piedi troppo
lunghi, la veste troppo corta, come volatore non sei
i un gran che e poi, non hai di che sfamarmi! Va'
I via, pertica!
L'airone se ne tornò a casa con le pive nel sacco.
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I ..,,. , Dopo un certo tempo la gru cominciò a pensare e
a ragionarci sopra:
« Invece di vivere solitaria, è meglio che mi sposi
I con l'airone.»
Andò dall'airone e gli disse:
- Airone, prendimi in moglie!
- No, gru, non ho bisogno di te! Non voglio spo-
sarmi, non voglio prenderti in moglie. Togliti dai piedi!
) La gru pianse per la gran vergogna e se ne tornò
a casa.
Quando la gru se ne fu andata, l'airone prese a
pensare, a ragionarci:
I « Ho fatto male a non sposare la gru! È cosi
)
brutto vivere da soli! »
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l_a volpe se ne andava per la strada, quando d'un
tratto vide un vecchio con una slitta carica di pesci.
Alla volpe venne voglia di pesce. Correndo, superò la
slitta e si distese in mezzo alla strada, come fosse morta.
Il vecchio, vedendola, fermò la slitta, ma la volpe
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non si muoveva; allora il vecchio la pungolò con la
I
,, frusta: la volpe pareva piu morta che mai. « Sarà
un magnifico colletto per la pelliccia della mia vec-
I chia!» - pensò il vecchietto.
Prese la volpe, la buttò sulla slitta e s'incamminò
precedendo il cavallo. La volpe non aspettava altro:
I si guardò attorno e prese quatta quatta a gettare i
pesci dalla slitta sulla strada. Un pesce dietro l'altro
e un altro ancora e poi ancora. Cosi tirò giu tutti i
pesci che c'erano e poi se ne andò.
Il vecchio arrivò a casa e disse:
j - Ora, vecchia mia, vedrai che colletto ti ho por-
tato per la tua pelliccia.
- E dov'è questo colletto?
- Li, nella slitta, ci sono i pesci e il colletto. Valli
a prendere!
La vecchia si avvicinò alla slitta, guardò dentro e
non vide niente: né il colletto, né i pesci. Tornò in
I
) casa e disse:
- Nella slitta, vecchio, c'è la stuoia e nient'altro!
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I Il lupo corse al fiume, infilò la coda dentro un
buco nel ghiaccio, si mise seduto e cominciò a dire:
- Abbocca, abbocca, pesce piccolo e pesce
grosso!
La volpe accorse, cominciò a girare intorno al
lupo ripetendo:
- Gela, gela, coda di lupo! Gela, gela, coda di lupo!
Il lupo disse:
- Abbocca, abbocca, pesce piccolo e pesce
grosso!
E la volpe:
l
- Gela, gela, coda di lupo!
i Il lupo riattaccò:
- Abbocca, abbocca, pesce piccolo e pesce
l grosso!
J ' E la volpe:
- Gela, gela, coda di lupo!
I - Cosa dici, volpe? - chiese il lupo.
- Ti sto aiutando, lupo: spingo i pesci verso la
tua coda!
- Grazie, comare volpe!
- Non c'è di che, lupo caro!
)
l Si faceva sempre piu freddo. Cosi la coda del lupo
ghiacciò ben bene rimanendo bloccata nel buco.
i
j La volpe gli gridò:
- Dai, ora tira!
Il lupo diede uno strattone con la coda, ma senza
I riuscire a estrarla. « Mamma mia, quanti se ne sono
attaccati: non riesco neppure a tirarli fuori tutti!» -
J pensò il lupo. Poi si guardò attorno, volendo chiedere
aiuto alla volpe, ma della comare non c'era piu nem-
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I meno l'odore: se ne era scappata. All'alba del giorno
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dopo le donne del villaggio si recarono al fiume a
prendere l'acqua. Videro il lupo e si misero a urlare:
- Il lupo, il lupo! Al lupo, al lupo!
.Si scagliarono contro il lupo e giu botte: chi con
la secchia, chi con la stanga. Il lupo, a forza di salti
e strattoni, strappò la coda e se la diede a gambe.
La volpe, intanto, era penetrata in una casa dove
la massaia aveva preparato la pasta. Rovistando, la
volpe andò a ficcare il muso nella madia e si trovò
con gli occhi e gli orecchi tutti impiastricciati ... I
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Correndo per il sentiero, incontrò il lupo. i
- Ah, è cosi che mi insegni a pescare il pesce
attraverso il buco nel ghiaccio? - gridò questi.
- Eh, lupo caro - disse la volpe, - a te hanno I
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soltanto strappato la coda; a me, invece, hanno rotto
la testa. Vedi che il cervello mi esce fuori? Mi reggo
a malapena!
- Anche questo è vero, comare - disse il lupo. -
Certo, da sola non ce la farai a camminare, conciata
come sei! Montami in groppa: ti porto io.
La volpe montò sul lupo e il lupo s'incamminò.
Mentre cavalcava il lupo, la volpe canticchiava:
- Il malato porta il sano! Il malato porta il sano!
- Cos'è che dici, comare? - chiese il lupo.
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I - Caro lupo, sto dicendo che « il bastonato porta
il bastonato». .; I
- Giusto, comare, giusto! , 1!
Cosi il lupo portò la volpe fino alla sua tana. i !l
La volpe smontò dalla sua groppa, s'infilò nella , ì
tana e scoppiò a ridere e deridere: ·· :1
- Non ha il lupo cervello, né, tanto meno, senno! • ,I
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li giorno dopo la volpe andò alla cicogna. Questa
I aveva cucinato una minestra e l'aveva servita dentro
una brocca dal collo stretto:
- Assaggia, comare! Altro non avrei proprio da
offrirti!
La volpe prese a girare e rigirare intorno alla
brocca. Cercò il modo migliore di accostarvisi: ora le
si avvicina da un lato, ora dell'altro, ora le dava una
!
I leccata, ora una fiutata, ma alla minestra non arrivò
in alcun modo, dato che la testa non le entrava nel
I collo della brocca.
La cicogna, intanto, con il becco inghiotti, boccone
l
dopo boccone, tutta la minestra.
l - Non avertene a male, comare! Altro da offrirti
non ho!
) La volpe si indispetti enormemente. Credeva di
riempirsi la pancia almeno per una settimana e invece
I se ne tornò a casa con la bocca asciutta. Chi la fa
l'aspetti! I I
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' ' Da quel giorno tra la volpe e la cicogna non corre !I
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piu amicizia. I I
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tadi no, un gatto, ma cosi birichino che era una di-
sperazione! Insomma, questo gatto gli era ormai di-
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I venuto insopportabile. Il contadino pensò e pensò
e un bel giorno prese il gatto, lo mise in un sacco i
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e lo portò nel bosco. Giunto nel bosco, ve lo ab-
bandonò, lasciandolo al suo destino.
Il gatto girò e rigirò per il bosco e capitò in un I
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- Dimmi, bravo giovane, chi sei?
I Com'è che ti trovi da queste parti e
qual è il tuo nome?
Il gatto rizzò il pelo e rispose:
- Il mio nome è Gatto Soriano,
sono dei boschi siberiani, inviato da
queste parti per fare il governatore.
- Oh, Gatto Soriano! - disse la
I' volpe. - Non sapevo, non immagi-
navo certo chi fossi. Ora vieni, che ti
invito a casa mia.
Il gatto andò cosi dalla volpe.
Lei lo condusse alla sua tana e prese
ad offrirgli vari tipi di selvaggina e
a fargli domande:
- Gatto Soriano, sei ammogliato,
oppure scapolo?
- Sono scapolo.
- Anch'io sono nubile. Prendimi
in moglie!
Il gatto acconsenti e diedero ini-
zio al gran banchetto e alla grande
allegria.
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,) All'indomani la volpe se ne andò
a far provviste e il gatto rimase in
casa.
) La volpe corse e cercò e infine
prese un'anatra. Mentre la portava
a casa per strada incontro il lupo.
- Ferma li, volpe! Dammi quel-
l'anatra!
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' I - No, non te la do!
I - Allora la prendo da solo.
- lo dirò a Gatto Soriano che ti farà mettere
a morte.
- E chi è questo Gattf) Soriano?
- Come, non lo sai? E venuto dai boschi siberiani
a governarci, il Gatto Soriano! E io che prima ero
ragazza ora sono la moglie del nostro governatore.
- No, non lo sapevo, sera Volpe. E non potrei
vedere il nostro governatore?
- Uh! Sai, il mio Gatto
Soriano è cosi arcigno: se
qualcuno non gli garba se
lo mangia sui due piedi! Tu
procura un montone e por-
taglielo in omaggio: metti il
montone bene in vista e
nasconditi ben bene, perché,
se il gatto ti vedesse, per te
sarebbero guai!
\ li lupo corse a procurarsi
il montone e la volpe si dires-
se nuovamente verso casa.
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Il lupo dopo essersi procurato il montone, lo aveva
scuoiqto e se ne stava li, indeciso sul da farsi. Ad un
J tratto vide l'orso che sopraggiungeva trascinando un
bue.
)
- Buongiorno, Orso Bruno!
- Buongiorno, fratello! Non hai visto per caso sora
I Volpe assieme a Gatto Soriano?
' - No, non li ho visti, Orso Bruno: sto aspettandoli
)
I anch'io.
- Tu va' a chiamarli - disse l'orso al lupo.
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La volpe andava per la sua strada, quando in-
contrò l'orso.
- Ferma lf, volpe! A chi stai portando quell'ana-
tra? Dalla a me!
- Fila via, orso, che farai meglio, altrimenti lo
dico a Gatto Soriano che ti fa mettere a morte!
- Chi è questo Gatto Soriano?
- E quello che è venuto dai boschi siberiani per
governarci. E io che prima non ero sposata, ora sono
di Gatto Soriano, il nostro governatore, legittima con-
sorte.
- Non potrei vederlo,
sora Volpe?
- Uh! Sai, il mio Gatto
Soriano è cosi arcigno: se
qualcuno non gli garba se lo
mangia seduta stante. Tu pro-
cura un bue e portaglielo in
dono. Ma bada di metterlo
bene in vista e, a tua volta,
di nasconderti bene, ché Gat-
to Soriano non ti veda, altri-
menti sono guai!
L'orso andò a procurarsi
il bue e la volpe ritornò a
casa.
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dalla volpe e dille che Orso Bruno con il fratello
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Lupo Grigio sono bell'e arrivati e che, insomma, sora
Volpe, ti stanno aspettando con tuo marito, Gatto
Soriano, e che vogliono farvi omaggio di un montone
e di un bue.
Il leprotto corse di gran carriera dalla volpe. L'orso
e il lupo si misero e pensare a come e dove nascon-
dersi.
L'orso disse:
- lo mi arrampico sul pino.
E il lupo disse:
- E io dove mi metto? Sull'albero non riesco ad
arrampicarmi. Nascondimi da qualche parte.
L'orso nascose il lupo tra i cespugli, lo copri con
foglie secche e si arrampicò sul pino: proprio sulla
cima. Dall'alto guardava se stavano arrivando il Gatto
J Soriano e la volpe.
Il leprotto intanto arrivò alla tana della volpe:
- Orso Bruno e Lupo Grigio mi hanno mandato
a dirti che già da molto stanno aspettando te e tuo
marito, perché vorrebbero farvi omaggio di un bue
e di un montone.
I - Va' pure, leprotto-piè storto, ora veniamo.
) Il gatto e la volpe gli tennero dietro. L'orso li
vide e disse al lupo:
- Però! Com'è piccolo il governatore Gatto So-
riano!
Il gatto si gettò immediatamente sul bue, con il
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pelo ritto, cominciando a strappare la carne con i denti
e con le unghie, e miagolando come fosse infuriato:
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La volpe, andando per un"sent;ero, trovò un mat-
terello. Lo raccolse e tirò diritto per la propria strada.
Giunse al villaggio e bussò ad una casa:
I - Toc-toc-toc!
- Chi è?
- Sono sorella volpe! Chiedo alloggio per la notte!
I
I - Qui stiamo già stretti anche senza di te.
- Ma io non vi incomodo: mi metto sulla panca,
la coda sotto la panca e il matterello sotto la stufa.
La fecero entrare.
I Cosi la volpe si mise sulla panca, la coda sotto
la panca, il matterello sotto la stufa.
La mattina presto la volpe si alzò, bruciò nella
I stufa il matterello e poi chiese:
- Dov'è mai il mio matterello? Per il danno voglio
una gallina.
Il contadino - non ci poteva far nulla! - le diede
per compenso una gallina.
La volpe, presa la gallina, si incamminò cantando:
La volpe va per la sua strada,
trova poi un matterello,
e per questo matterello si fa dare una gallina!
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La mattina, tra il lusco e il brusco, la volpe si
buttò giu dalla panca, prese l'anatra, la mangiò e disse:
- E la mia anatra dov'è? Per il danno voglio vostra
figlia!
Al contadino dispiaceva dar via la propria figlia.
Mise dentro il sacco un grosso cane e lo diede alla
volpe:
- Prendi, volpe, la mia bambina!
La volpe prese il sacco e s'incamminò per la
)
I strada.
- Bambina, cantami una canzone! - disse.
Il cane dentro il sacco diede un ringhio.
La volpe si spaventò, buttò il sacco e ... gambe!
Il cane saltò fuori dal sacco e prese a rincorrerla.
La volpe corse, corse e si infilò quindi in una tana,
sotto un ceppo. Se ne stava li e diceva:
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Orecchie mie, che cosa avete fatto?
Non abbiamo fatto che ascoltare.
)
E voi, gambe, che cosa avete fatto?
I Non abbiamo fatto che correre.
E voi, occhi?·
Non abbiamo fatto che guardare.
E tu, coda?
E 10 non ho fatto che impacciarti mentre scap-
pav1.
Ah, è cosi! Mi impacciavi! Adesso ti farò vedere
I io!
I
La volpe mise la coda fuori della tana: Toh,
mangiatela, cane!
Il cane afferrò la coda della volpe, tirò la volpe
fuori della tana e giu botte!
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Arrivò in un altro villaggio:
- Toc-toc-toc!
- Chi è?
- Sono sorella volpe! Chiedo alloggio per la notte! II :..
' - Qui stiamo già stretti anche senza di te!
I - Ma io non vi incomodo: mi metto sulla panca, \
i
la coda sotto la panca e la gallina sotto la stufa. i• '
La fecero entrare.
La volpe si mise sulla panca, la coda sotto la panca,
la gallina sotto la stufa.
La mattina presto la volpe quatta quatta si alzò,
afferrò la gallina, la mangiò e poi disse:
- Dov'è la mia gallinella? Per il danno voglio un'a-
natra!
Il contadino - non ci poteva far nulla! - le diede
un'anatra.
La volpe prese l'anatra e cantò:
La volpe va per la sua strada,
trova poi un matterello,
per questo matterello si fa dare una gallina,
e per questa gallinella si fa dare un'anatra.
Verso sera giunse ad un nuovo villaggio:
) - Toc-toc-toc!
- Chi è?
- Sono sorella volpe! Chiedo alloggio per la notte!
J - Qui stiamo già stretti anche senza di te!
- Ma io non vi incomodo: mi metto sulla panca,
la coda sotto la panca e l'anatra sotto la stufa.
) La fecero entrare.
J E la volpe si mise sulla panca, la coda sotto la
panca e l'anatra sotto la stufa.
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- Chiamano me, alla vicina è nato un bambino.
- E allora vai, comare.
La volpe si alzò, ma, anziché uscire, sali sul solaio
e incominciò a mangiare il miele dal barile. Dopo
averne mangiato a sazietà, tornò sulla stufa e si coricò
di nuovo.
- Comare, comare - chiede l'orso, - come lo
hanno chiamato?
I - L'hanno chiamato Inizio.
- È un nome carino, comare.
La notte seguente i due si misero nuovamente a
dormire e la volpe - toc, toc - diede un'altra volta
dei colpetti con la coda.
i - Compare, compare, è me che chiamano.
- E vai, comare.
l La volpe sali sul solaio e vuotò il barile a metà.
Tornò quindi sulla stufa e si sdraiò.
- Comare, comare, come lo hanno chiamato?
) - Metà.
- È un bel nome, comare.
La terza notte la volpe - toc, toc - diede nuova-
l mente dei colpetti con la coda.
.1 - È me che vogliono .
- Comare, comare, non star via molto, perché
voglio fare le frittelle.
I
I - Vado e torno, compare.
Subito sali sul solaio e mangiò il resto del miele,
I l raschiando perfino il fondo. Se ne tornò che l'orso
si era già levato.
- Comare, comare, com'è che lo hanno chiamato?
- Fine.
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c:ano un:' i~:;;~~un nonno e una nonna che
avevano una nipotina di nome Mascia.
Un giorno le sue amichette vollero andare nel
j bosco a raccogliere funghi e bacche, e passarono a
J. chiamare anche Mascia ..
I - Nonnino, nonnina - disse Mascia, - lasci.atemi
andare nel bosco con le mie amichette!
I Il nonno e la nonna risposero:
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J - Vacci pure, ma bada di stare sempre insieme
alle altre, altrimenti nel bosco ti perdi!
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- Anche se provi ad andartene - dice, - ti ac-
chiappo comunque e, in tal caso, ti mangio!
Mascia cominciò a pensare a come poteva scap-
pare dall'orso. Tutt'intorno c'era il bosco, non sapeva
da che parte andare e non c'era nessuno a cui chie-
derlo ...
Pensò e ripensò e infine trovò la soluzione. hctv,<cA,L
Un giorno, l'orso tornò dal bosco e Mascia gli
disse:
- Orso, orso, lasciami andare per una giornata al
villaggio: voglio portare qualcosa ai miei nonni.
- No - disse l'orso, - nel bosco ti smarriresti.
Dammi quel che vuoi mandare: glielo porto io.
E Mascia non aspettava altro!
Preparò dei pasticcini, prese un grosso cesto e
disse all'orso:
- Ecco, guarda: metto i pasticcini in questo cesto,
tu portali al nonno e alla nonna. Ma bada bene: non
)
aprire il cesto e non mangiare i pasticcini. lo mi
arrampico sulla quercia e ti tengo d'occhio da lassu!
- Va bene - disse l'orso, - da' qui il cesto!
Mascia gli disse:
- Vedi un po' fuori, se piove!
Appena l'orso fu uscito, Mascia subito si raggomi-
tolò dentro il cesto e si mise sulla testa il piatto con
i pasticcini.
.l
L'orso tornò: vide il cesto bell'e pronto. Se lo
I caricò sulle spalle e parti per il villaggio.
Camminò l'orso tra gli abeti, s'inoltrò tra le betulle,
scese nei burroni e sali sui cocuzzoli. Camminò e
.1 camminò, si stancò e disse:
l 133
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- Questo è proprio
I il posticino
per mangiarmi un pasticcino.
E Mascia gli fa dal cesto:
- Ti vedo, ti vedo!
Non toccare
i pasticcini!
Porta tutto
,I ai miei nonnini!
- Guarda che vista acuta - disse l'orso, - vede
tutto!
Si rimise in spalla il cesto e andò oltre. Cam-
minò e camminò, si fermò, si sedette e disse:
- Questo è proprio .
'
l il posticino
per mangiarmi un pasticcino.
E Mascia dal cesto:
- Ti vedo, ti vedo!
Non toccare
i pasticcini!
Porta tutto
ai miei nonnini!
- Guarda com'è furba! Si è messa bene in alto,
vede ben lontano!
Si alzò e cominciò a camminare piu in fretta.
Arrivò al villaggio, trovò la casa dove abitavano il
nonno e la nonna e prese a bussare con tutte le sue
forze contro la porta:
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- Toc, toc, toc! Aprite, ehi, di casa! Mascia v1
manda dei pasticcini.
I cani che avevano fiutato la presenza dell'orso
gli si lanciarono addosso, abbaiando e accorrendo da
l tutti i corti li.
L'orso si spaventò, posò il cesto a terra accanto
I alla porta e scappò nel bosco senza nemmeno voltarsi
indietro a guardare. l',,UAr!C"'-
I 11 nonno e la nonna uscirono sulla porta. Guarda-
rono e per terra videro il cesto.
)
! - Cosa mai ci sarà dentro? - disse la nonna.
Il nonno alzò il coperchio, guardò e non credette
ai propri occhi: dentro c'era Mascia, sana e salva.
I Il nonno e la nonna si rallegrarono assai: presero
ad abbracciare, a baciare Mascia e a complimentarsi
,I con lei per essere stata cosi furba.
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Il gatto, il caprone
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I lupi ringraziarono il gatto, circondarono
l'orso e cominciarono a stuzzicarlo. L'orso si
trattenne fin che poté, ma poi -zac! - agguantò
un lupo per zampa! I lupi si spaventarono amor-
te e con la coda tra le zampe se la batterono.
Il caprone e il montone intanto avevano
preso il gatto ed erano corsi nel bosco, ma di
nuovo si imbatterono nei lupi. Il gatto si ar-
rampicò lesto sulla cima di un pino e il caprone
e il montone si aggrapparono a un ramo. Sta-
vano li penzolanti e i lupi erano sotto il pino
e digrignavano i denti.
Il gatto musogrigio vedendo che le cose si
stavano mettendo male, cominciò a tirare le
pigne addosso ai lupi, accompagnandole con
queste parole:
,... Un lupo! Due lupi! Tre lupi! Solo un lupo
a testa. lo, musogrigio, non è molto che ho
mangiato due lupi interi, comprese le ossa, e
sono ancora sazio. Mentre tu, fratello maggiore,
sei andato per orsi senza catturarne nessuno:
prenditi anche la mia parte!
Appena il gatto l'ebbe detto, il caprone
rovinò giu e andò a cadere con le corna sopra
un lupo. Il gatto non smise di gridare:
- Acchiappali! Al lupo! - Qui i lupi furono
presi da una tale paura che si misero a correre
senza neppure voltarsi e se la squagliarono.
Il gatto musogrigio, il caprone e il mon-
tone se ne andarono per la loro strada.
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Le oche selvatiche
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La bambina corse nei campi e
riusci appena a scorgere in lon-
tananza, per un attimo, le oche
che volavano e poi sparivano
dietro l'oscuro bosco. La bambina
capi che erano state le oche a por-
J
I tare via il fratellino: da lungo
tempo ormai correva cattiva fama
su queste oche, la gente diceva
che rubavano e portavano via i
bambini piccoli.
La bimba si gettò al loro in-
seguimento. Corse e corse, e vide
d'un tratto una stufa, li in mezzo
) ' al campo.
- Stufa, stufetta, dimmi: dove
sono volate le oche?
La stufa rispose:
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I - Mangia una delle mie fo-
cacce di segala e te lo dico.
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zampa di gallìna e la casetta aveva una sola finestra
e ruotava su se stessa.
Nella casetta la vecchia Jagà, la maga, stava fi-
lando il lino.
La bambina vide il fratellino sulla panca che stava
l giocando con delle mele d'argento.
I La bambina entrò nella casetta:
- Buona sera, nonnina!
- Buona, sera, bambina! Perché sei venuta al mio
cospetto?
- Ho camminato per pantani e paludi, la veste
\ ho bagnato e sono venuta per scaldarmi.
- Intanto mettiti a filare il lino.
La maga Jagà le diede il fuso e se ne andò. La
bambina si mise a filare e all'improvviso, da sotto la
stufa, saltò fuori un topolino e le disse:
- Ragazza, ragazza, dammi un po' di pappa e ti
dirò una cosa che ti riguarda.
La bambina gli diede la pappa e il topolino le
spiegò:
- La maga Jagà è andata ad accendere il bagno:
ti ci lava per bene, poi ti mette nella stufa, ti fa
arrosto e quindi ti mangia.
La bambina rimase di sasso, piu morta che viva:
pianse, ma il topolino continuò:
J
i - Non aspettare che torni: prendi il tuo fratellino
e scappa, mentre io filerò il lino al posto tuo.
La bambina prese il fratellino e scappò via. La
I maga Jagà di tanto in tanto si avvicinava alla finestra
e domandava:
I - Bambina, stai filando?
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E il topolino le rispondeva:
- Si, nonnina, filo.
La maga Jagà scaldò ben bene
il bagno e andò per prendere la
bambina. Ma nella casa non c'era
piu nessuno. La maga Jagà gridò:
.:.. Oche, volate, inseguiteli! La
bimba ha portato via il fratel-
• ....
. 11no I
La sorella con il fratellino arrivò correndo fino al
fiume di latte. Vide che arrivavano le oche.
- Padre fiume, nascondimi!
- Bevi del mio latte.
La bambina bevve e ringraziò, il fiume la nascose
sotto la riva di panna montata.
)
Le oche non li videro e volarono oltre.
La bambina e il fratellino ripresero a correre, ma
le oche tornarono indietro: volarono incontro ai bam-
bini, ancora un attimo e li avrebbero visti. Cosa fare?
Che sventura! I bambini scorsero il melo.
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INDICE
LA FOCACCIA
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I:;::: .. - CASA ' CASINA ................ . 22
.. - -~·""?
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IL LUPO E I CAPRETTI . . . . . . . . . . . 34
_ IL GALLO E IL FAGIOLO . . . . . . . . . . 42
IL LEPROTTO SPACCONE . . . . . . . . . 58
LA VOLPE E IL TORDO . . . . . . . . . . . 72
IL CONTADINO E L'ORSO . . . . . . . . . 82
L'AIRONE E LA GRU . . . . . . . . . . . . 86
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SORA VOLPE E IL LUPO . . . . . . . 90
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LA VOLPE E LA CICOGNA. . . . . . . . . 98
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IL GATTO E LA VOLPE . . . . . . . . . . . 102
I LA VOLPE E IL MATTERELLO . . . . . . . 116
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