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Il Talmud

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IL TALMUD (tratto da http://www.montesion.it/_alchimia/_alchimiap/Alchimia_Frame.

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Il Talmud non è, a rigor di logica, un testo di Qabalah. Considerato, però, che


tutte le scuole e tutti i maestri vi fanno costante riferimento, si è reputato
opportuno includerlo tra le opere di riferimento.
Il Talmud (‫( )תלמוד‬che significa insegnamento, studio, discussione dalla radice
ebraica LMD) è uno dei testi sacri dell'Ebraismo: diversamente dalla Torah, il
Talmud è riconosciuto solo dall'Ebraismo, che lo considera come la Torah orale,
rivelata sul Sinai a Mosè e trasmessa a voce, di generazione in generazione, fino
alla conquista romana.
Il Talmud fu fissato per iscritto solo quando, con la distruzione del Secondo
Tempio, gli ebrei temettero che le basi religiose di Israele potessero sparire.
Esso consiste in una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti (Hakhamim) e
i maestri (Rabbim) circa i significati e le applicazioni dei passi della Torah
scritta, e si articola in due livelli:
la Mishnah (o ripetizione) la quale raccoglie le discussioni dei maestri più antichi
(giungendo fino al II secolo);
la Gemara (o completamento), stilata tra il II e il V secolo, fornisce un commento
analitico della Mishnah.
Il Talmud è anche conosciuto con il nome di Shas, acronimo di Shisha Sedarim, i
sei ordini (Zeraim, Moed, Nashim, Nezikin, Kodashin, Tohorot) in cui è divisa la
Mishnà.
Esistono due raccolte talmudiche: quella di Gerusalemme, terminata nel V secolo
della nostra era e quella di Babilonia, portata a termine all'inizio del VI secolo.
Tutte e due espongono l'identica Mishnah, vale a dire l’interpretazione della
Thorah (Legge Scritta) da parte dei Tannaim, però la prima raccoglie la
Ghemarah palestinese, ovvero i commenti alla Mishnah degli Amoraïm
(commentatori) di Palestina, la seconda riporta quelli di Babilonia. Quest'ultima
è di gran lunga più corposa. Il Talmud di Gerusalemme comprende un sottile in-
foglio, mentre quello di Babilonia è composto da dodici volumi. Tale differenza è
dovuta al fatto che gli studi talmudici furono a lungo fiorenti in Babilonia anche
molto tempo dopo che la vita sociale ed intellettuale era scomparsa in Palestina.
Tanahk
Tanahk è una parola costruita da più parole (acrostico) Torah-Neviim-Ketuvim.
Questi sono i tre libri in cui gli ebrei dividono il canone biblico. A loro volta, tali
testi, sono divisi in altri libri per un totale di ventiquattro. Questi ventiquattro
libri costituiscono la Torah scritta. Tutto quello che riguarda le discussioni
rabbiniche che avevano luogo su tali testi e tutte le codificazioni riconosciute, è
raccolto sotto il titolo di Torah orale (Talmud). [Vedi dopo]
I ventiquattro libri del Tanahk sono così suddivisi:
Cinque nella Torah o Pentateuco, che costituisce la prima parte della Bibbia; di
quella raccolta di libri che gli ebrei considerano sacri alla stessa stregua di altre
religioni a base monoteista. Essa si divide in cinque parti che prendono il nome,
secondo un uso antichissimo, dalla prima parola con cui iniziano. Il contenuto di
tali testi è di duplice natura, legislativo e narrativo.
• Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Dieci nei Neviim (Profeti)
• Giosuè, Giudici, Samuele I, Samuele II, Re I, Re II, Isaia, Geremia, Ezechiele,
I dodici profeti [considerato un solo testo]
Nove nei Ketuvim (Agiografi)
• Salmi di David, Cinque Meghillot ([letteralmente rotoli, questi sono : il
Cantico dei Cantici, Ruth, Ecah (Lamentazioni), Ecclesiaste, Ester], Giobbe,
Proverbi, Cronache I, Cronache II [considerati un solo testo]
Questa è la Torah Scritta
Talmud Antecedenti storici
Sotto l’urto degli eserciti Babilonesi nell’anno 586, il regno di Giuda capitolava, il
tempio distrutto, il culto abolito e il popolo condotto in schiavitù a Babilonia.
La storia si ripeteva. Un evento, questo, già registrato nel 772 quando il Regno
del Nord, che raccoglieva le dici tribù, fu sconfitto dagli Assiri e il popolo
condotto in schiavitù.
A rigor di logica, sembrerebbero due accadimenti di uguale portata, drammatici,
ma di identico valore storico. In verità non è proprio così, poiché la schiavitù del
772 produsse un evento disastroso per il popolo ebraico, vale a dire una
completa integrazione con gli usi i costumi e la religione dei vincitori. Se fosse
successa la stessa cosa anche nel 586, forse oggi non saremmo qui a parlare di
Talmud, Torah o di Qabalah, la nazione ebraica sarebbe stata inghiottita dalla
storia e se ne sarebbero perdute certamente le tracce.
Il problema della sopravvivenza fu dunque affrontato, nelle due occasioni, in
maniera diversa dai capi della comunità. Come evitare, allora questo pericolo?
La soluzione che adottarono e che oggi la storia ci restituisce integralmente è
condensata in una sola parola Torah. Questa parola che oggi generalmente è
universalmente accettata con il significato di “Legge”, in verità significa
“insegnamento” o “direttiva”, e con tali accezioni fu usata dagli esuli di Babilonia
fino ad indicare il corpus delle dottrine scritte ed orali delle età precedenti.
A Babilonia gli esuli si riunivano nelle Beth Hakenéseth (letteralmente Casa di
Assemblea) qui leggevano e interpretavano le Scritture. La necessità di
progredire nello studio, ma soprattutto la necessità di ben leggere le prescrizioni
contenute negli scritti sacri, prospettò, in queste Case di Assemblea, la necessità
della presenza di uomini “illuminati” atti ad impartire il corretto insegnamento.
La presenza di questi “illuminati” nelle Beth Hakenéseth è nota come Sopherim
(scribi) parola il cui significato non deve essere inteso con il senso di “scrittori”
ma piuttosto con quello di “uomini delle lettere”.
La storia biblica ci riferisce che uno tra i più abili Sopher fu Ezra, il quale portò
ad un epilogo pratico tutte le soluzioni prospettate dai suoi predecessori.
Partendo dall’assioma che la volontà divina è rivelata nella Torah, concluse che
anche l’esistenza quotidiana di ogni singolo individuo doveva essere regolata,
nei suoi momenti, da precetti che dovevano essere ricercati nella Scrittura. Di
più, giacché la Torah doveva essere la guida completa dell’esistenza, doveva,
anche, essere capace di fornire una regola legale per ogni circostanza.
Il progetto di Ezra, presupponeva, però, una profonda conoscenza della Torah,
per questo introdusse l’abitudine della lettura pubblica del Pentateuco, oggi
ancora in uso nelle comunità ebraiche.
Ezra fu anche, secondo una tradizione non documentata, il fondatore o il teorico
della famosa Kenéseth Haghedolah (Magna Congregazione), una specie di sinodo
che raccolse l’eredità delle conoscenze sacre conservate fino allora, che elaborò
e adattò alle nuove condizioni di vita trasmettendole ai diretti predecessori dei
Dottori del Talmud.
Tre norme fondamentali sono attribuite alla Magna Congregazione e ne
costituirono i principi della propria attività.
Circospezione nel giudizio
Proselitismo di massa
Protezione della Torah (letteralmente: “Innalzare una siepe intorno alla
Torah”)
Intorno al 270 la Magna Congregazione cessò di esistere, ad essa subentrò un
altro organismo chiamato Sanhedrin (Sinedrio) che prese in carico la direzione
della comunità ebraica.
Alla guida di questo organo politico-religioso successero cinque zugoth “coppie”
di Dottori, indicati con il nome di Nazi (Principe) l’uno, una specie di Presidente
e con Ab Beth Din (Padre del Tribunale) l’altro, una specie di vice presidente.
L’ultima coppia di Dottori che diresse il Sanhedrin fu quella famosa di Hillel e
Shammai; famosa perché a causa di contrasti causati da letture diverse di alcuni
passaggi della Scrittura, ma ancor di più per divergenze su questioni legali,
fondarono due note scuole di pensiero a cui si ispirarono, in seguito, i due
maggiori partiti in attività in Palestina fino alla seconda distruzione del Tempio
operata da Tito.
I farisei, favorevoli ad una politica di compromesso col pensiero ellenistico vi
sacrificarono patto di lealismo verso la Torah; e i Sadducei, di contro, ne
rivendicavano un’adesione senza riserve o compromessi.
I contrasti, caratterizzarono le due scuole per diversi secoli. Storicamente
emerge una comunione di attività e di intenti soltanto al tempo della rivolta dei
Maccabei; ma immediatamente dopo, nel regno di Icarno Giovanni (135 – 105
avanti E.V.), esplosero con più violenza tanto da dare origine (politicamente) ai
due partiti sopra citati.
Lo storico Giuseppe Flavio, nelle sue “Antichità Giudaiche” al capitolo XIII,x,6
informa delle diverse posizioni politiche, storiche, religiose e legali delle due
sette.
Le controversie delle due scuole, ma a questo punto possiamo dire anche dei due
partiti politici, sulla validità della Torah orale, stimolò i partigiani (i Farisei)
verso un più profondo studio dei testi finalizzato a dimostrare che la Torah orale
costituiva un corpo unico con quella scritta.
L’esposizione, il commento e l’interpretazione della Torah dà inizio, in questo
periodo, ad una nova fase e si orienta verso la creazione del Talmud.
Mishnah
Nota è la forma concisa delle leggi formulate nel Pentateuco. Nei tempi remoti i
particolari di tali leggi erano commentati e spiegati oralmente e trasmessi di
generazione in generazione.
Avvenne che i metodi di interpretazione si resero talmente sottili tanto da
trasformare la Torah in una vera e propria scienza.
Come per ogni scienza, dove esistono degli addetti ai lavori, anche la Torah ebbe
i propri. A tali addetti ai lavori, a questi “illuminati” soltanto, chiamati Tannaim
(maestri), fu riconosciuto il diritto a parlare con autorità.
Il titolo rimase in uso fino al 150, 200 a.c. periodo in cui gli studiosi collocano la
conclusione della codificazione della Legge scritta (Torah) nella Mishnah. La
parola significa “ripetizione”, quindi per estensione “ripetizione della Legge in
forma più completa”.
Hillel (vedi antecedenti storici) fu il pioniere di tale codificazione, anzi fu il
creatore della scuola dei Tannaim. Da “illuminato” quale era, comprese bene che
la vita nelle sue polimorfe manifestazioni non poteva essere incapsulata in un
codice redatto in maniera rigida e immutabile, scoprì nella libera
interpretazione, ammessa dalla Legge orale, uno strumento di valore
inestimabile, capace di adattare la Torah alle varie circostanze e secondo questa
sua intuizione implementò la sua opera. Questo “adattamento” che segnerà la
posizione dei Farisei, era aspramente contestato dall’altra scuola, quella di
Schammai, cui invece si ispiravano i Sadducei con tutto il loro integralismo. La
legge è Legge, sostenevano, e deve solo essere applicata.
I flussi e riflussi storici, sono una teoria ben nota, per Israele sembrano quasi un
assioma. Ancora una volta, siamo nell’anno 70, l’ebraismo, la sua cultura, il suo
insegnamento esoterico, e lo stesso Israele sono minacciati di estinzione; Tito
ordina la distruzione del Tempio e di Gerusalemme.
In quel tempo, nella scuola fondata da Hillel, esercitava la sua influenza un
“illuminato”, Jochanam ben Zakkai, il quale prevedendo la sconfitta di Israele,
chiese ed ottenne da Vespasiano la città di Jobne in cui trasferì la stessa scuola.
Ancora una volta la Torah fu salva.
La distruzione del Tempio segnò la fine del movimento dei Sadducei, il loro
giudaismo, infatti, legato indissolubilmente al rituale del tempio non aveva più
motivo di esistenza.
Nella scuola rifondata a Jbne, l’attività di studio e di approfondimento della
Legge continuò. Si operò una coordinazione dell’immenso patrimonio di
sentenze e un certosino lavoro di riferimento ai testi biblici da dove erano state
argomentate. Appartengono alla scuola i famosi Midrasch (racconti), di
Mechiltah (misura) raccolto da Ismael ben Elisha, il Siphra d’bé Rab (Libro delle
cose del maestro) per opera di Chiyya ben Abba e i Siphreh (i libri).
Secondo gli storici e gli studiosi di cose ebraiche, i testi testimoniano l’influenza
profonda di Akiba ben Joseph che è considerato l’artefice del piano organico
della Mishnah, che in realtà vide la luce soltanto un secolo più tardi. Senza la sua
opera il Talmud, probabilmente, non sarebbe mai esistito.
Ciò che Akiba iniziò, Jehudah ha-Nazi completò. Il primo fu, per così dire,
l’architetto della Mishnah, il secondo ne fu il costruttore materiale. Fu l’autore di
un monumentale corpus della Legge Ebraica detto Midrash. Il nome deriva da
una radice “shanah”, che significa ripetere, quindi per estensione “insegnamento
orale appreso con la ripetizione”. Il suo merito non fu soltanto questo, riuscì
anche a far accettare il “codice” da tutte le scuole e accademie, le quali da questo
momento avranno un testo omogeneo per lo studio e la discussione.
La Mishnah si divide in sei parti chiamate Sedarim (ordini), a loro volta divise in
sessantatré Massichtoth (trattati) suddivisi in cinquecento ventitré capitoli. Di
seguito diamo soltanto i Sedarim, rimandando il Fratello interessato, o il visitato
al sito “Chavruta” di Rav Mordechai Goldstein, dove troverà traduzioni avanzate
dei Massichtoth.
Zerahim (delle sementi)
Moèd – (della stagione)
Naschim – (delle donne)
Nezikin – (dei danni)
Kodashin – (delle cose sante)
Teharoth – (delle cose pure)
A questi vanno aggiunti altri due ordini la Bràyta (insegnamento rimasto fuori) e
Tosseftah (supplemento), di cui parleremo nella sezione dedicata alla Ghemarah.
Ghemarah
La codificazione di Jehudah, non pose certamente fine allo studio e
all’approfondimento, non aveva certamente radunato con la sua raccolta l’intero
immenso patrimonio accessibile, molte delle sentenze dei Dottori, soprattutto
quelle con contenuto legale erano rimaste fuori. Ogni detto rimasto escluso fu
raccolto e riportato nella Braytah, parola il cui significato è “quanto è rimasto
fuori” ed è parte intera della Mishnah con la Tosseftah (supplemento) di cui
diremo.
La Mishnah dotava tutte le scuole e le accademie di un testo omogeneo, che,
entrato nell’uso, spinse ai limiti estremi lo studio della Torah.
Per diversi secoli i Dottori si dedicarono allo studio della Mishnah, ne
esaminarono ogni clausola, fu accuratamente esaminata e discussa ogni sua
parte per provarne il valore, il senso, la portata. Le loro opinioni, discussioni e
conclusioni sono raccolte nella Ghemarah (completamento). Questi Dottori
presero il nome di Amoraim (dicitori, interpreti).
Questo tipo di lavoro si svolgeva in alcune città della Palestina: Cesarea,
Sepphoris, Tiberiade, Usha; e in alcune località di Babilonia: Nehardea, Sura e
Pombeditha. Il lavoro progrediva in maniera autonoma nelle due terre e nelle
varie accademie.
In Palestina, Jochanam ben Nappacha, iniziò nell’accademia di Tiberiade, di cui
era a capo, a raccogliere i resoconti delle discussioni che emergevano sulla
Mishnah, trascrisse tutte quelle che nelle città della Palestina venivano in essere,
gettando le basi al Talmud (studio) palestinese.
Quindi la Mishnah, il suo commento e le glosse emerse nelle discussioni delle
città della Palestina e raccolte nella Ghemarah palestinese, costituiscono il
Talmud impropriamente detto di Gerusalemme.
La stessa cosa avveniva in Babilonia, dove la comunità, certamente con una
qualità della vita migliore di quella palestinese, sviluppava l’identico percorso.
Le glosse i commenti e le discussioni vennero, inizialmente, raccolte da Rabbi
Ashé e alla sua morte dal Rav Rabina; siamo nel 499 d.c. anche il Talmud
Babilonese è completato.
Quindi la Mishnah (identica per la Palestina e Babilonia), le glosse e le
discussioni delle città sede delle accademie di Babilonia, raccolte nella
Ghemarah babilonese, costituiscono il Talmud Babilonese.
Né quello di Gerusalemme, né quello Babilonese, però, ci gratificano della
Ghemarah completa. Quella di Palestina è compresa in trentanove trattati,
trentasette in quello di Babilonia, ma quest’ultima ha un’estensione otto volte
superiore, indice di un fermento intellettivo che non aveva uguali in Palestina.

Halakà
Il Talmud, come oggi noi lo conosciamo, fu pubblicato per la prima volta a
Venezia tra il 1520 e il 1523, quello Babilonese, e tra il 1523 e il 1525 quello di
Gerusalemme.
Il Talmud non può essere considerato un’opera letteraria nel senso stretto del
termine, per lui non valgono i canoni comuni della letteratura, non è diviso in
capitoli, non vi sono riferimenti a pagine. Certamente è vero che la Mishnah
sembra dotarlo di una base sistematica, ma nel suo insieme ha l’aspetto di una
massa disordinata di materiali molto eterogenei: la religione, l’etica, la vita fisica,
astrusi temi legali, leggende, folclore, medicina, astronomia, zoologia e
un’infinità di altri soggetti.
Tutti questi disparati argomenti, che costituiscono il Talmud, sono stati raccolti
secondo i loro contenuti in due classi.
Halachah, che significa “cammino” e raccoglie tutti gli scritti che indicano
la linea da seguire nella vita secondo i precetti della Torah. Vi è raccolta la
Mishnah e quella parte di Ghemarah che tratta di questioni legali.
Haggadah che significa (narrazione) raccoglie il pensiero degli stessi
maestri che meditarono sugli aspetti tecnici dell’Halachah.

L’Halachah rappresenta la rigida autorità della legge, l’importanza assoluta della


teoria; teoria e legge che l’Haggadah illustra con la pubblica opinione con
aforismi morali dettati dal senso comune.
I due insegnamenti erano impartiti contemporaneamente, giacché non è
possibile separarli. Nell’Haggadah emerge la tendenza a non comprendere
soltanto il significato di un verso e a spiegarlo, ma quello di scoprirne il senso
più profondo.
Quattro sono i metodi esercitati nell’Haggadah per raggiungere lo scopo e sono
indicati dalle consonanti della parola Pardes (giardino)
P – Peshath (semplice). Interpretazione letterale.
R – Remez (allusione). Interpretazione allegorica.
D – Darash (esposizione). Commento omiletico
S – Sod (mistero). Insegnamento esoterico.
Torah - Legge Scritta -
(Pentateuco)

Berechith Shemoth Vaykrah Bemidbahr Devarim Neviim Ketuvim


(Genesi) (Esodo) (Levitico) (Numeri) (Deuteronomio) (Profeti) (Agiografi)

I due Talmud sono composti da:

Zeraim Moèd Naschim Nezikin Kodaschim Teharoth


(Semente) (Stagione) (Donne) (Danni) (Cose Sante) (Cose pure)

Bràyta Tosseftah
(Insegnamento rimasto fuori) (Supplemento)
Midrash Rabba Midrasch Tanchuma Yalkuth Schim'oni

Mechilta Siphrah Sifreh

Teshuvoth Sesifrè Rabanan


Teshuvoth Sesifrè Rabanan Savoraè
Hagheonim

- Legge Orale -

Talmud Bavli - Legge Orale - Talmud Yerushalmi - Legge Orale -


(Talmud di Babilonia) (Talmud di Palestina)

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