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Guida+all'ascolto Zaide

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Mozart/Calvino

ZAIDE
Singspiel incompiuto
di Wolfgang Amadeus Mozart
Testo tedesco di Johann Andreas Schachtner

Nuovo testo di Italo Calvino

Personaggi e interpreti

Zaide Giuliana Gianfaldoni


Gomatz Giovanni Sala
Allazim Vincenzo Nizzardo
Soliman Paul Nilon
Osmin Pierpaolo Martella
Uno schiavo Davide Capitanio

Con
Arianna Scommegna

Direttore
Alessandro Palumbo

Regia
Graham Vick

Scene e Costumi
Italo Grassi
Luci
Giuseppe Di Iorio
Movimenti mimici
Ron Howell
Assistente alla regia
Daniele Menghini

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Coproduzione
Teatri di OperaLombardia,
Teatro dell’Opera di Roma
Sinossi

Atto I
Gomatz, schiavo cristiano, e Zaide, la preferita del sultano Soliman, si innamorano e
progettano di fuggire insieme; il sorvegliante Allazim decide di aiutarli e di scappare con
loro.

Atto II
Il sultano dà sfogo al suo furore: la bella Zaide, da lui invano corteggiata, gli ha preferito uno
schiavo cristiano. Zaram, capo delle guardie, cattura i fuggitivi e li conduce davanti al sultano
ancora in collera; Zaide lo supplica perché risparmi almeno Gomatz. L'autografo mozartiano
si interrompe a questo punto e, in mancanza del libretto originale, restano aperti alcuni
interrogativi riguardo il numero di atti previsto (due o tre) e la conclusione della vicenda (lieto
fine con il perdono del sultano o condanna degli amanti).
________________________________________________

Struttura musicale

Atto I
Scena I
1. Brüder, lasst uns lustig sein - Coro (Schiavi) - Allegro (re maggiore) - archi
Scena II
2. Unerforschliche Fügung - Melologo (Gomatz)
Scena III
3. Ruhe sanft, mein holdes Leben - Aria (Zaide)
4. Rase, Schicksal, wüthe immer - Aria (Gomatz)
5. Meine Seele hüpft vor Freuden - Duetto (Zaide, Gomatz)
Scena IV
6. Herr und Freund! wie dank' ich dir - Aria (Gomatz)
Scena V
7. Nur mutig, mein Herze, versuche dein Glück - Aria (Allazim)
Scena VI
8. O selige Wonne - Trio (Zaide, Gomatz, Allazim)

Atto II
Scena I
9. a. Zaide entflohen! - Melologo (Soliman, Zaram, Oberster der Leibwache)
9-b. Der stolze Löw' lasst sich zwar zähmen - Aria (Soliman)
Scena III
10. Wer hungrig bei der Tafel sitzt - Aria (Osmin)
Scena IV
11. Ich bin so bös' als gut – Aria (Soliman)
Scena V
12. Trostlos schluchzet Philomele - Aria (Zaide)
Scena VI
13. Tiger! wetze nur die Klauen - Aria (Zaide)
Scena VII
14. Ihr Mächtigen seht ungerührt - Aria (Allazim)
15. Freudin! stille deine Thränen - Quartetto (Zaide, Gomatz, Soliman, Allazim)
Note di regia
di Graham Vick

“Mentre pensavo a come poter mantenere in vita i teatri in un periodo in cui tutti aspettiamo - chissà
per quanto tempo - di tornare a una qualche forma di normalità, ho recuperato un prezioso ricordo
dei miei venti e trent’anni quando ho imparato molto del mio mestiere nel corso di circa undici estati
al piccolo festival Musica nel Chiostro organizzato da Adam Pollock a Batignano, vicino a Grosseto.
Un frequentatore abituale – aveva una casa al mare lì vicino – era Italo Calvino. Fu così che Adam
propose a Calvino l’idea di creare un nuovo modo di mettere in scena i meravigliosi 15 numeri
musicali composti da Mozart per il suo primo Singspiel, che non ha mai completato. Le nostre forze
erano limitate, il nostro budget era basso, ma la musica di Mozart e le parole di Calvino insieme
hanno prodotto un’abbagliante ricchezza di immaginazione ed evocazione. Non si trattava dell’opera
che Mozart aveva iniziato a scrivere, ma di una creazione completamente nuova plasmata su pezzi
del passato.

Rimangono 15 numeri musicali, di cui 2 melologhi, gli unici che Mozart abbia mai composto. Tutto il
resto, incluso il libretto è andato perduto. Partendo da questi elementi Calvino ricrea un abbagliante
“riff” ironico autenticamente mozartiano sull’opera e la filosofia del XVIII secolo.

Fu subito dopo aver scritto Se una notte d’inverno un viaggiatore.

Fu un successo straordinario per la nostra piccola comune e ci fu chiesto di rimontare lo spettacolo


per il Carnevale nel cortile di Palazzo Grassi a Venezia. Successivamente l’ho messo in scena
all’Old Vic di Londra, a Birmingham e al Festival Mozart di La Coruña. L’ultima volta in Italia è andato
in scena più di trent’anni fa a La Fenice. E ora nel 2020; in un mondo di incertezza, solitudine e
isolamento con la libertà che è solo un sogno all’orizzonte – con esseri umani che continuano a
lottare, amare, credere, aiutare, senza sapere come andrà a finire…”

[Tratto dal programma di sala di Zaide, Teatro dell’Opera di Roma, ottobre 2020]
Note musicali
di Alessandro Palumbo, Direttore D’Orchestra

“Zaide, Singspiel K344 pervenuto a noi in forma incompiuta, rappresenta un momento importante di
transizione nella produzione operistica mozartiana, del quale a mio avviso si dovrebbe tenere
maggiormente conto. L’opera si colloca all’interno del catalogo operistico del compositore quasi a
fare da spartiacque tra la produzione ‘giovanile’ e le opere della maturità con le quali raggiunge la
notorietà che meritava. Intorno al 1779 il ventitreenne Mozart si mise al lavoro per iniziativa
personale. su un libretto fornitigli da un amico di famiglia, Andreas Schachtner, e fu forse proprio
questo senso libertà e di indipendenza da una commissione a dare al salisburghese la possibilità di
‘sperimentare’ in una forma nuova con la Musica e con il Teatro.

Dei quindici brani composti e a noi pervenuti, non possiamo non notare la disomogeneità della
scrittura, tanto vocale, quanto strumentale. Si alternano brani di ricchezza armonica, complessità
contrappuntistica, fantasia strumentale e durata estremamente variabile. Ma questo a mio avviso
non rappresenta un limite, tutt’altro, si vede proprio attraverso queste pagine lo spirito con cui Mozart
sceglie di mettersi in gioco e di sperimentare nuove forme, nuovi colori orchestrali e concatenazioni
armoniche. Quando all’inizio dell’opera (n.2 ‘Unerforschliche Fügung’) il personaggio di Gomatz
inizia il lungo monologo sulla sua condizione di schiavo, ci troviamo proprio di fronte ad un brano
dove si osserva come il compositore stesse cercando nuove forme di comunicazione del testo
teatrale, nuove soluzioni armoniche, alcune anche alquanto ardite per l’epoca (si noti l’uso delle
dissonanze e dell’enarmonia). Al Sultano, Solimano, sono affidate invece pagine, trale più lunghe
ed articolate di tutta l’opera nelle quali si evidenzia una ricchezza strumentale e contrappuntistica
degne dei suoi lavori sinfonici. Mentre alla protagonista Zaide, Mozart affida tre pagine tra le più
diverse, come concezione, strumentazione e complessità. Se nella prima e senza dubbio più celebre
‘Ruhe sanft’ siamo di fronte alla tradizionale forma tripartita dentro la quale si snoda una melodia
dolcissima in cui oboe e fagotto sono concertanti e fanno da contraltare al canto della soprano,
insieme ai violini con sordino, creando un colore di una purezza e dolcezza infinita. Nella seconda
aria ‘Trostlos schluchzet Philomele’ Mozart spoglia letteralmente l’accompagnamento scegliendo di
affidarlo ai soli archi, quasi come ad invitare l’ascoltatore a concentrare il proprio ascolto sul canto
della soprano.

Un canto di desolazione e di sconforto che nella ripetizione del testo, legato alla forma strofica in cui
è costruito, trova riflesso proprio quel senso di impotenza legato alla condizione di schiavitù in cui si
trova Zaide. Nell’ultima aria ‘Tiger’ viene invece fuori tutta la forza umana e caratteriale del
personaggio, ‘una donna capace d’ardite iniziative’ dice Calvino, che per amore verso Gomatz, trova
finalmente il coraggio di inveire contro il Sultano invocando la libertà da tempo agognata. Per poi
rivolgersi, nella parte centrale, al suo amato in una melodia piena di infinita disperazione sostenuta
nuovamente dagli archi con sordino, gli oboi e i fagotti, che, assecondando un gioco armonico di
notevole gusto ed interesse, aiutano Zaide ad invocare invece la morte come unica salvezza per la
loro tribolazioni.

Non sappiamo purtroppo, come Mozart avrebbe terminato l’opera, se fosse contento del risultato e
nemmeno se avrebbe poi scelto di rimaneggiarla o modificarla. Prima che potesse portare a termine
il suo nuovo lavoro, gli giunse infatti la commissione per l’Idomeno, da parte del Teatro Cuvillies di
Monaco di Baviera, un’opera che segna effettivamente l’inizio di una nuova e certamente più matura
fase del genere operistico, che da quel momento in avanti ci ha lasciato indubitabili capolavori.

L’unica cosa che sappiamo con certezza è che Zaide rappresentò per Mozart un magico laboratorio
in cui potè permettersi la libertà di sperimentare e di giocare con la musica e con la forma; un
passaggio fondamentale per ciò che avrebbe composto in seguito. Le musiche che Mozart ha
composto per Zaide sono, citando ancora Calvino, come ‘lapislazzuli e ametiste incastonati in un
mosaico azzurro, indaco, pervinca’.”

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