Processi Aziendali
Processi Aziendali
Processi Aziendali
Vincenzo Moscato
Prefazione VII
Le seguenti dispense sono essenzialmente una rielaborazione delle slide del testo
Sistemi informativi per l’impresa digitale di Giampio Bracchi, Chiara Francalanci,
Gianmario Motta, ed edito da McGraw-Hill nel 2010. Esso rappresenta il libro di
testo adottato nell’ambito del presente corso.
Strategie, Obiettivi
Processi di business
Organizzativi
determina realizza
Processi di business
Operativi
determina realizza
Processi di business
Implementati
livello, in questi processi vengono definite nel dettaglio le loro attività e le re-
lazioni tra di esse ma non viene definito alcun tipo di implementazione. Questi
ultimi sono le basi dei processi di business implementati poiché essi contengono
le informazioni sull’esecuzione delle attività dei processi e sull’ambiente tecnico
e organizzativo sul quale essi sono in esecuzione. Un altro tipo di classificazione
riguarda il grado di relazione che un processo di business ha con un altro. Un
processo di business che non ha nessun tipo di legame con l’esterno (altri proces-
si) viene detto funzionale e di norma viene svolto da una sola struttura funzionale
aziendale e spesso sia l’esecutore sia il cliente appartengono alla stessa organiz-
zazione. É questo il caso di molti processi di supporto. Per esempio le analisi
gestionali interessano il reparto amministrazione che raccoglie, elabora e fornisce
rapporti ai reparti della medesima azienda. I reparti che ricevono i rapporti sono
quindi i clienti del processo. Le vendite di un supermercato sono invece esempio
di processi funzionali con clienti esterni. Infatti la richiesta (implicita) proviene
dalla casalinga che preleva e sperabilmente paga la merce alla cassa. Lo stesso
avviene in una variegata serie di interazioni frontali come agli sportelli bancari,
negli sportelli di informazione ed altri. I servizi funzionali possono essere prodotti
a richiesta (come avviene nella spesa al supermercato, che avviene solo se i clienti
entrano nel supermercato) o secondo un calendario predefinito (come avviene nel
4 Capitolo 1
caso dei rapporti gestionali, che sono emessi a scadenze predeterminate). Questi
tipi di processi hanno come obiettivo primario quello di snellire i processi inter-
ni eliminando le attività che non portano valore al processo. Viene definito uno
schema delle risorse dell’organizzazione a cui vengono sistematicamente assegna-
te delle attività del processo in base alla loro competenza. I tradizionali sistemi di
gestione dei workflow sono adatti allo scopo. Quando invece un processo neces-
sita di interagire con un altro allora si parla di processo interfunzionale (se svolto
da più reparti di una stessa organizzazione, mentrei clienti possono essere interni
od esterni) o interorganizzativo, e di coreografie di processi. In questo caso pro-
cessi facenti parte di una coreografia necessitano di tutta una serie di tecnologie
abilitanti al loro scopo. Queste tecnologie riguardano i protocolli di comunica-
zione, il formato dei dati scambiato e il definire una rappresentazione comune
dei vari processi di business. Gli attori dei processi interfunzionali appartengono
a reparti diversi di una stessa organizzazione. I clienti possono essere interni o
esterni. Il primo caso è esemplificato delle evasione degli ordini dei clienti, do-
ve il processo inizia dalla elaborazione delle richieste dei clienti alle vendite, e
coinvolge il reparto di produzione, che assembla il piano di produzione necessa-
rio ad evadere gli ordini, e gli stabilimenti, che eseguono il piano. Nei processi
interorganizzativi i dipartimenti che eseguono il processo appartengono ad orga-
nizzazioni diverse. Consideriamo il ben noto caso di Amazon. Amazon si limita a
raccogliere gli ordini dei clienti, mentre le attività di prelievo dei libri dei depositi
e la spedizione/consegna sono affidate a terzi. Il processo è quindi eseguito da im-
prese diverse ed indipendenti. Analogamente, nella Sanità un esame radiologico
richiede la collaborazione del medico di famiglia, che prescrive l’esame, del labo-
ratorio che lo esegue, della azienda sanitaria che monitora il processo e rimborsa
i costi corrispondenti, e di altre organizzazioni. Un altro tipo di classificazione
dei processi di business può essere fatto sulla base del loro grado di: automa-
zione, ripetizione, strutturazione. Per quanto riguarda il grado di automazione
esistono processi di business che non richiedono l’intervento umano. In questo
caso si parla di processi di business pienamente automatizzati. Un esempio sono
i processi automatizzati di gestione degli ordini al fornitore che effettuano in au-
tomatico la richiesta quando le merci raggiungono il livello di riordino. Esistono
poi processi che non possono essere in alcun modo automatizzati ma richiedono
necessariamente l’intervento umano. Un esempio sono tutte quelle applicazioni
che richiedono l’inserimento manuale di dati al fine di portare a termine un’ope-
razione. Molti processi di business invece richiedono sia attività di tipo manuale
sia attività di tipo automatiche. Rispetto al grado di ripetizione è possibile valu-
tare quale tipo di tecnologia è più adatta a supportare un determinato processo di
business. Nei processi di business dove il grado di ripetizione è alto sono richieste
tecnologie che permettano la modellazione e l’esecuzione automatica dei processi.
Questo tipo di tecnologie comportano un investimento di una certa consistenza ma
consentono la corretta esecuzione dei processi ad alta ripetitività. Esistono invece
dei processi che invece sono caratterizzati da uno scarso o nullo grado di ripetiti-
vità. Questi processi vengono definiti processi di business collaborativi. In questi
processi l’utilizzo delle tecnologie di supporto non ha come obiettivo quello di
ottimizzare l’efficienza ma quello di monitorare il processo e di scoprire eventuali
I processi aziendali nei sistemi informativi 5
relazioni causali tra i vari task di progetto. Per ultimo si ha una classificazione dei
processi di business in base al loro grado di strutturazione. Si definisce workflow
di produzione, un processo di business il cui modello descrive perfettamente le sue
attività ed i vincoli tra queste in modo completo. In questo modo il processo si
definisce completamente strutturato. Ad esempio in questi processi sono definiti
tutti i vincoli decisionali del processo in modo che nessun tipo di decisione possa
essere presa da parte di un intervento umano. Questi tipi di processi, inoltre, sono
altamente ripetibili. I sistemi tradizionali di gestione dei workflow sono adatti a
supportarli. Si definisce invece attività ad hoc, un processo che non necessita di
essere definito completamente in quanto deve dare una certa flessibilità all’opera-
tore umano di poter gestire parti del processo in base alla sue competenze. Quindi
questi processi sono caratterizzati da un basso livello di strutturazione e da un alto
livello di flessibilità. Le classificazioni possono avere anche uno scopo descrittivo
o normativo. Le classificazioni descrittive fotografano la situazione esistente di
un’azienda o di un settore rispecchiando le rilevazioni fatte da un’analista. Quelle
normative invece descrivono la struttura dei processi come dovrebbero essere o
come effettivamente sono nelle migliori aziende del settore: questi classificazioni
di riferimento dei processi sono dette best practice. Le classificazioni normative
hanno una grande importanza pratica per due ragioni:
1. forniscono un termine di paragone, in quanto semplificano il confronto tra la
situazione reale attuale e la situazione ideale a cui tendere, permettendo cosı̀ di
individuare e attuare le azioni necessarie per colmare i gap;
2. molte classificazioni best practice sono mappate sui principali pacchetti ERP o
CRM.
Riguardo a quest’ultimo concetto, le società di consulenza hanno messo a punto
delle metodologie integrate di analisi e progettazione dei processi, specializzate
per settore, che comprendono: (i) una lista dei processi strutturata su più livel-
li (ad esempio processo, fase, attività corredata dalla descrizione delle proprietà
dei processi); (ii) il flusso d’esecuzione dei processi (ad esempio il flusso delle
attività); (iii) una serie di strumenti software per il BPM.
• Progettazione: copre il ciclo vitale del progetto del sistema informatico dal-
la analisi delle esigenze al “go live” assistito da sistemi di ausilio di Project
Management e di Document Management. Viene inclusa l’attività di manuten-
zione.
• Esercizio dei sistemi: amministrazione della base dati, gestione e manutenzione
del software, conduzione dei data center, supporto alla informatica distribuita,
ecc.
• Gestione delle prestazioni: definizione dei livelli di servizio (Service Level
Agreement, SLA) e mantenimento del livello di servizio a frontedi malfunzio-
namenti.
Chiaramente l’outsourcing (esternalizzazione dei servizi verso terzi) trasforma i
processi di servizio sia nell’impresa cliente sia nell’impresa fornitrice. Nell’im-
presa fornitrice il processo di supporto diviene processo primario di servizio. Nel-
l’impresa cliente si crea uno specifico processo di gestione delle prestazioni, ba-
sato su accordi di servizio (SLA). L’outsourcing crea un caratteristico schema che
separa le attività di governo e controllo del servizio dell’impresa cliente e quelle
da parte delle imprese fornitrici.
• controllo: analisi periodica che confronta i risultati ottenuti con gli obiettivi
prefissati ed analizza gli scostamenti (es. vendite effettive verso obiettivi di
vendita);
• azioni correttive: attività con cui si agisce per allineare i risultati e/o gli obiettivi
del piano (es. diminuire i prezzi).
La piramide di Atnhony (vista nel Capitolo 1) oltre ad essere un modello utilizzato
per la rappresentazione funzionale di un’azienda permette anche di classificare
(mappare) i processi direzionali sui tre livelli della piramide stessa (vedi Figura
1.11:
• pianificazione strategica: fissa gli obiettivi complessivi dell’impresa (es. quali
I processi aziendali nei sistemi informativi 13
Figura 1.11 Tipologie di processi decionali con riferimento ai livelli della piramide
di Anthony
Processi primari Esistono vari modelli nella letteratura che possono essere
utilizzati per descrivere i processi primari di un’azienda come ad esempio la cate-
na del valore di Porter, già analizzata nel Capitolo 1. Altre autori propongono una
classificazione a livelli dei processi primari, che distingue le classi di processi in
ragione dell’obiettivo che si propongono, del tipo di output /servizio che produco-
no e, non ultimo, del tipo di informazioni che elaborano. Tali classi (vedi Figura
1 1.14) comprendono attività di:
1. Pianificazione delle operazioni,
2. Esecuzione,
3. Monitoraggio e rilevazione degli eventi,
4. Controllo,
5. Gestione delle informazioni.
Ciascun livello di processo, dato il proprio caratteristico profilo, corrisponde a un
diverso ruolo dei sistemi IT. Per esempio, nella pianificazione il sistema deve ela-
borare un risultato ottimale, con il vantaggio di bilanciare centinaia di vincoli e di
obiettivi. Nella esecuzione, deve elaborare le transazioni tipiche dei flussi infor-
mativi o gli eventi tipici dei flussi fisici. Nel monitoraggio, deve rilevare eventi e/o
avanzamento di un processo. Nel controllo deve attuare un circuito di feedback,
che corregge la esecuzione in ragione degli obiettivi assegnati. Nella gestione
delle informazioni deve generare e strutturare le centinaia di parametri necessari
ed ad attuare i processi informatizzati. L’incrocio fra livelli e domini individua
i potenziali moduli ES. Nel settore manifatturiero, i domini sono Approvvigio-
namento (Inbound Logistics), Produzione (Operations), Vendite e Distribuzione
I processi aziendali nei sistemi informativi 17
Figura 1.16 Schema della Business Process Map per un’industria meccanica
• Make To Stock (MTS): è il caso classico di chi produce per il magazzino e vende
su listino, come avviene per gli elettrodomestici;
• Assemble To Order (ATO): il cliente sceglie fra le opzioni presenti a listino ed
il prodotto è composto specificatamente per ciascun ordine; è il caso dell’indu-
stria automobilistica dove il cliente sceglie gli allestimenti, e ciascuna vettura é
assemblata per un singolo cliente;
• Make to Order (MTO): il prodotto é fabbricato solo su ordinazione, come nel
caso di una sartoria che confeziona i vestiti a partire solo se ordinati dal cliente;
è anche il caso degli aerei che sono prodotti su commessa delle varie compagnie
aeree; tuttavia la progettazione è fatta una volta per tutte e il cliente compra un
prodotto già progettato e definito;
• Purchase to Order (PTO)/ Engineer to Order (ETO): è il caso di prodotti che
sono disegnati su specifica del cliente, come avviene nel settore cantieristico,
dove le navi sono progettate e realizzate su commessa, o nelle aziende di ascen-
sori, dove gli ascensori di un grattacielo sono progettati e prodotti di volta in
volta; non solo la progettazione ma anche gli approvvigionamenti e la scelta dei
fornitori avvengono di volta in volta.
Figura 1.17 Schema della Business Process Map per un’azienda di autonoleggio
SCOR, inoltre, identifica anche processi Enable per la gestione delle informazio-
ni. Lo schema SCOR è in particolare articolato su successivi livelli di dettaglio
(vedi Figura 1.20):
1. Top level, che include le macro classi di processo (Plan, Source, ecc.);
2. Configuration level, che suddivide le macroclassi in tipologie;
3. Process element level, che corrisponde alle fasi dei processi;
I processi aziendali nei sistemi informativi 21
4. Iimplementation level, che descrive come la singola impresa svolge una data
attività del livello 3; questo livello é disegnato di volta in volta dall’analista,
che dettaglia la mappa SCOR con opportune tecniche di modellazione.
1
Il WfMC è un consorzio formato da sviluppatori, analisti e ricercatori che si occupano di
definire degli standard per la gestione dei processi di business e dei relativi workflow.
I processi aziendali nei sistemi informativi 25
ordine sono chiamati sequenza. Quando è necessario scegliere tra due o più task
per il proseguimento del flusso di processo ci troviamo nel caso di selezione tra
più task. Ci sono task che possono anche essere eseguiti in parallelo: questi ultimi
devono essere completati ad esempio prima che il task successivo possa entrare
in esecuzione. E’ possibile ripetere l’esecuzione di più task durante l’esecuzione
di un processo: questa operazione è chiamata iterazione. Ricapitolando possiamo
identificare quattro meccanismi di base nella struttura di un flusso di un processo:
• sequenza,
• selezione,
• parallelizzazione,
• iterazione.
Tali costrutti permettono la cosiddetta sincronizzazione trai task di un processo.
1.4.3 Workflow
Come già introdotto, un workflow può essere visto come l’automazione completa
o parziale di un processo di business durante la quale documenti, informazioni e
task vengono passati da un partecipante (persona o applicazione informatica) ad
un altro affinché si possa raggiungere un obiettivo comune, utilizzando un insie-
me predefinito di regole. Un workflow può essere visto come un componente di
un processo di business, in quanto consiste in una sequenza di attività specifiche
di una particolare applicazione attuate attraverso insiemi di istruzioni predefini-
ti, coinvolgendo sia procedure automatizzate che manuali. Un workflow viene di
solito descritto attraverso tre modelli:
• modello di processo;
• modello informativo;
• modello organizzativo.
Per descrivere i tre modelli verranno utilizzati gli standard introdotti dal WfMC
(Workflow Management Coalition) e quelli del WIDE (Workflow on Intelligent
and Distributed database Environment).
• Work list - ogni partecipante del workflow ha la sua lista di task da esegui-
re. Questa work list può anche essere assegnata ad un gruppo di agenti (lista
condivisa).
La Figura 1.21 descrive la terminologia utilizzata per descrivere i componenti di
un workflow. Altre componenti di un workflow utili alla sua modellazione sono
inoltre le seguenti:
• Sotto processo - Processo che viene attivato da un altro processo (istanziato) e
che rappresenta parte del processo totale.
• Blocco di attività - un insieme di attività contenute nella definizione di processo
che condividono una o più proprietà che permettono ad un WfMS di svolgere
alcune azioni rispetto a questo gruppo. Ad ogni singola attività viene assegnato
uno stato.
• Deadline - un vincolo di schedulazione temporale che richiede che una certa
attività venga completata in un certo intervallo di tempo.
• Instradamento (Routing) - come vengono connesse tra loro i diversi blocchi di
attività. Sono possibili due tipi di instradamento: sequenziale (le attività vengo-
no eseguite in sequenza sotto un singolo thread di esecuzione e parallelo (due
o più istanze di attività vengono eseguite in parallelo all’interno del workflow,
dando origine a thread multipli di controllo). La Figura 1.22 descrive i costrut-
ti AND-Join, AND-Split, OR-Join e OR-Split che possono essere usati per la
sincronizzazione.
• Ciclo - ripetizione di una stessa attività o di una sequenza di attività finché non
viene soddisfatta una determinata condizione.
I processi aziendali nei sistemi informativi 27
• Attore (Actor): è una risorsa di esecuzione individuale. Può essere umano op-
pure un agente software. Un Attore può essere specificato utilizzando diversi
attributi tra cui la sua disponibilità.
• Gruppo (Group): è un insieme di attori che possiedono comuni caratteristiche
(ad esempio appartengono tutti ad una particolare unità dell’organizzazione).
• Funzione di organizzazione (Organization function): descrive una funzione che
può essere eseguita da un gruppo o da un attore individuale. Viene assegnato
un attributo di tipo capacità di esecuzione (skill).
in fasi che sono collegate le une con le altre. Le fasi sono organizzate in una
struttura ciclica, mostrando le loro dipendenze logiche. Queste dipendenze non
implicano il rispettare uno stretto ordine temporale per l’esecuzione delle fasi.
Infatti molte attività di progetto e di sviluppo vengono condotte durante ciascuna
di queste fasi. Le fasi di un processo di business possono essere mappate nelle
corrispettive metodologie e tecnologie che formano i componenti di un sistema
di Business Process Management (BPMS). Descriviamo ora queste fasi e le loro
corrispettive funzionalità.
implementazioni. I BPMS utilizzano i file di log raccolti nella fase precedente per
valutarli utilizzando sistemi quali i business activity monitoring e i business coc-
kpit. Questi ultimi utilizzano tecniche di data mining per cercare di identificare
la qualità di un modello di processo di business e il grado di adeguatezza rispet-
to l’ambiente di esecuzione. Il business activity monitoring serve a identificare
quali attività del processo di business ad esempio consumano più risorse oppure
non sono state completate in base ai vincoli previsti dal modello di processo di
business. Queste analisi vengono effettuate a tempo di esecuzione in modo da
intervenire direttamente sull’istanza del processo. Il business cockpit,invece, si
occupa di analizzare i dati raccolti a posteriori rispetto l’esecuzione del processo.
Lo scopo di questo strumento è quello di mettere in relazione i vari dati prodotti
da varie istanze dello stesso processo di business in modo da identificare quelle
parti del modello che devono essere migliorate.
Evento Un evento è qualcosa che accade durante il corso del processo di bu-
siness. Questi eventi influiscono sull’esito del flusso del processo e solitamente
sono caratterizzati da una causa (trigger) e da un effetto (result). Vengono rappre-
sentati per mezzo di cerchi e ne esistono tre di base: gli eventi di inizio (indicano
34 Capitolo 1
Attività Attività è un termine generico per indicare il lavoro che svolge un qual-
che entità. Un’attività può essere atomica o composta. I tipi di attività che fanno
parte del modello di processo sono: task e sotto-processo (rappresentati con trian-
goli arrotondati). In particolare: un task rappresenta un’unità atomica di attività
che è inclusa all’interno di un processo e viene utilizzato quando l’attività non è
ulteriormente decomponibile; un sotto-processo è un’attività composta che vie-
ne inclusa all’interno di un processo (graficamente nella notazione avanzata può
essere visualizzata completamente oppure viene visualizzata in modalità “collas-
I processi aziendali nei sistemi informativi 35
sata” con il simbolo ‘+’ che sta ad indicare questa tipologia). La Figura 1.27
mostra le notazioni grafiche utilizzate per le attività.
• gateway esclusivi: definiscono una scelta da fare nel flusso di processo (questa
scelta può essere basata su dati oppure su un evento);
• gateway inclusivi: definiscono una o più scelte che vengono prese nel flusso di
processo (la scelta di un percorso nel flusso di processo non esclude le altre);
• gateway complessi: sono stati definiti per trattare quelle situazioni che non è
possibile affrontare con gli altri tipi di gateway (ad esempio l’unione di più
gateway);
• gateway paralleli: definiscono l’esecuzione di più attività in parallelo.
Lane Un lane rappresenta una sotto-partizione all’interno del pool che si esten-
de per l’intera lunghezza del pool sia in orizzontale che in verticale. Viene utiliz-
zato per organizzare e categorizzare le attività.
Oggetto di dati Un oggetto di dati non ha alcun effetto sul flusso di sequenza
o di messaggio ma fornisce informazioni circa quelle attività che richiedono di
essere eseguite oppure su cosa producono.
delle tecniche più importanti per affrontare i problemi sopra identificati è il Qua-
lity Function Deployment (QFD), nata in Giappone verso la fine degli anni 70,
in ambito manifatturiero, come risultato di studi e ricerche nell’ambito dell’as-
sicurazione di qualità e di value engineering. QFD è un termine che traduce i
seguenti caratteri giapponesi: Hin Shitsu (qualità, caratteristiche, attributi, pro-
prietà), Ki No (funzione, meccanizzazione), Ten Kai (dispiegamento, diffusione,
sviluppo, evoluzione). Esso consiste in un sistema di interpretazione e di trasposi-
zione delle esigenze del cliente in requisiti e caratteristiche del prodotto/servizio
fornito ed in modalità operative per ottenerle. In sostanza la metodologia, dopo
l’identificazione dei clienti di riferimento e degli obiettivi aziendali, mira:
• a identificare con precisione le aspettative dei clienti, sia dettagliandole progres-
sivamente, sia esprimendole con indici numerici, riferiti a variabili misurabili;
• a individuare le caratteristiche del prodotto/servizio atte a rispondere alle esi-
genze individuate, mettendole in relazione con le esigenze secondo una scala di
priorità;
• a individuare le modalità operative (i processi) di produzione più adatti a rea-
lizzare le caratteristiche esaminate, anch’esse con una relazione che esprime le
priorità.
La tecnica si basa sulle matrici di relazione, matrici che nel caso del QFD sono
spesso chiamate casa della qualità ed che incrociano richieste del cliente e carat-
teristiche del prodotto (vedi Figura 1.32). Le matrici si possono arricchire di altri
47