Agrumi 06 Ricerca
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Agrumi 06 Ricerca
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Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Miglioramento genetico
Il miglioramento genetico delle piante coltivate è basato sulla
Gli agrumi presentano ampia
scelta delle piante migliori all’interno di una popolazione varia-
variabilità genetica
bile, ovvero, laddove non vi è variabilità, sulla possibilità di in-
• L’ampia variabilità esistente è durla utilizzando tecniche diverse. Il programma di miglioramento
determinata da diversi fattori, quali: genetico può considerarsi concluso allorché vengono verificati in
- elevato numero di generi e specie; campo la stabilità dei caratteri e il comportamento bioagronomico
- i ntercompatibilità; complessivo del genotipo di nuova costituzione. Gli agrumi, nel
- presenza di numerosi ibridi e di una loro complesso, sono caratterizzati da un’ampia variabilità gene-
complessa genealogia; tica che è stata esplorata soltanto parzialmente e che è molto
- lunga storia di diffusione; differente tra le diverse specie anche in funzione delle diverse ca-
- diffusione in un’ampia fascia ratteristiche riproduttive. A tale proposito basti citare l’alto grado
longitudinale; di apomissia (formazione di embrioni senza che sia avvenuta la
- utilizzo a fini alimentari e medicinali; fecondazione) che contraddistingue il mandarino Cleopatra, por-
- instabilità genetica; tinnesto che si riproduce sempre per autoimpollinazione in con-
- presenza di chimere d’innesto dizioni naturali e che viene considerato pressoché omozigote, a
e citochimere autogene; differenza, per esempio, del clementine Comune, varietà autoin-
- interferenza dei fattori ambientali compatibile in cui si registra più del 50% di condizione eterozigo-
(biotici e non); te per tutti i geni.
- facilità nella propagazione gamica La maggior parte delle cultivar di agrumi si è originata da semina
e agamica di fortuna o da mutazioni gemmarie insorte in cultivar già esistenti
e, in linea generale, si può affermare che un numero relativamente
esiguo di genotipi di un certo significato commerciale si è origi-
nato da programmi di incrocio e da mutagenesi indotta. Tuttavia,
più recentemente, e in particolare per il comparto dei mandarino-
simili, il numero di nuovi individui ottenuti mediante tali tecniche è
cresciuto notevolmente anche in virtù di innovazioni agronomiche
e tecnologiche che hanno consentito di migliorare l’efficienza e
abbreviare i tempi per la valutazione dei nuovi genotipi.
La realizzazione di programmi di miglioramento genetico degli
agrumi basati sull’impiego dei metodi convenzionali è ostacolato
da diversi aspetti della biologia fiorale che condizionano e limita-
no i successi conseguibili. Tra essi vanno menzionati:
– l’elevato grado di eterozigosi a cui si aggiunge la mancanza
quasi totale di conoscenze sul controllo genetico di specifici
caratteri, molti dei quali poligenici. Pertanto, la probabilità di
ricombinare i geni desiderati di una cultivar di successo in un
ibrido è veramente esigua e le popolazioni F1 che si ottengono
sono caratterizzate da un’elevata segregazione dei caratteri;
– la lunga fase giovanile dei semenzali zigotici e nucellari che ren-
de estremamente lungo il periodo necessario per la valutazio-
ne e la selezione delle nuove varietà consentendo, di fatto, di
analizzare solo la progenie F1 impedendo lo sviluppo di pro-
grammi più lunghi. Tale aspetto determina, altresì, la necessità
di disporre di ampie superfici per la valutazione bioagronomica
dei genotipi in esame. Inoltre, le caratteristiche dei frutti ottenu-
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scenza, che può mantenersi per diversi anni. La durata della fa-
se giovanile dipende molto dal genotipo e recenti ricerche hanno
concluso che essa è sotto il controllo di diversi geni.
L’incrocio sessuale controllato, quale metodo di miglioramen-
to genetico, è certamente un processo lungo che prosegue per
passaggi successivi che vanno dalla demasculazione del fiore
della varietà selezionata, prima che il proprio polline sia maturo,
all’isolamento con tessuto non tessuto per evitare la fecondazio-
ne incontrollata, all’impollinazione controllata con il polline della
varietà donatrice prescelta opportunamente raccolto sui fiori già
demasculati, al recupero all’individuazione e alla selezione degli
embrioni zigotici, all’allevamento di moltissimi semenzali e, infi-
ne, alla selezione dei tipi migliori. I semenzali ottenuti vengono
innestati su portinnesti vigorosi al fine di ridurre i tempi per la va-
lutazione delle caratteristiche dei frutti. Al fine di individuare gli
individui zigotici, l’utilizzo del genitore femminile clementine mo-
noembrionico ha rappresentato il metodo più utilizzato, anche se
oggi la disponibilità di tecniche di analisi del DNA rendono possi-
bile conoscere con certezza l’origine dei semenzali in epoca assai
precoce. Inoltre, la popolazione di semenzali che si ottiene può
presentare caratteristiche intermedie a quelle dei genitori, alcuni
caratteri propri di uno solo dei genitori, nuovi caratteri che non
sono presenti in nessuno dei due genitori oppure caratteristiche Viaggio del polline in fiori di cultivar
incompatibili (a sinistra) e compatibili
che erano presenti nelle forme ancestrali. Pertanto, da un lavoro (a destra)
di ibridazione verranno selezionati soltanto quegli individui che
presenteranno caratteristiche specifiche migliorative rispetto a
quelle di ciascuno genitore.
SPECIE PRINCIPALI
C. grandis (Pummelo)
C. medica (Cedro)
C. limon C. paradisi
C. aurantium C. aurantifolia (Limone) (Pompelmo)
(Arancio amaro) (Limetta)
C. sinensis
C. reticulata (Arancio dolce)
(Mandarino)
Tangor GENERI AFFINI
Fortunella
IBRIDI
japonica
Poncirus trifoliata (Kumquat)
Orangelo
Citradia Tangelo
Citrumelo
Citrandarin
Citrange Citrangequat
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Mutagenesi indotta
La possibilità di indurre mutazioni mediante irraggiamento con
agenti fisici (radiazioni ionizzanti quali raggi gamma, x, UV ) o chi- Frutti di Tangelo Minneola
mici (trattamenti con colchicina, con EMS ecc.) rappresenta un
metodo potente per la produzione di nuova variabilità all’interno
della quale, successivamente, operare un’adeguata selezione.
Comunque essa venga provocata, la mutazione, a differenza di
quello che avviene mediante l’incrocio, può interessare uno qua-
lunque dei 100.000 o più geni del genoma nucleare e anche alcuni
di quelli presenti negli organelli citoplasmatici. Ciò significa che la
variabilità che viene così determinata è estremamente più ampia
e può portare a una modificazione anche in quei geni (geni ubiqui-
tari) che sono in comune tra tutte le varietà di una specie. Anche
questo metodo di miglioramento genetico presenta alcune limita-
zioni. L’azione dell’agente mutageno non può essere determinata
a priori e, pertanto, essere diretta nei confronti di uno specifico
gene; ciò significa, in altri termini, che l’alterazione a carico del
cromosoma è assolutamente casuale e può determinare l’insor-
genza di caratteristiche indesiderate e la successiva necessità di
analizzare una grande popolazione di mutanti all’interno dei quali
operare la selezione. Inoltre, tali mutazioni possono non essere
stabili nel tempo. La modificazione determinata dal fattore muta-
geno nei confronti della struttura molecolare del DNA può essere
resa vana dal ripristino della struttura originaria in seguito a ul-
teriori mutazioni geniche, traslocazioni e aberrazioni cromosomi-
che, che insorgono prima ancora che la mutazione sia manifesta
ed espressa fenotipicamente. Ovviamente, la maggior parte delle Frutti dell’ibrido triploide Safor
alterazioni positive indotte nel genoma di un organismo causano,
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miglioramento genetico
dalla minore acidità del frutto. Cloni senza semi sono stati ottenuti
per l’arancio Pineapple, per i pompelmi Duncan e Foster, per il
clementine Monreal e per il limone Eureka a partire da gemme
ascellari o semi delle rispettive cultivar con semi.
In Italia, giovani frutticini di limone Femminello siracusano sono
stati irradiati con raggi gamma e gli ovuli non sviluppati da essi
prelevati sono stati coltivati in vitro. Da tale programma è stato se-
lezionato un mutante, denominato Femminello 2KR, che manife-
sta breve durata della fase giovanile, assenza di spine e precoce
entrata in produzione associata a ottime caratteristiche qualitative
dei frutti.
Recentemente grande attenzione è riservata ad alcuni mandari-
ni simili, ottenuti per irraggiamento con Cobalto 60 di gemme di
varietà di buone caratteristiche ma dotate di semi; tra questi, per
esempio, il mandarino Michal, privo di semi rispetto alla varietà
originaria. Il trattamento con tale agente mutageno ha consentito
di ottenere i rispettivi mutanti apireni, tra i quali il Tango, ottenuto
in California a partire da W. Murcott (Nadorcott), e il Mor, ottenuto
in Israele per irraggiamento del mandarino Murcott.
Biotecnologie innovative
Le biotecnologie innovative hanno fatto registrare nell’ultimo de-
cennio un notevole sviluppo e offrono potenzialità per il supera-
mento o, comunque, l’attenuazione di alcune problematiche con-
nesse con lo sviluppo di programmi di miglioramento genetico
degli agrumi. Nell’ambito del complesso ventaglio di tecniche
disponibili, esse possono essere fondamentalmente raggruppate
in due categorie, ciascuna delle quali deve essere considerata di
supporto ai metodi classici di miglioramento genetico.
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a) b) c)
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Arancio
Giovanni La Rosa
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Arancio
Introduzione
Il sapore amaro dei succhi Esistono due specie di arancio: l’arancio amaro (Citrus aurantium
• I succhi di agrumi, dopo un certo tempo L.), utilizzato come portinnesto, e l’arancio dolce [Citrus sinensis
dalla spremitura, tendono ad assumere (L.) Osbeck], coltivato per la produzione di frutti da destinare sia al
un sapore amaro. Responsabile consumo fresco sia alla trasformazione industriale.
è la limonina, composto terpenoide In questo capitolo tratteremo solo dell’arancio dolce. Questa
presente nei frutti sotto forma specie, ibrido naturale tra pummelo e mandarino, si è originata
di un precursore non amaro nel Sud-Est asiatico in un’area tropicale compresa tra il decimo
(monolattone dell’acido limonoico). e il venticinquesimo parallelo nord che corrisponde al nord-est
Questo è riscontrabile nell’albedo, dell’India e alla parte meridionale della Cina. Si tratta, perciò, di
nei semi, nelle membrane degli spicchi una pianta sempreverde con foglie a lamina più o meno espansa,
e nelle vescicole del succo dove, con ricca di stomi e senza strutture atte a limitare la traspirazione, con
pH intorno a 5, si mantiene stabile, esigenze idriche medio-elevate; non presenta fabbisogno in fred-
mentre passando nel succo, con pH do e con temperature al di sotto dello zero subisce danni.
intorno a 3, si idrolizza e si converte in Le prime coltivazioni di arancio sono state realizzate nei luoghi
limonina. Quando la sua concentrazione di origine; nel bacino del Mediterraneo è stato introdotto verso la
si mantiene inferiore a 6 ppm il succo metà del XV secolo. In Italia, in date diverse, sarebbe arrivato tra
è senz’altro bevibile; a partire da 9 ppm il XV e il XVI secolo a opera di navigatori genovesi e/o portoghesi,
si avverte il sapore amaro, in alcune aree della Sicilia le arance si chiamano ancora “portualli”
che si accentua fino a diventare e l’aranceto “portuallera”. Tra gli agrumi, a livello mondiale, è la
sgradevole con valori superiori a specie più diffusa, la cui produzione rappresenta quasi il 70% di
15-20 ppm. Il processo di idrolizzazione quella agrumicola totale. I maggiori Paesi produttori sono Brasile
è rallentato dalle basse temperature, e Stati Uniti, nell’area mediterranea Spagna e Italia.
perciò le spremute vanno conservate In Italia circa i due terzi della produzione di agrumi è rappresentata
in frigorifero da arance. Le regioni maggiormente interessate sono quelle meri-
dionali con in testa la Sicilia, che fornisce oltre la metà del prodot-
to; seguono Calabria, Basilicata, Puglia, Sardegna e Campania.
Frutti di Tarocco
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arancio
Cultivar
Nel complesso le cultivar di arancio sogliono distinguersi in tre
raggruppamenti principali:
– bionde comuni; Le cultivar di arancio dolce
– bionde ombelicate (Navel);
–p igmentate. • Bionde comuni
Un quarto raggruppamento è rappresentato dalle cultivar che - c on e senza semi
producono frutti a bassa acidità. - a lta resa in succo
La maggior parte delle varietà coltivate deriva da mutazioni gemmarie - d olci (bassi valori di limonina)
spontanee, piuttosto frequenti negli agrumi e in particolare nell’aran- - c ultivar più diffusa Valencia Late
cio. Un certo numero deriva anche da selezioni nucellari, tecnica che • Bionde ombelicate (Navel)
sfrutta il fenomeno della poliembrionia e che costituisce anche un - s enza semi
metodo di risanamento. Per questa via, però, si ottengono piante - b assa resa in succo
che presentano una fase giovanile più o meno lunga. Ormai per il - a lti valori di limonina
risanamento si preferisce fare ricorso alla pratica del microinnesto. - c ultivar capostipite Washington Navel
Bionde comuni
• Bionde pigmentate
- t ipicamente italiane
È il gruppo più antico e numeroso, comprendente cultivar che pro- - p olpa rossa per alta presenza
ducono frutti con semi e altre che producono frutti apireni; l’epoca di antocianine
di maturazione varia da precoce a tardiva. I frutti della maggior parte - s uperiore tenore di vitamina C
delle cultivar si adattano alla trasformazione industriale, poiché pre- - c ultivar più diffusa Tarocco
sentano alta resa in succo e bassi valori di limonina, un composto
che, se presente in concentrazione elevata, conferisce ai succhi un
sapore piuttosto amaro. Diversi sono i fattori che concorrono alla
sua biosintesi e alla sua evoluzione nei frutti e nei possibili derivati;
importante è il fattore genetico (cultivar) ma anche il portinnesto
può influenzare la sua concentrazione. Soggetti tipo limone (ale-
mow e rough lemon) tendono a presentare più alti contenuti.
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arancio
Bionde Navel
Tutte le cultivar di questo raggruppamento producono frutti con
una cicatrice stilare più o meno ampia tale da ricordare la ci-
catrice ombelicale, da cui il nome. Ciò è dovuto al fenomeno
della sincarpia (più frutti in uno) che dà luogo alla formazione di
un frutticino parzialmente sviluppato derivante da un secondo
verticillo di carpelli. Questo si colloca nella parte distale del frut-
to principale determinando una certa pressione verso l’esterno,
causa della mancata cicatrizzazione regolare nel punto di distac-
co dello stilo dall’ovario. Altra caratteristica costante dei frutti
è l’apirenia: poiché i fiori sono sterili, le antere non producono
polline e l’embriosacco regredisce precocemente. Nella polpa si
riscontrano tracce di semi non sviluppati, rappresentati dai tegu-
menti seminali.
I frutti non sono ottimali per la trasformazione industriale perché, Valencia Midknight
in genere, presentano bassa resa in succo e alti valori di limonina;
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Newhall
Brasiliano m500
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(CY3G). Gli antociani trovano sede allo stato di soluzione nei va-
cuoli cellulari detti cianoplasti.
L’intensità della colorazione rossa è variabile ed è correlata a fat-
Peculiarità delle arance rosse tori genetici e ambientali; i frutti della stessa varietà, infatti, in an-
nate diverse e/o in luoghi differenti, possono presentare varia in-
• Oltre che per la presenza di antocianine tensità di pigmentazione. Inoltre, non c’è sempre correlazione tra
le arance rosse si distinguono per la pigmentazione interna ed esterna: in genere i frutti del gruppo
diverse altre caratteristiche: Sanguigni pigmentano di più all’esterno, quelli dei Sanguinelli si
- presentano più alti valori di vitamina comportano all’opposto, quelli di Moro raggiungono una colora-
C; questa nei diversi frutti di agrumi zione intensa sia interna che esterna, quelli di Tarocco si compor-
raggiunge valori tra 50 e 60 mg per tano in modo variabile in funzione del clone. Solitamente la polpa
100 ml; il succo rosso, in particolare comincia a pigmentare prima rispetto alla buccia.
quello dei frutti di Tarocco, raggiunge Circa la funzione degli antociani nell’economia dei vegetali le teo
valori di oltre 70 mg; rie sono diverse:
- sia i frutti che il succo sono di gusto – esplicherebbero una funzione protettiva sui cloroplasti dalla luce
particolarmente gradevole, dato da un troppo intensa;
rapporto armonico tra zuccheri e acidi – eserciterebbero una funzione protettiva contro il gelo per l’azione
e da una serie di sostanze aromatiche termogenica che essi sarebbero capaci di esplicare in rapporto
quali il limonene, il butanoato di etile all’assorbimento delle radiazioni a maggiore lunghezza d’onda;
e gli esanoli; – indurrebbero un abbassamento del punto di congelamento.
- i succhi rossi, inoltre, si Certo è che le piante di ambienti a inverni rigidi nella stagione
contraddistinguono per il più alto fredda perdono le foglie e vanno in dormienza per meglio difen-
contenuto di acidi idrossicinnamici e dersi dalle basse temperature; la formazione delle antocianine in
per i maggiori livelli di acido cumarico; autunno potrebbe essere interpretata come un tentativo di difesa
- i contenuti di acidi durante dalle minime termiche e di resistenza nei confronti dei fenomeni di
l’evoluzione dei processi senescenza che precedono l’abbandono delle foglie “morte”. Si
di maturazione non si abbassano tratterebbe di una morte benefica, considerato che rappresenta
mai al punto da conferire un sapore una strategia efficace affinché la pianta possa superare periodi
piuttosto scialbo avversi, riducendo al minimo i processi vitali, per poi riprendere in
primavera il ciclo successivo.
Le ipotesi su esposte non sono certo applicabili per spiegare le
funzioni degli antociani nelle arance; tuttavia, come nelle foglie, la
loro sintesi si realizza durante i processi di maturazione ovvero a
fine ciclo e in corrispondenza di abbassamenti termici.
Relativamente agli aspetti salutistici, è da sottolineare che le an-
tocianine hanno un forte potere antiossidante, poiché tendono a
ostacolare i radicali liberi che sono causa dei processi d’invecchia-
mento e di degenerazione cellulare. Inoltre, sono in grado di preve-
nire patologie dell’apparato digerente come gastrite e ulcera grazie
alla loro azione protettiva della mucosa gastrica e delle pareti dei
vasi sanguigni; quest’ultima funzione è anche in grado di limitare i
danni a carico dell’apparato cardiocircolatorio. L’elevato potere an-
tiossidante della CY3G pare sia da attribuire a un effetto sinergico
che si instaura con le altre sostanze antiossidanti presenti in questi
frutti come flavononi, acidi idrossicinnamici e acido ascorbico.
Indagini condotte su popolazioni nella cui dieta era stato previsto
Sanguinello Vaccaro il consumo di arance rosse o dei relativi succhi hanno rilevato una
minore frequenza di patologie tumorali.
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Tarocco Sciara. Sia la pianta che i frutti sono molto simili a quelli
di Tarocco dal Muso e anche l’epoca di maturazione è più o meno
coincidente. Negli ultimi anni sta suscitando un certo interesse,
specie per l’elevata pezzatura dei frutti e la buona produttività.
Si dispone di una linea nucellare ottenuta mediante coltura in vitro
di ovuli non sviluppati presso il CRA-ACM di Acireale, denominata
Arancio Tarocco Sciara nucellare C1882.
Tarocco Ippolito
Impianto di Tarocco Sciara
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Maltese sanguigno
Impianto di Tarocco rosso
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gli agrumi ricerca
Limone
Giovanni Continella
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Limone
Origine e diffusione
Il limone [Citrus limon (L.) Burm. f.], sebbene sia un agrume ben
distinto dal punto di vista agronomico e commerciale, non è da
considerare una specie vera, ma di origine ibrida, coinvolgendo i
genomi di una specie vera, il cedro (Citrus medica L.), e di un’altra
specie derivata dal pummelo, probabilmente l’arancio amaro (Ci-
trus aurantium L.). Dal limone vero e proprio derivano, per incrocio
naturale con altri agrumi, diversi ibridi:
– i limoni cedrati (Citrus limonimedica Lush.), utilizzati sia per il
consumo diretto sia anche come sostituti del cedro in pasticce-
ria (Spadafora, Piretto ecc.);
– un “lemonange”, probabile incrocio di limone e arancio, deno-
minato limone Meyer, usato come pianta ornamentale;
– i “lemonime” (il più noto, tra questi ibridi con la lima, è il cosid-
detto “limone Perrine”);
– infine i lemandarin, originari della Cina meridionale dall’incrocio
con il mandarino e denominati limonia rossa (hong ning-mong) e
limonia bianca (bai ning-mong), utilizzati come portinnesti.
Tra i limone-simili devono essere citati tre agrumi utilizzati oggi in
tutto il mondo come portinnesti: il limone rugoso, noto interna-
zionalmente come Rough lemon (Citrus jambhiri), il limone Vol-
Raffigurazione del limone nell’opera kameriano (Citrus volkameriana) e l’alemow (Citrus macrophylla),
di Antonio Targioni Tozzetti nonché due limoni-simili originari dell’India, galgal e katta, dove
quest’ultimo è impiegato come portinnesto.
La zona di origine del limone non è ben definita, ma la si ricondu-
ce a un areale che comprende il nord-est dell’India, il nord della
Limonia rossa
Limoneto moderno e razionale in Sicilia
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limone
Morfologia e biologia
Dal punto di vista morfologico il frutto si distingue dagli altri
agrumi per la sua conformazione da ovale a ellittica e per la pre-
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limone
Varietà italiane
Il materiale genetico un tempo in coltura era costituito da diversi
tipi di limoni accomunati dalla denominazione di “Femminello
comune”, dotato di elevata produttività e di buone caratteristi- Albero di limone con grave attacco
che agronomiche. Si trattava, dal punto di vista genetico, di una di malsecco
cultivar-popolazione, ovvero di materiale eterogeneo con com-
portamento abbastanza diversificato anche verso il nuovo te-
mibilissimo parassita fungino. Gli esiti disastrosi dell’epidemia
portarono alla decimazione dei limoneti, tanto che in un primo
tempo si poté contrastare la malattia solo usando nuove varie-
tà alternative, come Monachello e Interdonato, dotate di buona
tolleranza o resistenza al parassita e con caratteri agronomici
e merceologici diversi rispetto alla cultivar-popolazione Femmi-
nello.
Successivamente, anche in virtù della selezione naturale operata
dal malsecco, furono individuati nel corso degli anni alcuni cloni
di Femminello che associavano alle buone caratteristiche agrono-
miche della cultivar una media o rilevante tolleranza alla malattia
(Femminello Santa Teresa, Femminello Continella, Femminello
Fior d’arancio, Femminello Dosaco, Adamo, Cerza ecc.).
Oggi in Italia, le principali varietà di limoni in coltura sono autoc- Femminello Fior d’arancio
tone, poiché quelle alloctone (spagnole e statunitensi in primo
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Monachello
Sovraccrescimento del fusto della cultivar Monachello innestata
su arancio amaro
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limone
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Varietà straniere
Tra le cultivar non italiane primeggiano quelle dei maggiori produt-
tori, quali Spagna, Stati Uniti, Argentina.
In Spagna, nella regione più tradizionalmente ed estesamente li-
monicola, quella di Murcia, sono state selezionate le due cultivar
che si sono ampiamente imposte e su cui oggi si concentra l’inte-
ra limonicoltura spagnola, la Fino e la Verna.
– La cultivar Fino, originata probabilmente da un semenzale, è la
più importante e per la sua modesta rifiorenza naturale produce
abbondanti frutti che maturano commercialmente da ottobre a
febbraio. Sono di forma ellittica, con un piccolo umbone, polpa
succosa e acida e un certo numero di semi, con l’eccezione di
Fino 95 qualche clone (Fino 95) che è apireno. Se sottoposto a forzatu-
ra, produce verdelli denominati dagli spagnoli “rodrejos”.
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limone
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Mandarino e simili
Alberto Continella, Giuseppe Russo
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Mandarino e simili
Origine e tassonomia
Il mandarino in Europa Al pari degli altri agrumi, l’origine dei mandarini non è esattamente
definita, sebbene l’area nativa si possa collocare tra l’India nord-
• Un’ulteriore attestazione della recente orientale, la Cina meridionale e la penisola indocinese. I mandarini
comparsa in Europa del mandarino
sono stati coltivati in Cina per diverse migliaia di anni e la prima
rispetto ad altri agrumi quali arancio,
citazione in letteratura risale al XXI secolo a.C. ne Il tributo di Yu,
limone, cedro, pummelo, la cui
in cui si narra che i frutti di mandarino, pummelo e arancio ama-
presenza era già testimoniata in
ro venivano portati in dono all’imperatore. La loro introduzione in
numerosi scritti e disegni, è data dalla
Occidente avviene in epoca moderna, nel 1805, quando Sir Abra-
raffigurazione nell’Histoire naturelle
ham Hume li porta in Gran Bretagna; da qui nel 1810 arrivano a
des orangers (1818-1822) di un solo
Malta e in Sicilia.
mandarino su un totale di 171 varietà
Dal punto di vista tassonomico il gruppo dei mandarini è il più
di agrumi descritti, la maggior parte
complesso tra gli agrumi. La classificazione formulata da Swingle
rappresentati in 109 tavole
è estremamente restrittiva, poiché individua una singola specie,
Citrus reticulata, in cui include le diverse tipologie di mandarino,
ad eccezione del C. tachibana, originario del Giappone, e del C.
indica, un mandarino proveniente dall’India. Diversamente Tana-
ka nella sua classificazione, più rigorosa e rispettosa dei caratteri
botanici e morfologici, individua ben 36 specie.
In questo testo si fa riferimento alla classificazione effettuata da
Hodgson, che distingue i mandarini in:
– Citrus deliciosa Tenore mandarino Mediterraneo
– Citrus nobilis Loureiro mandarino King
– Citrus reticulata Blanco mandarino Comune
– Citrus unshiu Marcowicz satsuma
– mandarini a frutto piccolo
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mandarino e simili
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King
Tardivo di Ciaculli
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Tangor
Questo gruppo di agrumi comprende gli ibridi tra i mandarini e
l’arancio dolce o amaro. Il nome tangor deriva da tang di tangeri-
ne e or di orange.
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mandarino e simili
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Clementine
All’interno dei tangor il gruppo numericamente e commercialmen-
te più importante è costituito dal clementine, tanto che nella clas-
sificazione tassonomica alcuni autori lo considerano una specie a
sé stante (Citrus clementina Hort. ex Tan.). Il clementine Comune
o mandarancio è stato isolato intorno al 1900 da padre Clément
Rodier da una semina di mandarini a Misserghin, in Algeria, ed è
un ibrido naturale. Secondo Trabut, che lo ha descritto per primo,
è derivato probabilmente dall’incrocio del mandarino Avana e di
una selezione di arancio amaro chiamato Granito.
Ortanique Studi mediante marcatori molecolari svolti presso l’Università di
Catania hanno accertato che i genitori sono stati il mandarino
Avana e l’arancio dolce.
Nell’ambito della produzione di mandarini e mandarino-simili dei
Pae si del Mediterraneo, stimata intorno a 4.325.000 tonnellate
(24,7% del totale), il clementine occupa una posizione preminente.
In Italia la coltura del clementine Comune si è estremamente spe-
cializzata e diffusa in Calabria, Basilicata e Puglia, dove le condizio-
Principali mutazioni di clementine selezionate nei Paesi del bacino del Mediterraneo (segue)
Paese di Anno di Mutazione
Varietà Osservazioni
origine diffusione di
Fedele Italia 1966 Comune Pianta di vigore e produzione media, frutto di colore arancio intenso e precoce
Pianta di portamento assurgente con chioma densa, frutto schiacciato ai poli,
Tardivo Italia 1969 Comune
di colore arancio e a maturazione tardiva
Monreal per Pianta di aspetto compatto, molto produttiva con qualche seme,
Monreal verde Italia 1974
irraggiamento epoca di maturazione media (metà novembre)
Spinoso Italia 1988 Comune Pianta di vigore medio, produttiva, epoca di maturazione precoce (metà ottobre)
Pianta di aspetto molto compatto, produttiva, frutto piccolo,
Rubino Italia 1991 Comune
epoca di maturazione tardiva (gennaio-febbraio)
Pianta assurgente con foglie più grandi del clementine Comune,
Oroval Spagna 1950 Comune
frutto con buccia spessa e precoce
Pianta espansa, con foglie più grandi del clementine Comune,
Nules Spagna 1953 Comune
frutto con buccia spessa e maturazione medio-tardiva
Pianta compatta, con foglie più grandi del clementine Comune,
Hernandina Spagna 1966 Comune
frutto a maturazione tardiva (fine gennaio-febbraio)
Esbal Spagna 1966 Comune Pianta molto produttiva e di maturazione media
Pianta caratterizzata da portamento globoso, vigore medio-elevato,
Arrufatina Spagna 1968 Nules
produttività buona, epoca di maturazione precoce
368
mandarino e simili
(continua) Principali mutazioni di clementine selezionate nei Paesi del bacino del Mediterraneo
Produttività elevata a maturazione precoce,
Clemenpons Spagna 1968 Nules
il frutto tende a spigare se non viene raccolto per tempo
Marisol Spagna 1970 Oroval Migliorativa rispetto alla Oroval come qualità del frutto
Oronules Spagna 1970 Comune Pianta vigorosa, epoca di maturazione precoce
Orogrande Spagna 1978 Nules Pianta espansa con foglie più grandi del clementine Comune, epoca di maturazione precoce
Loretina Spagna 1992 Marisol Migliorativa rispetto alla Marisol come qualità del frutto
Clemenrubì Spagna 1996 Oronules Pianta molto compatta a crescita lenta, la più precoce in assoluto con produzione medio-scarsa
SRA 92 Francia 1960 Comune Selezione del clementine Comune che non si è diffusa in Italia
Corsica 2 Francia 1962 Comune Pianta compatta molto produttiva, maturazione precoce
SRA 63 Francia 1963 Comune Selezione del clementine Comune molto diffusa in Italia
SRA 85 Francia 1965 Comune Selezione del clementine Comune che non si è diffusa in Italia
SRA 88 Francia 1965 Comune Selezione del clementine Comune che non si è diffusa in Italia
SRA 89 Francia 1965 Comune Pianta compatta, con internodi raccorciati, produttiva e precoce, discretamente diffusa in Italia
Pianta con foglie di colore verde intenso, compatta,
Caffin Marocco 1968 sconosciuta
con frutti di colore arancio intenso e precoci, produzione medio-scarsa
Nour Marocco 1980 sconosciuta Pianta compatta, con foglie più grandi del clementine Comune, epoca di maturazione tardiva
Pianta di aspetto compatto, produttiva con molti semi,
Monreal Algeria 1940 Comune
epoca di maturazione media (metà novembre)
369
ricerca
Caffin
Spinoso
SRA 89
370
mandarino e simili
SRA 63
Hernandina
SRA 63
371
ricerca
Ibridi triploidi
Presso il CRA-ACM di Acireale la costituzione di ibridi triploidi di
agrumi è iniziata nel 1978, utilizzando l’incrocio di genitori femminili
2X monoembrionici e genitori maschili 4X. Il vantaggio di questa
strategia è che, utilizzando un genitore femminile monoembrioni-
co diploide, si ottengono esclusivamente ibridi senza l’interferenza
degli embrioni nucellari. Il clementine e il mandarino Fortune sono
Mapo stati usati come genitori femminili, mentre selezioni tetraploidi di
arancio Biondo, di Tarocco, di mandarino Avana sono state usate
come genitori maschili. I triploidi producono gameti sterili e frutti
Ibridi triploidi per via partenocarpica. La costituzione di ibridi innovativi per la
pezzatura del frutto, la pigmentazione antocianica, la facile sbuc-
• La caratteristica principale degli ibridi ciatura, l’epoca di maturazione, la produttività e la rapida entrata
triploidi è di produrre frutti apireni,
peculiarità essenziale per il mercato in produzione ha confermato l’interesse per la strategia utilizzata.
dei mandarino-simili; infatti,
lo sbilanciamento cromosomico 3X Tacle®. Il Tacle è ibrido di clementine Monreal 2X x arancio Ta-
(27 cromosomi) non consente rocco 4X brevettato nel 2001. La pianta ha un elevato sviluppo,
la produzione di gameti fertili habitus vegetativo assurgente ed espanso e spine di medie di-
mensioni; le foglie hanno forma ellittica e apice appuntito. Il frutto
ha una forma oblata e un peso medio di circa 150 g; la buccia
ha un colore arancio intenso con pigmentazione antocianica, una
372
mandarino e simili
Alkantara®
Mandared®
Mandalate ®
373
ricerca
374
mandarino e simili
Altri ibridi
Nova. Il Nova è stato ottenuto nel 1942 dall’incrocio di clemen-
tine Comune x tangelo Orlando da Gardner e Bellow presso lo
U.S. Department of Agriculture di Orlando (Florida) ed è stato
descritto e rilasciato nel 1964. La pianta è poco vigorosa e la
chioma compatta, le foglie sono simili a quelle del clementine,
ma leggermente più grandi. Il frutto matura a fine dicembre e si
mantiene in buone condizioni fino a tutto gennaio. Negli ultimi
decenni si è molto diffuso nel bacino del Mediterraneo, special-
mente in Spagna, dove è stato commercializzato con il nome di
Clemenvilla. In presenza di impollinatori, come il clementine e il
Primosole, produce frutti con semi.
375
ricerca
Red Tangerine
Bendizao Si colloca al terzo posto tra i mandarini maggiormente coltivati in
Cina per un totale di 500.000 tonnellate l’anno. Il frutto presenta
376
mandarino e simili
377
gli agrumi ricerca
Pummelo e pompelmo
Giuseppe Reforgiato Recupero,
Santo Recupero
www.colturaecultura.it
Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Pummelo e pompelmo
Il pummelo, specie vera
Usi medicinali del pummelo Il pummelo (C. maxima), insieme al cedro e al mandarino, rappre-
senta una delle tre specie vere esistenti nel genere Citrus; tutte le
• Nelle Filippine e nel Sud-Est asiatico, altre specie sono ibridi naturali, alla cui formazione spesso ha con-
decotti di foglie, fiori e scorza vengono
corso l’uomo con la diffusione e la concentrazione di individui rac-
somministrati per il loro effetto
colti da varie aree geografiche. I frutti del pummelo, antico antenato
sedativo nei casi di epilessia e tosse
del pompelmo, anche se molto più dolci e meno acidi, raggiungo-
convulsiva. Il decotto di foglie viene
no nel genere Citrus le maggiori dimensioni (sino a 9-10 kg).
applicato su gonfiori e ulcere. Il succo
La loro forma è rotonda o leggermente a pera. La buccia è gial-
del frutto si prende come febbrifugo.
la, spessa ed elastica; la polpa può essere di colore variabile dal
In Brasile la gomma che trasuda dagli
giallo al rosso (con diverse gradazioni a seconda della cultivar). I
alberi malati trova impiego come
pummeli pigmentati sono simili ai gialli, tranne che per il colore
rimedio per la tosse. L’estratto ottenuto
rosso causato dal carotenoide licopene, che varia dal rosa chiaro
dai fiori è utilizzato per combattere
al rosso intenso.
l’insonnia e anche come cardiotonico.
Come il pompelmo, può risultare molto variabile per numero di
Gli estratti fogliari hanno dimostrato
semi, succosità, dolcezza, anche se generalmente è più dolce;
attività antibiotica
inoltre, quando viene consumato fresco, i segmenti vengono pri-
vati delle membrane che li avvolgono. L’albero del pummelo è
abbastanza alto (da 5 a 15 m). Le foglie sono di colore verde scuro
e coriacee, lunghe 12,5 cm e larghe 6 cm in media. Gli alberi pro-
ducono grandi fiori bianchi profumati. Il frutto richiede una signi-
ficativa quantità di calore per diventare dolce e quindi si giova di
un clima tropicale o subtropicale. Il pummelo, come il pompelmo,
Foto P. Sidoti
contiene il flavanone naringina, che impartisce un sapore amaro
alla polpa.
378
pummelo e pompelmo
Le diverse cultivar
In Cina. Il pummelo Guanxi Honey è coltivato nella Cina sudorien-
tale, nella contea di Pinghe, dove occupa una superficie totale di
300.000 ettari; viene coltivato da più di 500 anni ed è stato usato
come tributo all’imperatore. Si tratta di una varietà senza semi,
dolce, succosa e sempre caratterizzata da un profumo che ricor-
da il miele. Il peso del frutto varia da 1,5 a 2 kg.
In Cina si trova anche il pummelo Liang Ping Yau, di dimensioni Frutti del pummelo Shatianyu
molto grandi. Il frutto, che contiene molti semi, ha forma piriforme,
presenta sino a 14 segmenti irregolari ed è molto apprezzato nel
Sud-Est asiatico per il particolare aroma.
Un’altra varietà molto diffusa è il pummelo Shatianyu, dalla carat-
teristica forma a pera.
Foto P. Sidoti
In Giappone. Hirado Buntan’ (Hirado) deriva da un semenzale
isolato nella prefettura di Nagasaki, in Giappone. Il frutto è oblato,
leggermente depresso e di grandi dimensioni. A maturità la buc-
cia diventa di colore giallo brillante, liscia e lucida. La polpa è di
spessore e succosità medi, di buon sapore subacido, debolmen-
te amaro. L’albero è di dimensioni abbastanza grandi, vigoroso,
insolitamente tollerante al freddo. Le foglie sono grandi, spesse e
largamente alate. Hirado, una delle varietà commerciali più diffuse
in Giappone, appartiene ai pummeli a polpa bianca. A volte il co-
lore viene descritto come un pallido giallo-verdastro. In Florida si
trova una nuova selezione con la polpa rosa, che si è rapidamente
diffusa.
Mato Buntan è una cultivar che è stata introdotta dal sud della Ci-
na dapprima a Taiwan, nel 1700, e in seguito in Giappone. È molto
popolare sia in Cina sia in Giappone. Il frutto è medio-grande,
ricco di semi, di forma variabile da obovoide a piriforme. La polpa
è poco acida, di colore giallo-verdastro.
379
ricerca
380
pummelo e pompelmo
381
ricerca
382
pummelo e pompelmo
Omonimie e sinonimie
• La corretta attribuzione varietale è
complicata non solo dall’utilizzo di
nomi diversi per varietà identiche
o molto simili (Ruby Red e Red
Blush; Oroblanco e Sweethie), ma
anche dall’esistenza in alcune aree
di denominazioni commerciali che
accomunano varietà diverse. Per
esempio in Texas sotto il nome Ruby
Sweet vengono incluse le varietà rosa
Henderson, Ray Ruby e Ruby Red
(Redblush), sotto il nome Rio Star le
varietà fortemente pigmentate Rio Red
e Star Ruby
383
ricerca
Duncan
Oroblanco
Star Ruby
384
pummelo e pompelmo
385
gli agrumi ricerca
Cedro
Gregorio Gullo
www.colturaecultura.it
Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Cedro
Foto Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Origine
Il cedro era noto nell’antichità come medica malus, malum felix o
semplicemente citrus, nome utilizzato, successivamente, da Lin-
neo per descrivere l’intero genere Citrus.
La conoscenza di questa specie di agrumi risale al 4000 a.C. Se-
mi di cedro sono stati rinvenuti in quella che era la parte meridio-
nale della Babilonia, nella città di Nippur. I ritrovamenti, pur non
confermando la coltivazione del cedro, attestano che la pianta era
nota già ai tempi della civiltà babilonese (circa 6000 anni fa); il ter-
mine medica è da collegare alla sua presenza nella Media, attuale
regione nordoccidentale dell’Iran (700-500 a.C.).
Pittura muraria con raffigurazioni dei simboli Tuttavia secondo molti studiosi, tra cui Miquel, questa specie
della religione ebraica in una catacomba avrebbe avuto origine in Cina, mentre secondo altri, tra cui De
di Villa Torlonia a Roma Candolle, nella regione dell’Himalaya, nell’India occidentale. Il mi-
stero della sua origine ha dato al cedro un importante ruolo nella
leggenda orientale.
Diffusione
Alessandro Magno, durante la campagna d’Asia (334-324 a.C.),
conobbe il cedro come il “meraviglioso albero con le mele d’oro”.
Il suo esercito diffuse questa pianta nella regione del Mediterra-
neo, nel 325 a.C. Alcuni studiosi affermano che cedri furono pian-
tati e coltivati in Grecia dai soldati di Alessandro Magno intorno al
300 a.C.; da qui si sarebbero poi diffusi nelle isole del mar Egeo,
in Sardegna, Corsica e infine Palestina, grazie ai coloni ebrei che
avevano conosciuto questo agrume durante i quattro secoli di
schiavitù in Egitto.
Secondo altri, invece, il cedro sarebbe giunto direttamente in Pale-
stina durante il passaggio dell’esercito di Alessandro Magno, do-
po aver attraversato il Vicino Oriente e, successivamente, sarebbe
stato diffuso dai Palestinesi durante il loro peregrinare nel Mediter-
raneo, in quanto essenziale per le liturgie di questo popolo.
Testimonianze scritte sul cedro si devono al fondatore della bota-
nica, Teofrasto, che nel 313 a.C., nella sua Storia delle piante, lo
denominò “melo medico o persico”.
Tuttavia, è accertato che dal 200 a.C. il cedro era saldamente sta-
bilito in Grecia e aveva anche cominciato a diffondersi in direzione
ovest verso l’Italia meridionale.
Rutilio Palladio considera i cedri tra i primi agrumi portati in Italia,
e la sua opinione è confermata dai murales scoperti a Pompei e
dal rinvenimento, nella “Casa degli Ebrei”, luogo di incontro della
comunità giudaica, di vasi provvisti di fiori che contenevano, ine-
quivocabilmente, resti di radici di alberi di agrumi; pertanto entro
Copertina del volume Le cédratier dans l’anno 79 d.C. il cedro era diffuso nella zona di Napoli.
l’antiquité di Victor Loret Virgilio, nelle Georgiche, scrive del cedro: “In Media crescono le
mele della felicità (Felix malum) il cui succo ha un persistente sa-
386
cedro
ABR
Belvedere Sangineto
altri agrumi, si presenta fragile: da ciò la necessità, a volte, di uti- Marittimo
lizzare forme di allevamento coadiuvate da strutture di sostegno, Bonifati
IA
387
ricerca
Foto F. Perrone Foto F. Perrone
388
cedro
389
ricerca
Frangiventi
La cedriera deve essere realizzata in zone non soggette a forti
venti. La protezione nelle vecchie cedriere è effettuata con frangi-
venti vivi o morti: tra quelli morti, sono diffuse le reti in sostituzio-
ne delle stuoie di paglia o i muri di cinta, mentre tra quelli vivi si
menzionano le tuie o gli oliveti allevati a siepe o le canne, utilizzati
anche per la realizzazione del pergolato.
Caratteristiche botaniche
Le foglie, ricche di ghiandole oleifere, sono glabre, ovali-oblun-
ghe, con margine dentato, di consistenza coriacea, con nerva-
Foto F. Perrone
390
cedro
Frutti
I frutti sono di varia forma, oblunghi con apice ottuso, mammel-
lone pronunciato e stilo persistente. La buccia, liscia o bitorzo-
luta, è ricca di ghiandole che producono un olio particolarmen-
te profumato. La polpa è povera di succo. Questi agrumi sono
ascrivibili a tre gruppi: cedri dolci, acidi e semiacidi. I cedri acidi Fiore di cedro
sono caratterizzati da fiori in boccio di colore porpora, tendente
al rosso al loro schiudersi, e germogli colorati di rosa; il rivesti-
mento del seme è scuro e la polpa è acida. I cedri dolci presen-
Foto F. Perrone
tano fiori e germogli caratterizzati dall’assenza della colorazione
porporina e rosa tipica dei cedri acidi.
391
ricerca
Cultivar
Cedri acidi
Classificazione dei frutti della cv Liscia di Diamante o Italiana o Calabrese. Il frutto, di forma ova-
Liscia di Diamante le-ellissoidale lobata, è di grandi dimensioni e presenta una cavità
peduncolare rugosa, circondata da un colletto basso. L’apice è
• Dal punto di vista commerciale i frutti mammellonato. Ha una buccia sottile, liscia, a volta lobata e co-
della Liscia di Diamante sono suddivisi
in cinque classi:
stoluta, che a maturazione raggiunge una colorazione giallo limo-
- Extralarge: >450 g
ne. Ha profumo intenso, albedo carnoso, endocarpo croccante,
- Large: da 330 a 450 g
poco succo di sapore acido. Ha sostituito l’omonima cv Calabre-
- Small: da 100 a 330 g
se (nota anche come Vozza Vozza o Rugosa per la sua particolare
- Rust: prodotto con macchie di ruggine
forma da irregolare a bitorzoluta). È la cultivar più diffusa in Italia e
- Discard: prodotto di scarto, giallo,
la più richiesta dall’industria dolciaria, per la canditura, nei mercati
bitorzoluto e tondeggiante
sia nazionali che internazionali.
Foto F. Perrone
392
cedro
Etrog. I frutti di questa cultivar, originaria della Palestina, hanno Festa delle Capanne
dimensione medio-piccola, forma ellissoidale-fusiforme e colora-
zione della buccia a maturazione simile a quella del limone. Inol- • Denominata anche festa dei tabernacoli
o festa del raccolto (festa del Sukkot), è
tre, la buccia è spessa, carnosa, caratterizzata da una superficie
celebrata intorno alla prima quindicina
lievemente rugosa e bitorzoluta. Lo stilo è persistente e l’umbone
di ottobre
apicale prominente e rugoso.
• Per una settimana gli Ebrei abitano in
Cedri dolci una capanna (sukkà) non fissata al
Corsicana o Corsa. Questa cultivar è originaria della Corsi- suolo, costruita all’aperto, utilizzando
ca, come si deduce dal nome; successivamente si è diffusa materiali vegetali, con un tetto
in Francia (Provenza), Spagna meridionale, Portorico, Florida e che lascia vedere il cielo, a ricordo
California. dell’esodo dall’Egitto, durante il
Il frutto è grande, di forma ellissoidale-ovale, con buccia rugosa, passaggio nell’inospitale deserto,
leggermente costoluta, di colore giallo a maturazione. L’area ba- a memoria della protezione che Dio
sale è arrotondata e l’umbone è quasi irrilevante. La polpa, priva concesse al suo popolo
di succo e di sapore dolce, è poco ricercata dai mercati esteri.
• Durante questi sette giorni, ad
eccezione del sabato, gli abitanti
Cedri semiacidi delle capanne devono agitare in ogni
Appartengono a questa categoria il cedro Earle e il Digitato o Ma- direzione un mazzetto, che tengono
no di Buddha. nella destra, composto da un ramo
Il cedro Earle è stato individuato in California e successivamente di palma dattifera (lulàv), due rami
coltivato in Portorico e a Cuba, mentre poco rilevante è la sua di salice di fiume (aravà) e tre rami
presenza in Florida e California. di mirto (hadas), mentre recano nella
Di dimensioni medie, è caratterizzato da una depressione radiale sinistra un frutto di cedro (etrog)
al centro e dalla presenza di un apice mammellonare. La buccia
Foto F. Perrone
Foto F. Perrone
393
ricerca
Limoni cedrati
I limoni cedrati sono ibridi tra limone e cedro. I frutti sono simili al
cedro per pezzatura e spessore del mesocarpo, mentre la polpa
Limone cedrato Spadafora di grandi ricorda quella del limone. Anche la pianta è più vicina al limone
dimensioni “Pirittuni” che al cedro, essendo meno esigente e più resistente alle basse
temperature.
I limoni cedrati sono utilizzati come surrogato del cedro nella pre-
parazione dei canditi.
Tra i limoni cedrati, la cultivar più apprezzata è la Spadafora
di Trabia, attualmente coltivata su pochi ettari, nel comune di
Trabia; è denominata, in funzione delle dimensioni, Pirittuni e
Piretto.
Da ricordare, infine, il limone Ponderosa e il limone cedrato di
Catona, la cui coltivazione è limitata alla provincia di Reggio Ca-
labria.
La cedrina (Citrus medica citrea gibocarpa) è una varietà di cedro
usata solo per la produzione dell’essenza, che si estrae dalle fo-
glie. Si tratta di una sostanza dal forte odore di cedro, composta
essenzialmente da limonina e citrale, le due essenze tipiche del
cedro.
Limone Ponderosa
Cedro Mano di Buddha
394
cedro
Foto F. Perrone
395
gli agrumi ricerca
Bergamotto
Valentino Branca
www.colturaecultura.it
Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Bergamotto
Origine
Il bergamotto (Citrus bergamia Risso) è un agrume di origine ac
certata da studi recenti con marcatori molecolari da ibridazione di
C. aurantium x C. limon.
Citato per la prima volta dal botanico e medico Johann Christoph
Volkamer, in una delle sue opere sulle esperidee, secondo Galle
sio sarebbe un ibrido di C. aurantium × C. limon, mentre Savasta
no lo descrive come una mutazione di limone e Chapot ipotizza
sia un ibrido tra C. aurantium e C. aurantifolia. Secondo Swingle,
il bergamotto sarebbe da considerare una varietà botanica di C.
aurantium L., mentre Tanaka lo classifica come una specie auto
noma: C. bergamia Risso.
Per quanto concerne il luogo di provenienza, altri studiosi lo fanno
provenire dalla Cina, dalla Grecia, da Pergamo, città dell’Asia, o
dalla città spagnola di Berga, dove sarebbe stato importato da
Cristoforo Colombo di ritorno dalle isole Canarie.
Storia
Secondo Chapot la presenza del bergamotto sarebbe stata ac
certata nella città di Reggio Calabria fin dal XV secolo. L’unico al
tro paese che presenta coltivazioni di un qualche rilievo è la Costa
d’Avorio, dove il bergamotto è stato introdotto all’epoca della co
lonizzazione francese. Ma oltre il 90% della produzione mondiale
di questo agrume proviene dalla provincia di Reggio Calabria, che
396
bergamotto
è quella con la più elevata eliofania d’Italia, protetta dai venti del
nord dal massiccio dell’Aspromonte. Foto Laruffa Editore
Per secoli questo agrume è stato utilizzato perlopiù a scopi orna
mentali, nei giardini delle famiglie dell’aristocrazia, a cominciare
dai Medici (si riconoscono diversi bergamotti nei quadri di Bar
tolomeo del Bimbo raccolti al Museo di fisica e storia naturale di
Firenze) e, marginalmente, in gastronomia.
È stata soltanto la successiva scoperta delle proprietà del suo
olio essenziale a dare uno slancio deciso alla coltivazione e allo
sviluppo dell’attività di estrazione dell’essenza, a partire dal 1750;
attività intorno alla quale si è sviluppata una vera e propria civiltà e
una cultura del bergamotto, che ha profonde radici contadine ed
è evoluta nel tempo verso dimensioni prima artigianali e poi, dalla
Cesti e panieri imbottiti di iuta usati
metà dell’Ottocento, industriali. per la raccolta e il trasporto dei frutti
All’inizio non solo la raccolta, ma anche l’estrazione dell’essenza
veniva fatta a mano, utilizzando spugne naturali per far sprizzare
il nettare del bergamotto dalla sua scorza; ed è stato così per
generazioni, fino all’invenzione delle prime “macchine calabresi”.
I primi bergamotteti di cui si ha notizia vennero impiantati vicino al
capoluogo calabrese intorno al 1750 da alcuni lungimiranti agri
coltori, quali Nicola Parisi e i Valentino. La fortuna dell’essenza di
bergamotto si deve però all’italiano Gian Paolo Feminis che, emi
grato a Colonia nel 1680, formulò l’Aqua admirabilis, utilizzando
insieme ad altre essenze l’olio estratto manualmente pressando
la scorza del frutto e facendola assorbire da spugne naturali, col
locate in appositi recipienti.
Famiglie che lavoravano durante il periodo
Foto Laruffa Editore del bergamotto
397
ricerca
Superficie
Sin dalla metà del XVIII secolo, la superficie destinata alla coltura
del bergamotto è aumentata con un ritmo vertiginoso, in ragione
della progressiva richiesta dell’essenza, fino a raggiungere e tal
Taglio manuale dei frutti volta superare i 4000 ettari (1932). Allo stato attuale, è oltremodo
aleatoria la definizione dell’esatta superficie interessata da questa
coltura, che, dall’inizio degli anni ’70, ha registrato una drastica
riduzione per motivi riconducibili in primo luogo alla speculazione
edilizia e poi alla sfiducia generata dalle continue crisi di mercato.
La statistica ufficiale quantificava in 3500 ettari le superfici colti
vate nel 1970; nel 1980 la superficie censita ammontava a 3809
ettari, poi ridotta a 2442 nel 1990, mentre l’ISMEA, in uno studio
sulle piante officinali, faceva riferimento a 1500 ettari. Sempre la
statistica ufficiale quantifica in 1460 ettari le superfici coltivate al
2009. Si ha ragione di ritenere, sulla base dei rilevamenti effettuati
sul territorio e delle indagini condotte presso i trasformatori, che
la superficie coltivata si attesti oggi sui 1100 ettari. Per quanto
concerne l’ubicazione territoriale, le superfici censite si estendo
398
bergamotto
La pianta
La pianta di bergamotto si presenta di medio vigore, con portamen
to variabile da assurgente a espanso; l’altezza in genere non è supe
riore ai 4 metri. Si tratta di un albero sempreverde, con tronco dirit
to, a sezione rotondeggiante, di colore grigio tendente al nero nelle
piante adulte. I rami sono irregolari e divaricati a costituire la chioma
a vaso aperto, con ramificazioni fragili e inermi, sebbene spesso alla
base di quelle terminali si riscontrino piccole spine rudimentali.
Durante l’emissione del nuovo germoglio le foglie si presentano
di colore verde chiaro; solo in seguito diventano di colore scuro
superiormente e verde più chiaro inferiormente.
399
ricerca
400
bergamotto
Castagnaro
Si tratta probabilmente di un ibrido naturale. L’albero è di medio
sviluppo, con portamento assurgente, mediamente resistente ai
Pianta della cv Castagnaro
401
ricerca
402
bergamotto
Fantastico
Probabilmente trattasi di una mutazione gemmaria della cv Ca
stagnaro; è un albero di elevato vigore, con portamento assur
gente, di elevata produttività. I frutti riuniti in grappoli, di for
ma riconducibile a una trottola o una pera, sono uniformi come
pezzatura; il loro peso medio è di 150 g, con massimi di 200 g.
L’esocarpo, regolare e un po’ ruvido, è ricchissimo di glandule
essenziali. La fioritura inizia ai primi di aprile e termina alla fine Frutti della cv Fantastico
di maggio. La produzione è abbastanza costante; in media si
raggiungono 120 kg per pianta. La maturazione si estende da
novembre a gennaio.
La qualità dell’essenza è ottima; da 1 kg di frutti si ottengono 6,5
g di essenza. Commercialmente è la cultivar più redditizia, per
mettendo di ottenere un’essenza ottima, abbinata a una buona
produzione e a una discreta adattabilità.
Frutti della cv Fantastico
403
gli agrumi ricerca
Altri agrumi
Giuseppe Reforgiato Recupero,
Santo Recupero
www.colturaecultura.it
Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Altri agrumi
Vengono considerati minori quegli agrumi che, pur essendo
Cocktail Margarita tassonomicamente distanti, sono accomunati da un peculia-
• Il Margarita è un tipico cocktail re e limitato utilizzo, non paragonabile a quello di altre specie
messicano prodotto mescolando largamente coltivate. In alcuni casi la loro destinazione ha ri-
tequila (liquore ottenuto dalla guardato particolari segmenti di mercato (succhi, liquori, canditi,
distillazione dell’agave blu), liquore ornamentale o specifici usi domestici). Alcune specie descritte
all’arancia, succo di lima messicana. (per esempio le lime) in realtà sono scarsamente coltivate nel
Va shakerato con ghiaccio e servito nostro territorio; va però rilevato che il loro utilizzo, molto co-
nella tipica coppetta, detta crusta, mune in altri paesi, si sta diffondendo anche in Italia attraverso
con l’orlo cosparso di sale l’importazione dei frutti, agevolata da una sempre più diffusa in-
ternazionalizzazione delle abitudini alimentari. Per altre specie la
• Le proporzioni dei tre componenti presenza è limitata esclusivamente a istituzioni scientifiche (orti
possono così variare: botanici, università, centri di ricerca).
- 60% tequila, 20% liquore all’arancia,
20% succo di lima fresco Lima
- 50% tequila, 25% liquore all’arancia,
25% succo di lima fresco Lima messicana (Mexican lime, Key lime, Bartender’s lime,
- 33% tequila, 33% liquore all’arancia, West Indian lime)
33% succo di lima fresco La lima messicana (C. aurantifolia Swing.), originaria dal Nord
dell’India, dove è nota come kaghzi nimbu, fu introdotta nell’area
• L’associazione mondiale dei barman mediterranea dai crociati; in Italia era nota già nel XIII secolo. Gli
(IBA) raccomanda, per il vero
Margarita, 7 parti di tequila, 4 parti spagnoli la introdussero nelle isole caraibiche nel XVI secolo e,
di liquore all’arancia e 3 parti di succo in seguito, in Messico. In Florida, è coltivata principalmente nelle
di lima. Sono note alcune varianti isole Key e a Fort Myers, a ovest di Miami. In Messico, principale
zuccherate e alla frutta (fragola, produttore mondiale, seguito da India ed Egitto, trova diverse
mirtillo, pesca e banana) utilizzazioni, per guarnire cibi, preparare bevande alternative alle
limonate, curare infiammazioni, alleviare punture d’insetto, pro-
fumare il corpo e, in particolare, come componente fondamen-
tale di una bevanda alcolica nazionale.
Circa il 40% del prodotto di questo paese è destinato all’indu-
stria di trasformazione per la produzione di succhi e oli essen-
ziali, esportati prevalentemente negli Stati Uniti. A questa specie
è attribuita un’origine complessa, a cui hanno partecipato il ce-
dro, il pummelo e una specie del genere Microcitrus (Barrett e
Rhodes, 1976).
Più recentemente, sulla base dei dati ottenuti con marcatori mo-
lecolari RAPD e SCAR, è stato riportato anche il coinvolgimento
di C. micrantha (Nicolosi et al., 2000). L’albero è di medio vigore,
a portamento espanso, quasi cespuglioso, con rami sottili e cor-
te spine. L’estrema sensibilità al freddo ne limita la coltivazione
negli ambienti italiani. Da qualche anno nei vivai a destinazione
ornamentale si è diffuso un clone senza spine. I fiori sono picco-
li, singoli o riuniti in gruppi, con petali e stili leggermente colorati
di rosso; le foglie sono piuttosto piccole, di forma ellittica con
Fiori della lima messicana apice arrotondato o leggermente appuntito. I frutti, che pesano
25-35 g, hanno forma rotondeggiante o leggermente ellittica e
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altri agrumi
Lima di Tahiti
La lima di Tahiti (C. latifolia Tan.) viene anche identificata come
lima persiana, ma è noto che originariamente non era diffusa
né nell’antica Persia né a Tahiti. La specie si diffuse dall’Asia
nel resto del mondo attraverso due percorsi: in Europa e nel
bacino del Mediterraneo da una rotta commerciale che passava
dall’antica Persia; in California, nella seconda metà del XIX se-
colo, dall’Australia attraverso Tahiti. I commercianti portoghesi
la introdussero, infatti, in Brasile già nel XVI secolo e da questo
paese essa si diffuse nel XIX secolo in Australia e a Tahiti. In
California è stata anche chiamata Bearss seedless, dal nome
del primo agricoltore. In Europa è coltivata estesamente soltanto
nell’isola tunisina di Djerba, dove è chiamata Sakhesli, termine
che fa riferimento alla sua introduzione dall’isola greca di Chios.
L’albero è di medio vigore con rami scarsamente spinescenti, Frutto della lima messicana
i germogli e fiori sono leggermente colorati di rosso, le foglie
ellittiche, medio-grandi con alette appena accennate o assenti.
I frutti sono naturalmente apireni per la condizione di triploidia,
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altri agrumi
Limetta romana
L’origine della limetta romana (C. limetta Risso), chiamata anche
limoncella, patriarca, è molto antica e un frutto con caratteristi-
che analoghe è raffigurato in un mosaico pompeiano (n. 9994)
del I secolo d.C. conservato al Museo nazionale di Napoli. Gio-
vanni Battista Ferrari in Hesperides descrive in modo dettagliato
questo agrume con il nome lima dulcis. L’albero è di sviluppo
modesto, con chioma rotondeggiante e rami scarsamente spi-
nescenti. I fiori, di colore bianco, sono odorosi, singoli o riuniti in
piccoli gruppi. I germogli non mostrano colorazione antocianica. Frutto e fiori della limetta romana
Le foglie, di dimensione media e ovoidali, hanno apice arroton-
dato e margine leggermente crenato. I frutti sono di media pez-
zatura (60-70 g), globosi e depressi ai poli, con tipica solcatura e
caratteristico umbone. La buccia è sottile, ricca di oli essenziali
delicatamente profumati. La polpa è di colore giallastro e senza
acidità.
In Marocco è coltivata la limonette de Marrakech che ha carat-
teristiche simili alla limetta romana, da cui tuttavia differisce per
l’acidità della polpa dei frutti e la colorazione rosso antociani- F. margarita
co dei germogli. Nel Meridione, in passato, era facile rinvenire
questa specie nei pressi delle abitazioni rurali. I frutti di questo
agrume, opportunamente sbucciati e posti a macerare in alcol,
servono per preparare un gustoso e aromatico liquore casalin-
go. Studi recenti eseguiti con l’ausilio di marcatori molecolari
hanno messo in evidenza la possibilità che la limetta romana sia
stata uno dei genitori del bergamotto. F. hindsii
F. japonica
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altri agrumi
I frutti sono piccoli (circa 12 g), di forma ovale, con buccia liscia di
colore arancio intenso, ricca di oli essenziali, persistenti sull’albe-
ro. L’endocarpo è formato da 4 segmenti leggermente acidi con
2-8 semi, tipicamente monoembrionici. Questa caratteristica ge- Il kumquat ovale in pasticceria
netica ha favorito la formazione di ibridi naturali.
In Italia il Kucle, probabile incrocio con il clementine, è coltivato a • In Calabria da pochi anni è iniziata
una produzione artigianale di frutti
scopo ornamentale. Negli Stati Uniti, nel 1965, da un semenzale è
canditi senza aggiunta di conservanti
stato selezionato l’ibrido Nordmann Seedless, che produce frutti
chimici, seguendo ricette di tradizione
quasi apireni. In Sicilia sono coltivati pochi ettari di questa specie
contadina. I frutti canditi sono
in coltura specializzata. Il frutto è raccolto tra febbraio e aprile e
di gusto gradevole, ma la copertura
commercializzato in confezioni di 0,5-1,0 kg negli spazi dei su-
con cioccolato fondente li rende ancora
permarket dedicati ai prodotti esotici. Come pianta ornamentale
più prelibati e ricercati
si rinviene frequentemente nei giardini pubblici e privati. A Dade
City (Florida) ogni anno si svolge il festival del kumquat, espressa-
mente dedicato a questo agrume e ai prodotti trasformati, come
gelatine, canditi e liquori.
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Agrumi ornamentali
Francesco Sottile, Fabio De Pasquale
www.colturaecultura.it
Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Agrumi ornamentali
Premessa
L’uso degli agrumi come ornamento, nel mondo, ha una storia
millenaria che si lega indissolubilmente con l’evoluzione e le mi-
grazioni dei popoli, l’interesse dei mercanti che da Oriente si so-
no spostati verso Occidente, il culto della conoscenza botanica
del genere Citrus presente in buona parte della fascia climatica
tropicale e subtropicale. E con il termine “ornamento” non si
intende esclusivamente il diletto che può derivare dalle piante,
quanto il ruolo che i frutti singolarmente, le fronde fruttificanti,
le fronde fiorite, i fiori in grappolo ovvero l’albero intero, sia in
campo sia in vaso, giocano nel dare piacere ai sensi dell’essere
umano.
Dobbiamo certamente agli Arabi il primo evidente esempio di in-
teresse in tal senso per la diffusione della specie e dei sistemi in-
novativi per la sua coltivazione nel Mediterraneo da cui è derivato
un importante ruolo decorativo, di diletto per la vista e per l’olfat-
to. Essi riconobbero, soprattutto nei limoni e nei cedri, proprietà
L’Hesperidarium dei fratelli Tintori aggiuntive rispetto a quelle esclusivamente alimentari, riportando
è un mirabile esempio di uso degli una serie di benefici di natura terapeutica e cosmetica che ne
agrumi per scopi ornamentali finalizzati potevano derivare.
all’apprezzamento del visitatore. In lunghi
periodi dell’anno è possibile attraversare Fino all’era della diffusione della cultura islamica, l’uso degli agru-
archi di fruttificazione di limone Lunario mi come pianta ornamentale non ha particolari riscontri. Virgilio, in
o di Volkameriano, che dimostrano Historia naturalis, parla del cedro come di una pianta simile all’al-
lo straordinario risultato che deriva loro apprezzandone la tenacia dei rami, delle foglie persistenti
dal connubio tra la plasticità della specie
e la maestria del vivaista e l’aroma dei fiori, come caratteristiche tutte importanti per una
pianta da ornamento. Plinio, in modo più esplicito, dice che il ce-
Fruttificazione di calamondino (Citrus mitis)
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agrumi ornamentali
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La produzione e le tecniche
La pianta in vaso di agrume ornamentale è prodotta in vivaio au-
torizzato e strutturato nel rispetto delle norme vigenti dell’Unione
Europea; esse, più specificamente, riguardano le piante destinate
al trasferimento in pieno campo ma non escludono quelle prodot-
te per altre finalità o destinazioni comprendendo, quindi, anche
quelle per uso ornamentale.
La necessità di disporre di materiale di propagazione sano, ov-
vero che rispetti la citata normativa, ha spesso indotto, se non
obbligato, i vivaisti, in forma singola o associata, a mantenere un
adeguato numero di piante madri.
Germinatoi, bancali di radicazione con letto riscaldato e impianto
di nebulizzazione per mist propagation, serre di acclimatazione,
ombrai, invasatrici, oltre alle strutture e alle attrezzature per il con-
fezionamento e la movimentazione, rappresentano la dotazione
ordinaria di un vivaio impegnato nella produzione industriale di
Conca aperta multivarietale. Tipico piante di agrumi in vaso per uso ornamentale.
esemplare di grande pregio, di produzione Originariamente, la tecnica di produzione di piante di agrumi de-
non ordinaria ma di grande fascino stinate alla commercializzazione florovivaistica partiva dalla pro-
soprattutto per la presenza nello stesso
vaso di più specie fruttificanti duzione del semenzale, prioritariamente di arancio amaro (Citrus
aurantium L.), adesso interamente sostituito dal limone Volkame-
riano (Citrus volkameriana Ten. & Pasq.) e dal Citrus macrophylla
West.; dopo l’attesa di almeno una stagione di crescita, si pro-
cedeva all’innesto a marza. Tale sistema produttivo è oggi con-
siderato poco sostenibile dal punto di vista economico, anche
se risulta ancora largamente in uso nelle strutture vivaistiche di
piccola dimensione, in cui il lavoro di campo è affidato a una con-
duzione familiare e il cui prodotto è una pianta da ricoltivare.
Le imprese vivaistiche che propendono verso l’industrializzazione
dell’attività produttiva riconoscono l’importanza di produrre stock
di piante di buona qualità e uniformi e tendono quindi a conver-
tire il ciclo produttivo tradizionale “seme - semenzale - innesto”
escludendo il seme e riducendo la variabilità ad esso attribuibile.
Pertanto, con specifico riferimento alle tecniche di propagazione,
è opportuno suddividere i genotipi in coltivazione in due grandi
gruppi, ovvero quelli con elevata predisposizione alla moltiplica-
zione per talea e quelli che, al contrario, evidenziano una capacità
di rizogenesi scarsa o nulla.
In virtù di questa distinzione, il materiale vegetale (talee e marze)
proveniente dalle piante madri viene propagato agamicamente
applicando la tecnica di mist propagation. Attraverso tale sistema
è possibile ottenere barbatelle franche di piede, da avviare diret-
Semenzale di Citrus volkameriana pronto
per il trapianto dal semenzaio al vaso Ø 12 tamente alla filiera produttiva in vaso di tutti i genotipi che pre-
nel quale la pianta verrà innestata sentano un’elevata capacità rizogena (Citrus limon, Citrus mitis o
madurensis, Citrus medica).
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La nutrizione idrico-minerale
Eventuali squilibri nutritivi possono danneggiare, anche irrimedia-
bilmente, la pianta di agrumi ornamentale. In tal caso, infatti, so-
no rare le opportunità di recupero, soprattutto quando l’evidenza
del danno comporta manifestazioni a carico della chioma. In tale
evenienza, le piante potranno essere recuperate solo attraverso
ricoltivazione con una potatura drastica e ripetendo tutte le tec-
niche descritte.
La gestione della nutrizione minerale della pianta di agrumi in va-
so è strettamente connessa con la tipologia di substrato di colti-
vazione e con l’acqua utilizzata per l’irrigazione.
Il substrato commerciale per la sua specifica composizione può
essere sfruttato in maniera ottimale nei primi 10-12 mesi prima Piante da viale di arancio amaro “Foglia di
salice” e di calamondino. Le diverse varianti
che si renda evidente un suo decadimento. Il ciclo biologico de- di Citrus aurantium e altre specie trovano
gli agrumi risente, quindi, negativamente del fenomeno “minera- largo uso nella produzione di piante da
lizzazione” a carico del substrato; per tale ragione, si è diffuso viale, usate tal quali o trapiantate in pieno
l’uso di rinnovare parte del substrato di coltivazione sostituendo campo nell’allestimento di ville e giardini
e integrando una parte del pane di terra; è tuttavia indispensabile
un buon impianto di fertirrigazione altamente informatizzato, in
grado di trasmettere in tempo reale dati di umidità e conducibilità
del substrato e, se necessario, dare un segnale per l’intervento di
modulazione.
Per quanto attiene alla tipologia di substrato, le miscele ottimali
presentano un equilibrato rapporto C/N e un’adeguata capacità
di ritenzione idrica, caratteristiche indispensabili per una corretta
gestione in vivaio, sia della nutrizione minerale sia di quella idrica.
La qualità dell’acqua aziendale dovrà essere nota e periodica-
mente monitorata, in quanto assume rilevanza nella composizio-
ne delle soluzioni nutritive standard per le diverse fasi fenologiche.
Lo stesso dicasi per la composizione chimica dell’acqua, per le
inevitabili relazioni tra essa e l’apporto dei sali e dell’acido nitrico
per l’ottenimento delle soluzioni nutritive. Le piante di agrumi, in-
fatti, si caratterizzano per una fortissima suscettibilità alla salinità
della soluzione nutritiva; a prescindere dal diverso rapporto tra gli
elementi minerali, i valori ottimali di conducibilità delle soluzioni Chioma equilibrata di calamondino
che evidenzia una netta differenziazione
nutritive dovrebbero oscillare tra 1500 e 1800 µmhos/cm. Quando tra la parte in accrescimento vegetativo
la conducibilità elettrica (EC, Electric Conductivity) dell’acqua su- e la fruttificazione
pera il valore di 500-600 µmhos/cm è opportuno intervenire con
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Gli ambienti
Se è vero che la produzione vivaistica di agrumi, nelle aree rivie-
rasche dei Paesi del Mediterraneo della fascia subtropicale, può
essere gestita anche in pien’aria, nel caso specifico degli agrumi
ornamentali, trattandosi di produzioni di alto pregio in cui unifor-
mità della chioma e assenza di evidenti difetti estetici sono para-
metri di qualità finale, i vivai specializzati effettuano il ciclo pro-
duttivo sotto coperture di diverso tipo. Fermo restando l’obiettivo
di protezione fisica delle piante, adottando specifiche coperture
è possibile governare meglio la stagione fredda, ancorché senza
Piante autoradicate dopo 20 giorni dal riscaldamento artificiale, in modo da consentire una migliore ge-
trasferimento in serra di acclimatazione stione dell’accrescimento delle piante e della successiva fase di
germogliamento e fioritura.
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Considerazioni conclusive
La floricoltura è una branca dell’agricoltura intensiva che si di-
stingue per cicli di produzione più brevi di altre colture protette;
essendo caratterizzata da investimenti notevoli, è tra le poche
attività agricole che si prestano a essere condotte con modelli
industriali. Il complesso mondo del vivaismo ornamentale legato
alle piante di agrumi si avvia sempre più verso un sistema di pro-
duzione industriale di consolidata tecnologia. Le numerose azien-
de, singole o associate, che hanno contribuito alla crescita e allo
sviluppo di un settore economico di tale importanza sono oggi
proiettate verso nuovi mercati anche molto lontani dalle zone di
produzione, ma molto recettivi. La logistica dei trasporti è sempre
in fase evolutiva anche in termini di miglioramento dell’efficienza
delle rispettive combinazioni; è auspicabile, peraltro, che anche
Piante di limone in vaso Ø 20 già disposte nel settore florovivaistico si registri un deciso orientamento a fa-
su carrello e pronte per
la commercializzazione vore di trasporti più sostenibili dal punto di vista ambientale ed
economico.
Il contemporaneo adeguamento della logistica della commercia-
Citrus aurantium “Crispifolia”. Alcune
stabili alterazioni nella morfologia fogliare lizzazione e l’impegno verso la massimizzazione della qualità e
hanno reso interessanti alcuni genotipi l’omogeneità del prodotto, non disgiunta dal contenimento del
che suscitano un discreto apprezzamento
al consumo
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Portinnesti
Eugenio Tribulato
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Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l.
Portinnesti
Caratteristiche richieste Come per le altre colture arboree da frutto, il successo dell’agru-
meto dipende molto dalla combinazione portinnesto-varietà; la
al portinnesto
scelta sbagliata di uno dei due comporta un danno economico
• Poliembrionia all’azienda. L’esperienza insegna che occorrono diversi anni per
verificare se sono state fatte scelte giuste, tenendo conto anche
• Affinità d’innesto della natura dell’ambiente: terreno e clima.
• Produzione del nesto elevata Il primo aspetto da considerare è l’affinità tra i due individui che
e di qualità buona vengono “accoppiati”. Con affinità si intende un’unione efficiente
• Precocità di messa a frutto e duratura. Negli agrumi sono pochi i casi di disaffinità dal punto
di vista anatomico, mentre molto più grave è la reazione (o me-
• Tolleranza al CTV glio suscettibilità) della combinazione di innesto agli attacchi di
• Tolleranza ai sali patogeni, in particolare il virus della tristeza (CTV, Citrus Tristeza
• Tolleranza al calcare Virus). I portinnesti finora disponibili per gli agrumi hanno seri li-
miti di adattamento alle condizioni non favorevoli sotto i profili
• Tolleranza al marciume radicale bioagronomico e fitosanitario. Non esiste, pertanto, un portinne-
e alla gommosi del colletto
sto universale. Ovviamente, in terreni con buone caratteristiche
fisiche e chimiche tutti i portinnesti svolgono bene il loro lavoro;
i risultati cambiano quando l’ambiente presenta fattori limitanti:
calcare, salinità, elevata umidità ecc. Pertanto, una conoscenza
approfondita del profilo del portinnesto da scegliere e l’esperien-
za acquisita nello specifico ambiente sono determinanti per il ri-
sultato economico dell’agrumeto.
Arancio Tarocco su arancio amaro.
Diametro del tronco: 40 cm
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Nel passato
Fino alla prima metà del XIX secolo le piante di arancio dolce
erano ottenute direttamente dai semi, franche di piede (dette un
tempo piante di ariddu), che per la poliembrionia riproducevano i
caratteri della pianta madre. L’arancio dolce era utilizzato anche
come portinnesto di altre specie agrumicole. Il suo abbandono è
stato determinato dalla sua suscettibilità al marciume radicale e
alla gommosi del colletto da Phytophthorae. Man mano che gli
agrumi venivano coltivati anche in terreni meno ricchi di sabbia,
con maggiore percentuale di limo e argilla, la moria delle piante
su arancio dolce aumentava sensibilmente. Lo stesso fenomeno
avveniva nei limoneti poiché le piante venivano propagate sia per
seme sia per talea di limone.
L’arancio amaro o melangolo (Citrus aurantium), noto da tempo
immemorabile nel bacino del Mediterraneo, costituì l’alternativa
all’arancio dolce per la sua tolleranza al marciume radicale. Pertan-
to questa specie divenne il portinnesto più impiegato nel mondo,
mentre prima era apprezzato per la marmellata ottenuta con i suoi Arancio amaro da Risso e Poiteau
frutti e per le alberate delle città secondo una tradizione araba. È
un portinnesto che possiede numerosi aspetti positivi, capace di
Arancio amaro
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Nel presente
I successori dell’arancio amaro sono diversi soggetti, dei quali i più
diffusi nell’area mediterranea risultano i citrange ibridi tra arancio
dolce e poncirus (Citrus sinensis × Poncirus trifoliata); i più noti sono
il Troyer e il Carrizo, costituiti nel 1909 in California con l’obiettivo
di ottenere piante di arancio più resistenti alle basse temperature.
Mentre i loro frutti non sono idonei al consumo, ottengono grande
diffusione per la loro tolleranza alla tristeza. Prima della diffusione
del CTV i citrange erano utilizzati nei reimpianti, in successione
all’arancio amaro, al fine di superare la sindrome della stanchezza
del terreno che si instaura quando non si sostituisce il portinne-
Citrange Carrizo sto. Oggi il Carrizo viene preferito al Troyer per la sua maggiore
tolleranza ai nematodi. Al primo si attribuisce anche una maggiore
produttività del nesto. Comunque, entrambi inducono elevata qua-
lità dei frutti e, per le arance pigmentate, contenuti di antocianine
maggiori dell’arancio amaro. Tuttavia, rispetto a quest’ultimo i ci-
trange sono più sensibili al calcare e ai sali.
Un citrange di successiva costituzione è il C35 che ha la prero-
gativa di indurre alla pianta una dimensione più ridotta, circa un
Arancio Sanguinello su citrange Troyer
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Citrumelo Swingle
Piantine di citrange Carrizo in vivaio
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