Costituzione e Ruolo Tennou - 240110 - 171035
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Franco Mazzei
LA COSTITUZIONE MEIJI
IL RUOLO DEL TENN?
1. Premessa storiografica
1 Per la traduzione, semiufficiale, in inglese della Costituzione, cfr. The Meiji Japan
Through Contemporary Sources (d'ora in avanti abbreviato MJTCS)', pubblicato a cura del
Centre for East Cultural Studies, T?kyo 1969, vol. 1, pp. 95-105. Nello stesso volume
sono riportati i ? Commentaries on the Constitution of the Empire of Japan ? di It? Hiro
bumi (pp. 181-221). Per il commento alla Costituzione di Roesler, cfr. J. Siemes, Hermann
Roesler and the Making of the Meiji State, Tokyo 1968, pp. 49-252. Il testo in giapponese
? riportato in K. Inoue, Mac Arthur1 s Japanese Constitution - A Linguistic and Cultural Study
of its Making, Chicago 1991, Appendice 4, pp. 327-332.
Dopo la Restaurazione Meiji (1868), come nome ufficiale del Giappone fu scelto Dai
Nippon Teikoku (Impero del Grande Giappone), che ben s'adattava sia al modello cinese
di Ta Ming e Ta CVing sia a quello occidentale di Great Britain. Da notare tuttavia che
nella traduzione inglese del titolo della Costituzione (? Constitution of the Empire of Ja
pan ?) non compare il qualificativo corrispondente a ? dai ? (grande).
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6 Franco Mazzei
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La Costituzione Meiji 7
4 Per la problematica pi? recente sul tenn?sei, cfr. Suzuki Masayuki, K?ndai no ten
n?sei no shihai chitsujo (Ordine e dominazione del sistema del Tenn? nell'et? moderna),
Tokyo 1986; dello stesso autore, Kindai no Tenn? (Il Tenn? nell'et? moderna), nella serie
Iwanami Bukkuretto, Shir?zu Nihon kindai-shi 13, Tokyo 1992; T?yama Shigeki, Meiji ishin
to Tenn? (La Restaurazione Meiji e il Tenn?), T?ky? 1991; Rekishigaku Kenky?kai (a cura
della), Tenn? to tenn?sei wo kangaeru (Considerazioni su Tenn? e tenn?sei), T?ky? 1986;
Suzuki Ry?, ? Kindai tenn?sei wa nani ni yotte sasaerarete ita ka ? (Da che cosa era soste
nuto il tenn?sei dell'et? moderna?), in Sasaki Ry ji (a cura di), S?ten Nihon no rekishi (Punti
controversi della storia del Giappone), vol. VI Kin-gendai, T?ky? 1991 (con aggiornate an
notazioni bibliografiche).
La storiografia marxista in generale ha visto nel contesto europeo (ad eccezione del
caso inglese) la forma di Stato assolutistica, con l'assoggettamento della societ? ad un pote
re centralizzato e dispotico che questa forma comporta, come un superamento delle divi
sioni incongrue del sistema feudale e, pertanto, funzionale al nascente capitalismo
commerciale ed industriale: in breve, l'assolutismo come premessa del capitalismo. Studi
pi? recenti e pi? ? disincantati ? hanno per? messo in rilievo la presenza di tratti non asso
lutistici nello stato assoluto, pur confermandone la suaccennata tendenza razionalizzatrice. .
Cfr. G. Amato, ? Forme di Stato e forme di Governo ?, in G. Amato e A. Barbera, Manua
le di diritto pubblico, Firenze 1991, pp. 48-52; P. Anderson, Lo Stato assoluto. Origini ed
evoluzione dell assolutismo occidentale e orientale, Milano 1980.
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8 Franco Mazzei
contadini ?), respinse la tesi secondo cui compito prioritario dovesse esse
re la realizzazione di una ? rivoluzione borghese contro un potere di fatto
gi? borghese ?. Gli esponenti della r?n?-ha, pur senza negare l'esistenza
di ? specificit? ? nel capitalismo nipponico, interpretavano la Restaurazio
ne Meiji, con le riforme che seguirono, essenzialmente come una rivoluzio
ne borghese. Di conseguenza, essi indicavano come immediata strategia
politica la rivoluzione socialista contro il potere dominante della borghe
sia. Va ricordato che il termine tenn?sei fu usato per la prima volta con
questa accezione relativamente tardi, nelle ? Tesi del 1932 ? del Comin
tern, con le quali si individuava nell'abbattimento del potere imperiale
assolutistico [tenn?sei dat?) 5 l'obiettivo della lotta comunista in Giappo
ne. Precedentemente, per indicare la nuova struttura istituzionale cen
trata sull'Imperatore si era fatto ricorso a neologismi coniati su termini
occidentali privi di una forte connotazione ideologica, come rikkensei (si
stema costituzionale) o rikken kunshusei (monarchia costituzionale). In realt?,
esisteva gi? da secoli un'espressione fortemente ideologizzata per indicare
la specifica struttura politica della nazione centrata sulla figura del Tenn?:
era il termine kokutai, letteralmente ? il corpo della nazione ?, vale a dire
una struttura nazionale avente al vertice il sovrano considerato focus pri
mo dell'identit? culturale e simbolo della continuit? storica. Su questa ideo
logia ci soffermeremo successivamente; per ora ? sufficiente dire che tenn?sei
e kokutai esprimevano i due versi della stessa medaglia: il primo era usato
da chi era contrario all'istituto del Tenn?, il secondo da chi voleva preser
varlo e rafforzarlo.
Il dibattito tra le scuole k?za e r?n? fu stroncato verso la met? degli
anni Trenta dall'accentuarsi della repressione governativa, che port? tra
l'altro all'arresto di numerosi esponenti del Partito Comunista. Ma l'inter
pretazione dell'istituto del Tenn? che ne era alla base fu ripresentata con
rinnovato vigore nell'immediato dopoguerra. Nel nuovo clima di libert?
accademica instauratosi grazie alle riforme di democratizzazione imposte
da MacArthur, e con la conseguente rivitalizzazione della storiografia giap
ponese gli studiosi marxisti si trovarono in prima fila impegnati ad indivi
duare le responsabilit? della disastrosa Guerra del Pacifico. Poco sensibili
alla tesi della ? cospirazione militarista ? che mirava ad identificare le col
pe di singoli individui (tesi questa predominante presso il Tribunale Mi
5 C. Gluck, Japan's Modern Myths. Ideology in the Late Meiji Period, Princeton (New
Jersey) 1985, p. 324; F. Mazzei, op. cit., p. 146-148; Ishid? Seirin e Yamabe Kentar?, Ko
mintern Nihon ni kansuru teze-sh?(Le tesi del Comintern sul Giappone), T?ky? 1961, p.
73 e segg.
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La Costituzione Meiji 9
6 Cfr. International Military Tribunal for the Far East, Transcripts of Proceeding; e
R H. Minear, Victors' Justice - The Tokyo War Crimes Trial, Princeton 1971.
7 Per una rassegna della storiografia marxista giapponese di questo dopoguerra si rin
via al contributo di S. Hatano ?Japanese Foreing Policy, 1931-1945 - Historiography ?,
in S. Asada (a cura di), Japan and the World 1853-1952 - A Bibliographic Guide to Japanese
Schobrship in Foreign Relations, New York 1989, pp. 217-240.
8 A questo riguardo, illuminante fu l'opera svolta, soprattutto nel decennio successi
vo alla fine della Seconda Guerra Mondale, da Maruyama Masao, uno dei pi? influenti
intellettuali giapponesi e fondatore di una delle principali scuole di scienza della politica
in Giappone. La sua raccolta di saggi e conferenze dal titolo Gendai seiji no shis? to k?d?
(2 voll., T?ky? 1956-57) ? stata parzialmente tradotta in inglese a cura di Ivan Morris (Tought
and Behaviour in Modem Japanese Politics, London 1963) e recentemente in italiano con
il titolo, un po' fuorviante, Le radici dell'espansionismo. Ideologie del Giappone moderno,
nella collana Cosmopolis delle Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1990.
Un altro studioso di rilievo in questo contesto ? Ishida Takeshi, di cui segnaliamo Kindai
Nihon seiji k?z? no kenky? (Studi sulla struttura politica del Giappone), T?ky? 1956.
9 Eguchi Keiichi, ? Nihon teikokushugi to Mansh? mondai ? (Imperialismo giappo
nese e questione mancese), in Iwanami K?za: Sekai rekishi, vol. XXVII, Gendai 4, T?ky?
1971, pp. 210-41; Suzuki Takashi, ? Senjika no shokuminchi ? (Le colonie durante il pe
riodo bellico), in Iwanami K?za: Nihon rekishi, 21, Kindai 8,, T?ky? 1977, pp. 213-64.
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questi studiosi (fra cui figurano nipponisti valorosi come Beckmann, Bis
son, Borton, Scalapino ecc.)16, tale valutazione era in qualche modo una
premessa ? logica ? per spiegare il successivo ? totalitarismo ? o ? fascismo ?
del Giappone (una sorta di fallacia del post hoc). C'? da aggiungere che
questi studiosi, per molti versi pionieristici, nel tentativo di ricercare le
premesse del ? fallimento democratico ? del Giappone prebellico, trovaro
no terreno fertile in una vasta, e beninteso rigorosa, produzione storiogra
fica di valenti ricercatori giapponesi come Osatake Takeki, Suzuki Yasuz?
e ?tsu Junichiro17, tutti per? accomunati, come acconciamente annota
George Akita, da un ? orientamento pessimistico ?18. E appena il caso
d'aggiungere che la tesi dell'? assolutismo del Tenn? ? come modello in
terpretativo del sistema politico giapponese prebellico ha avuto scarso
credito presso non pochi studiosi occidentali non marxisti (da Edwin
O. Reischauer, a Joseph Pittau, a Testuo Najita, a Peter Duus, a Gordon
Berger)19. Al contrario, soprattutto nelle ricerche pi? recenti l'accento ?
stato posto sul ? pluralismo ? di tale sistema, intendendo con questo ter
mine non gi? la competizione fra diverse forze politiche in quanto porta
trici di specifici interessi socio-economici, bens? la frammentazione delle
16 George M. Beckmann, The Making of the Meiji Constitution: The Oligarchs and the
Constitutional Development of Japan: 1868-1891, Lawrence 1957; T.A. Bisson, Japan in China,
New York 1938; Hugh Bort?n, Japan's Modern Century, New York 1955; N. Ike, The Be
ginning of Political Democracy in Japan, Baltimore 1950; Robert A. Scalapino, Democracy
and the Party Movement in Prewar Japan: The Failure of the First Attempt, Berkeley and Los
Angeles 1962.
17 Osatake Takeki, Ishin zengo ni okeru rikken shis? (Il pensiero costituzionale prima
e dopo la Restaurazione Meiji), 2 voli., Tokyo 1929; Idem, Nihon kensei-shi taik? (Linea
menti di storia costituzionale del periodo Meiji), Tokyo 1938-1939. Di Suzuki Yasuz? cfr.
Meiji ishin seiji-shi: Gendai no tanj? (Storia politica della Restaurazione Meiji: La nascita
dell'et? contemporanea), Tokyo 1942; Kenp -seitei to Roesureru (L'emanazione della Co
stituzione e Roesler), Tokyo 1942; e Seit?-ron: Seit to kokuminteki seiji soshiki (Disserta
zione sui partiti politici: I partiti e l'organizzazione politica dei cittadini), Tokyo 1943.
Infine, ?tsu Junichiro, Dai Nihon kensei-shi (Storia costituzionale del Grande Giappone),
voli. 10, Tokyo 1927-1928.
18 George Akita, Foundations of Constitutional Government in Modem Japan
1868-1900, Cambridge (Mass.) 1967, p. 159.
19 E.O. Reischauer e J.K. Fairbank, A History of East Asian Civilization, Boston 1960
(traduzione italiana Stona dell'Asia Orientale, Torino 1974); Joseph Pittau, Political Thought
in Early Meiji Japan: 1868-1889, Cambridge (Mass.) 1967; T. Najita, Ham Kei and the Poli
tics of Compromise, 1905-1915, Cambridge 1974; Idem, Japan, Englewood Cliffs 1974; di
P. Duus si veda, oltre all'introduzione al gi? citato volume da lui curato della Cambridge
History of Japan, ? Whig History, Japanese Style: The Min'y?sha Historians and the Meiji
Restoration ?, Journal of Asian Studies, n. 33, Maggio 1974.
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La Costituzione Meiji 13
?lites in lotta fra loro per il controllo del potere 20. Tuttavia anche in Oc
cidente da pi? parti si continua a persistere in interpretazioni basate sulla
categoria delT? assolutismo ? del Tenn?, soprattutto da parte di studiosi
? impegnati ? ideologicamente, come, per fare qualche esempio, John Hal
liday21 e, pi? recentemente, Antony Woodiwiss22.
Comunque sia, la semplicistica concezione dell'istituto imperiale co
me forza inibente l'evoluzione, con la conseguente riduttiva identificazio
ne del Tenn? a paradigma di tutto ci? che nella societ? nipponica ? retrivo,
reazionario e repressivo, come sostenuto a suo tempo dal Comintern e da
gli esponenti della k?za-ha, ? ancora oggi accettata da buona parte del mondo
accademico, oltre che della sinistra ? militante ? nipponica, ed ? una sorta
di peccato originale di cui finanche dopo il crollo dei regimi comunisti del
l'Europa Orientale, il Partito Comunista Giapponese mostra vistose trac
ce. Significativo ? che esso sia l'unica formazione politica presente nella
Dieta giapponese ad essere dichiaratamente contraria all'istituzione impe
riale, al punto che alla cerimonia di apertura delle sessioni parlamentari,
che iniziano con il rituale messaggio dell'Imperatore, i parlamentari comu
nisti disertano regolarmente l'aula in segno di protesta. Ma questo ? pec
cato d'origine ? non pu? aiutare a spiegare l'intransigente opposizione di
non pochi studiosi non marxisti all'istituto imperiale di oggi, che certamente
non presenta le connotazioni ideologiche del periodo prebellico.
In effetti, la questione del tenn?sei, al di l? dello specifico interesse
storiografico, sembra costituire un problema psicologico, esistenziale si
potrebbe dire, per molti intellettuali giapponesi, anche di formazione non
marxista. Ci si chiede pertanto se non sia nel vero Irokawa quando sugge
risce di considerare la ? questione del tenn? ? come una specie di processo
[trial) storico cui l'intellettuale giapponese deve sottoporsi per ottenere la
propria indipendenza23. Ma indipendenza da che cosa? Per Irokawa, da
un male spirituale che i giapponesi hanno contratto con l'affermarsi del
tennoismo e che nemmeno l'olocausto atomico ha esorcizzato: la mentalit?
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14 Franco Mazzei
2. Premessa metodologica
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della produzione rispetto alla domanda interna), apparsa fin dalla prima
fase del consolidamento del capitale industriale nell'ultimo decennio del
secolo scorso/ricorrendo ad un duro sfruttamento della forza-lavoro all'in
terno e all'aggressione imperialistica all'esterno. Secondo questi studiosi,
i governi Meiji avrebbero dovuto invece perseguire una politica di amplia
mento della domanda interna e di distribuzione dei redditi anche attraver
so l'effettivo funzionamento del meccanismo dei prezzi26.
C'? da chiedersi come l'oligarchia Meiji, che detenne saldamente il
potere dopo la Restaurazione, realisticamente avrebbe potuto seguire la via
dell'allargamento della domanda interna, date le oggettive condizioni socio
economiche del Giappone da una parte e i pesanti condizionamenti posti
dalle potenze occidentali dall'altra. L'alternativa pi? plausibile alla linea
decisa dall'oligarchia Meiji era la semicolonizzazione dell'arcipelago, cos?
come era avvenuto per la Cina. Tale era, comunque sia, la convinzione de
gli oligarchi, il cui programma era riassunto nello slogan ? fukoku ky?hei ?,
letteralmente ? paese ricco ed esercito forte ?, vale a dire una rapida indu
strializzazione finalizzata a mettere il paese militarmente in grado d'otte
nere la parit? con le potenze occidentali. In tale contesto, l'obiettivo primario
era la revoca dei ? trattati ineguali ? imposti al Giappone, come ad altri
paesi asiatici, obiettivo fondamentalmente condiviso anche da coloro che
erano all'opposizione. Il dissidio tra i detentori del potere e gli oppositori
non verteva tanto sul programma quanto su come realizzarlo e, soprattut
to, su chi doveva gestirlo.
Gli oligarchi vedevano nella centralizzazione del potere e nella crea
zione di un governo costituzionale e, pi? in generale, di un ordinamento
giuridico in qualche modo modellati su quelli occidentali i prerequisiti in
dispensabili per ottenere la revisione dei trattati ineguali. Per quanto con
cerne la struttura politica interna, essa doveva mirare in primo luogo a
salvaguardare le cosiddette ? prerogative imperiali ? (taiken) e, pi? in ge
nerale, i valori della Restaurazione impedendo l'emergere di una forza che,
come il vecchio bakufu, potesse costituire una minaccia per il potere impe
riale solo da poco tempo restaurato. Come noto, il processo che port?
alla Restaurazione ebbe come base la dottrina del ? sonn -j i ? (? riverire
l'Imperatore - cacciare i barbari ?), ma si svilupp? senza il sostegno di una
diffusa mobilitazione sociale. Le motivazioni che guidarono i samurai re
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La Costituzione Meiji 17
27 Chalmer Johnson, Revolution and the Social System, Stanford (Ca.) 1964.
28 Cfr. C. Gluck, op. cit.; St.S. Large, Emperor Hirohito and Sh?wa Japan - A Politi
cal Biography, London 1992, che a parere di chi scrive ? la migliore biografia dell'Imperato
re Sh?wa fra le tante apparse in occasione della fine del suo lungo regno. Si veda anche,
nota 80.
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gie (e dei consensi) della nazione al fine di realizzare nel pi? breve tempo
possibile il necessario rinnovamento delle strutture politiche, sociali ed eco
nomiche del Paese. Per realizzare questo ambizioso programma si fece
ricorso alla formula ? wakon-y?sai ? (spirito giapponese e conoscenze occi
dentali): combinazione, e conseguente reciproco adattamento, di tecnolo
gia dell'Occidente e di valori della tradizione nazionale. In questo modo,
si ? tradizionalizzava ? il nuovo e, more nipponico, si de-radicalizzava il cam
biamento29.
Certamente ? vero che gli oligarchi nella costruzione del nuovo siste
ma costituzionale cercarono di salvaguardare anche il proprio potere dalla
minaccia di altri uomini e gruppi da loro ritenuti pericolosi per la stabilit?
del nuovo ordine, oltre che meno ? adatti ? a gestire il programma di cui
s'? detto sopra (sotto questo aspetto, essi erano influenzati oltre che dal
fazionalismo localistico anche dalla concezione elitaria che avevano eredi
tato dal confucianesimo Tokugawa). Ma erano parimenti convinti che
l'adozione d'istituzioni rappresentative era un passaggio obbligato anche
per rendere il sistema politico pi? stabile, in quanto, venendo parzialmen
te incontro alle richieste dell'opposizione (organizzata in partiti politici detti
minto, ? partiti del popolo ?, per distinguerli dalle formazioni politiche or
ganizzate dalle forze governative) si sarebbe fornita una valvola di sfogo
nell'arena parlamentare al malcontento che in tal modo veniva istituziona
lizzato. Dal canto loro, i leaders dell'opposizione, che erano, come s'? det
to, concordi nell'individuare come obiettivo politico immediato la revisione
dei trattati e che anzi sfruttarono in tutti i modi i sentimenti nazionalistici
nella loro lotta contro l'oligarchia, vedevano nelle istituzioni parlamenta
ri, oltre che uno strumento necessario per una pi? ampia partecipazione
politica, un'efficace arma per combattere il predominio del gruppo al pote
re. In altre parole, i capi dei partiti, anch'essi d'origine samuraica, condi
videvano con gli oligarchi sia la concezione f azionalistica della lotta politica
sia il nazionalismo. Pertanto, pur essendo quanto meno tiepidi sui valori
del restaurazionismo per ovvie ragioni di contrasto politico, erano anch'essi
pressoch? tutti favorevoli al rilancio dell'istituzione imperiale.
Inquadrata nel pi? ampio processo della modernizzazione del paese,
la Costituzione Meiji pu? esser vista, quindi, come un duplice tentativo:
dal punto di vista politico, trovare una soluzione istituzionale ai contrasti
29 Mazzei, op. cit. Sulle differenze tra la formula giapponese wakon-y?sai e quella ana
loga cinese chung-hsiieh wei-ti, hsi-hs?eh wei-yung (applicare la tecnologia occidentale nella
struttura dell'essenza cinese), cfr. Kuo-hui Tai, ? Confucianism and Japanese Moderniza
tion: A Study of Shibusawa Eiichi ?, in Hung-chao Tai (a cura di), Confucianism and Eco
nomic Development ? An Oriental Alternative, Washington 1989, p. 81 e segg.
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La Costituzione Meiji 19
30 Sull'influenza del pensiero giuridico tedesco, pu? essere utile S. An, ? Meiji shoki
ni okeru Doitsu kokk? shis? no juy? ni kansuru ichi k?satsu - Burunchuri to Kat? Hiroyuki
wo ch?shin to shite ? (Una considerazione sull'importanza della teoria dello Stato tedesco
nel primo periodo dell'era Meiji - In particolare l'influenza di Bluntschli su Kat? Hiroyu
ki), in Nihon seijigakkai nenp?, 1975: Nihon ni okeru Sei-? seiji-shis? (Annuario dell'Asso
ciazione di Politologia del Giappone, 1975: Il pensiero politico occidentale in Giappone),
T?ky? 1976.
31 Ancor pi? che per lo Statuto Albertino, per la Costituzione Meiji si pu? ben par
lare di ? elasticit? ? nel senso che questa permise interpretazioni sostanzialmente diverse
senza dover ricorrere a modifiche costituzionali, rese peraltro estremamente complesse dal
fatto che essa ? a differenza del nostro Statuto ? non era ?flessibile ?. Cfr. L. Rossi,
? La elasticit? dello Statuto Italiano ?, in Scritti giuridici in onore di Santi Romano, vol. I,
Milano 1940.
32 Cfr. Enciclopedia del diritto, vol. XLIII, Varese 1990, s.v. ? Statuto Albertino ?.
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20 Franco Mazzei
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La Costituzione Meiji 21
33 Spencer apprezzava la Costituzione Meiji anche perch? ? non arrecava violenza alle
tradizioni ed alla storia di una razza cosi antica ?. Cfr. Kaneko Kentar?, ? The Magna Charta
of Japan ?, in Century Magazine, vol. 68, luglio 1904. Analoghe osservazioni da parte di
giapponesi sono riportate diffusamente da Akita, op. cit.
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22 Franco Mazzei
3. Le premesse fattuali
34 II fatto che il Tenn? fosse politicamente inattivo non significa che fosse anche privo
di ? influenza ? politica, cio? della capacit? di condizionare il processo decisionale. A ci?
si aggiunga che ben noti sono alcuni interventi politici ? personali ? dell'Imperatore Sh?
wa, rivelatisi peraltro decisivi per le sorti del Giappone in almeno due casi: la ? rivolta dei
giovani ufficiali ? del 26 febbraio 1936 e l'accettazione delle condizioni poste dagli Alleati
con la Dichiarazione di Potsdam del 1945. Tali temi saranno trattati in sede di analisi sto
rica del costituzionalismo nipponico.
35 Per questo breve excursus sull'evoluzione storica dell'istituto del Tenn? ci siamo
basati su H. Webb, The Japanese Imperial Institution in the Tokugawa Period, New York
1968; David M. Earl, Emperor and Nation in Japan: Political Thinkers in the Tokugawa
Period, 1974; Ishii Ry?suke, Tenn?, T?ky? 1950; Inoue Kiyoshi, Tenn?sei (Il sistema del
Tenn?), T?ky? 1953; Watsuji Tetsur?, Sonn shis? to sono dento (Il pensiero del sonno e
la sua tradizione), T?kyo 1943. In italiano, cfr. D. De Palma, limolo dell'Imperatore nelk
storia del Giappone, Tesi di dottorato di Ricerca, Cagliari 1990.
Sul carattere simbolico del sovrano, cfr. K. Mori, ? The Emperor of Japan: A Histori
cal Study in Religious Symbolism ?Japanese Journal of Religious Studies, vol. 6 n. 4, 1979;
e P. Nosco ? Priest, Shaman, King ?, nella stessa rivista, vol. 17 nn. 2 e 3; P. Villani, Lo
shintoismo. Variazioni su temi linguistico-religiosi, Napoli 1990.
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La Costituzione Meiji 23
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La Costituzione Meiji 25
gunale (senza reggente), questa volta entrambi con sede a Kyoto. ConTin
tensificarsi delle rivolte e delle guerre civili, inevitabile fu il declino non
solo del potere shogunale ma anche del Trono Imperiale, che precipit? al
livello pi? basso della sua storia millenaria. Si sa di imperatori per i quali
fu necessario rinviare per mesi i riti funebri e per anni la cerimonia di in
tronizzazione perch? la Corte non disponeva dei fondi necessari.
La riunificazione del paese negli ultimi decenni del XVI secolo ad opera
di Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu contribu? a
risollevare le sorti dell'istituto imperiale. Soprattutto Ieyasu, che ottenne
dal Tenn? il titolo di Shogun e che fiss? la sede del proprio governo a Edo
(l'attuale Tokyo), nella generale ristrutturazione socio-politica del paese par
ticolare attenzione prest? alla Corte, che dot? di rendite ma nello stesso
tempo sottopose a rigidi controlli attraverso la creazione a Kyoto di due
uff ici shogunali (shoshidai e machi-bugyo). In pratica, per quasi tutto il pe
riodo Tokugawa (1600-1868), caratterizzato dal cosiddetto ? feudalismo
centralizzato ? sulla base del sistema bakuhan, il Tenn? e i suoi cortigiani
vissero in un ? isolamento trascendente ? e la Corte imperiale, certamente
meno povera di prima, nella quasi oscurit? politica, ? dimenticata ? dal po
polo. Il Trono continu? a svolgere alcune funzioni politiche importanti,
ed in primo luogo l'investitura del nuovo Sh?gun. Un'altra funzione rile
vante dal punto di vista pratico svolta dalla Corte era la promulgazione
del calendario annuale. Per il resto si trattava di riti religiosi, molti dei quali
? resti di pratiche shamaniche ? collegati con la risicoltura.
Un ruolo ben pi? importante ebbe l'istituto imperiale nel pensiero po
litico di questo periodo, durante il quale si form? il nazionalismo moderno
giapponese, che avrebbe reso poi possibile la Restaurazione Meiji. Uno dei
problemi che in tale contesto si pose al Giappone fu l'atteggiamento da
assumere nei confronti della tradizionale idea della ? centralit? ? della
Cina. Secondo il ? sistema tributario cinese ?, da tempo operante nel
l'Asia Orientale e che in qualche modo corrispondeva alla concezione me
dievale europea della res publica Christiana, il mondo era costituito da un
centro civilizzato (la Cina) ed una periferia ancora ? barbarica ? (in termi
ni di istituzioni e di sistema di valori cinesi) 43. Corollario di tale assunto
universalistico era che l'Imperatore della Cina, in quanto mediatore tra il
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26 Franco Mazzei
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La Costituzione Meiji 27
45 Cfr. Maruyama Masao, Nihon seiji shis?-shi kenky? (Studi sulla storia del pensiero
politico del Giappone), Tokyo 1952 (traduzione inglese Studies in the Intellectual History
ofTokugawa Japan, 1974); Matsumoto Sannosuke, Kokugaku seiji shis? no kenky? (Studi
sul pensiero politico della scuola Kokugaku), Tokyo 1957; Najita, Japan, cit.
46 Per il processo che port? alla Restaurazione e le interpretazioni storiografiche di
questa, si rinvia al nostro ? Restaurazione imperiale e Riforme Meiji in Giappone ?, cit.
47 Cfr. F. Mazzei, ? La 'teoria del Governo Assembleare' e i primi esperimenti isti
tuzionali del Giappone Meiji ?, Il Giappone, XIV, 1974, p. 15.
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28 Franco Mazzei
Nel 1868, con un coup d'?tat (in pratica impadronendosi della perso
na del quindicenne Imperatore Meiji) essi abbatterono il bakufu (la con
troffensiva delle forze fedeli allo Sh?gun fu facilmente domata) e, restaurato
il potere imperiale, diedero inizio ad un radicale processo di rinnovamento
del paese secondo le linee precedentemente delineate.
Il primo tentativo di definire i principi fondamentali di governo da
parte dei promotori della Restaurazione Meiji fu il ? Giuramento in cin
que articoli ? (Gokaj no seimon)y prestato solennemente dall'Imperatore
il 6 aprile dello stesso anno. Il primo articolo di questo documento, in cui
la tradizione liberale giapponese ha da sempre visto i primi semi della de
mocrazia nipponica, cos? recitava: ? Sar? istituita un'ampia assemblea e la
politica del Governo sar? decisa attraverso pubbliche discussioni ? 48. E
interessante ricordare che il famoso rescritto imperiale con cui si negava
il carattere divino del Tenn? (la cosiddetta ? dichiarazione di umanit? ?)
emanato dall'Imperatore Sh?wa il primo gennaio 1946, su sollecitazione
delle forze di occupazione americane come premessa per un cambiamento
totale del sistema politico in senso democratico, inizia appunto con un espli
cito richiamo al Giuramento del 1868 49.
L'idea di istituire un governo intorno ad ? un'assemblea deliberati
va ? era stata oggetto di ampio dibattito gi? prima della Restaurazione. Se
condo lo storico costituzionalista Osatake 50, la germinazione di tale idea
? da ricercarsi nei tre piani proposti da Ch?sh? del 1862 concernenti le
misure amministrative e militari da adottare per far fronte alle potenze oc
cidentali. Stimoli a ci? provennero, naturalmente, dalle conoscenze che al
lora si avevano dei sistemi politici occidentali. Uno dei primi, se non il primo,
ad introdurre il parlamentarismo in Giappone fu Aochi Rins? (1784-1833),
che nel 1827 riassunse VAlgemeen Geography che l'olandese W.S. Crame
rus aveva scritto circa mezzo secolo prima e che conteneva una breve de
scrizione del sistema parlamentare inglese51. Secondo Okubo Toshiaki52,
48 Ibidem, p. 27.
49 . Takeda, The Dual Image of the Japanese Emperor, London 1988, pp. 115-116.
50 Osatake Takeki, Nihon kenseishi taik?, cit.
51 L'opera, dal titolo Yochi shiryaku(Breve descrizione del mondo), ? pubblicata in
Bunmei genry? s?sho (Collana sull'origine della civilt?), voli. 3, Tokyo 1912-1914. Cfr. Asai
Kiyoshi, Meiji r?kken shis? ni okeru Eikoku gikaiseido no eiky? (L'influenza del sistema par
lamentare inglese sul pensiero costituzionale dell'era Meiji), Tokyo 1939, pp. 78-87.
52 Okubo Toshiaki, Meiji-kenp? no dekiru made (Fino alla compilazione della Costi
tuzione Meiji), Tokyo 1956, p. 6.
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La Costituzione Meiji 29
53 Nel 1861 fu pubblicato il Renp? shiryaku (Breve descrizione degli Stati Uniti), adat
tamento dell'opera a-mei lien-pang chih-l? erb (Breve descrizione della confederazione ame
ricana) scritta da E.C. Bridgam, un missionario americano in Cina; e nel 1865 il Bankoku
k?h? (Diritto internazionale), che era una traduzione degli Elements of International Law
di H. Weatons mediata dalla versione cinese curata da un altro missionario americano in
Cina, W. Martin. L'anno successivo fu introdotta un'altra opera cinese, Chih-huan ch'i
rneng, traduzione di un testo scritto a scopo didattico in inglese, A Circle of Knowledge,
dal noto sinologo J. Legge. Cfr. Osatake, op. cit., pp. 20-28.
54 II Gidai s?an ? pubblicato in Nishi Amane zensh? (Opere complete di Nishi Ama
ne), Tokyo 1961, vol. II, pp. 167-183. La proposta di Nishi prevedeva la creazione di un'as
semblea deliberativa bicamerale: la Camera Alta comprendente i daimy eh Camera Bassa
composta di un samurai per ciascuno han. Le leggi approvate dall'assemblea dovevano esse
re presentate dal bakufu alla Corte imperiale per la sanzione formale. Lo Sh?gun avrebbe
continuato a detenere la maggior parte del potere, mentre limitati erano i poteri del Tenn?:
sanzionare formalmente le leggi, conferire titoli onorifici, stabilire pesi e misure, esser ca
po dello shintoismo e del buddhismo. Va rilevato che volutamente Nishi evitava di applica
re la ? divisione dei poteri ?, in quanto riteneva che fosse pi? conveniente per il Giappone,
almeno per qualche tempo, che ? il potere di eseguire le leggi ? (esecutivo) fosse unito al
? pot?re di proteggere le leggi ? (giudiziario). Cfr. T.R.H. Havens, Nishi Amane and Mo
dem Japanese Thought, Princeton 1970, pp. 62-63; R. Ishii (a cura di), Japanese Legislation
in the Meiji Era, T?kyo 1958, p. 138.
55 La traduzione in inglese della ? Costituzione di giugno ? ? riportata in MJTCS, voi.
I, pp. 66-75.
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30 Franco Mazzei
56 Per i vari esperimenti si rinvia a R. Ishii, op. cit. Si veda pure M. Umegaki, After
the Restoration: the Beginning of Japan's Modem State, New York 1988.
57 Sul dibattito politico che precedette la promulgazione della Costituzione Meiji, fon
damentale rimane ancora il contributo di Pittau Political Tought in Early Japan, cit.
58 Sui gravi riflessi interni della cosiddetta ? questione coreana ?, cfr. Akita, op. cit.,
pp. 16-17.
59 II testo in inglese del ? Memoriale ? presentato da Itagaki ed otto associati ? pub
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La Costituzione Meiji 31
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32 Franco Mazzei
62 Sulla crisi del 1881, cfr. Akita, op. cit.y p. 31-66. La traduzione inglese della pro
posta di ?kuma ? riportata in Beckmann, op. cit., pp. 136-142, e in Tsunoda et al., op.
cit., pp. 690-692. Cfr. inoltre J. Idditie, The Life of Marquis Shigenobu Okuma, Tokyo 1956,
e J.C. Lebra, Okuma Shigenobu, Camberra 1973.
63 Gli anglosassoni continuarono ad essere gli interlocutori privilegiati per le questioni
politiche ed economiche. Cfr. P. Lavelle, La pens?e politique du Japon Contemporain, Paris
1990, p. 39.
64 F. Mazzei, ? Etica economica e spirito del capitalismo nella modernizzazione del
Giappone ?, Il Giappone, vol. XXII 1982, in particolare p. 29.
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La Costituzione Meiji 33
65 Traduzione inglese in Lu, op. cit., 65. Per un succinto esame del testo, cfr. Ishii,
op. cit.
66 Kaneko Kentar? (a cura di), Ito Hirobumi (Biografia di Ito Hirobumi), Tokyo 1940,
vol. I, pp. 192-200; traduzione inglese in Beckmann, op. cit., pp. 131-135.
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34 Franco Mazzei
Nel maggio del 1887, Inoue sottopose all'esame di Ito due diverse bozze
della costituzione: nella prima ad ogni articolo erano aggiunte le osserva
zioni di Roesler e di Mosse, nella seconda erano riportati i riferimenti a
costituzioni straniere. Da giugno ad agosto dello stesso anno, Ito e i suoi
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La Costituzione Meiji 35
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36 Franco Mazzei
mali e stilistici, pochi furono gli emendamenti apportati dal Consiglio Pri
vato, su alcuni dei quali si riferir? successivamente72.
La Costituzione, composta da 7 capitoli e 76 articoli, fu promulgata
11 febbraio 1889, ricorrenza del Kigensetsu, Panniversario della mitica
fondazione dell'Impero del Giappone da parte del leggendario primo im
peratore Jinmu. Su insistenze di Ito, fu presentata come un ? dono ? di
Sua Maest? il Tenn?, che nella sua ? paterna saggezza ? aveva limitato i
propri poteri e accordato ai ? sudditi ? diritti e libert?, associandoli nella
gestione della politica nazionale attraverso i loro rappresentanti nella Die
ta Imperiale. Lo stesso giorno fu promulgata la Legge sulla Casa Imperiale,
che per? non venne pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale in quanto, trattan
dosi di questioni riguardanti la Casa Imperiale, non si riteneva necessario
che fosse resa formalmente pubblica.
Nel ventennio precedente numerose ? proposte costituzionali ? erano
state compilate da singoli cittadini o da gruppi organizzati. Secondo dati
raccolti da Emura Eiichi, tra il 1868 e il 1887 furono compilate almeno
63 proposte di cui pi? della met? nel solo biennio 1880-81 durante il quale
la ? febbre ? per la costituzione aveva raggiunto la punta pi? alta 73. Qua
si due terzi dei testi furono preparati da organizzazioni o individui
? privati ?, per lo pi? legati al Movimento per la libert? e i diritti del popo
lo (per la precisione, 43 bozze contro le 20 di gruppi legati al Governo).
Le testimonianze dei contemporanei parlano di parate e di tripudi nella
capitale in festa per la promulgazione della prima Costituzione in Asia. Il
medico tedesco Erwin Baelz (1849-1913), giunto in Giappone nel 1876
come docente della Scuola Medica di T?kyo e ben introdotto negli am
bienti di Corte, nel suo diario sotto la data 11 febbraio 1889 annota:
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La Costituzione Meiji 37
74 Cfr. Toku Baelz (a cura di), Awakening Japan: The Diary of a German Doctor, New
York 1932, pp. 81-82.
75 Cfr. Emura Eiichi, Meiji zenki no kenp?, cit., pp. 20-23.
76 Cfr. C. Gluck, op. cit.
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38 Franco Mazzei
In realt?, anche fra i giapponesi non mancava chi, come Nakae Ch?min
(1847-1901), detto ? il Rousseau dell'Oriente ?, era profondamente delu
so ed amareggiato nell'apprendere le disposizioni contenute nella Costitu
zione, finalmente rese pubbliche, soprattutto per l'imponente enumerazione
dei diritti del sovrano e i limitati ? diritti del popolo graziosamente con
cessi ? dal Tenn?. ? Mi chiedo ? scrisse Ch?min ? che cosa la Costitu
zione ci abbia effettivamente dato. La gente ? fissata con questa parola
e non ha ancora aperto gli occhi: non sa se la Costituzione sia una pietra
preziosa o invece robaccia da buttare come una tegola rotta ? 78.
Come s'? detto, uno dei due problemi di fondo che gli estensori della
Costituzione Meiji dovevano risolvere consisteva nel conciliare le con
notazioni specificamente nipponiche della ? sacra sovranit? ? del Tenn?
(peraltro solo vagamente definita) con i limiti di tale sovranit? propri del
costituzionalismo.
Ito, nei suoi interventi alle sessioni deliberative del Consiglio Privato
per l'approvazione del testo costituzionale, esplicito con chiarezza questo
problema sostenendo i seguenti due punti. Primo, la limitazione dei poteri
del sovrano e la salvaguardia dei diritti dei sudditi sono due principi irri
nunciabili del costituzionalismo: ? ...se i diritti dei sudditi non sono ga
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La Costituzione Meiji 39
Sulla base delle teorie tedesche dello stato organico, Ito vedeva la spe
cificit? del Giappone (cio? la Casa Imperiale in quanto asse portante della
nazione) come un prodotto dell'evoluzione storica: per usare le sue parole,
l'istituto del Tenn? si sarebbe ? sviluppato entro il corpo politico come il
cervello si sviluppa nel corpo fisico ?. A parte la controversa questione sul
significato da dare al termine ? asse portante ? usato da Ito, come s'? avu
79 Riportato in Maruyama Masao, Nihon no shis? (Il pensiero del Giappone), Tokyo
1957, pp. 29-30; citato in Irokawa, op. cit., p. 268.
In quest'opera Maruyama espone la tesi secondo cui in Giappone non si sarebbe svi
luppata una vera e propria tradizione intellettuale (come in Occidente), bens? una ? tradi
zione destrutturata ? (muk?z? dent?). Ci? sarebbe dovuto, secondo Maruyama che ricalca
in qualche modo l'immagine dell'asse portante cui era ricorso Ito Hirobumi, al fatto che
in Giappone ? mancato un insieme di principi organizzativi di tipo intellettuale paragona
bile al cristianesimo, in cui ? l'autorit? ? era chiaramente simboleggiata da una ? provvi
denza assoluta ? (cfr. Irokawa, op. cit., p. 261, in cui la tesi di Ito ? presentata in chiave
critica).
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40 Franco Mazzei
to gi? modo d'accennare non sono pochi gli studiosi che a proposito del
l'ideologia del Tenn? affermatasi nel periodo Meiji parlano di ? tradizione
inventata ? o ? riscoperta ? (una sorta di ? disvelamento ? alla Heidegger?).
Se per Carol Gluk l'immagine ? religiosa ? del Tenn? che ne scatur? costi
tuisce uno dei pi? potenti ? miti moderni ?, e se per Irokawa il processo
con cui il sovrano fu eretto a simbolo del Giappone moderno e del nazio
nalismo nipponico fu un ? abile artificio ? con cui Ito e compagni ? rigene
rarono ? la tradizione nipponica sotto forma di tennoismo, per Kitagawa
il risultante tennoismo fu una sorta di teocrazia priva di trascendenza, frutto
di un duplice processo incrociato: la storia che diventa mito e il mito che
diventa storia 80.
Tuttavia, lo stesso Irokawa sottolinea quanto specificato nella ? boz
za ? di Costituzione dell'Associazione privata S?aisha di Kumamoto che
dimostra che anche in ambienti non governativi era gi? profondamente ra
dicata l'ideologia imperiale nella morfologia del kokutai. Nella prima se
zione della ? bozza ?, che ha per titolo appunto ? Kokutai ?, ? scritto infatti:
Comunque sia, fu sulla base di questa concezione che come premessa fon
damentale del nuovo ordine si pose ? la sacralit? e l'inviolabilit? ? del mo
narca (Costituzione Meiji, articolo 3), il quale ? ? capo dell'Impero in quanto
depositario dei diritti di sovranit? ? (art. 4) in virt? della sua appartenenza
ad ? una linea ininterrotta di sovrani ? destinata a ? regnare e governare
sull'Impero del Giappone per diecimila generazioni ? (art. 1).
I tre succitati articoli della Costituzione, in realt?, non si discostano
sostanzialmente da analoghe disposizioni che ritroviamo nelle costituzioni
80 Cfr. Large, op. cit., p. 7, che usa l'espressione ? invention of tradition ? nell'ac
cezione di Hobsbawm (E. Hobsbawm e T. Ranger, Invention of Tradition, Cambridge 1985);
C. Gluck, op. cit.; Joseph M. Kitagawa, ? The Japanese Kokutai [National Community]:
History and Mith ?, History of Religions, XIII-3, 1974.
81 Irokawa, op. cit., p. 256.
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La Costituzione Meiji 41
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42 Franco Mazzei
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La Costituzione Meiji 43
trono, che, secondo il modello cinese, divenne ereditaria per via maschile
(anche se in passato non poche donne erano salite sul Trono del Crisante
mo) e del tutto automatica secondo il vecchio aforisma francese ? morto
il Re, viva il Re ?.
La Costituzione poneva tuttavia limiti precisi all'autorit? del sovra
no. Lo stesso art. 4, dopo aver affermato che ? l'Imperatore ? il Capo del
l'Impero, combinando in s? i diritti di sovranit? ?, precisava ? e li esercita
conformemente a quanto disposto da questa Costituzione ?. Da sottolineare
che Ito, nel corso delle discussioni del Consiglio Privato per l'approvazio
ne della Costituzione, fu favorevole al mantenimento di questa clausola
nonostante la pressante richiesta di alcuni membri di sopprimerla 85. In pra
tica, la Costituzione non riconosceva alle decisioni, ai decreti e ai rescritti
imperiali in quanto tali alcuna validit? giuridica. Preciso a questo riguardo
? il dettato dell'art. 55, che prevedeva l'istituto della controfirma ministe
riale: ? I rispettivi Ministri daranno il proprio consiglio (hohitsu) all'Impe
ratore, e ne assumono la responsabilit?. Tutte le leggi, i decreti e rescritti
imperiali di qualsiasi tipo che riguardino affari di stato richiedono la con
trofirma di un Ministro ?. Da rilevare che il termine ? hohitsu ? usato in
quest'articolo indica qualcosa di pi? di un parere; pi? correttamente esso
implica un consiglio per prassi vincolante, che il Tenn? di fatto non poteva
ignorare o rigettare. Tale ? l'interpretazione data da politici e giuristi giap
ponesi. A questo riguardo ? sufficiente ricordare che nel corso della trava
gliata traduzione in giapponese della bozza di costituzione preparata in
inglese dallo staff di McArthur nell'immediato dopoguerra, l'espressione
? the advice and consent [of the Cabinet] ? fu resa dagli esperti giapponesi
appunto con il termine hohitsu. Questa soluzione, ovvia per i giapponesi,
apparve invece scorretta (perch? giudicata ? incompleta ?) dai collaborato
ri di McArthur, che imposero che fosse esplicitata l'idea del ? consenso ? 86.
In breve, secondo quanto sancito dalla Costituzione Meiji, il Tenn? nel
l'esercizio delle cosiddette ? prerogative negli affari di stato ? (kokumu
ken) aveva bisogno del consiglio e della controfirma dei ministri.
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44 Franco Mazzei
87 Cfr., ad esempio, Yoshida Yoshiaki, Nihonkoku kenp? ron (Una dissertazione sul
la Costituzione del Giappone), T?kyo 1990, p. 28-31; H. Yasuda, ? The Modem Emperor
System as it Took Shape Before and After the Sino-Japanese War of 1894-5 ?, Acta Asiati
ca, . 59, 1990, pp. 38-58.
88 In un discorso tenuto ai governatori delle prefetture il giorno successivo alla pro
mulgazione della Costituzione, il Primo Ministro Kuroda afferm? quanto segue: ? E inevi
tabile che vi siano punti di vista diversi su come governare. E egualmente inevitabile che
in una societ? vi siano partiti politici, formati da coloro che condividono lo stesso punto
di vista. Il governo per? deve costantemente mantenere un corso fisso e, tenendosi in di
sparte dai partiti politici, seguire la via delPimparzialit? e della correttezza?. Le stesse idee
furono esposte da Ito tre giorni dopo (il 15 febbraio 1889) ai presidenti delle assemblee
delle prefetture: ?... L'Imperatore sta al di sopra del popolo ed ? staccato da tutti i partiti.
Di conseguenza, il Governo non pu? favorire un partito rispetto ad un altro. Deve essere
corretto ed imparziale. Ed il Primo Ministro, che assiste l'Imperatore [...], non deve per
mettere che il Governo sia manipolato dai partiti ?. Cfr. Akita, op. cit., p. 70.
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La Costituzione Meiji 45
89 Cfr. R.H.PP. Mason, Japan's First General Election: 1890, Cambridge (Mass.) 1969.
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46 Franco Mazzei
tere di presentare pareri (iken) al Governo, che se non accolti non poteva
no per? essere ripresentati nel corso della stessa sessione (art. 40), e me
moriali al Trono (art. 50), ma non l'autonomia di legiferare. Strutturalmente
la Dieta era debole nei confronti del Gabinetto, il quale poteva rimanere
in carica anche dopo un voto di sfiducia da parte della Camera Bassa (co
me del resto avvenne gi? nel 1893 con il secondo Gabinetto Ito). Il parla
mento disponeva tuttavia di un importante potere di interdizione nei
confronti dell'esecutivo: l'approvazione del bilancio preventivo (art. 64), che
? come abbiamo visto ? doveva essere discusso prioritariamente dalla
Camera dei Rappresentanti (da notare, comunque, che le spese della Casa
Imperiale sfuggivano al controllo parlamentare). Tale potere metteva in grado
la Dieta di ostacolare i programmi di governo, ma non di bloccarne l'atti
vit? in quanto, grazie alla disposizione contenuta nell'art. 71, al Gabinet
to era consentito fare ricorso al bilancio dell'anno precedente in caso di
mancata approvazione parlamentare di quello nuovo. Questa specie di
asso nella manica a favore del governo, che avrebbe dovuto consentire al
l'esecutivo di continuare a governare anche in presenza di una dura oppo
sizione parlamentare, si rivel? di scarsa efficacia a causa della continua
lievitazione dei prezzi ed all'incessante aumento della spesa pubblica, so
prattutto nel settore degli armamenti90.
Mentre il Genr?in veniva abolito, la Costituzione preservava invece
il S?mitsuin o Consiglio Privato, i cui membri erano chiamati a ? delibera
re su importanti questioni di stato se consultati dall'Imperatore ? (art. 56).
Il Consiglio era composto da un presidente, un vicepresidente e almeno
dodici membri d'et? superiore ai quarant'anni, scelti per lo pi? tra la no
bilt? e l'alta burocrazia. Ampia era la sfera delle competenze di questo or
gano consultivo del Tenn?, che, denominato ? custode della Costituzione ?,
interfer?, a volte pesantemente, nelle attivit? del governo e della Dieta.
Se la Camera dei Rappresentanti era l'espressione dei ? partiti del popo
lo ?, che grazie anche ad un giornalismo militante avevano una presa sul
l'opinione pubblica non trascurabile, la Camera dei Pari e il Consiglio Privato
90 L'oligarchia si rese ben presto conto, e con disappunto, di aver concesso troppo
all'opposizione. Tra il 1890 e il 1894 fu costretta a sciogliere la Camera dei Rappresentanti
ben quattro volte. Nel 1898 fu sperimentato il primo governo partitico (con Okuma Primo
Ministro e Itagaki agli Interni). Due anni dopo lo stesso Ito fond? un ? partito del popo
lo ?, la Rikken Seiyukai (Associazione Costituzionale degli Amici Politici), ? destinata ad
essere la maggior protagonista della vita parlamentare del trentennio successivo ? (Beonio
Brocchieri, op. cit.). Sugli immediati sviluppi parlamentari, cfr. V. Ferretti, ? Istituzioni
parlamentari e tradizione autoritaria nel tardo Meiji ?, in A. Priori (a cura di), Tradizione
e modernismo nelle societ? asiatiche agli albori del secolo XX, Roma 1985.
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La Costituzione Meiji 47
erano invece gli organi costituzionali di cui l'oligarchia si serviva per fre
nare le iniziative dell'altro ramo della Dieta e, quindi, per cercare di neu
tralizzare l'azione dei partiti.
Ma oltre all'oligarchia (in sostanza la ? fazione Satsuma-Ch?sh? ?) e
i partiti politici, esisteva una terza forza che alla lunga fin? con il rappre
sentare la pi? grave minaccia per l'indipendenza del Gabinetto: la ? fa
zione militare ?, gunbatsu, ai vertici della quale la Costituzione di fatto
riconosceva autonomia e dalla Dieta e dal governo. L'articolo 11 recitava:
<< L'Imperatore ha il potere di comando supremo (t suiken) dell'Esercito
e della Marina ?. Questa disposizione fu interpretata nel senso che tale po
tere era esercitato al di fuori del controllo della Dieta e del Gabinetto. Lo
Stato Maggiore dell'Esercito e lo Stato Maggiore della Marina (quest'ulti
mo resosi indipendente dal primo nel 1893), in quanto massimi responsa
bili delle operazioni e della strategia delle rispettive armi, erano intitolati
a ? consigliare ed assistere ? il Tenn? nell'esercizio della sua ? prerogativa
di comando supremo ?, con la conseguente ? facolt? di diretto accesso al
Trono ?. Il principio sancito dall'art. 11, noto come ? indipendenza del co
mando supremo ? (t suiken no dokuritsu), effettivamente poneva i capi delle
due armi al di fuori del controllo del governo civile. A questa facolt? costi
tuzionale i capi militari non fecero mai ricorso, ma la sola possibilit? o,
peggio, minaccia di ricorrervi diede loro una potente arma di contrattazio
ne politica nei confronti del Primo Ministro. Le prerogative imperiali con
cernenti l'amministrazione delle forze armate non facevano invece parte
del t suiken ed erano regolate dall'art. 12: ? L'Imperatore determina l'or
ganizzazione (hensei) e le forze da mantenere in tempo di pace ?. Trattan
dosi di una normale prerogativa amministrativa (kokumuken), il Tenn? in
questi casi era ? consigliato ed assistito ? non dai capi di stato maggiore
bens?, secondo quanto previsto dall'art. 55, dal Ministro dell'Esercito o
dal Ministro della Marina in qualit? di membri del Gabinetto. Come si pu?
facilmente intuire, la demarcazione tra le sfere di applicazione dei due ar
ticoli (vale a dire, prerogativa di comando supremo e prerogativa ammini
strativa negli affari militari) non era sempre chiara, e si comprende pure
come i leaders delle forze armate tentassero di dare una interpretazione la
pi? estensiva possibile all'art. 11, come avvenne in maniera drammatica
in occasione della ratifica del Trattato Navale di Londra nel 1930 91.
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48 Franco Mazzei
92 I limiti della tutela dei diritti dei cittadini nella Costituzione Meiji sono sottoli
neati un po' da tutti gli studiosi.
93 Relativamente ampia ? la bibliografia su questo punto. In Italiano, per una breve
introduzione all'argomento si veda la recensione di V. Ferretti (in Storia Contempor?nea,
XX-4, 1991) al volume di H. Hardacre, Shint? and the State 1868-1888, Princeton 1989.
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La Costituzione Meiji 49
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50 Franco Mazzei
pericolo il nuovo ordine basato sui valori della ? restaurazione del potere
imperiale ? (?sei-fukko).
Perch? questo complicato meccanismo funzionasse era necessario che
il vertice (il Tenn?) fungesse effettivamente da elemento di coordinamen
to e d'armonizzazione fra i vari organi dello stato. In base all'elenco dei
poteri che la Costituzione gli attribuiva, il Tenn? avrebbe dovuto non solo
? regnare ma anche governare ?. Tuttavia, secondo la lettura honne che fu
da tutti data, la Costituzione Meiji fu applicata in modo da rendere mini
ma l'effettiva capacit? d'esercizio del potere politico da parte del sovrano.
In realt?, la monarchia non solo era, come s'? gi? visto, irresponsabile dal
punto di vista del diritto, ma anche politicamente ? inattiva ?. A questo
riguardo va rilevato che con la disposizione contenuta nell'art. 3 della Co
stituzione, secondo cui ? l'imperatore ? sacro e inviolabile ? e nella quale
molti storici (evidentemente non avvezzi alle costituzioni ottriate europee
dell'Ottocento) hanno visto sanzionato ? l'assolutismo del Tenn? ?, si in
tendeva in realt? porre il sovrano fuori della mischia politica collocandolo
? fra le nuvole ?.
Sia la giustificazione della sovranit? in termini mitico-religiosi (? coe
va con il Cielo e la Terra ?), tenj? muky?, come specificato nel testo della
Proclamazione Imperiale, con l'implicito richiamo al passato mitologico della
dinastia Yamato, sia l'elevazione (o la relegazione) del sovrano a ratificato
re del consenso raggiunto erano state deliberate scelte politiche di Ito, scelte
che avevano fatto storcere il naso al suo pi? stretto collaboratore prussia
no, Roesler 96. Questi non solo era fermamente contrario all'interpretazione
mitologica della sovranit? (il primo articolo della bozza da lui preparata
recitava semplicemente: ? Il Giappone ? una monarchia ereditaria per sempre
indivisibile ?), ma era anche favorevole all'inserimento nel testo della co
stituzione di uno specifico articolo con cui si attribuisse la presidenza del
Gabinetto all'Imperatore. Prevalse, naturalmente, la tesi di Ito, condivisa
da Inoue, secondo cui il Trono doveva essere politicamente passivo, con
funzioni quindi ben diverse da quelle esercitate dal Kaiser che, nelle paro
le dello stesso Ito, aveva invece la funzione di ? dirigere l'intero meccani
smo costituzionale ? 97. Traspare qui la consapevolezza di Ito che sarebbe
spettato a lui ed ai suoi colleghi oligarchi prendere le effettive decisioni
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La Costituzione Meiji 51
98 II Naidaijin fu istituito nel 1885. Come il Ministro della Casa Imperiale, non fa
ceva parte integrante del Gabinetto.
99 Cfr. David A. Titus, Palace and Politics in Prewar Japan, cit., opera fondamentale
sulla ? politica di Palazzo ? nel Giappone prebellico.
100 Questo modello esplicativo con riferimento al processo di modernizzazione ? svi
luppato nel nostro saggio ? La specificit? della transizione giapponese ?, cit., pp. 113-114.
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52 Franco Mazzei
101 R. Hackett, ? Political Modernization and the Meiji Gemo ?, in R. Ward (a cura
di), Political Development in Modern Japan, Princeton 1968.
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La Costituzione Meiji 53
anche dal punto di vista del diritto. ? ci? che avvenne, del resto, con lo
Statuto Albertino allorch?, grazie alla sua ricordata ? elasticit? ?, senza al
cuna mutazione del testo sin dall'inizio della sua applicazione i ministri no
minati dal Re vollero anche la fiducia del parlamento. Come annota a questo
riguardo il Barile, nessun ministro avrebbe apposto la sua controfirma su
atti palesemente invisi alle camere; per cui grazie alla fiducia e alla contro
firma nel loro meccanismo contemporaneo, il Re diventava un ? potere neu
tro ? e la forma di governo si trasformava da costituzionale puro in
parlamentare 102. Mutatis mutandis, una trasformazione per molti versi ana
loga, seppure molto lenta e tortuosa, si ebbe con la Costituzione Meiji. Fin
dalla prima sessione della Dieta apparve evidente che la Camera Bassa, che
operava fuori del controllo dei gemo, pur non avendo facolt? di esprimere
o di far dimettere il Gabinetto, aveva per? il potere di impedirgli di gover
nare. Il primo a prendere atto di ci? fu proprio Ito, che appena dieci anni
dopo la promulgazione della Costituzione non esit? a fondare egli stesso,
come gi? ricordato, un ? partito del popolo ? accettando cosi l'arena parla
mentare come terreno dello scontro politico.
L'evoluzione fu nel senso che il sistema costituzionale fini col funzio
nare in parte con il principio dei poteri divisi e in parte con quello del go
verno parlamentare. R.P. Stevens, sulla base di un'interessante analisi in
cui utilizza un sofisticato modello teorico, ha definito questo sistema ? co
stituzionalismo ibrido ?, caratterizzato da un esecutivo strutturalmente molto
debole in quanto soggetto a veti plurimi103. L'impossibilit? da parte dei
gemo di controllare il ramo elettivo della Dieta, con il conseguente ricorso
ad una forma seppur rozza di parlamentarismo, fu indubbiamente causa
di instabilit? politica; ma ? altrettanto indubbio che ci? dava anche dina
mismo e finanche un carattere di potenziale democraticit? al sistema, di
cui l'unico elemento effettivo di stabilit? fu la perpetuazione della sovra
nit? imperiale.
Lungi dal creare uno stato assoluto, nell'accezione rigida usata dagli
studiosi giapponesi, l'intelaiatura costituzionale offriva ampio spazio al con
flitto, come pure alla collaborazione beninteso, tra le elit?s. A questo livel
lo il vero problema, in definitiva, non era d'ingegneria costituzionale, ma
di natura squisitamente politica: il diverso equilibrio di forze che di volta
in volta si veniva a creare tra oligarchia, partiti politici e gruppo militare
in relazione al nodo politico centrale, vale a dire il controllo del Gabinet
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54 Franco Mazzei
to. Spettava ai gerir? in quanto ? agenti per il Tenn? ? fissare i nuovi equi
libri, ed in questo ruolo essi si rivelarono una forza stabilizzante che risul
t? decisiva per il processo di modernizzazione del paese. Pur massima
espressione del potere oligarchico-burocratico, rispetto ai successivi leaders,
compresi quelli della ? democrazia Taish? ?, gli ? statisti anziani ? mostra
rono di avere lungimiranza politica, un pi? alto senso dello Stato ed un
atteggiamento molto meno aggressivo in politica estera. Sorprende soprat
tutto la loro lucida consapevolezza dei pericoli e dei vantaggi derivanti dal
tumultuoso corso degli eventi internazionali in cui, seppur coercitivamen
te, si era immesso il Giappone, da loro trasformato nel volgere di pochi
decenni da un oscuro paese ancora feudale situato agli estremi lembi del
Eurasia in una potenza mondiale.
Il meccanismo cominci? ad incepparsi con il graduale declino dell'in
fluenza dei gemo, dovuto oltre tutto a cause anagrafiche. Ne beneficiaro
no i ? partiti del popolo ? che, grazie a nuove condizioni socio-economiche
e culturali del Paese, fra cui un'interpretazione liberale della Costituzione
secondo cui il Tenn? era un ? organo ? dello stato seppure il pi? importan
te, nonch? a favorevoli congiunture internazionali, riuscirono per qualche
tempo ad imporre governi parlamentari. Mutate ancora una volta le condi
zioni politiche interne ed esterne, furono i militari a pretendere d'essere
non pi? semplici ? esecutori ? ma i genuini interpreti della ? volont? del
Tenn? ?, a loro dire attorniato da ? cattivi consiglieri ?, facendo cosi pen
dere l'equilibrio politico decisamente a proprio vantaggio.
Cambiavano gli attori ma immutato rimaneva il ruolo effettivo del Ten
n?, sostanzialmente sacrale (nell'accezione weberiana) ma politicamente
passivo; un ruolo, in definitiva non dissimile da quello sancito anche for
malmente (e, quindi, questa volta senza distinzione tra tatemae e honne)
dall'attuale Costituzione, democratica e pacifista, imposta durante l'occu
pazione delle Forze Alleate dal Generale Douglas MacArthur.
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