Il documento descrive la storia e le caratteristiche di Giffoni Valle Piana, un comune italiano nella provincia di Salerno. Viene descritta la sua origine, la storia dai tempi antichi fino ad oggi, i monumenti principali come la chiesa dell'Annunziata e il convento di San Francesco.
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Il documento descrive la storia e le caratteristiche di Giffoni Valle Piana, un comune italiano nella provincia di Salerno. Viene descritta la sua origine, la storia dai tempi antichi fino ad oggi, i monumenti principali come la chiesa dell'Annunziata e il convento di San Francesco.
Il documento descrive la storia e le caratteristiche di Giffoni Valle Piana, un comune italiano nella provincia di Salerno. Viene descritta la sua origine, la storia dai tempi antichi fino ad oggi, i monumenti principali come la chiesa dell'Annunziata e il convento di San Francesco.
Il documento descrive la storia e le caratteristiche di Giffoni Valle Piana, un comune italiano nella provincia di Salerno. Viene descritta la sua origine, la storia dai tempi antichi fino ad oggi, i monumenti principali come la chiesa dell'Annunziata e il convento di San Francesco.
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Giffoni Valle Piana
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La congrega è dedicata a Maria Immacolata. È datata intorno al
1570 anche se sulla porta d'ingresso si legge la data 1621, in realtà quella data è riferita alla fondazione dell’ordine mariano che si riuniva qui. Il locale all'inizio era un ospedale ed era stato costruito perché accanto alle chiese dedicate alla Madonna si costruiva una struttura adatta a raccogliere i bambini abbandonati chiamata la ruota degli innocenti.
Vista notturna Complesso Monumentale San Francesco
Giffoni Valle Piana (Jifuni in dialetto locale[6]) è un comune italiano sparso di 11 483 abitanti della provincia di Salerno in Campania. La sede municipale è situata nella frazione Mercato.[7]
Indice
• Classificazione sismica: zona 2 (sismicità media), Ordinanza PCM. 3274 del
20/03/2003. Giffoni Valle Piana sorge alle falde del monte Licinici e ospita la sorgente del Picentino e la vetta del Monte Accellica. Fa parte della comunità montana Monti Picentini e sul suo territorio si estende l'omonimo parco.
Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]
Il nome si presta a varie interpretazioni: secondo alcuni deriverebbe da Junonis Phanum, per la presenza di un tempio dedicato a Giunone[8] sul quale è stata edificata la basilica di Santa Maria a Vico, secondo altri dal verbo greco foneo, nel significato di mandar suoni, secondo altri ancora da genus furis, ossia "terra di gente furfante e ribelle", mentre Valle Piana deriva dalle sue caratteristiche geografiche. Storia[modifica | modifica wikitesto] La sua storia appare intimamente legata, così come avvenuto per gli altri centri dei Monti Picentini, alle vicende di cui fu protagonista la città di Picentia, fondata da una parte della popolazione picena, costretta all'emigrazione dopo essere stata sconfitta dai Romani intorno al 268 a.C., nella valle del Picentino. L'ostilità dei Piceni li portò a schierarsi con i Cartaginesi contro i Romani i quali, battuto Annibale, decisero di distruggere nel 201 a.C. Picentia. I Picentini insorsero nuovamente durante la guerra sociale dell'89 a.C., ma furono nuovamente sconfitti e stavolta furono costretti ad abbandonare Picentia, rasa al suolo definitivamente, e vivere in piccoli villaggi sulle zone collinari circostanti, che sarebbero poi diventati gli odierni paesi di San Cipriano Picentino, San Mango Piemonte, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano, Faiano e Giffoni Sei Casali, oltre che Giffoni Valle Piana. In particolare i casali che oggi costituiscono questi ultimi due comuni si riunirono nello Stato di Giffoni, che dalla metà del XVI secolo al 1808 incorporava pure l'Universitas di Gauro, divenuta prima frazione di Giffoni Valle Piana (1808) e poi passata al comune di Montecorvino Rovella (1815). La regione detta Stato di Giffoni fu contea longobarda, e nel 1066 il feudo era in possesso Guaimaro, nipote del principe di Salerno. In tempi medioevali, la dorsale principale dei Monti Picentini faceva da confine tra i ducati longobardi di Benevento e Salerno. Numerosi sono i ruderi di fortini longobardi sulle cime strategiche per il controllo dei valichi, tra cui il castello di Terravecchia. Tra gli eventi storici che hanno interessato questo territorio, va ricordata l'elevazione a diocesi dello Stato di Giffoni avvenuta per volere del papa Clemente VII nel concistoro del 6 marzo 1531. Il papa trasformò in cattedrale la chiesa dell'Annunziata e nominò primo vescovo Innico d'Avalos, vescovo di Aquino. A tale decisione si oppose in maniera talmente energica il cardinale Ridolfi, arcivescovo di Salerno, che la Santa Sede dovette revocare la sua decisione. In epoca angioina appartenne al conte Andria, quindi a Giacomo di Brussone e Giacomo d'Aquino. Poi fu concesso da Ladislao a sua madre Caterina di Durazzo e poi al marchese del Vasto; nel 1508 a Ferdinando d'Avalos d'Aquino, marchese di Pescara. Nel 1602 fu concesso a Matteo di Capua, principe di Conca e in seguito pervenne nel 1700 ai Doria, principi di Melfi. Lo stato di Giffoni si disgregò nel 1808. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di San Cipriano, appartenente al distretto di Salerno del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, ha fatto parte del mandamento di San Cipriano, appartenente al circondario di Salerno. Simboli[modifica | modifica wikitesto] Lo stemma di Giffoni Valle Piana è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 20 dicembre 1928.[9] «D'azzurro, al monte di tre colli di verde, quello centrale cimato da un grifo sedente, al naturale, recante nel becco un ramoscello d'olivo, ed i due laterali pure cimati da due pini al naturale. Il monte caricato di un tempio, al naturale.» Il gonfalone municipale, concesso con decreto del presidente della Repubblica del 7 aprile 1959[9], è costituito da un drappo di azzurro. Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Titolo di Città «Decreto del Presidente della Repubblica» — 25 settembre 1989[9]
Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]
Architetture[modifica | modifica wikitesto] • La chiesa madre della SS. Annunziata, ritornata all'antico splendore di un tempo grazie al restauro iniziato da don Vito Ciccarone, continuato poi da don Vito Granozio, è, da vari secoli, il luogo cardine della spiritualità Giffonese. Dalle prime notizie riportate si evince che l'antica chiesa dell'Annunziata corrisponde a quella di Santa Maria De Castella, risalente al 970. Fu edificata dal possessore della contea di Giffoni, in seguito, il conte Pietro ereditò una parte spettante dei beni di essa. Nell'anno 1309 era ancora proprietà del feudatario di Giffoni. Alla fine del XV secolo, sotto l'influenza del francescanesimo, la pianta della chiesa, formata da una sola nave, viene trasformata in quella attuale. Infatti, quando Giffoni fu elevata a Dioecesi nel 1531 essa era già a croce latina con tre navi. E per questo fu scelta come cattedrale della diocesi, grazie al desiderio del Marchese del Vasto e della Principessa di Francavilla, nel Concistoro segreto del 2 settembre 1530. Il primo vescovo di Giffoni, Innico d'Avalos d'Aragona, non prese mai possesso della sua sede; l'ostilità della Chiesa di Salerno e di quella di Acerno verso la nuova diocesi porteranno alla rapida soppressione del vescovado di Giffoni. Il plesso architettonico fu completato con l'ospedale, attiguo alla chiesa, sopra il quale fu istituita la Confraternita dell'Immacolata, risalente al 1621. La chiesa dell'Annunziata presenta al visitatore un rivestimento in stile barocco. L'altare maggiore è rivestito di marmo policromo, in alto vi è una nicchia con un gruppo ligneo della Val Gardena, raffigurante l'Annunciazione. Il cielo della navata presenta una tela di 24 m², che raffigura "L'Angelo che scende dal cielo e la Madonna che lo aspetta con fiducia", opera di un artista locale, V. Stavolone. Ai lati della navata centrale vi sono 14 tele, che rappresentano le varie stazioni della via Crucis, risalenti al XVII secolo, di scuola tedesca, appartenute al grande musicista Johann Strauss e donate alla parrocchia da un ingegnere bavarese (grazie all'interessamento del giffonese don Antonio Tedesco, rettore del Pantheon). Nella stessa navata, vi è un pulpito ligneo del Settecento, lavorato e cesellato. Nella navata sinistra vi è una tavola del XVI secolo, raffigurante la Madonna del Carmine con le anime del Purgatorio e due guerrieri, l'altare sottostante custodisce una teca contenente la Sacra Spina. • Il trecentesco convento di San Francesco, edificato ai piedi della collina di Terravecchia, in cui sono conservati dipinti che rilevano i caratteri dello stile giottesco. Il complesso conventuale è il fiore all'occhiello del paese, dal punto di vista sia storico sia artistico. Lo stile gotico francescano, con architettura essenziale, caratterizza la struttura del convento che si sviluppa a pianta quadrata su due livelli intorno al chiostro ogivale. Affreschi di notevole interesse adornano le pareti: al secondo piano troviamo i frammenti di una raffigurazione del Cristo deposto dalla Croce, risalente al XV secolo, mentre nelle lunette del portico troviamo raffigurate scene di vita di San Francesco. All'ingresso troviamo delle raffigurazioni che risalgono al '600 poste una di fronte all'altra che rappresentano immagini di Giffoni. In una sala al primo piano vi è un affresco che risale al 1560, raffigurante la resurrezione di Cristo. Oggi il convento restaurato con i finanziamenti europei erogati dalla Regione rivive in tutto il suo splendore e ospita la “Mostra Internazionale d'Arte Presepiale” organizzata dalla Pro Loco, che ha sede proprio negli ambienti del convento. Addossata al lato nord del Chiostro, fu edificata la chiesa ad una sola navata con transetto ed abside. Essa era dedicata alla Sacra Spina, custodita e venerata al suo interno per ben quattro secoli, fino all'anno 1806 quando il Convento e la chiesa vennero soppressi dalle leggi e dai decreti napoleonici che ordinavano la soppressione degli ordini monastici. Oggi la preziosa reliquia è conservata presso la chiesa della SS. Annunziat). Di elevato pregio artistico sono anche gli affreschi della chiesa, che rappresentano la vita di Cristo e soggetti sarcri. Tra tutti primeggia l'affresco trecentesco raffigurante San Francesco in trono. Ciò che richiama l'attenzione del visitatore è il campanile, struttura in piperno di stile romanico a pianta quadrata. • Il santuario di Santa Maria di Carbonara sorge a circa 3 km dall'abitato di Curti, ed è uno dei 4 conventi serviti della provincia di Salerno. La costruzione dell'eremo è da ipotizzare intorno all'anno mille, supposizione che nasce a seguito di una leggenda giffonese circa un quadro trovato da un carbonaio, in un luogo scosceso del monte Lieggio, che sovrasta la località di Carbonara. Il dipinto fu portato da questi in Curti e il popolo decise di innalzare un tempio in onore alla Madonna raffigurata nel quadro nei pressi del luogo di ritrovamento. Iniziati i lavori di edificazione della chiesa, sempre secondo la leggenda, i muratori, una mattina, andando al lavoro, trovarono le fondamenta miracolosamente trasportate nell'attuale sito. • Chiesa di Santa Maria a Vico. Il tempio a lungo è stato identificato con quello dedicato a Giunone Argiva poi ritrovato alle foci del Sele, costruito da Giasone mentre attendeva alla conquista del Vello d'oro. Nei primi secoli del Cristianesimo questo tempio venne dedicato alla Vergine Maria (alla denominazione S. Maria è stato aggiunto "A Vico", poiché il tempio, che nella distruzione di Picenza fu risparmiato, si venne a trovare al centro di uno dei tanti vici o villaggi, ove furono costretti ad abitare i Picentini.) • Convento dei Padri Cappuccini “Sant'Antonio”, eretto tra il 1584 e il 1588. L'edificio escluso la chiesa è di forma quadrangolare, con la tipica cisterna nel centro del chiostro. Entrando in chiesa si è attratti dall'altare maggiore di marmo elegante su cui spicca un quadro della Santissima Trinità, al quale inizialmente venne dedicata la chiesa. A destra di chi entra sorge l'altare dedicato a San Felice da Cantalice e quello di San Francesco da Paola con la tela ad olio rappresentante il Santo. I cappelloni sono a Sinistra dell'ingresso. Il primo è l'altare della Madonna del Carmine con una bellissima statua, un secondo altare è in onore a San Francesco. Degna di nota è la cappella di Sant'Antonio di Padova, decorata ad olio con la statua artistica del grande taumaturgo. • Piazza Mercato, una delle più belle della provincia: vi si possono ammirare il palazzo baronale e la fontana che è stata realizzata su disegno del Vanvitelli tra il 1871 e il 1873. • Il Tempio di Ercole è sito nel rione Campo a trecento metri dalla piazza risale al I secolo d. C., e sorge su una necropoli romana: fu scoperto nel 1962 in occasione di uno scavo. All'entrata, con apertura squadrata troviamo una lapide dedicata ad un senatore romano; al centro c'è un frammento di colonna e qualche accenno di mosaico. • Borgo medievale di Terravecchia, unitamente al castello, rappresenta un complesso di rilevante importanza storico-culturale-architettonica, e può rientrare a pieno titolo, dopo l'attento e accurato recupero, tra i borghi medievali più belli d'Italia. • Cittadella del Cinema, sede del Giffoni Film Festival. • La chiesa di San Nicola ad Ornito. Aree naturali[modifica | modifica wikitesto] • Oasi Monte Accellica • Parco regionale Monti Picentini • Fonte d’acqua solfurea ad Ornito • Comunità montana Monti Picentini