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Depressione Nell'adulto Con Disturbo Dello Spettro Autistico Ad Alto Funzionamento

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Pubblicato: novembre 2023

doi: 10.32069/pj.2021.2.198

Depressione nell’Adulto con Disturbo


SYSTEMATIC REVIEW

dello Spettro Autistico ad alto funzionamento:


Prevalenza, Fattori di Rischio e Trattamenti:
una revisione sistematica
Francesco Marino1, Angela Ammendola1, Simona Durante1, Salvatore Di Donna1, Flavia Morfini1,
Rosalia Brancati2, Marta Luongo2, Luca Cacciapuoti2, Marica Gallo2
1
SiPGI - Postgraduate School of Integrated Gestalt Psychotherapy
2
Ricercatori indipendenti

ABSTRACT
Background: This study explores the connection between High-Functioning Autism Spectrum Disorder
Citation

(ASD) and depression in adults. Adults with ASD have a 4-fold higher risk than the general population of
Marino F., Ammendola A., Durante S.,

developing depression, due to factors such as deficits in Theory of Mind, social isolation, sleep distur-
Di Donna S., Morfini F., Brancati R.,

bances, and suicidal ideation. While some cognitive and mindfulness-based therapies may help, diagnostic
Luongo M., Cacciapuoti L., Gallo M.

challenges and medication sensitivity complicate management. The aim of this systematic review is (1)
(2023).
Depressione nell’Adulto con Disturbo

to assess the extent of depressive symptomatology among adults with high-functioning autism and (2) to
dello Spettro Autistico ad alto

identify specific risk and protective factors associated with the development of depression in adults with
funzionamento:

high-functioning autism. Methods: This systematic review, following PRISMA guidelines, analyzed the
Prevalenza, Fattori di Rischio

comorbidity of depression in adults with high-functioning autism; 18 articles were included in the analysis
e Trattamenti: una revisione sistematica

at the end of the review. Discussions: Adults with Autism Spectrum Disorder (ASD) are at high risk for
Phenomena Journal, 5, 15-29.

depression. Depression can be influenced by autistic traits, complicating the picture. Some risk factors
https://doi.org/10.32069/pj.2021.2.198

include executive function difficulties, Theory of Mind and facial recognition problems, social isolation
and social difficulties, sleep disturbances, and an increased risk of suicide. Further research is needed to
Direttore scientifico

understand protective factors and effective treatments for depression in individuals with ASD.
Raffaele Sperandeo

Supervisore scientifico

KEYWORDS
Autism spectrum disorder; High functioning autism; Depression; Comorbidity; Adulthood.
Valeria Cioffi

Journal manager

ABSTRACT IN ITALIANO
Enrico Moretto

Background: Questo studio esplora la connessione tra il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) di livello
Contatta l’autore

1 in assenza di disabilità cognitiva e la depressione negli adulti. Gli adulti con ASD hanno un rischio 4
Francesco Marino

volte maggiore rispetto alla popolazione generale di sviluppare depressione, a causa di fattori come deficit
francescomarino119@gmail.com

nella Teoria della Mente, isolamento sociale, disturbi del sonno e ideazione suicidaria. Mentre alcune te-
rapie cognitivo-comportamentali e quella basata sulla mindfulness possono aiutare, le sfide diagnostiche
Ricevuto: 19 ottobre 2023

e la sensibilità ai farmaci complicano la gestione. L’obiettivo di questa revisione sistematica è (1) valutare
Accettato: 9 novembre 2023
Pubblicato: 23 novembre 2023

in che misura è diffusa la sintomatologia depressiva tra gli adulti con autismo ad alto funzionamento e (2)
identificare i fattori di rischio e protettivi specifici associati allo sviluppo della depressione negli adulti
con autismo ad alto funzionamento. Metodi: Questa revisione sistematica, in linea con le linee guida PRI-
SMA, ha analizzato la comorbilità della depressione negli adulti con autismo ad alto funzionamento; alla
fine della revisione sono stati inclusi 18 articoli nell’analisi. Discussioni: Gli adulti con Disturbo dello
Spettro Autistico (ASD) hanno un alto rischio di depressione. La depressione può essere influenzata dai
tratti autistici, complicando il quadro. Alcuni fattori di rischio includono le difficoltà nelle funzioni ese-
cutive, problemi di Teoria della Mente e riconoscimento facciale, isolamento sociale e difficoltà sociali,
disturbi del sonno e un rischio aumentato di suicidio. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere
i fattori protettivi e i trattamenti efficaci per la depressione in individui con ASD.
PAROLE CHIAVE
Disturbo dello spettro autistico; Autismo ad alto funzionamento; Depressione; Comorbidità; Età adulta.

Phenomena Journal | www.phenomenajournal.it Luglio - Dicembre 2023 | Volume 5 | Numero 2 | Systematic Review pag. 15
Depressione nell’Adulto con Disturbo dello Spettro Autistico ad alto funzionamento:
Marino et al. Prevalenza, Fattori di Rischio e Trattamenti: una revisione sistematica

Introduzione:
Il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) è una condizione legata al neurosviluppo
caratterizzata da un persistente e significativo deterioramento nel dominio socio-co-
municativo, insieme a pattern di comportamento, interessi e attività ristretti e ripetitivi
[1]. Negli ultimi anni, c’è stato un crescente riconoscimento degli adulti con autismo
di livello 1 in assenza di disabilità cognitiva (ad alto funzionamento), che presentano
abilità cognitive e competenze linguistiche relativamente conservate. Fattori quali le
funzioni esecutive compromesse, la difficoltà nella Teoria della Mente (ToM), l’iso-
lamento sociale, le difficoltà del sonno e l’ideazione suicidaria contribuiscono al-
l’aumento del rischio di depressione in questa popolazione. Gli studi dimostrano che
le funzioni esecutive avanzate possono attenuare i sintomi depressivi negli adulti con
ASD, indicando che una comprensione approfondita delle proprie difficoltà può mi-
gliorare il benessere emotivo. Inoltre, la ToM affettiva e il riconoscimento facciale
risultano essere cruciali nell’empatia e nella percezione sociale, ma sono spesso de-
ficitari negli individui con ASD, contribuendo così all’isolamento sociale. I disturbi
del sonno, noti per peggiorare i sintomi dell’ASD, sono anche fortemente associati
alla depressione. La ricerca mostra un aumento significativo dell’ideazione suicidaria
tra gli adulti con ASD, con il rischio di suicidio quattro volte superiore rispetto alla
popolazione generale.
Sebbene siano stati identificati alcuni fattori di protezione, come il supporto sociale
post-diagnostico e le terapie assistite dagli animali, le criticità nel processo diagno-
stico dell’ASD persistono. Molti adulti con ASD sono stati diagnosticati con disturbi
psichiatrici atipici, rendendo difficile una gestione efficace della depressione. In ter-
mini di trattamento, le terapie cognitivo-comportamentali e quelle basate sulla min-
dfulness hanno dimostrato di essere efficaci nel mitigare i sintomi depressivi negli
adulti con ASD. Tuttavia, rimangono sfide nel trattamento farmacologico, poiché gli
individui con ASD possono essere più sensibili agli effetti collaterali dei farmaci an-
tidepressivi. L’obiettivo di questa revisione sistematica è (1) fino a che punto è diffusa
la sintomatologia depressiva tra gli adulti con autismo ad alto funzionamento? e (2)
quali sono i fattori di rischio e protettivi specifici associati allo sviluppo della de-
pressione negli adulti con autismo ad alto funzionamento?
Attraverso una sintesi completa della letteratura esistente, miriamo a ottenere una
comprensione più approfondita dell’interazione complessa tra queste due condizioni,
gettare luce su potenziali fattori di rischio ed esplorare specifiche caratteristiche cli-
niche che potrebbero informare interventi mirati e strategie di supporto.

Metodi
Questa revisione sistematica è stata condotta seguendo la procedura di ricerca e se-
lezione degli studi stabilita nelle linee guida Preferred Reporting Items for Systematic
Reviews and Meta-Analyses (PRISMA)[2].

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Depressione nell’Adulto con Disturbo dello Spettro Autistico ad alto funzionamento:
Marino et al. Prevalenza, Fattori di Rischio e Trattamenti: una revisione sistematica

Strategia di ricerca
I database consultati sono stati MEDLINE Complete, CINAHL Complete, APA Psy-
chArticles e Psychology and Behavioral Sciences Collection. Le parole chiave uti-
lizzate sono le seguenti: «high functioning autism in adults» AND «mental illness or
mental health or mental disorder or psychopathology or psychological disease» AND
«depression or depressive disorder or depressive symptoms or major depressive di-
sorder» AND «comorbidity or comorbidities or cooccurrence» AND «factors or cau-
ses or influences or reasons or determination or predictors or contributors».

Criteri di inclusione/esclusione
Gli articoli sono stati inseriti se soddisfacevano i seguenti criteri di inclusione: (1)
pubblicati su una rivista con revisione paritaria; (2) adulti; (3) alto funzionamento;
(4) scritti in inglese. Criteri di esclusione: (1) assenza del testo completo; (2) recen-
sioni/protocolli/tesi; (3) articoli che trattavano solo dati sociodemografici/socioeco-
nomici; (4) articoli che riportavano solo parametri medici; (5) articoli che non
affrontavano almeno una delle domande di ricerca.

Raccolta Dati
La raccolta dei dati è stata effettuata utilizzando moduli pre-pilota. Sono state raccolte
le seguenti informazioni: Identificazione dello studio (Primo autore, Anno, Citazione,
Paese, Regione; Periodo di raccolta dei dati); Caratteristiche della popolazione (Di-
mensione del campione, Età, Genere, Etnicità); Disegno dello studio (Quantitativo,
Qualitativo, Metodi misti); Argomenti investigati; Esito di interesse; Fattori di rischio
(deficit delle funzioni esecutive; deficit della teoria della mente e del riconoscimento
facciale; isolamento e difficoltà sociali; disturbi del sonno; tendenza al suicidio); Fat-
tori protettivi (nessuno); Fattori di inclusione sociale (nessuno); risultati principali.

Procedura
RB, LC, MG e ML hanno sviluppato la ricerca bibliografica. I duplicati sono stati ri-
mossi e i titoli/gli abstract sono stati esaminati in modo indipendente da quattro ri-
cercatori (RB, LC, MG, ML) per valutarne la rilevanza. Successivamente, è stata
scelta una selezione di articoli per la lettura del testo completo ed è stato stabilito il
set finale per l’inclusione. Eventuali discrepanze sono state discusse e risolte attra-
verso il confronto. La valutazione e la sintesi dei dati sono state eseguite in modo
narrativo.

Risultati
In totale, sono stati identificati 606 articoli, di cui 247 sono stati rimossi a causa di
duplicazioni. Successivamente, sono state esaminate 359 singole citazioni valutando
i titoli/gli abstract, e 278 articoli sono stati rimossi in quanto considerati non perti-

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nenti. Dopo una valutazione accurata degli 81 articoli rimanenti, 49 sono stati elimi-
nati perché non soddisfacevano i criteri di inclusione. In conclusione, sono stati in-
clusi nell’analisi finale 18 studi (Figura 1). La maggior parte degli studi ha utilizzato
un metodo quantitativo, alcuni hanno utilizzato una metodologia qualitativa (inter-
viste/focus groups), e uno studio ha applicato un approccio misto.

Discussioni
Prevalenza (e genere)
Gli individui affetti da Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) mostrano una suscet-
tibilità notevolmente elevata a manifestazioni di depressione in confronto agli adulti
con sviluppo neurotipico. In particolare, la percentuale di soggetti con ASD che pre-
sentano disturbi psichiatrici si attesta al 79%, mentre tale prevalenza si colloca si-
gnificativamente al di sotto, pari al 40%, nella popolazione generale [3].
In uno studio condotto da Jordan et al. [4] sono state indagate le esperienze di low
mood e depressione in adulti autistici attraverso strumenti di natura qualitativa (mood
diary settimanale + intervista semistrutturata con metodo IPA). Dai risultati è emerso
che la popolazione adulta affetta da ASD ha un rischio 4 volte maggiore di speri-
mentare la depressione rispetto alla popolazione generale. La depressione, a sua volta,
può anche essere esacerbata dalla presenza stessa di tratti autistici. Ad esempio, una
rigidità cognitiva, una maggiore tendenza a comportamenti ripetitivi, e difficoltà nello
“shifting”, può aumentare il rischio di ruminazione [5][6]. Sintomi depressivi e tratti
autistici possono quindi interagire: l’aumento di sintomi depressivi può condurre a
peggioramenti osservabili dei tratti autistici.
Sebbene il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) sia generalmente considerato come
un disturbo con stabilità diagnostica, vi sono fluttuazioni nella severità della patologia
lungo il corso della vita dell’individuo. Partendo dal presupposto che l’iter diagno-
stico risulta essere molto complesso e lungo, uno studio condotto da White, S.W et
al. [8] ha rivelato che i partecipanti sottoposti a tale iter diagnostico, nei casi in cui
non rispettavano i criteri diagnostici per l’ASD, hanno manifestato, nei successivi 7
anni, la presenza di altri disturbi psichiatrici. Va sottolineato che non esiste una rela-
zione lineare tra la severità dei sintomi autistici e la presenza di comorbilità psichia-
triche, poiché tale interazione è estremamente complessa. Tuttavia, questo studio ha
identificato che i tratti autistici predicevano positivamente la probabilità di superare
la soglia diagnostica per il disturbo dell’umore, in modo coerente con la ricerca esi-
stente, che indica alti tassi di depressione tra i soggetti con ASD. Tale predizione è
moderata dal genere: si è osservato che donne con tratti autistici più pronunciati ri-
sultano essere coloro che con maggior probabilità soddisferanno i criteri per la dia-
gnosi di depressione. [8]

Fattori di rischio
Funzioni esecutive
Le funzioni esecutive (EF) costituiscono un costrutto cognitivo complesso che com-

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prende una serie di processi associati al funzionamento comportamentale e cognitivo


avanzato. Questo insieme di abilità è responsabile della regolazione e del controllo
delle altre funzioni cognitive e del comportamento [9], inoltre tali funzioni si svilup-
pano e si perfezionano durante tutto il corso della vita.
In uno studio condotto da Abbott et al. [3] vengono analizzate le funzioni esecutive
in soggetti adulti che hanno ricevuto la diagnosi di autismo in età avanzata. Oltre a
confermare le fragilità di tali soggetti nei compiti che richiedevano l’applicazione di
tali funzioni, lo studio ha rilevato un interessante risultato: i partecipanti che hanno
ottenuto risultati più elevati in prove focalizzate sulle funzioni esecutive hanno ri-
portato punteggi più bassi nella valutazione del proprio quoziente empatico (EQ) e
nei sintomi depressivi. Questo suggerisce che abilità cognitive più sviluppate potreb-
bero facilitare una maggiore comprensione delle aree di difficoltà o favorire un fun-
zionamento ottimale, insieme allo sviluppo di strategie di adattamento più efficaci,
tutti fattori che contribuiscono a un umore più stabile e positivo.
A questo proposito, le prestazioni nei compiti legati alle funzioni esecutive sono cor-
relate in modo indiretto attraverso le prestazioni nei compiti che coinvolgono la Teo-
ria della Mente (ToM) [10].

Teoria della Mente (ToM) e riconoscimento facciale


Il disturbo dello spettro autistico è spesso associato in letteratura a una difficoltà nel-
l’empatia, che è legata alla Teoria della Mente (ToM). La ToM ha due aspetti princi-
pali: l’empatia cognitiva (capacità di comprendere i pensieri altrui) e l’empatia
affettiva (capacità di rispondere emotivamente agli stati mentali altrui). Spesso si tra-
scura l’importanza del corpo in questo processo, poiché è attraverso l’esperienza fi-
sica che percepiamo gli altri e comprendiamo le loro azioni. Il nostro sistema nervoso
fornisce il meccanismo di base per la risonanza con gli altri, permettendoci di simu-
lare le azioni altrui e le loro conseguenze. Questo meccanismo si basa su modelli
neurali attivati dalla percezione o dalla memoria ed è guidato dal codice comune tra
percezione e azione. La percezione di un comportamento altrui attiva automatica-
mente la nostra rappresentazione interna di quel comportamento, suggerendo che la
percezione è legata all’azione [11]. Berthoz afferma che ogni azione è codificata in
termini di effetti percettivi, condivisi tra individui, consentendo loro di comprendere
gli obiettivi altrui attraverso il Sistema di rappresentazione dell’azione. L’empatia ri-
chiede vari meccanismi cerebrali, come la percezione spaziale, la manipolazione
mentale e la capacità di cambiare prospettiva [12].
I requisiti fondamentali per una buona empatia includono una percezione coerente
del proprio corpo in relazione all’ambiente, la capacità di cambiare punto di vista
mentalmente (simulazione mentale) e la capacità di adottare una prospettiva diversa
da quella egocentrica [13].
Nel caso dei disturbi dello spettro autistico, si osservano spesso difficoltà nell’empatia
dovute a problemi nella mentalizzazione, incapacità di comprendere i pensieri o le
emozioni altrui, deficit nelle funzioni esecutive, difficoltà nell’interpretare sfumature

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emotive e carenza nel sistema di rispecchiamento (mirror system) nella corteccia mo-
toria, che contribuisce ai deficit nella cognizione sociale e nei processi di percezione-
azione [13].
In uno studio condotto da Altschuler et al. è stato esaminato il riconoscimento dei
volti e delle espressioni facciali in relazione alla ToM affettiva, confrontando la po-
polazione di adulti con ASD a quella di adulti affetti da schizofrenia, entrambe rela-
zionate poi alla popolazione di adulti normotipici. In tale sede, per “riconoscimento
facciale” si intende un tipo di percezione che include la capacità di identificare, de-
codificare, riconoscere e richiamare volti. I risultati suggeriscono che le difficoltà
nella ToM affettiva potrebbero essere correlate al processo di riconoscimento dei
volti in adulti con ASD, tanto che una migliore abilità di riconoscimento dei volti
prevede in modo univoco una migliore abilità di ToM affettiva in tale popolazione.
Inoltre una delle componenti che sembra incidere negativamente su tali processi è
l’abilità relativa al processo percettivo visivo dei volti, più critico in adulti con ASD
che in adulti schizofrenici e/o normotipici [13].
La presenza di tale deficit empatico potrebbe rappresentare un fattore di rischio per
l’emergere di sintomi depressivi poiché la difficoltà nel comprendere le proprie ed
altrui emozioni [14] esporrebbe la persona affetta da ASD a maggiore stress psico-
logico. Ciò sottolinea l’importanza di maggiori indagini approfondite per la com-
prensione di tale associazione.

Isolamento e difficoltà sociali


In uno studio di Zimmerman et al. vengono approfonditi i fattori correlati agli esiti
psicosociali nella popolazione di adulti con ASD ad alto funzionamento. Per “esiti
psicosociali” si intende sia il versante che ha a che fare maggiormente con la salute
mentale (sintomi depressivi, d’ansia, stress, bassa autostima…) sia quello che si oc-
cupa del funzionamento sociale adattivo. In primo luogo tale studio sottolinea che
nella popolazione di adulti con ASD troviamo maggiori livelli di stress percepito e
tale dato viene attribuito alle difficoltà sociali che tali soggetti vivono sin dall’infanzia
(bullismo, vittimizzazione in età infantile e in adolescenza, limitati legami pro-
fondi...). Tale condizione viene poi aggravata da una ToM più povera e da tratti di
intelligenza emotiva deficitari, i quali risultano in ultima analisi associati a più alti
livelli di stress sociale [15]. Lo studio sottolinea, inoltre, quanto i soggetti affetti da
autismo ad alto funzionamento incontrino spesso maggiori difficoltà nel trovare la-
voro, il che può contribuire alla percezione di una ridotta capacità di controllo [16].
Gli adulti con ASD risultano essere più isolati rispetto ai pari normotipici, pur ripor-
tando il desiderio di intimità e di connessione sociale. Molto spesso questo desiderio
irrealizzato, insieme a fattori come l’isolamento sociale, la mancanza di competenze
sociali e la disoccupazione [17], favorisce l’insorgenza e/o ad un incremento della
sintomatologia depressiva.
Da questo punto di vista la depressione sorge dal contesto sottostante, costellato di
croniche difficoltà nella percezione sociale, nella competenza sociale e nei conflitti

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interiori ed interpersonali. Anche mettere in gioco strategie compensatorie a tali con-


dizioni (es: tenere il contatto oculare per un tempo prolungato, organizzare turnazioni
in molteplici contesti, sforzarsi di parlare spontaneamente seppur per breve tempo...)
possono condurre il bambino autistico a diventare un adulto esausto, che sperimenta
sintomi depressivi.
In particolare, in uno studio di Hull et al.[18], è stato indagato in adulti con ASD il
“Social Camouflaging”, inteso come il comportamento di prima elezione che tali in-
dividui mettono in atto per nascondere o mascherare i loro sintomi allo scopo di adat-
tarsi meglio agli standard sociali. La stragrande maggioranza dei partecipanti ha
dichiarato di camuffarsi in qualche misura, nonostante le implicite differenze indivi-
duali. Le motivazioni annoverate dai partecipanti sono state essenzialmente due: l’as-
similazione (intesa come risposta comportamentale a richieste ambientali con lo
scopo di allinearsi agli standard sociali) e la connessione (stringere legami, fare ami-
cizia, non essendo considerati “diversi”). Alcuni partecipanti hanno suggerito che
una sensibilizzazione più capillare ed una maggiore accettazione dell’ASD nella po-
polazione generale migliorerebbero significativamente le loro esperienze sociali e
consentirebbero loro di inserirsi e aumentare le connessioni, senza alcuna necessità
di camuffamento. La necessità di agire sulla popolazione generale sorge in ogni caso
anche dall’analisi di quelle che sono le conseguenze del camuffamento sui soggetti
affetti da ASD. Infatti l’utilizzo di tale strategia può condurre ad uno stato di esauri-
mento su breve e/o lungo periodo, il che costituisce un fattore di rischio non solo per
lo sviluppo di patologie secondarie (es: quadri depressivi), ma anche per una minore
percezione della qualità della vita. Il camuffamento sembra sfidare le visioni di molti
partecipanti su se stessi e produrre emozioni e atteggiamenti negativi, come "sentirsi
falsi" o perdere la propria identità, comportando ricadute negative a lungo termine
sull’autostima e sull’umore. È da considerare che le conseguenze positive sono state
riportate più frequentemente dagli uomini rispetto alle donne. Ciò potrebbe suggerire
che il camuffamento sia un processo maggiormente soddisfacente per gli uomini con
ASD. Le cause possono essere molteplici: (1) l’attuale background socio-culturale
di genere; (2) la modalità in cui gli uomini declinano il camuffamento, rispetto alla
controparte femminile, che può essere considerato più in linea con gli standard so-
ciali; (3) le maggiori richieste sull’abilità sociale e sull’assimilazione da parte della
società nei confronti di donne o di individui che si percepiscono come femminili.

Disturbi del sonno


Le difficoltà associate al sonno nell’ASD possono compromettere il benessere psi-
cologico quotidiano e contribuire all’emergere di sintomatologia depressiva. Studi
dimostrano che i disturbi del sonno peggiorano i sintomi principali dell’ASD, come
la presenza di comportamenti ripetitivi, scarse interazioni sociali e difficoltà comu-
nicative. Inoltre, è stato mostrato che la riduzione dei disturbi del sonno è associata
a miglioramenti nelle abilità sociali [19]. Esiste una relazione consolidata tra sonno
e salute mentale, spesso concepita come dinamica e bidirezionale [20][21]. In linea

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con questo, è stato dimostrato che le difficoltà associate al sonno sono sia precursori
[22] che conseguenze [23] dei sintomi clinici di salute mentale.
All’interno della popolazione adulta diagnosticata con il Disturbo dello Spettro Au-
tistico (ASD), si osserva una notevole e più forte associazione tra efficienza del sonno
e salute mentale, in particolare per quanto riguarda il benessere psicologico e il di-
sagio mentale a lungo termine, se confrontata con la popolazione generale. Questa
marcata correlazione tra sonno e salute mentale suggerisce che gli adulti con ASD
potrebbero manifestare una maggiore sensibilità agli effetti di un sonno insufficiente,
sottolineando l’importanza di acquisire una comprensione più approfondita dei mec-
canismi causali che sottendono a questa relazione. Inoltre, tali risultati evidenziano
la necessità di includere la valutazione dell’efficienza del sonno come componente
abituale nell’ambito dell’analisi clinica di routine. I problemi del sonno possono,
però, persistere nell’età adulta e influenzare il funzionamento durante il giorno. Le
linee guida raccomandano la revisione dei farmaci e la valutazione di condizioni me-
diche e psichiatriche concomitanti che possono migliorare la qualità del sonno. In
caso di insuccesso delle strategie comportamentali e del trattamento delle condizioni
concomitanti, si consiglia l’uso di melatonina a rilascio prolungato o in combinazione
con la terapia cognitivo-comportamentale. L’uso di farmaci sedativi è un’opzione se
la melatonina non è efficace. Gli antidepressivi e gli antiepilettici possono essere uti-
lizzati per migliorare il sonno in determinate situazioni [24].

Suicidalità
Le statistiche che registrano l’indice generale di suicidalità mostrano che il suicidio
si verifica con una probabilità 9 volte maggiore nella popolazione autistica rispetto
alla popolazione generale. Nello specifico parliamo di un 72% per ideazione suici-
daria (bambini, adolescenti e adulti) e un 66% per tentativi di suicidio negli adulti
con ASD, fronte ad un esiguo 17% registrato nella popolazione generale [25]. Inoltre
un altro indice che sembra avere una maggiore incidenza nella popolazione adulta
con ASD è quello che registra i comportamenti autolesionisti: 65% fronte ad un
29.8% nella popolazione generale. Le cifre sembrano dunque designare la diagnosi
di autismo tra i predittori del rischio suicidario negli adulti, aggiungendo un +4.5%
di varianza in suicidalità [25]. In ultima analisi dai risultati è emerso che la popola-
zione adulta affetta da ASD ha un rischio 4 volte maggiore di sperimentare la de-
pressione rispetto alla popolazione generale e tale condizione peggiora il preesistente
autismo, aumentando il rischio di suicidio.
I principali fattori di rischio evidenziati nell’autismo, che a loro volta possono predire
il rischio suicidario sono: (1) una maggiore esposizione a eventi negativi nella vita
[26][27] [28] [29]; (2) le difficoltà nella formazione e nel mantenimento di relazioni
sociali e reti di supporto [30][31][32][33][34]; (3) strategie di coping limitate per af-
frontare efficacemente le sfide della vita, difficoltà nell’immaginazione e mancanza
di flessibilità del pensiero [29][35][36]; (4) incapacità di comprendere come la pro-
pria morte possa avere un impatto sugli altri, dato strettamente correlato con una

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ToM deficitaria [37].


Nello studio condotto da Hochard et al. si è inoltre indagata la correlazione fra la du-
rata del sonno, l’ideazione suicidaria e i tratti autistici. L’ipotesi primaria, che soste-
neva un’associazione tra tratti autistici e un aumento dell’ideazione suicidaria, ha
trovato conferma nei risultati dell’analisi: punteggi più elevati nei tratti autistici si
sono dimostrati predittivi di un incremento dell’ideazione suicidaria tenendo conto
delle variabili di età e genere. In secondo luogo l’ipotesi secondaria, che suggeriva
una relazione tra una breve durata del sonno e un aumento dell’ideazione suicidaria,
è stata anch’essa confermata. Tuttavia, l’ipotesi secondo cui la durata del sonno po-
tesse moderare la relazione tra tratti autistici e ideazione suicidaria, non ha ricevuto
conferma. In particolare, l’interazione tra durata del sonno e tratti autistici non è ri-
sultata significativa nella predizione dell’ideazione suicidaria, suggerendo che il ri-
schio di ideazione suicidaria per individui con elevati tratti autistici non fosse
condizionato dalla durata breve del sonno [38].

Fattori protettivi
Nell’analisi esaustiva della letteratura scientifica non sono stati identificati fattori di
protezione correlati all’ASD che possano prevenire lo sviluppo della depressione,
evidenziando la necessità di ulteriori ricerche per comprendere appieno questa com-
plessa relazione.

Trattamento
Dalla letteratura scientifica presa in esame, lo stress risulta essere strettamente col-
legato alla depressione e all’ansia [39], alla mortalità prematura e agli esiti di salute
negativi [40], così come alla gravità dei tratti dell’ASD, che comprendono difficoltà
nell’interazione sociale e nella comunicazione [41]. Finora, la ricerca su interventi
efficaci volti a ridurre lo stress nelle persone con ASD, o a migliorare la loro capacità
di interagire socialmente e comunicare, è stata estremamente limitata [42]. Tuttavia
uno studio condotto da Jones, L. et. al. suggerisce che l’esperienza di supporto post-
diagnostico, quando è solida e personalizzata, può costituire una variabile protettiva
per stress e depressione, migliorando la qualità della vita dei soggetti con ASD [43].
I trattamenti mirati a mitigare la qualità del sonno a livello clinico, monitorare e ot-
timizzare il sonno potrebbero essere importanti per la prevenzione e il trattamento
delle difficoltà di salute mentale nella popolazione con ASD, come la depressione
[44]. Va notato che sono stati sollevati diversi problemi riguardanti il trattamento psi-
coterapeutico e psicofarmacologico della depressione nell’ASD [45], non ultimo il
fatto che le persone con ASD potrebbero essere più inclini agli effetti avversi dei
trattamenti psicofarmacologici per la depressione, tra cui irritabilità e disturbi del
sonno stessi [46]. Pertanto, il riconoscimento dell’impatto e il mantenimento di un
buon sonno, con il supporto necessario, potrebbero migliorare fattibilmente la qualità
della vita negli adulti con ASD [47].
Alcuni studi controllati randomizzati (RCT) condotti sull’ASD suggeriscono che te-

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rapie come quella cognitivo-comportamentale (CBT) e quella basata sulla mindful-


ness (MBSR) potrebbero essere efficaci nel mitigare la depressione [48]. Questo be-
neficio potrebbe derivare, almeno in parte, dalla riduzione dello stress fisico, che può
essere misurato attraverso indicatori come il cortisolo nella saliva [39].
Numerose ricerche hanno dimostrato, inoltre, che le interazioni fisiche con gli animali
possono contribuire a ridurre i livelli di stress [49] e a migliorare l’interazione sociale
e la comunicazione [50]. Uno studio esplorativo sul tema ha riportato risultati positivi
circa l’applicazione di terapie assistite da animali (AAT) sulla popolazione adulta
con sindrome autistica (ASD). Tale ricerca ha evidenziato che, in confronto al gruppo
di controllo, la terapia assistita dagli animali (AAT), in particolare quella posta in es-
sere con l’ausilio di un cane, ha determinato una riduzione del livello di stress per-
cepito e dei sintomi correlati all’agorafobia e alla depressione negli adulti con
disturbo dello spettro autistico (ASD). Inoltre, i risultati hanno suggerito che l’AAT
ha contribuito a diminuire i deficit nella reattività sociale, valutati attraverso le rela-
zioni dei partecipanti con i rispettivi coniugi, familiari stretti o amici. L’ipotesi cen-
trale è che il miglioramento delle abilità di comunicazione sociale potrebbe essere
attribuito alla capacità unica degli animali di fungere da supporto sociale o di agire
come catalizzatori sociali in un contesto terapeutico. Le analisi hanno indicato che
tali effetti, di entità ridotta o moderata, sono rimasti persistenti al follow-up condotto
dopo 10 settimane [51].

Criticità del processo diagnostico


Tenendo in considerazione le preesistenti problematiche emotive proprie della carat-
terizzazione autistica, uno studio condotto da Jordan et al. [4] sottolinea la difficoltà
di effettuare una diagnosi di depressione in soggetti affetti da ASD. Proprio a causa
di tale difficoltà, molti dei pazienti ormai adulti sono stati presi in carico dal Sistema
Sanitario per le loro condizioni psichiatriche secondarie, molte delle quali venivano
affiancate diagnosticamente con l’aggettivo “atipico” (es: depressione atipica), per
tener dentro al quadro diagnostico anche altre manifestazioni sintomatologiche non
afferenti a quel dato dominio [52].
I dati statistici presenti in letteratura sottolineano in ogni caso alti tassi di comorbilità
psichiatrica negli adolescenti e negli adulti con ASD, causando un significativo di-
sagio nelle persone colpite e un grande peso per le loro famiglie. Sebbene appaia di
estrema importanza l’utilizzo di uno screening cadenzato per i disturbi secondari più
comuni (es: ansia, depressione e ADHD), non sembrano esistere attualmente stru-
menti validati ad hoc per questa popolazione. Un team di ricercatori ha individuato
l’SDQ come uno strumento che potrebbe essere utilizzato per questo scopo e ha con-
dotto uno studio pilota per testarne l’affidabilità e la validità [53]. Per la sua speri-
mentazione è stato scelto un campione di adolescenti e adulti con ASD che si
trovavano in quel momento o che avevano cercato in passato assistenza presso servizi
clinici per difficoltà legate all’ASD.
L’SDQ è un breve questionario di 25 domande con cinque sottoscale: (1) problemi

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emotivi; (2) problemi di condotta; (3) iperattività-attenzione; (4) problemi relazionali;


(5) comportamento prosociale. L’SDQ ha il potenziale per essere uno strumento va-
lido per l’uso in adolescenti e adulti con ASD perché: (a) può essere utilizzato per
individuare psicopatologie comunemente associate all’ASD (ansia, depressione e
ADHD); (b) è relativamente breve; (c) è probabile che la cooperazione sia migliore
quando si utilizza un singolo questionario anziché diversi questionari separati (per
ansia, depressione, ADHD, ecc.); e (d) può essere somministrato a individui con ASD
e ai loro genitori (o altri informatori). L’SDQ si è rivelato affidabile nel rilevare di-
sturbi emotivi e ADHD in adolescenti e adulti con ASD –sebbene necessiti di ulteriori
tentativi sistematici di convalida– in particolare per ciò che concerne le valutazioni
dei genitori. Tuttavia, l’autovalutazione è risultata meno specifica, in quanto alcuni
adulti con ASD potrebbero sottostimare queste difficoltà o valutarle in modi atipici,
ad esempio facendo rientrare sintomi d’ansia sotto il dominio dell’iperattività ("Sono
facilmente distratto").
Nonostante i più recenti tentativi di varare strumenti specifici per individui con ASD,
uno studio condotto da Jones, L. et. al [43] ha approfondito l’esperienza del processo
diagnostico di molti adulti con ASD, sottolineando quanto esso sia ancora tenden-
zialmente lungo e disorganizzato: basti pensare che sul territorio italiano in media
tra la prima valutazione clinica e la diagnosi definitiva trascorrono mediamente 11
anni, cifra che sale a 12 nei Paesi Bassi [54]. I soggetti coinvolti riportavano insod-
disfazione per una tarda diagnosi, in quanto con il tempo aumenta anche il rischio di
misdiagnosi di problemi mentali, schizofrenia e disordini di personalità. La diagnosi
in tale popolazione si delinea come evento di primaria importanza non soltanto per
l’effettiva presa in carico psico-farmacologica che ne consegue, ma anche per l’espe-
rienza di vita globale dei soggetti che ne soffrono, in quanto legata irrimediabilmente
all’immagine di sé e alla possibilità di autoaccettarsi [52]. Più la diagnosi è precoce,
prima il paziente ha la possibilità di dare finalmente un nome a ciò che sente non
funzionare bene in sé, allo sforzo che richiedono attività molto più intuitive per i suoi
pari e più facilmente è capace di individuare le risorse implicite nella sua condizione,
concentrandosi sui propri punti di forza. Ciò vale in particolar modo per i soggetti
affetti da ASD con medio-alto funzionamento cognitivo e per la popolazione fem-
minile, che si registra avere processi diagnostici ancor più tardivi della popolazione
maschile [52].

Conclusioni
Ciò che sembra essere emerso è che i sintomi depressivi in ASD si presentano in
modo differente. Si annoverano fra questi il ritiro sociale, il pianto, la perdita di in-
teresse verso ciò che tendenzialmente risulta piacevole e comportamenti aggressivi.
Inoltre i risultati confermano che gli autistici ad alto funzionamento, i quali risultano
essere più coscienti della loro condizione sociale, sono più esposti a fare esperienza
della depressione rispetto a chi presenta un funzionamento più basso. Lo stesso ri-
schio viene riportato soltanto in quei soggetti con ASD che, pur avendo interesse

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nell’interazione sociale, non hanno le abilità richieste per portarle a termine. Il dato
interessante è che si è riscontrato che tale popolazione, nonostante le apparenze e i
sintomi caratteristici del disturbo autistico, sono interessati alle emozioni e raccontano
la depressione come un’esperienza significativa, relazionata con senso di non appar-
tenenza, sensazione di essere ridicolizzati e difficoltà di comprensione delle caratte-
ristiche che li rendono diversi dagli altri.

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Fig. 1 PRISMA 2020 flow diagram for new systematic reviews which included searches
of databases and registers only

Records identified N = 606


Identification

APA PsycArticles = 26 Records removed before screening:


CINAHL = 110 Duplicate/empty records removed
MEDLINE COMP = 213 (n = 247)
Psychology and Behavioral
Sciences Collection = 257

Records screened Records excluded by title/abstract*


(n = 359) n = 278

Reports sought for retrieval Reports not retrieved: n = 63


Screening

(n = 81) Not responding RQ/No inclusion criteria

Reports assessed for eligibility


by full-text reading
(n = 18)
Included

Studies included in review


(n = 18)

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