Didattica Universale Italiano Per Le Classi 1 2 3
Didattica Universale Italiano Per Le Classi 1 2 3
Didattica Universale Italiano Per Le Classi 1 2 3
Didattica
D I D AT T I C A U N I V E R S A L E
universale
al fine quindi di rispondere a bisogni specifici di alcuni. 1. Ascoltare e prendere la parola per esprimersi; 2. Leggere e scrivere
parole e frasi; 3. Riflettere sulle parole e arricchire il lessico
La dimensione universale della didattica Classe seconda
propone un superamento di questa logica e si 1. Scrivere un testo per comunicare; 2. Leggere un testo a voce alta;
Italiano
pone al contrario come azione programmatica 3. Riflettere sulle parole e arricchire il lessico
per pianificare un percorso di apprendimento Classe terza
significativo, realmente inclusivo e fondato 1. Scrivere un testo creativo; 2. Leggere per comprendere ed esporre;
sulle caratteristiche del gruppo a cui si rivolge. 3. Riflettere sulle parole e arricchire il lessico
p. 76
Competenze coinvolte
Riconoscere e classificare parole su base fonologica e semantica.
Partecipare a giochi linguistici.
p. 114
Descrizione
Descrizione dell’attività
Per le attività che seguono vale buona parte delle indicazioni fornite per la routine
dell’appello. Proponiamo, cioè, una serie di giochi e piste operative piuttosto brevi,
da presentare tutti i giorni e da alternare con una certa frequenza.
Programmazione annuale,
volume L’alfabeto con le filastrocche di Patrizia Fiori (Erickson, 2010) e disponibile
TRAGUARDO 3
nelle risorse online.
GLI AUTORI
I VA N S C I A P ECO N I E VA P I G L I A P O CO
Insegnante di scuola primaria, è autore di guide didattiche, Insegnante di scuola primaria, è autrice di guide didattiche
libri di testo per la primaria e di libri di narrativa per ragazzi. e libri di testo per la primaria. Conduce corsi di formazione
Conduce corsi di formazione sui temi della didattica sui temi della didattica inclusiva, della didattica per
GRAN
inclusiva, della didattica per competenze, della scrittura competenze, della scrittura creativa e del problem solving DI
creativa e del problem solving interdisciplinare. interdisciplinare. GUI
DE
DI
RICERCA E SVILUPPO ERICKSON DAT
Il Team persegue il fine di sviluppare e diffondere TI
competenze, metodologie, strumenti e prodotti derivati CA
sia dalla ricerca scientifica sia dalle migliori prassi e
caratterizzati da qualità, innovazione e pragmaticità.
€ 27,50
Didattica
D I D AT T I C A U N I V E R S A L E
universale
al fine quindi di rispondere a bisogni specifici di alcuni. 1. Ascoltare e prendere la parola per esprimersi; 2. Leggere e scrivere
parole e frasi; 3. Riflettere sulle parole e arricchire il lessico
La dimensione universale della didattica Classe seconda
propone un superamento di questa logica e si 1. Scrivere un testo per comunicare; 2. Leggere un testo a voce alta;
Italiano
pone al contrario come azione programmatica 3. Riflettere sulle parole e arricchire il lessico
per pianificare un percorso di apprendimento Classe terza
significativo, realmente inclusivo e fondato 1. Scrivere un testo creativo; 2. Leggere per comprendere ed esporre;
sulle caratteristiche del gruppo a cui si rivolge. 3. Riflettere sulle parole e arricchire il lessico
p. 76
Competenze coinvolte
Riconoscere e classificare parole su base fonologica e semantica.
Partecipare a giochi linguistici.
p. 114
Descrizione
Descrizione dell’attività
Per le attività che seguono vale buona parte delle indicazioni fornite per la routine
dell’appello. Proponiamo, cioè, una serie di giochi e piste operative piuttosto brevi,
da presentare tutti i giorni e da alternare con una certa frequenza.
Programmazione annuale,
volume L’alfabeto con le filastrocche di Patrizia Fiori (Erickson, 2010) e disponibile
TRAGUARDO 3
nelle risorse online.
GLI AUTORI
I VA N S C I A P ECO N I E VA P I G L I A P O CO
Insegnante di scuola primaria, è autore di guide didattiche, Insegnante di scuola primaria, è autrice di guide didattiche
libri di testo per la primaria e di libri di narrativa per ragazzi. e libri di testo per la primaria. Conduce corsi di formazione
Conduce corsi di formazione sui temi della didattica sui temi della didattica inclusiva, della didattica per
GRAN
inclusiva, della didattica per competenze, della scrittura competenze, della scrittura creativa e del problem solving DI
creativa e del problem solving interdisciplinare. interdisciplinare. GUI
DE
DI
RICERCA E SVILUPPO ERICKSON DAT
Il Team persegue il fine di sviluppare e diffondere TI
competenze, metodologie, strumenti e prodotti derivati CA
sia dalla ricerca scientifica sia dalle migliori prassi e
caratterizzati da qualità, innovazione e pragmaticità.
€ 27,50
47 Classe prima
49 Traguardo 1 – Ascoltare e prendere la parola per esprimersi
81 Traguardo 2 – Leggere e scrivere parole e frasi
125 Traguardo 3 – Riflettere sulle parole e arricchire il lessico
1
Gheno V. (2022), Chiamami così, Trento, Il Margine.
2
Canevaro A. e Ianes D. (2021), Un’altra didattica è possibile, Trento, Erickson.
I processi didattici di innovazione non possono che essere finalizzati alla costru-
zione di un contesto educativo inclusivo e più in generale di una società più equa
e rispettosa delle differenze.
Questa finalità specifica è certamente una grande sfida, che a volte sentiamo anche
superiore alle nostre forze, di singoli individui impegnati quotidianamente nella
scuola. Certamente sappiamo bene che un contesto inclusivo, con una dirigenza
e un clima scolastico che valorizza e promuove i principi di unicità e inclusività
può essere un grande facilitatore. Tuttavia, ciascuna persona ha un grande potere
di scelta individuale nella programmazione didattica delle proprie attività, e nell’in-
fluenzare il corpo docente e il corpo di professionisti che operano nell’Istituto.
Con questa consapevolezza abbiamo cercato di proporre un modello di didattica
generale che andasse ad aumentare le possibilità di innovazione inclusiva. Que-
sto stesso modello fa da cornice di riferimento al progetto di collaborazione che
Erickson propone assieme a Rizzoli Education per la scuola primaria e secondaria
di primo grado. In questa partnership abbiamo appunto coniato il progetto DAII
(Didattica Aumentata per l’Inclusione e l’Innovazione) e gli stessi principi didattici
sottendono la struttura di questa serie editoriale.
Alla base del modello DAII ci sono due domande chiave:
– «Quali azioni didattiche devo mettere al centro della mia azione come insegnante
per promuovere una didattica disciplinare davvero capace di valorizzare tutte
le differenze che compongono il gruppo classe?»
– «Come organizzare gli spazi e il contesto della mia didattica per far sì che il
gruppo classe possa sfruttare a pieno tutte le potenzialità dei propri componenti
e del territorio in cui si trova a vivere?».
Da queste due domande chiave deriva per l’appunto lo scheletro del modello
didattico sul quale sono costruite queste guide e che ritroverete nelle successive
sezioni e traguardi dell’intera opera. Abbiamo individuato sette dimensioni di-
dattiche chiave per la promozione di una didattica universale:
1. Progettazione didattica
2. Didattica sensibile alle differenze
3. Valutazione, monitoraggio e autovalutazione
4. Crescita dell’autonomia, autodeterminazione e libertà di scelta
5. Crescita della consapevolezza
6. Competenze emotive e cura del gruppo
7. Sviluppo della creatività.
Le sette macro-dimensioni didattiche, che andremo a presentare nel dettaglio in
questa prima sezione, interagiscono con spazi e contesti differenti, che la scuola
non sempre valorizza in pieno:
– lo spazio fisico della scuola, dell’aula e dell’Istituto,
– lo spazio territoriale extrascolastico,
– lo spazio digitale.
I traguardi e le Unità di lavoro che compongono la terza sezione della guida, così
come le indicazioni trasversali sulla creazione di un contesto inclusivo contenute
nella seconda sezione, hanno quindi lo scopo di promuovere un approccio pie-
Progettazione didattica
Didattica sensibile alle differenze
Valutazione, monitoraggio e autovalutazione
Crescita dell’autonomia, autodeterminazione e libertà di scelta
Crescita della consapevolezza
Competenze emotive e cura del gruppo
Sviluppo della creatività
Spazio fisico
dell’Istituto
Spazio territoriale
Spazio digitale extrascolastico
3
Tosi L. (2019), Fare didattica in spazi flessibili, Firenze, Giunti Scuola.
aule
spazi informali
spazi esterni
Le aule
Senza affrontare qui i temi legati all’allestimento degli spazi, dal punto di vista
strettamente didattico, il lavoro nelle aule scolastiche determina e svela la nostra
impostazione generale. Come indicazione generale, certamente c’è quella di creare
un contesto flessibile, in cui i banchi vengano disposti a seconda delle esigenze
del momento (in maniera cooperativa a isola, a ferro di cavallo per i momenti
dialogici e individuali), riservando, se l’aula lo consente, degli spazi liberi per
il movimento o per momenti informali. Anche gli spazi verticali hanno grande
importanza per documentare attivamente il lavoro dei gruppi, o per utilizzare ma-
teriali che interagiscano con il lavoro nei banchi (ad esempio i materiali della serie
Poster Attivi Erickson). Troppo spesso, infatti, i muri servono solo per mostrare
lavori già finiti, o peggio, per poster generici di case editrici o iniziative culturali.
Il modello «Senza zaino» ha fatto scuola in questo senso, pur sapendo che non
è sempre possibile strutturare i nostri spazi in maniera così articolata, rimane
un punto di riferimento importante per chiunque voglia interrogarsi sul come
utilizzare lo spazio dell’aula in funzione degli alunni e delle alunne (Orsi, 2017).4
Spazi informali
Pur con tutte le limitazioni che spesso l’edilizia scolastica impone agli insegnanti,
la finalità sarebbe quella di pensare i contesti di apprendimento come supporto
alla valorizzazione di diverse modalità di apprendimento e di efficace gestione
di un lavoro differenziato. Per superare questi limiti, tanti esempi di edilizia
scolastica inclusiva ci dimostrano che può essere utile pensare modalità diverse
di gestione degli spazi. L’organizzazione DADA, in cui sono le classi a spostarsi
nei laboratori allestiti, è una pratica qui da noi ritenuta innovativa, ma utilizzata
da decenni nelle scuole statunitensi di ogni ordine e grado. Un’altra strategia è
valorizzare i corridoi in modo che vengano trasformati in spazi di aggregazione
attiva, utilizzati strutturalmente nel corso dell’attività didattica, come spazi di
confronto e collaborazione tra gruppi o per incontri di monitoraggio tra docenti
e alunni e alunne.
4
Orsi M. (2017), A scuola senza zaino, Trento, Erickson.
Discorso ancora più radicale andrebbe fatto sugli spazi esterni degli istituti, ves-
sati normalmente da rigidissime interpretazioni della normativa sulla sicurezza.
Le cancellate della scuola delimitano spesso uno spazio esterno che rimane non
pensato per la didattica, ma solo per le pause (pur considerando la pausa come un
momento di non apprendimento, che è un errore non da poco) e per il parcheggio
di biciclette e automobili.
L’idea che il cortile della scuola primaria non sia uno spazio asfaltato, ma uno
spazio a misura di bambine e bambini è ancora considerata rivoluzionaria e
eccezionale, perché di fondo la principale preoccupazione è quella della manu-
tenzione e della spesa correlata a questi spazi. Sebbene sia chiaro che ciascuno di
noi non è completamente responsabile di queste scelte (che anzi spesso ricadono
sull’amministrazione locale), è vero però che l’utilizzo dello spazio esterno ricade
molto sulle scelte che proponiamo come docenti così come le possibili proposte
di modifica o di arredamenti alternativi.
Il fuori mette in gioco tantissimi fattori motivazionali, esperienziali, sociali che
rimangono inespressi nel lavoro al banco. E il primo fuori che possiamo sfruttare
è quello sicuro all’interno dei nostri cancelli, per quanto limitato e disfunzionale
esso sia. È chiaro che se vogliamo muoverci verso l’universalità, il contesto fisico
d’azione deve ampliarsi per mettere in gioco abilità e strategie differenti, altrimenti
ricadiamo nella norma e nell’innovazione di facciata.
L’extrascuola
5
Biancato L. (2020), 101 idee per organizzare la scuola oltre la distanza, Trento, Erickson.
1. Progettazione didattica
Una serie di guide didattiche è per sua stessa natura uno strumento di progettazio-
ne. La prospettiva universale è radicalmente incentrata su un’azione strutturata di
programmazione, pianificazione e scelta da parte del corpo docente. Predisporre
il contesto di apprendimento, attivare le risorse, scegliere le strategie didattiche
e gli strumenti per valorizzare tutti gli alunni e le alunne della classe è lo scopo
stesso della progettazione.
È necessario fare chiarezza su un punto centrale di questo approccio: il rapporto
tra differenze e diversità. Non è un vezzo linguistico, ma un punto di partenza
fondamentale. Una delle critiche più frequenti a un approccio sensibile alle dif-
ferenze è il seguente: «Devo fare una cosa diversa per ogni alunno per insegnare
italiano? È impossibile da gestire!».
Questa è la tipica confusione tra differenza e diversità. Lavorare sulle differenze
non significa programmare in maniera diversa tutte le azioni didattiche, ma anzi
significa creare il contesto di apprendimento in cui, rispetto a finalità ampie come
quelle dello sviluppo delle competenze disciplinari, si possa lavorare con tanti
materiali diversi e con tante tipologie diverse di collaborazione. Non in maniera
individualistica (io faccio ciò che mi viene più facile), ma in maniera collettiva
Dal principio universale sopra riportato emerge in maniera forte il principio della
pluralità, del progettare la propria azione didattica in maniera plurale non solo
utilizzando tante risorse differenti, ma differenziando le modalità di lavoro e di
relazione tra pari (al tema della differenziazione sarà dedicato il prossimo pa-
ragrafo). Riflettere sul perché dell’apprendimento, sul cosa e sul come, così come
riportato dal paradigma UDL, ci porta a riflettere sull’innovazione importante
rappresentata dallo scenario della didattica per competenze, che riporta al centro
la finalità alta e di lungo periodo dell’apprendimento e che modifica fortemente
anche il piano delle metodologie e delle relazioni tra pari, ma anche tra docente-
studente, utili per raggiungere i traguardi di competenze previsti.
Per lavorare sul piano delle competenze, l’insegnante deve tener conto delle In-
dicazioni Nazionali e dei traguardi di competenze che ogni alunno e alunna deve
sviluppare nel corso della scuola del primo ciclo e, puntando a questi obiettivi,
deve progettare la struttura didattica con i contenuti e le abilità specifiche della
disciplina.
6
Savia G. (2016), Universal Design for Learning. La Progettazione Universale per l’Apprendimento
per una didattica inclusiva, Trento, Erickson.
7
Murawski W. e Scott K.L. (2021), Universal Design for Learning in pratica. Strategie efficaci per
l’apprendimento inclusivo, Trento, Erickson.
Questo schema di progettazione è ispirato dalla proposta dei cicli di attività didattiche
per competenza, così come teorizzata da Trinchero (2017),8 e dalla progettazione
a ritroso come proposta da Castoldi (2017).9 In questa struttura l’attivazione e
le Unità di lavoro per competenza si uniscono alle attività di monitoraggio e di
certificazione finali.
Al piano delle competenze è strettamente legato quello delle metodologie attive nel
contesto di una didattica sensibile alle differenze: queste permettono di realizzare
una didattica significativa (cioè legata alle preconoscenze e alla motivazione)
e flessibile (cioè in grado di adattarsi a diversi contesti di classe e sociali). Alla
differenziazione delle metodologie dedicheremo il prossimo paragrafo.
Infine, il piano delle relazioni: tutto ciò che accade in ambito educativo ha una
base nella relazione. Per questo, fare progettazione didattica significa anche in-
terrogarsi sulle relazioni tra l’insegnante e la classe, tra compagni e compagne di
classe, tra il contesto scuola e il contesto casa, ecc. Anche questa dimensione è
uno degli aspetti intrinseci del modello, che tratteremo più avanti.
8
Trinchero R. (2017), Costruire e certificare competenze nel primo ciclo, Milano, Rizzoli.
9
Castoldi M. (2017), Costruire Unità di apprendimento. Guida alla progettazione a ritroso, Roma,
Carocci.
è la
attraverso
INSEGNANTI
possono differenziare il
in accordo con
10
Tomlinson C.A. (2001), How to differentiate instruction in mixed ability classrooms (2nd edition),
Alexandria, VA, Association for Supervision and Curriculum Development.
11
Tomlinson C.A. (2014), The differentiated classroom. Responding to the needs of all learners (2nd
edition), Alexandria, VA, Association for Supervision and Curriculum Development.
12
Demo H. (2017), Didattica aperta e inclusione, Trento, Erickson.
Per avviare una riflessione sul concetto di inclusione, sul modo in cui essa è entrata
progressivamente nelle scuole, si può partire da un’immagine: un sasso che cade
in uno stagno. Quel sasso, la Legge 517/1977, è stato lanciato ormai 45 anni fa e
ha consentito la chiusura delle scuole speciali in Italia.
Da allora il concetto di inclusione si è allargato, come effettivamente farebbero
le onde in uno stagno, e ha portato con sé una specifica tutela per i bambini e le
bambine con disabilità, ma anche per chi ha un disturbo specifico dell’apprendi-
mento e, infine, per chi ha uno speciale bisogno educativo e merita un’altrettanta
speciale attenzione.
A ben vedere, il concetto di inclusione ha trasformato il nostro rapporto con la
normalità, ridefinendola non più sulla base di una linea di demarcazione fissa e
immutabile, l’idea che un tempo si aveva della disabilità, ma in base a una serie
di condizioni soggettive e oggettive che vanno di volta in volta compensate, ne-
goziate o sfidate.
In questa nuova accezione complessa e multidimensionale della normalità, la
scuola assume un ruolo ovviamente strategico perché la compensazione, la nego-
ziazione e anche la sfida devono avvenire in ambito didattico. La classe inclusiva
è quel contesto ricco di stimoli in cui, proprio grazie alla varietà e a una precisa
idea culturale dell’insegnante, ogni soggettività trova un proprio spazio.
In una classe inclusiva, in via del tutto teorica, non si parte dalla domanda su come
rispondere a uno specifico bisogno, ma su come organizzare il contesto in modo
che qualsiasi bisogno emerga trovi già una risposta al suo interno.
Ovviamente la realtà è spesso più complessa di questo riferimento ideale, ma un
buon riferimento ideale può essere di grande aiuto quando si affronta una realtà
complessa.
Come si disegna, quindi, un contesto di questo tipo? Quali strumenti sono irri-
nunciabili? Come valutare l’influenza di tali strumenti sulle dinamiche di appren-
dimento e sulle relazioni?
In queste pagine definiamo alcuni cardini a nostro avviso fondamentali per ri-
spondere a simili domande. In alcuni casi, queste linee generali sono riprese e
approfondite nel dettaglio nella descrizione dei diversi traguardi o all’interno
della presentazione delle Unità di apprendimento.
Per una maggior chiarezza espositiva, abbiamo riunito la loro presentazione
all’interno di quattro paragrafi generali:
– l’aula
– la classe
– la classe inclusiva al lavoro
– la valutazione e il rapporto con le famiglie.
L’aula
Talvolta l’aula viene percepita come una variabile indipendente rispetto al lavoro
scolastico. Sembra ovvio che le caratteristiche dell’aula o il tipo di arredo presente
negli spazi scolastici non siano direttamente sotto il controllo dell’insegnante.
Si tratta di dati sui quali si può fare poco. Non è detto che sia necessariamente
così e, soprattutto, non si può ignorare che il setting d’aula abbia un profondo
impatto sull’apprendimento e sulla socializzazione dei bambini e delle bambine.
La classe
L’aula insegna, è vero, ma ciò avviene solo se la gestione della classe è il risulta-
to di una serie di scelte consapevoli, frutto di una precisa riflessione culturale
dell’insegnante. Questa azione riflessiva si manifesta attraverso le scelte e le
metodologie didattiche di volta in volta adottate. Si potrebbe dire, quindi, che
l’approccio inclusivo è la visione dell’insegnante, e che prende corpo attraverso
una specifica «cassetta degli attrezzi». Più la cassetta è fornita, più facilmente
l’insegnante riuscirà a mettere in pratica la propria «visione inclusiva».
Gli attrezzi a nostra disposizione sono molti, ma vanno selezionati secondo alcuni
criteri difficilmente eludibili.
– In una classe inclusiva si valorizzano stili di apprendimento differenti, ovvero
si fa particolare attenzione alle modalità preferenziali di apprendimento che
sfruttano i punti di forza degli alunni e delle alunne. Si presentano quindi vari
stimoli e proposte di lavoro differenti.
– In una classe inclusiva c’è la consapevolezza che la partecipazione è diffusa e
necessaria. Le lezioni non sono pacchetti di contenuti che passano dall’insegnante
ai bambini e alle bambine, ma interazioni ed esperienze condivise. Si può dire
che la lezione inclusiva è costruita insieme.
– Il tema dell’interazione ha una serie di conseguenze, la più interessante delle
quali è la motivazione e lo sviluppo della fiducia fondamentale. Gli alunni e le
alunne che vivono in una classe inclusiva percepiscono l’esperienza scolastica
come qualcosa di «adatto a sé». Una delle conseguenze di quest’ultimo punto
è che la classe inclusiva non è — banalmente — «facile» o «più facile» perché
anche una riduzione della complessità produrrebbe un contesto di apprendimento
poco «adatto a sé».
Apprendimento cooperativo
È una delle strategie didattiche più conosciute e si basa sull’assunto che ogni
apprendimento avviene in base a una mediazione sociale. L’insegnante organizza
i gruppi e stabilisce in quale modo ogni componente è legato agli altri. Questa
interdipendenza può essere progettata in base a vari criteri. Ad esempio, se ogni
bambino o bambina ha un ruolo specifico si parla di «interdipendenza di ruoli»,
mentre se il gruppo condivide gli stessi materiali si ha invece una «interdipenden-
za di materiale». È proprio l’interdipendenza a garantire che non si manifestino,
all’interno dei gruppi, dei meccanismi di delega da chi è meno competente a chi
ha qualche risorsa in più. Ciascun membro del gruppo deve svolgere il proprio
compito affinché la consegna venga rispettata.
Nella composizione dei gruppi di lavoro consigliamo sempre di utilizzare la tecnica
dell’assegnazione casuale.
Questa scelta ha numerosi vantaggi:
– l’insegnante si pone al riparo da eventuali richieste o contestazioni; se prevalesse
l’idea che il lavoro di gruppo è la valorizzazione di relazioni amicali, la strategia
potrebbe perdere una parte consistente del proprio potenziale inclusivo. La scelta
casuale non è, quindi, una posizione difensiva, ma una necessaria focalizzazione
sul lavoro;
– può capitare che la scelta casuale riunisca in un unico gruppo diversi compo-
nenti in difficoltà. Questo, in sé, non rappresenta un reale problema perché a
noi interessa che ciascun bambino o ciascuna bambina dia il massimo rispetto
alle proprie possibilità. Il lavoro finale potrebbe non essere particolarmente
curato, ma l’obiettivo è il miglioramento personale, non il raggiungimento di
uno standard;
– se la scelta casuale riunisce insieme bambini e bambine particolarmente com-
petenti, il confronto sarà ugualmente utile perché nel gruppo si dovranno spe-
rimentare modalità di mediazione e negoziazione delle soluzioni. Non è detto
che un gruppo molto competente incontri meno problemi rispetto a uno meno
brillante, specie sotto il profilo della mediazione della leadership.
L’apprendimento cooperativo è una delle strategie più facili da implementare in
classe e consente di lavorare contemporaneamente sulle competenze cognitive
e sulle abilità sociali.
Una delle indicazioni organizzative da tenere in considerazione è sempre il
confronto faccia a faccia. Specie con i bambini e le bambine dei primi tre anni
della scuola primaria, la disposizione dei banchi dovrebbe facilitare un confronto
frontale. Da preferire, quindi, la coppia o il piccolissimo gruppo.
Didattica laboratoriale
Compiti di realtà
Role playing
Il role playing è una prima forma di esercitazione durante la quale gli alunni e
le alunne si sperimentano in un ruolo davanti al resto della classe. Non si tratta
necessariamente di una drammatizzazione o di una rappresentazione teatrale,
ma della messa in pratica di strategie e comportamenti utili in situazioni diverse
da quelle esperite normalmente.
Un esempio: i componenti della classe sono chiamati ad assumere il ruolo di guida
per una mostra. Ogni alunno e ogni alunna ha il compito di illustrare una o più
opere dell’allestimento.
Per la classe, quindi, lo studio delle diverse opere è solo uno degli impegni da
assolvere, perché il vero compito è legato a una competenza ben più complessa
e riguarda la capacità di parlare della mostra.
TRAGUARDO 1
Ascoltare e prendere la parola
per esprimersi
TRAGUARDO 2
Leggere e scrivere parole e frasi
TRAGUARDO 3
Riflettere sulle parole
e arricchire il lessico
TRAGUARDO 1
Ascoltare e prendere la parola per esprimersi
Classe prima • 49
TRAGUARDO Presentazione Progettazione
1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
1 2 3 realtà finale
Quindi, per non frustrare le aspettative degli alunni e delle alunne, anche un
traguardo relativo all’ascolto e al parlato dovrebbe prevedere attività funzionali
all’acquisizione della lettura e della scrittura. Si dovrebbero, cioè, progettare
quei giochi e quelle attività che portano a «scrivere con la voce», identificando
progressivamente in modo sempre più efficace i suoni che compongono ogni
parola.
A questo proposito è utile precisare che il presente traguardo è pensato su un arco
temporale di circa due mesi (settembre-ottobre). Vista la particolare dimensione
della classe prima, e la generale attenzione che investe la lettoscrittura, però,
questo non significa ritardare la presentazione delle prime lettere. In base alla
conoscenza che via via l’insegnante si forma in merito alla propria classe, può
decidere di aggiungere le proposte contenute nel traguardo successivo a quelle
presentate in queste pagine.
Un’ultima considerazione, ma fondamentale, riguarda il gioco. Per l’apprendi-
mento in classe prima — anche se la considerazione andrebbe estesa ben oltre
questa fascia d’età — vale quanto detto da Daniel Pennac (1993)1 in merito alla
lettura: «apprendere» (come «leggere») è un verbo che non regge l’imperativo.
Dire a un bambino o a una bambina di sei anni «impara» difficilmente ottiene
risultati significativi.
Per questo, le attività presentate nelle pagine seguenti si basano su un approccio
ludico o su routine significative che hanno l’obiettivo di intercettare la naturale
predisposizione al successo scolastico di ogni alunno e di ogni alunna.
Le competenze in gioco
Le attività proposte nel primo traguardo mirano a sviluppare:
3 COMPETENZE FONDAMENTALI
Competenze sociali
Competenze Competenze legate
finalizzate al lavoro
di lingua italiana all’autonomia
comune
1
Pennac D. (1993), Come un romanzo, Milano, Feltrinelli.
Quanto chiarito in premessa porta in primo piano una funzione della scuola ben espressa dalle
Indicazioni del 2012.
«La scuola propone situazioni e contesti in cui gli alunni riflettono per capire il mondo e se stessi,
[…] trovano stimoli per sviluppare il pensiero analitico e critico […]. Favorisce lo sviluppo delle
capacità necessarie per imparare a leggere le proprie emozioni e a gestirle, per porsi obiettivi
non immediati e perseguirli».
Nello scenario disegnato dalle Indicazioni si trova a vari livelli un richiamo alla scuola come
ambiente di relazione, nel quale il contesto insegna perché mette in comunicazione soggetti
diversi che hanno l’opportunità di sviluppare le proprie competenze in funzione della necessità
di confrontarsi con gli altri.
Inoltre, le Indicazioni dedicano alla comunicazione orale un intero paragrafo nel quale si precisa
che «la comunicazione orale nella forma dell’ascolto e del parlato è il modo naturale con cui
il bambino, a un tempo, entra in rapporto con gli altri e “dà i nomi alle cose” esplorandone la
complessità».
Dare i nomi alle cose è il primo e fondamentale approccio alla conoscenza. Le proposte di questo
traguardo, in particolare, si soffermano nel dare un nome alle emozioni la cui gestione, come
accennato in premessa, costituisce il principale ingrediente della costruzione di un gruppo coeso.
Accanto a questo, non va poi dimenticato che attraverso l’oralità si sviluppano sofisticate
competenze cognitive. Infatti, la scuola è fondamentale per sviluppare la «capacità di intera-
gire, di nominare in modo sempre più esteso, di elaborare il pensiero attraverso l’oralità e di
comprendere discorsi e testi di vario tipo».
Sebbene dalle Indicazioni ci separi ormai più di un decennio, sembra molto attuale il richiamo
all’oralità, specie se connesso ai rischi di una scuola basata sulla performance, sulle schede da
completare. Le proposte operative sul parlato e sull’ascolto ci chiedono di far attenzione ai
tempi distesi dell’apprendimento, di concedere a tutti gli alunni e a tutte le alunne il tempo e
lo spazio per esprimersi in modo libero e disinteressato.
Anche perché le attività orali promuovono «la capacità di ampliare il lessico, ascoltare e pro-
durre discorsi per scopi diversi e man mano più articolati e meglio pianificati». Tutte abilità
fondamentali per il successo scolastico.
Classe prima • 51
TRAGUARDO Presentazione Progettazione
1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
1 2 3 realtà finale
Classe prima • 53
TRAGUARDO Presentazione Progettazione
1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
1 2 3 realtà finale
OBIETTIVI SPECIFICI
Obiettivi specifici
Acquisizione ed espansione
Ascolto e parlato
del lessico ricettivo e produttivo
Calendarizzazione e durata
Calendarizzazione
e durata
Mesi Fase Durata
1 ora e mezza
Settembre-ottobre UDL 1: Presentiamoci!
ogni due/tre giorni
Classe prima • 55
TRAGUARDO Presentazione Progettazione
1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
1 � 3 realtà finale
Competenze coinvolte
ɖ Partecipare alle attività di classe.
ɖ Socializzare con il gruppo classe.
Spazi e tempi
ɖ L’aula, la palestra, il cortile, il corridoio: ogni spazio è utile per il
momento dell’accoglienza.
ɖ L’attivazione viene praticata tutti i giorni per circa 30 minuti al giorno.
I diversi suggerimenti proposti sopra possono andare ben oltre i due
mesi di questo traguardo e rappresentano una pratica utile per tutto
l’anno scolastico.
Materiali necessari
Cartellone o cartoncini, a seconda della soluzione adottata dall’insegnante.
Foto degli alunni e delle alunne in formato tessera.
Descrizione dell’attività
Descrizione L’attività prevede la realizzazione iniziale di un cartellone da parte dell’insegnante.
Visto che dovrà essere gestito dai bambini e dalle bambine della classe, andrebbe
posizionato a un’altezza adeguata. Il cartellone può essere sostituito da una serie
di cartoncini, sempre posizionati ad altezza bambino/a: la scelta tra queste due
possibilità è spesso condizionata dalle caratteristiche dell’aula (è necessario uno
Le prime attivazioni
Le fotografie vengono posizionate sui banchi degli alunni e delle alunne. È ancora
l’insegnante a nominare i bambini e le bambine, ma in questo caso è la stessa
persona nominata a sistemare la foto accanto al proprio nome.
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1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
1 � 3 realtà finale
All’inizio si consiglia di mantenere l’ordine alfabetico per fare in modo che il nome
scritto nella prima colonna non sia l’unico stimolo per risolvere questa vera e
propria situazione problematica. Ancora una volta l’insegnante abbina il nome al
volto del bambino o della bambina chiamato a collocare la foto. In questo caso,
un approccio umoristico può prevedere richieste («Mostraci la stessa espressione
che avevi nella foto…») o piccoli sketch («No, ma questa foto non è tua… ma sei
sicuro/sicura? Ma sei cambiato/cambiata…»).
Un’attivazione altrettanto semplice consiste nel posizionare sul cartellone le
foto dei bambini e delle bambine e chiedere di collocare il proprio nome nella
prima colonna.
Ultima tappa di questo percorso, che però richiede molto tempo e non va certo
forzata nelle stesse tempistiche per l’intera classe, è il riconoscimento di tutti i
nomi e la loro sistemazione nella giusta posizione.
CREATIVITÀ
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1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
1 � 3 realtà finale
LETTOSCRITTURA
Riconosce il nome dei compagni e delle compagne individuando alcune lettere o sillabe?
Competenze coinvolte
ɖ Riconoscere e classificare parole su base fonologica e semantica.
ɖ Partecipare a giochi linguistici.
Tempi
Complessivamente, si può destinare circa un’ora al giorno alle attività di
seguito descritte. L’indicazione di massima è variare spesso e basarsi princi-
palmente sui segnali di attenzione/disattenzione che la classe manda.
Materiali necessari
Carta e pennarelli colorati per scrivere lettere, sillabe e parole.
Descrizione dell’attività
Descrizione Per le attività che seguono vale buona parte delle indicazioni fornite per la routine
dell’appello. Proponiamo, cioè, una serie di giochi e piste operative piuttosto brevi,
da presentare tutti i giorni e da alternare con una certa frequenza.
Il lavoro dei bambini e delle bambine, nel periodo iniziale della classe prima, è
prevedibilmente influenzato dai brevi tempi di attenzione.
Per iniziare, si può proporre alla classe la filastrocca riportata di seguito, tratta dal
volume L’alfabeto con le filastrocche di Patrizia Fiori (Erickson, 2010) e disponibile
nelle risorse online.
Risorse online
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Classe prima • �5
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1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
� � 3 realtà finale
Parole in movimento
Gli alunni e le alunne ricevono disegni o foto (cane, cavallo, moto, mora, sapone,
sale…).
Prima di iniziare il gioco, l’insegnante invita tutti e tutte a nominare il contenuto
del foglio appena ricevuto.
L’inizio del gioco è segnato dall’avvio di una musica di sottofondo, durante la
quale i bambini e le bambine:
– camminano per l’aula mostrando in modo ben evidente il contenuto del proprio
foglio;
– osservano i fogli degli altri.
Quando l’insegnante interrompe la musica, ciascun giocatore deve cercare i
compagni con i quali accoppiarsi in base all’indicazione fornita dall’insegnante.
Alcune indicazioni possono essere:
– «Cerca le parole che iniziano come la tua»
– «Cerca le parole che finiscono come la tua»
– «Cerca le parole che hanno la stessa lunghezza della tua»
– «Cerca le parole che non iniziano come la tua»
– …
Parole incatenate
Il gioco delle parole incatenate consiste nel trovare una parola che inizia con la
sillaba finale della parola precedente.
Quindi, data la parola «CANE», i giocatori e le giocatrici devono nominare una
parola che inizi con NE, ad esempio «NEVE».
Il giocatore successivo deve quindi pensare una parola che inizi con la sillaba VE.
L’attività può essere organizzata come segue:
– un bambino o una bambina si pone al centro dell’aula e pronuncia una parola a
voce alta. Ad esempio: CANE;
– successivamente, chiama un compagno o una compagna;
– la persona chiamata, seguendo la regola descritta sopra, pronuncia una parola
che inizia con NE. Nel nostro esempio: NEVE;
– visto che la risposta è corretta, chi ha pronunciato la seconda parola (NEVE)
raggiunge al centro dell’aula il bambino o la bambina che ha pronunciato la prima
(CANE) e lo prende o la prende sottobraccio;
– progressivamente si forma la catena di parole che dà il titolo al gioco.
Dopo quattro o cinque passaggi, l’insegnante interrompe l’attività e, soprattutto
le prime volte, può provare a riepilogare le parole pronunciate. Successivamente,
chiede ai bambini e alle bambine che sono ancora al proprio posto di fare altrettanto:
la classe è chiamata, pertanto, a prestare attenzione allo svolgimento del gioco.
Famiglie di parole
Il lavoro sulle famiglie di parole rappresenta una proposta avanzata e si basa su
alcune figure da ritagliare e incollare. Per la descrizione dell’attività, si rimanda ai
materiali tratti da Prime competenze di letto�scrittura di Lerida Cisotto e il Gruppo
RDL(Erickson, 2009) disponibili nelle risorse online e proposti di seguito in
Risorse online anteprima.
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Classe prima • �7
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1 Attivazione UDL UDL UDL Compito di
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PARTECIPAZIONE
AUTONOMIA
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TRAGUARDO Presentazione Progettazione
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Creatività
In classe prima, più ancora che in altri passaggi del ciclo scolastico, l’eterogeneità delle classi
è un dato molto rilevante. I bambini e le bambine che arrivano a scuola con una teoria della
lingua già molto ben strutturata e quelli che sanno già scrivere e leggere rischiano di trovare
poco motivanti le proposte esclusivamente fonologiche.
Nulla vieta, però, di assegnare a questi bambini e a queste bambine uno specifico ruolo di
scrittori e scrittrici. Se prendiamo il gioco della catena di parole, ad esempio, i nomi detti ad
alta voce (CANE, NEVE, …) potrebbero essere scritti dagli alunni e dalle alunne già capaci ed
essere consegnati a chi forma la catena.
TRAGUARDO 1
Scrivere un testo per
comunicare
TRAGUARDO 2
Leggere un testo a voce alta
TRAGUARDO 3
Riflettere sulle parole
e arricchire il lessico
TRAGUARDO 1
Scrivere un testo creativo
TRAGUARDO 2
Leggere per comprendere
ed esporre
TRAGUARDO 3
Riflettere sulle parole e
arricchire il lessico