Storia Dell Arte e Della Miniatura Secol
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2 Come si vedrà, farò solo un paio di eccezioni nei casi che implicano la possibilità di loro
V. LAZAREV, Storia della pittura bizantina, Torino 1965, da integrare con cataloghi delle mostre,
fra i quali in primis alcuni di quelli appena citati nella nota 1, cui potrà aggiungersi The Glory
of Byzantium. Art and Culture of the Middle Byzantine Era, A.D. 843-1261 (New York 1997),
edited by H. C. EVANS and W. D. WIXOM, New York 1997.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 215
intera, non solo della cultura cristiana che ne è apporto fondante, ma an-
che del paganesimo e della laicità.
4 TH. B. STEVENSON, Miniature decoration in the Vatican Vergil. A study in late antique
iconography, Tübingen 1983; A. GEYER, Die Genese narrativer Buchillustration. Der Miniaturen-
zyklus zur Aeneis im Vergilius Vaticanus, Frankfurt 1989; Vergilius Vaticanus. Vollständige
Faksimile-Ausgabe im Originalformat des Codex Vaticanus Latinus 3225, Graz 1980 (commento
di D. H. WRIGHT, Graz 1984); D. H. WRIGHT, Der Vergilius Vaticanus. Ein Meisterwerk spätan-
tiker Kunst, Graz 1993; Vedere i Classici, cat. cit., pp. 142-148 n. 1 (D. H. WRIGHT).
5 E. KITZINGER, Byzantine Art in the Making, London 1977, pp. 66-75; FL. MÜTHERICH, Die
Rom, Wien – München 1964. Per la più recente discussione delle “copie barberiniane” e di
altra documentazione pure conservata nella Biblioteca vd, in merito alla basilica di San Paolo
fuori le mura: H. L. KESSLER, Seroux’s Decadent Column Capital and other Pieces in the Puzzle
of S. Paolo fuori le mura in Rome, in Arte medievale 2004/1, pp. 9-34. Per un’agile sintesi vd.
anche H. L. KESSLER – J. ZACHARIAS, Rome 1300. On the path of the pilgrim, New Haven –
London 2000, pp. 158-218.
7 CH. EGGENBERGER, Die Miniaturen des Vergilius Romanus, Codex Vat. Lat. 3867, in Byzan-
216 VALENTINO PACE
tinische Zeitschrift 70 (1977), pp. 58-90; Vergilius Romanus, Kommentarband zur Faksimile-
Ausgabe des Cod. Vat. Lat. 3867, Zürich 1986 (ivi, in part.: C. BERTELLI, Die Beschreibung der
Miniaturen, pp. 84-102; ID., Die Illustrationen des Vergilius Romanus im historischen und
künstlerischen Kontext, pp. 103-150); Vedere i Classici, cat. cit., pp. 150-156 n. 2 (D. H. WRIGHT);
D. H. WRIGHT, The Roman Vergil and the Origins of Medieval Book Design, London 2001.
8 Si tratta della mostra cui si è qui fatto riferimento sin dalla nota 1.
9 Vedere i Classici, cat. cit., pp. 168-176 n. 8 (D. H. WRIGHT); Kunst und Kultur cit., II, pp.
719-722 n. X.18 (A. SCHMID); D. H. WRIGHT, The lost late antique illustrated Terence, Città del
Vaticano 2006. Ne ricordo anche la copia forse turonense di inizi XII secolo, Vat. lat. 3305,
per la quale cfr. Vedere i Classici, cat. cit., pp. 218-223 n. 27 (D. H. WRIGHT).
10 Per la “ripresa” romana vd. S. ROMANO, Commedia antica e sacra rappresentazione. Gli
affreschi con «storie di san Clemente» nella basilica inferiore di San Clemente a Roma, in Figura
e racconto. Narrazione letteraria e narrazione figurativa in Italia dall’antichità al primo rinasci-
mento / Figure et récit: narration littéraire et narration figurative en Italie de l’Antiquité à la
première Renaissance. Atti del Convegno di studi (Losanna 2005), progetto e direzione di M.
PRALORAN e S. ROMANO, Firenze 2009, pp. 53-88 (si illustrano qui alla tav. II le scene citate
dalla studiosa). Ma vd. anche, sui caratteri di gestualità nella tradizione illustrativa dei testi
classici, G. M. FACHECHI, I classici illustrati: forme di visualizzazione dei testi teatrali antichi nel
medioevo, in Rivista di storia della miniatura 5 (2000), pp. 17-27.
11 Vd. per una recente indagine sul versante bizantino M. BERNABÒ, Dalla Commedia Nuo-
degli antichi. Atti del Convegno internazionale di studi (Parma 2003), a cura di A. C. QUINTA-
VALLE, Parma – Milano 2006, pp. 208-219.
12 FL. MÜTHERICH, Der karolingische Agrimensoren-Codex in Roma, in Aachener Kunstblätter
45 (1974), pp. 59-74 [= Studies cit., V, pp. 118-146]; Palatina, cat. cit., pp. 129-130 n. C7.1 (W.
BERSCHIN – J. F. HANSELMANN); Vedere i Classici, cat. cit., pp. 177-183 n. 9 (L. TONEATTO); Kunst
und Kultur, cat. cit., pp. 716-719 n. X.17 (K. BIERBRAUER).
13 Die karolingischen Miniaturen, hrsg. von W. KOEHLER – FL. MÜTHERICH, I-VI, Berlin
1930-1999; VII, Wiesbaden 2009. Fra le sintesi più recenti della questione critica: FL.
MÜTHERICH, Die Erneuerung der Buchmalerei am Hof Karls des Grossen, in Kunst und Kultur,
cat. cit., III, pp. 560-609; J.-P. CAILLET, La classification des manuscrits carolingiens, in Cahiers
archologiques 53 (2009-2010), pp. 33-47.
14 Karolingischen Miniaturen cit., II/1, Berlin 1958, pp. 88-100; Bibliotheca Palatina, cat.
cit., pp. 120-121 n. C 4.3 (H. KAISER-MINN); Biblioteca Apostolica Vaticana, cat. cit., pp. 74-77
n. 6 (U. SURMANN); Kunst und Kultur, cat. cit., II, pp. 727-733 n. X.22, (K. BIERBRAUER); Vangeli
dei Popoli, cat. cit., pp. 185-189 n. 28 (C. ALBARELLO). Facsimile: Das Lorscher Evangeliar,
Biblioteca Documentarä Batthyáneum, Alba Iulia, Ms R II 1; Biblioteca Apostolica Vaticana,
Codex Vaticanus Palatinus Latinus 50. [I. Faksimile-Edition]; [II]. Kommentar, K. BIERBRAUER
et al.; hrsg. H. SCHEFERS, Luzern, Faksimile Verlag Luzern, 2000 (Codices e Vaticanis selecti, 44).
15 FL. MÜTHERICH, Die Fuldaer Buchmalerei in der Zeit des Hrabanus Maurus, in Hrabanus
Maurus und seine Schule: Festschrift der Hrabanus Maurus Schule, hrsg. von W. BÖHNE, Fulda
1980, pp. 94-125 [= Studies cit., XII, pp. 374-416]; Kunst und Kultur, cat. cit., I, pp. 56-59 n.
II.14 (K. BIERBRAUER).
218 VALENTINO PACE
16Die Karolingischen Miniaturen cit., IV/1, Berlin 1971, pp. 60-65; Vangeli dei Popoli, cat.
cit., pp. 193-195 n. 32 (P. CHERUBINI).
17 A. WEINER, Die Initialornamentik der deutsch-insularen Schulen im Bereich von Fulda,
Würzburg und Mainz, Würzburg 1992; Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 189-191 n. 29 (E.
CONDELLO).
18 L. NEES, The Jonathan Gospels (Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Pal. Lat. 46), in
Tributes to Jonathan J. G. Alexander. The Making and Meaning of Illuminated Medieval & Re-
naissance Manuscripts, Art & Architecture, ed. by S. L’ENGLE – G. B. GUEST, Turhout 2006, pp.
85-98.
19 Per le iniziali di questo e altri codici altomedievali il riferimento primario è al ben noto
studio di C. NORDENFALK, Die spätantiken Zierbuchstaben, Stockholm 1970. Per più recenti
occasioni di studio cfr. Vaticana, cat. cit., pp. 64-67 n. 3 (K. BIERBRAUER); Kunst und Kultur,
cat. cit., pp. 784-787 n. XI.2 (K. BIERBRAUER). Vd. inoltre il facsimile: Sacramentarium
Gelasianum e Codice Vaticano Reginensi Latino 316 [introd. di L. MICHELINI TOCCI – B. NEUN-
HEUSER]. I-II, Città del Vaticano 1975 (Codices e Vaticanis selecti, 38).
20 X. MURATOVA, Alle origini dell’iniziale zoomorfa, in L’VIII secolo: un secolo inquieto. Atti
del Conv. int. di studi (Cividale del Friuli 2008), a cura di V. PACE, Cividale del Friuli 2010, pp.
305-312 (cit. da p. 310).
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 219
altro codice vaticano, il Missale Gothicum Reg. lat. 317, espone una formu-
lazione più acerba21.
Per l’area insulare un suo caposaldo è a sua volta l’Evangelario Barb.
lat. 570, della seconda metà dell’VIII secolo, ma di incerta localizzazione,
fra Northumbria, Inghilterra meridionale e Mercia22. Interessante per più
inusuali dettagli iconografici, che hanno sollecitato la ricerca dei modelli
immediati o piuttosto mediati, come nel caso dell’inversione dei simboli
di Marco e Luca nella I tavola dei canoni o dei quattro evangelisti tuttti
barbati, presenta anche una precoce e rara immagine simbolica del pec-
catore, sorprendentemente infilata peraltro nell’asta centrale della I tavola
dei canoni (Tav. V), secondo una formula che sarà soprattutto ripresa nel-
la scultura monumentale23.
Entro il X secolo qualche altra sporadica citazione non potrà comun-
que dimenticare i mss. astronomici Vat. lat. 645 e Reg. lat. 309, dipendenti
verosimilmente da un manuale di calcolo astronomico composto agl’inizi
del IX secolo alla corte di Carlo Magno24; oppure il Martirologio di Wan-
dalberto Reg. lat. 438 pur esso copia del terzo quarto del IX secolo, ese-
guita in uno scriptorium della Reichenau ed esemplata su un originale
dell’848 per l’imperatore Lotario, particolarmente importante per le sue
rappresentazioni dei Mesi, ulteriore testimonianza dell’attenzione ai mo-
delli della cultura antica25; o, ancora, il Salterio ambrosiano Vat. lat. 83,
strettamente associato al Clm 343 della Staatsbibliothek di Monaco e di
controversa assegnazione, sia alla possibile committenza dell’arcivescovo
21 Vaticana, cat. cit., pp. 62-63 n. 2 (K. BIERBRAUER); Kunst und Kultur, cat. cit., pp. 782-
of manuscripts illuminated in the British isles, 1), pp. 61-62 n. 36; Vaticana, cat. cit., pp. 70-73
n. 5 (J. J. G. ALEXANDER); Kunst und Kultur, cat. cit., II, pp. 446-449 n. VII,13 (K. BIERBRAUER);
Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 179-180 n. 24 (V. LONGO).
23 Per una breve discussione dell’immagine, confrontata con il ben più tardo chiostro
romano di San Giovanni in Laterano, dove il contesto di condanna del peccato è piuttosto
chiaro, vd. V. PACE, Immagini della sessualità nel Medioevo italiano, in Medioevo: immagini e
ideologie, Atti del Conv. int. di studi (Parma 2002), a cura di A. C. QUINTAVALLE, Milano 2005,
pp. 630-643. Già ALEXANDER, Insular Manuscripts cit. p. 61 aveva giustamente sottolineato che
“The inclusion of such a figure in this context is unexplained”.
24 F. MANCINELLI, I codici miniati della biblioteca capitolare di Monza e i loro rapporti con
gli scriptoria milanesi dal IX al XIII secolo, in Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e
Storia dell’Arte 16 (1969), pp. 108-208. Il Vat. lat. è databile intorno all’813, dunque immedia-
tamente dopo l’originale “composto alla corte di Carlo Magno intorno all’810”, mentre il Reg.
lat. 309 al X. Per una recente discussione dei manoscritti astronomici (incentrata su un esem-
plare veronese, dove non manca un richiamo al Vat. lat. 645) vd. F. TONIOLO, Civiltà medievale
e memoria dell’antico: le “imagines” dello Pseudo Beda della Biblioteca Antoniana di Padova
(ms. 27), in Medioevo. Il tempo degli antichi cit., pp. 232-242.
25 Vaticana, cat. cit., pp. 82-83 n. 8 (K. BIERBRAUER).
220 VALENTINO PACE
I secoli XI e XII
Tentando una ripartizione in macroaree nell’ambito cronologico fra XI
e XII secolo è opportuno rivolgere adesso l’attenzione ai territori imperiali,
per la grande importanza dei suoi scriptoria nell’età tardo-ottoniana e im-
mediatamente successiva, nei fondi vaticani esemplati al massimo livello
dal Libro dei Vangeli Ott. lat. 7430. Se questo “Evangelium imperatoris”
26 Vaticana, cat. cit., pp. 84-85 n. 9 (V. PACE); G. ZANICHELLI, La sapienza degli angeli:
Nonantola e gli scriptoria collegati fra VI e XII secolo, in La sapienza degli angeli. Nonantola e
gli Scriptoria padani nel Medioevo, cat. della mostra (Nonantola 2003), a cura di G. ZANICHELLI
e M. BRANCHI, Modena 2003, p. 32; F. CRIVELLO, Die Buchmalerei in Oberitalien unter den
letzten Karolingern und den Ottonen, in Zeitschrift des deutschen Vereins für Kunstwissenschaft
58 (2004), pp. 171-196.
27 H. BELTING, Studien zur beneventanischen Malerei, Wiesbaden 1968; Vaticana, cat. cit.,
Paris 1972, pp. 30-31 n. 10; J. OSBORNE, The Use of Painted Initials by Greek and Latin Scriptoria
in Carolingian Rome, in Gesta 29 (1990), pp. 76-85.
29 GRABAR, Manuscrits grecs cit., pp. 16-20 n. 1; H. BELTING, Byzantine Art among Greeks
and Latins in Southern Italy, in Dumbarton Oaks Papers 28 (1974), pp. 1-29; G. CAVALLO, La
cultura italo-greca nella produzione libraria, in I Bizantini in Italia, Milano 1982, pp. 495-612;
M. BERNABÒ, Cinquantaquattro dipinti romani della prima metà del IX secolo inediti o poco noti.
Prima l’iconografia, poi lo stile, in Segno e testo 1 (2003), pp. 309-331; ID., Le miniature per i
manoscritti greci del libro di Giobbe, Firenze 2004.
30 H. BLOCH, Montecassino, Byzantium and the West in Earlier Middle Ages, in Dumbarton
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 221
Oaks Papers 3 (1946), pp. 163-224, in part. pp. 177-187 (oppure ID., Montecassino in the Middle
Ages, Roma 1986, I, in part. pp. 19-30); Vaticana, cat. cit., pp. 92-95 n. 13 (U. SURMANN);
Regensburger Buchmalerei. Von frühkarolingischer Zeit bis zum Ausgang des Mittelalters, cat.
della mostra (München – Regensburg 1987), red. FL. MÜTHERICH – K. DACHS, München 1987,
pp. 34-35 n. 18 (U. KUDER); Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 225-228 n. 45 (L. SPECIALE).
31 J. WOLLESEN, A Pictorial Speculum Principis: the Image of Henry II in cod. Bibl. Vat. Ot-
tobonensis lat. 74, fol. 139v, in Word and Image, 5/1 (1989), pp. 85-110.
32 E. PALAZZO, Les sacramentaires de Fulda. Étude sur l’iconographie et la liturgie à l’époque
ottonienne, Münster 1994; Vaticana, cat. cit., pp. 96-99 n. 14 (U. SURMANN).
33 H. SCHNITZLER, Fulda oder Reichenau, in Wallraf-Richartz-Jahrbuch 19 (1957), pp. 39-
132. Non si può qui nemmeno dimenticare l’estrema eleganza delle iniziali incipitarie
delineate in oro con rabescature vegetali argentee (o viceversa) che costellano l’intero codice.
222 VALENTINO PACE
34F. WORMALD, English Drawings of the tenth and eleventh centuries, London 1952, pp.
47-49 e 79; E. TEMPLE, Anglo-Saxon manuscripts. 900-1066, London 1976, pp. 100-102 n. 84;
R. KASHNITZ, Der Werdener Psalter in Berlin, Düsseldorf 1979; Vaticana, cat. cit., pp. 104-107
n. 17 (J.J.G. ALEXANDER); B. C. RAW, Trinity and incarnation in Anglo-Saxon art and thought,
Cambridge (GB) 1997; Pen and Parchment. Drawing in the Middle Ages, cat. della mostra (New
York 2009), a cura di M. HOLCOMBE, New York 2009, pp. 59-61, n. 10 (L. BESSETTE).
35 Virgilio e il chiostro. Manoscritti di autori classici e civiltà monastica, cat. della mostra
(Abbazia di Montecassino 1996) a cura di M. DELL’OMO, Roma 1996, pp. 120-121 n. 8 (A.M.
ADORISIO). Dei codici miniati Rossiani è in preparazione il Corpus curato da Silvia Maddalo.
36 Vedere i Classici, cat. cit., pp. 218-220 (D. WRIGHT).
37 W. CAHN, La Bible romane, Fribourg – Paris 1982, pp. 293-294 n. 150; Vaticana, cat. cit.,
pp. 190-193 n. 38 (J. M. PLOTZEK); Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 219-222 n. 43 (E. CONDELLO);
M. CASTIÑEIRAS, Ripoll et Gérone: deux exemples privilégiés du dialogue entre l’art roman et la
culture classique, in Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxa 39 (2008) (Actualité de l’art antique
dans l’art roman. Actes des XXXIX journées Romanes de Cuxa, 2007), pp. 161-180; M. CASTIÑEIRAS
– I. LORÉS OTZET, Las Biblias de Rodes y Ripoll: una encrucijada del arte románico en Catalunya,
in Les fonts de la pintura romànica, eds. M. GUARDIA – C. MANCHO, Barcelona 2008, pp. 219-
260. Ma cfr. anche Les Bíblies de Ripoll. I, Vaticà, Lat. 5729, Vic 2002, facs. (per il volume di
commento vd. A. M. MUNDÒ, Les Bíblies de Ripoll; estudi dels mss. Vaticà, Lat. 5729 i Paris,
BNF, Lat. 6, Città del Vaticano 2002 [Studi e testi, 408]).
38 CASTIÑEIRAS, Un passaggio al passato: il portale di Ripoll, in Medioevo. Il tempo degli
più significative, non tanto sulle pareti delle chiese, dove i riferimenti sto-
riografici alla Riforma sono stati anche troppo generosi, quanto proprio
sui documenti scritti e illustrati: in primo luogo le Bibbie atlantiche39. La
più antica di esse nei fondi vaticani è la “Palatina”, Pal. lat. 3-5 in tre monu-
mentali volumi40, fra le cui più significative caratteristiche sono la ripresa
di modelli turoniani nelle grandi iniziali, o la sequenza delle immagini dei
profeti, non casualmente rinvenibile anche in altre opere monumentali pur
esse collegate allo spirito della Riforma — mi limito a citare la porta di
bronzo di San Paolo fuori le mura e gli affreschi della chiesa di Sant’An-
gelo in Formis — e altrettanto significativamente reperibili in opere di età
paleocristiana, come gli affreschi di navata di San Paolo fuori le mura, al
confronto con i cui profeti emergono più che suggestive similitudini41. Di
poco posteriore alla “Palatina” è quella di provenienza da Santa Cecilia, da
cui trae il nome, Barb. lat. 587 (Tav. IX); forse commissionata da un perso-
naggio — cardine della Riforma come l’abate Desiderio di Montecassino,
dal 1059 cardinale-prete della chiesa trasteverina, anche se contrasta con
questa ipotesi l’autorevole obiezione dell’incompatibilità della sua grafia
carolina con la romanesca usata nello scrittorio trasteverino42. Fra le più
belle della sua specie la Bibbia è confrontabile, per parità di livello qualita-
tivo, con le migliori pitture romane del tempo, come alcuni pannelli della
chiesa inferiore di San Clemente.
39 Bibbie Atlantiche, cat. cit.; G. OROFINO, Per un’iconografia comparata delle Bibbie atlan-
tiche, in Rivista di Storia della Miniatura 6-7 (2001-2002) (Atti del VI congresso di Storia della
Miniatura [Urbino 2002], pp. 29-40; Roma e la Riforma gregoriana. Tradizioni e innovazioni
artistiche (XI-XII secolo). Actes du colloque (Lausanne 2004), a cura di S. ROMANO – J. ENCKELL
JULLIARD, Roma 2007. Fra le sintesi critiche sulle Bibbie atlantiche (dunque, al di là degli studi
di Garrison, Berg e Ayres) entro contesti più ampi è opportuno ricordare le pagine di CAHN,
La Bible romane cit., pp. 98-104e C. BERTELLI, Fondazioni medievali dell’arte italiana, in Storia
dell’arte italiana, II/1, Torino 1983, pp. 151-155, oppure Miniatura e pittura. Dal monaco al
professionista, in Dall’eremo al cenobio. La civiltà monastica in Italia dalle origini all’età di
Dante, prefazione di G. PUGLIESE CARRATELLI, Milano 1987, pp. 579-699, in part. pp. 636-641.
40 Bibliotheca Palatina, cat. cit., pp. 133-134 n. C 8.2 (W. BERSCHIN); Bibbie Atlantiche, cat.
riografico: dalla filologia alla ideologia, in Bibbie Atlantiche, cat. cit., pp. 61-64. Per i profeti
della basilica ostiense vd. il Barb. lat. 4406 (riprodotti e discussi da WAETZOLD cit., nota 6).
Senza conoscere il mio scritto il confronto è stato anche proposto da U. NILGEN, Romanische
Buchmalerei, in Kunsthistorische Arbeitsblätter, hrsg. von A.-M. BONNET – W. BUSCH et al., 7/8,
Köln 2002, pp. 5-24.
42 Bibbie atlantiche, cat. cit, pp. 126-131 n. 5 (L. M. AYRES). Per le osservazioni di carattere
paleografico, vd. P. SUPINO MARTINO, Roma e l’area grafica romanesca (secoli XI-XII),
Alessandria 1987, pp. 25-33 e 108-117. Per il più recente status quaestionis vd. adesso L.
SPECIALE, Iohannes presbyter e la data d’esecuzione della Bibbia di Santa Cecilia, in Immagine
e ideologia. Studi in onore di Arturo Carlo Quintavalle, a cura di A. CALZONA – R. CAMPARI – M.
MUSSINI, Parma – Milano 2007, pp. 132-137.
224 VALENTINO PACE
All’iniziale XII secolo viene poi datata la terza delle più importanti Bib-
bie atlantiche vaticane, Vat. lat. 12958, detta “del Pantheon” per la sua
presenza antica, cinquecentesca, nella chiesa da dove nel 1650 fu donata a
papa Innocenzo X43. È questa la Bibbia atlantica con la maggior quantità
di illustrazioni vetero-testamentarie di ambito romano, essenziale dunque
a intuire la vastità del patrimonio iconografico disponibile nell’Urbe, vista
la larghissima perdita delle testimonianza monumentali. Non mette conto
di enumerare le altre, numerose, ma di più ristretto apparato decorativo,
che solo in quella detta “di Todi”, Vat. lat. 10405, si allinea alle menzionate
in precedenza per pretesa di analoga densità illustrativa, senza peraltro un
livello qualitativo che supporti tali pretese44.
Collegato ideologicamente alla Riforma è anche il rotolo di “Exultet”
Barb. lat. 592, già ritenuto allestito per la Pasqua del 1087 celebrata a
Montecassino dal suo abate Desiderio, divenuto papa col nome di Vitto-
re III, ma più di recente riferito oltre gli anni desideriani45. È la scena-
chiave delle “Autorità”, nella quale si esplicita con maggiore forza visiva
il tema del rapporto fra il potere spirituale e quello temporale, che nel
precedente “Exultet” Vat. lat. 3784 non sembra fosse virato sulle esigenze
rappresentative della Riforma, dal momento che l’altra scena significativa
in merito, della “Mater Ecclesia”, non contiene una sottolineatura del suo
ruolo, come altrimenti avviene nel “Barberiniano”46. Ambedue i rotoli te-
stimoniano comunque, insieme con l’altro “Exultet” desideriano, oggi Add.
30337 della British Library, qualità progettuali e capacità esecutive del suo
scriptorium degne della grande abbazia per la quale vennero composti;
43 Vaticana, cat. cit., pp. 194-197 n. 39 (J. M. PLOTZEK); Bibbie atlantiche, cat. cit., pp. 262-
271 n. 45 (L. SPECIALE)
44 Bibbie Atlantiche, cat. cit. pp. 158-162 n. 13 (L. SPECIALE). Queste le segnature delle altre
Bibbie atlantiche presenti nei fondi vaticani: Vat. lat. 10404, Vat. lat. 4220-4221, Vat. lat.
10510, Vat. lat. 4218, Ross. 617, Vat. lat. 10511, Vat. lat. 4217A, Arch. Cap. S. Pietro A. 1,
discusse ai nn. 15-19, 38, 40 e 41 del catalogo cit.
45 Die Exultetrolle Codex Barberini Latinus 592, 1. Faksimile. 2.Einführungssbd. von G.
CAVALLO, wiss. Resümee von L. SPECIALE, Zürich 1988; L. SPECIALE, Montecassino e la Riforma
Gregoriana. L’Exultet Vat. Barb. Lat. 592, Roma 1991; Vaticana, cat. cit., pp. 164-167 n. 32 (B.
BRENK). La datazione al 1087, sostenuta dalla Speciale, è stata argomentatamente smontata
da F. NEWTON, The scriptorium and library of Monte Cassino, 1058-1105, Cambridge 1999
(Cambridge studies in palaeography and codicology, 7), con preferenza per il volgere del secolo
XI.
46 Per il Vat. lat. 3784: Vaticana, cat. cit., pp. 162-163 n. 31 (B. BRENK); Exultet, cat. cit.,
pp. 211-213 (B. BRENK). Sulla “Commemorazione delle Autorità”, vd. L. SPECIALE, Accipiter
vel spata. Note palinseste per le commemorazioni secolari dell’Exultet Barberini, in Itinerari di
ricerca storica 10 (1996) [1997], pp. 63-96; EAD., Le commemorazioni finali nei rotoli dell’Exultet,
in Mélanges de l’Ecole française de Rome. Moyen Age 112 (2000), pp. 191-224.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 225
così come insieme con tutti gli altri sono testimonianza primaria per la
liturgia e la musica dell’Italia meridionale del tempo47.
Il capolavoro, peraltro, dello scrittorio desideriano è il celeberrimo
“Codex Benedictus”, ovvero il Vat. lat. 1202, chiave di volta per la cono-
scenza dell’arte della Montecassino desideriana, forse eseguito nel 1075
(Tav. X)48. Andate perdute le imprese artistiche dettagliatamente trasmes-
se dalla Cronaca del monastero, di cui sono solo un riflesso gli affreschi di
Sant’Angelo in Formis, il codice cassinese ci permette la presa diretta sui
modelli bizantini e dunque su quel nesso decisivo e fondante della pittura
italomeridionale, e persino europea, dei decenni successivi, sull’onda degli
apporti della “peritia greca”49. Oltre che sull’oltremare bizantino la proget-
tazione del codice implicò anche, soprattutto, attenzione e ricezione della
Initialornamentik ottoniana, modellata sul Vangelo dell’imperatore Enrico
II, il già ricordato Ott. lat. 7450. All’importanza squisitamente ‘artistica’
per i caratteri formali del codice, delle sue immagini e dell’ornamenta-
zione delle sue iniziali, si congiunge quella di carattere programmatico,
dell’impaginazione delle Vite di san Benedetto e san Mauro, nell’XI secolo
esemplate con diverse ascendenze sui capitelli di St. Bénoit-sur-Loire o nel
Lezionario ms. 2273 oggi nella Biblioteca municipale di Troyes51.
Altri codici dei fondi vaticani ci documentano la qualità dello scrip-
47 TH. F. KELLY, The Exultet in Southern Italy, New York – Oxford 1996. Per una sintesi,
che mi permetto di definire “utile” sull’intero panorama degli Exultet, rinvio al mio I rotoli di
Exultet nell’Italia meridionale medievale, in Lecturas de Historia del Arte 4 (1994), pp. 15-33,
poi ristampato nel mio Arte Medievale in Italia Meridionale. I. Campania, Napoli 2007, pp.
125-154, con asterisco di aggiornamento bibliografico alla p. 154. Per la più recente sintesi
critica sulle diverse questioni, vd. L. SPECIALE, Scrivere per immagini: i rotoli dell’Exultet, in
Metodo della ricerca e ricerca del metodo. Storia, arte, musica a confronto, Atti del conv. di studi
(Lecce 2007), a cura di B. VETERE, Galatina 2009, pp. 107-120.
48 Lektionar zu den Festen der heiligen Benedikt, Maurus und Scholastica, Vat. lat. 1202.
desideriana anche nel più ampio contesto europeo il saggio di W. KOEHLER, Byzantine Art in
the West, in Dumbarton Oaks Papers 1 (1941), pp. 61-87.
50 BLOCH, Montecassino cit. (oppure Montecassino in the Middle Ages, loc. cit.) e, dopo di
e i suoi modelli, in Medioevo: i modelli. Atti del Convegno int. di studi (Parma 1999), a cura di
A. C. QUINTAVALLE, Parma – Milano 2002, pp. 673-681.
226 VALENTINO PACE
torium cassinese, sia prima che dopo il suo grande abate Desiderio: così
il Breviario del tempo dell’abate Oderisio, Urb. lat. 585, confezionato pe-
raltro per un altro stabilimento ecclesiale, assai verosimilmente dedicato
alla Vergine, oppure il Messale Vat. lat. 6082, della seconda metà del XII
secolo52. Alla conoscenza dell’arte, ovvero della miniatura in Campania
e dei codici in beneventana anche al di fuori della regione la Biblioteca
Vaticana offre peraltro altra preziosa e insostituibile documentazione: al
di là di quanto già riferito sui tempi precedenti, ricordandone l’“Exultet”
Vat. lat. 9820, vale di certo ricordare almeno, per lo stesso XI secolo, i libri
dei Vangeli Vat. lat. 3741 e Ott. lat. 296, un ”Orosio” largamente corredato
da illustrazioni a penna, e due Cronache illustrate di primo XII secolo. Il
Vat. lat. 3741, “verosimilmente originario della cattedrale di Alatri”, è un
codice i cui evangelisti stravolgono i modelli “non-bizantini”, con un Mar-
co dai capelli bianchi, un Luca dalla fisionomia petrina, un biondo Matteo
che ricorda il ‘tipo’ di Luca, un biondo Giovanni cui si accostano gli sco-
nosciuti committenti, mentre il Cristo benedicente tradisce l’ispirazione
dall’“Antico dei Giorni” per la sua capigliatura bianca, e solo la Madonna
col Bambino in grembo, adorata dagli angeli (che voltano la testa dall’altra
parte!) può accreditare conoscenze di una consolidata iconografia, anche
se sparigliata, come nelle altre immagini, da una travolgente policromia53.
L’Evangelario Ott. lat. 296, è, a sua volta, non solo preziosa indicazione
della qualità raggiunta da uno scriptorium barese nei gloriosi tempi di fine
XI secolo, ma anche delle sue possibili connessioni con modelli anglo-
normanni, suggeriti da un’iniziale di esplicita ascendenza sul “clambering
style” di Canterbury54. Con i suoi disegni a penna l’“Orosio”, Vat. lat. 3340
è precoce testimonianza di un corredo illustrativo di un testo storico, al
cui illustratore, di iniziale XII secolo, “non vi è nulla che sia troppo diffi-
cile, nessun aspetto del racconto che non possa trovare la sua immediata
52 Urb. lat. 585: Vaticana, cat. cit., pp. 174-177 n. 34 (V. PACE); Vat. lat. 6082, per il quale
Biblioteca Apostolica Vaticana. I codici cassinesi di età desideriana e i codici non cassinesi della
I metà dell’XI secolo, in L’età dell’abate Desiderio. II. La decorazione libraria. Atti della Tavola
rotonda (Montecassino 1987), Montecassino 1989 (Misc. Cassinese, 60), pp. 65-93, in part. pp.
87-88; Vaticana, cat. cit., pp. 186-189 n. 37 (V. PACE). La citazione virgolettata, sulla prove-
nienza, è tratta da SUPINO MARTINI, Roma e l’area grafica romanesca cit., p. 187. Vd. anche, per
la riproduzione a piena pagina delle immagini degli evangelisti Dall’eremo al cenobio cit., figg.
29-32, con richiamo nel testo a p. 395 (di G. CAVALLO).
54 PACE, Studi cit., 1989, p. 77 (l’iniziale si trova al f. 124v); G. OROFINO, L’Evangelario Vat.
Ottob. Lat. 296 della barese abbazia di Elia, in Fonti per la storia della liturgia, a cura di N. BUX,
Bari 1991 (Per la storia della chiesa di Bari. Studi e materiali, 5), pp. 23-38; Vangeli dei Popoli,
cat. cit., pp. 240-242 n. 52 (P. CHERUBINI).
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 227
55 L’iniziale, una A di A(b urbe condita) si trova al f. 60. Cfr. V. PACE, Immagini della
sessualità nel medioevo italiano, in Medioevo: immagini e ideologie. Atti del Convegno int. di
studi (Parma 2002), a cura di A. C. QUINTAVALLE, Parma – Milano 2005, pp. 630-643.
56 Vat. lat. 4939: G. M . FACHECHI, Il Chronicon Sanctae Sophiae di Benevento: l’apparato
decorativo e illustrativo, in Arte medievale 11 (1997), pp. 75-90; G. OROFINO, L’apparato decora-
tivo, in Chronicon Sanctae Sophiae (cod. Vat. Lat. 4939), ed. e commento di J. M. MARTIN, con
uno studio sull’apparato decorativo di G. OROFINO, Roma 2000 (ISIME, Fonti, RIS. 3*), pp.
137-186. Barb. lat. 2724: F. RICCIONI, Un codice da rivalutare: il Chronicon Vulturnense, in
Miniatura 3-4 (1990-1991) [1993], pp. 33-50; L. SPECIALE, Il mito e la memoria: il ciclo illustrato
del Chronicon Vulturnense e le sue radici altomedievali, in Medioevo. Il tempo degli antichi cit.,
pp. 293-307.
57 OROFINO, Apparato cit., pp. 144-146.
58 Sul Vat. lat. 5949 cfr. E. CONDELLO – V. PACE, Il Martirologio di Santa Maria di Gualdo
cod. Vat. lat. 5949: una testimonianza di cultura e storia di area beneventana verso la fine del
XII secolo, in Ricerche di Storia dell’arte 50 (1993), pp. 77-88 (ripubblicato tale e quale per
quanto di propria spettanza in V. PACE, Arte medievale cit., pp. 155-165, mentre è stato
228 VALENTINO PACE
ampliato e approfondito per la parte più propriamente ‘libraria’ da E. CONDELLO, Scriptor est
Eustasius. Nuove osservazioni sull’origine del codice vaticano latino 5949, in Scrittura e civiltà
18 (1994) [1995], pp. 53-75). In seguito vd. anche Vaticana, cat. cit., pp. 182-185 n. 36 (V.
PACE). Per lo studio dell’Initialornamentik dei codici vaticani: V. PACE, La decorazione dei
manoscritti pre-desideriani nei fondi della Biblioteca Vaticana, in Scrittura e produzione docu-
mentaria nel mezzogiorno longobardo. Atti del Convegno int. di studio (Badia di Cava 1990), a
cura di G. VITOLO – F. MOTTOLA, Badia di Cava 1991, pp. 405-456; PACE, Studi sulla decorazione
cit., pp. 65-93. Per la sopravvenuta preminenza di altri interessi il terzo saggio, sui codici del
XII secolo, mi è rimasto, solo abbozzato, “nel cassetto”, con tutta la sua documentazione e mi
auguro che venga da altri utilizzato e ripreso. Ineludibile per esigenze comparative, oltre che
per la qualità dell’apparato critico, è comunque anche il riferimento a I codici decorati dell’ar-
chivio di Montecassino, a cura di G. OROFINO, di cui sono finora apparsi i primi 3 voll.: I. I
secoli VIII-X, Roma 1994; II/1-2. I codici preteobaldiani e teobaldiani, Roma 1996 / 2000; III.
Tra Teobaldo e Desiderio, Roma 2006.
59 Sulla produzione manoscritta greca dell’Italia meridionale vd. G. CAVALLO, La cultura
italo-greca nella produzione libraria, in I Bizantini in Italia, Milano 1982, pp. 495-612, da
emendare parzialmente dopo le decisive obiezioni di A. JACOB, I più antichi codici greci di
Puglia: ovvero un viaggio della paleografia nel paese che non c’è, in Studi medievali e moderni 2
(2002), a cura di A. APPIGNANI – R. PACIOCCO, pp. 5-42.
60 GRABAR, Manuscrits grecs cit., pp. 36-39, 55-67 nn. 15, 16, 17, 36 e 37. Sul Vat. gr. 2138
vd. adesso Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 213-216 n. 41 (M. D’AGOSTINO); sul Vat. gr. 866 vd.
adesso Oriente Cristiano e Santità. Figure e storie di santi tra Bisanzio e l’Occidente, cat. della
mostra (Venezia 1998), a cura di S. GENTILE, Roma 1998, pp. 210-212 n. 33 (M. D’AGOSTINO);
per la localizzazione del Vat. gr. 1554 vd. A. JACOB, Rouleaux grecs et latins dans l’Italie méri-
dionale, in Recherches de codicologie comparée, textes édités par PH. HOFFMANN, Paris 1998, pp.
69-97.
61 Codici greci dell’Italia meridionale, cat. della mostra (Grottaferrata 2000), a cura di P.
CANART – S. LUCÀ, Roma 2000, p. 75 n. 23 (A. JACOB). Per la più recente referenza a Salerno vd.
in precedenza CAVALLO, La cultura italo-greca cit., p. 556 (con bella tav. a colori, fig. 488).
62 Sull’ornamentazione e la figurazione del Barb. gr. 520, vd. M. BONICATTI, Aspetti dell’in-
La Campania è una delle tante regioni d’Italia alla conoscenza della cui
storia artistica la Biblioteca offre un apporto insostituibile di conoscenze,
come pure avviene d’altronde per le altre aree italiane — che si tratti di
referenze estese alle intere regioni, a scriptoria urbani ovvero a istituzioni
monastiche etc. Nel caso di Roma ne ricordo il Lezionario Vat. lat. 1274
da S. Gregorio al Celio, fra i pochi manoscritti che ci testimoniano con
certezza la miniatura figurativa dell’urbe, al di là delle grandi imprese delle
Bibbie atlantiche, fra XI e XII secolo63; i codici dello scrittorio lateranense,
peraltro di una qualità che non corrisponde all’importanza della sede64, o,
ancora, il modesto, ma interessante Evangelario Chig. A.VI.164, mentre
resta problematico il caso dell’Evangelistario Ross. 23565. Per l’abbazia la-
ziale di Farfa valga il ricordo del suo Regesto, Vat. lat. 8487, o anche del
Breviario Chig. C.VI1.7766, ma soprattutto della Collectio canonum, Vat. lat.
1339, il cui programma d’immagine, di esaltazione del potere imperiale e
di condanna dell’eresia si giustifica così bene nel contesto politico di que-
sta abbazia imperiale — esemplare la lettura che ne è stata fatta dell’Ascen-
63 Il Vat. lat. 1274 è stato reso noto agli studi storico-artistici da E. B. GARRISON, Studies
in the History of Medieval Italian Painting, II, Firenze 1955-1956, p. 82 (Contribution to the
History of Twelfth-Century Umbro-Roman Painting. Part II. Materials, pp. 79-94). Diventare
Santo, cat. cit., pp. 216-219, n. 105 (G. N. VERRANDO); V. PACE, Politica delle immagini o imma-
gini di politica? Programmi absidali a Roma e nel Patrimonium Petri nell’età della Riforma, in
Medioevo: l’Europa dele Cattedrali. Atti del Conv. int. di studi (Parma 2006), a cura di A. C.
QUINTAVALLE, Parma – Milano, 2007, pp. 237-244.
64 M. A. BILOTTA, I codici miniati prodotti in Laterano conservati nella biblioteca apostolica
e come tale ricordato da J. J. G. ALEXANDER, A Manuscript of the Gospels from Santa Maria in
Trastevere, Rome, in Studien zur mittelalterlichen Kunst. 800-1250. Festschrift für Florentine
Mütherich zum 70. Geburtstag, hrsg. von K. BIERBRAUER – P. K. KLEIN AND – W. SAUERLÄNDER,
München 1985, pp. 193-206. Sul Ross. 235, dopo la sua assegnazione ad area umbro-romana
di fine XI secolo da parte del GARRISON, Studies cit., II, pp. 91-92, la SUPINO, Roma e l’area
grafica cit., p. 323, ne ha precisato dati che ne rendono plausibile almeno la presenza antica
a Roma, slittandone la data alla metà del XII secolo, che di recente, L. SPECIALE, Tra Roma e
Farfa cit. infra, pp. 452-453 nota 48, intuitivamente arretra “al primo-secondo quarto del XII
secolo”, ritenendolo eseguito nel Lazio meridionale.
66 Pionieristiche sulla miniatura dello scriptorium farfense le pagine di GARRISON, Studies
cit., II, pp. 121-131. Più recenti interventi, che tengono anche conto dei diversi apporti
disciplinari, sono quelli di L. SPECIALE, Tra Roma e Farfa: cultura artistica nei manoscritti
decorati dell’abbazia di Farfa, in Farfa abbazia imperiale. Atti del conv. int. (Farfa – Santa
Vittoria in Matenano 2003), a cura di R. DONDARINI, Negarine di S. Pietro in Cariano 2006, pp.
437-458, e di J. ENCKELL JUILLIARD, Au seuil du salut. Les décors peints de l’avant-nef de Farfa
en Sabine, Roma 2008, pp. 121-128.
230 VALENTINO PACE
mostra (Palermo 1994-1995) a cura di M. ANDALORO, Palermo 1995, pp. 375-378 n. 105 (C.
MAIEZZA); Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 270-272 n. 62 (V. PACE).
73 Vat. lat. 5974: H. BUCHTHAL, Miniature Painting in the Latin Kingdom of Jerusalem,
Oxford 1957, pp. 25-33; Vaticana, cat. cit., pp. 154-157 n. 29 (V. PACE); Vangeli dei Popoli, cat.
cit., pp. 272-274 n. 63 (V. LONGO). Per il Vat. gr. 756 vd. ibidem, pp. 248-252 n. 55 (M. DELLA
VALLE).
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 231
74 V. PACE, Per la storia della miniatura duecentesca a Roma, in Studien zur mittelalterlichen
Kunst” cit., pp. 255-262 [il saggio è stato ristampato in ID., Arte a Roma nel Medioevo. Com-
mittenza, ideologia e cultura figurativa in monumenti e libri, Napoli 2000, pp. 201-216, con
“Post scriptum” alle pp. 216-217], con riferimento alla loro prima pubblicazione, rispetti-
vamente da parte di W. F. VOLBACH, Le miniature nel codice del cardinale Laborante, in La
Bibliofilía 42 (1940), pp. 41-54 e di GARRISON, in Studies cit., IV, 1962, pp. 411-415. In seguito:
A. IACOBINI, La Pittura e le Arti Suntuarie da Innocenzo III a Innocenzo IV (1198-1254), in
Roma nel Duecento, coord. A. M. ROMANINI, Torino 1991, pp. 237-319.
75 PACE, Per la storia cit.; Bonifacio VIII. Anno 1300 il primo giubileo, cat. della mostra
(Roma 2000) a cura di M. RIGHETTI TOSTI-CROCE, Milano 2000, pp. 182-183 (M. TORQUATI);
BILOTTA, Codici miniati cit., pp. 36-40; EAD., Immagine e memoria liturgica nei manoscritti
miniati duecenteschi ad uso della cappella papale, in Medioevo. Immagine e memoria. Atti del
Convegno int. di studi (Parma 2008) a cura di A. C. QUINTAVALLE, Parma – Milano 2009, pp.
415-422; EAD., I libri dei papi cit.
76 Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 314-316, n. 77 (S. MAGRINI); Bonifacio VIII. Anno 1300
cit., pp. 208-213 n. 162 (F. MANZARI); S. MAGRINI, La ‘Bibbia’ dell’Aracoeli nella Roma di fine
Duecento, in Scrittura e civiltà 24 (2000), pp. 227-250.
77 PACE, Per la storia cit.; Diventare Santo, cat. cit., pp. 229-232, n. 112 (C. DAVID); Bonifacio
VIII. Anno 1300 cit., passim (con interventi di F. AVRIL, M.-TH. GOUSSET, S. MADDALO) e la
scheda n. 130 alle pp. 183-184 (M. A. BILOTTA); BILOTTA, Immagine e memoria liturgica cit.;
EAD., Pontificali duecenteschi secundum consuetudinem et usum romanae Curiae. Contributi
per la storia della produzione miniata ad uso del Papato nel Medioevo, in Arte medievale 7, 1
(2008), pp. 55-80. Prendo qui l’occasione per osservare che nella prima presentazione
232 VALENTINO PACE
dei libri liturgici voluto da Niccolò III”, conservati oggi nel Fondo Capp.
Giulia XVI.1-3 della Biblioteca, importanti per la loro testimonianza figu-
rativa sulla liturgia papale del tempo, anche se non sorretti da una qualità
adeguata al loro prestigio78.
La Francia, centro principale della moderna miniatura gotica duecen-
tesca, è riferimento primario anche per un codice di grandi ambizioni,
come la “Bibbia di Manfredi” Vat. lat. 36; del tutto verosimilmente eseguita
a Napoli e donata al figlio dell’imperatore Federico II, prima dell’incorona-
zione reale del 125879. L’immagine di donazione, al f. 522v (Tav. XIII), si
svolge sullo sfondo di un tappeto ribaltato prospetticamente e bordato con
stemmi della casa sveva e della città di Piazza Armerina, sede della Corte
nazionale per la Sicilia, tale da suggerirne una relazione ‘forte’ che è stata
giustificata con l’identificazione, suggestiva ma non incontrovertibile, del
committente / donatore nel vicario generale del Regno di Sicilia, Fede-
rico Lancia, zio di Manfredi80. Alla scena di donazione orgogliosamente
partecipa lo stesso miniatore, che si ricorda (e si identifica anche nel De
Balneis, ms. 1474 dell’Angelica e nel lat. 40 della BnF) raccomandandosi al
principe Manfredi nella sottoscrizione al termine dell’Apocalisse (f. 494v):
“Princeps mainfride regali stirpe create / Accipe quod scripsit Johensis
scriptor et ipsum / digneris solita letificare manu”. Al tempo di Manfredi
risale pure la celeberrima versione del De arte venandi cum avibus, Pal. lat.
1071, qui conservato nella sua più antica copia dell’originale per l’impera-
tore Federico II, perduto dopo lo sventurato furto dalla sua tenda davanti
alle mura di Parma nel 124881. Insieme, il lat. 40 e il Pal. lat. 1071 ci tra-
dell’attività di questo miniatore, io non ho scritto, né ancora oggi lo credo, che questi abbia
miniato anche l’Ott. lat. 356, come mi viene accreditato dalla storiografia successiva.
78 F. MANZARI, Gli antifonari tardoduecenteschi per i canonici della basilica di S. Pietro a
Roma, in Arte medievale 3,1 (2004), pp. 71-85. Al momento della stesura di questo articolo due
degli antifonari (il 4 e il 5) si trovavano nel Museo Sacro della Basilica di San Pietro.
79 H. TOUBERT, Influences gothiques sur l’art frédericien. Le maître de la Bible de Manfred et
son atelier, in Federico II e l’arte del Duecento italiano. Atti della III settimana di studi … (Roma
1978), a cura di A. M. ROMANINI, Galatina 1980, II, pp. 59-76; Federico II e la Sicilia, cat. cit.,
pp. 397-403 n. 109 (M. C. DI NATALE); Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 295-299 n. 70 (V. PACE);
G. OROFINO, Incognitae officinae: il problema degli scriptoria di età sveva in Italia meridionale,
in Medioevo: le officine. Atti del conv. int. di studi (Parma 2009), Parma – Milano 2010, pp.
468-480. Malgrado tante citazioni, sulla Bibbia manca comunque ancora quella monografia
che meriterebbe.
80 A. RULLO, Alcune novità sulla Bibbia di Manfredi, in Arte medievale 6, 2 (2007), pp. 133-
140. Che il donatore sia ‘seduto’ di fronte al destinatario del dono, e che indossi un vaio
d’ermellino, fa piuttosto pensare che si tratti dello stesso imperatore (in accordo con la
Toubert e con chi prima di lei lo sostenne), e che dunque il miniatore “abbia in qualche modo
travisato il modello” (PACE, loc. cit.), come d’altronde suggerisce anche il profilo del “principe”
con la sua orbita oculare prospetticamente deformata.
81 Fredericus II, De Arte venandi cum avibus, Ms. Pal. Lat. 1071. Biblioteca Apostolica
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 233
Vaticana – Faksimile-Ausgabe, mit Kommentar von C. A. WILLEMSEN, Graz 1969 [ora anche:
De arte venandi cum avibus (Pal. lat. 1071) [I. Facsímil]; [II.] J. M. FRADEJAS RUEDA, El Arte de
Cetrería de Federico II, Torrejón de Ardoz (Madrid) 2004]; Die Zeit der Staufer, cat. della mostra
(Stuttgart 1977), hrsg. von R. HAUSSHERR, Stuttgart 1977, pp. 658-659 n. 824 (FL. MÜTHERICH);
Palatina, cat. cit., pp. 112-114 n. C 1.2 (D. WALZ); Ezzelini. Signori della Marca nel cuore
dell’Impero di Federico II, cat. della mostra (Bassano del Grappa 2001-2002), a cura di C.
BERTELLI – G. MARCADELLA, Bassano del Grappa 2001, p. 188 n. V.4 (G. OROFINO). Segnalo, in
corso di stampa G. OROFINO, Di padre in figlio. Federico II, Manfredi e l’illustrazione del De arte
venandi cum avibus, in Tempi e forme dell’arte. Miscellanea di Studi offerti a Pina Belli D’Elia,
a cura di L. DEROSA – CH. GELAO, Foggia 2011, pp. 137-143.
82 F. BOLOGNA, I pittori alla corte angioina di Napoli, 1266-1414, Roma 1969; pp. 36-41; G.
OROFINO, Il rapporto con l’antico e l’osservazione della natura nell’illustrazione scientifica di età
sveva in Italia meridionale, in Intellectual Life at the Court of Frederick II Hohenstaufen.
Proceedings of the Symposium Life at the Court of Frederick II Hohenstaufen (Washington
1990), ed. by W. TRONZO, Washington 1994, pp. 129-149.
83 H. BUCHTHAL, Early Fourteenth Century illuminations from Palermo, in Dumbarton Oaks
Papers 20 (1966), pp. 103-118; G. DALLI REGOLI, Un florilegio medievale illustrato, Firenze 1972;
Oriente Cristiano e Santità. Figure e storie di santi tra Bisanzio e l’Occidente, cat. della mostra
(Venezia 1998), a cura di S. GENTILE, Roma 1998, pp. 252-255 n. 54 (E. CONDELLO); A. DE
FLORIANI, La Bibbia. Durazzo fra Palermo e Costantinopoli, in Studi di Storia dell’arte 14 (2003),
pp. 9-62.
84 Faksimileausgabe des Cod. Vat. Lat. 39, Zürich 1984; Neues Testament Codex Vaticanus
Latinus 39. Eine Einführung von G. MORELLO – U. STOCKMANN, Zürich 1984; G. MORELLO – V.
PACE, Ricchezza iconografica e committenza laica, volume di commento all’edizione in facsi-
mile del cod. Vat. lat. 39 della Biblioteca Vaticana, Presentazione di A. PRATESI, Milano 1984,
pp. 51-101; Vaticana, cat. cit., pp. 202-207 n. 41 (V. PACE); Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 299-
300 n. 71 (G. MORELLO).
234 VALENTINO PACE
europei, pur se ibridati in uno stile “tardo romanico” ormai fuori tempo
alla sua data85.
Di ben maggiore modernità (senza con questo inficiare l’interesse dei
codici veronesi) sono i Vangeli glossati Vat. lat. 120, committenza parigina
di lusso, del secondo quarto del XIII secolo86; sulla destra del bifolio di
apertura (f. IIIr) un’immagine del Giudizio colpisce per la rara messinscena
di Maria e di Giovanni (l’evangelista, non il Battista) prostrati ai piedi del
Cristo giudice, mentre nel registro sottostante la maestosa figura di Abra-
mo, abbigliata con piviale blu, troneggia con le anime in grembo87. Ad altro
atelier parigino, “di Mathurin”, è stato riferita la Bibbia Urb. lat. 597, pre-
ziosa per la sua provenienza dalla biblioteca di Federico da Montefeltro88.
È Bologna, con i suoi codici miniati, il centro di produzione libraria e
miniatorio che lungo il XIII e il XIV secolo è meglio esemplificato alla Va-
ticana89. In primo luogo la Bibbia Vat. lat. 20, al cui principale miniatore si
associano altri manoscritti vaticani, fra i quali le Decretali Vat. lat. 1390,
esponenti della “transizione dal ‘primo stile’ bolognese a quello di fine se-
colo, alla data dell’VIII decennio del XIII secolo. La Bibbia “20” ha fogli di
splendida partitura ornamentale e iniziali di non infrequente interesse per
le loro scelte tematiche, ma soprattutto sorprende per le immagini margi-
nali, dove si toccano le consuete corde di grottesca ironia e si utilizzano
85 V. PACE, Il Nuovo Testamento Vat. lat. 39: modelli europei e presenze locali in un codice
del Duecento veronese, in MORELLO – PACE, Ricchezza iconografica cit., pp. 51-101; L. ELEEN, A
Thirteenth-Century Workshop of Miniature Painters in the Veneto, in Arte Veneta 39 (1985),
pp. 9-21; EAD., New Testament Manuscripts and their lay Owners in Verona in the thirteenth
Century, in Scriptorium 41 (1987), pp. 221-236; Ezzelini. Signori della Marca cit., II, p. 56 n.
II.4.2 (F. TONIOLO); G. Z. ZANICHELLI, Santi e immagini: il ms. 1853 della Biblioteca Civica di
Verona, in Preghiera alla Vergine con le leggende di san Giorgio e santa Margherita, comm. all’ed.
in facsimile del manoscritto 1853 della Biblioteca Civica di Verona, a cura di D. BINI, Modena
2007, pp. 19-82.
86 R. BRANNER, Manuscript Painting in Paris during the Reign of Saint Louis, Berkeley – Los
Angeles – London 1977, passim; Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 291–295 n. 69 (A. MANFREDI).
Altro codice parigino dei fondi vaticani è la Bibbia Reg. lat. 16, per la quale vd. Vangeli dei
Popoli, cat. cit., pp. 288-291, n. 68 (S. MAGRINI).
87 Vd., sia per la citazione che per il tema: J. BASCHET, Le sein du père. Abraham et la pa-
merito l’unica larga sintesi, pur se nelle strettoie di una prospettiva quasi esclusivamente
attribuzionistica. Importanti precisazioni, arricchimenti e ampiamenti di prospettiva si
devono ai successivi contributi di Massimo Medica, cui si rinvierà a proposito dei singoli ma-
noscritti, dovendone peraltro subito ricordare la panoramica critica esposta nel suo La città
dei libri e dei miniatori, in Duecento. Forme e colori del Medioevo a Bologna, cat. della mostra
(Bologna 2000) a cura di M. MEDICA, Venezia 2000, pp. 109-140. Al libro e al saggio dei due
studiosi dovrà intendersi implicito il riferimento per i mss. citati qui di seguito.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 235
citazioni classiche (Tav. XX)90. A loro volta, nelle Decretali sono state colte
“non poche affinità” con le Istituzioni Vat. lat. 1434, della metà di quel de-
cennio91. Non diversamente dalla corte federiciana o da Roma, anche a
Bologna l’allestimento dei codici diede l’opportunità ai propri miniatori o
scribi di autocelebrarsi, come avviene nel “Graziano” Vat. lat. 1375, con la
poetica sottoscrizione di Jacopino da Reggio: “Ut rosa flos flororum sic liber
iste librorum / quem Jacobinus depinxit manu Reginus” di cui è discusso se
si riferisca al miniatore o allo scriba92. I testi giuridici sono, per la compren-
sibile importanza del loro studio universitario, fra i testi più diffusi, come
avviene d’altronde anche a Parigi93. Questa diffusione non deve comunque
far dimenticare il loro notevole costo, tale da essere stato calcolato come
equivalente o addirittura superiore rispettivamente al costo annuo del man-
tenimento agli studi di uno studente o dello stipendio di un professore94.
Ben più costoso doveva dunque essere, per esempio, il lussuoso codice del-
le Decretali, Pal. lat. 629, artisticamente il più importante codice giuridico
di quest’ambito, databile al penultimo decennio del XIII secolo (Tav. XVI),
mirabile per la leggerezza delle sue tonalità cromatiche e per la delicatezza
del disegno, anch’esso frequentemente accreditato a Jacopino da Reggio95.
90 Sul Vat. lat. 20 vd. Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 309-314 n. 76 (M. TORQUATI). Allo
stesso miniatore di questo ms. è stato riferito il lat. 3253 della BnF, per cui vd. Duecento, cat.
cit., pp. 291-294 n. 91 (M.TH. GOUSSET).
91 Citazione da MEDICA, La città dei libri cit., p. 125, che per le Decretali rinvia a CONTI,
Miniatura cit., p. 24. Particolare interesse hanno nel Vat. lat. 1390 la “Deesis” del f. 2v ‘alla
bizantina’ e il ‘goticissimo’ e affascinante albero delle affinità al f. 212r.
92 La sottoscrizione è stata più volte ricordata, non senza dubbi sull’effettivo riferimento
al miniatore piuttosto che allo scriba, per la cui attività è documentato l’uso del verbo “depin-
gere”. In merito vd. il Dizionario biografico dei miniatori italiani. Secoli IX-XVI, Milano 2004,
s.v. “Jacopino da Reggio (Maestro della Bibbia Latina 18)”, pp. 344-345 (M. MEDICA), oppure
P. BURKHART, Die Dekretalenhandschrift Vat. Pal. 629 und die Bologneser Buchmalerei am Ende
des XIII. Jahrhunderts, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae [13. Arbeiten zu
Codices Vaticani Palatini Latini und anderen Handschriften aus der alter Heidelberger Sammlung,
hrsg. W. BERSCHIN] 5 (1997) (Studi e testi, 365), pp. 33-51.
93 Sia sufficiente in merito il rinvio a A. MELNIKAS, The corpus of the miniatures in the
giuridico tra XIII e XIV secolo, in Scrittura e civiltà 18 (1994), pp. 77-142.
95 BURKHART, Die Dekretalenhandschrift cit., lascia tuttavia il miniatore nell’anonimato.
236 VALENTINO PACE
Per lo stato della questione sul manoscritto vd. G. BERNARDI, Una scheda per le Decretali mano-
scritto Palatino latino 629 della Biblioteca Apostolica Vaticana, in Arte a Bologna. Bollettino dei
Musei Civici d’Arte Antica 6 (2007), pp. 119-128.
96 BURKHART, Die Dekretalenhandschrift cit., pp. 36-37. Altri confronti sono stati istituiti
con la Bibbia di Gerona, con il BnF lat. 18 e con l’Add. 18720 della British Library. Ma si tenga
presente che la referenza metropolitana bizantina per la miniatura bolognese era già stata in-
dividuata e sottolineata con precisione da Cesare Gnudi (vd. infra alla nota 100), oltre che da
T. VELMANS, Deux manuscrits enluminés inédits et les influences réciproques entre Byzance et
l’Italie au XIVe siècle, in Cahiers Archéologiques 20 (1970), pp. 207-233. Vd. adesso, in merito a
questi rapporti, A. HOFFMANN, Leibesfülle zwischen Ost und West. Beobachtungen zur Byzanz-
und Antikenrezeption in der Bibel von Gerona, in Latenisch-griechisch-arabische Begegnungen.
Kulturelle Diversitatät im Mittelmeerraum des Spätmittelalters, hrsg. von M. MERSCH und U.
RITZERFELD, Berlin 2009, pp. 163-180. Più di recente il tema è stato ancora affrontato da M.
MEDICA, Modelli bizantini nella miniatura bolognese del “secondo stile”: iconografia e cronologia,
in Tra le due sponde dell’Adriatico: la pittura nella Serbia del XIII secolo e l’Italia, cat. della mostra
(Belgrado, Bologna – Ferrara 1999), coord. editoriale di R. D’AMICO, Ferrara 1999, pp. 144-161.
97 Sull’Urb. lat. 159, connesso al Pal. lat. 629 per l’Arbor affinitatis, vd. H. SCHADT, Die Dar-
stellungen der Arbores Consanguinitatis und der Arbores Affinitatis. Bildschemata in juristi-
schen Handschriften, Tübingen 1982. Sui Commentari in Evangelia, in Actus Apostolorum et
in Apocalypsim, lingua gallica Urb. lat. 11, vd. Neri da Rimini. Il Trecento riminese tra pittura e
scrittura, cat. della mostra (Rimini 1995), coord. scientifico A. EMILIANI, Milano 1995, pp. 182-
191 n. 32 (P. G. PASINI), con citazione da p. 186, oltre che, sul miniatore, C. VOLPE, La pittura
riminese del Trecento, Milano 1965, pp. 10-12, con citazione da p. 11.
98 Sui due codici: Giotto e le arti a Bologna al tempo di Bertrando Del Poggetto, cat. della
mostra (Bologna 2005-2006) a cura di M. MEDICA, Cinisello Balsamo 2005, p. 208 n. 37 (M.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 237
Vat. lat. 8541, codice di lusso di stupefacente densità illustrativa che lascia
spazio al solo testo delle didascalie: con 104 fogli miniati a piena pagina sul
recto e sul verso, ciascuna con quattro scene su fondo oro entro comparti-
menti segnati da ornati fitomorfi99. Il codice fu forse allestito a Esztergom
verosimilmente per il re Carlo I d’Ungheria, secondo quanto suggerisce il
programma figurativo che, oltre a esporre vita e morte di apostoli, evange-
listi, martiri e diversi santi del tradizionale santorale, esalta anche un santo
re come s. Ladislao I d’Ungheria (Tav. XVII): orientate prevalentemente
sulla miniatura bolognese, le sue miniature sono una “singolare fucina di
invenzioni, di creazione iconografica e linguistica”, testimonianza “di uno
sviluppo e di un intreccio di cultura fra l’Italia e il centro Europa che con-
tinuerà per alcuni decenni in una reciprocità di influssi …”. Significativo è
anche il ricordo, in molte di esse, delle policromie ornamentali dell’Episto-
lario del Gaibana di Padova100. Alla soglia di metà secolo uno straordinario
vertice qualitativo, ante 1348, è quello segnato dal Messale del card. Ber-
trand de Deux, Arch. Cap. S. Pietro B.63 (Tav. XVIII), alla cui decorazione
parteciparono miniatori di controversa identificazione, fra i quali forse il
giovane Niccolò di Giacomo101. È una presenza particolarmente discussa
per l’importanza del miniatore, identificato dalla sua firma in altri codici
miniati della seconda metà del Trecento, taluni veri e propri capolavori,
BOLLATI); ibid., p. 212 n. 38 (M. BOLLATI), oltre al saggio di M. MEDICA, Libri, miniatori e com-
mittenti nella Bologna di Bertrando del Poggetto, ibid., pp. 79-93. Sull’“Illustratore” si veda
anche la recente scheda di M. MEDICA, s.v. nel Dizionario biografico dei miniatori italiani cit.,
pp. 361-363.
99 Heiligenleben: “Ungarisches Legendarium”: Codex Vat. Lat. 8541, von G. MORELLO – H.
STAMM – G. BETZ, Zürich 1990-1992 (facs.); Diventare Santo, cat. cit., pp. 223-226, n. 109 (G.
MORELLO).
100 C. GNUDI, La Bibbia di Demeter Nekcsei-Lipócz, il «Leggendario» Angioino, e i rapporti
fra la miniatura bolognese e l’Arte d’Oriente, in Actes du XXXIIe Congrès int. d’Histoire de l’Art
(Budapest 1969), Budapest 1972, I, pp. 569-581 (con citazione dalle pp. 576-577); L. VAJER,
Rapporti tra la miniatura italiana e quella ungherese nel Trecento, in La miniatura italiana fra
Gotico e Rinascimento. Atti del II Congresso di Storia della Miniatura Italiana (Cortona 1982),
a cura di E. SESTI, Firenze 1985, pp. 3-32; Vaticana, cat. cit., pp. 234-237 n. 48 (F. NIEHOFF). Il
richiamo al “Gaibana” (il ben noto Epistolario della Biblioteca Capitolare di Padova) è stato
giustamente formulato da Morello cit. supra, p. 21. CONTI, Miniatura bolognese cit., è riuscito
a ridurre la valutazione di questo codice alla sola menzione ‘qualitativa’ delle miniature, da
“grande fumetto di lusso a pretesto devozionale” (pp. 85-86).
101 E. CASSÉE, The Missal of Cardinal Bertrand de Deux. A Study in fourteenth century Bo-
lognese miniature painting, Firenze 1980 (recensito da A. CONTI, in Prospettiva 24 (1981), pp.
72-82); Vaticana, cat. cit., pp. 216-219 n. 44 (J. J. G. ALEXANDER); Maria Vergine Madre Regina.
Le miniature medievali e rinascimentali, cat. della mostra (Roma, 2000-2001), a cura di C.
LEONARDI – A. DEGL’INNOCENTI, Roma 2001, pp. 253-258 n. 19 (P. VIAN). Incomprensibile il
giudizio di CONTI, Miniatura bolognese cit., p. 92 che scrive dei “risultati mediocri del Messale
B 63”, tanto da dubitare che l’abbia mai davvero visto!
238 VALENTINO PACE
accanto ai quali altri gli sono stati ascritti: del sesto decennio le Novelle
super tertio, quarto et quinto Decretalium Vat. lat. 2534 e la Novella super VI
Decretalium, Vat. lat. 2538, del 1353, il Liber primus Decretalium, Vat. lat.
1456, al cui f. 1r l’autore, protetto dal card. Bertrando Dal Poggetto (“post
mortem”, essendo questi defunto nel 1352) offre al pontefice la sua opera102,
e, ancora, due codici delle Tragedie di Seneca: il Vat. lat. 1645 e lo splendi-
do Urb. lat. 356, ambedue dello scorcio del secolo103. A fine secolo risale
anche una bella copia della Divina Commedia, Vat. lat. 4776, particolarmen-
te significativa perché, al di là della bellezza delle sue miniature, eseguite a
fine secolo da miniatori fiorentini, identificati stilisticamente con don Si-
mone Camaldolese e Ambrogio di Baldese, vi si è colto l’intervento di un
miniatore bolognese, la cui presenza ha indotto a ritenere che ne sia stato
committente il condottiero Paolo Orsini104.
Molti altri manoscritti dei fondi vaticani testimoniano le numerose edi-
zioni di testi classici o comunque di studio (per es. di astronomia), corre-
date da disegni a penna o minii, eseguite a Bologna (anche per altri centri)
e altrove nell’Italia dell’aristocrazia, delle corti e delle università trecen-
tesche europee, su molti dei quali si segnala peraltro una forte discrasia
fra l’abbondanza degli studi testuali e la scarsità di quelli storico-artistici:
così, ancora il bolognese Vat. lat. 2194, con le Metamorfosi di Apuleio105,
102 Su questi codici vd. M. MEDICA, I miniatori dei corali agostiniani: Nicolò di Giacomo e
Stefano di Alberto Azzi, in I corali di San Giacomo Maggiore. Miniatori e committenti a Bologna
nel Trecento, cat. della mostra (Bologna 2002-2003), Bologna 2003, pp. 63-107; ID., Sulla pos-
sibile effigie del cardinale Bertrando Del Poggetto, legato di Bologna (1327-1334), in Studi in
memoria di Patrizia Angiolini Martinelli, a cura di S. PASI, Bologna 2005, pp. 199-204.
103 Vat. lat. 1645: Vedere i Classici, cat. cit., pp. 311-313 n. 68 (C. M. MONTI); F. PASUT, Al-
cune novità su Nicolò di Giacomo, Stefano degli Azzi e altri miniatori bolognesi della fine del
Trecento, in Arte cristiana 92, n. 824 (2004), pp. 317-332; Urb. lat. 356: A. PUTATURO MURANO,
Le tragedie di Seneca, ms. Urb. lat. 356 della Biblioteca Vaticana, in Annali della Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli 21 (1978-1979), pp. 159-168; Vedere i Classici, cat.
cit., pp. 303-306 n. 64 (C. M. MONTI); G. M. FACHECHI, Il ‘catalogo per autori’ e la ricezione
figurativa di un testo antico nel medioevo, in La catalogazione dei manoscritti miniati come
strumento di ricerca. Esperienze, metodologia, prospettive. Atti del Convegno internazionale di
studi (Viterbo, 4-5 marzo 2009), a cura di S. MADDALO – M. TORQUATI, Roma 2010 (Istituto
Storico Italiano per il Medio Evo. Nuovi studi storici, 87), pp. 229-239. Sul miniatore vd. la
recente scheda nel Dizionario biografico dei miniatori cit., pp. 827-832, s.v. “Nicolò di Giacomo
di Nascimbene” (F. PASUT).
104 B. DEGENHART – A. SCHMITT, Corpus der italienischen Zeichnungen. 1300-1450. I: Süd-
und Mittelitalien, Berlin 1968, pp. 186-191, Kat. n. 96; P. BRIEGER – M. MEISS – CH. S. SINGLETON,
Illuminated Manuscripts of the Divine Comedy, Princeton (NJ) 1969, pp. 327-331; M. BOSKOVITS,
Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento 1370-1400, Firenze 1975, pp. 110-111, 275, 429;
M. MEDICA, Aggiunte al «Maestro del Messale Orsini» e ad altri miniatori bolognesi tardogotici,
in Arte a Bologna. Bollettino dei musei civici d’arte antica 2 (1992), pp. 11-30. Il Messale, già di
iniziale ‘400, da cui il Maestro prende nome, è anch’esso vaticano: Arch. Cap. S. Pietro B.66.
105 Su questo codice vd. infra nel testo e alla nota 134.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 239
l’Eneide Vat. lat. 2761106, la Miscellanea di testi storici Vat. lat. 1860 forse
senese107, la Miscellanea di Apuleio, Frontino e Palladio, Vat. lat. 2193,
allestita da Francesco Petrarca prima del 1343108, i testi di Ditti Cretese e
Darete Frigio Reg. lat. 1505109, il Seneca Ott. lat. 1420, con un disegno a
penna, per l’Hercules furens, di stupefacente drammaticità (Tav. XIXa)110,
diversi altri codici con le tragedie e testi filosofici dello stesso autore111, la
Miscellanea astronomica Vat. lat. 3110, trascritta da Coluccio Salutati, con
disegni a penna delle costellazioni in libera ripresa della tradizione classi-
ca, attribuiti a un seguace del pittore fiorentino Bernardo Daddi112. Trat-
tandosi di “classici” varrà qui anche la pena di ricordare, al margine, un
duecentesco Orazio, il Vat. lat. 1592 una cui immagine miniata di Augusto
è stata di recente plausibilmente interpretata come uno pseudo-ritratto di
Federico II113. Fra i testi classici non si possono non ricordare ancora quelli
francesi, con testi di Vegezio, Aristotele e Seneca114, oppure un manoscritto
come quello delle Metamorfosi di Ovidio Reg. lat. 1480, di alto pedigree,
miniato a Parigi per Carlo V e forse appartenuto al duca Jean de Berry115.
Alla corte reale francese ci conduce poi un altro codice, vergato agl’ini-
zi dello stesso secolo e pur esso di corrispondente altezza qualitativa, il
Breviario di Bianca, figlia di re Filippo V, Urb. lat. 603 (Tav. XX), opera
London – Leiden 1971; Vedere i Classici, cat. cit., pp. 276-283 n. 54 (F. MANZARI).
110 Vedere i Classici, cat. cit., pp. 284-285 n. 55 (C. M. MONTI). Il disegno al f. 1 è purtroppo
il solo ‘frontespizio’ disegnato con completezza, quello per le Troades essendo limitato alla
preliminare impostazione, gli altri non essendo stati per nulla eseguiti.
111 Ne ricordo il Pal. lat. 1671 (bolognese?). il Pal. lat. 1677, il Reg. lat. 1500 e il Pal. lat.
1538 (tutti di fine XIV sec. italosettentrionali), il Vat. lat. 1647 (forse veronese), tutti
repertoriati in Vedere i Classici, cat. cit. rispettivamente ai nn. 41, 59, 60, 67 e 62).
112 DEGENHART – SCHMITT, Corpus cit., I, p. 75, Kat. n. 29; Vedere i Classici, cat. cit., pp.
251-252 n. 43 (A. BARTÒLA); G. MARIANI CANOVA, L’immagine degli astri nel manoscritto medie-
vale, in L’uomo antico e il cosmo. 3° Convegno int. di archeologia e astronomia (Roma 2000),
Roma 2001, pp. 385-401.
113 Vedere i Classici, cat. cit., pp. 228-232, n. 31 (P. MARPICATI); M. BUONOCORE, Augusto-
Federico II in un codice oraziano della Vaticana? A proposito del Vat. lat. 1592, in Miscellanea
Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, 17 (2010) (Studi e testi, 462), pp. 7-14. Il codice è miscel-
laneo e contiene anche un testo più tardo, che ne invita a suggerire la presenza in Sicilia e,
conseguentemente, può favorirne un’origine latamente italomeridionale.
114 Sono il Reg. lat. 1628, il Borgh. 130, l’Urb. lat. 355, il Ross. 457, il Reg. lat. 1480, sui
quali cfr. Vedere i Classici, cat. cit., ai nn. 44, 45, 50, 53 e 58. Per l’Urb. lat. 355 è stata confer-
mata la referenza avignonese: La miniatura ad Avignone al tempo dei papi. 1310-1410, Modena,
2006, pp. 53-72.
115 Vedere i Classici, cat. cit., pp. 289-294 n. 58 (F. MANZARI).
240 VALENTINO PACE
alla quale partecipò Jean Pucelle, con le sue miniature che introdussero
oltralpe i modi della moderna pittura toscana116. Quanto l’interscambio
artistico fra Toscana e Francia sia stato importante è esemplarmente te-
stimoniato dal corredo illustrativo del cosiddetto “Codice di san Giorgio”,
Arch. Cap. S. Pietro C.129 (Tav. XXI) che innesta in Francia, alla più alta
dimensione qualitativa, le esperienze della pittura toscana: eseguito nella
stessa Avignone per il cardinale Jacopo Stefaneschi, alla preminente par-
tecipazione di un miniatore toscano, prevalentemente ritenuto fiorentino,
ma del quale sono innegabili i forti accenti senesi, si affiancò infatti un
disegnatore della Francia meridionale per le iniziali filigranate117. A testi-
monianza della diffusione del linguaggio artistico del “Maestro del codice
di san Giorgio” vanno poi ricordati il Salterio, Arch. Cap. S. Pietro E.15118,
e i “Documenti d’amore” di Francesco da Barberino, Barb. lat. 4076, dalle
interessanti e inconsuete formule iconografiche usate per la rappresen-
tazione delle Virtù119. Benché, a sua volta, per lungo tempo appaiato per
via del testo e della vicina segnatura con il “4076”, il Barb. lat. 4077, pur
esso con il testo dei Documenti, è invece stato allontanato dalla Toscana
e da Firenze per ragioni di stile dei suoi disegni colorati, riferiti in primo
tempo ad area bolognese, più di recente tentativamente accreditati ad area
veneto-padovana, insieme con il più modesto Barb. lat. 3953, codice che
illustra la Canzone di Francesco “Io non descrivo in altra guisa Amore”120.
Ad Avignone stessa spettano anche diversi altri codici, fra i quali, per
116CH. STERLING, La peinture médiévale à Paris, 1300-1500, I, Paris 1987, pp. 74-81; Vati-
cana, cat. cit., pp. 238-239 n. 49 (E. KÖNIG). Particolarmente affascinanti in questo prezioso
codice, al di là della strepitosa qualità delle iniziali miniate, le drôleries marginali, di frequente
con creature favolose metà umane-metà animali, e le estensioni vegetali delle letterine
popolate di volatili o dalla più diversa fauna.
117 Sul codice e sull’attività del “Maestro”: M. G. CIARDI DUPRÉ DAL POGGETTO, Il Maestro
del Codice di San Giorgio e il cardinale Jacopo Stefaneschi, Firenze 1981; Il gotico a Siena, cat.
della mostra (Siena 1982), Firenze 1982, pp. 166-170 e scheda n. 58 (L. BELLOSI), pp. 171-176
nn. 59-61 (F. AVRIL); M. BOSKOVITS, The Fourteenth Century, The Painters of the Miniaturist
tendency, Florence 1984 (A Critical and Historical Corpus of Florentine Painting, by R. OFFNER
with K. STEINWEG, continued under the direction of M. BOSKOVITS and M. GREGORI, sect. III,
vol. IX), pp. 38-44, 189-219; Vaticana, cat. cit., pp. 212-215 n. 43 (J. J. G. ALEXANDER); Giotto
e il Trecento, cat. della mostra (Roma 2009), a cura di A. TOMEI, Ginevra – Milano 2009, pp.
286-288 n. 125 (F. MANZARI). Per altre committenze Stefaneschi e curiali vd. infra nel testo e
alla nota 147.
118 BOSKOVITS, The Fourteenth century cit., p. 219 (scheda di C. DE BENEDICTIS).
119 DEGENHART – SCHMITT, Corpus cit., I, pp. 31-38, Kat. n. 13; S. PARTSCH, Profane Buch-
malerei der bürgerlichen Gesellschaft in spätmittelalterlichen Florenz, Worms 1981, pp. 79-87;
BOSKOVITS, The Fourteenth century cit., pp. 189-191. Vd. anche, al seguito di un importante
ritrovamento, K. SUTTON, The lost Officiolum of Francesco da Barberino rediscovered, in The
Burlington Magazine 147 (2005), pp. 151-164.
120 O. PÄCHT, Early Italian nature studies and the early calendar landscape, in The Journal
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 241
citarne alcuni dei più importanti, il Messale Arch. Cap. S. Pietro B.76, “fra
i primi libri liturgici papali superstiti nei quali troviamo lo stemma del
pontefice [Clemente V]”, realizzato per l’uso di questo papa, ma anche
accresciuto in seguito con nuovi fascicoli miniati121, un folto gruppo di
codici con scritti di s. Tommaso122, poi il De Trinitate di s. Agostino, Ross.
304, le Opere di Guillaume d’Auvergne, Vat. lat. 1650, il cd. “Breviario di
Martino V”, Vat. lat. 14701, in realtà committenza di uno di due vescovi
della famiglia d’Aigrefeuille fra il 1368 e il 1383, interessante oltre che
per la sua bella qualità per il complesso incrocio di cultura figurativa che
sottende: non solo di Francia e Italia, ma anche di Boemia123. Di diretta
committenza papale è poi il Messale dell’antipapa Clemente VII, nelle sue
tre sezioni dell’Ott. lat. 62, Vat. lat. 4766-4767, miniato da Jean de Toulou-
se, a capo di una bottega attiva ad Avignone a partire dagli anni ottanta
del Trecento fino a tutto il I decennio del nuovo secolo124. All’antipapa Cle-
mente VII dovette essere donata dal duca Jean de Berry la lussuosa Bibbia
Vat. lat. 50-51, miniata fra il 1389 e il 1394 da Jacquemart de Hesdin e da
un suo collaboratore su committenza del duca Jean de Berry, del quale
ostenta l’arma, insieme con quello della moglie Jeanne de Boulogne e del
papa all’inizio di ciascun volume125. Alla Francia è stato a lungo tempo
assegnato il Libro d’ore Pal. lat. 537, che adesso invece è convincentemen-
te riferito a uno scrittorio inglese fra gli anni ’20 e ’50 del del XIV secolo,
snodo importante di quel torno di tempo che ha a monte il suo capolavoro
nel Queen Mary Psalter, della British Library (Royal 2. B. VII)126; non pochi
i motivi d’interesse del suo apparato iconografico, come là dove si inscena
una musica di tamburello e tromba per i dannati scagliati nelle pene in-
fernali (Tav. XXII).
of the Warburg and Courtauld Institutes 13 (1950), pp. 13-47; DEGENHART – SCHMITT, Corpus
cit., I, p. 39; BOSKOVITS, The Fourteenth century cit., p. 191 nota 13.
121 MANZARI, La miniatura ad Avignone cit., pp. 21-30. Al libro della Manzari si rinvia per
riconoscimento spetta a F. Avril e ad A. Dondaine. Essi sono i Vat. lat. 731 (1-2), 732 (1-2), 738
(1-2), 745, 747 (1-2), 784, 785 (1-2), 787 (1-2), 807, 2106.
123 MANZARI, La miniatura ad Avignone cit., pp. 188-195.
124 Ibid., pp. 205-211.
125 M. MEISS, French Painting in the Time of Jean de Berry, London 1967; Vangeli dei
127 B. DEGENHART – A. SCHMITT, Marino Sanudo und Paolino Veneto. Zwei Literaten des 14.
Jahrhunderts in ihrer Wirkung auf Buchillustrierung und Kartographie in Venedig, Avignon und
Neapel, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte 14 (1973), pp. 1-137; ID., Corpus der italie-
nischen Zeichnungen. 1300-1450. II: Venedig; Addenda zu Süd- und Mittelitalien, Berlin 1980,
pp. 8-74, nn. 637-638, con discussione (di caotica sistematicità) di altri mss. fra i quali il Pal.
lat. 1362 e il Vat. lat. 1960; (su quest’ultimo vd. anche M. V. FONTANA, Muhammad and Khadija
in an illustration of a 14th-century manuscript of the Satyrica Ystoria by Paulinus Venetus (Ms.
Vatican latin 1960), in Islamic Artefacts in the Mediterranean World. Trade, Gift Exchange and
Artistic Transfer, ed. by C. SCHMIDT ARCANGELI - G. WOLF, Venezia 2010, pp. 205-216); G.
MARIANI CANOVA, La miniatura veneta del Trecento tra Padova e Venezia, in La pittura nel
Veneto. Il Trecento, a cura di M. LUCCO, Milano 1992, pp. 383-408; oppure: EAD., La miniatura
a Venezia nel secolo di Giotto, in Il secolo di Giotto nel Veneto, a cura di G. VALENZANO – F.
TONIOLO, Venezia 2007, pp. 203-215; MANZARI, La miniatura ad Avignone cit., pp. 72-83. Per
un’interpretazione del pertinente clima storico: G. CURZI, Allegoria dell’embargo e propaganda
per la crociata nelle opere di Marin Sanudo il vecchio, in Storia dell’arte 89 (1997), pp. 5-26.
128 MARIANI CANOVA, La miniatura veneta cit., p. 400, oppure EAD., La miniatura a Venezia
cit., p. 205.
129 DEGENHART – SCHMITT, Corpus cit., II, pp. 75-79, Kat. n. 639.
130 Sul Vat. lat. 6435 vd. adesso M. LAHARIE, Le Journal singulier d’Opicinus de Canistris
(1337 – vers 1341). Vaticanus latinus 6435, Città del Vaticano 2008 (Studi e testi, 447-448). Per
la più recente discussione sui disegni vd. Pen and Parchmen cit., pp. 148-155 nn. 44-46
(K. WHITTINGTON).
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 243
a fine secolo XIV131. Di sicuro veronesi, di fine VIII decennio, sono poi il
Pal. lat. 110 e il Pal. lat. 112, nei quali sono state giustamente riscontrate
strette parentele di stile con la pittura della cerchia di Altichiero132. Sem-
pre nel Veneto, assai verosimilmente nella Padova del VI decennio, venne
miniato il Livio, Arch. Cap. S. Pietro C.132, forse “il più antico documento
superstite della miniatura fiorita alla corte carrarese nel Trecento”133.
Milano, i cui capolavori dell’età signorile, sono soprattutto in altre bi-
blioteche, è peraltro rappresentata da alcuni codici di eccellenza: le Meta-
morfosi di Apuleio, Vat. Lat. 2194, di committenza viscontea a scrittorio
bolognese, datato al 1346, che nel bel frontespizio ostenta l’arma famiglia-
re (Tav. XXIII); il Messale di s. Maurilio, cod. Pal. lat. 506, la cui miniatura
a piena pagina con Cristo testimonia palesemente le strette corrisponden-
ze della pittura libraria con quella murale, ovvero con gli affreschi di Chia-
ravalle, il Vat. lat. 451, con testi di Agostino, degli anni intorno al 1400,
allestito per committenza del vescovo benedettino Giovanni Capogallo,
familiare di Giangaleazzo Visconti, miniato da Michelino da Besozzo134.
A Napoli la “storia”, fosse essa quella troiana o romana dell’antichità,
oppure quella degli eroi della cavalleria, ebbe largo corso alla corte angioi-
na sin dai suoi primi tempi e potrebbero testimoniarlo numerosi codici fra
i quali, pur se modesto per qualità, l’“Histoire ancienne” Vat. lat. 5895, o il
“Guiron le courtois” Reg. lat. 1501, di inizi secolo XIV135. Una tale testimo-
nianza non è stata tuttavia esente da una serrata contestazione per la quale,
al seguito di argomenti fa i quali primario lo studio delle iniziali filigrana-
131 M. MINAZZATO, Un Valerio Massimo miniato dal Maestro della Novella, in Rivista di
2010, pp. 111-113. Nel contesto veronese degli anni ’80 viene citato dalla studiosa anche il Vat.
lat. 1908, codice miscellaneo di testi di Svetonio e Cicerone.
133 MARIANI CANOVA, Miniatura veneta cit., p. 387.
134 Per le Metamorfosi: Vedere i Classici, cat. cit., pp. 267-268 (F. STOK); M. BOLLATI, Libri
per i Visconti: committenza a corte tra Galeazzo II e Filippo Maria Visconti, in Lombardia gotica
e tardogotica, a cura di M. ROSSI, Ginevra – Milano 2005, pp. 189-209; per il Messale di San
Maurilio: M. L. GENGARO, Introduzione, in Miniature lombarde. Codici miniati dall’VIII al XIV
secolo, Milano 1970, p. 49; L. COGLIATI ARANO, ibid., pp. 400-401, ad figg. 117-118; C. BERTELLI,
Introduzione, in Il millennio ambrosiano. La nuova città dal Comune alla Signoria, a cura di C.
BERTELLI, Milano 1989, pp. 6-25. Per l’“Agostino”: G. ALGERI, Per l’attività di Michelino da
Besozzo in Veneto, in Arte Cristiana 75 (1987), pp. 17-32 (con la bibl. relativa alla nota 29 di p.
30); Diventare Santo, cat. cit., pp. 120-122, n. 13 (A. MANFREDI).
135 B. DEGENHART – A. SCHMITT, Frühe angiovinische Buchkunst in Neapel. Die Illustrierung
Gênes à la fin du XIIIe siècle, in Arte medievale 2 (1988), pp. 121-152 (che precisa e circostanzia
le sue anticipazioni in Manuscrits enluminés d’origine italienne. 2. XIIIe siècle, par F. AVRIL –
M.-TH. GOUSSET, Paris 1984). Hanno tuttavia ribadito la provenienza napoletana sia G.
OROFINO, Libri miniati francesi a Napoli, in Il Gotico europeo in Italia, a cura di V. PACE – M.
BAGNOLI, Napoli 1994, pp. 375-389 (ivi, alla nota 72 di p. 388, l’intera lista dei mss.), sia A.
PERRICCIOLI SAGGESE, Le illustrazioni di storia nei codici miniati a Napoli tra Duecento e
Trecento: riflessione sullo stato degli studi, in Medioevo. Il tempo degli antichi cit., pp. 547-556.
137 P. SUPINO MARTINI, Linee metodologiche per lo studio dei manoscritti in litterae testuales
prodotti in Italia nei secoli XIII-XIV, in Scrittura e civiltà 17 (1993), pp. 43-101.
138 DEGENHART – SCHMITT, Corpus cit., II., pp. 245-252, Kat. n. 690, per l’iniziale collega-
mento del ms. al gruppo “salernitano”; Storia di Barlaam e Josaphas secondo il manoscritto 89
della Biblioteca Trivulziana di Milano, a cura di G. FROSINI – A. MONCIATTI, Firenze 2009 (ivi,
in part. alle pp. 172-197).
139 C. M. KAUFFMANN, The Baths of Pozzuoli, Oxford 1959; S. MADDALO, Il De balneis
Puteolanis di Pietro da Eboli: realtà e simbolo nella tradizione figurata, Città del Vaticano 2003
(Studii e testi, 414). Il codice barberiniano è comunque già quattrocentesco.
140 Del manoscritto si hanno solo sporadiche segnalazioni: PÄCHT, Early Italian nature
studies cit., p. 24; DEGENHART – SCHMITT, Corpus cit., I, pp. 164-165; II, pp. 192; OROFINO, Libri
miniati francesi cit., p. 384.
141 Si vedano in proposito il f. 109 e i ff. 121-130 del I vol., dopo di cui restano in bianco
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 245
Trecento — nella sola Vaticana la Bibbia per Roberto di Taranto Vat. lat.
14430, il Salterio-Innario Vat. lat. 8183, il “Pietro Lombardo” Vat. lat. 681,
il “Boccaccio” Vat. lat. 2145, lo “Svetonio” Vat. lat. 1860 — che nell’insieme
costituiscono una delle testimonianze più importanti per densità e qualità
della miniatura di un centro urbano, in uno scenario di committenze fra
corti e ordini religiosi142. Nell’ultimo trentennio del secolo ancora un ca-
polavoro napoletano è il Messale Ross. 180143.
Ad un’area “di frontiera” del Regno di Napoli, l’Abruzzo, spettano due
codici miniati, ambedue di lusso, di buona, ma non eccelsa qualità figura-
tiva: il primo, felicemente ritrovato dopo un’apparente sparizione, è il Gra-
duale, Capp. Giulia XVII.2, sottoscritto da Guglielmo di Berardo da Ges-
sopalena “pro sacrosancta basilica principis apostolorum de urbe anno
domini MCCCXXXVII”, dunque assai verosimilmente eseguito a Roma stessa,
come anche ha suggerito la presenza di inserti classicheggianti forse pre-
senti in un modello posseduto dal Capitolo stesso144; il secondo, la “Biblia
Aprutina”, Vat. lat. 10220, sottoscritto dal miniatore (o copista) Muzio di
Francesco di Cambio da Teramo e riferito a mio avviso troppo tardi alla II
gli spazi delle miniature e mancano le drôleries marginali, sussistendo solo motivi ornamentali
e filigrane (per un’illustrazione di un bifolio solo disegnato [127v-128r] vd. Vaticana, cat. cit.,
p. 225). Dei due volumi successivi (Vat. lat. 3551 e 3552) l’uno (il “3551”) ha nella sua parte
iniziale i soli ornati marginali e filigrane, anche con uso dell’oro, come nel “3550”, l’altro
invece (il “3552) è del tutto privo di ogni forma decorativa, con la sola scrittura a inchiostro
e qualche tocco di rubricature, ambedue peraltro con testo che ha lasciato lo spazio per
l’inserimento delle miniature. Vd. in merito, DEGENHART – SCHMITT, Corpus cit., I, pp. 146-153,
Kat. n. 79 (Vat. lat. 3550); Vaticana, cat. cit., pp. 220-225 n. 45 (J. J. G. ALEXANDER); S. MAGRINI,
La Bibbia di Matheus de Planisio (Vat. Lat. 3550, I-III): documenti e modelli per lo studio della
produzione scritturale in età angioina, in Codices manuscripti 50-51 (feb. 2005), pp. 1-16.
142 BOLOGNA, I pittori alla corte angioina cit., pp. 278-279; A. PERRICCIOLI SAGGESE, Aggiunte
a Cristoforo Orimina, in Studi di storia dell’arte in memoria di Mario Rotili, Napoli 1984, pp.
251-259; F. MANZARI, Un nuovo foglio miniato della bottega Orimina, un Graduale smembrato
e la figura di un anonimo miniatore napoletano del Trecento, in Storie di artisti storie di libri,
Napoli 2008, pp. 293-312; Giotto e il Trecento, cat. cit., pp. 300-302 n. 134 (G. CORSO). Di più
vasto respiro sulla miniatura napoletana del Trecento: A. BRÄM, Neapolitanische Bilderbibeln
des Trecento. Anjou-Buchmalerei von Robert dem Weisen bis zu Johanna I., Wiesbaden 2007;
F. MANZARI, Le psautier et livre d’heures de Jeanne d’Anjou: pratiques françaises de dévotion et
exaltation dynastique à la cour de Naples, in L’art de l’enluminure 32 (2010), pp. 2-73.
143 Vaticana, cat. cit. pp. 226-229 n. 46 (J. J. G. ALEXANDER).
144 F. MANZARI, Contributi sulla miniatura abruzzese del trecento; il Graduale miniato da
Guglielmo di Berardo da Gessopalena e la produzione della prima metà del secolo, in L’Abruzzo
in età angioina. Arte di frontiera tra Medioevo e Rinascimento. Atti del Convegno int. di Studi
(Chieti 2004), a cura di D. BENATI – A. TOMEI, Milano 2005, pp. 181-209; G. CORSO, I manoscritti
miniati di Santa Maria Maggiore a Guardiagrele, Pescara, 2006, pp. 20-23 (adesso in ed.
ampliata: Miniature per una collegiata abruzzese. I corali medievali di Guardiagrele alla luce dei
recenti ritrovamenti, Pescara 2010) . Sul miniatore vd. anche il Dizionario biografico cit., s.v.
“Guglielmo di Berardo da Gessopalena”, pp. 329-332 (F. MANZARI).
246 VALENTINO PACE
metà del secolo, dimostra, insieme con il precedente e con altri, la vivacità
dell’attività libraria in questa regione145.
Alle istanze civiche di un centro comunale indirizza invece il codice
vaticano ‘di storia’ più importante della Firenze di quei tempi: il “Villani”,
Chig. L.VIII.296, l’unica Cronaca comunale illustrata del XIV secolo che
ci sia pervenuta, scritta e illustrata (dal fiorentino Pacino di Bonaguida)
all’insegna di un esplicito sentimento guelfo pro-angioino e, per converso,
malevolo nei confronti della dinastia sveva, fra i cui tanti misfatti viene
annoverato e illustrato (al f. 84r) l’assassinio dell’imperatore Federico II
nel sonno da parte del figlio Manfredi146.
Avendo iniziato questo percorso con Roma, con Roma lo si può anche
terminare, ricordandone di inizio e fine secolo, ovvero alle date intorno al
1300 e intorno al 1400, l’intensa produzione di libri ad uso del pontefice e
di stretta inerenza alla curia papale, con l’utilizzazione di uno “scrittorio
curiale” (una volta già erroneamente creduto “scriptorium Stefaneschi”)
cui spettano negli anni intorno al 1300, l’“Exultet” Arch. Cap. S. Pietro
B.78, l’“Opus metricum” del card. Stefaneschi, nel Vat. lat. 4932-4933, il
De centesimo seu iubileo anno liber Arch. Cap. S. Pietro G.3, e poi ancora i
Pontificali Vat. lat. 1155 e Vat. lat. 4747147. Al margine dovrà peraltro ricor-
darsi anche l’importanza dei codici ebraici pur essi allestiti nell’urbe fra
XIII e XIV secolo, fra i quali le Bibbie Ross. 554 e Vat. ebr. 9148.
Proprio negli anni di trapasso dal XIV al XV secolo fu infine prodotto,
145 Vangeli dei Popoli, cat. cit., pp. 339-347 n. 89 (M. BUONOCORE); M. BUONOCORE, La
Biblia Aprutina, in Teramo e la valle del Tordino, a cura di L. FRANCHI DELL’ORTO, Teramo 2006
(Documenti dell’Abruzzo teramano, VII,1), pp. 550-557.
146 Il Villani illustrato. Firenze e l’Italia medievale nelle 253 immagini del ms. Chigiano L
VIII 296 della Biblioteca Vaticana, a cura di CH. FRUGONI, Firenze – Città del Vaticano 2005;
ivi, in part.: G. Z. ZANICHELLI, La Cronica di Giovanni Villani e la nascita del racconto storico
illustrato a Firenze nella prima metà del Trecento, pp. 59-76); Die Nuova Cronica des Giovanni
Villani (Bibl. Apost. Vat., ms. Chigi L.VIII.296). Verbildlichung von Geschichte im spätmittelalter-
lichen Florenz, Diss. München, 2007; V.GEBHARD, Representation of Florentine History and
Creation of Communal Myths in the Illustrated Nuova Cronica of Giovanni Villani, in Iconogra-
phica 8 (2009), pp. 78-82. Per essere un codice vaticano ricordo che la Zanichelli ha confrontato
l’ambientamento delle scene rituali del “Villani” con modelli di codici giuridici, come il Vat.
lat. 1455, realizzato da Pacino di Bonaguida probabilmente nel 1334 [su Pacino, vd. Dizionario
biografico cit., pp. 841-842, s.v. (A. LABRIOLA)].
147 V. PACE, Codici miniati a Roma al tempo del primo Giubileo, in Roma 1300-1875. L’arte
degli anni santi, cat. della mostra (Roma 1984-1985), a cura di M. FAGIOLO – M. L. MADONNA,
Milano 1984, pp. 318-320; E. CONDELLO, I codici Stefaneschi: uno scriptorium cardinalizio del
Trecento tra Roma e Avignone?, in Archivio della Società Romana di Storia Patria 110 (1987),
pp. 21-61; EAD., I codici Stefaneschi: libri e committenza di un cardinale avignonese, ibid., 112
(1989), pp. 195-218; BILOTTA, Pontificali duecenteschi cit.; EAD., I libri dei papi cit.
148 G. Z. ZANICHELLI, Manoscritti ebraici romani, in Bonifacio VIII, anno 1300 cit., pp. 111-
116, e pp. 215-216 per le schede dei due codici vaticani (nn. 164 e 165).
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 247
149 Vaticana, cat. cit., pp. 230-233 n. 47 (J. J. G. ALEXANDER); Il Pontificale di Bonifacio IX
(Vat. lat. 3747). [I. Facsimile]; [II.] Commentario, a cura di A. M. PIAZZONI, Castelvetro di
Modena 2007; F. MANZARI, Libri liturgici miniati per Bonifacio IX. Il codice Vat. lat. 3747 e la
miniatura a Roma e nel Lazio all’epoca dello scisma, in Il Pontificale cit., pp. 49-89; EAD., Libri
liturgici miniati in Italia centromeridionale all’inizio del Quattrocento, in Universitates e Ba-
ronie. Arte e architettura in Abruzzo e nel Regno al tempo dei Durazzo. Atti del conv. (Guardiagrele
– Chieti 2006), a cura di P. F. PISTILLI – F. MANZARI – G. CURZI, Pescara, I, pp. 109-133. Esiti di
forte similitudine con questo “Pontificale” li presenta il Messale Ross. 276, dell’ultimo quarto
del secolo per la chiesa aquilana di santa Maria di Paganica.
248 VALENTINO PACE
Tav. I – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3225, ff. 33v, 40r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 249
Tav. II – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3868, ff. 10v, 14r.
250 VALENTINO PACE
Tav. III – Alba Iulia, Biblioteca Batthyáneum, ms. R.II.1, p. 26 (f. 13v).
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 251
Tav. IV – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 124, f. 4v.
252 VALENTINO PACE
Tav. V – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 570 (II), f. 1r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 253
Tav. VI – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat. 74, f. 193v.
254 VALENTINO PACE
Tav. VIIa – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3548, f. 8r.
Tav. VIIb – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3340, f. 8r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 255
Tav. VIII – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 12, f. 73v.
256 VALENTINO PACE
Tav. IX – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 587, f. 264r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 257
Tav. X – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1202, f. 2r.
258 VALENTINO PACE
Tav. XI – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4939, f. 126r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 259
Tav. XII – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4922, f. 49r.
260 VALENTINO PACE
Tav. XIII – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 36, f. 522v.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 261
Tav. XIV – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 375, f. 39r (s. Marina),
f. 50r (s. Frontone abate), f. 54v (scena di nuoto e paesaggio lacustre).
262 VALENTINO PACE
Tav. XV – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 20, ff. 199v, 202r, 358v.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 263
Tav. XVI – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 629, f. 208r.
264 VALENTINO PACE
Tav. XVII – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 8541, f. 83v.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 265
Tav. XVIII – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Arch. Cap. S. Pietro B.63,
f. 227v.
266 VALENTINO PACE
Tav. XIXa – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat. 1420, f. 1r.
Tav. XIXb – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 6435, f. 54r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 267
Tav. XX – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. lat. 603, f. 408v.
268 VALENTINO PACE
Tav. XXI – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Arch. Cap. S. Pietro C.129, f. 85r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 269
Tav. XXII – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 537, f. 139v.
270 VALENTINO PACE
Tav. XXIII – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 2194, f. 1r.
STORIA DELL’ARTE E DELLA MINIATURA (SECOLI V-XIV) 271
Tav. XXIV – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3350, ff. 11r e 38v.
272 VALENTINO PACE
Tav. XXV – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3747, f. 1v.